Contro la sanitarizzazione della scuola

Contro la sanitarizzazione della scuola

 

In queste ore si leggono con sconcerto le dichiarazioni del Presidente dell’ANIEF (Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori, sigla sindacale indipendente) in materia di inclusione scolastica.

Sulla base di una lettura superficiale e disattenta del documento programmatico “La Buona scuola” e della proposta di legge di FISH e FAND per il miglioramento dell’inclusione degli alunni con disabilità (PdL 2444 agli Atti della Camera dei Deputati), e in opposizione di una presunta “medicalizzazione” della professione, ANIEF si oppone all’istituzione di percorsi di formazione seri e approfonditi sui bisogni educativi specifici degli alunni con disabilità per gli insegnanti di sostegno. ANIEF sembra ignorare che gli insuccessi dell’inclusione scolastica non riguardino tanto gli alunni con necessità sanitarie elevate e complesse, ma principalmente gli alunni con gravi disabilità dell’apprendimento.

Rispondere alle necessità di questi alunni attraverso strategie educative appropriate ed efficaci a superare, per quanto possibile, le loro difficoltà di apprendimento, non è compito del personale sanitario ma della scuola pubblica e dei docenti, come avviene in tutto il mondo.

FISH esprime preoccupazione per le proposte di ANIEF che creerebbero condizioni di esclusione e discriminazione senza precedenti, mai adottate nemmeno nelle scuole speciali.

Si potrebbe prefigurare, accogliendo quelle proposte, uno scenario già severamente condannato dal Consiglio d’Europa nella sua decisione sul reclamo Collettivo Autism-Europe contro la Francia (2004), in cui si ravvisava una violazione del diritto all’educazione degli alunni con autismo nella pratica vigente in Francia di affidarne l’istruzione agli Istituti Medico Educativi (IME)

Di fronte a queste richieste di retroguardia e – ne siamo certi – minoritarie, confermiamo la necessità di migliorare la capacità del sistema scolastico di includere e istruire efficacemente gli alunni con disabilità, indipendentemente dalla sua natura e gravità” – ribatte Vincenzo Falabella, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – “Riteniamo che questo obiettivo si possa realizzare solo garantendo a tutti gli alunni con disabilità, nessuno escluso, pari opportunità di apprendimento insieme ai coetanei in un ambiente favorevole, come richiesto dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. E le nostre idee sul tema sono molto trasparenti e agli Atti della Camera.”

FISH ribadisce con forza che l’eventuale affidamento degli alunni con gravi disabilità ad assistenti socio-sanitari si configurerebbe come una violazione del diritto all’istruzione e rivendica un sistema scolastico in grado di garantire una vera inclusione e percorsi di apprendimento efficaci, necessari a conseguire il massimo grado di autonomia, autodeterminazione, inclusione sociale e lavorativa e partecipazione nella società per ogni persona con disabilità, nessuna esclusa.

Bando Sir

Bando Sir, il Miur al lavoro per chiudere
rapidamente valutazione progetti

Sono 87 i progetti che il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha deciso di finanziare fra quelli che hanno partecipato al bando “Iniziative per la promozione della cultura scientifica” emanato lo scorso luglio. Potevano concorrere scuole, soggetti pubblici e privati. L’elenco delle iniziative che hanno superato la selezione è da oggi on line sul sito del Miur.

Dal Festival della Statistica e della Demografia ai progetti di scambio fra Scuola e mondo della Ricerca, alle iniziative di potenziamento dei laboratori, passando per le masterclass di fisica e per la robotica impiegata per potenziare la didattica in licei e istituti tecnici e professionali. Sono alcune delle proposte promosse dagli esperti che hanno avuto accesso ai finanziamenti. I fondi disponibili ammontano a 3.720.000 euro. Nel dettaglio, sono 79 le iniziative vincitrici della categoria ‘Progetti annuali’, di questi 56 sono stati presentati da istituzioni scolastiche e 23 da soggetti, pubblici e privati, diversi dalle scuole. Sono infine 8 i progetti selezionati per la stipula di Accordi di programma.

Le domande approvate prevedono un’ampia partecipazione di soggetti: oltre alle scuole, Associazioni, Fondazioni e Società, Università, Musei scientifici, Enti di ricerca, Enti locali. Gli ambiti tematici affrontati dai progetti selezionati sono ampi e rispondono alle molteplici finalità del bando che, in particolare, chiedeva di favorire la promozione della divulgazione scientifica attraverso l’impiego di nuove tecnologie e di sviluppare sinergie stabili tra il mondo della Scuola e quello dell’Università e della Ricerca, anche con lo scopo di incentivare la formazione e l’aggiornamento professionale dei docenti italiani per una sempre più efficace didattica della scienza.

LA BUONA SCUOLA: GOVERNO E MIUR IRRISPETTOSI VERSO SINDACATI

LA BUONA SCUOLA, GILDA: GOVERNO E MIUR IRRISPETTOSI VERSO SINDACATI
Riteniamo scandaloso che un quotidiano nazionale oggi riporti anticipazioni dettagliate sul piano di assunzioni previsto dal decreto ‘la Buona Scuola’ mentre appena tre giorni fa il ministro Giannini non ci ha fornito alcuna notizia durante l’incontro avvenuto al Miur”. E’ quanto dichiara Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, riferendosi a un articolo pubblicato oggi da ‘la Repubblica’, sottolineando come questo modus operandi sia irrispettoso nei confronti di chi rappresenta migliaia e migliaia di docenti.
Oltre a contestare il metodo adottato da governo e ministero, Di Meglio solleva critiche anche in merito alle scelte che Renzi e il dicastero di viale Trastevere intenderebbero adottare per sanare il grave fenomeno del precariato nella scuola italiana: “Secondo quanto riportato dalla stampa, è evidente che molti insegnanti resterebbero tagliati fuori dal piano di stabilizzazioni, con il rischio di provocare così un ampio contenzioso. Ci auguriamo, invece, – conclude il coordinatore nazionale della Gilda – che le modalità di assunzione dei precari siano tali da rispettare pienamente la sentenza emanata dalla Corte di Giustizia europea lo scorso 26 novembre e che non vengano deluse le attese dei tanti colleghi da anni in servizio con contratti a tempo determinato”.

Sostegno, non un’ora di meno!

Sostegno, non un’ora di meno! – Storica sentenza del TAR Bologna: MIUR condannato al pieno riconoscimento delle ore di sostegno indicate nel PEI

 

È con grande soddisfazione che l’ANIEF accoglie la notizia della straordinaria vittoria ottenuta dall’Avv. Tiziana Sponga presso il Tribunale Amministrativo per l’Emilia Romagna che riconosce per la prima volta il pieno diritto di un alunno in situazione di gravità all’attribuzione del corretto monte ore stabilito dal PEI senza consentire al Ministero dell’Istruzione alcuna discrezionalità decisionale: il diritto all’istruzione è un diritto fondamentale oggetto di specifica tutela da parte sia dell’ordinamento internazionale che di quello interno e va sempre rispettato e tutelato.

 

Il TAR Emilia-Romagna, con la sentenza n. 164/2015, accoglie senza riserve il ricorso patrocinato con grande competenza dal legale ANIEF al fine dell’ottenimento del corretto monte ore di sostegno attribuito a un alunno disabile in situazione di gravità e ribadisce che la mancanza di un sufficiente numero di insegnanti nella Direzione Didattica interessata, non giustifica affatto la diminuzione delle ore di sostegno stabilita a discapito dell’alunno, essendo specifico “onere dell’amministrazione reperire le risorse per venire incontro alle esigenze dei minori con situazione di handicap certificato nella misura indicata nel P.E.I.”.

 

L’iniziativa ANIEF “Sostegno, non un’ora di meno!” che ha permesso a tante famiglie di poter usufruire gratuitamente in tutta Italia della tutela legale offerta dal nostro sindacato contro l’odiosa “abitudine” posta in essere dal Ministero dell’Istruzione che crede da anni di poter “risparmiare” sui diritti fondamentali dei nostri figli, ha dato nuovamente i suoi frutti. L’ANIEF, oggi in modo particolare, rivendica a testa alta anche questa vittoria in tribunale e si stringe con gioia attorno alla famiglia che ha affidato con fiducia la tutela del proprio figlio alla competenza e alla professionalità della sua rete di legali.

 

Il nostro sindacato, impegnandosi da sempre in prima linea sulla questione del giusto apporto delle ore di sostegno per gli alunni in difficoltà, ha nuovamente impartito una lezione di civiltà al Ministero dell’Istruzione imponendogli il dovuto rispetto per gli alunni disabili; l’auspicio è che il MIUR non si limiti a “incassare” la sconfitta, ma si adoperi per dimostrare di aver definitivamente “imparato la lezione” ed eviti alle famiglie l’odiosa prassi di dover agire in tribunale per vedersi riconosciuto un diritto fondamentale e inalienabile quale quello all’istruzione e alle pari opportunità.

Sardegna: Vittoria! 30 milioni di euro recuperati! grazie a tutti

Sardegna: Vittoria! 30 milioni di euro recuperati! grazie a tutti

L’assessore Arru firma per conto della Giunta l’impegno formale al
ripristino dei fondi  nella legge finanziaria, ben 30 mil. di euro
solo per i progetti personalizzati (162 e ritornare a Casa) ma non
solo: entro il 27 febbraio 2015, vista l’emergenza, saranno prorogati
i piani personalizzati in corso (scongiurando il grave pericolo di
licenziamento dei  20 mila operatori del settore) e in scadenza il 28
febbraio, oltre ad un pacchetto di delibere determinanti per
l’assistenza e l’inclusione delle persone piu gravi. (vedi allegato
documento originale firmato)

Dopo alcuni momenti di forte tensione si è concluso positivamente il
presidio organizzato da Usala e ben 53 associazioni di tutta la
Sardegna di persone con grave disabilità con la firma di un documento
congiunto tra l’assessore Arru e i rappresentanti dei due comitati.
La mobilitazione dei disabili in prima persona e delle loro famiglie è
stata entusiasmante, forte, determinante non solo per far coprire i
buchi di bilancio dell’attuale Finanziaria, ma anche per risolvere
altre questioni  di fondamentale importanza per la vita stessa degli
utenti.

Nei prossimi giorni si approfondiranno gli argomenti e si vigilerà
perche gli emendamenti della Giunta siano congrui ed efficaci per il
raggiungimento degli obiettivi.
Gli sprechi vanno cercati altrove, in altri settori: ricordiamoci che
ogni euro investito nei progetti personalizzati fa risparmiare da 3 a
10 volte proprio la spesa sanitaria. Noi stessi abbiamo chiesto i
controlli già dal 2012 proponendo una legge che non viene applicata
dalla Regione, l’ art. 2 comma 3 Legge Regionale 15 marzo 2012, n.6.

Ma sono argomenti che approfondiamo nei prossimi giorni, oggi è il
giorno della vittoria.
Cagliari 18 febbraio 2014
Firmato: Comitato 16 novembre onlus e Comitato Famiglie per
l’attuazione della legge 162 in Sardegna –

ABC Sardegna Associazione Bambini Cerebrolesi; X Fragile Associazione Italiana Sindrome X Fragile Sardegna; AISW Associazione Italiana Sindrome di Williams Sardegna; ANFFAS Associazione Naz. Famiglie persone con disabilità intellettiva e/o relazionale Cagliari; ANMIC Associazione Nazionale Mutilati invalidi Civili, Cagliari; ASAP Associazione sarda Paraplegici; ASARP Associazione Sarda Riforma Psichiatrica; UILDM Unione Italiana Lotta Distrofia Muscolare, Sassari; Diversamente Onlus persone con Autismo e loro famiglie; ANPA Sardegna Associazione naz. persone autistiche, Sassari; ANGSA Associazione Genitori Soggetti Autistici, Sassari; Associazione Sindrome di Crisponi e Malattie Rare Sardegna; VOSM Sclerosi Multipla Sardegna; SensibilMente onlus genitori di bambini con autismo, Olbia; Associazione Parkinson Sardegna; Mondi Paralleli, Cagliari; Famiglie Dopo di Noi, Trexenta; Il Girotondo, Terralba; Ogliastra Informa; Effathà, Gallura; Comitato Genitori a muso duro, Nuoro; Autismo Carbonia; ASM Associazione Sindrome di Marfan Sardegna; Airett Associazione Italiana Sindrome di Rett, Sardegna; LPS Associazione Labiopalatoschisi Sardegna PKS Kids Italia Onlus Associazione Italiana Sindrome di Pallister–Killian; UNIVOC Unione Naz. pro Ciechi Onlus Cagliari; Andelacà, Cagliari; Centro Down, Cagliari; Delfino Onlus, San Gavino; Famiglie insieme, Arbus; Futuribile, Cagliari; Gli amici di Nemo, Arzachena; Il Fenicottero Onlus, Muravera; Il Risveglio, Porto Torres; Il Seme, Oristano; Insieme per il domani, La Maddalena; IO RINASCO, Olmedo; Is Angelus, Sinnai; L’Isola dei Re onlus, la voce dell’autismo Quartu S.Elena; Cometa Sardegna Onlus Quartu S.Elena, Comunità Papa Giovanni XXIII Sardegna;Associazione Italiana per lo Sviluppo dell’Integrazione Sociale dei Disabili (A.I.S.I.S.D.), Quartu Sant’Elena; Progetto Filippide asd Cagliari e Sud Sardegna; Bads asd, Quartu S.Elena; IBIS associazione culturale e solidarietà, Nuoro; Le api, Cooperativa Sant’Antioco; Le mimose, Cooperativa La Maddalena; Ada Assistenza domiciliare anziani Cooperativa Ghilarza; Impara con noi, Cooperativa Sinnai; Obiettivo Assistenza Cooperativa Alghero.
Singoli, Famiglie ed Esponenti del Movimento della Vita Indipendente di tutte le Province sarde

le foto si vedono qui
https://www.facebook.com/media/set/?set=a.913835275314888.1073741868.100000652724698&type=1&l=7841fbdd6e

Giannini: «Tra i precari assumeremo anche gli idonei del concorso Profumo»

da Il Sole 24 Ore

Giannini: «Tra i precari assumeremo anche gli idonei del concorso Profumo»

di Marzio Bartoloni

Il decreto della scuola arriverà, a meno di sorprese, in consiglio dei ministri il prossimo 27 febbraio. E tra le annunciatissime assunzioni dei precari – circa 150mila – ci saranno anche gli idonei del concorso voluto nel 2012 dall’allora ministro Profumo. Ad assicurarlo è stato ieri l’attuale ministro, Stefania Giannini, durante il question time alla Camera. E sempre ieri è stato il premier Matteo Renzi ad annunciare che dopo la riforma della scuola il Governo interverrà sull’università.

Giannini: «Tra le assunzioni anche gli idonei del 2012»
«Gli idonei del concorso 2012 sono una parte del piano assunzionale straordinario che il Governo sta approntando e che confluirà nel provvedimento in approvazione a breve in consiglio dei ministri». Ad assicuralo è stato il ministro in persona, Stefania Giannini, ieri rispondendo, durante il question time, a un’interrogazione sulla situazione dei docenti e dei dirigenti scolastici ammessi con riserva nelle graduatorie di merito. «Ci sono poi – ha precisato il ministro in aula alla Camera – altri due gruppi: i riservisti per anno di laurea, cioè coloro che si sono laureati dopo il 2001-2002, che non erano ammessi alla preselettiva del concorso del 2012 ma che avendo fatto domanda e avendo ottenuto sospensiva del Tar sono stati riammessi dagli uffici scolastici regionali e hanno poi vinto il concorso sulla base del merito e del punteggio acquisito; coloro che sono stati ammessi con riserva avendo conseguito nella preselettiva un punteggio inferiore a quello previsto come soglia minima». «Per il primo gruppo – ha chiarito il ministro – il Consiglio di Stato ha dato ragione a questi ricorrenti e quindi il Miur non può che sciogliere la riserva per via amministrativa per tutti coloro che hanno e avranno buona ragione del loro diritto sulla base della sentenza del giudice amministrativo». «Per il secondo gruppo – ha concluso la Giannini – la riserva potrà essere sciolta per ogni singolo ricorrente via via che ci sarà una sentenza definitiva in merito». Un principio che vale anche per i dirigenti scolastici.

Il premier Renzi: «Ora tocca all’Università»
«Ci sono opportunità che si aprono in un anno che con il presidente della Crui abbiamo deciso sia un anno costituente per il nostro Paese rispetto all’università». L’anuncio questa volta è del premier Matteo Renzi che ieri, nel suo intervento all’apertura dell’anno accademico al Politecnico di Torino, ha assicurato che dopo la scuola «tocca all’università».
«Ci serve un passo in più affinchè le grandi università non siano stritolate dai confini amministrativi», ha chiarito Renzi convinto che «una grande università ha il compito di stare non sul mercato ma nello scenario internazionale». Per il premier «negare che vi siano diverse qualità nell’università è ridicolo. Ci sono università di serie A e B nei fatti e rifiutare la logica del merito e la valutazione dentro l’università e pensare che tutte possano essere uguali è antidemocratico, non solo antimeritocratico». «Ci sono università capaci di competere nel mondo – ha concluso – e altre validissime che hanno un’altra funzione. Non si può pensare che tutte e 90 le università italiane stiano insieme nella competizione globale». Parole queste che però secondo il coordinatore dell’Unione degli universitari, Gianluca Scuccimarra «esprimono un’idea di università diametralmente opposta a quella della nostra Costituzione. Le nostre università dovrebbero essere luoghi accessibili a tutti». Per Scuccimarra «antidemocratico e antimeritevole è pensare che possano esistere Università di serie A e Università di serie B per chi non può permettersi le prime, aumentando di fatto solo le disuguaglianze». Infine il rettore del Politecnico torinese, Marco Gilli, si è detto certo che «l’azione riformatrice avviata dal Governo saprà affrontare le principali criticità del nostro sistema universitario e soprattutto saprà creare le condizioni perché le Università possano avviare in tempi brevi un significativo ricambio generazionale».

Somministrazione dei farmaci in classe, tutti i dati e le indicazioni operative

da Il Sole 24 Ore

Somministrazione dei farmaci in classe, tutti i dati e le indicazioni operative

di Lorena Loiacono

Farmaci e somministrazioni, per molti studenti si tratta di appuntamenti a cui non è possibile rinunciare neanche nell’orario scolastico. Sia per mantenere la continuità terapeutica, sia per gestire casi di emergenza. E allora la scuola deve provvedere ad organizzare gli interventi necessari per assicurare alle famiglie la giusta assistenza. Nel 2013-2014 sono state 16.137 le richieste di farmaci in tutta Italia, a rivelarlo è uno studio dell’Istat in collaborazione con il Miur.
Picco di richieste in Lombardia ed Emilia Romagna
L’analisi dell’Istituto nazionale di statistica rientra nell’ambito dei lavori del Comitato paritetico nazionale per le malattie croniche e la somministrazione dei farmaci a scuola e prende in esame le scuole primarie e secondarie di 1° grado, statali e non statali. Dall’indagine emerge che durante lo scorso anno hanno avuto almeno una richiesta di somministrazione il 15,20% delle scuole primarie, 2053 istituti, e il 13,60 delle medie pari a 858 scuole. Le regioni con maggior richiesta sono state la Lombardia per le elementari con il 22,90% di casi e e l’Emilia Romagna per la scuola superiore di I grado con il 24,60%. le percentuali più basse sono state registrate in Molise con il 2% di intervento alla primaria e in Calabria con 1,205 alle medie.
Come procedere alla richiesta di somministrazione
Le famiglie devono fare regolare domanda alle scuole, riportando anche l’autorizzazione medica in cui, eventualmente, sarà presente l’indicazione per l’autosomministrazione del farmaco. Procedura prevista anche per i ragazzi al di sotto dei 14 anni. Nella richiesta deve essere specificato a chiare lettere nome e cognome del ragazzo, nome del farmaco, dosi e periodicità della somministrazione. Preso atto della richiesta, la scuola stila un piano di intervento anche in collaborazione con la Asl in cui individuare le persone adatte ad intervenire. Sono previsti appositi verbali al momento della consegna alla scuola dei farmaci salvavita.
Chi somministra il farmaco della terapia?
Per quanto riguarda la scuola primaria, su un totale di 4.125 somministrazioni per la continuità terapeutica, in 702 casi il bambino provvede da solo (17%), in 776 casi è un familiare ad andare direttamente a scuola (18,80%) mentre il personale scolastico interviene in 2170 casi (52,60%). La Asl ha provveduto per 281 somministrazioni (6,80%). Per il resto, le scuole non hanno specificato la procedura. Nelle scuole medie invece su 1.691 somministrazioni sono state 799 le autosomministrazioni (47,30%), 211 quelle affidate a un familiare (12,505) e 613 quelle affidate al personale scolastico (36,30). La Asl è intervenuta 74 volte (4,40%).
Personale scolastico in prima linea
I dati, soprattutto nelle scuole elementari, mettono in risalto come nella maggior parte dei casi sia il personale della scuola ad aiutare il ragazzo nel portare avanti la terapia. Il personale può essere infatti formato al riguardo tramite certificazione della Asl, si tratta del 32,22%, e può essere stato formato in precedenza, il 23,22%. Resta non formato alla somministrazione il 28,17% del personale interessato dall’indagine Istat.
Siu può intervenire in emergenza
Se per la continuità terapeutica la famiglia può accordarsi con la scuola, la prassi cambia di fronte all’emergenza. Si tratta di quei casi in cui l’intervento e la somministrazione del farmaco non sono previsti o almeno non sono continuativi. Nel 2013-2014 sono state 7.316 le somministrazioni in emergenza alla primaria e 3.235 alle medie. Anche in questo caso il personale scolastico è stato in prima linea, intervenendo nel 63,105 dei casi alle elementari e nel 57% alla secondaria di primo grado. Il 41,41% del personale è formato per intervenire in emergenza, il 28,90% era stato formato in precedenza e resta un 29,69% che non può intervenire, perché non è preparato per farlo.
Sos per diabete, epilessia e asma
A richiedere una procedura di emergenza nelle scuole elementari, con chiamata al 118, sono soprattutto eventi improvvisi di malattie come l’epilessia con il 41, 72% di casi, l’asma con il 23,18% e il diabete con il 5,63. Stessa situazione alle medie con 34,49% di casi per epilessia, 26,90% per asma e 5,06 per diabete.
Chiedere aiuto alle Asl
La stragrande maggioranza delle scuole che hanno attivato protocolli specifici per la somministrazione di farmaci si è rivolta alle Asl: su 2.737 scuole, 2.034 si avvalgono di accordi con l’azienda sanitaria di riferimento. Piccole quote si avvalgono invece di intese con comuni e province, uffici scolastici territoriali e cooperative.

Campania, 60 milioni di finanziamenti europei per distribuire tablet agli alunni

da Il Sole 24 Ore

Campania, 60 milioni di finanziamenti europei per distribuire tablet agli alunni

di Vera Viola
Un tablet a ciascun alunno delle scuole della Campania? No, un tablet a un alunno su sette. E come saranno scelti i fortunati? E’ tutto in questo strano botta e risposta il “mistero” dei tablet in Campania a cui la Regione ha dedicato negli ultimi venti giorni grandi energie: un accordo con la direzione scolastica regionale, due delibere, una pubblicazione in Gazzetta, un bando pubblico, per fare e poi subito disfare.

La vicenda
L’idea iniziale del presidente Stefano Caldoro, del vicepresidente Guido Trombetti, e della responsabile della scuola Caterina Miraglia era approfittare di fondi europei (nell’ambito dell’”accelerazione della spesa”) da recuperare in tempi stretti per realizzare un progetto che le scuole e gli alunni della Campania non avrebbero neanche osato sperare: un tablet per ciascuno degli 860mila alunni, con relativi posti armadio (alloggiamenti in cui riporli). Insomma, la Campania voleva “sognare” e allo stesso modo tentare un salto in avanti per ridurre il digital divide, osando più di quanto abbiano finora fatto regioni e governi più ricchi. Con il decreto dirigenziale numero 10 del 29 gennaio parte una Procedura aperta per l’affidamento della fornitura, manutenzione e assistenza di tablet e posti armadio. Il cui bando viene pubblicato il 7 marzo sul Bollettino Ufficiale della Regione.
La procedura sembra ormai avviata, ma non è così. Dai banchi dell’opposizione qualcuno urla, come era prevedibile, agli sprechi. La Regione ripensa tutta l’operazione. Si teme infatti che, in un’area del Sud con gravi ristrettezze di bilancio, con sanità e trasporti che arrancano, istituti scolastici da mettere in sicurezza e ristrutturare, destinare 300 milioni ai tablet sia davvero troppo. Così si riscrive la delibera, e ora si annulla il primo bando. Il finanziamento da 300 milioni passa a 60, i tablet diventano 174 circa, meno di un settimo, altrettanti gli alunni che disporranno del piccolo computer.

Cambio di marcia
Il cambio di marcia delude direzione scolastica, alunni, sindacati, gli assessori promotori. E gli alunni – soprattutto quelli a cui la famiglia non avrebbe potuto darlo – che già sognavano il tablet “personale”. In teoria l’ultima decisione è la più saggia: coerente con la politica dei cinque anni passati, di stretto controllo della spesa, e coerente con la sobrietà propria del governatore, la nuova delibera non eccede in una scelta che rischiava di apparire troppo orientata al lusso e al superfluo. Ma il punto è proprio questo: spingere con determinazione e con risorse abbondanti i giovani all’uso delle tecnologie informatiche è superfluo?
C’è infine una questione cruciale: i 240 milioni sottratti al programma di acquisto dei tablet, come verranno utilizzati? La Regione fa sapere che li userà per la messa in sicurezza degli edifici scolastici e per potenziare la rete Internet. Ma siamo sicuri che ci riuscirà nei tempi fissati? Per fine anno i soldi non spesi saranno restituiti a Bruxelles. E se i piani alternativi non dovessero essere realizzati, gli alunni della Campania avranno perso aule e tavolette.

Fotografata l’area che comprende gli errori nel cervello dei prof

da La Stampa

Fotografata l’area che comprende gli errori nel cervello dei prof

Un risultato importante per sviluppare degli strumenti ad hoc per aiutare i docenti a guidare l’apprendimento dei loro studenti
roma

Molti maestri e professori magari lo sospettavano già, ma il cervello di un insegnante funziona in modo particolare. Lo rivela una nuova ricerca, che ha identificato le parti della mente coinvolte nella comprensione degli errori di calcolo altrui, un processo chiave nel guidare l’apprendimento degli studenti.

Nello studio, pubblicato sul Journal of Neuroscience, alcuni volontari sono stati invitati a mettersi nei panni di un insegnante, osservando e valutando le risposte di alcuni alunni in un gioco al computer. Gli insegnanti dovevano dire se le decisioni degli studenti durante il gioco erano corrette o meno, il tutto mentre erano sottoposti a risonanza magnetica. I ricercatori dell’University of London, usando modelli matematici, hanno così potuto leggere e interpretare il funzionamento del cervello dei volontari.

Lo scanner ha rivelato che una regione cerebrale degli insegnanti, chiamata corteccia cingolata anteriore, segnalava loro gli errori degli studenti durante il gioco. Questi risultati, spiegano gli scienziati, forniscono una visione significativa dei processi cerebrali che permettono ad un docente di capire come sta andando il processo di apprendimento di uno studente.

«Per i docenti, comprendere che cosa credono gli studenti è una parte vitale del processo di insegnamento, che consente un feedback significativo», spiega l’autore dello studio, Matthew Apps. «Il nostro lavoro ha identificato alcune strutture chiave nel cervello umano per l’insegnamento. I risultati ci forniscono le basi per capire come funziona la mente delle persone che stanno insegnando, e possono permettere di sviluppare degli strumenti ad hoc per aiutare i docenti a guidare l’apprendimento dei loro studenti».

I ricercatori hanno anche scoperto le altre regioni del lobo frontale che hanno giocato un ruolo importante nel “lavoro” di valutazione mentale degli insegnanti sulle risposte degli studenti. Insomma, la mente di maestri e professori oggi ha meno segreti.

La Buona scuola? Frutti acerbi per tutti (precari inclusi)

da Corriere della sera

UNA RIFORMA SENZA FORZA

La Buona scuola? Frutti acerbi per tutti (precari inclusi)

I rischi di non cambiare il sistema, se il testo arriverà così com’è all’approvazione

di Gianna Fregonara

Il testo della Buona scuola, anche dopo la profonda revisione di queste ultime settimane, resta una proposta di riforma della professione di insegnante più che una riforma del sistema educativo. È un tentativo comprensibile e ambizioso di modernizzare la scuola attraverso gli uomini e le donne che ci lavorano. I due pilastri su cui si reggeva la proposta presentata a settembre non hanno retto al tentativo di essere trasformati in legge. Il primo, il sistema degli scatti solo premiali per i due terzi degli insegnanti di ogni scuola, è scomparso dal decreto in preparazione. Nelle intenzioni del governo, questo avrebbe dovuto innalzare il livello di preparazione, di impegno e di performance degli insegnanti italiani: si è capito che sarebbe stato impossibile da applicare e iniquo nei risultati, oltre che inutile. È stato sostituito da un sistema misto di scatti di anzianità e di scatti di merito assegnati con un più complicato sistema di valutazione della quantità e della qualità del lavoro e dell’aggiornamento degli insegnanti. Un sistema che funzionerà soltanto, nel suo intento di premiare i più bravi, se ci saranno fondi sufficienti a spezzare quel patto non scritto del «ti pago poco ma ti chiedo poco».

Il caos in cattedra

Il secondo pilastro era il mega piano di assunzioni di precari, pensato con la lodevole quanto illusoria idea di chiudere per sempre il problema dei supplenti nella scuola, si sta rivelando inattuabile, quanto meno iniquo ( lo dicono i sindacati) e addirittura dannoso (giudizio della Fondazione Agnelli) per il sistema scolastico perché riempirebbe le scuole di insegnanti spesso senza cattedra in quanto abilitati in materie secondarie e non utili. Mentre per materie fondamentali come la matematica gli studenti continuerebbero ad avere supplenti e altri precari. C’è da aspettarsi che nel decreto si trovi una soluzione migliore, magari quella dettata dai tribunali con le ultime sentenze: assumere a tempo indeterminato chi ha lavorato 36 mesi negli ultimi cinque anni.
La scelta fatta a settembre di impiegare tutti i fondi disponibili per le assunzioni – salvo briciole per gli altri capitoli come l’innovazione tecnologica – e di rinviare la formazione degli insegnanti e le loro nuove competenze al prossimo concorso autorizza a pensare che per una riforma vera anche della professione ci sarà ancora da aspettare.

Le parole chiave

Lo slogan affascinante – «La scuola che cambia l’Italia» – ha trasmesso l’idea che una riforma della scuola serva a far ripartire il Paese: ma qual è l’idea di scuola che guida la nuova legge? Le parole chiave scelte dalla Buona scuola sono: concorso, alternanza scuola-lavoro, laboratori, autonomia, inglese, Internet, programmi contro la dispersione, formazione, scuole aperte. Tutti istituti o programmi già in vigore da tempo (i concorsi dai tempi della Costituzione) o in via di sperimentazione, ma che finora non hanno funzionato per motivi vari, e che i provvedimenti del governo cercheranno di rilanciare. Norme complicate e la burocrazia hanno frenato le innovazioni ma principalmente sono mancati i fondi e questo si ripeterà.
Dei grandi temi della scuola, a partire da quello che dovrebbe essere il curriculum degli studenti – un’ora di musica alle elementari e una di economia e arte nei licei non bastano -non c’è traccia nelle bozze: davvero così come è impostata la scuola italiana è al passo con i tempi? In passato si era parlato di riformare i cicli, di cambiare le medie, di rendere più flessibile l’ultimo biennio delle superiori, di migliorare l’offerta scientifica, solo per citare i principali temi del dibattito. Ci si attenderebbe che le nuove proposte, contrariamente al testo presentato nei mesi scorsi, parlassero di questo.

La riforma fatta in casa

Altrimenti, come spesso avviene in Italia, se non si troverà un futuro credibile per la scuola pubblica, la riforma la faranno nei fatti gli studenti. Come dimostrano già i dati anticipati ieri sulle scelte per le superiori: i genitori e i ragazzi considerano che oggi sia utile una formazione scientifica e che servano le lingue, tanto è vero che i due licei con più iscrizioni sono lo Scientifico e il Linguistico. Due genitori su 5 – sono dati della ricerca pubblicata ieri dal Corriere – pensano che i propri figli avranno un futuro professionale all’estero: sarà questa scuola all’altezza di prepararli?

Dalla «A» alla «D»: ecco i nuovi voti per valutare le competenze

da Corriere della sera

Dalla «A» alla «D»: ecco i nuovi voti per valutare le competenze

Problem solving, attitudini personali, stili di vita: parte la sperimentazione per la «certificazione delle competenze». Entro il 20 marzo le scuole possono candidarsi

Antonella De Gregorio

In punta di piedi (perché, va premesso, non ci sono risorse extra per accompagnare la novità), entra nella scuola la «Certificazione delle competenze». Per gli studenti che concludono i cicli del primo grado – quinta elementare e terza media – alla tradizionale pagella che valuta con un numero la capacità di far di conto e coniugare i verbi, si aggiungerà presto una scheda che descrive la «padronanza dei saperi acquisiti, la capacità di usarli per affrontare compiti e problemi, complessi e nuovi, reali e simulati». Non più (solo) l’accumulo di conoscenze, ma «il modo in cui vengono messe in relazione fra di loro e con il mondo che ci circonda» si legge nella Circolare del Miur (la n.3/2015) appena emanata, che contiene le indicazioni per l’«adozione sperimentale dei nuovi modelli nazionali di certificazione delle competenze». Problem solving e abilità, atteggiamenti ed emozioni, potenzialità, stile di vita. Un complesso insieme di caratteristiche che gli insegnanti sono chiamati a osservare nel tempo, misurare e raccontare in una scheda che verrà consegnata alle famiglie a fine anno, insieme alla pagella. Restituirà un profilo più dettagliato dello studente, ne documenterà il percorso compiuto e il processo di crescita individuale, favorendo la continuità dell’offerta formativa «e lo aiuterà – scrive il Miur – a effettuare scelte per il futuro».

«Avanzato» o «Iniziale»?

Il giudizio di sintesi sarà espresso in lettere, all’inglese: dalla «A» di un livello «Avanzato», molto competente (nel risolvere problemi complessi, decidere con responsabilità, padroneggiare le conoscenze), alla «D» di uno stadio «Iniziale» («L’alunno, se opportunamente guidato, svolge compiti semplici in situazioni note»), passando per la «B» di «Intermedio» e la «C» di «Base». Non sono previste voci negative: il nuovo modello di valutazione non vuole segnalare quello che non va, ma dare l’indicazione di una strada da percorrere.

Competenze europee

Le competenze cui la certificazione fa riferimento sono quelle considerate chiave per l’apprendimento permanente e individuate dalla Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 2006. I nuovi modelli, accompagnati da Linee Guida e dalla circolare di accompagnamento per l’avvio sperimentale sono a disposizione delle scuole. Chi vuole aderire già da quest’anno può comunicarlo all’Ufficio Scolastico Regionale di competenza entro il 20 marzo. Si impegnerà così a intraprendere un percorso di ricerca-sperimentazione che prevede la costituzione di un «gruppo di progetto», la comunicazione ai genitori, l’analisi dele ricadute sull’attività «ordinaria». Le osservazioni raccolte nei prossimi mesi serviranno ad aggiustare il tiro. Il prossimo anno, tutte le quinte primarie e le terze medie della Penisola adotteranno «in via sperimentale» la certificazione, che dal 2016/17 entrerà in via definitiva e obbligatoria nella routine della valutazione.

Quindici anni di gestazione

Prevista dal regolamento per l’autonomia scolastica quindici anni fa, la certificazione delle competenze è rimasta lettera morta per anni; riesumata in maniera «occasionale» dal ministro Fioroni nel 2007, fu poi rilanciata dalla Gelmini, con una valutazione in decimali, uguale a quella degli apprendimenti. La svolta, con le nuove Indicazioni nazionali per il curricolo (2012), che hanno costretto a rivedere il tutto per armonizzare le certificazioni ai nuovi contenuti. Negli ultimi anni, la Certificazione delle competenze è stata compilata dalla maggior parte delle scuole, ma in maniera autonoma e ciascuna con un proprio modello di valutazione. Adesso sarà uguale per tutto il territorio.

Come valutare

Gli insegnanti hanno quindi modo di mettersi alla prova e dovranno familiarizzare il prima possibile con la novità, perché i descrittori che dovranno usare presuppongono nuovi modi di conoscere e valutare gli alunni e le loro capacità, diversi e più complessi di quelli usati per gli apprendimenti disciplinari. E qui sta, in fondo, l’incognita dell’effettiva applicazione

150mila assunzioni, subito da GaE e nel 2016 i vincitori-idonei del concorso?

da La Tecnica della Scuola

150mila assunzioni, subito da GaE e nel 2016 i vincitori-idonei del concorso?

Mentre sugli abilitati inseriti solo nelle graduatorie d’Istituto si abbatte un silenzio poco rassicurante, nella lista dei docenti da immettere in ruolo troveranno posto altre tipologie (congeniali all’organico funzionale): gli idonei del concorso 2012; i riservisti non ammessi alla preselettiva sempre di quella tornata concorsuale, ma riammessi dagli Usr e poi vincitori per merito e punteggio acquisito; gli ammessi con riserva, avendo conseguito nella preselettiva un punteggio inferiore alla soglia minima.

Si allarga la tipologia dei quasi 150mila docenti da assumere in estate. Però non abbastanza per contenere anche gli abilitati non inseriti nelle GaE, sui quali prevalgono dubbi e silenzi poco rassicuranti. Al momento non c’è nulla di certo, intendiamoci, ma queste sono le indicazioni giunte alla nostra redazione. Parallelamente ai precari inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, che dovrebbero avere la precedenza, verranno immessi in ruolo i vincitori e gli idonei di concorso.

Su questi ultimi si è soffermato anche il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, rispondendo, durante un question time del 18 febbraio, ad un’interrogazione sulla situazione dei docenti e dei dirigenti scolastici ammessi con riserva nelle graduatorie di merito. Gli idonei del concorso 2012 “sono parte del piano assunzionale straordinario che il Governo sta approntando e che confluirà nel provvedimento in approvazione a breve in Consiglio dei Ministri”, ha assicurato il responsabile del Miur.

“Ci sono poi – ha precisato il Ministro – altri due gruppi: i riservisti per anno di laurea, cioè coloro che si sono laureati dopo il 2001-2002, che non erano ammessi alla preselettiva del concorso del 2012 ma che avendo fatto domanda e avendo ottenuto sospensiva del Tar sono stati riammessi dagli uffici scolastici regionali e hanno poi vinto il concorso sulla base del merito e del punteggio acquisito; coloro che sono stati ammessi con riserva avendo conseguito nella preselettiva un punteggio inferiore a quello previsto come soglia minima”.

“Per il primo gruppo – ha continuato Giannini – il Consiglio di stato ha dato ragione a questi ricorrenti e quindi il Miur non può che sciogliere la riserva per via amministrativa per tutti coloro che hanno e avranno buona ragione del loro diritto sulla base della sentenza del giudice amministrativo. Per il secondo gruppo la riserva potrà essere sciolta per ogni singolo ricorrente via via che ci sarà una sentenza definitiva in merito” e lo stesso principio vale per i dirigenti scolastici”.

Dovendo però attendere l’esito della giustizia dei tribunali, i tempi per l’assunzione degli ammessi con riserva non saranno brevi. Tanto è vero che una delle voci insistenti delle ultime ore vorrebbe le immissioni in ruolo spalmate su due anni, sempre con precedenza da GaE. Con i docenti selezionati da concorso che avrebbero anche maggiori chance di essere inseriti nell’organico funzionale.

Per saperne di più, per capire se le indiscrezioni sono corrette, attendiamo però la presentazione del primo dei due decreti di riforma, programmata per la fine di febbraio.

Pantaleo: “La dirigenza scolastica va valorizzata e non abrogata”

da La Tecnica della Scuola

Pantaleo: “La dirigenza scolastica va valorizzata e non abrogata”

Importante dichiarazione del segretario nazionale della Flc-Cgil che, pur avendo sottoscritto la LIP, afferma di non essere affatto d’accordo sulla abrogazione dell’articolo 25 del TU 165 che definisce ruolo e funzioni dei dirigenti scolastici

Sulla adesione della Flc-Cgil alla Legge di iniziativa popolare promossa dal Comitato per la Scuola della Repubblica, il segretario nazionale Mimmo Pantaleo ci tiene a fare alcune precisazioni importanti.
“Sottoscriviamo la LIP perchè condividiamo il metodo con cui la proposta è stata costruita – sostiene Pantaleo – 100mila firme hanno un significato importante e vogliono dire che la scuola chiede di partecipare alla realizzazione di un nuovo modello scolastico. E’ una questione di metodo non da poco, che fa la differenza rispetto al Piano della Buona Scuola, scritto, discussso e riscritto quasi esclusivamente nelle stanze del Ministero e del Governo. Questo non vuol dire che condividiamo la LIP tutta e fino in fondo; ci sono diversi punti che non ci piacciono e ne abbiamo già anche parlato con i promotori”. 
Per esempio?
“Non siamo d’accordo, ad esempio, a tornare indietro sulla autonomia scolastica, anzi secondo noi l’autonomia va sostenuta, valorizzata e possibilmente ampliata”
E sul ruolo dei dirigenti scolastici?
“Per noi – e lo diciamo non da oggi – la dirigenza scolastica va assolutamente valorizzata anche se non siamo d’accordo con chi pensa ad una dirigenza declinata sul versante burocratico e gestionale. Noi siamo per una dirigenza che serva davvero a promuovere e ad ampliare l’offerta formativa e capace di dialogare con il territorio. Non riesco a capire perchè ci sia questo dubbio sulla nostra posizione e si dica che noi vogliamo cancellare la dirigenza scolastica”
L’ “equivoco” nasce dal fatto che lei ha sottoscritto la LIP e uno dei punti della proposta riguarda proprio l’abrogazione dell’art. 25 del TU 165/2001 che definisce ruolo e funzione della dirigenza
“Beh, su questo punto non siamo d’accordo con i sostenitori della LIP: noi non chiediamo l’abrogazione di quella noma”.
E per il resto?
“Noi chiediamo maggiore attenzione anche sul tema delle rappresentanzie sindacali di istituto e sul ripristino della contrattazione di scuola. Ma vorremmo anche che si parlasse con più forza del diritto allo studio e del segmento scolastico riferito all’infanzia. La generalizzazione della scuola dell’infanzia è per noi una priorità”.

Nessun ripensamento: #riformabuonascuola sarà presentata il 27

da La Tecnica della Scuola

Nessun ripensamento: #riformabuonascuola sarà presentata il 27

 

Lo ha detto Davide Faraone, sottosegretario all’Istruzione, parlando a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio2. Confermate anche le 150mila assunzioni (“entro settembre 2015”) e la revisione dell’insegnante di sostegno: si vuole creare una specializzazione sulla singola patologia.

Sui tempi di presentazione della riforma della scuola arrivano solo conferme. L’ultima è arrivata il 18 febbraio da Davide Faraone, sottosegretario all’Istruzione: parlando a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio2, il ‘renziano’ ha fatto il punto sulla situazione della scuola e dei provvedimenti che il governo sta provvedendo a varare.

“Il 27 febbraio presenteremo la riforma della scuola”, ha detto. Anche se non l’ha specificato, la presentazione avverrà subito dopo il Consiglio dei ministri previsto sempre per l’ultimo venerdì del mese.

E ancora: “saranno assunti 150mila precari entro settembre del 2015, con l’inizio del nuovo anno scolastico”, sostenendo che le critiche al Governo sarebbero legate solo ad “un eccesso di conservatorismo in alcuni settori della scuola”.

“Stiamo cercando di digitalizzare le scuole ma dobbiamo anche rendere gli edifici più sicuri” ha aggiunto il sottosegretario parlando poi di modernizzazione ed edilizia scolastica.

Conferme pure sulla revisione del profilo dei docenti di sostegno: “saranno più preparati e più formati sulle singole patologie”. Ora “non c’è una specializzazione sulla singola patologia. Per questo vogliamo fare anche delle scuole di formazioni specifiche. Molto spesso l’insegnamento di sostegno è stata una possibilità per diventare insegnanti di ruolo, senza che si sia coltivata una specificità”.

Entro il 15 marzo le domande per richiedere il part-time per l’a.s. 2015/2016

da La Tecnica della Scuola

Entro il 15 marzo le domande per richiedere il part-time per l’a.s. 2015/2016

 

Può presentare domanda il personale docente, educativo ed Ata, ad eccezione dei Direttori dei Servizi Generali Amministrativi. L’istanza deve essere prodotta all’Ambito Territoriale della provincia di appartenenza, tramite il Dirigente Scolastico della scuola di servizio

Anche quest’anno, così come stabilito in via permanente dall’O.M. n. 55/98, è fissata al 15 marzo la data di scadenza per la presentazione delle domande per la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale o rientro a tempo pieno del personale docente e ATA a tempo indeterminato.

Il part-time può essere però concesso anche al personale a tempo determinato. Infatti, gli artt. 25, comma 6 (per i docenti), e 44, comma 8 (per gli Ata), del Ccnl scuola del 2007 hanno chiarito che “l’assunzione a tempo determinato e a tempo indeterminato può avvenire con rapporto di lavoro a tempo pieno o a tempo parziale”. Quindi, per i lavoratori che instaurano un nuovo rapporto di lavoro a tempo determinato, è possibile l’attivazione del part-time anche al momento della sottoscrizione del contratto individuale di lavoro.

 

Presentazione dell’istanza

La domanda può essere presentata all’Ambito Territoriale della provincia di appartenenza, tramite il Dirigente Scolastico della scuola di servizio dai docenti delle scuole di ogni ordine e grado, dal personale educativo, dal personale ATA (esclusi i Dsga) e dal personale utilizzato in altri compiti per motivi di salute che intendano trasformare il proprio rapporto di lavoro da tempo pieno a part-time o modificare il proprio rapporto di part-time o ancora revocare il proprio contratto di part-time e rientrare a tempo pieno.

Nella domanda, il richiedente deve indicare esplicitamente la tipologia di part-time che si vuole ottenere, vale a dire part-time orizzontale (prestazione di servizio ridotta in tutti i giorni lavorativi); part-time verticale (prestazione distribuita solo su alcuni giorni della settimana, del mese o di determinati periodi dell’anno); part-time misto (combinazione delle due precedenti modalità).

Gli originali delle istanze devono essere trattenuti dalle istituzioni scolastiche per la successiva predisposizione e stipula del contratto individuale di lavoro a tempo parziale, che potrà avvenire solo previa pubblicazione da parte dell’Ufficio scolastico provinciale competente per territorio dell’elenco del personale ammesso al regime di lavoro part-time.

 

Precedenze

A quanto sopra deve aggiungersi il diritto di precedenza, introdotto dalla Legge n. 247 del 24 dicembre 2007, per “i lavoratori del settore pubblico e del settore privato affetti da patologie oncologiche, per i quali residui una ridotta capacità lavorativa, anche a causa degli effetti invalidanti di terapie salvavita, accertata da una commissione medica istituita presso l’azienda unità sanitaria locale territorialmente competente”, i quali hanno appunto diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro a tempo pieno in lavoro a tempo parziale verticale od orizzontale. Il rapporto di lavoro a tempo parziale deve essere trasformato nuovamente in rapporto di lavoro a tempo pieno a richiesta del lavoratore.

Il diritto di precedenza non riguarda solo i malati, ma anche chi presta loro assistenza. Infatti, la medesima legge prescrive che “in caso di patologie oncologiche riguardanti il coniuge, i figli o i genitori del lavoratore o della lavoratrice, nonché nel caso in cui il lavoratore o la lavoratrice assista una persona convivente con totale e permanente inabilità lavorativa, che assuma connotazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, alla quale è stata riconosciuta una percentuale di invalidità pari al 100 per cento, con necessità di assistenza continua in quanto non in grado di compiere gli atti quotidiani della vita […], è riconosciuta la priorità della trasformazione del contratto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale”.

Analogamente “in caso di richiesta del lavoratore o della lavoratrice, con figlio convivente di età non superiore agli anni tredici o con figlio convivente portatore di handicap ai sensi dell’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, è riconosciuta la priorità alla trasformazione del contratto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale”.

 

Durata del contratto

Il contratto di part-time dura, di norma, due anni scolastici per un numero di ore settimanali almeno del 50 per cento.

Al termine del biennio, in assenza di diversa comunicazione da parte dell’interessato, il part-time si intende automaticamente prorogato di anno in anno. Scaduti i primi due anni, non è pertanto richiesta la presentazione di una nuova richiesta ai fini della prosecuzione del rapporto di lavoro in regime di part-time. Devono essere invece esplicitamente richiesti il ritorno al tempo pieno o eventuali modifiche del proprio part-time.

 

Rientro a tempo pieno

Per quanto riguarda il personale che chiede di rientrare a tempo pieno, compete alle istituzioni scolastiche la predisposizione e la adozione del provvedimento di reintegra e la chiusura del contratto a SIDI, cui seguirà la trasmissione all’Ambito territoriale.

Può anche verificarsi il caso di lavoratori che, solo dopo un anno in part-time, chiedano di riconvertire l’orario a tempo pieno. In queste situazioni il procedimento amministrativo è affidato agli Ambiti territoriali degli Uffici scolastici regionali, pertanto le scuole dovranno trasmettere all’U.s.p. tali istanze in originale. Eventuali domande in tal senso potranno essere accolte solo se adeguatamente motivate e tenendo conto anche situazione complessiva degli organici.