Inidonei- Precari- Modelli Viventi- Docenti di Materia Alternativa- Quota 96

CESP- Centro studi scuola pubblica-
Convegno Nazionale

23 febbraio 2015

ore 9 -13.30

Inidonei- Precari- Modelli Viventi- Docenti di Materia Alternativa- Quota 96

Sala Convegni CESP

Viale Manzoni, 55- ( metro A fermata Manzoni

DALLE ORE 15.00 PARTECIPAZIONE

ALLA PRIMA GIORNATA DEL PRESIDIO PERMANENTE A MONTECITORIO

INDETTO DAI PRECARI

DAL 23  AL 27 FEBBRAIO

Ai precari della scuola che hanno deciso nell’Assemblea nazionale del 18 gennaio scorso di essere in piazza nei giorni dell’approvazione dei decreti attuativi della ” Buona Scuola”, dal 23 al 27 febbraio, hanno dato il proprio sostegno i docenti “idonei ad altri compiti”, messi dal governo in una situazione di perenne precarietà e che saranno costretti, solo perché malati, ad una incomprensibile mobilità intercompartimentale forzata e obbligatoria, che è l’anticamera del loro licenziamento.

A loro si sono uniti i docenti e gli Ata Quota 96, i docenti di Materia Alternativa e  i Modelli viventi che a loro volta sono in una situazione di precarietà e portano avanti una mobilitazione congiunta che ha già dato positivi risultati, ma che deve ancora raggiungere tutti gli obiettivi prefissisi.

Nulla si dice, infatti, nella buona scuola di Renzi sul ruolo dei docenti “idonei ad altri compiti”, perché nulla si dice sul ruolo che dovrebbe svolgere la Biblioteca scolastica, quale vero Laboratorio Formativo Multimediale.

Nulla si dice sul ruolo e la funzione dei precari ATA, per i quali, invece, si profila l’espulsione dal piano scuola, vista l’annunciata riduzione degli organici.

Nulla si dice in merito all’istituzione come obbligo vero e non presunto, della Materia Alternativa, a fronte di 25.000 posti occupati dai docenti di religione ( 20.000 immessi in ruolo, circa 5.000 su incarico annuale).

Nulla di definitivo si dice ancora sul profilo dei Modelli Viventi o sul diritto alla pensione per i Quota 96 .

Per  questi motivi  il 23 febbraio docenti Inidonei – Quota 96-  Docenti di Materia Alternativa- Modelli Viventi hanno organizzato con il CESP un convegno  per discutere insieme di precarietà, mobilità e tutela dei diritti.

IVA e “split payment”: si pagherà entro il 16 aprile

IVA e “split payment”: si pagherà entro il 16 aprile

Una storia infinita

Nella nostra precedente nota sull’argomento, avevamo sottolineato un’anomalia nell’anomalia: il MIUR aveva indicato la data del 16 febbraio come termine ultimo per il primo versamento dell’IVA “separata”, mentre il Decreto del MEF indicava – in sede di prima applicazione – la possibilità di uno slittamento al 16 aprile.
Una nuova nota della Direzione Generale per le Risorse Umane e Finanziarie,  datata 9 febbraio, interviene sulla questione per fornire un’informazione, questa volta corretta nel senso da noi indicato. Fermo restando in astratto il termine ordinario, per questa volta si potrà anche rinviare fino al 16 aprile.
Correzione opportuna, ed anche necessaria: stante che il versamento dell’imposta deve avvenire tramite un modello F24, utilizzando uno specifico codice di imposta che – a soli tre giorni dalla prima scadenza (sabato e domenica inclusi) – il MEF non ha ancora provveduto a comunicare. E dunque, anche volendo, sarebbe stato impossibile per le amministrazioni interessate procedere al versamento.
Quanto ai commenti sulla quarta (per ora) puntata di questa saga, riteniamo – per carità di patria – opportuno tacere. Abbiamo già espresso il nostro pensiero nelle precedenti occasioni. Ciascuno tragga le proprie conclusioni.

M’illumino di meno

Il Miur aderisce alla campagna ‘M’illumino di meno’
La facciata di Viale Trastevere spenta dalle 18.38 alle 18.48

Anche il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca aderisce, con un gesto simbolico, venerdì 13 febbraio, alla giornata del risparmio energetico “M’illumino di meno” del programma di Radio 2 RAI, ‘Caterpillar’. L’iniziativa è arrivata alla sua undicesima edizione. Quest’anno al centro dell’iniziativa c’è proprio il mondo dell’istruzione. Le scuole sono già state sensibilizzate alla partecipazione attraverso una circolare.

Il Ministro Giannini interverrà in radio a sostegno dell’iniziativa. Sempre in radio, le scuole che hanno aderito racconteranno le loro esperienze. Mentre, fra le 18.38 e le 18.48, il Miur spegnerà le luci della facciata del Ministero su viale Trastevere e quelle dell’atrio centrale, un gesto simbolico di ‘silenzio energetico’ e sensibilizzazione al risparmio.

LEGGE DI STABILITA’ 2015

LEGGE DI STABILITA’ 2015

 

 

CONTINUA LO STILLICIDIO DELLE NORME

ANTI-SCUOLA DA PARTE DEI GOVERNI

 

Ecco un elenco di alcune disposizioni contenute nella legge di stabilità 2015 (L. n° 190/2014).

 

1) SUPPLENZE PERSONALE ATA   E IMPIEGO DEL FONDO D’ISTITUTO (Art. 1, comma 332)

  1. A decorrere dal 1º settembre 2015, i dirigenti scolastici non possono conferire le supplenze brevi.….a:
  2. a) personale…assistente amministrativo, salvo che presso le istituzioni scolastiche il cui…organico di diritto abbia meno di tre posti;
  3. b) personale appartenente al profilo di assistente tecnico;
  4. c) personale appartenente al profilo di collaboratore scolastico, per i primi sette giorni di assenza. Alla sostituzione si può provvedere mediante l’attribuzione al personale in servizio delle ore eccedenti….. Le ore eccedenti per la sostituzione dei colleghi assenti possono essere attribuite dal dirigente scolastico anche al personale collaboratore scolastico. Conseguentemente le istituzioni scolastiche destinano il Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa prioritariamente alle ore eccedenti.

 

2) SUPPLENZE PERSONALE DOCENTE (Comma 333).

333……a decorrere dal 1º settembre 2015,i dirigenti scolastici non possono conferire supplenze brevi…..al personale docente per il primo giorno di assenza.

 

 

3) TAGLIO ORGANICI ATA (Comma 33).

  1. ….entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, in

considerazione di un generale processo di digitalizzazione e incremento

dell’efficienza dei processi e delle lavorazioni, si procede alla revisione dei criteri e dei parametri previsti per la definizione delle dotazioni organiche del personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola, in modo da conseguire, a decorrere dall’anno scolastico 2015/2016,:

  1. a) una riduzione nel numero dei posti pari a 2.020 unità;

 

4) SUPPLENZE PAGATE CON IL FONDO DI FUNZIONAMENTO DIDATTICO E

     AMMINISTRATIVO

  1. Il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca provvede al monitoraggio trimestrale delle spese per supplenze brevi e saltuarie del personale docente, amministrativo,   tecnico   e

ausiliario….Nel caso in cui si verifichino scostamenti rispetto al fabbisogno previsto, il Ministro dell’economia e delle finanze…..è autorizzato ad apportare le necessarie variazioni compensative tra le risorse iscritte in bilancio per le spese di funzionamento delle istituzioni scolastiche e quelle relative al pagamento delle supplenze brevi e saltuarie.

 

5) FINANZIAMENTO INVALSI

Stanziati 10 milioni di € a favore dell’INVALSI (cosa ottima) ma i soldi vengono presi decurtando il fondo per il funzionamento didattico e amministrativo delle scuole (scelta pessima).

 

6) FONDI EX LEGGE 440/1997 PER L’ARRICCHIMENTO DELL’OFFERTA FORMATIVA (Comma 326)

Tali fondi sono decurtati di 30 milioni di € annui.

 

7) SCUOLE PRIVATE (Comma 169)

Erogati 206 milioni di € alle scuole paritarie. Anche questa somma è ottenuta decurtando il fondo per il finanziamento didattico e amministrativo delle scuole (pubbliche).

8) ABROGATI ESONERI E SEMIESONERI (Comma 329)

Abrogati esoneri e semi-esoneri dei docenti collaboratori del dirigente scolastico nelle mega-scuole.

 

9) CONFERMATO IL BLOCCO DELLE RETRIBUZIONI DEL PUBBLICO IMPIEGO

…..una vera “patrimoniale” sui poveri.

 

 

TUTTO QUESTO DETERMINERA’ CERTAMENTE UN

PEGGIORAMENTO QUALI-QUANTITATIVO DELLA

PRODUTTIVITA’ SCOLASTICA   E DELL’OFFERTA FORMATIVA

 

 

 

Il presidente provinciale

Giuseppe Guastini

ATP Cosenza rettifica trasferimenti Assistenti Amministrativi

A seguito di ricorso del SAB, l’ATP di Cosenza rettifica i trasferimenti di alcuni Assistenti Amministrativi; era stata riconosciuta una precedenza per cure continuative non dovuta.

L’Ufficio Scolastico Provinciale di Cosenza, a seguito di richiesta di procedura conciliativa avanzata dall’assistente amministrativo N.C., con delega e mandato di rappresentanza al sindacato SAB nella persona del segretario generale prof. Francesco Sola, interviene in autotutela e rettifica alcuni trasferimenti di assistenti amministrativi già disposti per il corrente anno in quanto, erroneamente, aveva riconosciuto la precedenza per cure continuative ad un assistente senza averne diritto.

Nel merito, l’ATP di Cosenza, nel disporre i trasferimenti per l’a.s. 2014/15 trasferiva R.D. c/o l’IIS Liceo Sc-Cl. di Trebisacce con precedenza per cure a carattere continuativo il quale, con punteggio inferiore a quello posseduto da N.C., scavalcava quest’ultimo per effetto della riconosciuta precedenza.

Pare che la certificazione medica esibita, per il diritto alla precedenza, non è risultata corrispondente a quella prevista dal contratto che ha regolamentato la mobilità per l’a.s. 2014/15, per non essere una grave patologia con necessità di terapia assidua tale da comportare, necessariamente, la residenza nel comune dell’istituto di cura che, nel caso di specie, era un comune senza strutture pubbliche sanitarie.

L’art. 4 -Documentazione delle domande- dell’O.M. n. 32/14, di trasmissione del CCNI del 26/2/14, al comma 5 prevede che “Il bisogno, da parte dei medesimi, di cure continuative tali da comportare di necessità la residenza o il domicilio nella sede dell’istituto di cura, deve essere, invece, documentato con certificato rilasciato da ente pubblico ospedaliero o dall’azienda sanitaria locale o dall’ufficiale sanitario o da un medico militare”.

L’art.7 punto III comma 1 del contratto sopra riportato, al paragrafo 2, prevede che “il personale che ha bisogno per gravi patologie di particolari cure a carattere continuativo, ha diritto alla precedenza per tutte le preferenze espresse nella domanda, a condizione che la prima di tali preferenze sia relativa al Comune in cui esista un centro di cura specializzato”.

L’art. 9, comma 1 lett. a) del predetto contratto -Documentazione e certificazione- prevede che, “per le persone bisognose di cure continuative per grave patologia: nelle certificazioni deve necessariamente risultare l’assiduità della terapia e l’istituto nel quale è effettuata la terapia stessa. Le certificazioni devono essere rilasciate dalle competenti Asl”.

Nel caso in questione, non pare che sussistevano tutti i requisiti previsti per il riconoscimento di detta precedenza da parte dell’ATP di Cosenza che, dopo l’intervento del SAB, ha verificato la certificazione allegata alla domanda di trasferimento e, costatato che non era corrispondente a quella prevista dall’O.M. e contratto citati, ha ritenuto di intervenire, in autotutela, annullando la precedenza ed il trasferimento già disposto a beneficio di R.D. e, di conseguenza, ha rettificato i movimenti assegnando al predetto istituto l’avente diritto.

Il SAB non può che esprimere soddisfazione per tale decisione che ha posto limite a una illegittimità già denunciata in materia di precedenze nei trasferimenti con documentazione non conforme a quanto richiesto dalle disposizioni che regolamentano la mobilità del personale scolastico.

F.to Prof. Francesco Sola

Segretario Generale SAB

Progetto SKA (Square Kilometer Array)

Progetto SKA (Square Kilometer Array)
Giannini sostiene candidatura dell’Italia a sede del quartier generale
Stamattina al Miur l’incontro con la commissione di valutazione

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini, il sottosegretario agli Esteri Mario Giro e il presidente dell’Inaf (Istituto nazionale di astrofisica) Giovanni Bignami hanno incontrato questa mattina, nella sede del Miur, in Viale Trastevere a Roma, la commissione internazionale che valuterà le proposte finaliste per la sede del quartier generale del progetto SKA (Square Kilometer Array) che vede undici Paesi impegnati nella realizzazione del più grande radiotelescopio mai costruito al mondo.

L’Italia è in prima fila nel progetto (circa 60 i milioni di euro stanziati), è fra i fondatori della SKA Organization e ha candidato Padova per ospitare la sede del progetto. La Gran Bretagna è l’altro contendente. Il Paese che sarà sede del quartier generale avrà il coordinamento politico e tecnico dell’operazione.

Il Ministro Giannini ha confermato, insieme al sottosegretario Giro, l’impegno economico dell’Italia a supporto del progetto. A sostegno della candidatura, ha ricordato la tradizione del nostro paese nel campo dell’astronomia, l’importante rete di centri, enti di ricerca e prestigiose università che operano sul nostro territorio, le numerose presenze dell’Italia in iniziative di ricerca internazionali, la qualità dei distretti tecnologici nazionali. Il Ministro ha anche ricordato che, a fine mese, l’Italia approverà il proprio Piano nazionale della ricerca che stabilirà le priorità e le strategie del Paese per i prossimi sette anni.

Il board dei rappresentanti degli undici Paesi partecipanti a SKA, che dovrà decidere sulla nuova sede, si riunirà il 3, 4 e 5 marzo prossimi. Lo Square Kilometer Array sarà un network caratterizzato da un 1 chilometro quadrato di area di raccolta, un grande campo di vista, un’estensione di alcune migliaia di chilometri, e tecnologie innovative per ricevitori, trasporto ed elaborazione del segnale e calcolo. SKA conterà migliaia di grandi antenne e milioni di ricevitori radio, distribuiti tra le regioni desertiche dell’Africa e del Western Australia, che ne faranno una straordinaria arma per studiare l’evoluzione dell’Universo, la gravità e la materia oscura e gli enigmatici e vasti campi magnetici. SKA lavorerà su un grande intervallo di frequenze con un miglioramento di 50 volte in sensibilità e di oltre 100 volte in velocità di osservazione del cielo, rispetto agli strumenti attuali.

La scuola entra nei musei: studenti e docenti potranno realizzare mostre, guide e laboratori

da Il Sole 24 Ore

La scuola entra nei musei: studenti e docenti potranno realizzare mostre, guide e laboratori

di Marzio Bartoloni

Mostre, guide e percorsi per visitatori, aule o laboratori multimediali fino all’elaborazione di libri o materiali illustrativi. Per scuole, università, accademie di belle arti e di danza, conservatori e istituti musicali arriva l’occasione di realizzare progetti didattici per valorizzare musei, siti archeologici e istitutuzioni culturali. È pronto il decreto interministeriale, firmato da Miur e ministero dei Beni culturali, che attua quanto previsto dal decreto Carrozza sulla scuola (Dl 104/2013). In palio ci sono 3 milioni per finanziare i migliori progetti che saranno presentati appena il concorso, già in ritardo rispetto alla tabella di marcia (il decreto Carrozza prevedeva addirittura ottobre 2013), sarà operativo.

Come si partecipa
Il decreto interministeriale che stabilisce criteri e modalità di selezione dei progetti è ora all’esame della Conferenza Stato Regioni che in una delle prossime riunioni dovrebbe sancire il via libera definitivo. I progetti che vedono la partecipazione in prima persona dei docenti con il coinvolgimento degli studenti devono prevedere l’assenso dei musei interessati, che partecipano alla progettazione mediante i rispettivi servizi didattici, con eventuali cofinanziamenti da parte di fondazioni di origine bancaria o di altri enti pubblici o privati. Costituisce titolo di preferenza l’aver già «intessuto esperienze didattiche condivise e consolidate nel tempo con i servizi educativi dei musei, dei siti e delle istituzioni culturali e scientifiche». Così come garantiscono più “punteggio” l’elaborazione del progetto da parte di reti di scuole, il «carattere innovativo» del progetto, la «fruibilità dei contenuti» e infine la scelta di realizzare progetti in musei «minori», simbolo della «memoria storica e della continuità culturale del territorio sia regionale che nazionale». I progetti che saranno ammessi alla selezione per il finanziamento sono divisi in due sezioni: una riservata alle istituzioni scolastiche e l’altra a tutti gli altri istituti ammessi al concorso.

I progetti
L’ammissione al concorso è riservata a progetti che puntano ad alcune attività: si va dall’organizzazione di mostre all’interno degli spazi museali all’elaborazione di testi informativi come guide, didascalie, sgenaletica, pannelli di sala, totem ecc. Oppure è possibile presentare progetti diattici che prevedano l’elaborazione di percorsi «didatticamente interattivi» o che puntino alla creazione di «aree riservate alle attività didattiche e a laboratori multimediali» fino all’elaborazione di libri e materiali illustrativi (cartacei o digitali). La bozza di decreto stabilisce anche il finanziamento massimo ottenbile per ognuna di queste attività: fino a 400mila euro per le mostre; 500mila per l’elaborazione di testi informativi; un milione per attività didattiche e laboratori; 600mila per i percorsi didattici e infine 500mila euro per l’elaborazione di libri, materiali illustrativi, multimediali e audio video. Il decreto chiarisce infine che non potrà essere finanziato più di un progetto per ogni museo o sito interessato.

 

Chi governerà la formazione professionale dopo la riforma della Costituzione?

da Il Sole 24 Ore

Chi governerà la formazione professionale dopo la riforma della Costituzione?

di Giorgio Allulli

È passato praticamente sotto silenzio l’importante emendamento riguardante l’istruzione e formazione professionale introdotto il 27 gennaio dalla Camera dei deputati nel disegno di legge di revisione costituzionale. Eppure questo emendamento innova sensibilmente la ripartizione delle competenze in materia di formazione tra Stato e Regioni.

L’emendamento
Come è noto il Titolo V della Costituzione attribuisce competenza esclusiva alle Regioni sull’istruzione e formazione professionale. L’emendamento della Camera sottrae invece a questa competenza esclusiva l’«Istruzione e formazione professionale» in quanto assegna «le disposizioni generali e comuni sull’istruzione e formazione professionale» alla competenza legislativa esclusiva dello Stato.

L’innovazione
Si tratta di un’innovazione che recepisce le preoccupazioni e le critiche di quanti lamentano la debolezza della formazione professionale, vero perno strategico tra scuola e lavoro, a causa della divisione tra le Regioni che hanno legiferato e gestito questo settore in modo fortemente differenziato. Ne sono conseguiti 21 sistemi notevolmente diversi tra loro, sia sotto l’aspetto qualitativo, sia sotto l’aspetto degli obiettivi da conseguire; infatti ogni Regione stabilisce le proprie qualifiche professionali, creando paradossali problemi di riconoscibilità e spendibilità delle qualifiche conseguite tra una Regione e l’altra, mentre a livello europeo si persegue la spendibilità dei titoli tra i diversi Stati. Negli ultimi tempi si è cercato di superare questa frammentazione, ricomponendo 22 qualifiche a livello nazionale, ma la strada appare ancora lunga e faticosa. Questa diversificazione, unita ai ricorrenti episodi di malversazione, ha indebolito molto il ruolo e la credibilità del sistema di formazione professionale del nostro Paese, nonostante non manchino iniziative ed aree di assoluta eccellenza.

I nodi da sciogliere
Un’altra questione irrisolta riguarda il destino degli istituti professionali, ancora governati dal Miur, che sono rimasti in mezzo al guado tra la residua gestione dell’ordinamento statale (i corsi per il diploma di maturità professionale), e il crescente impegno per svolgere attività di ordinamento regionale (i corsi di Istruzione e formazione professionale).
Dunque l’emendamento della Camera dei deputati, che si prefigge l’obiettivo di ricompattare questo sistema, va nella giusta direzione, ma la formulazione adottata pone più di un interrogativo. Innanzitutto che cosa si intende per “Istruzione e formazione professionale”? Si fa forse esclusivo riferimento all’omonimo percorso recentemente introdotto nell’ordinamento italiano? Sarebbe discutibile che la legge costituzionale, il cui ruolo è regolamentare categorie e non singole attività, si rivolgesse in modo così preciso ad uno specifico percorso formativo. Probabilmente questo comma riformato si rivolge, oltre che all’Iefp propriamente detta, anche al più vasto comparto che sta a cavallo tra formazione e istruzione tecnica, comprendendo dunque Istruzione professionale, Istruzione e formazione tecnica superiore ed Istruzione tecnica superiore. Se è così a che cosa si ridurrebbe dunque la Formazione professionale, che viene lasciata all’esclusiva competenza regionale? Solo alla formazione breve per disoccupati e occupati? Ma in questo caso come è possibile tenerla distinta dalle politiche attive per l’occupazione, che la stessa riforma assegna invece alla competenza dello Stato? Purtroppo siamo in un’area nella quale i confini tra i diversi interventi sono molto labili e scivolosi.
Il secondo interrogativo riguarda l’ampiezza della competenza attribuita allo Stato: che si intende per disposizioni generali e comuni? Fino a che punto lo Stato potrà esercitare la sua azione regolamentare? Si estenderà anche alla gestione di queste attività oppure questa rimarrà di competenza regionale?

Ruoli e competenze da definire
Insomma, onde evitare incertezze interpretative, con i conseguenti conflitti di attribuzione davanti alla Corte costituzionale, come è successo dopo la precedente riforma del Titolo V, è più che mai necessario essere precisi e rigorosi nelle definizioni adottate, ferma restando la necessità che l’intervento formativo in questo campo, a chiunque spetti, risponda a solidi requisiti di qualità e di omogeneità a livello nazionale, come avviene negli altri paesi europei. Ne va della dignità del nostro sistema formativo e della occupabilità di tutti coloro che transitano attraverso questo sistema.

“Scuole, in credito? Vedremo…”. A rischio mezzo miliardo di euro

da la Repubblica

“Scuole, in credito? Vedremo…”. A rischio mezzo miliardo di euro

La prima protesta arriva da Bologna, e ora al Senato interrogazione al governo sulla circolare che “suggerisce” alle scuole di cancellare dai bilanci i fondi già spesi e che il governo deve restituire

Salvo Intravaia

“Chi ha avuto, ha avuto…”, e il mezzo miliardo di euro che le scuole avanzano dal ministero rischiano di essere cancellati per sempre. “Radiati”, si dice in burocretese.

Nei giorni scorsi, a Bologna, i genitori hanno alzato la voce contro la nota numero 18780 del 22 dicembre scorso, che “suggerisce” alle scuole di radiare dai loro bilanci i cosiddetti “residui attivi”: i crediti che le scuole vantano nei confronti del ministero dell’Istruzione per pagamenti anticipati dalle segreterie scolastiche e mai restituiti. E si sono rivolti direttamente al premier Renzi con una lettera. I dirigenti scolastici sono più cauti, perché una loro protesta formale potrebbe essere interpretata come atto di insubordinazione.
La nota in questione, scrive la senatrice del M5S, Maria Mussini, in una interrogazione al ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, “auspica che con progressiva e ragionata programmazione possano essere radiati i residui attivi ancora iscritti nei bilanci, stante l’attuale situazione finanziaria di bilancio dello Stato e in considerazione della vetustà temporale dei residui attivi, tramite delibere di consigli d’istituto”. In altre parole, le casse dello stato sono al verde e i crediti vantati dagli istituti sono troppo vecchi per essere ancora pretesi dalle scuole. E’ come se fossero scaduti. Ma le somme anticipate dai segretari attraverso modifiche di bilancio sono state prese in prestito da altri capitoli, in attesa di essere rimpinguati.

Secondo la Mussini le scuole hanno attinto ai “fondi dell’offerta formativa”, finanziata anche con i contributi volontari dei genitori. “Si tratta per lo più di fondi  –  scrive alla Giannini  –  relativi agli anni finanziari tra il 2006-2009 destinati al pagamento di supplenze e compensi accessori al personale docente e Ata”. Cifre che variano da 20mila a 100mila euro che, in tempi di magra come quelli che stanno vivendo le casse scolastiche, rappresentano una fortuna. Tanto per dare un ordine di grandezza, una scuola con mille alunni che versano 50 euro di contributo volontario riesce a raccogliere 50mila euro l’anno. E il credito nei confronti del ministero non di rado supera questa cifra.

Secondo una stima prudente il credito complessivo delle oltre 8mila scuola italiane nei confronti dello stato supera il mezzo miliardo di euro. Che adesso rischia di essere azzerato per sempre. Due anni fa, un gruppo di genitori liguri si sono rivolti ai giudici per ottenere quanto spettava alle scuole frequentate dai figli. E il Tar Liguria ha condannato il ministero dell’Istruzione e quello dell’Economia a effettuare l’erogazione delle somme stanziate in favore degli istituti scolastici di Imperia al fine di ripristinare il corretto espletamento del servizio scolastico pubblico.

Il ministero cancella i debiti con le scuole. E scoppia la rivolta

da la Repubblica

Il ministero cancella i debiti con le scuole. E scoppia la rivolta

Due lettere da Roma propongono il condono tombale. Gli istituti bolognesi perderebbero 1 milione e 300mila euro.

Di Ilaria Venturi

Le scuole bolognesi attendono da anni che il ministero all’Istruzione saldi il conto: un milione e 300mila euro. Soldi che dovevano essere dati, ma che non sono mai arrivati, per pagare i supplenti e le ore in più fatte dagli insegnanti, per il funzionamento degli istituti. Crediti registrati ogni anno nei bilanci scolastici come “residui attivi”. Con la speranza, prima o poi, di vederli arrivare. E invece cosa succede? Sono arrivate due lettere da Roma che suggeriscono di cancellare tutto. Ed è rivolta nelle scuole.

Crediti toppo vecchi, “vetusti”, scrive la Direzione per le risorse umane del ministero agli istituti e ai revisori dei conti: “Attesa l’attuale situazione finanziaria di bilancio dello Stato e in considerazione delle vetustà temporale di residui attivi che risultano ancora iscritti nei bilanci si auspica che gli stessi possano essere radiati”, firma il direttore Jacopo Greco. Un auspicio che diventa qualcosa di più in una mail inviata ai presidi dalla Direzione generale per il bilancio di viale Trastevere: “Si raccomanda di radiare i residui attivi esistenti”. Una sorta di condono tombale che ha fatto scattare la protesta.

“Scandaloso — corre la rabbia nel web e su Rete scuole — di quei soldi le scuole hanno bisogno come il pane”. Molti consigli di istituto a Bologna hanno già deliberato un ribelle “no, grazie”: “Quei soldi li vogliamo”. A far scoppiare il caso è la FLC CGIL regionale, pronta a dare battaglia: “La cancellazione di quei crediti non passerà”. Si tratta di residui accumulati dalle scuole tra il 2006 e il 2010, coi i ministri Moratti, Fioroni e Gelmini. “Le scuole hanno anticipato quelle cifre ogni anno, con i soldi in cassa, ma anche con i contributi dei genitori. Sono serviti a pagare i supplenti”, spiega la segretaria della Flc-Cgil Emilia Romagna Raffaella Morsia. “Lo Stato deve pagare i debiti contratti anche con la pubblica amministrazione. Già l’anno scorso abbiamo chiesto un monitoraggio sui residui inevasi. Per poi fare un piano di rientro, anche nel tempo. Ma non la cancellazione. Ci sono docenti che aspettano il pagamento di ore fatte in più dal 2011, offensivo”.

A Bologna la richiesta di radiazione è arrivata, per ora, in 22 istituti, che vantano complessivamente un credito di più di un milione e 300mila euro. Qualcosa è stato dato, ma sono spiccioli rispetto alle cifre che le scuole dovrebbero cancellare, tramite delibere dei consigli di istituto. Alle Laura Bassi sono arrivati diecimila euro, ma il liceo ne dovrebbe avere 112mila. Il Mattei di San Lazzaro vanta 172mila euro di residui da saldare. Il Copernico è a credito per 117mila euro, l’istituto comprensivo 9 per 50mila, l’Ic 12 per 33mila. In provincia le cifre più consistenti riguardano le scuole di Ozzano (112mila euro) e Crevalcore (119mila).

“Noi abbiamo ignorato la richiesta, è una follia: siamo a credito di 120mila euro e non vogliamo certo cancellarli dal bilancio, sono soldi utili alla scuola — commenta Mariafrancesca Fochi, presidente del consiglio di istituto del comprensivo 8, le scuole di Saragozza -. In compenso ci hanno dato 13mila euro: ma come si pensa possano bastare per far funzionare cinque plessi di elementare, una materna e una media?”.

Ata, batosta per i precari: dopo i 2mila tagli, anche i posti vacanti ai soprannumerari delle province!

da La Tecnica della Scuola

Ata, batosta per i precari: dopo i 2mila tagli, anche i posti vacanti ai soprannumerari delle province!

La “sorpresa” è stata annunciata dal Miur ai sindacati. E il leader Cisl Scuola, Francesco Scrima sbotta: è una scelta aberrante, perché non è certo togliendolo ad altri che si può pensare di difendere il lavoro tagliato con scelte di cosiddetta “razionalizzazione”, improvvisate e demagogiche.

La Legge di Stabilità parla chiaro: il prossimo anno verranno tagliati 2mila Ata. E ora cominciano a conoscersi i dettagli dell’operazione: arrivano da un incontro svolto l’11 febbraio al Miur tra amministrazione e sindacati, al termine del quale è seguito uno “sfogo” del leader della Cisl Scuola, Francesco Scrima.

“‘La scuola che cambia, cambia l’Italia’ è il titolo suggestivo di un’iniziativa del partito del premier, ma per il momento – ha detto il sindacalista – l’unico cambiamento lo avrà la vita di 2.000 lavoratori della scuola: 1.000 collaboratori scolastici e altrettanti assistenti amministrativi. Grazie ai tagli previsti dalla legge di stabilità resteranno da settembre senza lavoro. È quello che scaturisce dall’incontro di oggi al MIUR sugli organici ATA del prossimo anno scolastico, e non è certo un buon viatico per gli imminenti annunci di provvedimenti sulla scuola”.

L’assurdo della decisione del Governo è che l’organico ATA si dimostra già oggi del tutto insufficiente, “tant’è vero che è stato necessario incrementarlo di circa 5.000 posti – aggiunge Scrima – perché le scuole potessero funzionare regolarmente. Ci vuol poco a capire che se rimarranno i tagli annunciati, ne faranno le spese il tempo scuola e la qualità dell’offerta formativa”.

Ma la novità, che per molti precari è un’altra mazzata, è soprattutto un’altra: “i precari ATA sarebbero costretti, ci dice il Ministero, a lasciare il posto ai dipendenti in esubero delle province. È una scelta che non esitiamo a definire aberrante, perché non è certo togliendolo ad altri che si può pensare di difendere il lavoro tagliato con scelte di cosiddetta “razionalizzazione”, improvvisate e demagogiche”.

Le perplessità del sindacato verranno sicuramente espresse nel corso dell’incontro del 16 febbraio con il ministro dell’Istruzione: da “Giannini ci attendiamo chiarimenti ma soprattutto qualche indispensabile segnale di ripensamento e di cambio di rotta, perché quella imboccata è una rotta di collisione con le ragioni vere del lavoro e della scuola”, conclude Scrima.

Pensioni, mille ‘Quota 96’ escono dal tunnel: entro il 2 marzo potranno presentare domanda

da La Tecnica della Scuola

Pensioni, mille ‘Quota 96’ escono dal tunnel: entro il 2 marzo potranno presentare domanda

L’ufficialità arriva dal ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, rispondendo ad question time: verranno tutelati dalla sesta salvaguardia, che ha già il via libera del Parlamento. Per gli altri tremila però l’incubo continua: l’estate scorsa furono trattenuti dalla Ragioneria dello Stato, ora dalla politica del Governo che dirotta le risorse verso chi un lavoro non ce l’ha.

A circa mille insegnanti ‘Quota 96’ “dall’Inps arriverà nei prossimi giorni la comunicazione del diritto a pensione”: chi è interessato potrà “presentare domanda di cessazione” dal servizio “entro il due marzo”. La comunicazione ufficiale da parte del Governo è arrivata l’11 febbraio dalle parole del ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, rispondendo ad question time.

Sulla questione ‘Quota 96’ per diverse ragioni non si sono verificate le condizioni per un intervento unico”, ha spiegato il responsabile della PA. “Circa 4mila docenti, dati Inps confermati dal Miur, a cui possiamo sottrarre circa mille insegnati che verranno tutelati dalla sesta salvaguardia”, ha aggiunto Madia.

La sesta salvaguardia ha infatti già ottenuto il via libera del Parlamento: rimarrebbero però “circa tre mila insegnanti, che a seguito della riforma Fornero e per effetto dei tempi di pensionamento dettati dall’articolazione dell’anno scolastico hanno subito un aumento della loro permanenza al lavoro”.

Madia ha fatto intendere che nell’approvare la riforma Fornero, i ‘Quota 96’ della scuola sono stati effettivamente danneggiati da una svista: la norma non distingue, infatti, tra anno solare e scolastico, penalizzando chi va in pensione in estate. Madia ha ammesso come “per diverse ragioni, anche rispetto a delle scelte complessive del Governo” non si sono create le condizioni per una soluzione definitiva.

In un primo momento, quest’estate, si era tentato di ‘ripescarli’, in altri termini di prepensionarli, attraverso il dl Madia, ma poi non se ne fece più nulla (la Ragioneria rilevò problemi di copertura). Tuttavia si erano date subito rassicurazioni e si era parlato di riprendere la questione nel provvedimento dedicato alla scuola. Ora, dopo le dichiarazioni di Madia, non sembrano esserci spazi. Ovviamente non si tratta di esodati classici, ma le tutele toccano diverse tipi di soggetti, tra cui, e sarebbero queste le vie per cui sono rientrati, anche i beneficiari della legge 104, per l’assistenza dei disabili, e dei congedi relativi sempre a gravi problemi di salute.

Differenti motivazioni, “anche rispetto a delle scelte complessive del Governo”, avrebbero portato a questa decisione: ora, sottolinea Madia, “la politica del Governo è prima di tutto incentrata sull’obiettivo di concentrare le risorse per favorire il lavoro di chi un lavoro non ce l’ha, in particolare dei giovani e di chi rischia di essere escluso dal mercato del lavoro”.

Per il ministro “importanti sono, ad esempio, gli sgravi contributivi per le nuove assunzioni approvati con la Legge di Stabilità e che già stanno dando risultati incoraggianti. In questo quadro di priorità ci impegniamo – aggiunge – con un imminente provvedimento legislativo del Governo a fare uscire da precarietà tanti insegnati con contratti a termine”.

I sindacati restano però scettici, il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, ha ribadito come lo Stato “sia il peggior datore di lavoro”, mentre per la segretaria confederale della Cgil, Vera Lamonica, “il problema dei Quota 96 resta, non è risolto, e non c’è nessuna salvaguardia specifica”.

Decreto buona scuola, Chimienti: nessuno sa niente

da La Tecnica della Scuola

Decreto buona scuola, Chimienti: nessuno sa niente

“Neanche all’interno delle Aule parlamentari né gli stessi parlamentari del Pd sanno dove andrà a parare Renzi”, questa la dichiarazione della deputata del M5S a GildaTv. I soldi verranno reperiti dai tagli alla scuola stessa. Assumere dalle GAE e dalle GI.

Buio assoluto su quanto verrà presentato dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, domenica 22 febbraio, a Roma nel corso della manifestazione “La scuola che cambia, cambia l’Italia”.

Nessuno sa nulla sui decreti” secondo Silvia Chimienti, deputata del Movimento 5 Stelle. “Questo dimostra la volontà di chiudersi a riccio e di negare il dibattito all’interno della società e del Parlamento“.

Alla domanda dove verranno reperiti i soldi per le assunzioni in ruolo dei 150mila precari, la Chimienti risponde durante l’intervista a GildaTv: “le risorse verranno tolte alla scuola stessa, al Fis, agli scatti stipendiali, al personale Ata“.

Il 18 febbraio il M5S presenterà una proposta al ministro Giannini in modo che tutti i precari delle graduatorie ad esaurimento e delle graduatorie di istituto “pluriabilitati, pluritestati vengano assunti perché è un loro diritto“.

Olimpiadi di Italiano, al via con boom di studenti iscritti

da La Tecnica della Scuola

Olimpiadi di Italiano, al via con boom di studenti iscritti

Sono quasi 25 mila gli studenti che il 12 febbraio parteciperanno alle gare che si svolgeranno all’interno dei loro istituti, oltre il 60% in più rispetto alla precedente edizione, il doppio rispetto a quella di due anni fa: coinvolte più di 750 scuole.

Si può parlare di vero boom di adesioni alle Olimpiadi di Italiano: sono infatti quasi 25 mila gli studenti che il 12 febbraio parteciperanno alle gare che si svolgeranno all’interno dei loro istituti, oltre il 60% in più di partecipanti rispetto alla precedente edizione, il doppio rispetto a quella di due anni fa. Il Miur ha fatto sapere che l’evento, organizzato dallo stesso dicastero, coinvolgerà oltre 750 scuole, con un aumento del 25 e del 50% rispetto al 2014 e al 2013.

“Domani – informa una nota ministeriale – si svolgerà la fase d’istituto della competizione promossa dal Miur in collaborazione con il Comune di Firenze, il Ministero per gli Affari Esteri, gli Uffici Scolastici Regionali, l’Accademia della Crusca, l’Associazione per la Storia della Lingua Italiana e la Rai. La prova si svolgerà anche quest’anno in contemporanea e con modalità telematica, alle ore 9 per la sezione Junior (biennio delle superiori), alle 11,30 per la sezione Senior (triennio)”.

La maggior parte dei partecipanti saranno rappresentati dagli studenti del liceo scientifico, con 8.971 studenti iscritti. Guardando al dato regionale, in testa c’è la Campania, seguita da Sicilia, Veneto e Lombardia. Per far fronte all’alto numero di iscrizioni, lo staff informatico della manifestazione ha provveduto a potenziare le strutture tecnologiche predisposte per la gara on line. Sono stati infatti configurati 20 server per accogliere tutte le risposte ai quesiti dei 24.876 partecipanti. Nei giorni scorsi è stato effettuato anche un test con le scuole iscritte, per verificare la portata delle connessioni. Gli esercizi che verranno proposti agli studenti coprono diverse aree: ortografia, morfologia, lessico, sintassi, punteggiatura e testualità.

“Grazie anche al progressivo perfezionamento della piattaforma di gara, le prove – spiega viale Trastevere – assomiglieranno sempre meno a semplici quiz e sempre più a problemi che richiedono conoscenze e attitudine al ragionamento. Anche quest’anno, alla fase d’istituto seguirà quella regionale, il 12 marzo, che selezionerà i 75 finalisti che si contenderanno la vittoria a Firenze il prossimo 10 aprile. Durante le tre Giornate fiorentine, dal 9 all’11 aprile, dedicate alla finale delle Olimpiadi e alla lingua italiana, si terranno, come in ogni edizione, incontri e approfondimenti sugli anniversari della letteratura italiana. Quest’anno verranno ricordate la figura e l’opera di Dante, a 750 anni dalla sua nascita”.

Invalsi: in ritardo i pagamenti di osservatori e collaboratori

da La Tecnica della Scuola

Invalsi: in ritardo i pagamenti di osservatori e collaboratori

L.L. 

L’Istituto porge le proprie scuse per il ritardo con cui si stanno liquidando i compensi per le attività del 2014, dovuto alla complessa macchina burocratica e al gran numero di contratti stipulati l’anno scorso

Con nota dell’11 febbraio a firma del Presidente, Anna Maria Ajello, e del Direttore generale, Paolo Mazzoli, l’Invalsi comunica che ci sono ritardi nei pagamenti degli osservatori e degli altri collaboratori, con riferimento alle attività terminate nel 2014.

Il ritardo è dovuto alla complessità dei passaggi formali necessari per la liquidazione di quanto dovuto (registrazione dei contratti alla Corte dei Conti, validazione delle attività, adempimenti scuole polo, ecc) e al numero straordinario di contratti stipulati nel 2014.

“Questi ritardi – conclude il comunicato – rendono ancor più doveroso il nostro ringraziamento agli osservatori, ai somministratori, ai valutatori e agli altri esperti che hanno svolto le loro attività per l’INVALSI”.