Premi “Claudio Abbado”

Premi “Claudio Abbado”, al via bando da 1 milione di euro per valorizzare le eccellenze italiane della Musica,
dell’Arte e della Danza

Giannini: “Afam fiore a occhiello, presto piano per rilancio”

Valorizzare le eccellenze dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica e rendere omaggio alla figura di un grande Maestro, vanto della cultura italiana nel mondo. Sono gli obiettivi del bando per i Premi intitolati al Maestro “Claudio Abbado”, che saranno assegnati nell’ambito dell’XI edizione del “Premio Nazionale delle Arti”.

Interpretazione e composizione musicale, Arti figurative digitali e scenografiche, Arti dello spettacolo, Design sono gli ambiti in cui dovranno confrontarsi gli studenti dei Conservatori e delle Accademie di Belle Arti, dell’Accademia d’Arte Drammatica e dell’Accademia di Danza e i ragazzi degli Istituti superiori per l’industria artistica. Il totale dei premi (in tutto 235) ammonta a quasi 1 milione di euro (996.200 euro).

“I Premi Abbado rappresentano un momento importante di valorizzazione delle eccellenze dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica, fiore all’occhiello del sistema d’istruzione italiano, il cui valore è riconosciuto anche all’estero – sottolinea il Ministro Giannini – Il sistema AFAM è stato un po’ trascurato in passato e per questo sarà al centro di un importante rilancio a cui sta lavorando il Ministero, attraverso un gruppo di esperti ad hoc e tramite incontri con gli stakeholder del settore. Presto, come abbiamo fatto per la ‘Buona Scuola’, produrremo un piano per la ‘Buona AFAM’. Abbiamo già realizzato un documento di lavoro, la nostra ‘Chiamata alle arti’ che si trova sul sito del Miur e che è la base su cui stiamo costruendo il nostro percorso di rilancio del settore”.

I candidati dovranno presentare domanda per la sezione del concorso a cui sono interessati entro il prossimo 7 marzo e saranno valutati da esponenti di chiara fama delle Arti, della Musica e della Cultura. Entro il 21 marzo saranno selezionati coloro che potranno partecipare alle prove nazionali. I vincitori saranno indicati entro il 29 maggio sul sito del Miur www.istruzione.it.

La premiazione finale avverrà a Roma. Ai primi classificati andranno tra i 5.000 e i 7.000 euro; ai secondi tra i 2.700 e i 4.700, ai terzi e quarti tra i 500 e i 2.500. La quantificazione finale delle somme associate a ciascun premio terrà conto della dichiarazione del reddito Isee dei vincitori.

La scuola di fronte a una sfida di civiltà

La scuola di fronte a una sfida di civiltà

di Maurizio Tiriticco

Sto intercettando su FB centinaia di messaggi contro il rogo del povero pilota giordano caduto nelle mani dei miliziani dell’Isis. Non mi meraviglierei più di tanto. Roghi, squartamenti, tagli di teste, mazzolature, tutte pene più che legali – ripeto, legaliii – sono tipiche di ogni fondamentalismo religioso. Nello Stato pontificio la pena di morte fu praticata fino al 1870. Ed è rimasta legale fino al 2001. Pomponio de Algerio, studente protestante, fu arso vivo in un pentolone di olio bollente il 19 agosto 1556 in Piazza Navona nella Roma pontificia: un gran divertimentooo!!! E solo una delle decine di migliaia di efferate uccisioni! Nell’Ottocento Mastro Titta ha giustiziato – si fa per dire – più di 500 condannati, e sempre con la benedizione pontificia! E sotto ogni regime questi spettacoli erano una gran festa. Non c’erano né cinema né TV e neppure le partite di calcio! E, dopo la messa, obbligatoria, ovviamente, una bella esecuzione in una piazza della città, Piazza del Popolo, Campo di Fiori, il Velabro, era uno spettacolo atteso: e le teste mozzate appese nei crocevia facevano sempre bella mostra di sé! Se poi si trattava di una strega, ancora meglio! Centinaia di migliaia di donne per secoli in Europa e in America sono state bruciate vive. Un bel rogo purifica, uccide la strega e ne libera l’anima per il Cielo! Insomma, le si fa un bel regalino!
Se non ci fossero stati Bruno, Campanella (tra le altre imputazioni, aveva anche scritto “De tribus impostori bus”, cioè Mosè, Gesù e Maometto, contro le tre religioni monoteiste), Galilei, Beccaria, Bacone, gli Illuministi, se lo Stato della chiesa non fosse stato abbattuto, le nostre piazze continuerebbero a colare sangue! Galileo è stato riabilitato dalla Chiesa, obtorto collo, solo nel 1992! E torturare poi non era una eccezione, era la pratica principe di ogni interrogatorio, perfettamente legale. Se il condannato resisteva, era salvo; in effetti non resisteva mai: quindi era segno che dio non lo aiutava e che era colpevole! Per non dire degli ammazzamenti degli Indios! Prima li battezzavano e poi li ammazzavano! E gli strumenti di tortura che si sono inventati nei secoli erano i più raffinati, e tutti legali, ovviamente per volontà di dio (lo scrivo sempre con la lettera minuscola per ovvi motivi! Dio è o sarebbe un’altra cosa).
Finché dal mondo mussulmano non emergerà un Voltaire, di sgozzamenti e di roghi ne vedremo ancora, chissà quanti e chissà per quanto tempo! Nella “civilissima” Abu Dhabi, splendida capitale degli Emirati arabi, città dagli alberghi più che avveniristici, omosessuali, apostati, adultere sono ammazzati per strada a colpi di pietre e di frustale, a volta con grande gioia dei presenti. Per non dire che uccidere un “non credente” è regola per un regime teocratico. E ciò valeva anche per la chiesa cattolica. Gli eccidi compiuti dai crociati, quando nel 1099 “liberarono” Gerusalemme, erano auspicati, autorizzati, santificati: ogni morto ammazzato valeva un posto guadagnato in paradiso. Bernardo di Chiaravalle scriveva: “Un soldato di Cristo, quando uccide un malvagio, non è un omicida, ma, per così dire, un uccisore del male e viene stimato vendicatore di Cristo nei confronti di coloro che fanno il male e difensore dei Cristiani. Occorre eliminare questi gentili che vogliono la guerra, eliminare questi operatori di iniquità che vagheggiano di strappare al popolo cristiano le ricchezze racchiuse in Gerusalemme: ecco la più nobile delle missioni”.
Per concludere, la laicità è stato un germe che a poco a poco ha logorato l’infausto assolutismo della religione cattolica di Costantino e di Tedosio: quand’è che il germe della laicità comincerà a logorare l’assolutismo mussulmano? Forse mai!? Ho sempre considerato “La Rabbia e l’Orgoglio” di Oriana Fallaci un testo eccessivo e pericoloso ai fini del dialogo che noi occidentali, di mille diverse culture e religioni, ci siamo proposti di intrattenere con tutte le credenze “altre” del mondo. Ma il recente eccidio degli amici di Charlie Hebdo e le efferate sentenze di morte dei soldati dell’Isis non possono non sollecitare riflessioni e ripensamenti.
Anche perché noi, uomini e donne di scuola, abbiamo responsabilità precise per quanto riguarda quella Educazione del cittadino, che sia nato o giunto qui, rispettoso di ogni cultura, di ogni etnia, di ogni religione. E’ la stessa responsabilità della scuola che cambia e cresce. Se, dopo l’Unità nazionale ci siamo impegnati a far sì che tutti sapessero leggere, scrivere e far di conto, oggi a più di 150 anni di distanza, l’impegno è più gravoso: che tutti, di lingue e culture diverse, sappiano anche e soprattutto convivere per costruire un mondo migliore. Ed è una sfida di civiltà, in primo luogo!

Istruzione degli Adulti: “Linee Guida” e “Piano aggiornamento”

Istruzione degli Adulti: “Linee Guida” e “Piano aggiornamento”

Con nota prot. n. 842 del 3.2.2015 sono state emanate dalla Direzione generale per gli ordinamenti scolastici del MIUR le “Linee guida” per il Piano di attività per l’innovazione dell’Istruzione degli Adulti, di seguito denominato P.A.I.D.E.I.A., cosi come previsto dall’art.11, comma 10 del D.P.R 263/2012.

Il Piano è finalizzato alla progettazione e realizzazione di attività di aggiornamento a sostegno dell’autonomia dei CPIA, destinate al personale in servizio presso i CPIA medesimi e presso le istituzioni scolastiche dove sono incardinati i percorsi di secondo livello (e/o presso i CTP ed i corsi serali non ancora ricondotti nei nuovi assetti organizzativi e didattici).

I soggetti attuatori del Piano sono – oltre l’Indire e l’Invalsi – gli Uffici Scolastici Regionali per la Lombardia, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna, la Toscana, l’Umbria e la Puglia (regioni ove sono stati già attivati i CPIA).

I soggetti partner, invece, sono gli UU.SS.RR. per la Sicilia, le Marche, l’Abruzzo, la Campania, la Calabria, la Basilicata, il Molise e la Valle d’Aosta. Da verificare il Lazio. L’USR Liguria concorrerà alla realizzazione del Piano attraverso la progettazione autonoma di iniziative di formazione.

Le attività di aggiornamento sono finalizzate all’elaborazione di prodotti riguardanti sei ambiti:

  • la rete territoriale di servizio;
  • l’attività di ricerca, sperimentazione e sviluppo in materia di istruzione degli adulti;
  • la commissione per la definizione del Patto formativo individuale;
  • la progettazione per unità di apprendimento;
  • l’attivazione di procedure e condizioni per la fruizione a distanza;
  • l’attivazione di misure di sistema finalizzate ad apportare i necessari adattamenti organizzativi negli istituti di prevenzione e pena.

Sono previste aggregazioni interregionali che realizzeranno attività di aggiornamento nei vari ambiti.

Tempistica

  • entro il 27 febbraio 2015 – Definizione dei progetti esecutivi P.A.I.D.E.I.A. di ciascuna aggregazione interregionale
  • entro il 16 marzo 2015 – Avvio dell’attività di aggiornamento
  • entro il 15 maggio 2015 – Conclusione dell’attività di aggiornamento
  • entro il 26 giugno 2015 – Rapporto di monitoraggio del Piano

Tra pochi giorni, infine, sarà emanata dall’Amministrazione la specifica circolare sulle iscrizioni.

CPIA, incontro al Miur

CPIA, incontro al Miur

Resoconto dell´incontro tra l´Amministrazione e le organizzazioni sindacali

Si è tenuto in data odierna, presso il Miur, l´incontro tra l´Amministrazione e le OOSS per discutere il seguente odg:
– CPIA avviati nell´a.s. 2014/2015: dati MIUR.
– Progetti assistiti a livello nazionale ex art. 11 – comma 1 – D.P.R. 263/12: dati Miur/Indire.
– Misure nazionali di sistema, art. 11 – comma 1 – D.P.R. 263/12: Piano P.A.I.DE.I.A.
– Avvio messa a regime CPIA a.s. 2015/2016: adempimenti.

Di seguito il  materiale illustrato alle organizzazioni sindacali dal Direttore degli ordinamenti, dott.ssa Palumbo:
– Adempimenti per l´avvio e il funzionamento dei CPIA a.s. 2014/2015con l´elenco dei CPIA istituiti e avviati.
– Progetti assistiti a livello nazionale e iter di realizzazione.
– Adempimenti per l´avvio e il funzionamento dei CPIA a.s. 2015/2016.
– Linee guida.
– Bozza di circolare per l´iscrizione ai percorsi di istruzione per gli adulti a.s. 2015/2016.

Le OO.SS. hanno preso atto dell´informativa, ma hanno ribadito la protesta per i gravi disagi subiti dal personale dei CPIA lo scorso anno scolastico, segnalando le numerose criticità ancora presenti che rischiano di rendere l´avvio dei centri per gli adulti una falsa partenza.

In particolare hanno sottolineato: la mancanza di una politica nazionale per l´educazione permanente (ricordiamo che è uno degli obiettivi di Lisbona sui quali l´Italia è più in difficoltà), il mancato rispetto della circolare 36/2014 per quanto riguarda il mantenimento dell´organico negli ex-CTP e nei corsi serali, la mancanza di risorse economiche, il contenzioso sollevato sulla questione delle graduatorie per le supplenze che mancano perché i CPIA sono di nuova istituzione, il caso dei CPIA sottodimensionati e di quelli interprovinciali.

Su questi punti le OO.SS. hanno chiesto all´Amministrazione di considerare i CPIA una sorta di istituzione “atipica”, quindi di dotarli di una presidenza autonoma anche di fuori dei parametri previsti per le altre istituzioni scolastiche, evitando così CPIA interprovinciali che presentano numerose criticità. Hanno inoltre chiesto di fornire indicazioni sulla gestione delle chiamate per supplenza vista la mancanza di graduatorie e, per quanto riguarda le iscrizioni, di considerare che ai CPIA affluiscono alunni anche durante l´anno.

Infine hanno richiesto i dati circa la consistenza degli organici (di diritto e di fatto) degli anni scolastici 2013/2014 e 2014/2015 per verificare il rispetto delle norme contenute nella circolare 36/2014 riguardo al mantenimento degli organici negli ex-CTP e nei corsi serali.

L´Amministrazione ha preso nota delle osservazioni delle OO.SS., si è impegnata a tenerne conto nelle stesura degli atti relativi all´avvio dei CPIA e ha chiesto che le osservazioni sulla bozza di circolare sulle iscrizioni pervengano al Miur entro il fine settimana.

Una didattica più «Smart» per Matematica e Scienze

da Il Sole 24 Ore

Una didattica più «Smart» per Matematica e Scienze

di Eugenio Bruno

Insegnare matematica e scienze con modalità più “smart”. A cominciare da un portale dedicato e dall’utilizzo dell’e-learning. Lo prevede il progetto Science and mathematics advanced research for good teaching (Smart) che è stato lanciato nell’ambito di Erasmus+ ed è stato presentato ieri al ministero dell’Istruzione. L’iniziativa è nata su proposta dell’Istituto superiore Carlo Anti di Villafranca di Verona, in partenariato internazionale con altre istituzioni scolastiche, università e rappresentanze del mondo del lavoro di Italia, Svezia, Germania, Ungheria e Olanda.

Il progetto
Ha durata biennale e rientra nell’ambito delle attività avviate dal Miur per la promozione della cultura tecnico-scientifica. Da un lato, migliorando le competenze professionali dei docenti e supportando l’innovazione nel sistema di formazione iniziale e continua degli insegnanti di matematica, fisica e scienze. Dall’altro aumentando la motivazione degli alunni ad approfondire lo studio delle materie scientifiche. Complessivamente sono coinvolti oltre 2.000 docenti (800 già attivi e oltre 1.200 in formazione) e 18.000 alunni (600 le scuole accreditate) per il capitolo Matematica mentre per le Scienze sono 1.200 gli insegnanti interessati, con 500 esperimenti online e una serie di Forum tematici. Nel corso dei prossimi mesi, sarà creato un portale web che ospiterà, tra l’altro, “open online courses” di matematica e scienze, lezioni e materiali didattici utilizzabili liberamente.

Il collegamento tra scuola, università e lavoro
L’importanza di questo link viene confermata dai vari soggetti coinvolti. «Questo progetto – ha spiegato Marina Marchisio, docente di matematica all’università di Torino – è importantissimo perché rappresenta un’apertura e un confronto anche con università europee. L’Università di Torino – ha aggiunto – ha messo a disposizione una piattaforma e-learning che offre, oltre a materiali e forum, un ambiente di calcolo più evoluto e un sistema di tutoring sincrono e asincrono. E dai primi risultati abbiamo visto che utilizzando questa modalità didattica la motivazione, l’interesse e l’apprendimento degli studenti per la matematica è maggiore». A sua volta, Claudio Pardini, preside dell’istituto Anti, ha sottolineato come l’iniziativa nasca dai risultati poco confortanti emersi dall’analisi Ocse: «Il problema – ha spiegato – è che la matematica viene insegnata in maniera troppo slegata dalla realtà, i ragazzi non capiscono a cosa serve, non hanno riscontro nella vita quotidiana, trovano le lezioni noiose e sono demotivati. Per questo occorre rinnovare l’apprendimento della materia». Sulle modalità che verranno seguite si è soffermato Settimio Mobilio, docente di Roma Tre: «L’uso della pratica laboratoriale è molto più diffuso in Europa rispetto all’Italia. Da noi gli insegnanti ricorrono soprattutto alle lezioni frontali per l’insegnamento delle scienze. La nostra scuola non ha tenuto il passo del progresso e della scienza. Il progetto Smart – ha concluso – va ora in questa direzione con più laboratori e materiali didattici sviluppati per l’insegnamento delle scienze».

Riforma, variabile Mattarella

da ItaliaOggi

Riforma, variabile Mattarella

Il decreto scuola tra i primi atti alla firma del nuovo capo dello stato ed ex ministro dell’istruzione

Alessandra Ricciardi

Dice Pierluigi Castagnetti, ultimo segretario del Partito popolare italiano, annoverato tra i fautori della candidatura di Sergio Mattarella al Quirinale, che il lavoro del nuovo presidente della repubblica nel rapporto con il parlamento e con il governo sarà molto spesso un lavoro «preventivo».

Così da non arrivare a bocciare provvedimenti portati alla firma, o peggio ancora dover mandare messaggi alle camere, ma riuscendo a comporre possibili fratture prima che esse si consumino. Il ministro delle riforme, Maria Elena Boschi, aggiunge un ulteriore elemento: «Siamo un governo di persone giovani, serviva al Quirinale una figura di garanzia, capace di dirci, quando sbagliamo, che stiamo sbagliando».

La scuola è tra i primi dossier (sarà probabilmente preceduto dal decreto fiscale) su cui il presidente Mattarella sarà chiamato a svolgere le funzioni di controllo, garanzia e, perché no, di moral suasion che gli assegna la Costituzione e che la politica gli tributa. Ieri il premier Matteo Renzi, davanti alle fibrillazioni degli alleati, è tornato a rivendicare il ruolo propulsivo del Pd nel cammino delle riforme, «non dobbiamo perdere tempo, avanti sulle riforme con il turbo». Tra le priorità stabilite, la scuola. Al ministero dell’istruzione stanno lavorando perché il pacchetto legislativo che attua il programma governativo della Buona scuola, composto di un decreto legge e di un disegno di legge delega, sia pronto per il consiglio dei ministri del 27 febbraio. È quella la data cerchiata da Renzi per l’avvio legislativo della sua riforma, e in particolare del mega piano assunzionale con cui ha promesso di dire basta al precariato. Ed è proprio il decreto legge che potrebbe creare le prime frizioni tra governo e Quirinale. Due i versanti caldi: il requisito dell’urgenza del decreto, se per esempio dovesse recare anche la revisione degli scatti di anzianità e la declinazione della nuova carriera con gli elementi chiave della valutazione; e la rispondenza delle assunzioni, effettuate dalle sole graduatorie ad esaurimento, con la sentenza della Corte di giustizia europea sull’abuso dei contratti a tempo determinato.

Il piano straordinario di 148 mila assunzioni, così come definito nella Buona scuola, potrà anche svuotare definitivamente le graduatorie a esaurimento, assumendo tutti coloro che vi sono iscritti, ma non è detto che risolva il problema del precariato su tutti i posti disponibili, con contratti di durata annuale e per più di tre anni. Sono platee non coincidenti, così come emerge dai dati riferiti all’anno scolastico 2013/2014: su circa 140 mila contratti di supplenza di durata annuale conferiti, solo 70 mila sarebbe stati assegnati a docenti che sono inclusi nelle Gae. L’altra metà è andata a precari delle graduatorie di istituto.

Il requisito delle Gae non sembra insomma essere essenziale per individuare i precari storici. Ma se esaurire le Gae non consentirà di dire di aver sanato il precariato storico, basterà almeno per rispondere positivamente alle indicazioni che giungono dalla Corte di giustizia europea?

Materie, quelle della politica scolastica, che vedono Mattarella nel doppio ruolo di costituzionalista -in quanto giudice della Consulta ha contribuito in maniera decisiva a rinviare alla Corte di giustizia Ue la questione sulla compatibilità della normativa italiana rispetto alla direttiva comunitaria riguardo la reiterazione dei contratti a termine dei precari- e di ex ministro dell’istruzione.

Il mandato di Mattarella a viale Trastevere, durato un anno, fu segnato dall’approvazione della legge di riforma delle elementari (la 148/1990), con il superamento del maestro unico, e dall’avvio del maxiconcorso a cattedre per le scuole secondarie.

Tra l’altro, se i rumors della vigilia dovessero essere confermati, il segretario generale del Quirinale dovrebbe essere Sandro Pajno, presidente della quinta sezione del Consiglio di stato, ed ex capo di gabinetto di Mattarella all’Istruzione, annoverato tra i maggiori conoscitori delle disciplina di settore. Per il governo, e il dicastero di viale Trastevere in particolare, il nuovo Colle non sarà affatto un semplice notaio.

Personalizzare non si può

PERSONALIZZARE NON SI PUò DICE LA MINISTRA GIANNINI di Umberto Tenuta

CANTO 394 INAUDITO!

“No, non si potrà personalizzare il curriculum”.

Lo direbbe nientepopodimeno che la Ministra dell’Istruzione.

Ma io non ci credo!

Ma “Nuovi contenuti, nuove competenze, progetti e materie in più”, Sì che si può!

E QUALCUNO SI DOMANDA:

−Si va verso l’ampliamento (o appesantimento?) dei curricoli dal punto di vista quantitativo.

−Servirà a rendere la scuola italiana più efficace, più equa e più gradita agli studenti? (https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=55005)

 

−Si va?

Se lo dice la Ministra!

−Servirà?

Ma no!

Immodestamente, lo dico io!

Non servirà a rendere la Scuola italiana né più efficace, né più equa, né più gradita agli studenti!

Innanzitutto perchè non personalizzata.

Personalizzata nelle finalità e nei percorsi formativi.

Da Cinquanta anni si parla e si fa Personalizzazione educativa!

Ed ora arriva la Ministra Giannini e fa la gran scoperta!

Non si può.

Giovani, potete non indossare la divisa militare.

Ma la BUONASCUOLA vi renderà tutti eguali.

Vi renderà tutti eguali, facendo le parti eguali tra diseguali.

Forse il discorso di DON MILANI la Ministra non l’ha ascoltato, in Piazza San Pietro.

Forse i caporali dei CAR non trattano tutte le reclute in modo eguale.

Nella BUONASCUOLA invece la Ministra Giannini vorrebbe che ancora restino le ultime file dei banchi.

E vorrebbe che i docenti facessero belle lezioni sui CANTI di Leopardi, belle lezioni sul PIGRECO, belle lezioni sulle ANDE…

E vorrebbe che i Docenti facessero belle lezioni di Danza, belle lezioni di Musica e di Canto, belle lezioni di Pittura…

Signori Professori, state seduti dietro Cattedra!

E voi studenti state seduti nei banchi biposti delle tre lunghe file!

Nella BUONASCUOLA si fanno LEZIONI, PRESENTAZIONI, ILLUSTRAZIONI, DIMOSTRAZIONI SULLA LIM…

Uguali per tutti gli studenti, senza discriminazioni.

<<Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali>>.

La Scuola è BUONASCUOLA perché rispetta le leggi, in particolare quelle costituzionali.

Signori Docenti, rispettate le leggi!

Signori Dirigenti, fate rispettare le leggi!

Le personalizzazioni a scuola non si fanno.

La BUONASCUOLA è uguale per tutti.

Per i figli del dottore e per i figli del contadino.

Per chi è alto e per chi è basso, è sempre uguale il passo.

PEP, niente!

Nella BUONASCUOLA non si personalizza nemmeno il NULLA!

Nemmeno il salto in alto.

SIGNORA MINISTRA!

Signora Ministra, noi obbediamo.

“Nuovi contenuti, nuove competenze, progetti e materie in più”.

Di più, ancora di più, sempre di più.

Sì che si può.

DUE libri di Grammatica.

TRE libri di Storia.

QUATTRO libri di Botanica.

Venite, Signori, di più, di più, sempre di più!

ABBONDANZA, ABBONDANZA, ABBONDANZA!

Ma, dice il SIGNORNò, servirà questa ABBONDANZA a rendere la scuola italiana più efficace, più equa e più gradita agli studenti?

Più efficace?

Certamente, i PICO impareranno di più!

Più equa?

Mica i cavalli sono tutti eguali!

Più gradita agli studenti?

Salteranno tutti dalla gioia!

Ed anch’io sarò contento.

Sarò contento, perchè finalmente nella scuola resteranno solo i figli del dottore.

I figli degli dei contadini, degli operai, degli impiegati resteranno a casa loro.

Le classi si sfoltiranno.

Le classi diminuiranno.

Le scuole chiuderanno.

La scuole diminuiranno.

Gli insegnanti diminuiranno.

Gli insegnanti spariranno.

Solo i capaci e meritevoli resteranno.

La Costituzione sarà finalmente attuata.

Grazie, Ministra Giannini!

 

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

 

Personalizzare il curriculum dello studente? La Giannini dice no: favorisce le diseguaglianze

da ItaliaOggi

Personalizzare il curriculum dello studente? La Giannini dice no: favorisce le diseguaglianze

Il ministro stoppa la proposta della senatrice dem francesca puglisi: non entrerà nella riforma

Emanuela Micucci

«Non si potrà personalizzare il curriculum». Lapidaria, in un’intervista al Corsera,il ministro dell’istruzione Stefania Giannini stoppa la proposta della senatrice Francesca Puglisi (Pd), responsabile scuola della segreteria dem, votata come risoluzione nei giorni scorsi dalla commissione istruzione del senato, sul curriculum personalizzato dello studente per le ultime classi delle superiori.

Prevista nell’affare n.386 nato prima della pubblicazione della Buona Scuola per riflettere sulle criticità della scuola in vista della valutazione del riordino dei cicli delle superiori, la novità non sarà presente nella riforma a cui sta lavorando il governo. «Ma con l’organico funzionale ogni scuola può ampliare la propria offerta e proporre progetti e materie in più», precisa Giannini.

Del resto, già lo scorso dicembre il ministro proprio in Commissione al Senato aveva proposto di sostituire nel testo del documento «curriculum dello studente» con «percorso formativo dello studente», ritenendo non esportabile nella scuola italiana il modello americano della high school, poiché «l’alto tasso di opzionalità rischia di compromettere la solidità della preparazione» e favorire diseguaglianze.

Il curriculum dello studente nelle classi terminali delle superiora sarebbe, infatti, formato da una parte obbligatoria per tutti e una parte opzionale, a scelta dell’alunno con discipline che diventano obbligatorie una volta scelte, oltre che da discipline facoltative di arricchimento.

Un curriculum così articolato «consentirebbe – spiega il documento – una personalizzazione del percorso di studi adeguandolo alle attitudini e agli interessi degli allievi, così da potenziare l’elemento orientativo dell’istruzione». Infatti, «dovrebbe essere anche coerente con le scelte successive dopo il diploma», poiché «un percorso di studi che vede una progressiva personalizzazione nelle scelte delle discipline consente di evidenziare in anticipo interessi ed attitudini, rendendoli poi coerenti con gli sbocchi successivi».

Introdurre la possibilità per lo studente di scegliersi le materie comporterebbe la riforma della maturità: l’esame di Stato dovrebbe essere modificato come «momento di sintesi di un percorso formativo personalizzato, con al centro le scelte e le motivazioni di ciascun studente, e non solamente una verifica delle conoscenze acquisite».

Il curriculum personalizzato contribuirebbe anche sanare la frattura tra scuola media e superiori. Nelle intenzioni i due cicli dovrebbero parlarsi, permearsi, influenzarsi maggiormente non tanto a livello informativo, quanto didattico-metodologico in funzione di una didattica orientativa. «Creando momenti di lavoro comune, operando per un curriculum verticale declinato in vari percorsi possibili coerenti con gli indirizzi della secondaria di secondo grado».

Un risorsa, allora, è rappresentata dalle reti di scuole costituite per ambito territoriale sia per le relazioni interne relative alla didattica, sia per le relazioni esterne con altri enti pubblici e privati nella governance territoriale.

Rsu, candidati precari in bilico

da ItaliaOggi

Rsu, candidati precari in bilico

Le candidature valide solo con l’ok all’intesa sindacati-Aran prima del 3 marzo

Antimo DI Geronimo

Ultimi giorni per presentare le liste elettorali per il rinnovo delle rappresentanze sindacali unitarie. Il 6 febbraio prossimo è il termine ultimo per gli adempimenti. Ma nel frattempo resta l’incognita dei precari. Le candidature dei supplenti fino al 30 giugno e fino al 31 agosto, infatti, potranno essere ritenute valide solo se le parti firmeranno definitivamente il relativo contratto quadro entro il 3 marzo prossimo, prima che inizino le operazioni di voto (3-5 marzo). Accordo che prevede tra l’altro che l’incarico cessi al termine naturale del contratto. Lo ha ricordato l’agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran) con la nota emanata il 26 gennaio scorso (prot. 1266).

Sulla tempestività della sottoscrizione definitiva, secondo quanto risulta a Italia Oggi, non dovrebbero esserci problemi. Stando a quanto si è saputo, la firma dovrebbe avvenire già in questa settimana. In ogni caso, si tratta di un mero atto formale. La trattativa, infatti, si è già chiusa con la sottoscrizione dell’ipotesi di contratto. E la firma definitiva è un atto scontato. Che avverrà al termine dei controlli. D’altra parte, l’ammissione dei lavoratori precari all’elettorato passivo non fa altro che recepire la normativa comunitaria, che vieta trattamenti difformi tra lavoratori equivalenti. Normativa che è stata più volte oggetto di interventi interpretativi da parte della magistratura, interna e comunitaria, nel senso della sua applicabilità anche in assenza di provvedimenti attuativi. E dunque, la modifica del contratto quadro nel senso della espressa previsione della facoltà, per i lavoratori a tempo determinato, di accedere alle candidature, più che un’innovazione, rappresenta un mero chiarimento. Perché anche se vi fosse una norma di segno contrario (e non è questo il caso) tale norma si porrebbe in conflitto con la legge. E ciò basterebbe e renderla nulla, anche senza l’intervento del giudice, in base alla nullità delle clausole difformi. Ed è previsto espressamente sia dal codice civile che dal decreto legislativo 165/2001. Decreto, quest’ultimo, che istituisce e regola la rappresentatività sindacale e le elezioni delle Rsu.

Resta il fatto, però, che la modifica del contratto è necessaria soprattutto per agevolare il lavoro delle commissioni elettorali e prevenire l’insorgenza di contenzioso. Tanto più che la posta in palio è la rappresentatività sindacale. Vale a dire il diritto, per i sindacati, di partecipare alle trattative per il rinnovo dei contratti e di accedere alla altre prerogative sindacali. La rappresentatività sindacale, infatti, si calcola al 50% tenendo presente la percentuale del numero degli iscritti. E per il rimante 50% avuto riguardo al numero dei voti che vengono attribuiti alle liste delle varie sigle sindacali ad esito delle elezioni delle Rsu. La soglia minima è il 5%. Che però rappresenta un obiettivo di non poco conto. Specie se si considera che nel comparto scuola lavorano quasi un milione di addetti, tra docenti, personale ausiliario, tecnico e amministrativo. E in più va tenuto presente che per poter concorrere, i sindacati devono presentare liste scuola per scuola. E le istituzione scolastiche sono 8756. Si tratta, dunque, di un esame molto difficile, che comporta un sforzo organizzativo enorme per i sindacati che vi partecipano. Che potrà essere superato solo da quelle organizzazioni sindacale che, grazie a un forte radicamento sul territorio, saranno in grado di presentare liste in un gran numero di scuole e di vantare un numero di consensi tale da consentire loro di superare la soglia del 5%.

Il numero dei candidati eletti nelle Rsu, infatti, è del tutto irrilevante ai fini del calcolo del peso dei sindacati in termini i rappresentatività. L’obiettivo più importante è dimostrare di possedere un rilevante consenso elettorale in tutto il comparto.

La vertenza Ata rischia di trasformarsi in farsa. Intanto, aumenti bloccati

da ItaliaOggi

La vertenza Ata rischia di trasformarsi in farsa. Intanto, aumenti bloccati

il ministero dell’economia e delle finanze, con una nota del 20/1/2015, prot. n. 3967, ha comunicato al ministero dell’istruzione di avere la necessità di acquisire elementi conoscitivi in ordine alla data di decorrenza del riconoscimento giuridico della posizione

Franco BAstianini

Rischia di trasformarsi in farsa la vertenza che da mesi vede coinvolte le organizzazioni sindacali della scuola, il ministero dell’istruzione e quello dell’economia e delle finanze in merito al diritto del personale Ata , destinatario ai fini giuridici nel triennio 2011/2012, 2012/2013, 2013/2014 della prima o seconda posizione economica, ad essere retribuito per il maggiore servizio richiesto per lo svolgimento dei compiti connessi alle posizioni economiche acquisite. Le somme erogate nel triennio al personale erano state, ad avviso della Ragioneria Generale dello Stato,erogate indebitamente e dovevano pertanto essere restituite. La vertenza sembrava essersi avviata a soluzione a seguito di accordo sottoscritto in sede Aran il 7/8/2014. L’accordo prevedeva infatti il riconoscimento al personale della scuola già destinatario dell’attribuzione giuridica della posizione economica(1^ o 2^) a decorrere dal 1° settembre 2011, di un emolumento una tantum, temporalmente limitato al periodo 1° settembre 2011 – 31 agosto 2014 e finalizzato ad evitare la restituzione delle somme percepite nel triennio come richieste dalla Ragioneria Generale dello Stato. Ma il ministero dell’economia e delle finanze, con una nota del 20/1/2015, prot. n. 3967, ha comunicato al ministero dell’istruzione di avere la necessità di acquisire elementi conoscitivi in ordine alla data di decorrenza del riconoscimento giuridico della posizione economica del personale richiedente l’emolumento una-tantum, della posizione economica riconosciuta, dell’eventuale registrazione del decreto da parte delle ragionerie territoriali competenti e dell’effettivo svolgimento delle mansioni connesse alla posizione economica. Un ennesimo monitoraggio che avrà, come conseguenza immediata la non corresponsione di quanto dovuto ad alcune migliaia di collaboratori scolastici e di assistenti amministrativi che nel triennio hanno svolto anche i compiti richiesti dalla titolarità della posizione economica acquisita.

Comprensibili le proteste degli interessati e delle organizzazioni sindacali, proteste di duplice natura: per via legale attraverso appositi decreti ingiuntivi di pagamento nei confronti del ministero dell’istruzione; con iniziative sindacali con invito ai lavoratori a non collaborare e ad attenersi strettamente alle sole mansioni del profilo.

Nel discorso di Mattarella ribadito il diritto allo studio

da La Tecnica della Scuola

Nel discorso di Mattarella ribadito il diritto allo studio

Dopo il giuramento, a Camere riunite, il neo Presidente della Repubblica ha tenuto un lungo discorso, interrotto 42 volte dagli applausi, nel quale ha dato rilievo anche al ruolo della scuola. Il più lungo applauso alla fine, tre minuti circa.

I passaggi del discorso più appezzati dai parlamentari sono stati quello sulla Resistenza, il ricordo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino uccisi dalla mafia, la lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione, i marò, il passaggio in cui il neo capo dello Stato ha assicurato che sarà arbitro imparziale e il riferimento costituzionale al diritto allo studio, garanzia di uguaglianza fra i cittadini.

“All’arbitro compete la puntuale applicazione delle regole. L’arbitro deve essere – e sarà – imparziale. I giocatori lo aiutino con la loro correttezza. Il Presidente della Repubblica è garante della Costituzione.

La garanzia più forte della nostra Costituzione consiste, peraltro, nella sua applicazione. Nel viverla giorno per giorno. Garantire la Costituzione significa garantire il diritto allo studio dei nostri ragazzi in una scuola moderna in ambienti sicuri, garantire il loro diritto al futuro.

Significa riconoscere e rendere effettivo il diritto al lavoro.

Significa promuovere la cultura diffusa e la ricerca di eccellenza, anche utilizzando le nuove tecnologie e superando il divario digitale. Significa amare i nostri tesori ambientali e artistici.

Significa ripudiare la guerra e promuovere la pace. Significa garantire i diritti dei malati. Significa che ciascuno concorra, con lealtà, alle spese della comunità nazionale. Significa che si possa ottenere giustizia in tempi rapidi.

Significa fare in modo che le donne non debbano avere paura di violenze e discriminazioni. Significa rimuovere ogni barriera che limiti i diritti delle persone con disabilità. Significa sostenere la famiglia, risorsa della società.

Significa garantire l’autonomia ed il pluralismo dell’informazione, presidio di democrazia.

Significa ricordare la Resistenza e il sacrificio di tanti che settanta anni fa liberarono l’Italia dal nazifascismo.

Significa libertà. Libertà come pieno sviluppo dei diritti civili, nella sfera sociale come in quella economica, nella sfera personale e affettiva.

Garantire la Costituzione significa affermare e diffondere un senso forte della legalità.

La lotta alla mafia e quella alla corruzione sono priorità assolute. La corruzione ha raggiunto un livello inaccettabile.

Divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini. Impedisce la corretta esplicazione delle regole del mercato. Favorisce le consorterie e penalizza gli onesti e i capaci.

L’attuale Pontefice, Francesco, che ringrazio per il messaggio di auguri che ha voluto inviarmi, ha usato parole severe contro i corrotti: «Uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini».

E’ allarmante la diffusione delle mafie, antiche e nuove, anche in aree geografiche storicamente immuni. Un cancro pervasivo, che distrugge speranze, impone gioghi e sopraffazioni, calpesta diritti”.

Adempiuto al giuramento e reso omaggio all’Altare della Patria, il neo presidente ha fatto il suo ingresso al Quirinale.

Presente nel cortile anche la mascotte dei Carabinieri a cavallo, una cagnolina, Briciola,  da poco adottata con la pettorina rossa dell’Arma.

Orario servizio dei docenti: in arrivo una vera rivoluzione

da La Tecnica della Scuola

Orario servizio dei docenti: in arrivo una vera rivoluzione

Il decreto sulla Buona Scuola in arrivo per fine febbraio potrebbe modificare le norme contrattuali sull’orario di lavoro dei docenti.

Ancora per quest’anno scolastico l’orario di servizio dei docenti riferito all’attività d’insegnamento è regolato dall’art. 28 del contratto di lavoro collettivo nazionale della scuola.
Infatti in tale articolo è scritto che in coerenza con il calendario scolastico delle lezioni definito a livello regionale, l’attività di insegnamento si svolge in 25 ore settimanali nella scuola dell’infanzia, in 22 ore settimanali nella scuola elementare e in 18 ore settimanali nelle scuole e istituti d’istruzione secondaria ed artistica, distribuite in non meno di cinque giornate settimanali.
Alle 22 ore settimanali di insegnamento stabilite per gli insegnanti elementari, vanno aggiunte 2 ore da dedicare, anche in modo flessibile e su base plurisettimanale, alla programmazione didattica da attuarsi in incontri collegiali dei docenti interessati, in tempi non coincidenti con l’orario delle lezioni. Inoltre la norma disciplina, in ragione del fatto che è ancora vigente l’art.25 del Ccnl scuola 26/5/1999, che un insegnante può fare, oltre il suo orario cattedra, fino ad un massimo di altre 6 ore di lezioni settimanali.
Infatti al comma 4 del suddetto art. 25 del contratto del 1999 è scritto che il compenso per le attività aggiuntive d’insegnamento è erogato per le ore effettivamente prestate fino ad un massimo di sei ore settimanali.
Adesso, con il nuovo decreto scuola di febbraio, che avrà i suoi effetti applicativi a partire dal prossimo settembre 2015, l’orario di servizio degli insegnanti non sarà più disciplinato da norme contrattuali, ma sarà regolamentato proprio dal tanto annunciato decreto legge di fine febbraio.
Quasi certamente non esisterà più il limite delle 6 ore eccedenti riferite alle attività d’insegnamento definite per adesso dall’art.28 del contratto scuola. Anche lo stesso art. 28 è a rischio abrogazione, in quanto , anche se su base volontaria, verrà consentito insegnare oltre le 24 ore settimanali.
Per quanto è dato sapere, ma su questo esiste il massimo riserbo, un docente  in organico funzionale potrebbe lavorare, tra attività d’insegnamento e altre attività, fino ad un massimo di 36 ore settimanali.
Dopo tante chiacchiere fatte sulla buona scuola è arrivato il momento di vedere le norme che modificheranno le abitudini e il lavoro degli insegnanti. Il cuore del problema è principalmente l’orario di servizio dei docenti, l’interruzione delle attività didattiche e le ferie dei docenti. Questi temi sono considerati una miniera di risorse economiche da risparmiare. Infatti se il docente vuole fare carriera e vuole essere ben valutato, dovrà lavorare di più, dovrà garantire più ore settimanali di servizio, una maggiore presenza a scuola anche durante l’interruzione dell’attività didattica e le sue ferie effettive dovranno essere non più di 36 giorni. Tutto questo verrà richiesto senza nessun incremento stipendiale, ma solo per avere in cambio qualche credito didattico, professionale e la speranza di fare carriera.

Presidi non burocrati ma leader educativi

da La Tecnica della Scuola

Presidi non burocrati ma leader educativi

Le due associazioni di dirigenti scolastici A.N.Di.S. e Di.S.A.L. hanno presentato una proposta di emendamenti all’art. 10 del D.D.L. n. 1577 sulla riorganizzazione della Pubblica Amministrazione, affinchè la dirigenza scolastica appartenga alla dirigenza pubblica.

L’iniziativa scaturisce dall’attuale stesura dell’art 10 emersa dai lavori del Senato e che giunge alla Camera dei Deputati escludendo la dirigenza scolastica dai ruoli della dirigenza pubblica.

La dirigenza scolastica è nata, nella specificità del proprio profilo professionale, dall’introduzione nel nostro ordinamento dell’autonomia scolastica, prevista dall’art 21 della L.. 59/1997, dal D.P.R. 275/1999 e “costituzionalizzata” dalla L. 3/2001 di modifica del titolo V della Costituzione. Attualmente, all’interno dei diversi ruoli e aree della dirigenza pubblica, la dirigenza scolastica ha una propria Area specifica. L’esclusione proposta invece dal DDL 1577 porterebbe con sé un depotenziamento dei compiti dirigenziali dei capi di istituto: per questo si impone non solo che la sua figura venga collocata nel contesto normativo dei ruoli della dirigenza pubblica, ma soprattutto che questo avvenga con un ruolo specifico sotto il profilo professionale

Le proposte emendative in tal senso presentate da A.N.Di.S. e Di.S.A.L. al Ministro dell’Istruzione, al Ministro della Funzione Pubblica, ai Senatori e Deputati delle Commissioni Istruzione e Cultura, costituiscono l’esito del lavoro congiunto che le due Associazioni professionali hanno sviluppato nel Seminario di studio promosso a Roma martedì 13 gennaio u.s. presso la Camera dei Deputati, dove è emerso un quasi generalizzato consenso con i rappresentanti sindacali e associativi presenti, assieme ai parlamentari intervenuti.

Un’importante forza sindacale della scuola propugna da tempo la riduzione della dirigenza scolastica all’unico ruolo della dirigenza statale, ma la quasi totalità dei presenti al seminario ha invece condiviso nella sostanza la proposta di A.N.Di.S. e Di.S.A.L. di delineare per legge lo stato giuridico del dirigente scolastico non come un generico funzionario amministrativo, quasi che a dirigere scuole possano giungere funzionari dai ministeri, ma come un moderno dirigente pubblico caratterizzato da una propria originale ed insostituibile professionalità, in rapporto ed al servizio delle comunità scolastiche.

Le scuole infatti non possono essere considerate un “terminale” operativo dell’Amministrazione centrale, come avviene invece nella struttura “verticale” della burocrazia statale, perchè sono Istituzioni Autonome al servizio dell’istruzione, formazione ed educazione, rispetto alle quali la gestione burocratica costituisce solo un aspetto strumentale. Chi dirige una scuola deve essere per formazione e provenienza professionale necessariamente un insegnante, per poter esercitare una vera leadership didattica ed educativa, che orienti e caratterizzi la responsabilità di “governare” le risorse professionali, finanziarie e strumentali, in funzione del miglioramento degli apprendimenti e della crescita civile e morale dei giovani. Questo senza nulla togliere alla sacrosanta necessità di adeguare le retribuzioni a queste responsabilità, invertendo contemporaneamente i negativi processi di aumento delle dimensioni quantitative delle unità scolastiche che in quattro anni hanno creato mega-scuole da 2000 alunni e provocato la riduzione di un quarto dei posti statali di capo di istituto.

Su queste proposte A.N.Di.S. e Di.S.A.L. attendono dal Governo e dal Parlamento quella convergenza e quel coinvolgimento che considerano necessari per il bene della scuola, vera risorsa della Nazione.

Fondi ai docenti meritevoli e la qualità aumenta

da La Tecnica della Scuola

Fondi ai docenti meritevoli e la qualità aumenta

Se le scuole non sono aziende, sono comunque “imprese sociali” di elevata complessità che richiedono una “leadership distribuita”, comprendente il preside e un limitato numero di docenti di sua fiducia (“quadri intermedi”) impegnati nell’organizzazione dei servizi. Per il Presidente dell’Associazione TreeLLLe, Attilio Oliva, che interviene sul Sole 24 Ore, la qualità dell’insegnamento migliora premiando il merito dei prof 

Ecco il suo intervento:

“Su questi temi il progetto Buona Scuola è innovativo: esso riconosce infatti a ogni istituto l’autonomia per decidere sia chi siano i docenti meritevoli sia quelli cui attribuire particolari funzioni. Affidando tali scelte a un Nucleo di valutazione della singola scuola composto dal preside e da due docenti (per TreeLLLe potrebbero essere eletti dal collegio dei docenti), più un esterno di garanzia. Il Nucleo opererebbe su tre versanti: attribuirebbe ogni tre anni al 66% dei docenti un riconoscimento economico permanente al posto degli attuali scatti di anzianità che al momento sono uguali per tutti; individuerebbe fra gli insegnanti i più apprezzati per le loro capacità didattiche e formative, i “mentori” incaricati di realizzare la formazione permanente (fino al 10% massimo); farebbe emergere i quadri intermedi (dal 5 al 15%, a seconda della complessità della scuola) che si farebbero carico di realizzare, insieme al preside, una “leadership distribuita”. Mentori e quadri intermedi avrebbero incarichi (e una retribuzione aggiuntiva) temporanei e rinnovabili previa valutazione del lavoro svolto. Questo modello realizza per la prima volta tre caratteristiche finora ignorate nel nostro sistema e risultate vincenti in altri paesi: un concreto riconoscimento dei meriti professionali, un effettivo spazio per l’autonomia delle scuole e un decisivo apprezzamento alla flessibilità organizzativa.

In prospettiva, TreeLLLe indica un ulteriore sviluppo positivo: riservare l’accesso alla funzione di preside solo a chi ha svolto positivamente ruoli di mentore o di quadro intermedio, così da verificare preventivamente i requisiti attitudinali(oggi ignorati) essenziali per dirigenti che di fatto occuperanno per tutta la vita, nel bene o nel male, quella posizione. Tutto ciò richiede che un po’ di risorse siano finalmente dedicate al personale meritevole per migliorare la “qualità dell’insegnamento“ nell’interesse degli studenti piuttosto che, come ė finora avvenuto, per creare nuovi posti di lavoro. Ma i soliti nemici della autonomia non si danno ancora per vinti: giungono notizie di spinte per spostare la valutazione del merito al di fuori delle scuole, tramite concorsi nazionali o territoriali. Con l’appendice di nominare a vita mentori e quadri secondo un modello di carriera rigido e immodificabile nel tempo.

L’esperienza dovrebbe aver ben dimostrato che i concorsi sono costosi, lenti ed inefficaci, esposti a raffiche di contenzioso e comunque affidati a commissioni che non hanno conoscenza diretta della singola scuola, né un diretto interesse a scegliere i più idonei. Il principio di operare nomine a vita, poi, costituisce un doppio errore: toglie a tutti i non prescelti la tensione positiva a migliorare e preclude ai più giovani la possibilità di concorrere a posizioni superiori, occupate a vita da chi vi è approdato per primo. Una tale decisione, ove mai fosse assunta, non terrebbe conto del fatto che non solo le persone cambiano nel tempo, ma che anche la scuola cresce e modifica i propri bisogni e non può essere trattata come un esercito da irreggimentare. Tanto più che queste figure rigide, migrando da una scuola a un’altra, determinerebbero soprannumeri e/ o carenze nei vari profili necessari”.

Designazione dei commissari interni agli esami di stato

da La Tecnica della Scuola

Designazione dei commissari interni agli esami di stato

Subito dopo l’indicazione delle materie affidate ai commissari esterni, della materia oggetto della seconda prova scritta e dell’effettuazione delle operazioni di abbinamento delle classi/commissioni, ciascun consiglio di classe designa i commissari interni, tenendo presenti dei criteri generali.

Quali:

a. i commissari interni, il cui numero deve essere pari a quello degli esterni, sono designati tra i docenti appartenenti al Consiglio della classe/commissione, titolari dell’insegnamento delle materie non affidate ai commissari esterni. Tra i docenti che possono essere designati commissari interni sono compresi i docenti di sostegno, in possesso della specifica abilitazione, che, prima di svolgere l’attività di sostegno, siano stati in una delle condizioni indicate dall’art. 5 del D.M. 17 gennaio 2007, n. 6, i docenti tecnico pratici con insegnamento autonomo e quelli con insegnamento in compresenza di cui all’art. 5 della legge 3 maggio 1999 n. 124, nonché gli insegnanti di arte applicata ed i docenti con rapporto di lavoro a tempo parziale di cui all’art. 14 del D.M. 17 gennaio 2007, n. 6;

b. è assicurata, comunque, la designazione del docente della disciplina oggetto della prova scritta nei casi in cui tale materia non sia assegnata al commissario esterno;

c. è assicurata, per le classi degli alunni che sostengono l’esame ESABAC, la presenza del docente di storia, qualora la materia non risulti assegnata a commissari esterni (le istituzioni scolastiche i cui alunni possono accedere all’esame ESABAC sono indicale nell’allegato 1) al D.M. n.91 del 22-11-2010);

c. le materie affidate ai commissari interni devono essere scelte in modo da assicurare una equilibrata presenza delle materie stesse e, in particolare, una equa e ponderata ripartizione delle materie oggetto di studio dell’ultimo anno tra la componente interna e quella esterna, tenendo presente l’esigenza di favorire, per quanto possibile, l’accertamento della conoscenza delle lingue straniere. Si precisa che sia i commissari interni che i commissari esterni conducono l’esame nelle materie per le quali hanno titolo secondo la normativa vigente

d. la scelta deve essere, altresì, coerente con i contenuti della programmazione

organizzativa e didattica del Consiglio di classe, al fine di consentire ai commissari interni di offrire in sede di esame alla componente esterna tutti gli elementi utili per una valutazione completa della preparazione del candidato.