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26 febbraio Milleproroghe al Senato

Il 26 febbraio, l’Aula del Senato, approva definitivamente il ddl di conversione del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative, già approvato dalla Camera dei deputati (cosiddetto decreto “milleproroghe”). 

Il 24 e 25 febbraio, le Commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio del Senato, esaminano il ddl di conversione del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative, già approvato dalla Camera dei deputati (cosiddetto decreto “milleproroghe”). 

 La Camera il 20 febbraio approva il ddl di conversione del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192 recante Proroga di termini previsti da disposizioni legislative. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato.

 Il 19 febbraio l’Aula della Camera La Camera, con 354 voti favorevoli, 169 voti contrari e 1 astenuto, vota la questione di fiducia sull’approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell’articolo unico del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192 recante Proroga di termini previsti da disposizioni legislative nel testo delle Commissioni. 

 Il 22 gennaio la 7a Commissione della Camera esprime parere favorevole con condizioni sul DdL di Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

La VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione),
esaminato, per le parti di propria competenza, il disegno di legge C. 2803 Governo, recante Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative;
rilevato che il provvedimento reca numerose importanti disposizioni di proroga di disposizioni legislative in materia di istruzione, università, editoria e sport, dirette a garantire la continuità e la funzionalità dell’azione amministrativa in questi decisivi settori dell’ordinamento,
esprime
PARERE FAVOREVOLE
con le seguenti condizioni:
1. con riferimento all’articolo 6, provvedano le Commissioni di merito, dopo il comma 2, a specificare che la durata complessiva dei rapporti instaurati dalle Università concernenti gli assegni di ricerca possa essere prorogata di due anni;
2. con riferimento alla lettera a), comma 3, dell’articolo 6, provvedano le Commissioni di merito a correggere la disposizione, al fine di consentire l’effettiva utilizzabilità delle risorse stanziate, e non ancora impegnate, per l’erogazione dei premi in favore degli studenti delle istituzioni AFAM, prevedendo anche il differimento del termine per l’emanazione dei bandi e quello per la comunicazione delle graduatorie;
3. con riferimento all’articolo 13, provvedano le Commissioni di merito a modificare la disposizione, al fine di individuare puntualmente le norme dirette al contenimento della spesa pubblica delle quali si dispone, con riferimento alle federazioni sportive nazionali, la proroga sino al 1o gennaio 2016 e di precisare che la medesima proroga riguarda unicamente le federazioni sportive nazionali ricomprese nell’elenco ISTAT delle amministrazioni pubbliche, il quale rappresenta il parametro rilevante al fine della verifica degli andamenti della finanza pubblica.

(7a Camera, 20.1.15) Simona Flavia MALPEZZI (PD), relatore, rileva come nel decreto-legge in esame, composto complessivamente di 15 articoli, le disposizioni che più direttamente interessano la VII Commissione sono presenti nell’articolo 1, comma 9, riguardante assunzioni presso il MIBACT; nell’articolo 3, comma 3, riguardante il divieto di incroci proprietari tra TV e giornali; nell’articolo 5, riguardante i progetti per l’attrattività turistica e la valorizzazione dei beni culturali; nell’articolo 6, riguardante scuola e università; nell’articolo 10, comma 1, riguardante il Commissario liquidatore dell’Agenzia per i giochi olimpici Torino 2006; nell’articolo 13, riguardante le federazioni sportive nazionali.
Segnala altresì che ulteriori disposizioni, in alcuni casi di interesse trasversale, sono presenti in altri articoli.
In linea generale, fa presente che, in molti casi, si tratta di proroghe di termini non scaduti al momento dell’entrata in vigore del decreto-legge: in alcuni casi, tuttavia, si tratta di differimento di termini già scaduti.
In particolare, segnala che: l’articolo 1, comma 9, consente al MIBACT di effettuare, nel 2015, assunzioni in deroga al blocco previsto dall’articolo 2, comma 11, del decreto-legge n. 95 del 2012 (legge n.135 del 2012), limitatamente ai profili professionali specialistici. A tal fine, con una modifica non testuale, estende al 2015 la validità delle disposizioni recate dall’articolo 2, comma 12, del decreto-legge n. 101 del 2013 (legge n.125 del 2013) – che avevano già consentito al MIBACT di effettuare per il 2013 e il 2014 assunzioni in deroga, fermo restando il divieto di effettuarle nelle qualifiche o nelle aree in cui sono presenti posizioni soprannumerarie – circoscrivendone però l’ambito applicativo, come già evidenziato, ai soli profili professionali specialistici; l’articolo 3, comma 3, proroga (dal 31 dicembre 2014) al 31 dicembre 2015 il divieto di incroci proprietari che impedisce ai soggetti che esercitano l’attività televisiva in ambito nazionale su qualunque piattaforma, i quali conseguono ricavi superiori all’8 per cento del Sistema integrato delle comunicazioni (SIC) e alle imprese del settore delle comunicazioni elettroniche che detengono una quota superiore al 40 per cento dei ricavi di detto settore, di acquisire partecipazioni in imprese editrici di quotidiani o partecipare alla costituzione di nuove imprese editrici di quotidiani. Aggiunge che si conferma la deroga al divieto solo qualora la partecipazione riguardi imprese editrici di giornali quotidiani diffusi unicamente in modalità elettronica e che l’articolo 5 proroga (dal 31 marzo 2015) al 30 giugno 2015 il termine che i comuni con popolazione compresa fra 5.000 e 150.000 abitanti devono rispettare per ottenere il finanziamento – previsto dal decreto-legge n. 145 del 2013 (legge n. 9 del 2014) – dei progetti per l’attrattività turistica, la valorizzazione dei beni culturali e ambientali e il miglioramento di servizi per l’informazione al turista.
Sottolinea che l’articolo 6, comma 1, dispone la proroga (dal 31 dicembre 2014) al 30 settembre 2015 del termine per le elezioni del Consiglio superiore della pubblica istruzione (CSPI) – organo che, in base al decreto legislativo 233 del 1999, doveva succedere al Consiglio nazionale della pubblica istruzione (CNPI) – nonché la proroga (dal 30 marzo 2015) al 31 dicembre 2015 del termine entro il quale sono da considerarsi non dovuti i pareri (obbligatori e facoltativi) dell’organo collegiale consultivo nazionale della scuola. Ricorda che, fino al 31 dicembre 2012 è rimasto operativo il CNPI: in tale data, infatti, è spirata l’ultima proroga disposta con l’articolo 14 del decreto-legge n. 216 del 2011 (legge n. 14 del 2012); pertanto, a decorrere da tale data, le funzioni del CNPI sono definitivamente cessate. Sottolinea che dopo lo spirare del termine ultimo di operatività del CNPI, l’articolo 23-quinquies del decreto-legge n. 90 del 2014 (legge n. 114 del 2014), nelle more del riordino e della costituzione degli organi collegiali della scuola, ha fatto salvi gli atti e i provvedimenti (fino ad allora) adottati in assenza del parere dello stesso CNPI, stabilendo, al contempo, che, dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del medesimo decreto-legge e fino al 30 marzo 2015, i pareri obbligatori e facoltativi che il suddetto organo doveva esprimere, non sono dovuti. Sottolinea come questa disposizione sia importante nell’ottica della realizzazione del piano della «Buona scuola» predisposto dal Governo. Aggiunge che il comma 2 del medesimo articolo 6 proroga (dal 30 giugno 2015) al 31 ottobre 2015 il termine per procedere alle chiamate di professori associati per gli anni 2012 e 2013, previste dal piano straordinario di cui all’articolo 1, comma 24, della legge n. 220 del 2010 e all’articolo 29, comma 9, della legge n. 240 del 2010, già differito al 30 giugno 2015 (in luogo del già spirato 31 ottobre 2014) con l’articolo 14, comma 4, del decreto-legge n. 90 del 2014 (legge n. 114 del 2014). Rileva che la relazione illustrativa chiarisce che la proroga è motivata dalla necessità di consentire a tutti gli abilitati della tornata 2013 per il conseguimento dell’abilitazione scientifica nazionale di poter partecipare alle procedure di selezione. Evidenzia, infatti, che «sono stati pubblicati i risultati di 48 settori su 184 e si andrà avanti almeno per altri 3 mesi». Aggiunge che il comma 3, lettera a), estende agli studenti iscritti nell’anno accademico 2014-2015 presso le Istituzioni AFAM la possibilità di fruire dei premi previsti dall’articolo 3 del decreto-legge n. 104 del 2013 (legge n.128 del 2013). In proposito, tuttavia, segnala che le risorse stanziate dalla relativa autorizzazione di spesa – originariamente fissate in 3 milioni di euro per il 2014 e, successivamente, ridotte a 1 milione di euro dall’articolo 9, comma 2-quinquies, del decreto-legge n.133 del 2014 (legge n. 164 del 2014), che le ha destinate all’incremento dell’autorizzazione di spesa per la realizzazione di interventi di edilizia e per l’acquisizione di attrezzature didattiche e strumentali di particolare rilevanza da parte delle istituzioni AFAM – non risulterebbero utilizzabili nell’anno 2015, in quanto non preventivamente impegnate (i bandi, infatti, non sono stati emanati). Inoltre, come rilevato anche dal Comitato per la legislazione nel parere reso il 15 gennaio scorso, occorrerebbe, differire anche il termine per la comunicazione della graduatoria, stabilito nel 31 marzo 2014, e quello per l’emanazione dei bandi, fissato in quindici giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge n. 104 del 2013. Rileva poi che la lettera b) del comma 3 estende agli anni accademici 2014-2015 e 2015-2016 la possibilità di attingere alle graduatorie nazionali ad esaurimento di cui all’articolo 2-bis del decreto-legge n. 97 del 2004 (legge n. 143 del 2004) per l’attribuzione degli incarichi di insegnamento a tempo indeterminato e determinato nelle istituzioni AFAM e che il comma 4 differisce ulteriormente (dal 30 aprile 2014) al 31 dicembre 2014 il termine per l’affidamento dei lavori di riqualificazione e messa in sicurezza degli istituti scolastici statali previsti dall’articolo 18, commi da 8-ter a 8-sexies, del decreto-legge n. 69 del 2013 (legge n. 98 del 2013) –, nonché (dal 30 giugno 2014) al 28 febbraio 2015 quello per l’affidamento dei medesimi lavori nelle regioni nelle quali sono intervenuti provvedimenti di sospensione delle procedure a seguito di contenzioso. Al contempo, dispone che il MIUR provvede al trasferimento delle risorse agli enti locali per permettere i pagamenti entro il 31 dicembre 2015 (e non più entro il 31 dicembre 2014), secondo gli stati di avanzamento dei lavori debitamente certificati. Aggiunge che il comma 5 proroga (dal 31 dicembre 2014) al 28 febbraio 2015 il termine – stabilito con delibera CIPE n. 22 del 30 giugno 2014 – per l’affidamento dei medesimi lavori a valere sulle risorse assegnate dal CIPE ai sensi dell’articolo 48, comma2, del decreto-legge n. 66 del 2014 (legge n. 89 del 2014). Al riguardo, segnala che si proroga un termine fissato con disposizioni non legislative e che il Comitato per la legislazione si è soffermato anche su tale aspetto. Specifica poi che il comma 6 proroga (dal 31 dicembre 2014) al 31 marzo 2015 il termine previsto dal decreto-legge n. 58 del 2014 (legge n. 87 del 2014) per l’indizione del primo corso-concorso nazionale per il reclutamento di dirigenti scolastici, previsto per le esigenze di copertura di posti vacanti nelle regioni nelle quali sia esaurita la graduatoria del concorso del 2011: al riguardo, il Comitato per la legislazione ha ricordato che, nel parere sul decreto-legge n. 58 del 2014, aveva segnalato la complessità della procedura prevista, confermata ora dalla relazione illustrativa del decreto in esame.
Rileva altresì che l’articolo 10, comma 1, proroga (dal 31 dicembre 2014) al 31 dicembre 2015 il termine ultimo per lo svolgimento delle attività del Commissario liquidatore dell’Agenzia per lo svolgimento dei Giochi olimpici Torino 2006; l’articolo 13 differisce (dal 1o gennaio 2015) al 1o gennaio 2016 l’applicazione alle federazioni sportive riconosciute dal CONI delle norme in materia di contenimento della spesa a carico delle amministrazioni pubbliche. Rileva che, fino al precedente differimento si faceva esplicito riferimento alle misure di contenimento della spesa recate dall’articolo 6 del decreto-legge n. 78 del 2010 (legge n. 122 del 2010), la cui applicazione è stata differita, per la prima volta, fino al 1o gennaio 2012, dall’articolo 2, comma 2-quaterdecies, del decreto-legge 225 del 2010 (legge n. 10 del 2011). Aggiunge che successivi differimenti (riferibili anche alle discipline sportive associate) sono stati disposti fino al 1o gennaio 2015 e che la disposizione in esame, invece, fa generico riferimento alle «norme di contenimento delle spese previste dalla legislazione vigente a carico dei soggetti inclusi nell’elenco dell’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) delle amministrazioni pubbliche». Al riguardo segnala, innanzitutto, che sembrerebbe necessario specificare le norme di cui si intende differire l’applicazione, necessità segnalata anche dal Comitato per la legislazione. Inoltre, occorrerebbe precisare la platea dei destinatari, dal momento che la natura giuridica delle federazioni sportive non è omogenea. Segnala che, in particolare, occorrerebbe chiarire se il differimento riguardi solo le federazioni incluse nell’elenco delle amministrazioni pubbliche.
Con riferimento alle disposizioni di interesse trasversale, segnala, anzitutto, l’articolo 1, commi da 1 a 5, che reca proroghe della possibilità di assunzioni a tempo indeterminato in varie pubbliche amministrazioni al fine, evidenziato nella relazione illustrativa, di poter disporre anche per il 2015 delle risorse per le assunzioni riferite ad anni precedenti, non utilizzate nei tempi previsti.
In particolare, per quanto più direttamente interessa la VII Commissione, il comma 1, lettera a), proroga al 31 dicembre 2015 il termine per procedere alle assunzioni a tempo indeterminato riferite a budget del 2008 e del 2009 per le amministrazioni dello Stato (e, dunque, per i Ministeri). La lettera b) proroga al 31 dicembre 2015 il termine per procedere alle assunzioni di personale a tempo indeterminato, in relazione alle cessazioni verificatesi negli anni dal 2009 al 2012, per (sempre per quanto di interesse) le università e gli enti di ricerca. Aggiunge che il comma 2 proroga al 31 dicembre 2015 il termine per procedere alle assunzioni di personale a tempo indeterminato, riferite a budget del 2014 nelle amministrazioni dello Stato e negli enti di ricerca, in relazione alle cessazioni verificatesi nel 2013. Rileva inoltre che i commi 3 e 4 riguardano amministrazioni non di interesse di questa Commissione, mentre il comma 5, dispone che le risorse per le assunzioni prorogate ai sensi del comma 1, lettera b), e del comma 2, per le quali non sia stata presentata, entro la data di entrata in vigore del decreto-legge, apposita richiesta dalle amministrazioni competenti, saranno utilizzate per la mobilità del personale degli enti di area vasta: sono comunque fatte salve le assunzioni in favore dei vincitori di concorso, del personale in regime di diritto pubblico e del personale non amministrativo degli enti di ricerca.
Rileva altresì che l’articolo 3, comma 2, proroga alcuni termini relativi alle procedure per l’accesso al credito d’imposta per la realizzazione degli investimenti per la banda ultralarga e che l’articolo 10, comma 5, proroga (dal 31 dicembre 2014) al 31 dicembre 2015 il termine fino al quale qualsiasi indennità corrisposta dalle pubbliche amministrazioni ai componenti di organi di indirizzo, direzione e controllo, consigli di amministrazione e organi collegiali, comunque denominati, ed ai titolari di incarichi di qualsiasi tipo, non può superare gli importi risultanti alla data del 30 aprile 2010, ridotti del 10 per cento. Rileva poi che il comma 6 del medesimo articolo 10, nel prorogare anche per il 2015 quanto già previsto in merito al contenimento della spesa per l’acquisto di mobili e arredi da parte delle amministrazioni pubbliche per gli anni 2013 e 2014, conferma l’eccezione relativa all’acquisto di mobili e arredi destinati all’uso scolastico o ai servizi all’infanzia. Aggiunge che i commi 10 e 11 dello stesso articolo 10, infine, prorogano la possibilità per le amministrazioni statali di esercitare alcune misure di flessibilità nella gestione degli stanziamenti di spesa del bilancio dello Stato. Sottolinea come, in particolare, il predetto comma 10 estende agli esercizi finanziari 2015 e 2016 l’applicazione della norma che consente – con decreto del Ministro competente, da comunicare al Parlamento ed alla Corte dei conti – di effettuare variazioni compensative di sola cassa tra i capitoli di ciascuno stato di previsione della spesa, al fine di preordinare nei tempi stabiliti le disponibilità di cassa occorrenti per eseguire i pagamenti; nonché estende al 2016, e relativo bilancio pluriennale, l’applicazione della disposizione prevista – in via sperimentale per il triennio 2013-2015 – che consente di rimodulare, con legge di bilancio, gli stanziamenti di competenza delle autorizzazioni di spesa pluriennale negli anni ricompresi nel bilancio pluriennale, nel rispetto del limite complessivo della spesa autorizzata, per adeguarli alle corrispondenti autorizzazioni di cassa. Infine, rileva che il comma 11 dell’articolo 10 estende fino all’esercizio finanziario 2016 la facoltà prevista per le Amministrazioni centrali di rimodulare le dotazioni finanziarie tra le missioni di spesa di ciascuno stato di previsione del bilancio dello Stato, già prevista per il triennio 2011-2013 e poi estesa al 2014. Rimanda, infine, per ulteriori approfondimenti alla documentazione predisposta dagli uffici.

Il 12 gennaio la Camera esamina il DdL di Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative

24 febbraio “La Buona Scuola” in 7a Camera

Il 3, 4, 10, 18 e 24 febbraio la 7a Commissione della Camera esamina la risoluzione 7-00580 Santerini e 7-00593 Simone Valente, Sulle modalità di attuazione del piano “La Buona Scuola”

7-00580 Santerini: Sulle modalità di attuazione del piano «La Buona Scuola».

RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La VII Commissione,
premesso che:
le Linee Guida per «La Buona scuola» prevedono la stabilizzazione di circa 148 mila docenti, mediante la loro immissione in ruolo, nell’intento di avviare a soluzione l’annosa situazione del precariato;
il Governo, per rispondere ai bisogni reali delle scuole, con tale stabilizzazione, così come chiaramente affermato nel testo de «La Buona scuola», intende anche ampliare l’offerta formativa e migliorarne la qualità, fornendo al piano di assunzioni una specifica caratterizzazione qualitativa;
nella legge di stabilità 2015 è stato istituito un fondo per la realizzazione del piano della «Buona Scuola» con particolare riferimento non solo al piano straordinario di assunzione dei docenti ma anche alla formazione dei docenti e dirigenti scolastici;
la distribuzione di tale personale deve essere effettuata conseguentemente in base a criteri funzionali agli obiettivi di qualità del servizio scolastico e alle necessità delle singole scuole, affinché possano raggiungere gli esiti di efficacia formativa da loro stesse individuati, ponendo particolare attenzione alle aree a rischio di disagio minorile e a forte processo migratorio;
uno degli scopi più importanti da conseguire con il razionale impiego di tali risorse umane deve essere costituito dalla prevenzione e dal contrasto della dispersione scolastica a sostegno del successo formativo, al fine di contribuire credibilmente alla riduzione della dispersione dal 17,6 per cento attuale al 10 per cento entro il 2020, così come richiesto nel Documento conclusivo dell’Indagine conoscitiva sulle strategie per contrastare la dispersione scolastica, approvato dalla Commissione «Cultura, Scienza e Istruzione» della Camera e tenendo conto delle indicazioni della Commissione Europea che ha posto il fenomeno della dispersione scolastica tra i cinque obiettivi della strategia Europa 2020;
il rapporto di autovalutazione previsto dalla direttiva 18 settembre 2014, n. 11, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 28 settembre 2014, n. 80, dispone che le singole scuole analizzino i dati sugli alunni per quanto riguarda evasione, ripetenze, abbandoni e si rende, pertanto, necessario richiedere alle scuole di determinare gli obiettivi che intendano perseguire in questo campo;
la continuità didattica, una delle condizioni per qualificare l’offerta formativa, da molti anni viene gravemente compromessa dalla irregolarità dello svolgimento delle lezioni nei primi mesi dell’anno scolastico a causa di assegnazioni tardive del personale; occorre quindi assicurare il diritto prioritario alla continuità didattica degli alunni senza penalizzare il regolare accesso al posto di lavoro del personale docente, normalizzando lo svolgimento dell’attività didattica fin dall’inizio delle lezioni,

impegna il Governo:

   ad utilizzare al meglio i docenti da stabilizzare, dopo aver proceduto alla copertura dei posti vacanti e disponibili, disponendo che il nuovo organico non sia aggiuntivo bensì costituisca a tutti gli effetti espansione dell’organico e, per questo, sia stabile e fisso, correlato all’attuazione dell’offerta formativa delle istituzioni scolastiche o loro reti, attuazione a cui concorrono tutti i docenti, anche negli istituti comprensivi, superando schemi connessi alla titolarità di cattedra, bensì riconducibili ad una logica di organico pienamente disponibile per l’istituzione scolastica autonoma per un arco temporale non inferiore a un triennio;
ad operare per una complessiva revisione delle attuali classi di concorso finalizzata, in particolare, a garantire un ottimale utilizzo delle competenze professionali dell’organico superando le attuali rigidità;
a considerare la stabilizzazione come una misura necessaria ma non sufficiente per una strategia volta a dotare le scuole di risorse professionali competenti e motivate e a potenziare gli interventi di sviluppo professionale;
ad assicurare che l’organico funzionale delle scuole consenta, oltre alla copertura delle supplenze brevi, l’attuazione degli obiettivi di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica e dell’integrazione, attraverso progetti stabili;
ad assegnare un organico funzionale potenziato alle aree a elevata complessità, da ridefinire ciclicamente tenendo anche conto dei caratteri della popolazione scolastica e dei risultati di apprendimento anche risultanti dalle prove standardizzate Invalsi;
a considerare gli effettivi bisogni rappresentati dalle scuole in relazione agli obiettivi da raggiungere individuati nel piano dell’offerta formativa, prevedendo che, su base territoriale, si realizzi il più possibile una corrispondenza tra le competenze professionali dei docenti e le specifiche esigenze formative, didattiche e organizzative delle scuole, consentendo a queste di esprimere gradimenti in ordine alle competenze stesse;
a valutare, in accordo con le Regioni, l’introduzione dei livelli essenziali delle prestazioni e di strumenti valutativi della qualità e quantità dei servizi erogati nella scuola dell’autonomia. Tali parametri possono facilitare l’utilizzo efficiente delle risorse e la verifica del rispetto degli stessi livelli essenziali delle prestazioni in tutto il sistema nazionale di istruzione, nonché della piena applicazione della legge sulla parità scolastica in tema di organizzazione, integrazione scolastica, performance formative, onde evitare eventuali inadempimenti;
a modificare i tempi delle procedure preparatorie dell’anno scolastico nella gestione del personale docente (mobilità, nomine in ruolo, conferimento supplenze annue/temporanee fino al termine delle attività) prevedendo come obiettivo finale di conferire entro l’estate le supplenze annue e fino al termine delle attività, per permettere il regolare avvio dell’anno scolastico;
a sostenere, in particolare, il segmento dell’Istruzione tecnica e dell’Istruzione e Formazione professionale per il quale, in accordo con le Regioni, pianificare una graduale riorganizzazione;
a valorizzare e disciplinare opportunamente la didattica laboratoriale anche in stage, assumendo iniziative per incentivare – anche fiscalmente – le aziende ad organizzare percorsi e alternanza scuola-lavoro, anche attraverso l’assunzione di personale specializzato per la formazione e l’investimento in spazi laboratoriali dedicati, e incrementando il numero di ore di alternanza;
a sostenere, anche con incentivi ed agevolazioni, l’innovazione didattica digitale in generale e gli interventi che le scuole attivano per sostenere e promuovere l’uso dei libri digitali, di cui all’articolo 6 del decreto-legge n. 104 del 12 settembre 2013;
a formare e qualificare i docenti assunti nelle competenze richieste dalla qualità dell’insegnamento, in particolare nella lingua straniera e nell’informatica, nonché nei compiti di prevenzione del disagio, rinnovamento delle metodologie didattiche, orientamento, sviluppo delle competenze, integrazione interculturale e interventi tempestivi per affrontare le difficoltà di apprendimento, anche attraverso l’utilizzo dei Dipartimenti e delle Facoltà universitarie;
a sostenere l’ingresso del personale docente immesso in ruolo utilizzando il già previsto anno di prova sia per la formazione di adeguate competenze che per la valutazione della conferma nei ruoli; ed a rivedere altresì la composizione del Comitato di valutazione prevedendo, oltre al dirigente e ai docenti, anche figure esterne;
ad attivare un sistema di formazione continua in servizio degli insegnanti che coinvolga scuola e università, per assicurare una cooperazione tra innovazione educativa, sperimentazione scolastica e ricerca universitaria; a perseguire, sia nella formazione iniziale, sia in quella continua, piena integrazione tra i saperi disciplinari, i metodi di insegnamento, le didattiche e le competenze pedagogiche;
ad accertare e monitorare da parte delle scuole il raggiungimento degli obiettivi di riduzione della dispersione e dei fenomeni di bullismo dichiarati nel rapporto di autovalutazione delle scuole, che dovranno compilare entro luglio 2015, prevedendo un’apposita attenzione al miglioramento, della scuola anche in collaborazione con l’Invalsi e, a tale scopo, a completare le anagrafi scolastiche con il concorso delle Regioni, indispensabili per la prevenzione degli abbandoni e della dispersione;
a prevedere di affrontare, nell’ambito di tale riorganizzazione dell’organico scolastico, la revisione dell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione, al fine di valorizzare l’acquisizione delle competenze sociali e civiche anche attraverso nuove modalità di valutazione degli studenti e autovalutazione delle scuole, l’individuazione di figure di coordinamento e una revisione curricolare e del tempo-scuola coerenti con la pratica effettiva del vivere a scuola da cittadini;
a riferire ai competenti organi parlamentari decorso un anno sullo stato e sull’esito dell’attuazione del Piano «La Buona scuola».
(8-00098) «Santerini, Rocchi, Carocci».


 

(7a Camera, 24.2.15) La Commissione prosegue la discussione congiunta delle risoluzioni 7-00580 Santerini e 7-00593 Simone Valente, rinviata, da ultimo, nella seduta del 18 febbraio 2015

Giancarlo GIORDANO (SEL), intervenendo sull’ordine dei lavori, evidenzia che, pur rispettando l’iniziativa dei colleghi che hanno presentato le risoluzioni in titolo, manchi attualmente l’oggetto della discussione, in quanto il Governo non ha ancora presentato le annunciate iniziative legislative in merito.

Flavia PICCOLI NARDELLIpresidente, osserva che scopo delle risoluzioni è proprio quello di fornire un indirizzo al Governo su determinate questioni.

Milena SANTERINI (PI-CD), concordando con quanto testé affermato dalla presidente, ricorda che in questa occasione la Commissione sta operando non a seguito di un provvedimento già assunto dal Governo, bensì prima dell’adozione dello stesso. Illustra quindi una riformulazione, da lei predisposta a seguito dell’approfondito dibattito svolto in Commissione e dei contributi apportati dai colleghi di tutti i gruppi, della sua risoluzione (vedi allegato 1). Tra gli impegni contenuti nella risoluzione, nella sua nuova formulazione, ricorda che gli stessi affrontano i seguenti aspetti: organico funzionale inteso quale organico teso a soddisfare i reali bisogni della scuola; valorizzazione dell’autonomia scolastica; implementazione del contrasto alla dispersione scolastica; corretto utilizzo delle prove standardizzate INVALSI; introduzione dei livelli essenziali delle prestazioni anche nel sistema nazionale di istruzione; proficua collaborazione tra scuola e università. Sottolinea, poi, di aver recepito le indicazioni provenienti dai colleghi del Movimento 5 Stelle in merito alla promozione dei libri digitali, della didattica laboratoriale e dell’alternanza scuola-lavoro.

Giancarlo GIORDANO (SEL) ritiene che sia più corretto presentare una proposta di legge sui temi oggetto delle presenti risoluzioni, come è stato fatto dal collega del suo gruppo Paglia, valorizzando in tal modo il ruolo del Parlamento, piuttosto che discutere su annunciate iniziative del Governo, le cui modalità procedurali e i cui contenuti sono ancora oscuri.

Simona Flavia MALPEZZI (PD) ricorda al collega Giordano che, come è noto, il tema della «Buona scuola» sarà affrontato a breve dal Governo con l’emanazione di un decreto-legge, per ciò che concerne le questioni ritenute emergenziali, le quali non possono essere trattate mediante l’esame di un’ordinaria proposta di legge, mentre gli ulteriori aspetti di tale tema saranno contenuti in un disegno di legge delega, di prossima presentazione. Ritiene, quindi, molto utile l’adozione dello strumento della risoluzione, in particolare di quella presentata dalla collega Santerini, per affrontare i vari aspetti concernenti la riforma del mondo della scuola, a seguito di una lunga fase di ascolto svolta sia dal MIUR, sia, in tutta Italia, dal Partito Democratico.

Luigi GALLO (M5S), pur apprezzando lo sforzo della collega Santerini nella ricerca della condivisione di un testo della risoluzione, chiede di integrare ulteriormente il testo da lei testé illustrato, relativamente ai libri digitali, facendo specifico riferimento all’articolo 6 del decreto-legge n. 104 del 2013. Chiede, inoltre, che sia indicato l’impegno a incentivare – anche fiscalmente – le aziende che organizzano percorsi di alternanza scuola-lavoro, ricordando che su tale argomento il Governo ha accettato, in precedenza, un apposito ordine del giorno in Assemblea.

Antonio PALMIERI (FI-PdL) esprime apprezzamento per il riferimento, nella nuova formulazione del testo presentato dalla collega Santerini, alla parità in tema di organizzazione e integrazione scolastica, onde evitare eventuali inadempimenti, in linea con quanto da lui richiesto. Pur non essendo certo sulla ricezione integrale, da parte del Governo, degli impegni contenuti nella risoluzione che la Commissione sta predisponendo, preannuncia il voto favorevole da parte del suo gruppo sulla risoluzione Santerini 7-00580, nella sua nuova formulazione.

Maria Grazia ROCCHI (PD) ricorda, preliminarmente, al collega Giordano che questa risoluzione, tra le altre cose, collega le risultanze dell’indagine conoscitiva svolta dalla Commissione sul contrasto alla dispersione scolastica, con le successive riflessioni che si sono svolte in vista dell’emanazione dei provvedimenti legislativi di iniziativa governativa, prima ricordati dalla collega Malpezzi. Pur nella consapevolezza che lo strumento di indirizzo in oggetto non può risolvere tutti i problemi della scuola, reputa la risoluzione di cui è cofirmataria, così come integrata, uno strumento utile per far sì che il diritto all’istruzione sia assicurato a ciascun ragazzo. Si dichiara quindi favorevole a recepire la richiesta di ulteriore integrazione dei colleghi del Movimento 5 Stelle, in merito al riferimento all’articolo 6 del cosiddetto «decreto Carrozza» sull’uso dei libri digitali, nonché sulla promozione, anche con agevolazioni fiscali, dell’alternanza scuola-lavoro.

Maria MARZANA (M5S) osserva che i primi sei impegni della risoluzione Santerini 7-00580 appaiono concentrarsi sui diversi aspetti relativi all’organico funzionale e all’organizzazione, chiedendo se non sia opportuna una riduzione degli stessi, dando maggior rilievo al miglioramento della didattica. Reputa, inoltre, opportuno far riferimento alla definizione di livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione anziché alla loro semplice introduzione.

Simone VALENTE (M5S) ricorda che il Governo avrebbe dovuto emanare, entro la fine dello scorso anno, le linee guida sulla possibilità per le scuole di realizzare testi digitali e che ciò non è ancora avvenuto, chiedendo, quindi, informazioni sull’attuazione di tale impegno.

Il sottosegretario Gabriele TOCCAFONDI esprime preliminarmente apprezzamento per l’ampia e ricca discussione svolta in Commissione sui temi oggetto delle risoluzioni. Auspica, quindi, la ricerca di una posizione il più possibile condivisa, pur nella divergenza iniziale delle due risoluzioni. Ricorda quindi che il dibattito sul piano della «Buona scuola» è iniziato lo scorso settembre e ha coinvolto 1,8 milioni di italiani, i quali hanno espresso le proprie idee in merito, sia accedendo alla consultazione online del Governo, sia partecipando a numerose iniziative promosse dalle diverse formazioni politiche nei territori. Rammenta, altresì, che il Governo ha già impegnato un miliardo di euro per il 2015 e 3 miliardi di euro a decorrere dal 2016 per finanziare il predetto piano, oltre ad avere attuato diverse iniziative a favore dell’edilizia scolastica. Reputa, quindi, prioritario per il Governo: realizzare un organico funzionale ai bisogni effettivi della scuola, il quale dia continuità didattica alla stessa, in particolare affrontando la problematica delle supplenze; contrastare il fenomeno della dispersione scolastica, riducendola dall’attuale 17 per cento verso il 10 per cento, così come richiesto dall’Unione europea; promuovere l’integrazione, con particolare attenzione alle aree a rischio di disagio, l’alternanza scuola-lavoro e l’orientamento; attuare un piano di formazione reale e costante dell’organico; valorizzare il cosiddetto book in progress, ossia materiali didattici sostitutivi dei libri di testo, scritti dai docenti della rete nazionale. Si dichiara, inoltre, d’accordo con la proposta dell’onorevole Valente diretta a valorizzare e disciplinare opportunamente la didattica laboratoriale anche in stage, assumendo iniziative per incentivare – anche fiscalmente – le aziende ad organizzare percorsi e alternanza scuola-lavoro, anche attraverso l’assunzione di personale specializzato per la formazione e l’investimento in spazi laboratoriali dedicati e incrementando il numero di ore di alternanza.

Luigi GALLO (M5S), pur apprezzando lo sforzo sinora compiuto di pervenire ad una sola risoluzione, unanimemente condivisa, sottolinea la sostanziale diversità di approccio al tema della «Buona scuola» delle due risoluzioni presentate. Annuncia, poi, che, ove si accedesse alle richieste del suo gruppo di ulteriore riformulazione della risoluzione 7-00580 Santerini, lo stesso si asterrebbe su quest’ultima.

Milena SANTERINI (PI-CD), alla luce del dibattito svolto, riformula ulteriormente la risoluzione a sua prima firma, tenendo conto delle richieste del collega Gallo (vedi allegato 2).

Il sottosegretario Gabriele TOCCAFONDI esprime parere favorevole del Governo sulla risoluzione 7-00580 Santerini, così come ulteriormente riformulata.

Giancarlo GIORDANO (SEL) preannuncia voto contrario del suo gruppo sulla risoluzione 7-00580 Santerini, così come ulteriormente riformulata, ritenendola uno strumento inadeguato per affrontare la cronica crisi in cui si trova il mondo della scuola. Resta comunque disponibile a un confronto nel merito dei provvedimenti che saranno a breve emanati.

Bruno MOLEA (SCpI) preannuncia anch’egli voto favorevole sulla risoluzione 7-00580 Santerini, così come ulteriormente riformulata.

Antonio PALMIERI (FI-PdL) conferma il suo voto favorevole.

Simona Flavia MALPEZZI (PD), dopo aver ricordato che anche le colleghe Rocchi e Carocci hanno sottoscritto la risoluzione che la Commissione si appresta ad approvare, preannuncia, a nome del Partito Democratico, voto favorevole sulla risoluzione 7-00580 Santerini, così come ulteriormente riformulata. Dopo essersi dichiarata dispiaciuta per le dichiarazioni del collega Giordano, assicura che il suo gruppo politico valuterà attentamente tutte le istanze provenienti dai diversi partiti per la migliore attuazione del piano della «Buona scuola».

Simone VALENTE (M5S) conferma l’astensione del suo gruppo sulla risoluzione 7-00580 Santerini, così come ulteriormente riformulata.

Flavia PICCOLI NARDELLIpresidente, comunica che, in caso di approvazione della risoluzione n. 7-00580 Santerini, nella sua nuova ulteriore formulazione, si riterrà assorbito il nono impegno della risoluzione 7-00593 Simone Valente.

La Commissione approva la risoluzione 7-00580 Santerini, così come ulteriormente riformulata, che assume il numero 8-00098 (vedi allegato 2).

Luigi GALLO (M5S) ricorda che l’intento prioritario del suo gruppo, contenuto nella risoluzione 7-00593 Simone Valente, rimane quello di recuperare i circa 8 miliardi di euro tagliati al comparto della scuola nel corso della precedente legislatura, ad opera, in particolare, dei Ministri Gelmini e Tremonti e, successivamente, dell’ex Presidente del Consiglio Monti.

La Commissione respinge la risoluzione 7-00593 Simone Valente.

(7a Camera, 18.2.15) La Commissione prosegue l’esame congiunto delle risoluzioni 7-00580 Santerini e 7-00593 Simone Valente, rinviate, da ultimo, nella seduta del 10 febbraio 2015.
Mara CAROCCI (PD) ricorda gli obiettivi della risoluzione 7-00580 Santerini, la quale è incentrata sul contenimento e sul contrasto del fenomeno della dispersione scolastica, nonché sulla formazione e utilizzazione degli insegnanti da assumere a partire dal prossimo anno scolastico. Considera inoltre necessario intervenire sulla revisione delle attuali classi di concorso, reputando opportuno evitare una rigida organizzazione dell’organico funzionale, la quale può portare, in taluni istituti, alla presenza di un unico collegio di docenti, i quali sono inseriti in differenti organici funzionali relativi a ciascun indirizzo presente nell’istituto. Ritiene inoltre da superare l’attuale distinzione tra le classi di concorso di scuola secondaria di primo grado e quelle di scuola secondaria di secondo grado. Giudica poi positivamente le prove INVALSI, importanti per la crescita del sistema di istruzione in Italia, e il sistema di autovalutazione delle scuole. Avverte, comunque, che i risultati delle predette prove INVALSI devono essere valutati anche alla stregua del contesto socio-economico nel quale le singole scuole operano. Condivide, poi, le considerazioni svolte il 4 febbraio 2015 dall’onorevole Simonetti, il quale proponeva di passare ad un sistema di livelli essenziali delle prestazioni che individui, con criteri oggettivi, il fabbisogno formativo, sulla base di uno standard condiviso su cui fondare la programmazione territoriale. Ricorda poi al collega Simonetti l’importanza di porre particolare attenzione alle aree del nostro territorio nazionale nelle quali è presente un cospicuo flusso di immigrazione, che coinvolge, ovviamente, anche il mondo della scuola.

Gianluca VACCA (M5S) osserva che le specificazioni, da parte del Governo, dell’annunciato piano della «Buona scuola» appaiono contraddittorie e poco chiare, non emergendo, tra l’altro, quante saranno effettivamente le assunzioni di docenti, a quali graduatorie si attingerà e a cosa corrisponda realmente l’»organico funzionale». Reputa inoltre tale piano diretto solo ad affrontare il tema delle assunzioni, senza considerare gli altri importanti aspetti che concernono il mondo della scuola. Ritiene comunque possibile ipotizzare una convergenza tra la risoluzione 7-00580 Santerini e la risoluzione 7-00593 Simone Valente, verso un unico testo che sintetizzi tutte le esigenze sinora evidenziate.

Antonio PALMIERI (FI-PdL), dopo aver ribadito l’importanza delle scuole paritarie nel sistema scolastico italiano, ritiene che le stesse debbano essere adeguatamente considerate nel piano della «Buona scuola» e, conseguentemente, nella risoluzione che la Commissione si accinge a predisporre.

Milena SANTERINI (PI-CD), dopo aver ringraziato i colleghi per il contributo apportato, si dichiara disponibile ad integrare il testo della risoluzione con riferimento alle seguenti questioni: modalità di stabilizzazione dei docenti, evitando le rigidità; determinazione dell’organico funzionale sulla base delle caratteristiche della popolazione scolastica; opportunità di introduzione, anche in ambito scolastico, di livelli essenziali delle prestazioni, a garanzia della parità di condizioni degli studenti; maggiore attenzione all’istruzione professionale, all’alternanza scuola-lavoro e all’introduzione della tecnologia digitale negli istituti scolastici; necessità di un sistema di rilevazione dei risultati dei progetti e delle attività scolastiche attivate contro il bullismo. Con riferimento, infine, alla risoluzione 7-00593 Simone Valente, pur apprezzandone l’intento, ritiene che la stessa contenga indicazioni eccessivamente specifiche, in relazione, ad esempio, alle risorse e alla definizione dei gruppi di docenti che saranno interessati dalle future assunzioni.

Simone VALENTE (M5S), dopo aver valutato positivamente il dibattito sinora svolto, pur nella diversità iniziale di opinioni, ritiene che vi sia un margine per ricercare una convergenza su un testo unitario delle due risoluzioni presentate.

Simona Flavia MALPEZZI (PD) chiarisce che il riferimento, nella risoluzione 7-00580 Santerini, alla necessità di una decisa innovazione dell’anno di prova del personale docente che sarà assunto – già previsto a legislazione vigente – non ha intenti punitivi, bensì intende promuovere la migliore formazione di tali docenti.

Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, dopo aver avvertito il collega Gallo che potrà intervenire nel prosieguo del dibattito, essendo imminente l’inizio dei lavori in Assemblea, rinvia il seguito della discussione ad altra seduta.

(7a Camera, 10.2.14) Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, comunica che è stata assegnata alla Commissione la risoluzione 7-00593 Simone Valente sulle modalità di attuazione del piano «La Buona Scuola». Vertendo su analoga materia della risoluzione 7-00580 Santerini, ne propone quindi l’abbinamento a quest’ultima.

La Commissione delibera l’abbinamento della risoluzione 7-00593 Simone Valente alla risoluzione 7-00580 Santerini.

Luigi GALLO (M5S) illustra, in qualità di cofirmatario, la risoluzione 7-00593 Simone Valente. Ricorda quindi che il presente atto di indirizzo intende correggere gli aspetti negativi del piano della «Buona scuola» presentato dal Governo. Osserva preliminarmente che le risorse stanziate dalla legge finanziaria 2015 per l’attuazione del predetto piano, pari a 1 miliardo di euro per l’anno 2015 e a 3 miliardi di euro annui a decorrere dall’anno 2016 non compensano i tagli passati al settore dell’istruzione, pari a circa 8 miliardi di euro. Rileva quindi che la risoluzione 7-00593 Simone Valente intende, tra le altre cose, porre fine al precariato del personale scolastico, e prende spunto da una consultazione effettuata con gli attori del mondo dell’istruzione da parte degli esponenti del Movimento 5 Stelle. Auspica comunque un confronto con il Ministro Giannini al fine della migliore attuazione del suddetto piano, che deve intervenire adeguatamente sulle procedure di reclutamento e formazione dei docenti. Osserva poi che una delle problematiche che il piano della «Buona scuola» rischia di non risolvere è quella concernente il divario di assunzioni tra docenti di classi di concorso di materie scientifiche e docenti di classi di concorso di materie umanistiche. Ricorda infatti che si rischia di assumere molti docenti di materie umanistiche, lasciando invece scoperte cattedre di materie scientifiche, in quanto i docenti di questi ultimi insegnamenti sembra che non siano sufficientemente presenti nelle graduatorie ad esaurimento dalle quali proverranno i futuri insegnanti. Auspica quindi l’assunzione di tutti gli insegnanti abilitati, prevedendosi un doppio canale di assunzioni per il futuro, con il 50 per cento delle stesse da effettuarsi a seguito di concorso e il restante 50 per cento tramite reclutamento dalle graduatorie degli insegnanti abilitati. Riassume poi gli altri punti della risoluzione in oggetto, tra i quali la necessità di garantire un’adeguata formazione degli insegnanti su temi quali la didattica innovativa, l’intelligenza emotiva, le intelligenze multiple, l’educazione all’affettività e l’uso della tecnologia applicata alla didattica. Aggiunge che bisogna prevedere un sistema di autovalutazione delle scuole e di valutazione di reti di scuola, con il coinvolgimento della comunità degli studenti e dei genitori, sulla base del superamento del sistema dell’INVALSI. Ritiene poi necessario destinare adeguate risorse per incrementare l’utilizzo dei libri digitali e aumentare le ore di laboratorio, garantendo l’insegnamento della lingua inglese sin dalla scuola dell’infanzia. Dopo aver ricordato l’importanza di una adeguata realizzazione dell’alternanza scuola-lavoro, garantendo il collegamento tra gli istituti scolastici e le aziende, ribadisce la necessità di verificare i requisiti per il riconoscimento della qualifica di istituto paritario, anche al fine di contrastare il fenomeno dei cosiddetti «diplomifici». Reputa inoltre essenziale assumere iniziative per incrementare il fondo d’istituto, anche al fine di arginare il fenomeno, sempre crescente, della richiesta alle famiglie di contributi economici attraverso il meccanismo dei contributi volontari, spostando in tal modo – gradualmente – il finanziamento della scuola dalla mano pubblica a quella privata, ossia dallo Stato alle famiglie degli studenti. Ricorda inoltre la necessaria attenzione che si deve porre nell’investimento in materia di edilizia scolastica, e nell’attuazione della banda larga per l’accesso alla rete internet. Aggiunge che il modello di scuola che il Movimento 5 Stelle prefigura è quello di una scuola «aperta», chiaramente ancora da attuare, nella quale le biblioteche, i musei e altri luoghi di aggregazione rappresentano luoghi per l’insegnamento che si vanno ad aggiungere alle aule scolastiche. Osserva infine che, pur condividendo l’attenzione della risoluzione 7-00580 Santerini per gli aspetti psicologici e pedagogici che vengono evidenziati nella stessa, ritiene che sia necessario realizzare, presso il MIUR, una rete educativa nazionale, composta da esperti di metodologie didattiche, nonché da pedagogisti e psicologi a supporto delle istituzioni scolastiche.

Antonio PALMIERI (FI-PdL) chiede, in virtù di un impegno del suo gruppo politico previsto per la giornata di domani, che gli impedirà di partecipare alla seduta della Commissione, se per tale giornata è prevista la votazione delle risoluzioni all’ordine del giorno.

Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, ricorda che per la giornata di domani non è attualmente prevista la discussione delle risoluzioni in oggetto.

Simona Flavia MALPEZZI (PD) ricorda ai colleghi del Movimento 5 Stelle che non solo loro hanno effettuato consultazioni sul piano della «Buona scuola», in quanto sia il Governo, soprattutto con la consultazione on line, sia il Partito Democratico, si sono confrontati in tutta Italia su questo argomento, coinvolgendo moltissimi cittadini e esperti del settore. Ricorda altresì che la vecchia distinzione tra organico di fatto e organico di diritto sarà sostituita con quella dell’organico funzionale, il quale rappresenta tutto l’organico in dotazione agli istituti scolastici, in un sistema verticalizzato, con capacità di integrazione tra le scuole. Osserva quindi che la risoluzione 7-00593 Simone Valente non fa riferimento all’autonomia scolastica, la quale è necessaria per dare dignità ai docenti. Reputa inoltre contraddittoria la richiesta del Movimento 5 Stelle di risolvere il problema del precariato dei docenti utilizzando il doppio canale di reclutamento, essendo necessario valorizzare anche gli insegnanti che non hanno ancora raggiunto l’abilitazione. Ritiene inoltre che l’alternanza scuola-lavoro debba rappresentare un’importante esperienza formativa e culturale, da estendere anche ai licei. Osserva poi che gli istituti paritari non sono dei «diplomifici», dovendo essere conformi alle regole previste per il sistema pubblico integrato d’istruzione, ricordando che è interesse degli stessi istituti paritari che eventuali «diplomifici» siano espunti dal sistema scolastico. Ricorda infine che il Partito Democratico sostiene la proposta di legge cosiddetta «0-6 anni», che prevede un nuovo sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita fino ai sei anni.

Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito della discussione delle risoluzioni in titolo ad altra seduta.

(Camera, 4.2.15) Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, avverte che è stato richiesto che la pubblicità dei lavori dell’odierna seduta della Commissione sia assicurata anche attraverso l’attivazione dell’impianto audiovisivo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l’attivazione.

La Commissione prosegue la discussione della risoluzione in titolo, rinviata nella seduta del 3 febbraio 2015.

Roberto SIMONETTI (LNA), con riferimento a quanto esplicitato nella risoluzione in oggetto, ritiene che l’organico funzionale aggiuntivo difficilmente potrà soddisfare tutte le esigenze del mondo della scuola. Aggiunge che i docenti da destinare all’organico funzionale di rete, secondo alcune stime, non sarebbero più di 30.000 e che se si dovesse assegnare alle aree a elevata complessità una quota parte delle complessive risorse destinate all’organico funzionale, come auspica la risoluzione, non si farebbe altro che accentuare gli scompensi già oggi presenti tra le diverse aree del Paese. Per tale motivo auspica che il futuro meccanismo concorsuale per l’accesso all’insegnamento sia elaborato su base regionale, ritenendo, infatti, che questo sia l’unico modo per aggirare la grave questione della disomogeneità di valutazione sul territorio. Pur ricordando che la Costituzione impone che i concorsi siano a carattere nazionale, ritiene che nulla impedisca che la gestione sia affidata agli uffici scolastici regionali. Ritiene quindi opportuno che i candidati possano scegliere liberamente in quale albo regionale eleggere il proprio «domicilio professionale», senza vincolo di residenza: verrebbero però valutati in maniera identica rispetto agli altri iscritti in quella regione. Reputa poi necessario salvaguardare il personale previsto dall’articolo 26, comma 8, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, di cui l’amministrazione scolastica centrale e periferica si avvale per i compiti connessi con l’attuazione dell’autonomia scolastica. Precisa che tale contingente è stato ridotto da 500 a 300 unità ad opera della legge di stabilità 2012 (articolo 4, comma 68, della legge 12 novembre 2011, n. 183) e che la legge di stabilità 2013 – su questo punto non ancora applicata – vorrebbe ridurlo addirittura a 150 unità. Aggiunge che si tratta di personale che presta servizio ormai da diversi anni presso l’amministrazione scolastica, tra Ministero e uffici scolastici regionali, curando attività essenziali per l’ampliamento dell’offerta formativa a livello locale, in strutture già con pesanti vuoti per quanto riguarda gli addetti. Osserva che il mantenimento di tale personale – richiesto dal suo gruppo anche per l’anno scolastico 2015/2016 – è nell’ottica di supportare l’amministrazione scolastica periferica, sempre più sofferente per carenza di organico in un settore chiave, quale l’istruzione, per la ripresa del Paese. Per quanto riguarda il rapporto di autovalutazione previsto dalla direttiva n. 11 del 18 settembre 2014, sottolinea la necessità di un sistema di rilevazione dei risultati dei progetti e delle attività scolastiche attivate contro il bullismo. Osserva che è infatti vero che le scuole, sia statali che paritarie, hanno l’obbligo, nel caso di bullismo da parte di alunni ultraquattordicenni, di segnalare i fatti alla Procura della Repubblica e alla Procura regionale della Corte dei Conti, oltre che l’obbligo di attivare un procedimento disciplinare nei confronti dello studente – presunto responsabile – delle scuole di primo e secondo grado. Precisa poi che tra gli obblighi rientrano anche attività di prevenzione, spesso lasciate alla libera determinazione degli insegnanti. Ricorda, inoltre, che vi è una varietà di progetti, il cui aspetto critico è costituito dalla totale assenza di misurazioni della loro efficacia, senza cioè verifica dei risultati conseguiti. Ricorda, altresì, che dal prossimo marzo tutte le scuole statali e paritarie avranno l’obbligo di compilare (entro luglio) il rapporto di autovalutazione di istituto, in applicazione del nuovo «Regolamento sul sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione». Chiede, quindi, al Ministero di inserire nel questionario di autovalutazione la rilevazione e la misurazione dei risultati dei progetti e delle attività con finalità educative e di contrasto al bullismo, allo scopo di verificare la reale efficacia dei progetti e poter imporre alle scuole obiettivi di miglioramento misurabili in termini percentuali.
Chiede inoltre ai presentatori chiarimenti in merito al riferimento, presente nella quarta premessa della risoluzione in oggetto, alla necessità di porre attenzione, nella distribuzione del personale scolastico, alle aree a rischio di disagio minorile e a forte processo migratorio.
Ritiene poi auspicabile inserire, nella risoluzione che si appresta a predisporre, l’impegno per l’introduzione di costi standard anche nel sistema scolastico, come avvenuto in quello sanitario: considera infatti indispensabile passare ad un sistema di livelli essenziali delle prestazioni che individui con criteri oggettivi il fabbisogno formativo, sulla base di uno standard condiviso su cui fondare la programmazione territoriale; un modello capace di realizzare un giusto equilibrio tra l’autonomia programmatoria delle regioni – nei territori – e il rispetto dei vincoli di bilancio imposti dalla finanza pubblica. Reputa inoltre utile guardare ai criteri di allocazione delle risorse per intervenire su un altro capitolo critico del sistema scolastico, costituito dalla valutazione, introducendo, oltre alla valutazione dei docenti, anche la valutazione delle scuole e della dirigenza scolastica, indicando un sistema condiviso di autovalutazione delle scuole che potrebbe permettere ai genitori di comparare gli istituti in base a criteri prestabiliti che tengono conto dello stesso livello socio-economico.
Segnala, infine, che il piano della «Buona Scuola» dovrebbe introdurre nel suo impianto normativo un ruolo per le regioni che, attualmente, non è presente. Per questo, ritiene opportuno che, anche in sede di Conferenza Stato-regioni, siano fissati i relativi livelli essenziali delle prestazioni che tengano conto dei costi standard.

Simona Flavia MALPEZZI (PD), dopo aver ringraziato le colleghe Santerini e Rocchi, condividendo l’impianto della risoluzione in oggetto, auspica che tutto l’organico dei docenti della scuola diventi funzionale, con particolare riferimento agli istituti tecnici e professionali, sinora considerati strutture scolastiche di livello inferiore, incrementando le ore di insegnamento all’interno dei laboratori, in un’ottica volta alla diminuzione del fenomeno della dispersione scolastica. Dopo aver ricordato l’importanza dell’alternanza tra scuola e lavoro e di un intervento a sostegno delle zone a rischio di disagio minorile e a forte processo migratorio, auspica che si mettano in campo tutte le iniziative utili a realizzare la migliore integrazione tra studenti italiani e di origine straniera, come è avvenuto in alcune esperienze locali di talune regioni come il Veneto.

Maria Grazia ROCCHI (PD) ritiene che il piano della «Buona scuola» avvii un’importante stagione riformatrice volta a restituire dignità ai docenti e alle istituzioni scolastiche, in particolare attraverso la formazione continua. Dopo aver ricordato che in Italia il tasso di dispersione scolastica, ossia di coloro che non ottengono un diploma di licenza di scuola secondaria superiore, è pari a ben il 17 per cento, auspica che gli obiettivi di riduzione di questo tasso, indicati nell’ambito della strategia Europa 2020, si possano raggiungere grazie all’attuazione di tale piano, che deve tener conto, in particolare, delle aree a elevata complessità. Ricorda, quindi, l’importanza della risoluzione che la VII Commissione si appresta a predisporre come strumento di indirizzo per l’attuazione del piano. Ribadisce anch’ella l’esigenza che l’organico sia effettivamente funzionale, a garanzia della stabilità degli interventi perseguiti, condividendo, inoltre, la particolare attenzione che bisogna porre nella valorizzazione dell’istruzione e formazione professionale, così come emerso, d’altronde, nel corso della recente indagine conoscitiva sulla dispersione scolastica, conclusa dalla VII Commissione della Camera.

Luigi GALLO (M5S) annuncia, come già anticipato nella seduta di ieri, che il suo gruppo ha appena presentato una risoluzione sul medesimo tema oggetto del presente atto di indirizzo.

Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito della discussione ad altra seduta.

(7a Camera, 3.2.15) La Commissione inizia la discussione della risoluzione in titolo.

Milena SANTERINI (PI-CD) illustra la risoluzione in oggetto. Ricorda, in particolare, che la stessa impegna il Governo: ad utilizzare al meglio i 148 mila docenti da stabilizzare, dopo aver proceduto alla copertura dei posti vacanti e disponibili, disponendo che il nuovo organico non sia aggiuntivo bensì costituisca a tutti effetti espansione dell’organico e, per questo, sia stabile e fisso correlato all’attuazione dell’offerta formativa delle istituzioni scolastiche o loro reti; ad operare per una complessiva revisione delle attuali classi di concorso finalizzata, in particolare, a garantire un ottimale utilizzo delle competenze professionali dell’organico superando le attuali rigidità; a considerare la stabilizzazione come una misura necessaria, ma non sufficiente, per una strategia volta a dotare le scuole di risorse professionali competenti e motivate e a potenziare gli interventi di sviluppo professionale; ad assicurare che prioritariamente l’organico funzionale delle scuole consenta, oltre alla piena copertura delle supplenze, l’attuazione degli obiettivi di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica e dell’integrazione, attraverso progetti stabili almeno di durata biennale; ad assegnare alle aree a elevata complessità, da ridefinire ciclicamente tenendo anche conto dei risultati di apprendimento quali risultano dalle prove standardizzate INVALSI, una quota parte delle complessive risorse destinate all’organico funzionale d’istituto; a considerare gli effettivi bisogni rappresentati dalle scuole in relazione agli obiettivi da raggiungere individuati nel piano dell’offerta formativa, prevedendo che, all’interno della provincia di riferimento, si realizzi il più possibile una corrispondenza tra le competenze professionali dei docenti e le specifiche esigenze formative delle scuole, consentendo a queste di esprimere gradimenti in ordine alle competenze stesse; a modificare i tempi delle procedure preparatorie dell’anno scolastico nella gestione del personale docente; a sostenere in particolare, nella distribuzione delle risorse, il segmento dell’istruzione tecnica e dell’istruzione e formazione professionale; a formare e qualificare i docenti assunti nelle competenze richieste dalla qualità dell’insegnamento, in particolare nella lingua straniera e nell’informatica, nonché nei compiti di prevenzione del disagio, rinnovamento delle metodologie didattiche, orientamento, sviluppo delle competenze, integrazione interculturale e interventi tempestivi per affrontare le difficoltà di apprendimento, anche attraverso l’utilizzo sistematico dei Dipartimenti e delle Facoltà universitarie; ad accompagnare la formazione in ingresso del personale docente immesso in ruolo con una decisa innovazione dell’anno di prova, nel corso del quale accertare il possesso delle competenze di base dei docenti assunti, rilevandone crediti e debiti formativi in base ai quali prevedere la formazione ed eventuali possibilità di rinvio o recessione del contratto; ed a rivedere altresì la composizione del Comitato di valutazione prevedendo, oltre al dirigente e ai docenti, anche figure esterne (quali docenti universitari e/o dirigenti tecnici); a prevedere di affrontare, nell’ambito di tale riorganizzazione dell’organico scolastico, la revisione dell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione; a riferire ai competenti organi parlamentari decorso un anno sullo stato e sull’esito della predetta stabilizzazione.

Antonio PALMIERI (FI-PdL), intervenendo sull’ordine dei lavori, chiede quale sarà l’iter di discussione della presente risoluzione.

Maria COSCIA (PD), con riferimento a quanto testé richiesto dal collega Palmieri, rileva che in sede di ufficio di presidenza potranno essere assunte le opportune determinazioni in merito. Entrando nel merito della risoluzione testé illustrata dalla collega Santerini, ritiene opportuno impegnare il MIUR affinché garantisca un’organizzazione flessibile e non rigida dell’organico, che deve essere funzionale, pluriennale e in grado di garantire l’insegnamento nelle fondamentali discipline nelle scuole di ogni ordine e grado. Manifesta poi perplessità sul riferimento all’INVALSI contenuto nella risoluzione in oggetto, nonché sull’ambito territoriale – non esclusivamente provinciale – all’interno del quale si deve realizzare una corrispondenza tra le competenze professionali dei docenti e le specifiche esigenze formative delle scuole. Sottolinea, infine, l’importanza che può assumere l’approvazione di un testo condiviso su un argomento tanto importante come quello oggi in discussione.

Antonio PALMIERI (FI-PdL), dopo aver ringraziato le colleghe Santerini e Rocchi, rileva che sarebbe opportuno inserire il riferimento alle scuole paritarie all’interno della risoluzione che la Commissione si sta accingendo a predisporre.

Luigi GALLO (M5S), dopo aver ricordato i tagli che sono stati effettuati nel settore dell’istruzione, ritiene che potrebbe essere riduttivo limitare il dibattito che deve essere svolto sull’interno piano della «Buona scuola» agli impegni contenuti nella risoluzione in esame. Si riserva, quindi, di presentare un’apposita risoluzione sul complessivo tema dell’istruzione, la quale potrà anche affrontare l’argomento citato delle scuole paritarie.

Il sottosegretario Gabriele TOCCAFONDI si riserva di intervenire nel prosieguo della discussione sulla risoluzione in oggetto.

Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito della discussione ad altra seduta.

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00580
presentato da
SANTERINI Milena
testo di
Venerdì 23 gennaio 2015, seduta n. 369

La VII Commissione,
premesso che:
le Linee Guida per «La Buona scuola» prevedono la stabilizzazione di circa 148 mila docenti, mediante la loro immissione in ruolo, nell’intento di avviare a soluzione l’annosa situazione del precariato;
il Governo, per rispondere ai bisogni reali delle scuole, con tale stabilizzazione, così come chiaramente affermato nel testo de «La Buona Scuola», intende anche ampliare l’offerta formativa e migliorarne la qualità, fornendo al piano di assunzioni una specifica caratterizzazione qualitativa;
nella legge di stabilità 2015 è stato istituito un fondo per la realizzazione del piano della «Buona Scuola» con particolare riferimento non solo al piano straordinario di assunzione dei docenti ma anche alla formazione dei docenti e dirigenti scolastici;
la distribuzione di tale personale deve essere effettuata conseguentemente in base a criteri funzionali agli obiettivi di qualità del servizio scolastico e alle necessità delle singole scuole, affinché possano raggiungere gli esiti di efficacia formativa da loro stesse individuati, ponendo particolare attenzione alle aree a rischio di disagio minorile e a forte processo migratorio;
uno degli scopi più importanti da conseguire con il razionale impiego di tali risorse umane deve essere costituito dalla prevenzione e dal contrasto della dispersione scolastica a sostegno del successo formativo, al fine di contribuire credibilmente alla riduzione della dispersione dal 17,6 per cento attuale al 10 per cento) entro il 2020, così come richiesto nel Documento conclusivo dell’Indagine conoscitiva sulle strategie per contrastare la dispersione scolastica, approvato dalla Commissione «Cultura, Scienza e Istruzione» della Camera e tenendo conto delle indicazioni della Commissione Europea che ha posto il fenomeno della dispersione scolastica tra i cinque obiettivi della strategia Europa 2020;
il rapporto di autovalutazione previsto dalla direttiva 8 settembre 2014, n. 11, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 28 marzo 2013, n. 80, dispone che le singole scuole analizzino i dati sugli alunni per quanto riguarda evasione, ripetenze, abbandoni e si rende, pertanto, necessario richiedere alle scuole di determinare gli obiettivi che intendano perseguire in questo campo;
la continuità didattica, una delle condizioni per qualificare l’offerta formativa, da molti anni viene gravemente compromessa dalla irregolarità dello svolgimento delle lezioni nei primi mesi dell’anno scolastico a causa di assegnazioni tardive del personale; occorre quindi assicurare il diritto prioritario alla continuità didattica degli alunni senza penalizzare il regolare accesso al posto di lavoro del personale docente, normalizzando lo svolgimento dell’attività didattica fin dall’inizio delle lezioni,

impegna il Governo:

ad utilizzare al meglio i 148 mila docenti da stabilizzare, dopo aver proceduto alla copertura dei posti vacanti e disponibili, disponendo che il nuovo organico non sia aggiuntivo bensì costituisca a tutti effetti espansione dell’organico e, per questo, sia stabile e fisso, correlato all’attuazione dell’offerta formativa delle istituzioni scolastiche o loro reti;
ad operare per una complessiva revisione delle attuali classi di concorso finalizzata, in particolare, a garantire un ottimale utilizzo delle competenze professionali dell’organico superando le attuali rigidità;
a considerare la stabilizzazione come una misura necessaria ma non sufficiente per una strategia volta a dotare le scuole di risorse professionali competenti e motivate e a potenziare gli interventi di sviluppo professionale;
ad assicurare che prioritariamente l’organico funzionale delle scuole consenta, oltre alla piena copertura delle supplenze, l’attuazione degli obiettivi di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica e dell’integrazione, attraverso progetti stabili almeno di durata biennale;
ad assegnare alle aree a elevata complessità, da ridefinire ciclicamente tenendo anche conto dei risultati di apprendimento quali risultano dalle prove standardizzate INVALSI, una quota parte delle complessive risorse destinate all’organico funzionale d’istituto;
a considerare gli effettivi bisogni rappresentati dalle scuole in relazione agli obiettivi da raggiungere individuati nel piano dell’offerta formativa, prevedendo che, all’interno della provincia di riferimento, si realizzi il più possibile una corrispondenza tra le competenze professionali dei docenti e le specifiche esigenze formative delle scuole, consentendo a queste di esprimere gradimenti in ordine alle competenze stesse;
a modificare i tempi delle procedure preparatorie dell’anno scolastico nella gestione del personale docente (mobilità, nomine in ruolo, conferimento supplenze annue/temporanee fino al termine delle attività) prevedendo come obiettivo finale di conferire prima dell’estate le supplenze annue e fino al termine delle attività, per permettere il regolare avvio dell’anno scolastico;
a sostenere in particolare, nella distribuzione delle risorse, il segmento dell’istruzione tecnica e dell’istruzione e formazione professionale;
a formare e qualificare i docenti assunti nelle competenze richieste dalla qualità dell’insegnamento, in particolare nella lingua straniera e nell’informatica, nonché nei compiti di prevenzione del disagio, rinnovamento delle metodologie didattiche, orientamento, sviluppo delle competenze, integrazione interculturale e interventi tempestivi per affrontare le difficoltà di apprendimento, anche attraverso l’utilizzo sistematico dei Dipartimenti e delle Facoltà universitarie;
ad accompagnare la formazione in ingresso del personale docente immesso in ruolo con una decisa innovazione dell’anno di prova, nel corso del quale accertare il possesso delle competenze di base dei docenti assunti, rilevandone crediti e debiti formativi in base ai quali prevedere la formazione ed eventuali possibilità di rinvio o recessione del contratto; ed a rivedere altresì la composizione del Comitato di valutazione prevedendo, oltre al dirigente e ai docenti, anche figure esterne (quali docenti universitari e/o dirigenti tecnici);
ad attivare un sistema di formazione continua in servizio degli insegnanti che coinvolga in modo strutturale scuola e università, per assicurare una cooperazione tra innovazione educativa, sperimentazione scolastica e ricerca universitaria; a perseguire, sia nella formazione iniziale, sia in quella continua, piena integrazione tra i saperi disciplinari, i metodi di insegnamento, le didattiche e le competenze pedagogiche;
ad accertare e monitorare da parte delle scuole il raggiungimento degli obiettivi di riduzione della dispersione dichiarati nel rapporto di autovalutazione delle scuole, che dovranno compilare entro il luglio 2015, prevedendo un’apposita attenzione al miglioramento, della scuola anche in collaborazione con l’Invalsi ed, a tale scopo, a completare le anagrafi scolastiche con il concorso delle regioni, indispensabile per la prevenzione degli abbandoni e della dispersione;
a prevedere di affrontare, nell’ambito di tale riorganizzazione dell’organico scolastico, la revisione dell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione, al fine di valorizzare l’acquisizione delle competenze sociali e civiche anche attraverso nuove modalità di valutazione degli studenti e autovalutazione delle scuole, l’individuazione di figure di coordinamento e una revisione curricolare e del tempo-scuola coerenti con la pratica effettiva del vivere a scuola da cittadini;
a riferire ai competenti organi parlamentari decorso un anno sullo stato e sull’esito della predetta stabilizzazione.
(7-00580) «Santerini, Rocchi».

20 febbraio Decreti attuativi Jobs Act in CdM

Il Consiglio dei ministri, nel corso della riunione del 20 febbraio, ha esaminato i decreti attuativi del Jobs Act

DECRETI ATTUATIVI DEL JOBS ACT

1. Disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti (decreto legislativo – esame definitivo)

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, ha approvato un decreto legislativo che contiene disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, in attuazione della legge n. 183 del 2014.

Contratto a tutele crescenti

Si applica ai lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato dopo l’entrata in vigore del decreto, per i quali stabilisce una nuova disciplina dei licenziamenti individuali e collettivi (per i lavoratori assunti prima dell’entrata in vigore del decreto restano valide le norme precedenti).Per i licenziamenti discriminatori e nulli intimati in forma orale resta la reintegrazione nel posto di lavoro così come previsto per tutti i lavoratori. Per i licenziamenti disciplinari la reintegrazione resta solo per quella in cui sia accertata “l’insussistenza del fatto materiale contestato”. Negli altri casi in cui si accerti che non ricorrano gli estremi del licenziamento per giusta causa o giustificato motivo, ovvero i cosiddetti “licenziamenti ingiustificati”, viene introdotta una tutela risarcitoria certa, commisurata all’anzianità di servizio e, quindi, sottratta alla discrezionalità del giudice.La regola applicabile ai nuovi licenziamenti è quella del risarcimento in misura pari a due mensilità per ogni anno di anzianità di servizio, con un minimo di 4 ed un massimo di 24 mesi.Per evitare di andare in giudizio si potrà fare ricorso alla nuova conciliazione facoltativa incentivata. In questo caso il datore di lavoro offre una somma esente da imposizione fiscale e contributiva pari ad un mese per ogni anno di servizio, non inferiore a due e sino ad un massimo di diciotto mensilità. Con l’accettazione il lavoratore rinuncia alla causa.

Licenziamenti collettivi

Per i licenziamenti collettivi il decreto stabilisce che, in caso di violazione delle procedure (art. 4, comma 12, legge 223/1991) o dei criteri di scelta (art. 5, comma 1), si applica sempre il regime dell’indennizzo monetario che vale per gli individuali (da un minimo di 4 ad un massimo di 24 mensilità).In caso di licenziamento collettivo intimato senza l’osservanza della forma scritta la sanzione resta quella della reintegrazione, così come previsto per i licenziamenti individuali.

Piccole imprese

Per le piccole imprese la reintegra resta solo per i casi di licenziamenti nulli e discriminatori e intimati in forma orale. Negli altri casi di licenziamenti ingiustificati è prevista un’indennità crescente di una mensilità per anno di servizio con un minimo di 2 e un massimo di 6 mensilità.

Sindacati e partiti politici

La nuova disciplina si applica anche ai sindacati ed ai partiti politici.

2. Disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in caso di occupazione involontaria e di ricollocazione dei lavoratori disoccupati (decreto legislativo – esame definitivo)

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, ha approvato un decreto legislativo che contiene disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in caso di occupazione involontaria e di ricollocazione dei lavoratori disoccupati, a norma dell’articolo 1, comma 2, lettera b), della legge n. 183 del 2014.

Naspi

Il decreto introduce la Naspi, nuova assicurazione sociale per l’impiego. Vale per gli eventi di disoccupazione che si verificano a decorrere dal 1° maggio 2015 e per tutti i lavoratori dipendenti che abbiano perso l’impiego e che hanno cumulato almeno 13 settimane di contribuzione negli ultimi 4 anni di lavoro ed almeno 18 giornate effettive di lavoro negli ultimi 12 mesi. La base retributiva della Naspi sono gli ultimi 4 anni di impiego (anche non continuativo) rapportati alle settimane contributive e moltiplicati per il coefficiente 4.33.La durata della prestazione è pari ad un numero di settimane corrispondente alla metà delle settimane contributive degli ultimi 4 anni di lavoro.L’ammontare dell’indennità è commisurato alla retribuzione e non può eccedere i 1.300 euro. Dopo i primi 4 mesi di pagamento, la Naspi viene ridotta del 3% al mese e la durata prevista è di un numero di settimane pari alla metà di quelle contributive degli ultimi 4 anni di lavoro.L’erogazione della Naspi è condizionata alla partecipazione del disoccupato ad iniziative di attivazione lavorativa o di riqualificazione professionale.AsdiViene introdotto in via sperimentale, per quest’anno, l’Asdi, assegno di disoccupazione che verrà riconosciuto a chi, scaduta la Naspi, non ha trovato impiego e si trovi in condizioni di particolare necessità. La durata dell’assegno, che sarà pari al 75% dell’indennità Naspi, è di 6 mesi e verrà erogato fino ad esaurimento dei 300 milioni del fondo specificamente costituito.Dis-ColPer i co.co.co (iscritti alla Gestione separata INPS) che perdono il lavoro c’è la l’indennità di disoccupazione Dis-Col (Disoccupazione per i collaboratori).Presuppone tre mesi di contribuzione nel periodo che va dal primo gennaio dell’anno precedente l’evento di disoccupazione alla data del predetto evento.Il suo importo e’ rapportato al reddito e diminuisce del 3% a partire dal quarto mese di erogazione. La durata della prestazione è pari alla metà delle mensilità contributive versate e non può eccedere i 6 mesi. Anche questa indennità è condizionata alla partecipazione ad iniziative di politiche attive.

3. Testo organico semplificato delle tipologie contrattuali e revisione della disciplina delle mansioni (decreto legislativo – esame preliminare)

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, ha approvato un decreto legislativo che contiene il testo organico semplificato delle tipologie contrattuali e la revisione della disciplina delle mansioni.
Ecco i punti essenziali per il riordino delle tipologie contrattuali.Contratti di collaborazione a progetto (Co. Co. Pro.). A partire dall’entrata in vigore del decreto non potranno essere attivati nuovi contratti di collaborazione a progetto (quelli già in essere potranno proseguire fino alla loro scadenza). Comunque, a partire dal 1° gennaio 2016 ai rapporti di collaborazione personali con contenuto ripetitivo ed etero-organizzati dal datore di lavoro saranno applicate le norme del lavoro subordinato. Restano salve le collaborazioni regolamentate da accordi collettivi, stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, che prevedono discipline specifiche relative al trattamento economico e normativo in ragione delle particolari esigenze produttive ed organizzative del relativo settore e poche altri tipi di collaborazioni.Vengono superati: i contratti di associazione in partecipazione con apporto di lavoro ed il job sharing.Vengono confermate le seguenti tipologie:Contratto a tempo determinato cui non sono apportate modifiche sostanziali.Contratto di somministrazione. Per il contratto di somministrazione a tempo indeterminato (staff leasing) si prevede un’estensione del campo di applicazione, eliminando le causali e fissando al contempo un limite percentuale all’utilizzo calcolato sul totale dei dipendenti a tempo indeterminato dell’impresa che vi fa ricorso (10%).Contratto a chiamata. Viene confermata anche l’attuale modalità tecnologica, sms, di tracciabilità dell’attivazione del contratto.Lavoro accessorio (voucher). Verrà elevato il tetto dell’importo per il lavoratore fino a 7.000 euro, restando comunque nei limiti della no-tax area, e verrà introdotta la tracciabilità con tecnologia sms come per il lavoro a chiamata.Apprendistato. Si punta a semplificare l’apprendistato di primo livello (per il diploma e la qualifica professionale) e di terzo livello (alta formazione e ricerca) riducendone anche i costi per le imprese che vi fanno ricorso, nell’ottica di favorirne l’utilizzo in coerenza con le norme sull’alternanza scuola-lavoro.Part-time. Vengono definiti i limiti e le modalità con cui, in assenza di previsioni al proposito del contratto collettivo, il datore di lavoro può chiedere al lavoratore lo svolgimento di lavoro supplementare e le parti possono pattuire clausole elastiche (le clausole che consentono lo spostamento della collocazione dell’orario di lavoro) o flessibili (le clausole che consentono la variazione in aumento dell’orario di lavoro nel part- time verticale o misto).
Viene inoltre prevista la possibilità, per il lavoratore, di richiedere il passaggio al part-time in caso di necessità di cura connesse a malattie gravi o in alternativa alla fruizione del congedo parentale.Mansioni. In presenza di processi di ristrutturazione o riorganizzazione aziendale e negli altri casi individuati dai contratti collettivi l’impresa potrà modificare le mansioni di un lavoratore fino ad un livello, senza modificare il suo trattamento economico (salvo trattamenti accessori legati alla specifica modalità di svolgimento del lavoro).Viene altresì prevista la possibilità di accordi individuali, “in sede protetta”, tra datore di lavoro e lavoratore che possano prevedere la modifica anche del livello di inquadramento e della retribuzione al fine della conservazione dell’occupazione, dell’acquisizione di una diversa professionalità o del miglioramento delle condizioni di vita.

4. Disposizioni in materia di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro (decreto legislativo – esame preliminare)

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, ha approvato un decreto legislativo contenente disposizioni in materia di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, a norma dell’articolo 1, commi 8 e 9 della legge n. 183 del 2014.Si tratta di un provvedimento che interviene, prevalentemente, sul testo unico a tutela della maternità (n° 151 del 26 marzo 2001) e reca misure volte a sostenere le cure parentali, a tutelare la maternità delle lavoratrici intervenendo, in alcuni casi, anche in settori che già erano stati oggetto di intervento da parte della Corte Costituzionale e non ancora recepiti in norma.Il decreto interviene, innanzitutto, sul congedo obbligatorio di maternità, al fine di rendere più flessibile la possibilità di fruirne in casi particolari come quelli di parto prematuro o di ricovero del neonato. Nel primo caso, infatti, i giorni di astensione obbligatoria non goduti prima del parto sono aggiunti al periodo di congedo di maternità post partum anche quando la somma dei due periodi superi il limite complessivo dei 5 mesi; nel secondo caso si prevede la possibilità di usufruire di una sospensione del congedo di maternità, a fronte di idonea certificazione medica che attesti il buono stato di salute della madre. Entrambe le soluzioni sono dirette a favorire il rapporto madre-figlio senza rinunciare alle tutele della salute della madre.Il decreto prevede un’estensione massima dell’arco temporale di fruibilità del congedo parentale dagli attuali 8 anni di vita del bambino a 12. Quello parzialmente retribuito (30%) viene portato dai 3 anni di età del bambino a 6 anni; quello non retribuito dai 6 anni di vita del bambino ai 12 anni. Analoga previsione viene introdotta per i casi di adozione o di affidamento, per i quali la possibilità di fruire del congedo parentale inizia a decorrere dall’ingresso del minore in famiglia. In ogni caso, resta invariata la durata complessiva del congedo.In materia di congedi di paternità, viene estesa a tutte le categorie di lavoratori, e quindi non solo per i lavoratori dipendenti come attualmente previsto, la possibilità di usufruire del congedo da parte del padre nei casi in cui la madre sia impossibilitata a fruirne per motivi naturali o contingenti.Sono inoltre state introdotte norme volte a tutelare la genitorialità in caso di adozioni e affidamenti prevedendo estensioni di tutele già previste per i genitori naturali.Oltre agli interventi di modifica del testo unico a tutela della maternità, il decreto contiene due disposizioni innovative in materia di telelavoro e di donne vittime di violenza di genere.La norma sul telelavoro prevede benefici per i datori di lavoro privato che vi facciano ricorso per venire incontro alle esigenze di cure parentali dei loro dipendenti. In particolare, per il riconoscimento dei benefici si esclude dal computo dei limiti numerici previsti dalle leggi e dai contratti i telelavoratori che rientrino nella fattispecie individuata dal decreto.La seconda norma introduce il congedo per le donne vittime di violenza di genere ed inserite in percorsi di protezione debitamente certificati e, quindi, si prevede la possibilità per queste lavoratrici dipendenti di imprese private di astenersi dal lavoro, per un massimo di tre mesi, per motivi legati a tali percorsi, garantendo l’intera retribuzione, la maturazione delle ferie e degli altri istituti connessi. Viene anche introdotto il diritto di trasformare il rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale a richiesta della lavoratrice.Le collaboratrici a progetto hanno diritto alla sospensione del rapporto contrattuale per analoghi motivi sempre per un massimo di tre mesi.

3 febbraio Elezione Presidente della Repubblica

Il 3 febbraio il nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha prestato giuramento davanti al Parlamento in seduta comune e ai delegati regionali.

Messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla Nazione – Aula di Montecitorio

“Signora Presidente della Camera dei Deputati, Signora Vice Presidente del Senato, Signori Parlamentari e Delegati regionali, Rivolgo un saluto rispettoso a questa assemblea, ai parlamentari che interpretano la sovranità del nostro popolo e le danno voce e alle Regioni qui rappresentate. Ringrazio la Presidente Laura Boldrini e la Vice Presidente Valeria Fedeli. Ringrazio tutti coloro che hanno preso parte al voto. Un pensiero deferente ai miei predecessori, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, che hanno svolto la loro funzione con impegno e dedizione esemplari. A loro va l’affettuosa riconoscenza degli italiani. Al Presidente Napolitano che, in un momento difficile, ha accettato l’onere di un secondo mandato, un ringraziamento particolarmente intenso. Rendo omaggio alla Corte Costituzionale organo di alta garanzia a tutela della nostra Carta fondamentale, al Consiglio Superiore della magistratura presidio dell’indipendenza e a tutte le magistrature. Avverto pienamente la responsabilità del compito che mi è stato affidato. La responsabilità di rappresentare l’unità nazionale innanzitutto. L’unità che lega indissolubilmente i nostri territori, dal Nord al Mezzogiorno. Ma anche l’unità costituita dall’insieme delle attese e delle aspirazioni dei nostri concittadini. Questa unità, rischia di essere difficile, fragile, lontana. L’impegno di tutti deve essere rivolto a superare le difficoltà degli italiani e a realizzare le loro speranze. La lunga crisi, prolungatasi oltre ogni limite, ha inferto ferite al tessuto sociale del nostro Paese e ha messo a dura prova la tenuta del suo sistema produttivo. Ha aumentato le ingiustizie. Ha generato nuove povertà. Ha prodotto emarginazione e solitudine. Le angosce si annidano in tante famiglie per le difficoltà che sottraggono il futuro alle ragazze e ai ragazzi. Il lavoro che manca per tanti giovani, specialmente nel Mezzogiorno, la perdita di occupazione, l’esclusione, le difficoltà che si incontrano nel garantire diritti e servizi sociali fondamentali. Sono questi i punti dell’agenda esigente su cui sarà misurata la vicinanza delle istituzioni al popolo. Dobbiamo saper scongiurare il rischio che la crisi economica intacchi il rispetto di principi e valori su cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione. Per uscire dalla crisi, che ha fiaccato in modo grave l’economia nazionale e quella europea, va alimentata l’inversione del ciclo economico, da lungo tempo attesa. E’ indispensabile che al consolidamento finanziario si accompagni una robusta iniziativa di crescita, da articolare innanzitutto a livello europeo. Nel corso del semestre di Presidenza dell’Unione Europea appena conclusosi, il Governo – cui rivolgo un saluto e un augurio di buon lavoro – ha opportunamente perseguito questa strategia. Sussiste oggi l’esigenza di confermare il patto costituzionale che mantiene unito il Paese e che riconosce a tutti i cittadini i diritti fondamentali e pari dignità sociale e impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’eguaglianza. L’urgenza di riforme istituzionali, economiche e sociali deriva dal dovere di dare risposte efficaci alla nostra comunità, risposte adeguate alle sfide che abbiamo di fronte. Esistono nel nostro Paese energie che attendono soltanto di trovare modo di esprimersi compiutamente. Penso ai giovani che coltivano i propri talenti e che vorrebbero vedere riconosciuto il merito. Penso alle imprese, piccole medie e grandi che, tra rilevanti difficoltà, trovano il coraggio di continuare a innovare e a competere sui mercati internazionali. Penso alla Pubblica Amministrazione che possiede competenze di valore ma che deve declinare i principi costituzionali, adeguandosi alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie e alle sensibilità dei cittadini, che chiedono partecipazione, trasparenza, semplicità degli adempimenti, coerenza nelle decisioni. Non servono generiche esortazioni a guardare al futuro ma piuttosto la tenace mobilitazione di tutte le risorse della società italiana. Parlare di unità nazionale significa, allora, ridare al Paese un orizzonte di speranza. Perché questa speranza non rimanga un’evocazione astratta, occorre ricostruire quei legami che tengono insieme la società. A questa azione sono chiamate tutte le forze vive delle nostre comunità in Patria come all’estero. Ai connazionali nel mondo va il mio saluto affettuoso. Un pensiero di amicizia rivolgo alle numerose comunità straniere presenti nel nostro Paese. La strada maestra di un Paese unito è quella che indica la nostra Costituzione, quando sottolinea il ruolo delle formazioni sociali, corollario di una piena partecipazione alla vita pubblica. La crisi di rappresentanza ha reso deboli o inefficaci gli strumenti tradizionali della partecipazione, mentre dalla società emergono, con forza, nuove modalità di espressione che hanno già prodotto risultati avvertibili nella politica e nei suoi soggetti. Questo stesso Parlamento presenta elementi di novità e di cambiamento. La più alta percentuale di donne e tanti giovani parlamentari. Un risultato prezioso che troppe volte la politica stessa finisce per oscurare dietro polemiche e conflitti. I giovani parlamentari portano in queste aule le speranze e le attese dei propri coetanei. Rappresentano anche, con la capacità di critica, e persino di indignazione, la voglia di cambiare. A loro, in particolare, chiedo di dare un contributo positivo al nostro essere davvero comunità nazionale, non dimenticando mai l’essenza del mandato parlamentare. L’idea, cioè, che in queste aule non si è espressione di un segmento della società o di interessi particolari, ma si è rappresentanti dell’intero popolo italiano e, tutti insieme, al servizio del Paese. Tutti sono chiamati ad assumere per intero questa responsabilità. Condizione primaria per riaccostare gli italiani alle istituzioni è intendere la politica come servizio al bene comune, patrimonio di ognuno e di tutti. E’ necessario ricollegare a esse quei tanti nostri concittadini che le avvertono lontane ed estranee. La democrazia non è una conquista definitiva ma va inverata continuamente, individuando le formule più adeguate al mutamento dei tempi. E’ significativo che il mio giuramento sia avvenuto mentre sta per completarsi il percorso di un’ampia e incisiva riforma della seconda parte della Costituzione. Senza entrare nel merito delle singole soluzioni, che competono al Parlamento, nella sua sovranità, desidero esprimere l’auspicio che questo percorso sia portato a compimento con l’obiettivo di rendere più adeguata la nostra democrazia. Riformare la Costituzione per rafforzare il processo democratico. Vi è anche la necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo, bilanciando l’esigenza di governo con il rispetto delle garanzie procedurali di una corretta dialettica parlamentare. Come è stato più volte sollecitato dal Presidente Napolitano, un’altra priorità è costituita dall’approvazione di una nuova legge elettorale, tema sul quale è impegnato il Parlamento. Nel linguaggio corrente si è soliti tradurre il compito del capo dello Stato nel ruolo di un arbitro, del garante della Costituzione. E’ una immagine efficace. All’arbitro compete la puntuale applicazione delle regole. L’arbitro deve essere – e sarà – imparziale. I giocatori lo aiutino con la loro correttezza. Il Presidente della Repubblica è garante della Costituzione. La garanzia più forte della nostra Costituzione consiste, peraltro, nella sua applicazione. Nel viverla giorno per giorno. Garantire la Costituzione significa garantire il diritto allo studio dei nostri ragazzi in una scuola moderna in ambienti sicuri, garantire il loro diritto al futuro. Significa riconoscere e rendere effettivo il diritto al lavoro. Significa promuovere la cultura diffusa e la ricerca di eccellenza, anche utilizzando le nuove tecnologie e superando il divario digitale. Significa amare i nostri tesori ambientali e artistici. Significa ripudiare la guerra e promuovere la pace. Significa garantire i diritti dei malati. Significa che ciascuno concorra, con lealtà, alle spese della comunità nazionale. Significa che si possa ottenere giustizia in tempi rapidi. Significa fare in modo che le donne non debbano avere paura di violenze e discriminazioni. Significa rimuovere ogni barriera che limiti i diritti delle persone con disabilità. Significa sostenere la famiglia, risorsa della società. Significa garantire l’autonomia ed il pluralismo dell’informazione, presidio di democrazia. Significa ricordare la Resistenza e il sacrificio di tanti che settanta anni fa liberarono l’Italia dal nazifascismo. Significa libertà. Libertà come pieno sviluppo dei diritti civili, nella sfera sociale come in quella economica, nella sfera personale e affettiva. Garantire la Costituzione significa affermare e diffondere un senso forte della legalità. La lotta alla mafia e quella alla corruzione sono priorità assolute. La corruzione ha raggiunto un livello inaccettabile. Divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini. Impedisce la corretta esplicazione delle regole del mercato. Favorisce le consorterie e penalizza gli onesti e i capaci. L’attuale Pontefice, Francesco, che ringrazio per il messaggio di auguri che ha voluto inviarmi, ha usato parole severe contro i corrotti: «Uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini». E’ allarmante la diffusione delle mafie, antiche e nuove, anche in aree geografiche storicamente immuni. Un cancro pervasivo, che distrugge speranze, impone gioghi e sopraffazioni, calpesta diritti. Dobbiamo incoraggiare l’azione determinata della magistratura e delle forze dell’ordine che, spesso a rischio della vita, si battono per contrastare la criminalità organizzata. Nella lotta alle mafie abbiamo avuto molti eroi. Penso tra gli altri a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Per sconfiggere la mafia occorre una moltitudine di persone oneste, competenti, tenaci. E una dirigenza politica e amministrativa capace di compiere il proprio dovere. Altri rischi minacciano la nostra convivenza. Il terrorismo internazionale ha lanciato la sua sfida sanguinosa, seminando lutti e tragedie in ogni parte del mondo e facendo vittime innocenti. Siamo inorriditi dalle barbare decapitazioni di ostaggi, dalle guerre e dagli eccidi in Medio Oriente e in Africa, fino ai tragici fatti di Parigi. Il nostro Paese ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell’odio e dell’intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla Sinagoga di Roma nell’ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano. La pratica della violenza in nome della religione sembrava un capitolo da tempo chiuso dalla storia. Va condannato e combattuto chi strumentalizza a fini di dominio il proprio credo, violando il diritto fondamentale alla libertà religiosa. Considerare la sfida terribile del terrorismo fondamentalista nell’ottica dello scontro tra religioni o tra civiltà sarebbe un grave errore. La minaccia è molto più profonda e più vasta. L’attacco è ai fondamenti di libertà, di democrazia, di tolleranza e di convivenza. Per minacce globali servono risposte globali. Un fenomeno così grave non si può combattere rinchiudendosi nel fortino degli Stati nazionali. I predicatori d’odio e coloro che reclutano assassini utilizzano internet e i mezzi di comunicazione più sofisticati, che sfuggono, per la loro stessa natura, a una dimensione territoriale. La comunità internazionale deve mettere in campo tutte le sue risorse. Nel salutare il Corpo Diplomatico accreditato presso la Repubblica, esprimo un auspicio di intensa collaborazione anche in questa direzione. La lotta al terrorismo va condotta con fermezza, intelligenza, capacità di discernimento. Una lotta impegnativa che non può prescindere dalla sicurezza: lo Stato deve assicurare il diritto dei cittadini a una vita serena e libera dalla paura. Il sentimento della speranza ha caratterizzato l’Europa nel dopoguerra e alla caduta del muro di Berlino. Speranza di libertà e di ripresa dopo la guerra, speranza di affermazione di valori di democrazia dopo il 1989. Nella nuova Europa l’Italia ha trovato l’affermazione della sua sovranità; un approdo sicuro ma soprattutto un luogo da cui ripartire per vincere le sfide globali. L’Unione Europea rappresenta oggi, ancora una volta, una frontiera di speranza e la prospettiva di una vera Unione politica va rilanciata, senza indugio. L’affermazione dei diritti di cittadinanza rappresenta il consolidamento del grande spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia. Le guerre, gli attentati, le persecuzioni politiche, etniche e religiose, la miseria e le carestie generano ingenti masse di profughi. Milioni di individui e famiglie in fuga dalle proprie case che cercano salvezza e futuro proprio nell’Europa del diritto e della democrazia. E’ questa un’emergenza umanitaria, grave e dolorosa, che deve vedere l’Unione Europea più attenta, impegnata e solidale. L’Italia ha fatto e sta facendo bene la sua parte e siamo grati a tutti i nostri operatori, ai vari livelli, per l’impegno generoso con cui fronteggiano questo drammatico esodo. A livello internazionale la meritoria e indispensabile azione di mantenimento della pace, che vede impegnati i nostri militari in tante missioni, ¬ deve essere consolidata con un’azione di ricostruzione politica, economica, sociale e culturale, senza la quale ogni sforzo è destinato a vanificarsi. Alle Forze Armate, sempre più strumento di pace ed elemento essenziale della nostra politica estera e di sicurezza, rivolgo un sincero ringraziamento, ricordando quanti hanno perduto la loro vita nell’assolvimento del proprio dovere. Occorre continuare a dispiegare il massimo impegno affinché la delicata vicenda dei due nostri fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trovi al più presto una conclusione positiva, con il loro definitivo ritorno in Patria. Desidero rivolgere un pensiero ai civili impegnati, in zone spesso rischiose, nella preziosa opera di cooperazione e di aiuto allo sviluppo. Di tre italiani, padre Paolo Dall’Oglio, Giovanni Lo Porto e Ignazio Scaravilli non si hanno notizie in terre difficili e martoriate. A loro e ai loro familiari va la solidarietà e la vicinanza di tutto il popolo italiano, insieme all’augurio di fare presto ritorno nelle loro case. Onorevoli Parlamentari, Signori Delegati, Per la nostra gente, il volto della Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni: l’ ospedale, il municipio, la scuola, il tribunale, il museo. Mi auguro che negli uffici pubblici e nelle istituzioni possano riflettersi, con fiducia, i volti degli italiani: il volto spensierato dei bambini, quello curioso dei ragazzi. i volti preoccupati degli anziani soli e in difficoltà il volto di chi soffre, dei malati, e delle loro famiglie, che portano sulle spalle carichi pesanti. Il volto dei giovani che cercano lavoro e quello di chi il lavoro lo ha perduto. Il volto di chi ha dovuto chiudere l’impresa a causa della congiuntura economica e quello di chi continua a investire nonostante la crisi. Il volto di chi dona con generosità il proprio tempo agli altri. Il volto di chi non si arrende alla sopraffazione, di chi lotta contro le ingiustizie e quello di chi cerca una via di riscatto. Storie di donne e di uomini, di piccoli e di anziani, con differenti convinzioni politiche, culturali e religiose. Questi volti e queste storie raccontano di un popolo che vogliamo sempre più libero, sicuro e solidale. Un popolo che si senta davvero comunità e che cammini con una nuova speranza verso un futuro di serenità e di pace. Viva la Repubblica, viva l’Italia!”

Il Parlamento in seduta comune è convocato per martedì 3 febbraio alle ore 10 per il giuramento e il messaggio del Presidente della Repubblica.

CAMERA DEI DEPUTATI

CONVOCAZIONE

Convocazione del Parlamento in seduta comune (15A00728) (GU Serie Generale n.25 del 31-1-2015)

La  Camera  dei  deputati  ed  il  Senato  della  Repubblica   sono
convocati, in seduta comune, martedi' 3 febbraio 2015, alle  ore  10,
con il seguente 
 
                         Ordine del giorno: 
 
  Giuramento e messaggio del Presidente della Repubblica. 
 
                              La Presidente della Camera dei Deputati 
                                          Laura Boldrini

Il 31 gennaio il Parlamento in seduta comune, con 665 voti, al quarto scrutinio, elegge Sergio Mattarella Presidente della Repubblica.

sergio-mattarella

Giannini: “Con elezione Mattarella grande giornata per la Repubblica”

“Oggi è una grande giornata per la Repubblica e per il Parlamento che ha dimostrato responsabilità. Mattarella risponde a tutti i requisiti di cui la figura del Presidente della Repubblica ha bisogno”. Lo dice il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, convinta che il nuovo Presidente della Repubblica “accompagnerà il percorso di riforme strutturali del governo. Su questo Mattarella dà tutte le garanzie necessarie”.

PARLAMENTO NAZIONALE

AVVISO

ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA (15A00684) (GU Serie Generale n.25 del 31-1-2015)

Il  Parlamento  in  seduta  comune  dei   suoi   membri,   con   la
partecipazione dei delegati regionali, ha eletto - il 31 gennaio 2015
- Presidente della Repubblica SERGIO MATTARELLA. 
 
 
                              La Presidente della Camera dei Deputati 
                                           Laura Boldrini

Il 29 e 30 gennaio si riunisce il Parlamento in seduta comune per l’elezione del Presidente della Repubblica.

Il 14 gennaio il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano firma l’atto di dimissioni. Il Presidente del Senato assume temporaneamente le funzioni di Presidente della Repubblica, ai sensi dell’articolo 86, primo comma, della Costituzione. Le funzioni di Presidente del Senato saranno ricoperte dalla Vice Presidente, ai sensi dell’articolo 9, secondo comma, del Regolamento del Senato.

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

COMUNICATO

DIMISSIONI DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA (15A00224) 

(GU n.10 del 14-1-2015)

 
 
  Il  Presidente  della  Repubblica  Giorgio  NAPOLITANO  si e'  oggi
dimesso dalla carica con il seguente: 
 
                         Atto di dimissioni 
 
  «In data odierna rassegno le dimissioni dalla carica di  Presidente
della Repubblica, da me assunta il 22 aprile 2013. 
 
    Dal Palazzo del Quirinale, addi' 14 gennaio 2015 
 
 
                                                  Giorgio Napolitano» 
 
 
   L'atto di dimissioni e' stato  ricevuto  dal  Segretario  generale
della  Presidenza  della  Repubblica,  che  ha  assistito  alla   sua
sottoscrizione. Il Segretario generale ne ha  dato  comunicazione  al
Presidente del Senato della Repubblica, al  Presidente  della  Camera
dei deputati e al Presidente del Consiglio dei Ministri. 
  In conseguenza, il Presidente del Senato dott. Pietro GRASSO assume
le funzioni di Presidente della Repubblica, ai sensi dell'articolo 86
della Costituzione, fino al giuramento del nuovo Presidente. 
  Il Consiglio dei  Ministri  ha  preso  atto  delle  dimissioni  del
Presidente della Repubblica. 

(Quirinale, 14 gennaio 2015) Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha oggi sottoscritto l’atto di dimissioni dalla carica di Capo dello Stato, alla quale è stato eletto per la seconda volta il 20 aprile 2013 dal Parlamento in seduta comune, alla presenza del Segretario generale del Quirinale, che ha provveduto a darne comunicazione ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati e al Presidente del Consiglio dei Ministri per gli adempimenti di rispettiva competenza.

Il Presidente della Repubblica si è quindi recato nel Cortile d’onore dove ha ricevuto gli onori militari da un reparto di formazione interforze e gli è stato consegnato copia dello Stendardo presidenziale dal Comandante del Reggimento Corazzieri alla presenza del Consigliere militare.

Successivamente il Presidente e la signora Napolitano, dopo aver preso congedo dal Segretario generale della Presidenza della Repubblica, dai Consiglieri e dai più stretti collaboratori, hanno lasciato in auto il Palazzo del Quirinale.


(Palazzo Chigi, 14 gennaio 2015) Il Presidente del Consiglio ha riferito al Consiglio dei Ministri che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lo ha informato delle sue dimissioni rassegnate oggi stesso.

Le funzioni di Presidente della Repubblica sono quindi assunte dal Presidente del Senato, Piero Grasso, fino al giuramento del nuovo Capo dello Stato.

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha condiviso con i Ministri i sensi della riconoscenza del governo per il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per la sua figura autorevole e alta responsabilità di garanzia delle istituzioni. Il suo profilo di uomo ed europeista convinto. Il lavoro infaticabile per gli italiani e l’Unità del Paese nei nove anni della sua Presidenza, in particolare in occasione dell’anniversario dei 150 anni.

2 febbraio Piano per l’Edilizia scolastica

Il 2 febbraio Palazzo Chigi informa che, grazie al piano per l’edilizia scolastica, che si sviluppa in tre aree d’azione per altrettante linee di finanziamento ( #Scuolesicure, #Scuolenuove, #Scuolebelle), sono stati aperti oltre 500 cantieri per interventi di messa in sicurezza, 200 di riqualificazione completa o per nuove costruzioni e oltre 7000 interventi di piccola manutenzione, decoro e ripristino funzionale su altrettanti plessi scolastici.

EdiliziaScolastica_LineeOperative_proposta_21012015

Per saperne di più

A che punto siamo

Il Futuro dell’Italia passa anche attraverso le nuove generazioni, che sono il Paese di domani. E il luogo in cui si forma l’Italia del futuro, la sua società, la sua classe dirigente, sono le scuole. E’ per questo che il Governo ha individuato nell’edilizia scolastica una delle sue priorità di azione ed ha istituito la “Struttura di Missione per il coordinamento e impulso nell’attuazione di interventi di riqualificazione dell’edilizia scolastica”. Questo per adottare il metodo della prevenzione e pianificazione, abbandonando definitivamente la logica dell’emergenza.

#Scuolenuove, #Scuolesicure, #Scuolebelle: tre aree d’azione per altrettante linee di finanziamento.

Il piano per l’edilizia scolastica, partito a luglio dello scorso anno e composto da tre principali filoni, coinvolgerà complessivamente oltre 21.000 interventi in edifici scolastici per investimenti pari a oltre un miliardo di euro. Quattro milioni di studenti e una scuola italiana su due sono protagonisti di questo primo progetto, che porta nell’arco del biennio 2014-2015 ad avere scuole più belle, più sicure e più nuove.

In meno di un anno:

#SCUOLESICURE: Avviati e conclusi oltre 500 cantieri. Tempi da record, con cui il Governo ha messo a frutto 150 milioni di euro previsti dal DL 69/2013 (Decreto del Fare). Il Governo poi, ai sensi dell’art. 48 del DL 66/2014 e con delibera CIPE 30 giugno 2014 ha destinato altri 400 milioni per finanziare i progetti che erano rimasti esclusi dalla graduatoria iniziale. Entro il 28 febbraio 2015 saranno appaltati altri 1.600 interventi di messa in sicurezza.
Si stanno concludendo i cantieri finanziati dai fondi FESR per l’Istruzione, che dovranno essere rendicontati entro il 31 dicembre 2015. Si tratta di circa 640 milioni di euro impiegati in opere di risparmio energetico, sicurezza degli edifici scolastici, accessibilità degli Istituti attraverso l’eliminazione delle barriere architettoniche.

#SCUOLENUOVE: Sblocco del Patto di stabilità per 244 milioni di euro e 454 interventi segnalati dai Sindaci a seguito della lettera del Presidente del Consiglio del 3 marzo e 16 maggio 2014. Finanziati interventi di riqualificazione completa e di nuove costruzioni. A fine 2014 conclusi i primi 200 interventi, in corso gli altri 254. La mappa è consultabile sul sito web di Italiasicura.

#SCUOLEBELLE: Per un importo complessivo di 150 milioni sono stati finanziati interventi di piccola manutenzione, decoro e ripristino funzionale che hanno riguardato oltre 7.000 plessi scolastici nel 2014.
Ulteriori 130 milioni sono stati previsti dalla legge di stabilità per il primo semestre 2015, 150 milioni di euro sono in previsione per il secondo semestre 2015 per intervenire su oltre 10.000 istituti.

Disponibile dal 14 novembre l’aggiornamento al 31 ottobre degli interventi nell’ambito dell’iniziativa #scuolebelle.

Edilizia scolastica, on line elenco interventi
#scuolebelle aggiornati al 31 ottobre

(Roma, 14 novembre 2014) E’ disponibile da oggi, sul portale del Miur dedicato all’edilizia scolastica, l’aggiornamento al 31 ottobre degli interventi nell’ambito dell’iniziativa #scuolebelle. La tabella riassume anche, Regione per Regione, gli interventi che saranno avviati fra novembre e dicembre.

Il progetto #scuolebelle, che è uno dei tre filoni del Piano per l’edilizia scolastica del governo, prevede, per il 2014, quasi 8.000 interventi di piccola manutenzione, decoro e ripristino funzionale. Nel dettaglio, sono 1.013 gli interventi  programmati tra fine luglio e fine settembre e già conclusi. Altri 4.524 quelli avviati nel mese di ottobre e molti dei quali terminati. Mentre sono 2.160 quelli in partenza. Si tratta di opere che, nel 2014, riguardano principalmente le scuole dell’infanzia e gli istituti comprensivi, finanziate direttamente con 150 milioni di euro. Nel 2015 sono programmati i lavori su oltre 10.000 plessi e vedranno coinvolte anche le scuole secondarie.

Disponibile dal 16 settembre l’elenco dei lavori conclusi al 15 di settembre nell’ambito dell’iniziativa #scuolebelle

Edilizia scolastica, on line elenco
interventi #scuolebelle realizzati al 15/09
Inviata lettera a Sindaci e Presidenti di Provincia su #scuolesicure

(Roma, 16 settembre 2014) E’ disponibile da oggi, sul sito Miur dedicato all’edilizia scolastica, l’elenco dei lavori conclusi al 15 di settembre nell’ambito dell’iniziativa #scuolebelle. La tabella riassume anche gli interventi che saranno terminati nel mese di settembre e quelli che saranno realizzati fra ottobre e dicembre.

È possibile conoscere lo stato dell’arte scuola per scuola. Il progetto #scuolebelle, che è uno dei tre filoni del Piano per l’edilizia scolastica del governo, prevede, per il 2014, oltre 7.000 interventi di piccola manutenzione, decoro e ripristino funzionale. Nel dettaglio, sono 918 gli interventi realizzati a luglio e agosto e già conclusi. Altri 3.585 sono in corso di realizzazione e saranno conclusi entro il mese di settembre. Gli ulteriori 3.230 interventi saranno eseguiti fra ottobre e dicembre. Si tratta di opere che riguardano tutti gli ordini di scuola, dall’infanzia alle superiori, finanziate direttamente con 150 milioni di euro.
Nella giornata di ieri, poi, è partita una comunicazione ai Sindaci e ai Presidenti di Provincia che ricorda loro la scadenza del 31 dicembre prossimo per poter affidare le opere incluse nel progetto #scuolesicure, altro filone del Piano per l’edilizia che prevede uno stanziamento di 400 milioni. Alcuni Comuni hanno già avviato gli interventi. Gli altri cantieri partiranno nelle prossime settimane con l’affidamento delle opere. Nei prossimi giorni sarà diffuso anche lo stato dei progetti delle #scuolenuove che saranno realizzate grazie allo sblocco di patto.

Dalla prossima settimana si apre poi la fase due del Piano per l’edilizia con l’approdo in Conferenza Unificata Stato-Regioni del decreto attuativo della legge 128 del 2013 sui mutui agevolati per l’edilizia scolastica, con oneri di ammortamento a totale carico dello Stato, che renderà possibile la realizzazione di altri interventi già in avanzato livello di progettazione, tramite graduatorie regionali. Nel frattempo il Miur sta lavorando alla riprogrammazione delle risorse del Fondo di sviluppo e coesione 2007/2013 e alla programmazione di quelle per il 2014/2020 per sostenere ulteriormente interventi in materia di edilizia scolastica.

Dal 7 agosto parte l’iniziativa #Scuolebelle con la pubblicazione della lettera, inviata da MIUR e Anci (Associazione nazionale comuni italiani) ai Sindaci delle Amministrazioni Comunali nel cui territorio ricadono i plessi scolastici oggetto di finanziamento.

#Scuolebelle Informativa ai Sindaci, inviate più di 2.000 comunicazioni

Da oggi è disponibile sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, la lettera inviata dal Miur e dall’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) ai Sindaci delle Amministrazioni Comunali nel cui territorio ricadono i plessi scolastici oggetto del finanziamento #Scuolebelle.

L’iniziativa nasce dall’esigenza di fornire un’informativa quanto più esaustiva dell’attività relativa agli interventi di ripristino del decoro e della funzionalità delle scuole. Allegata alla comunicazione si trasmette ai Sindaci l’elenco degli edifici scolastici che saranno interessati dagli interventi di manutenzione ordinaria rientranti nel piano per l’edilizia scolastica del Governo e previsti per il territorio di competenza per il 2014.

http://www.istruzione.it/edilizia_scolastica/

L’1 agosto il MIUR rende noto l’elenco delle prime 1.639 #scuolesicure che saranno interessate dagli interventi di messa in sicurezza ed agibilità del piano per l’edilizia scolastica.

#scuolesicure su www.istruzione.it
l’elenco dei primi 1.639 interventi
Al via il portale Miur dedicato al Piano per l’edilizia
con documenti e informazioni utili
Comuni e Province avranno tempo
fino al 31 dicembre per assegnare gli interventi

Sono disponibili da oggi, sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (www.istruzione.it), gli elenchi delle prime 1.639 #scuolesicure che saranno interessate dagli interventi di messa in sicurezza ed agibilità del piano per l’edilizia scolastica del governo.

Grazie ai 400 milioni della delibera Cipe dello scorso 30 giugno saranno coperti 1.639 interventi che erano rimasti esclusi dal cosiddetto “decreto del Fare”. Le aggiudicazioni avverranno con iter agevolato per consentire una rapida partenza delle opere che hanno un valore medio di 160.000 euro. Sindaci e Presidenti di Provincia saranno infatti, per queste procedure, commissari straordinari. Il Miur sta scrivendo loro (in allegato la lettera) per comunicare che sono autorizzati ad avviare subito le gare, con pubblicazione del relativo bando, o ad affidare i lavori in caso di gare già espletate.

Ci sarà tempo fino al prossimo 31 dicembre per l’assegnazione degli interventi. La riunione odierna del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) ha infatti deliberato la proroga dalla scadenza iniziale del 30 ottobre 2014 alla nuova scadenza del 31 dicembre.

Altri 381 interventi, presenti sempre nelle graduatorie del dl del ‘Fare’, saranno finanziati con i ribassi d’asta. Sempre con i ribassi si finanzieranno fino a ulteriori 845 interventi, per il conseguimento del certificato di agibilità e per il completamento della messa a norma, previsti dal decreto del Miur numero 267. E’ da oggi attiva, poi, la seguente pagina web dedicata al Piano per l’Edilizia: http://www.istruzione.it/edilizia_scolastica/. Un portale su cui saranno caricati documenti, normativa, FAQ, utili per i cittadini e le Amministrazioni locali.

Il piano per l’edilizia scolastica del governo parte lunedì 21 luglio con i primi interventi di piccola manutenzione per il ripristino del decoro e della funzionalità degli edifici scolastici. Per rendere le #scuolebelle è previsto, sul 2014, un finanziamento di 150 milioni che riguada 7.751 plessi (dato aggiornato al 18 luglio). Il Miur verserà gli importi direttamente alle scuole che gestiranno i lavori attraverso gli appalti Consip.

Il 4 luglio Palazzo Chigi annuncia un piano per l’edilizia scolastica con un investimento di circa un miliardo di euro nel biennio 2014-2015.

Il piano di edilizia scolastica, fortemente voluto dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, fin dal suo discorso di fiducia alle Camere del 24 febbraio 2014, prende il via. Un piano, composto da tre principali filoni, che coinvolgerà complessivamente 20.845 edifici scolastici per investimenti pari a 1.094.000.000 di euro. Quattro milioni di studenti e una scuola italiana su due sono protagonisti di questo primo progetto, che porta nell’arco del biennio 2014-2015 ad avere scuole più belle, più sicure e più nuove.

Si tratta della costruzione di nuovi edifici scolastici o di rilevanti manutenzioni, grazie alla liberazione di risorse dei comuni dai vincoli del patto di stabilità per un valore di 244 milioni (#scuolenuove) e del finanziamento per 510 milioni dal Fondo di sviluppo e coesione, dopo la delibera Cipe del 30 giugno, per interventi di messa in sicurezza (#scuolesicure), di decoro e piccola manutenzione (#scuolebelle). Al lavoro su questo obiettivo c’è una specifica Unità di missione istituita dalla Presidenza del Consiglio in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, l’Università e la Ricerca per mettere in sicurezza le strutture scolastiche.

Sblocca patto: #scuolenuove 
Sblocco del patto di stabilità per 404 cantieri in corso o che stanno aprendo, con progetti dall’importo medio di un milione, generando circa 400 milioni di valore complessivo. Tutti i sindaci che hanno risposto all’appello del Presidente del 3 marzo scorso segnalando interventi di edilizia scolastica immediatamente cantierabili, finanziati completamente con fondi propri e per i quali sbloccare il patto di stabilità, hanno infatti trovato accoglimento nei DPCM firmati dal Presidente in giugno: i sindaci riceveranno la comunicazione dalla Ragioneria dello Stato secondo le procedure gestionali ordinarie di sblocco del patto per l’anno 2014 e 2015. Per gli altri sindaci che – rispondendo all’appello del governo – hanno chiesto finanziamenti o lo sblocco del patto per interventi che inizieranno nel 2015, si aprirà una nuova possibilità con il prossimo Documento programmatico di economia e finanza e con i mutui in fase di attivazione con oneri a totale carico dello Stato.

Finanziamento delle graduatorie e interventi di decoro: #scuolesicure e #scuolebelle
Con le delibere approvate dal Cipe il 30 giugno scorso sono stati destinati complessivamente 510 milioni all’edilizia scolastica riprogrammando Fondi di Sviluppo e Coesione.
#scuolesicure. Di questa somma 400 milioni di euro sono stati destinati a interventi di messa in sicurezza ed agibilità delle scuole per un totale di 2.480 interventi del valore medio di circa 160.000 euro: interventi già resi ammissibili e presenti in graduatorie, ma che solo oggi sono finanziati e che potranno partire terminato l’iter di registrazione delle delibere. Comuni e Province per acquisire i relativi finanziamenti dovranno aggiudicare gli appalti entro il 30 ottobre 2014, esaurendo i primi 1.635 interventi previsti dal DL Fare. In seguito agli accertati ribassi d’asta, saranno finanziati altri 845 progetti previsti dal DDG 267 del MIUR.
#scuolebelle. Gli altri 110 milioni, abbinati a 40 milioni in capo al MIUR, finanzieranno gli interventi di piccola manutenzione, decoro e ripristino funzionale che interesseranno 7.801 plessi scolastici nel corso del 2014. Ulteriori 300 milioni sono in attesa di essere sbloccati nel 2015 e riguarderanno 10.160 plessi. In totale si tratta quindi di 17.961 interventi di piccola manutenzione.

Totale investimenti
su base nazionale
Italia
#scuolebelle € 450.000.000
#scuolesicure € 400.000.000
#scuolenuove € 244.000.000
TOTALE € 1.094.000.000

 

Iniziativa Tipologia degli interventi numero scuole coinvolte

#scuolebelle

  • Piccola manutenzione
  • Decoro
  • Ripristino funzionale
17.961

#scuolesicure

  • Messa in sicurezza
  • Rimozione amianto
  • Barriere architettoniche
2.480

#scuolenuove

  • Sblocco Patto Stabilità
    (primo blocco)
  • Immediatamente cantierabili
404