Mai più trincee

Centenario Grande Guerra, Protocollo d’intesa Miur-Difesa: concorso “Mai più trincee”

Rendere la cultura della Democrazia centrale nella formazione e diffondere tra i giovani la conoscenza della Costituzione, della Dichiarazione universale dei diritti umani, della Carta Europea e, soprattutto, dei valori di libertà che ne sono fondamento. Nell’anno del centenario dell’intervento dell’Italia nella Grande Guerra e del settantesimo anniversario della Liberazione, Miur e Ministero della Difesa hanno deciso di contribuire a questa fondamentale sfida educativa con un Protocollo d’intesa che, nel rispetto dell’autonomia scolastica, intende ampliare e incrementare le potenzialità didattiche dell’insegnamento “Cittadinanza e Costituzione”.
Un’azione che contemplerà l’allestimento di mostre ed esposizioni, conferenze, visite d’istruzione ed altri eventi dedicati alla “cultura della Difesa” ed al suo ruolo chiave nella crescita politica, economica e democratica del nostro Paese.
Il piano delle attività formative prevede l’istituzione del concorso nazionale “La storia della grande guerra riletta dai giovani d’oggi – Mai più trincee”. L’iniziativa propone agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado l’elaborazione di una composizione scritta sul significato storico della Prima Guerra Mondiale e sulla sua importanza per l’integrazione e la stabilità europea. Il termine per la presentazione dei lavori è stato prorogato al 28 febbraio 2015.
Per supportare le scuole nell’ideazione di percorsi didattici specifici sulla Grande Guerra, tramite il Protocollo, il portale www.articolo9dellacostituzione.it verrà ampliato e arricchito con nuovi approfondimenti sul tema: lezioni di esperti del settore, presentazioni, elenco di luoghi e musei, materiali audiovisivi.
Prosegue inoltre il ciclo di conferenze nelle scuole secondarie di I e II grado, iniziato lo scorso ottobre, dedicato al tema della Costituzione ed al ruolo delle Forze armate nella sua difesa.
Il Protocollo propone anche attività formative d’eccellenza ai ragazzi dei Licei e degli Istituti tecnici. Il concorso “Scuola: spazio al tuo futuro. La ISS: innovatio, scientia, sapientia”, istituito per l’a.s. 2015/2016, coinvolgerà gli studenti nell’ideazione di proposte di sperimentazione innovative, elaborate in base alle conoscenze scientifiche apprese durante l’iter scolastico, da inviare poi, per essere realizzate, alla Stazione Spaziale Internazionale.

EXPO: NUTRIRE LA SCUOLA

EXPO: NUTRIRE LA SCUOLA
Con nuove vitamine

L’Expo che si aprirà a Milano il primo maggio sul tema: “Nutrire il pianeta” costituisce l’evento dell’anno 2015.

Le molteplici realizzazioni, i numerosi progetti presentati ed esposti sulla sana alimentazione e sulla lotta alla fame e alla povertà hanno coinvolto popoli e nazioni e a Milano convergono idee e progetti da ogni parte del mondo.

Nell’hangar di Bicocca si è svolto l’evento “Expo delle idee” al fine di predisporre, con la partecipazione di 500 esperti nazionali e internazionali. “La Carta di Milano”, che dovrà diventare un punto di riferimento comune tra tutte le Nazioni per debellare la fame e la povertà. Sarà questa un’eredità immateriale fatta d’idee, di conoscenze e di consapevolezze diffuse, nei cittadini, nelle imprese e nella politica, forse ancor meglio della Tour Eiffel di Parigi o dell’Atomium di Bruxelles, quale segno dei tempi e risposta all’uomo di oggi.

Il ministro alle Politiche agricole Maurizio Martina, ha esortato il Governo a inserire nella Costituzione un articolo sul «diritto a un cibo adeguato» e così l’Italia sarebbe la prima in Europa, mentre tale diritto è già riconosciuto nel mondo da 23 Paesi, tra i quali il Brasile, l’India e il Messico.

Il diritto ad un cibo adeguato potrebbe essere la prima risposta all’emergente problema della fame, evitando gli sprechi ed operando nel rispetto della terra.

Il cibo non è soltanto quello materiale che nutre il corpo, ma anche quello che nutre la mente e quindi anche la scuola ha bisogno di essere nutrita. Accanto alla “E” dell’economia occorre mettere la “E” dell’Educazione e bilanciarne l’equilibrio, Oggi, purtroppo, prevale l’economia, ma, in realtà sono l’educazione e la cultura che salvano il mondo.

Nutrire la scuola può diventare lo slogan dell’Expo 2015, che è visto con positivo ottimismo dal 78% dei giovani intervistati come emerge dall’indagine del “Rapporto Giovani” promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno delle Fondazioni Cariplo e Intesa SanPaolo.

I giovani sono in larga misura pronti a scommettere sul successo di Expo 2015. La maggioranza la considera un’opportunità da cogliere e larga è la voglia di partecipare. Miglioramento dell’immagine di Milano, potenziamento dei servizi, possibilità occupazionali.

Come la Coldiretti lamenta che con la chiusura in media di 60 aziende al giorno l’agricoltura italiana si presenta all’Expo con 155mila imprese in meno rispetto all’inizio della crisi nel 2007 e non può permettersi di perdere l’opportunità di rilancio offerta dalla grande esposizione universale” così la scuola potrà lamentare il disagio e la disattenzione da parte dei Governi, mostrando una realtà scolastica povera, carente nelle strutture e attrezzature, limitata e bloccata nello sviluppo dell’aggiornamento e dell’innovazione a causa della riduzione delle risorse economiche e umane che, di fatto, ne mortificano lo sviluppo.

Quando l’allora Ministro dell’Istruzione Sergio Mattarella nel 1989-1990 introdusse nella scuola l’Educazione alla salute, grande spazio venne riservato alla prevenzione della droga e all’educazione alimentare e ambientale.

Oggi è la stessa scuola che necessita di essere rinforzata, protetta e potenziata. Non bastano i buoni propositi della Buona Scuola, occorrono i fatti e la concretezza delle azioni.

La complessità del sistema non consente di agire in maniera risolutiva e immediata, ma non bisogna neanche far passare il tempo e rimanere a guardare sulla riva del fiume.

Nutrire la scuola significa potenziare le strutture, migliorare l’edilizia, dare sicurezza e qualità ai servizi prestati e quindi (mense, trasporti, palestre, laboratori.)

Mentre la Coldiretti difende l’Economia, il lavoro nelle campagne, a sostegno dei prodotti locali, e contro le importazioni selvagge, la scuola italiana dovrebbe difendere e sostenere la qualità dell’Educazione che oggi si manifesta nella condizione di grave “emergenza educativa” anche a causa dello sfaldamento dei valori portanti della società civile: la famiglia, la cittadinanza, il rispetto, la legalità;

Nutrire la scuola significa rispondere al fenomeno della dispersione scolastica che causa danni sociali irreparabili per il futuro della comunità civile;

Nutrire la scuola significa somministrare forti dosi di vitamine “A” che danno amore e attenzione pedagogica nell’esercizio della professione; di vitamine “B” che rinforzano le buone intenzioni e i buoni propositi per un lavoro didattico efficace ed efficiente; di vitamine “C” che danno coerenza all’impegno professionale attivando la cooperazione, la collaborazione e la convergenza educativa anche con le famiglie; di vitamine “O”, che portano ottimismo e fiducia per svolgere con entusiasmo il non facile compito di docenti-educatori;

Nutrire la scuola vuol dire anche assicurare un organico funzionale alla realizzazione dei progetti di qualità;

Nutrire la scuola è anche garantire una buona riserva nella “dispensa” e non attendere soltanto che siano i “contributi volontari” ad assicurare i viveri ed il necessario per andare avanti;

Nella recente trasmissione “Presa diretta” su Rai 3, i due volti della scuola sono emersi evidenti e la doppia immagine della medaglia rivela e documenta una realtà che ha bisogno di cure e di attenzioni oltre che di adeguato “nutrimento”, capace di garantire un’efficace crescita e sviluppo per il futuro della società.

Nutrire la scuola significa appunto “nutrire il Pianeta” e garantire il futuro alla terra, che ci è stata data in dono e della quale siamo tutti custodi.

Tra sezioni primavera e «anticipi»: quando è possibile saltare la prima elementare

da Il Sole 24 Ore

Tra sezioni primavera e «anticipi»: quando è possibile saltare la prima elementare

di Lorena Loiacono

Una volta si chiamava primina. Oggi prende il nome di anticipo. Si tratta della di possibilità per le famiglie, prevista dal decreto legislativo n. 59/2004, di iscrivere i bambini alla prima classe della scuola primaria con un anno di anticipo. Non solo, è prevista anche un’altra soluzione: inserire l’alunno direttamente in seconda, passando attraverso una prova di idoneità creata ad hoc dalla scuola.

Tra i banchi a 5 anni
Al momento delle iscrizioni alla primaria, spetta ai genitori chiedere alla scuola l’inserimento del bambino in prima con un anno di anticipo. La circolare ministeriale raccomanda comunque alle famiglie di consultare sempre prima i docenti della scuola dell’infanzia di provenienza, per valutare insieme le capacità del bambino. Le maestre dell’asilo, in sostanza, possono suggerire ai genitori l’anticipo o, al contrario, sconsigliare questa opportunità qualora ritengano che il bambino non sia ancora pronto. Ma la possibilità della “primina” comunque non è riservata a tutti. Gli alunni che possono avvalersi dell’anticipo sono solo coloro che compiono sei anni di età entro il 30 aprile dell’anno scolastico di riferimento. E questa clausola non è l’unica. L’ultima parola infatti spetta sempre alla scuola che, tramite delibera del consiglio di istituto, decide quanti posti destinare agli anticipi specificando anche con quali modalità di precedenza è possibile accettare i vari candidati.

Con un esame si passa direttamente in seconda
Esiste poi un’altra possibilità per la scuola primaria: rientra nella sfera della preparazione parentale per cui il bambino può presentarsi alla prova di ammissione direttamente in seconda, da privatista. Le famiglie infatti possono richiedere all’istituto l’inserimento in seconda elementare. In questo caso però il vincolo non è legato al mese di nascita del bambino ma al superamento di una prova di idoneità. L’alunno quindi viene sottoposto ad una sorta di esame con cui la scuola ne valuta le capacità. Questa procedura permette di saltare direttamente in seconda senza aver frequentato la prima elementare. Non è consentito però a chi si avvale dell’anticipo di iscrizione alla scuola primaria: i bimbi quindi devono compiere il sesto anno di età entro il 31 dicembre dell’anno di iscrizione alla seconda.

L’anticipo per i più piccoli
Anche all’asilo esiste la possibilità di frequentare la scuola con un anno di anticipo. In questo caso, più che per le primina, pesa il numero dei posti disponibili nell’istituto. Per la materna infatti in molte città italiane, esistono lunghe liste di attesa che devono essere necessariamente smaltite per poter accettare in classe un bambino in anticipo. Oltre a questo, l’asilo si riserva il diritto di una «valutazione pedagogica e didattica, da parte del collegio dei docenti, dei tempi e delle modalità dell’accoglienza».

Dai 2 ai tre anni è primavera
In stand by, al momento, le cosiddette sezioni primavera per le quali, all’interno delle scuole dell’infanzia, possono essere istituite delle classi dedicate ai bambini dai 2 ai 3 anni di età. Le sezioni primavera nascono da un accordo in sede di Conferenza unificata Stato, Regioni e Autonomie locali, a cui seguono a livello locale le intese regionali tra Regione e Ufficio scolastico regionale. Per quest’anno il Miur, poiché l’accordo in Conferenza unificata scade al termine dell’anno scolastico in corso 2014-2015, si riserva di fornire indicazioni per il 2015/2016 non appena sarà siglato il nuovo accordo.

 

«Presi dalla rete» per sfuggire alla dispersione, progetto in Calabria con i fondi Pon

da Il Sole 24 Ore

«Presi dalla rete» per sfuggire alla dispersione, progetto in Calabria con i fondi Pon

di Maria Cristina Tubaro

Un progetto contro la dispersione scolastica, che si avvale di nuove tecnologie e punta a valorizzare quanto di positivo c’è nei ragazzi, coinvolgendo docenti e famiglie e facendo lavorare in sinergia cinque scuole. “Presi dalla rete” è un’iniziativa inserita nelle azioni promosse dal ministero per contrastare il fenomeno dell’abbandono scolastico. Se le azioni di contrasto alla dispersione scolastica sono normalmente previste negli obiettivi F1 e F2 del Pon, “Presi dalla rete” si inserisce invece nell’ambito F3, ovvero si lega alla creazione di reti tra scuole e enti del territorio, per poter condividere idee, risorse, strutture.

Istituti protagonisti
Protagonisti l’istituto “Da Vinci – Nitti” di Cosenza (capofila del progetto), il Comprensivo di Mendicino, l’Ites “Cosentino“ di Rende, il Comprensivo “Gentili” di Paola, l’’stituto omnicomprensivo di Malvito e Sant’Agata di Esaro, composto dalla scuola media e dall’Ipsia per la lavorazione del legno. Si tratta di scuole accomunate non solo dalla collocazione geografica, ma anche da una comune esigenza di valorizzare i territori che, spesso, presentano caratteristiche sociali e geografiche molto diverse: la zona costiera di Paola, le aree residenziali di Mendicino, la zona collinare di Sant’Agata di Esaro, e quelle suburbane di Cosenza e Rende. In ciascuna di queste aree sono state riscontrate grosse carenze nelle competenze linguistiche a causa, soprattutto, della forte diffusione dei dialetti, e una diffusa demotivazione degli studenti verso la scuola e l’impegno di studio.

Dispersione nel mirino
Il primo passo è stato proprio quello di conoscere meglio le cause della dispersione nella scuola secondaria. Spesso, infatti, l’abbandono scolastico è legato sia a disagi propri del periodo adolescenziale sia a particolari situazioni familiari, caratterizzate da problemi e difficoltà. Da questo insieme di cause, possono derivare comportamenti polemici, impulsivi, violenti, aggressivi, arroganti, a cui fanno da controcanto frustrazione e senso di impotenza. Situazioni di difficile gestione, che generano, negli studenti, la convinzione di non essere adeguatamente capiti e compresi dalla scuola, percepita come un mondo ostile. E il passo che li porta ad abbandonare lo studio è davvero breve.
Inoltre, il contesto geografico del territorio cosentino, non sempre consente ai ragazzi di frequentare regolarmente le lezioni soprattutto nelle ore pomeridiane: i ragazzi spesso sono costretti a scegliere il proprio percorso di studio non tanto sulla base delle proprie inclinazioni e preferenze, quanto sulla base delle possibilità logistiche di raggiungere in maniera più o meno agevole la scuola.

Il progetto
Nell’ambito del progetto “Presi dalla rete” sono stati perciò predisposti due percorsi per gli studenti: il primo, per il recupero dei deficit cognitivi, sia di tipo linguistico che logico motivazionale; il secondo per il recupero della motivazione all’impegno scolastico, agendo sull’autostima dei ragazzi, spesso minata da continui insuccessi.
Le scuole, grazie anche all’uso delle nuove tecnologie – che hanno consentito di mettere in contatto tra loro le diverse realtà scolastiche e sociali – hanno intrapreso uno stile fatto di ascolto e di educazione, di valorizzazione delle capacità più che di correzione dei difetti, di promozione di ciò che i ragazzi già sanno fare piuttosto che di critica di ciò che ancora non sanno gestire.
Le scuole hanno cercato soprattutto di aiutare i ragazzi ad intraprendere un cammino introspettivo, per riscoprire soprattutto i loro punti di forza, le loro doti, le loro capacità, così da portarli a vedere la scuola come un luogo di crescita, di opportunità, di valorizzazione personale e non come un luogo ostile.

Il patto con enti e associazioni
Uno sguardo positivo e un programma concreto nel quale le cinque scuole coinvolte nel progetto hanno potuto avvalersi della preziosa collaborazione di esperti degli enti partner, le associazioni Banca del Tempo, La Spiga e Volare a Santo Stefano, che, oltre a fornire preziose indicazioni metodologiche su come progettare i percorsi, hanno gestito in maniera ottimale i moduli dell’accoglienza e quelli destinati ai genitori. Non è mancata, infatti, un’attenzione particolare al mondo degli adulti e degli educatori, genitori e docenti, per aiutarli a trovare nuove modalità di relazione, a guardare gli studenti in modo diverso, valorizzandone soprattutto gli aspetti positivi.
Nei giorni scorsi, i risultati del progetto sono stati presentati nell’auditorium della scuola capofila con una manifestazione che ha visto la partecipazione dei docenti, dei dirigenti scolastici, ma soprattutto dei ragazzi, che, con le loro testimonianze, con le immagini e il racconto del percorso compiuto, hanno raccontato i loro desideri, le loro aspettative, quello che hanno imparato e soprattutto qual è la scuola che vogliono e per la quale sono pronti a rimettersi in gioco.

Sostegno, si cambia: corsi per tutti e gli specializzati non potranno più passare sulla materia

da La Tecnica della Scuola

Sostegno, si cambia: corsi per tutti e gli specializzati non potranno più passare sulla materia

Lo annuncia il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone: “oggi è spesso scorciatoia per passare di ruolo, non può più essere così”. Inoltre, il supporto agli alunni con problemi di apprendimento “diventerà affare di tutto il personale scolastico: formazione in servizio per docenti curriculari, personale Ata e dirigenti scolastici e personale altamente specializzato per le disabilità gravi”.

Le novità introdotte dal sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, il 12 febbraio sul suo blog “Cambiamenti”, sono ad ampio spettro. E toccano anche gli insegnanti agli alunni disabili. Che, a detta del ‘renziano’, firmatario di un ddl Pd proprio sulla riforma del sostegno, potrebbero presto cambiare fisionomia.

“Riformeremo il sostegno – scrive Faraone – che diventerà affare di tutto il personale scolastico: formazione in servizio per docenti curriculari, personale Ata e dirigenti scolastici e personale altamente specializzato per le disabilità gravi”, ha scritto sempre il sottosegretario Faraone.

“Dobbiamo superare la delega che continua a essere presente nelle classi, tra insegnanti di classe e insegnanti di sostegno. È un modo di fare che – spiega il sottosegretario sempre dal suo blog – ha una ricaduta negativa anche e soprattutto sull’immagine che lo studente ha di sé. Sappiamo che in passato molti docenti sono passati sulle cattedre di sostegno come ‘ripiego’ nei casi di esubero delle proprie classi di concorso, come scorciatoia per passare di ruolo: non può più essere così”.

Questo significa che potrebbe presto cadere la possibilità di passare sulla cattedra dopo cinque anni di ruolo sul sostegno: una decisione che, se verrà portata a termine, non mancherà di scatenare polemiche. Molti esperti e docenti di sostegno, infatti, ritengono che non è possibile rimanere una vita lavorativa ad assistere bambini e ragazzi disabili: sarebbe troppo logorante. Nulla comunque è ancora deciso: il progetto riforma è solo all’inizio del suo lungo iter.

Con la riforma avremo due tipi insegnanti: il didattico e l’organizzatore

da La Tecnica della Scuola

Con la riforma avremo due tipi insegnanti: il didattico e l’organizzatore

La ha scritto il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, sul suo blog “Cambiamenti”: potranno avere stipendi più alti in buona percentuale in base al merito e potranno scegliere tra due percorsi, quello più legato alla didattica (il mentor) e quello di supporto-organizzativo (il quadro-intermedio). Sono due attività e due impegni che i docenti hanno sempre svolto. In arrivo anche una nuova figura di dirigente scolastico.

Gli insegnanti “devono – e avranno – la possibilità di fare carriera”. Così il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, scrive il 12 febbraio sul suo blog “Cambiamenti”, anticipando alcune delle novità in arrivo con i decreti sulla scuola.
Il rappresentante del governo  annuncia che con la riforma i docenti “potranno avere stipendi più alti in buona percentuale in base al merito e potranno scegliere tra due percorsi, quello più legato alla didattica (il mentor) e quello di supporto-organizzativo (il quadro-intermedio). Sono due attività e due impegni – osserva Faraone – che i docenti hanno sempre svolto, non avendoli mai riconosciuti: finalmente avremo l’emersione del sommerso. I docenti non sono quelli delle 18 ore, ma vogliamo strutturare ciò che fanno per dare valore alle funzioni che da oggi diventano di sistema. Bisogna che agli insegnanti vengano riconosciute, per ciò che fanno, competenze a livello economico e con una progressione e diversificazione professionale. In modo chiaro e obiettivo, ma certo, per mantenere vive motivazione e riconoscimento”.

Novità in arrivo anche per i dirigenti scolastici. “Saranno i sindaci della comunità scolastica, non più manager. Questo vuol dire – spiega il sottosegretario – sgravarli di compiti che non sono pertinenti al loro ruolo. Dobbiamo sburocratizzare la scuola, dare reale autonomia, senza che questo significhi, così come è adesso, decentramento amministrativo. Se autonomia significa poter scegliere il meglio per i propri studenti, decidendo come utilizzare le risorse e rendendo conto responsabilmente dei risultati, allora è indispensabile che i dirigenti possano esercitare in pieno il loro ruolo di coordinamento didattico e culturale e non solo amministrativo, per il funzionamento ottimale di ciascuna scuola”. Sui ds, però, Faraone sembra tenere le carte più “coperte”: presto ne sapremo di più.

Trasferimenti: i docenti già di ruolo saranno penalizzati?

da La Tecnica della Scuola

Trasferimenti: i docenti già di ruolo saranno penalizzati?

L’assunzione di 150mila docenti potrebbe creare una sperequazione sgradevole fra chi è già in ruolo e chi entrerà a partire dal prossimo settembre. Mario Pittoni si appella al Ministro.

Quest’anno più che le operazioni di mobilità del personale (e di quello docente in  particolare) potrebbe incontrare difficiltà e ostacoli soprattutto in vista dell’attuazione dell’organico funzionale.
C’è il rischio, infatti, che il personale di ruolo si trovi di fatto nella paradossale situazione di avere meno opportunità di scelta di quante ne avranno invece coloro che saranno assunti dopo la chiusura degli organici di diritto.
Mario Pittoni, responsabile Istruzione della Lega, ha già deciso di occuparsi della questione e solleva fin da ora un problema di non poco conto: “In vista dell’emanazione dell’ordinanza per la mobilità degli insegnanti, sarebbe il caso di rendere da subito “vacanti”, cioè fruibili, i posti disponibili sia in organico funzionale che di cattedra. Come può altrimenti un docente orientarsi?”.

“Urge – spiega Pittoni – una correzione rispetto al passato. Quest’anno è prevista l’immissione in ruolo di quasi 150 mila insegnanti. Vi saranno posti in più. Ma chi è entrato in ruolo lontano dal proprio territorio, una volta superato il vincolo triennale rischia di vedere un posto vacante (prima solo disponibile) sotto casa, assegnato a un collega neo-immesso, perché quel posto al momento di compilare la domanda di mobilità non era ancora stato nominato vacante”.

L’esponente della Lega cossì conclude: “Chiedo al Ministro di intervenire. Avvicinare gli insegnanti al luogo d’origine, una volta rispettati gli adempimenti di legge, non può che avere ricadute positive su efficienza e costi del servizio. Vale per il Nord, come per il Sud…”.

Dall’Isfol, indagine sulla “non conoscenza” del sistema educativo

da La Tecnica della Scuola

Dall’Isfol, indagine sulla “non conoscenza” del sistema educativo

L.L.

Secondo l’Age (Associazione genitori italiani), scuole e politica sono incapaci di informare le famiglie. Addirittura un terzo non sa l’ABC degli obblighi di legge

“I genitori sono bancomat per le casse delle scuole o sindacalisti dei figli. Le istituzioni scolastiche, dal Miur agli uffici scolastici regionali fino alle singole scuole, non riescono a farne gli alleati veri nel patto di corresponsabilità educativa che la legge, in nome della Costituzione, gli riconosce. La conferma, se l’esperienza quotidiana a scuola non bastasse, è arrivata oggi della prima indagine Isfol sulla conoscenza del sistema educativo da parte della popolazione adulta tra i 30 e i 54 anni di età, cioè la fascia in cui si trova la più ampia quota di genitori con figli in età di obbligo di istruzione”.

Questo è il commento di Fabrizio Azzolini, presidente dell’Age (Associazione italiana genitori), dopo l’uscita dell’indagine “Disinformazione di sistema” dell’Isfol.

Quella che esce dal rapporto è un’immagine della scuola italiana piuttosto desolante: istituzioni scolastiche, incapaci a tutti i livelli, di informare in modo completo ed efficace le famiglie e i giovani sul sistema scolastico, soprattutto nei momenti di passaggio dalle medie alle superiori e dal diploma al mondo accademico o lavorativo.

Dall’indagine emerge che oltre il 50% delle famiglie avverte proprio l’inadeguatezza dell’informazione.

Senza contare la mancanza, in molti casi, di conoscenza dei principali obblighi di legge: il 23% ritiene che sia possibile per i ragazzi abbandonare gli studi a 14 anni, l’11% è incerto, il 4% non sa che esista un obbligo d’istruzione.

“Una lacuna preoccupante – osserva Azzolini – che riguarda un terzo degli italiani che è un campanello d’allarme anche  per il fenomeno della dispersione scolastica, in Italia ancora troppo alta”.

Vediamo qualche altro dato: circa un terzo dei genitori ritiene che la scuola dell’infanzia sia obbligatoria, il 27% non sa che è stato soppresso l’esame al termine della scuola primaria. Molti genitori conoscono poco i segmenti formativi più professionalizzanti. A parte l’apprendistato, di cui però solo il 41% lo conosce come possibilità di assolvere il diritto dovere d’istruzione, poco noti sono i percorsi di Istruzione e Formazione (IeFp), che si confondono con gli istituti professionali. “Eppure, – scrive l’Age – sono percorsi che offrono garanzie occupazionali e di contrasto all’esclusione sociale e agli abbandoni scolastici. Sconosciuti anche gli IFTS e gli ITS, quest’ultimi confusi dal 40% dei genitori con gli istituti tecnici. Non va meglio con l’università: solo il 45% consce il sistema di istruzione terziaria”.

Questi risultati rappresentano un segno preoccupante sulla capacità comunicativa di tipo istituzionale nel garantire a tutta la popolazione le informazioni necessarie a supportare i giovani nel compiere scelte consapevoli, con ricadute importanti anche sull’efficacia delle attività di orientamento, in particolare nei momenti di snodo tra un ciclo e l’altro.

“Occorre quindi che la politica studi una strategia a 360 per raggiungere con più modalità e strumenti tutta la popolazione, in particolare la fascia più svantaggiata – conclude Azzolini -. Un vero piano nazionale di comunicazione che veda nelle associazioni genitori che operano nella scuola gli alleati nella formazione e nell’informazione degli altri genitori della scuola. Prevedendo in particolare azioni e momenti specifici di orientamento per le famiglie, non solo per i ragazzi. Formare informando per contribuire a scelte consapevoli così da elevare i livelli di istruzione, combattere la dispersione, l’esclusone e la disoccupazione. A guadagnarne saranno anche i minori costi sociali che questi fenomeni produrranno”.

La scuola per realizzare mostre, guide, laboratori tra musei e siti archeologici

da La Tecnica della Scuola

La scuola per realizzare mostre, guide, laboratori tra musei e siti archeologici

Per scuole, università, accademie di belle arti e di danza, conservatori e istituti musicali arriva l’occasione di realizzare progetti didattici per valorizzare musei, siti archeologici e istituzioni culturali
Pronto il decreto interministeriale, tra Miur e Beni culturali, che attua quanto previsto dal decreto Carrozza sulla scuola (Dl 104/2013) con cui si assegnano 3 milioni per finanziare i migliori progetti didattici per valorizzare musei, siti archeologici e istituzioni culturali, attraverso mostre, guide e percorsi per visitatori, aule o laboratori multimediali fino all’elaborazione di libri o materiali illustrativi.

Per parteciparvi, scrive Il Sole 24 Ore, i progetti che vedono la partecipazione in prima persona dei docenti con il coinvolgimento degli studenti devono prevedere l’assenso dei musei interessati, che partecipano alla progettazione mediante i rispettivi servizi didattici, con eventuali cofinanziamenti da parte di fondazioni di origine bancaria o di altri enti pubblici o privati. Garantiscono inoltre più “punteggio” l’elaborazione del progetto da parte di reti di scuole, il «carattere innovativo» del progetto, la «fruibilità dei contenuti» e infine la scelta di realizzare progetti in musei «minori», simbolo della «memoria storica e della continuità culturale del territorio sia regionale che nazionale». I progetti che saranno ammessi alla selezione per il finanziamento sono divisi in due sezioni:una riservata alle istituzioni scolastiche e l’altra a tutti gli altri istituti ammessi al concorso.

La bozza di decreto stabilisce anche il finanziamento massimo ottenibile per ognuna di queste attività:fino a 400mila euro per le mostre; 500mila per l’elaborazione di testi informativi;un milione per attività didattiche e laboratori;600mila per i percorsi didattici e infine 500mila euro per l’elaborazione di libri, materiali illustrativi, multimediali e audio video. Non potrà essere finanziato più di un progetto per ogni museo o sito interessato

Giornata per il risparmio energetico: “M’illumino di meno”

da La Tecnica della Scuola

Giornata per il risparmio energetico: “M’illumino di meno”

M’illumino di meno è un’iniziativa simbolica finalizzata alla sensibilizzazione al risparmio energetico lanciata nel 2005 dalla trasmissione Caterpillar di Rai Radio 2 si svolgerà venerdì 13 febbraio.

Prende il nome dai celebri versi di Mattina di Giuseppe Ungaretti (“M’illumino d’immenso”), ed è organizzata intorno al 16 febbraio, giorno in cui ricorre l’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto.

La campagna, lanciata a livello nazionale dai microfoni di Rai Radio 2, invita a ridurre al minimo il consumo energetico, spegnendo il maggior numero di dispositivi elettrici non indispensabili. Inizialmente rivolta ai soli cittadini, è stata accolta con successo dapprima a livello locale, con adesioni da parte dei singoli comuni, ed in seguito dalla Presidenza del Consiglio dei ministri con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente. Nel 2008 Hans-Gert Pöttering, presidente del parlamento europeo, ha dichiarato il riconoscimento dell’iniziativa considerandola “un evento che ha un valore simbolico ed un effetto tangibile”.

Quest’anno l’iniziativa si svolgerà domani 13 febbraio 2015. A tal proposito si ricorda che la manifestazione, benché di breve durata, ha ottenuto un riscontro effettivo in termini di risparmio energetico. Secondo quanto riportato da Terna, la società responsabile della trasmissione di energia elettrica in Italia, nei minuti successivi l’avvio dell’iniziativa si è verificato un sensibile calo dei consumi. Il fabbisogno istantaneo di energia registrato è stato di circa 300 MW inferiore nel 2007 e di oltre 400 MW nel 2008.

Docenti di sostegno, accelerazione verso la separazione delle carriere?

da tuttoscuola.com

Docenti di sostegno, accelerazione verso la separazione delle carriere?

Oltre ai dati sulla titolarità dei benefici della legge 104/92, il secondo aspetto rilevante giornalisticamente di questo numero della newsletter sulla scuola “Cambiamenti” del sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, ci pare quello relativo all’inclusione, riguardante “ragazzi di recente immigrazione e alunni con bisogni educativi speciali“.

Per gli alunni stranieri, Faraone prevede “nell’organico funzionale aggiuntivo una quota di insegnanti referenti, in possesso di certificazione delle competenze per l’insegnamento dell’italiano per loro” e l’istituzione di “laboratori linguistici permanenti, anche in rete, con insegnanti che abbiano seguito un percorso formativo per l’insegnamento dell’italiano agli stranieri”.

Più interessante ancora la prospettata riforma del sostegno: “Riformeremo il sostegno che diventerà affare di tutto il personale scolastico: formazione in servizio per docenti curriculari, personale Ata e dirigenti scolastici e personale altamente specializzato per le disabilità gravi. Dobbiamo superare la delega che continua ad essere presente nelle classi, tra insegnanti di classe e insegnanti di sostegno. È un modo di fare che ha una ricaduta negativa anche e soprattutto sull’immagine che lo studente ha di sé. Sappiamo che in passato molti docenti sono passati sulle cattedre di sostegno come “ripiego” nei casi di esubero delle proprie classi di concorso, come scorciatoia per passare di ruolo: non può più essere così. Il benessere dello studente viene prima di tutto”. Accanto alla responsabilizzazione di tutto il personale docente della scuola, sembra un passo deciso nella direzione della carriera separata per i docenti di sostegno. Sarà proprio così?

Legge 104, eclatanti le differenze regionali nella titolarità del beneficio

da tuttoscuola.com

Legge 104, eclatanti le differenze regionali nella titolarità del beneficio

Come abbiamo scritto, il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, ha pubblicato sul secondo numero della sua newsletter sulla scuola “Cambiamenti”, i dati relativi al monitoraggio dei beneficiari dei permessi previsti dalla legge 104/92 in ambito scolastico, che saranno presto disponibili sul sito www.istruzione.it.

I dati sono accorpati regionalmente e dovrebbero a nostro avviso essere visti nei dettagli microzonali per evidenziare le anomalie. Ma i grafici riportati dal sottosegretario sono abbastanza eclatanti per le differenze regionali

Per il personale docente, quasi un prof su 5 è beneficiario della legge 104/92 in Sardegna (18,27%), seguita dall’Umbria (17,17%) e della Sicilia (16,75%). Molto più bassa l’incidenza di titolarità del beneficio in Piemonte (8,96%), Veneto (9,71%) e Toscana (9,84%).

La forbice tra regioni con alte incidenze di titolarità del beneficio si allarga per il personale Ata. Il personale non docente titolare del beneficio coinvolge oltre 1 lavoratore su 4 in Umbria (26,27%), cui seguono Lazio (24,78%) e Sardegna (23,33%). Sul versante opposto, di nuovo il Piemonte con solo l’11,87% di beneficiari, cui seguono altre regioni più staccate.

Oltre agli aspetti microzonali, altri dati interessanti che danno rilievo allo studio sul fenomeno sono quelli relativi a se il beneficio lo si abbia per sé o per un familiare (che è molto diverso ai fini dell’individuazione delle storture), e la forbice tra la titolarità del beneficio e la percentuale di effettivo godimento del beneficio.

Permessi legge 104, Faraone: ecco i dati

da tuttoscuola.com

Permessi legge 104, Faraone: ecco i dati

Come promesso pubblichiamo i dati del monitoraggio dei beneficiari della legge 104, monitoraggio che non è servito a oberare di lavoro dirigenti scolastici e uffici scolastici regionali ma a fornirci una fotografia della situazione“. Così nel secondo numero della newsletter sulla scuola ‘Cambiamenti’, il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, commenta i dati relativi al monitoraggio dei beneficiari dei permessi previsti dalla legge 104/92 in ambito scolastico, pubblicati oggi sul suo blog e che saranno presto disponibili sul sito del Miur, come riferisce l’agenzia Italpress.

Adesso – continua Faraone – bisogna andare in profondità e intervenire laddove ci siano delle evidenti storture“. Nel secondo numero di ‘Cambiamenti anche il punto della situazione sul percorso de ‘La Buona Scuola’ in vista del decreto che vedrà la luce alla fine del mese: edilizia scolastica, valutazione dei docenti e della didattica, protagonismo degli studenti, sburocratizzazione, inclusione.

Abbiamo voluto che la scuola fosse responsabilità di tutti, che tutti potessero dire la propria per renderla migliore, che le parole di ciascuno non fossero gettate al vento ma che, legate l’una all’altra, trovassero sbocco in un’idea, in una proposta e poi in un progetto. Così è stato – conclude il sottosegretario – e lo vedrete nelle pagine del decreto, quando ‘La Buona Scuola’ sarà numeri e azioni puntuali. Il nostro futuro è oggi e la cosa bella è che stiamo facendo in modo di guardarlo chiaro in faccia per cambiare cosa non va. Continuiamo a costruirlo insieme“.