TOCCAFONDI: SISTEMA SCOLASTICO HA DUE GAMBE, STATALE E NON STATALE

SCUOLA: TOCCAFONDI, SISTEMA SCOLASTICO HA DUE GAMBE, STATALE E NON STATALE. RIFORMA RISPONDE A QUESTA REALTA’ ACCANTONANDO  VECCHIE IDEOLOGIE.
SCUOLA: BERLINGUER, PARTIRE DALL’AUTONOMIA SCOLASTICA PER AFFERMARE VERO PLURALISMO. OCCORRE RIDURRE SISTEMA NORME BUROCRATICHE AMMINISTRAZIONE SCOLASTICA

Roma, 4 marzo 2015

“La riforma che il Governo sta realizzando è il segnale che sulla scuola siamo ormai oltre il dibattito ideologico e aderenti invece alla realtà. Con La Buona Scuola si vuole attuare una riforma di tutto il sistema con alcuni punti imprescindibili: assunzioni, valutazione, merito, alternanza scuola lavoro, autonomia e scuole paritarie. Il sistema scolastico nazionale, come mostrano i fatti, i numeri e la Costituzione, cammina infatti su due gambe, statale e non statale, e la riforma porta avanti entrambe perché solo così può garantire la tenuta del sistema.”. Lo ha dichiarato il Sottosegretario all’istruzione, Gabriele TOCCAFONDI,  intervenendo ai lavori del convegno “Scuola pubblica statale e scuola pubblica paritaria: passi condivisi per un cambiamento”, organizzato oggi dall’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà alla Camera dei Deputati come momento di confronto tra istituzioni nazionali, locali e internazionali sul tema della riforma della scuola in vista del varo del ddl di riforma da parte del Governo.

“Tutti e tre gli strumenti previsti dal ddl di riforma, il 5 per Mille, lo school bonus e le detrazioni fiscali, – ha proseguito il Sottosegretario – vanno in questa direzione, ovvero a favore di tutta la scuola e non solo di una parte. Il Governo ha voluto e realizzato una riforma di tutta la scuola e, all’interno di questa, ha affrontato anche il capitolo delle paritarie superando con il realismo un pregiudizio perché autonomia e parità riguardano la scuola nella sua totalità, statale e non statale. In questo senso possiamo dire che il Governo sta attuando una piccola riforma culturale”.

“La scuola – ha rincalzato Luigi BERLINGUER, già ministro della Pubblica istruzione, nel corso del convegno –  va riorganizzata a partire dall’autonomia scolastica che è il presupposto per una scuola di qualità e solo la qualità può garantire la formazione della futura classe dirigente. In quest’ottica è necessario ridurre il più possibile tutto il sistema delle norme burocratiche dell’amministrazione scolastica che imbriglia l’azione delle scuole. È con l’autonomia che si afferma, in pratica, il pluralismo educativo.

H-ACK SCHOOL @ GEC2015 – Il primo hackaton della scuola italiana

H-ACK SCHOOL @ GEC2015
Il primo hackaton della scuola italiana
“Da grande voglio fare… l’innovatore!”

H-ACK SCHOOL è promosso dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, in collaborazione con META-Group e H-FARM per stimolare l’attitudine all’imprenditorialità dei giovani italiani.

Stefania Giannini: “Con La Buona Scuola stiamo rimettendo gli studenti e i docenti al centro della scuola. Stiamo aggiornando l’offerta formativa per costruire un sistema scolastico in grado di preparare al futuro”.

Milano 17 e 18 marzo 2015 @ MICO

#hackschool
#GEC2015

Milano, 5 marzo 2015 – Il 17 e 18 marzo prossimi, all’interno del GEC2015 – Global Entrepreneurship Congress– Congresso mondiale dell’imprenditorialità, si terrà H-ACK SCHOOL, il primo hackathon completamente dedicato al mondo della scuola. Una gara di idee che vede protagonisti gli studenti.

H-ACK SCHOOL è promosso dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, in collaborazione con H-FARM, piattaforma digitale nata con l’obiettivo di aiutare neo imprenditori nel lancio di iniziative nel settore digital/IT, e con META Group, gruppo internazionale incaricato dell’organizzazione del Congresso e da sempre dedito alla creazione e alla crescita di imprese ad alta intensità di conoscenza.

Obiettivo di H-ACK SCHOOL è stimolare l’attitudine all’imprenditorialità dei ragazzi italiani, generare in loro maggiore fiducia nelle proprie capacità e idee. Ma anche misurarli su sfide legate al design di soluzioni digitali e al loro marketing. I partecipanti avranno la possibilità di lavorare fianco a fianco con i maggiori esperti mondiali di startup e impresa. Per questo è stato scelto il format H-ACK, ideato da H-FARM, perché in grado di avvicinare i giovani al mondo delle imprese e del lavoro in modo innovativo.

H-ACK SCHOOL sarà una due giorni di lavoro in cui i ragazzi, divisi in team eterogenei, dovranno lavorare a soluzioni volte a favorire la digitalizzazione degli strumenti didattici e contribuire alla semplificazione dei processi interni alle scuole. I progetti presentati, potranno riguardare qualunque tema legato al Piano #LaBuonaScuola (es. alternanza, scuola/lavoro, scuole aperte, laboratori, nuove alfabetizzazioni, pensiero computazionale, coinvolgimento su EXPO2015). H-ACK SCHOOL rappresenta una formula veloce, ma allo stesso tempo concreta, per favorire un primo passo nella direzione indicata nel Piano: far dialogare il mondo delle imprese- non solo digitali- con quello della scuola.

“Con La Buona Scuola stiamo rimettendo gli studenti e i docenti al centro della scuola – sottolinea il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini – Stiamo aggiornando l’offerta formativa per costruire un sistema scolastico in grado di preparare al futuro. Il cambio di paradigma consiste nel passaggio dal “sapere” al “saper fare”: l’H-ACK SCHOOL rientra in questa logica. Anche grazie all’esperienza della due giorni al GEC pensiamo di costruire materiali didattici sull’imprenditorialità che, a partire dal prossimo anno scolastico, potranno essere messi a disposizione delle scuole italiane.”

“Le potenzialità di questo evento sono incredibili – afferma Anna Amati, vicepresidente di META Group e coordinatrice del GEC 2015– H-ACK SCHOOL è l’esempio virtuoso dell’innesco di processi innovativi di carattere partecipativo, in cui gli attori protagonisti diventano attivi nella costruzione ed evoluzione del mondo in cui andranno ad agire, studiare, lavorare, produrre. Senza dimenticare che in questo modo si trova soluzione a tre problematiche attuali: il mismatching, in cui scuola e aziende trovano difficoltà nell’interazione, l’applicazione delle conoscenze digitali ad un mondo reale, lo stimolo all’autoimprenditorialità.”

All’iniziativa parteciperanno 600 studenti del penultimo anno della scuola secondaria superiore;150 docenti, 15 mentor provenienti da H-FARM, startupper di successo e investitori selezionati dalla META Group, accompagneranno i ragazzi durante tutte le fasi dell’hackathon che si svolgerà presso il Mi.Co., il centro congressi milanese che ospita l’edizione 2015 del GEC.

Università, quasi quintuplicati i fondi per l’Erasmus

Università, quasi quintuplicati i fondi per l’Erasmus:
150 milioni per il 2014-2016
Giannini: “Con questo incremento almeno il 10% in più
di studenti in partenza all’anno”

Garantire ad un numero sempre maggiore di studenti un’esperienza di studio o tirocinio all’estero. È l’obiettivo a cui punta il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini che ha deciso di incrementare in modo sostanziale (sono quasi quintuplicati) i fondi messi a disposizione delle Università per sostenere la mobilità internazionale degli studenti, rivolgendosi in particolare a coloro che, senza un intervento di supporto, non avrebbero la possibilità di vivere questa esperienza.

Il Fondo Giovani del Miur prevede infatti, per il 2014-2016, un finanziamento per le borse di circa 51 milioni all’anno, contro i circa 11 milioni all’anno del triennio 2011-2013. Uno stanziamento che consentirà alle Università di aumentare il numero e l’importo delle borse Erasmus. La ripartizione del fondo è stata resa nota oggi agli atenei.

“Grazie a questo stanziamento – sottolinea il Ministro Stefania Giannini – ci attendiamo almeno il 10% in più di studenti in partenza all’anno. La nascita dell’Erasmus ha segnato la terza rivoluzione europea, una nuova stagione caratterizzata dalla mobilità e dalla circolazione di uomini e di donne. È doveroso incentivare questo tipo di esperienza se vogliamo garantire un curriculum di studi che risponda sempre di più alle aspettative del mondo del lavoro”.

La quota di risorse assegnate alla promozione delle iscrizioni nei corsi di laurea a carattere scientifico e quella per la realizzazione del Piano Lauree Scientifiche sale in ambedue i casi dai 2 milioni del 2013 ai 3 milioni del 2014. Vengono consolidati i 9,6 milioni annui per le attività di tutorato.

Più fondi, ma anche maggiore progettualità: da quest’anno il Ministero consente agli atenei di spendere le risorse del Fondo Giovani nel corso del triennio, senza vincolarle solo su una annualità.

L’assegnazione tiene conto solo di parametri di qualità. Per quanto riguarda la mobilità, riceve maggiori risorse chi la incentiva, la inserisce dentro una specifica progettualità e segue meglio il percorso dei propri studenti. È previsto un monitoraggio costante dei dati, dei risultati e delle risorse basato sull’Anagrafe degli studenti.

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Legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola per la Repubblica”

Le indiscrezioni, divenute ormai certezza, sulle decisioni che prenderà il CDM in materia scolastica, vanno nella direzione di un DDL omnibus.
Pensiamo che il cambio di rotta – dal decreto legge al disegno di legge – a cui riteniamo di avere saggiamente contribuito superi di fatto l’idea di procedere in modo autoritario su una materia tanto complessa, e permetta finalmente l’apertura di un vero e approfondito confronto in Parlamento e nelle scuole sul futuro del nostro sistema d’istruzione pubblico.

Chiediamo, insieme ai centomila cittadini che l’hanno sottoscritta, che nel dibattito parlamentare sia dato ampio spazio alla Legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola per la Repubblica”, depositata al Senato con il n. 1583 e alla Camera con il n. 2630. Una legge rispettosa del dettato costituzionale e redatta a partire dall’esperienza e dalle riflessioni di chi opera e vive ogni giorno nelle scuole del nostro paese.

Rigettiamo con forza il ricatto che il Governo impone al Parlamento, strumentalizzando l’assunzione dei precari al fine di ottenere una approvazione, senza adeguato confronto parlamentare, su tutti gli altri capitoli della riforma, non solo non urgenti, ma spesso dannosi per la scuola pubblica statale.

Ricordiamo che l’assunzione dei precari è un atto dovuto per dare attuazione sia alla legge Finanziaria del 2007 sia alla sentenza della Corte di giustizia europea; la loro assunzione deve essere disposta con un immediato decreto legge e non può essere contingentata nei limiti degli attuali organici, ma deve comportare al contrario un adeguamento degli organici.

La mobilitazione a sostegno della Legge d’iniziativa popolare non si ferma, riproponendo con determinazione i punti principali della legge popolare:

l’assunzione immediata dei precari in modo da coprire tutte le cattedre vacanti e quelle necessarie ad assicurare la riduzione del numero degli alunni per classe, l’ampliamento dell’offerta formativa (tempo pieno, tempi distesi per l’apprendimento), il sostegno, l’alfabetizzazione, la lotta alla dispersione scolastica.

la scuola della cooperazione e della collegialità e non quella della competizione eterodiretta da Dirigenti manager e dalla burocrazia ministeriale;

la piena gratuità della scuola statale con finanziamenti certi a tutte le scuole pari al 6% del PIL. No a scuole sostenute dai contributi dei genitori e dei privati. No a nuovi contributi alle scuole private;

classi di 22 alunni e non classi pollaio;

la scuola dell’infanzia statale garantita a tutti con l’ultimo anno obbligatorio e non la sua trasformazione in un servizio;

un sistema di valutazione autonomo dal Ministero che sostenga tutte le scuole aiutando quelle che operano in condizioni sociali disagiate al fine di dare a tutti gli studenti italiani la stessa offerta di istruzione e formazione.

Un rapporto fra scuola e lavoro finalizzato a garantire la libera scelta del proprio futuro agli studenti. No all’introduzione dell’apprendistato nelle scuole.

Aderiamo alla giornata di mobilitazione studentesca del 12 marzo organizzando iniziative nelle scuole e nelle città che coinvolgano studenti, genitori, insegnanti, cittadine e cittadini.

Aderiamo inoltre con convinzione alla mobilitazione sociale del 28 marzo.

Non può esserci democrazia se non c’è una scuola democratica, non può esserci una scuola democratica se non c’è democrazia.

Expofacile

Expofacile al via!

Expofacile.it è finalmente on line per offrire informazioni e orientamento alle migliaia di turisti con disabilità e con bisogni specifici che visiteranno Expo 2015 e il suo territorio.

Promosso da Regione Lombardia e Comune di Milano, con il sostegno di Unicredit Foundation, il sito può contare sulla competenza delle principali associazioni lombarde delle persone con disabilità, riunite negli Ats LEDHA e Ats UICUI.

La pubblicazione di Expofacile.it non è un punto di arrivo ma il punto di partenza per cercare di fotografare cosa accadrà a Milano da qui all’inizio di Expo e quali opportunità la città saprà offrire anche ai visitatori con disabilità.

Expofacile contiene già oggi molte informazioni utili ai visitatori con disabilità.
Tuttavia a Milano e nel sito espositivo sono molte le iniziative, le azioni e i servizi che ancora sono in cantiere e che si andranno a definire nelle prossime settimane: Expofacile.it è dunque un “laboratorio”, un “work in progress” che darà conto di questa evoluzione e che si arricchirà di giorno in giorno di contenuti sempre più ampi e approfonditi.

In particolare le pagine del sito dedicate a Expo, alla mappatura dell’accessibilità delle strutture turistiche milanesi e ai nove itinerari turistico-culturali di Milano, contengono oggi informazioni di base che nelle settimane a venire verranno integrate con dettagli sempre più specifici e con un numero di strutture rilevate via via crescenti.

Chi volesse porre domande specifiche o inviarci segnalazioni e suggerimenti può contattarci fin da ora scrivendo a: info@expofacile.it

Autismo, chiude la “stanza del silenzio degli innocenti”

da Redattore Sociale

Autismo, chiude la “stanza del silenzio degli innocenti”. E diventa biblioteca

L’impegno dell’amministrazione comunale di Valmontone, che ieri ha convocato la mamma dell’alunno disabile. “Ci hanno promesso che pagheranno 6 ore di terapia per Christian. E i terapisti entreranno con lui in classe, tenendolo insieme ai compagni”

ROMA – Chiude la “stanza del silenzio degli innocenti”, in cui Christian, bambino autistico, passava quasi tutta la mattinata, solo con l’insegnante di sostegno, lontano dai suoi compagni. Il caso dell’istituto S. Anna (scuola primaria), rivelato da Redattore sociale la scorsa settimana, pare stia arrivando a un felice epilogo.

“Ieri mi ha convocata il vicesindaco – riferisce Vanessa, la mamma di Christian, che aveva denunciato la situazione – promettendomi che la stanza sarà trasformata quanto prima in una biblioteca per tutta la scuola”. L’amministrazione comunale ha anche annunciato che “ci è stata riconosciuta la legge 162: in pratica, saranno garantite a Christian 6 ore di terapia, a carico dell’amministrazione stessa, con psicologi che poi staranno con lui a scuola, impegnandosi a tenerlo in classe. Certo – osserva Vanessa – 6 ore sono poche, ne servirebbero almeno 10. Ma ne discuteremo venerdì, alla riunione del Glh (gruppo lavoro handicap). Una delle terapiste – precisa Vanessa – sarà quella che seguiva con successo Christian a Ostia. Per noi, è una prima, grande vittoria”. (cl)


Scuola, Giannini: “Mai più stanze del silenzio degli innocenti”

Il ministro dell’Istruzione interviene sulla vicenda del bambino autistico isolato dai compagni in una scuola di Valmontone. Satta (Anci): “Qui ci vuole un serio investimento sugli insegnanti”

ROMA – “Le stanzette del silenzio degli innocenti nella Buona Scuola non ci saranno, non avranno spazio”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, intervenuta all’iniziativa del Pd “La scuola che cambia, cambia l’Italia”, commentando la vicenda di Christian, il bambino autistico isolato dai compagni in una scuola di Valmontone (in provincia di Roma).

Da quasi due anni Christian trascorre la mattinata da solo con l’insegnante di sostegno e l’educatore, perché in classe “disturberebbe troppo”. Per lui la psicologa della Asl ha ottenuto quella che viene chiamata “la stanza del silenzio degli innocenti”.

“Fa bene il ministro Giannini a dire mai più stanze del silenzio degli innocenti. Ma qui ci vuole un serio investimento nel welfare, negli insegnanti. Insomma serve un piano decennale non solo nell’edilizia ma anche e soprattutto nella formazione dei docenti”. Lo afferma il componente dell’ufficio di Presidenza dell’Anci Antonio Satta, segretario dell’Unione Popolare Cristiana (Upc).

“Il welfare locale è stato depotenziato anche per effetto degli tagli ai trasferimenti – continua Satta – E noi sindaci, anche quando si parla di scuola, spesso siamo obbligati ad ovviare alle carenze dello Stato centrale. Mi auguro che con #labuonascuola ci sia un’inversione di tendenza”.

Riforma scuola, sulle assunzioni ora Renzi fa Ponzio Pilato

da Il Fatto Quotidiano

Riforma scuola, sulle assunzioni ora Renzi fa Ponzio Pilato

di

Ieri sera Ponzio Pilato ha dato i 150 mila precari della scuola in pasto al Parlamento. Come il prefetto della Giudea, il premier Matteo Renzi, non ha condannato, non ha avuto il coraggio di prendere una decisione ma si è lavato le mani: “Noi facciamo una scommessa, passiamo la palla al Parlamento”, ha detto nella conferenza stampa a seguito del consiglio dei ministri nel quale ha deciso di non fare alcun decreto sull’assunzione dei docenti delle graduatorie ad esaurimento ma un disegno di legge che verrà approvato martedì prossimo.

Una mossa degna di un democristiano con il pedigree.

L’ex sindaco di Firenze dopo essersi fatto una campagna elettorale giocata sulla pelle di chi da anni ha un posto a tempo determinato, ieri ha giocato ancora una volta la carta del “furbetto”. Si è lavato le mani e ha scaricato su Camera e Senato ogni responsabilità ben consapevole che una riforma di questo genere rischia di affossarsi tra beghe di partito (a partire dal suo), scontri tra opposizione e maggioranza, tra cattolici e laici e movimenti d’ostruzionismo.

Le parole di Ponzio Matteo sono esplicative del premier pensiero: “Non c’è alcun rischio che slittino le procedure di assunzione del personale. Noi martedì prossimo presenteremo il disegno di legge, lo lasceremo all’attenzione del Parlamento che dovrà decidere se e come procedere in tempi sufficienti ad un confronto serrato e sereno ma dove l’ostruzionismo non blocchi le assunzioni in ruolo”.

Il premier sa meglio di altri, e lo svelano le parole pronunciate, che i tempi sufficienti potrebbero diventare mesi. Siamo a marzo e affinché si possa procedere a delle assunzioni, gli uffici scolastici regionali hanno bisogno di tempi certi.

Bastava vedere, d’altro canto, la mimica facciale del ministro della Pubblica Istruzione Stefania Giannini per intuire lo scetticismo nei confronti del premier. Eppure lui è pronto a scommettere, ancora una volta sulla pelle degli altri.

Ponzio Matteo ieri sera con la consueta ars oratoria ha persino esercitato il ruolo della vittima nel film messo in scena per continuare ad illudere i precari: “E’ abbastanza sorprendente: quando facciamo da soli siamo dittatorelli, se coinvolgiamo il Parlamento siamo in ritardo”. Renzi sa bene che la questione andava scissa: per l’assunzione dei precari serviva ed è urgente un decreto, come richiesto a gran voce anche dalle organizzazioni sindacali; per il resto è possibile il disegno di legge. L’affabulatore fiorentino ci ha persino raccontato che la decisione di rinviare al 10 è dettata dal fatto di lasciare ai ministri la possibilità di leggere la bozza di proposta di legge come se un ministro della Repubblica fosse uno preso al bar “Sport” che non conosce la materia e che si trova improvvisamente a doverla studiare.

Ma stavolta saremo noi a twittare #renzistaisereno se a settembre non si vedrà un solo assunto.

Riforma scuola, il passaggio parlamentare potrebbe risultare fatale per i precari

da Il Fatto Quotidiano

Riforma scuola, il passaggio parlamentare potrebbe risultare fatale per i precari

I tempi sono stretti. Lo dicono i sindacati, lo confermano le tabelle di marcia dei provvedimenti legislativi e soprattutto quelle delle procedure del ministero. Senza i nomi dei nuovi assunti la macchina non si mette in moto. E in Aula le varie correnti (anche all’interno del Pd) potrebbero cominciare a perorare la causa dell’una o dell’altra categoria. L’approvazione di piccole variazioni costringerebbe a rivedere tutto l’impianto

Sgravi alle paritarie, più soldi ai presidi

da la Repubblica

Sgravi alle paritarie, più soldi ai presidi

Ecco i punti cardine della riforma della scuola rinviata di una settimana. Con 680 milioni docenti stabilizzati da settembre Ogni scuola avrà autonomia sul “rafforzamento” di alcune materie. Stipendio aumentato del 10% agli insegnanti-formatori

Corrado Zunino

ROMA .

Nel disegno di legge “La buona scuola”, annunciato ma non licenziato, resta quasi tutto dell’impianto di settembre, anche se i dettagli sulle assunzioni degli insegnanti — quanti e come — slittano di una settimana. «Non voglio dare i numeri dopo che si sono dati i numeri», dice il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, «martedì li vedrete sul testo di legge». L’affare assunzione è cosa così complicata che le cifre non sono comparse neppure nelle bozze finali del ministero, ma — come “Repubblica” ha anticipato — alla fine con 680 milioni di euro il prossimo primo settembre si porteranno in cattedra 105 mila precari, gran parte presi dalle Graduatorie a esaurimento (tra questi duemila assunti perché hanno accumulato supplenze per 36 mesi e altri diecimila rimasti fuori dopo il concorsone 2012). Quindicimila saranno le assunzioni-ponte: un anno e poi una corsia preferenziale nel prossimo concorso a bando nel 2015 e con i risultati nel 2016. Un concorsone per 75 mila posti (60 mila più i 15 mila). Un’imbarcata in due stagioni di 165 mila supplenti, trasformati in maestri e professori stabili. Un po’ meno degli annunci di settembre, ma questa è la più grande regolarizzazione di massa di dipendenti pubblici fatta nell’Italia contemporanea.
AUTONOMIA SCOLASTICA, PRESIDI LEADER
«Dopo quindici anni dalla sua introduzione scongeliamo una vera autonomia scolastica per le scuole italiane», dice la Giannini. «Il preside diventerà il leader educativo che sceglie la squadra di docenti». Per loro, ci sono 35 milioni in più. L’autonomia scolastica è l’articolo uno di 34, per dire la centralità del tema. E prevede flessibilità didattica e organizzativa dei singoli istituti. Ogni scuola potrà farsi il proprio orario, aumentare le ore di una disciplina per un periodo, adattare il calendario nazionale alle proprie esigenze.
I docenti di ruolo dovranno restare nell’istituto assegnato almeno tre anni. Nascono gli insegnanti mentor (formatori): almeno due per istituto. E gli insegnanti di staff (coordinatori). Entrambi sono nominati dai dirigenti scolastici e restano in carica tre anni con uno stipendio aumentato del 10 per cento. Per la definitiva immissione in ruolo tutti i neodocenti dovranno sottoporsi all’anno di prova, già esistente ma by-passato nei fatti. I contratti dei supplenti non dovranno superare i 36 mesi, per non incappare nelle sanzioni dell’Unione europea. Gli indennizzi per i docenti assunti troppo tardi andranno da 2,5 a 10 mesi.
Il nucleo interno di valutazione dei docen- ti sarà costituito da due docenti mentor e uno di staff (non c’è, invece, lo studente). La valutazione triennale si baserà sull’autovalutazione annuale dell’insegnante e la qualità della sua didattica (qui saranno decisivi i questionari degli alunni). Il prof che per due valutazioni non supera i requisiti minimi non avrà diritto ad aumenti. Ecco, gli aumenti di merito: saranno il 70% degli scatti triennali. Con questa riforma nasce l’Istituto per l’autonomia e la valutazione scolastica (Ipav) e saranno soppressi il contestato Invalsi (valutazione) e l’Indire (didattica avanzata).
LE MATERIE RAFFORZATE
Molte le materie scolastiche rafforzate o reintrodotte. Alle scuole elementari: inglese in metodo Clil (si parla solo in lingua straniera), più musica, educazione motoria ed educazione alla cittadinanza (legalità, valori ambientali). Alle superiori: inglese Clil, arte in tutti i percorsi liceali dalla prima classe, quindi arte e territorio in diversi tecnici e professionali. Si introduce il diritto nel primo biennio di tutte le scuole, economia nel secondo biennio. Nasce il curriculum dello studente e sarà formato dai voti del ciclo scolastico e da esperienze extra: musicali, sportive, di volontariato. Se ne terrà conto all’orale dell’esame di maturità. Lo studente potrà crearsi un piano di studi personalizzato — come fosse in un ateneo — scegliendo tra “materie opzionali” offerte dal suo istituto. La carta dello studente consentirà agli studenti delle superiori di accedere alla tecnologia utile per lo studio, a sconti e facilitazioni. Con l’approvazione dei genitori diventerà una carta di pagamento.
L’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO
La riforma Renzi-Giannini prevede una educazione degli studenti «all’autoimprenditorialità », sul modello tedesco. Nascerà il registro nazionale delle imprese dedicato all’alternanza scuola-lavoro: gli studenti di quarta e quinta superiore stipuleranno contratti di apprendistato. Nel triennio finale dei tecnici e dei professionali il periodo lavorativo sarà di 400 ore, almeno 200 ore nell’ultimo triennio liceale. Stage e tirocini possono valere per l’esame di maturità.
SGRAVI ALLE PARITARIE
Nel testo ci sono gli sgravi fiscali alle famiglie che frequentano le scuole paritarie, argomento di lacerazioni. C’è anche il 5 per mille allargato alle scuole e lo school bonus: a chi farà elargizioni agli istituti scolastici sarà concesso un credito d’imposta del 65%

Lo scontro con la Giannini e la sfida del premier “Il Parlamento si muova o torniamo al decreto”

da la Repubblica

Lo scontro con la Giannini e la sfida del premier “Il Parlamento si muova o torniamo al decreto”

Sì, è una vera sfida per molti aspetti. Perché se le Camere non reggono l’urto della riforma, se si impatanano allora «saranno i partiti a chiedere a Matteo di varare un decreto», dicono i renziani più vicini al premier

Goffredo DE MArchis
Un’altra settimana per verificare se la sorte dei precari della scuola può essere affidata a un disegno di legge che coinvolga il Parlamento. «Mi dicono: fai solo decreti, sei un dittatore, rispetta i parlamentari. Io li rispetto. Ora capiremo se, con il loro contributo, riusciamo a garantire le assunzioni prima del nuovo anno scolastico», spiega Matteo Renzi ai suoi collaboratori. Questi giorni di rinvio serviranno a discutere ancora della riforma, a capire i margini tecnici per far uscire dal limbo migliaia di docenti. «I soldi per loro ci sono. Più che sufficienti », garantisce il premier. Ma quello che Palazzo Chigi chiede è un cambio di passo anche delle Camere, impegnando tutti nella riforma. Se invece lo scontro in aula tra maggioranza e opposizioni andasse oltre il limite, com’è avvenuto su altri provvedimenti, «siamo sempre in tempo a fare un decreto legge che rispetti i tempi — è il ragionamento di Renzi — . Vediamo se è necessario».
Di fronte ai dubbi del Quirinale sul provvedimento d’urgenza e a un testo uscito dal ministero di Stefania Giannini che può ancora «essere discusso », Renzi sembra sfidare i partiti a un’assunzione di responsabilità. Il pressing per il decreto è stato fortissimo in queste ore. Ha visto in prima linea i precari naturalmente, i sindacati, la stessa Giannini vincolata a una promessa chiara e forte di uno stanziamento già coperto dalla legge di stabilità per il 2015-2016. «Non c’è più tempo. Dev’esserci un intervento a giorni per garantire che alla riapertura delle scuole la stabilizzazione sia effettiva», è stato il ritornello più ascoltato a Palazzo Chigi. La Giannini non ha ceduto fino all’ultimo, ingaggiando un braccio di ferro con il premier e con gli uffici di Palazzo Chigi. Ma Renzi ha scelto una strada diversa. Pur riservandosi la decisione del decreto legge, una garanzia che solo in extremis ha convinto il ministro ad accettare lo slittamento. «Facciamo un provvedimento che lasci aperte le porte ai contributi di tutti. Vale per la scuola e vale per la Rai. Vediamo la risposta dei parlamentari», ha detto in consiglio dei ministri.
Sì, è una vera sfida per molti aspetti. Perché se le Camere non reggono l’urto della riforma, se si impatanano allora «saranno i partiti a chiedere a Matteo di varare un decreto», dicono i renziani più vicini al premier. Durante la riunione dell’esecutivo, Renzi fissa una nuova dead line: martedì prossimo verrà approvato il disegno di legge. Conterrà anche le norme sui precari perché volendo «si rispettano i tempi anche così». In caso di problemi c’è sempre la carta di riserva dell’intervento urgente.
La mossa di Renzi, secondo alcuni, va legata anche ad altri passaggi politici decisivi delle prossime settimane. Il governo punta al ritorno in aula delle opposizioni quando, il 10 marzo, è previsto il voto finale alla riforma costituzionale. La trattativa per annullare l’Aventino di Forza Italia, Sel e 5stelle non ha avuto ancora un esito positivo. Coinvolgere il Parlamento su più provvedimenti può riaprire la discussione. Con i grillini è aperto, contemporaneamente, un tavolo di trattativa sulla governance della Rai. È un altro banco di prova per vedere se sulla scuola si riesce ad andare avanti senza ostruzionismo. Renzi prova a mettersi al centro di questo risiko e a sperimentare un cambio di tattica rispetto al braccio di ferro degli ultimi mesi. «Se è così, ci sono i tempi per farcela anche con un disegno di legge», è la convinzione di Renzi. Nella scelta del premier hanno contato anche altri fattori. L’idea che il decreto per le assunzioni si poteva leggere come un atto di vetero-sindacalismo, da vecchia sinistra. Sono argomentazioni che hanno occupato il lungo incontro della mattina con il ministro dell’Istruzione Giannini. La titolare di Viale Trastevere sostiene che non ci sia più tempo. Renzi risponde, con l’aiuto di tutti, si può correre anche senza decreto.
Questa settimana servirà a chiarire quale tabella di marcia garantisce l’effettiva stabilizzazione dei precari. Con mille dubbi che arrivano alle orecchie di Renzi, con il fiato sospeso dei precari che dovranno aspettare ancora sette giorni. L’idea è che alla fine il decreto sarà necessario e il premier non si preclude questa via d’uscita. A Otto e mezzo è Pier Luigi Bersani a non vedere alternative. «Senza decreto non arrivi all’assunzione dei precari a ottobre », è sicuro l’ex segretario. «Io sono contento della riforma della scuola. Ma voglio capire come si faccia senza decreto». Eppure la linea della minoranza è attendista, per il momento non apre un altro fronte interno al Pd. «Se Renzi non ha fatto il provvedimento — aggiunge Bersani — ci saranno buone ragioni ».

#riformabuonascuola, il M5S tende la mano: piace l’idea del ddl, ma i precari vanno assunti subito

da La Tecnica della Scuola

#riformabuonascuola, il M5S tende la mano: piace l’idea del ddl, ma i precari vanno assunti subito

Per il Movimento 5 Stelle la decisione di affidare la riforma al Parlamento è un fatto positivo, con le Camere che dovranno prendersi tutto il tempo necessario per elaborare un progetto solido. Il provvedimento però va spacchettato: il reclutamento dei docenti deve avere una corsia preferenziale, per essere operativo già con l’anno scolastico 2015/16.

È stata una scelta saggia quella di chiedere al Parlamento di occuparsi della riforma della scuola, ma bisogna creare una corsia preferenziale per procedere subito alle assunzioni. Un po’ inaspettatamente, a tendere la mano al Governo per la sua decisione di trasformare il decreto legge in ddl è il Movimento 5 Stelle: “la decisione di affidare la riforma della scuola al Parlamento – dicono i 5S – è un fatto positivo. Al contempo riteniamo fondamentale che il provvedimento sia spacchettato: il reclutamento dei docenti deve avere una corsia preferenziale, in modo da diventare operativo già per l’anno scolastico 2015-2016”.

“Renzi ha annunciato di voler realizzare la riforma attraverso un unico provvedimento. Sarebbe un atteggiamento ricattatorio nei confronti del mondo della scuola e del Parlamento, che dovrebbe occuparsi di un settore così ampio e articolato con tempi contingentati: una corsa folle senza possibilità di affrontare le tematiche con la necessaria serietà”, dicono ancora i rappresentanti del M5S.

Dai ‘grillini’ arriva anche la disponibilità a creare le condizioni perché ciò avvenga nelle due Camere. “Rispetto al reclutamento dei docenti siamo pronti alla collaborazione con le altre forze politiche, al fine di rendere celere l’iter parlamentare. Per quanto riguarda tutta la restante parte della riforma, riteniamo che il Parlamento debba prendersi tutto il tempo necessario per elaborare un progetto solido”.

Sembra così essere cambiato il clima: solo qualche giorno fa, dall’opposizione piovevano accuse di “dittatorello” su Renzi. Che per non rischiare rilievi dal Capo dello Stato, ha preso la palla al balzo e deciso di passarla Parlamento. “Sulla scuola ci chiederanno tutti di procedere per decreto”, ha fatto sapere in queste ore un renziano di ferro. Come dargli torto?

#riformabuonascuola: le “spiegazioni” di Renzi

da La Tecnica della Scuola

#riformabuonascuola: le “spiegazioni” di Renzi

 

Le dichiarazioni del Premier alla fine del Consiglio dei Ministri di ieri, 3 marzo, in cui spiega il perché del cambio di idea da decreto legge a disegno di legge. E come pensa di “rivoluzionare” la scuola italiana. Gli obiettivi del D.d.L. proposti dal ministro Giannini.

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, ha presentato al Consiglio dei Ministri la riforma che prende il nome di “La Buona Scuola”.

Il punto di partenza per la composizione del testo – che verrà approvato nel prossimo Consiglio dei Ministri del 10 marzo – sono i risultati raccolti sul rapporto pubblicato sul sito labuonascuola.it  dal 15 settembre 2014 al 15 novembre 2014 grazie agli 1.800.000 partecipanti alla consultazione on-line e off-line, i 2040 dibattiti e il coinvolgimento del 70 per cento delle scuole.
“La Buona Scuola” avrà quindi come obiettivi:

• Rafforzare le competenze degli studenti con flessibilità nei programmi, inclusione e integrazione;

• Avere un organico funzionale e potenziare l’offerta formativa;

• I dirigenti scolastici diventano leader educativi con strumenti e personale adeguati per il miglioramento dell’offerta formativa;

• Organi collegiali più efficaci e rappresentativi;

• Valutazione, formazione e carriera degli insegnanti;

• Un rapporto più stretto e stabile fra scuola e lavoro con alternanza obbligatoria nell’ultimo triennio delle superiori;

• Per quanto riguarda l’edilizia scolastica si vuole procedere con bandi per la costruzione di scuole altamente innovative, creare un’anagrafe dell’edilizia che sia trasparente sugli immobili della scuola e nuove risorse e procedure semplificate e più rapide per costruire nuove strutture;

• Una scuola digitale con un nuovo piano nazionale che metta al centro formazione dei docenti e competenze degli studenti;

• Una scuola che goda di una semplificazione amministrativa.

 

Queste le slides riassuntive messe a disposizione dopo la conferenza stampa.

Elezioni RSU: Unicobas segnala irregolarità

da La Tecnica della Scuola

Elezioni RSU: Unicobas segnala irregolarità

Le norme sono chiare: l’intera procedura elettorale deve essere gestita esclusivamente dalle commissioni elettorali. L’Unicobas sta denunciando “intromissioni” da parte di alcuni dirigenti scolastici e il mancato rispetto di alcune garanzie fondamentali, come quelle relative all’esonero dal servizio del personale coinvolto nelle commissioni e nei seggi-

La regolarità delle elezioni per il rinnovo delle RSU è a rischio: la denuncia arriva dall’Unicobas che in questa tornata elettorale è stato particolarmente attento non solo ai temi del dibattito sindacale ma anche alle procedure che – se non vengono scrupoilosamente rispettate – possono facilmente penalizzare proprio i sindacati più piccoli.
Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas, segnala per esempio che in diverse i membri delle commissioni elettorali hanno ricevute indebite pressioni al fine di far aprire i seggi fuori dell’orario di servizio di docenti ed ATA o di limitare le operazioni solo ad alcuni membri di commissione.
“Un simile turn-over – denuncia l’Unicobas – impedirebbe la presenza contemporanea di tutti i membri di commissione e di tutti gli scrutatori, come invece sarebbe di dovere onde garantire il dovuto controllo da parte di tutte le sigle sindacali sulle operazioni di voto e scrutinio. Tali condizioni vizierebbero la legittimità stessa delle elezioni e dei risultati”.
E poi c’è la questione dell’esonero dal servizio esplicitamente prescritta dall’art. 7, comma 3, del CCNQ sulle elezioni RSU del 7 Agosto 1998  (“Per i presidenti di seggio e per gli scrutatori, la durata delle operazioni elettorali, comprendente il giorno antecedente alla votazione e quello successivo alla chiusura dei seggi, è equiparata a tutti gli effetti al servizio prestato”), esonero che non sempre viene garantito.
“E’ appena il caso di ricordare
– aggiunge ancora d’Errrico – che i lavoratori designati dalle OO.SS. che hanno presentato liste per le elezioni RSU Scuola a far parte delle commissioni elettorali e / o a ricoprire il ruolo di scrutatore, svolgono tutti la loro opera in orario di servizio e sono tutti esentati dal servizio scolastico, avendo diritto anche al recupero delle ore che risultino eventualmente eccedenti”.
“D’altronde – conclude il segretario nazionale – le norme statuiscono tassativamente la natura endosindacale di queste elezioni, limitando unicamente alle commissioni elettorali (e quindi non ai dirigenti scolastici) il diritto dovere e la responsabilità di garantire la partecipazione del personale, nonché la trasparenza e la regolarità delle operazioni di voto”.