IL FUTURO modello di sviluppo economico diventa CIRCOLARE

“IL FUTURO modello di sviluppo economico diventa CIRCOLARE”

 

di Paolo Manzelli . Presidente EGOCREANET ONG – c/o Incubatore della Universita di Firenze

egocreanet2012@gmail.com

 

 

 

L’obiettivo di economia circolare è quello di abbandonare il modello lineare attuale caratterizzato dal modello “prendere materie prime – fare prodotti – buttare rifiuti“ che è ad elevato consumo di risorse naturali ed energetiche ed ad alto tasso di inquinamento.

 

In un’economia circolare, prodotti, al termine del loro utilizzo, possono essere riutilizzati, ri-fabbricati, riciclati, o tornare nella biosfera in modo da poter utilizzare la risorsa sulla terra più e più volte. La ciclicita’ dello sviluppo è quindi un nuovo paradigma di crescita che può permette di riattivare, la redditività della produzione e la crescita socio- economica ,stimolando la creazione di nuove modalita’ strategiche di lavoro, e di sviluppo tecnologico e di innovazione culturale.

 

La essenza del modello di produzione a senso lineare, che ha dominato la produzione globale dall’inizio della rivoluzione industriale, è oggi destinato al fallimento. Il nuovo millennio ha segnato il punto di non ritorno in cui un ulteriore inquinamento delle risorse naturali è divenuto insostenibile ed inoltre si registra un notevole un aumento dei prezzi di molti prodotti primari che indica come essi vadano verso il definitivo esaurimento. Pertanto la esigenza di un nuovo modello economico circolare sta diventando sempre piu’ necessaria , e cio’ comporta il mettere in discussione i presupposti economici e cognitivi che stanno alla base di come si producono e si consumano i prodotti del mercato.

 

Nel tentativo di mantenere il controllo delle risorse naturali preziose, la ricerca varie aziende stanno reinventando modalita’ efficaci e di successo per riutilizzare i prodotti le componenti primarie dando loro nuovi cicli di vita e di valore. Per mettere in evidenza tali capacita di sviluppo e dare una risposta tangibile alla esigenza di crescita .del nuovo paradigma, Egocreanet organizza la Conferenza sulla Economia Ciclica nel settore Agro-alimentare del 29/30 Aprile 2015 per dare un contributo a Expo 2015 ed oltre. (1), (2).

Basandosi su tali successi al fine di accrescere la responsabilita’ sociale e diffondere tali esperienze innovative Egocreanet propone di realizzare un Focus Group il 29 Aprile ( ore 14.00-18.00,c/o Regione Toscana P.za Unita 01 Firenze) quale strumento di partecipazione e dialogo per delineare scenari di individuazione e risoluzione di problemi basati su una proiezione al futuro della effettiva transizione verso la Economia Circolare. Il Focus Group verra’ articolato per rispondere a quesiti essenziali con l’ idea di organizzarsi per coordinare un Progetto Europeo Horizon 2016/20 su le seguenti tematiche:

–> Come è possibile riformulare la crescita economica dissociata dai vincoli di risorse in una strategia circolare finalizzata a rilasciare zero rifiuti ? 


–> Con quale riformulazione di business il sistema produttivo puo’ essere riprogrammato per sviluppare una “economia circolare”, rigenerativa di materiali, di energia, e di acqua con basse emissioni di CO2 nell’ aria? 


–> Quali modelli di organizzazione e formazione del lavoro in una struttura circolare della produzione diverranno possibili a breve e lunga scadenza ? 

 

La Conferenza Pubblica del 30 Aprile 2015 ( c/o l’ AUDITORIUM dell’ ECRF , in via F.Portinari 5r ore 9.00-14.00) ) sara’ preferenzialmente finalizzata a proporre relazioni su la Economia Circolare in Agricoltura.

 

L’ Agricoltura Circolare ha un ruolo rilevante nell’attuazione di questo nuovo paradigma eco-economico e pertanto e’ chiamata ad sviluppare sudi e sperimentazioni dei   nuovi modelli business ottimizzando l’utilizzo e il riutilizzo delle risorse. La prospettiva di utilizzare i residui derivanti dalle attività di raccolta o di gestione zootecnica e i sottoprodotti derivanti dalla trasformazione come materie prime per altre attività di co-produzione ,quali quelle della produzione nutraceutica è in vero promettente e costituisce una reale opportunità di business e gestione efficiente di processi e prodotti alternativi, come pure di accesso a nuovi mercati. .Di fatto l’ area dell’ Agricoltura e della produzione alimentare è sempre oggi piu a rischio rimanendo nel quadro della economia lineare , sia per la crescita della popolazione che per la crisi economica strutturale .
Pertanto le proposte ed i progetti emergenti dalla Conferenza del 29/30 Aprile a Firenze saranno indirizzati verso il rapido superamento del sistema di “prendere, fare, e smaltire”, da sostituire con una ri-progettazione economica che persegua la ottimizzazione di prodotti per cicli multipli di recupero dei prodotti a cascata e del sistematico riutilizzo della energia e del ripristino delle risorse naturali.(terra ,acqua ed aria)

 

In tale prospettiva di innovazione del IL FUTURO modello di sviluppo economico diventa CIRCOLARE ed i principali RISULTATI ATTESI sono :

 

  1. A) La crescita del potenziale di innovazione sociale che fa seguito alla ri-progettazione di materiali, sistemi e prodotti per uso circolare costituisce il vantaggio aspettato quale requisito fondamentale di un’economia circolare che necessita di ricerca e sviluppo per dare lavoro a giovani laureati e diplomati ; tale risultato rappresenta quindi una importante opportunità di impiego per le aziende, anche in categorie di prodotti che non sono normalmente considerati tecnologicamente innovativi.
  2. B) La organizzazione di una rete di impresa e ricerca capace di dare sviluppo ad un management condiviso trans-disciplinare e multi attoriale generando una nuova cultura imprenditoriale della complessita’eco-economica, tendente verso un netto superamento delle limitazioni concettuali del dogmatismo cognitivo ,che in tutta l’ epoca industriale, è stato perpetrato dalla dominanza della economia lineare in corrispondenza simbiotica con l’ obsoleto riduzionismo della scienza meccanica. (3)

 

Biblio On–Line:

 

 

→ “AGRONOMIA CIRCOLARE” è la moderna evoluzione della Agronomia nata con la epoca del illuminismo che dette vita alla academia dei Georgofili a Firenze, (1753).

L’ Agronomia Circolare è oggi un ambito trans-disciplinare organizzato in network multi attoriali tra ricerca ed impresa, che va al di la’ delli consueti ambiti disciplinari tecnologici ed applicativi delle specializzazioni della Agricoltura tradizionale tese ad ottimizzarne linearmente la resa economica della produzione nel mercato. Il thinking design creativo della moderna “Agronomia Circolare” include le tematiche della responsabilita’ politica e sociale per la sostenibilita futura dell’ ambiente in un passaggio epocale tra la economia lineare a quella circolare. Pertanto la mission strategica della “AGRONOMIA CIRCOLARE” e’ quella di ri-organizare la ricerca e sviluppo contemporanea, in modo da rilasciare “zero rifiuti” nell’ ambiente e minimizzare l’ inquinamento delle risorse naturali, sviluppando strategie di management di una innovazione dirompente nel quadro della transizione “eco-economica” della produzione agro-alimentare nel mondo .

08 /Marzo/2015 Firenze by : Paolo Manzelli;

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CALL FOR FLORENCE 29/30 April 2015:

Conference on: “THE FUTURE economic development model becomes CIRCULAR”

 

Paolo Manzelli. President EGOCREANET NGOs – c / o Incubator University of Florence, <egocreanet2012@gmail.com>

 

The goal of circular economy is to abandon the current linear model characterized model “take raw materials – do products – throw waste” which is a high consumption of energy and natural resources and high levels of pollution.

 

In a circular economy, the products, at the end of their use, can be reused, re-manufactured, recycled, or return to the biosphere so you can use the resource on earth again and again. The cyclicity of development is therefore a new paradigm of economic growth that can reactivates, improved profitability of production and socio-economic growth, stimulating the creation of new strategic mode of work, and technological and cultural innovation .

 

The essence of the old production model based on  linear conception, which has dominated the system of production since the beginning of the industrial revolution, is now inevitably doomed to failure. The new millennium see the point of no return of such linear development , this because further pollution of natural resources has become unsustainable for both the  climate change and for the growth of the world population. It is also recorded a significant increase in prices of many primaryproducts that indicates how they go to the final exhaustion. Therefore the need for a new circular economic model is becoming more and more necessary, and thus involves questioning the economic responsibility that underlie the cognitive change about how we produce and consume products in the global market.

 

In an effort to maintain a better control of valuable natural resources, research groups and various companies are reinventing modes of effective and successful products for reuse the primary components giving them new life cycles and values. 

 

To highlight these skills development and give a tangible response to the need for growth .of a new paradigm, EGOCREANET (NGO -no for profit) organizes the Conference on Circular Economy in Agro-Food the  29/30 April 2015 to make a contribution to Expo 2015 and beyond. (1), (2).

 

Based on these achievements in order to increase the social responsibility  and to disseminate such innovative experiences EGOCREANET aims to create a Focus Group April 29 (14:00 to 18:00 hours, c / o Tuscany Region P.za Unit 01 Florence) as a means of participation and dialogue to outline scenarios for identification and resolution of problems based on a projection of the future of the actual transition to the Circular Economy. The Focus Group will be articulated to answer essential questions with the idea to organize to coordinate a European Project Horizon 2016/20 on the following issues:

 

-> How can reformulate future economic growth that will be dissociated from the constraints of natural resources in a circular strategy aimed to release zero waste ?

 

-> How reformulation of shared business between industry and research for a renewed production system can be reprogrammed to develop a “circular economy”, based on regenerative materials, energy, and water with low CO2 emissions in the air?

 

-> Which models of organization and training of the work. will become possible in the short and long term as part of a circular structure of the production strategic innovation ?

 

 

The Public Conference of April 30, 2015 (c / o l ‘AUDITORIUM dell’ ECRF, in F.Portinari 5r hours 9:00 to 14:00)) will be preferentially aimed at offering reports on the Circular Economy in Agriculture.

 

The Circular Agriculture has an important role in the implementation of this new paradigm of eco-economics. Therefore the sector of Agrofood is called to develop the first studies and experimentations of new business models of circular economy, optimizing the use and reuse of natural and human resources.

 The prospect of using residues from harvesting or managing livestock and by-products resulting from the processing as raw materials for other activities of co-production, such as production of nutraceuticals, is true  a very promising sector of productive integration, which is a new business opportunities and an efficient management of processes that include co- products, as well as access to new markets. We need to remember that the area of ​​agriculture and food production is still today the most at risk if they remain within the framework of the obsolete linear economy, which is generating a structural economic crisis that could soon become irreversible.

 

Therefore proposals and projects emerging from the Conference of 29/30 April in Florence will be directed towards the rapid end to the system of “take, make and dispose” in Agrofood production , to be replaced with a re-design that pursues the economic optimization of products for cycles multiple recovery products and co-products cascade and about the systematic reuse of energy and the restoration of natural resources. (earth, water and air)

 

In this perspective of innovation FUTURE economic development model and the principal becomes CIRCULAR EXPECTED RESULTS are:

 

  1. A) The growth potential of social innovation that follows the re-design of materials, systems and products for use circular is expected benefit as a fundamental requirement of a circular economy that requires research and development to provide jobs for young graduates and graduates. This result represents an important employment opportunities for companies, even in product categories that are not normally considered to be technologically innovative.

 

  1. B) The organization of an international network of business and research can give development a management shared trans-disciplinary and multi actor creating a new entrepreneurial culture of complexity of the eco-economics, tending towards a clear excess of the conceptual limitations of dogmatism cognitive, that throughout the industrial age, has been perpetrated by the dominance of the economy in linear correspondence with the obsolete mechanical reductionism of science. (3)

 

 

Biblio Online:

 

(1) Circular Economy: http://www.caosmanagement.it/222-economia-circolare:

(2) The Bet: https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=56704

(3) The mechanical Paradigm: http://www.scienzaeconoscenza.it/articolo_for_print.php?id=22704


→ “CIRCULAR AGRONOMY ” is the modern evolution of Agronomy born with the era of the enlightenment that gave birth to the academy Georgofili in Florence (1753).

he “CIRCULAR AGRONOMY ” is now a trans-disciplinary field organized in networking of multi-actorial between research and enterprise, which goes beyond the’ usual models of disciplines and technological applications of the vaious traditional specializations of Agriculture focuded to linearly implement and achieve better business models and process of production for the market . The creative design of modern thinking “Agronomy Circular” includes the issues of responsibility ‘political and social sustainability for the future of’ environment in a historic transition between the linear and circular economy. Therefore, the strategic mission of “CIRCULAR AGRONOMY is to re-planning how to organize the research and development of contemporary art, focused to release” zero waste “in ‘environment and minimize the’ pollution of natural resources, through developing strategies for the management of a disruptive innovation to accelerate the transition forward the “eco-economy” of food production in the world.

08 / March / 2015 Firenze by: Paolo Manzelli;

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Educazione alla vita autonoma

da Redattore Sociale

Un portafoglio speciale aiuta i ragazzi down a fare la spesa

A Fa’ la cosa giusta! (Milano, 13-15 marzo) espositori, incontri e laboratori sulle innovazioni nel campo dell’accessibilità. Si potrà percorrere la fiera su sedia a rotelle, scoprire itinerari pedonali accessibili per visitare le città d0arte senza barriere e i prodotti audiovisivi per spettatori non vedenti e ipovedenti

MILANO – Fa’ la cosa giusta è la fiera degli stili di vita sostenibili. E senza un’attenzione particolare a chi vive, in maniera permanente o temporanea, una situazione di disabilità non ci può essere società o comunità che possa dirsi sostenibile, per tutti. Nella dodicesima edizione della fiera, che si tiene dal 13 al 15 marzo nei padiglioni di Fieramilanocity, ci saranno espositori, incontri e laboratori sulle innovazioni nel campo dell’accessibilità. Con la convinzione, che se un ambiente o un oggetto è accessibile a chi è disabile, è in realtà adatto a tutti. Qui di seguito alcune delle realtà o degli eventi che i visitatori troveranno a Fa’ la cosa giusta!.

Il laboratorio “in tutti i sensi”, organizzato da BeHandy, porterà i visitatori a percorrere la fiera su sedia a rotelle, per guardare la realtà da un punto di vista decisamente nuovo e sperimentare le barriere di chi si muove quotidianamente su ruote.

Le guide “A ruota libera”, di Polaris Edizioni, portano alla scoperta di itinerari pedonali accessibili alla sedia a rotelle che tocchino i maggiori luoghi d’interesse storico culturale, per permettere anche a chi si muove su sedia a rotelle di godersi il centro storico delle nostre città. L’associazione I Tetragonauti propone attività di formazione e crescita a contatto con il mare per persone con disabilità fisica, sensoriale e mentale, adolescenti in situazione di disagio sociale, anche del circuito penale e anziani. L’attività educativa de I Tetragonauti passa per esperienze di viaggio come navigazione a vela, immersioni subacquee, laboratori e teatro di figura.

Aipd, Associazione Italiana Persone con sindrome di Down, presenterà a Fa’ la cosa giusta! uno speciale portafoglio, progettato per rendere più facile il pagamento da parte dei ragazzi con sindrome di Down, rinforzando la distinzione tra i vari tagli di banconote e monete e quindi il loro riconoscimento. Il modello è già in fase di sperimentazione in 12 città italiane. Al mercato dei saperi, organizzato da Aipd, persone anziane e persone con la sindrome di Down si incontreranno e si scambieranno le cose che sanno fare. Queste andranno dalle semplici attività quotidiane, come fare la spesa, pagare le bollette, fare le pulizie in casa, fino ai saperi più complessi come la preparazione di una marmellata, una telefonata al cellulare, la riparazione di oggetti rotti e ricevere in cambio i saperi che desiderano.

Film Voices vuole rendere accessibile la fruizione dei prodotti audiovisivi a spettatori non vedenti e ipovedenti attraverso produzione di audiodescrizioni, realizzate all’interno di un laboratorio integrato tra professionisti vedenti e con disabilità visiva. Il progetto è nato a Bologna nel novembre del 2009 da una consapevolezza: il consumo culturale e di intrattenimento è fondamentale nel processo di integrazione sociale.

Sindrome di down, a Torino l’Anffas apre un centro per l’educazione alla vita autonoma

Inaugurato oggi ma attivo da oltre un anno, l’appartamento di via Groscavallo è stato donato da una benefattrice che ha voluto restare anonima. L’Anffas lo ha messo a disposizione di associazioni e cooperative. I ragazzi imparano a cucinare, stirare, farsi il letto. Ma anche ridere e scherzare

TORINO – Non ha nulla di cui vergognarsi e la sua vita non è certo in pericolo, ma di dire il suo cognome ai giornalisti non ne vuole sapere. E, anzi, del suo gesto ne parla pure di malavoglia, ché “certe cose si fanno, non si dicono e tantomeno bisogna vantarsene”. Perché la signora Nicoletta, come le dame di carità di seicentesca memoria, è una benefattrice all’antica: è stata lei a concedere l’appartamento torinese di via Groscavallo 9, in cui l’Anffas ha appena inaugurato un centro residenziale che verrà utilizzato per progetti di educazione alla vita autonoma a beneficio dei ragazzi con sindrome di Down.

“In realtà – spiega la presidente Piera Parnigoni Civallero – questo posto è attivo già da un anno. Lo abbiamo ristrutturato nel 2013, dopo che Nicoletta ce lo ha lasciato in comodato d’uso. All’inizio l’idea era di utilizzarlo per attività di diverso tipo, anche con i disabili motori: ma non c’è ascensore, per cui abbiamo deciso di destinarlo esclusivamente a percorsi di massima autonomia”.
Detto in altri termini, una o più volte la settimana i ragazzi vengono qui, dopo la scuola o il lavoro, e vivono per qualche giorno senza la supervisione dei genitori: con loro c’è soltanto un’operatore, che in genere si limita a buttare un occhio, senza interferire in nulla di ciò che fanno. E così, in via Groscavallo si impara a cucinare, a stirare, a farsi il letto ma anche a ridere, a scherzare e, quando è il caso, a sopportarsi a vicenda. Le attività non è l’Anffas a organizzarle: “a Torino – continua Civallero – ci sono già molti enti, tra associazioni e cooperative, che organizzano programmi di questo genere: noi ci limitiamo a fornir loro uno spazio, che possono utilizzare finché vogliono”.

Sono sei, al momento, le realtà che stanno usufruendo della struttura: tra queste, l’associazione AirDown e le cooperative l’Arco e Valemour. Molte altre sono transitate nei mesi scorsi, prima di trovare delle sedi stabili, e così In via Groscavallo sono già passati almeno 50 ragazzi: “il cambiamento è impressionante” assicura Civallero. “Questi ragazzi arrivano a volte in età adulta con dei genitori iperprotettivi, che non si rendono conto che, pur col loro amore, possono finire per danneggiarli. Il senso di libertà, la sensazione di diventare indipendenti è una delle esperienze fondamentali nella vita di chiunque, ed è giusto che qualcuno si preoccupi di farla fare anche a loro”.

Il tutto, ancora una volta, grazie alle molte signore Nicoletta di questo mondo: “senza le quali – conclude Civallero – le associazioni come la nostra oggi non potrebbero sopravvivere. La politica non fa altro che riempirsi la bocca col valore del volontariato; peccato che poi ci taglino il fondo per le non autosufficienze, costringendo i malati di sla a scendere in piazza. Il ‘dopo di noi’ in Italia rischia di diventare un’utopia; e non fosse per le donazioni ,oggi faremmo fatica perfino ad esistere. Io ormai non faccio altro che chiedere soldi ad amici e parenti – si schernisce – e son sicura che tra qualche Natale nessuno vorrà invitarmi più alle cene” (ams)

Chiavi di casa per 6 ragazzi Down: vivere insieme per diventare autonomi

Obiettivo del progetto promosso dall’associazione Civico 21 e sostenuto dall’Aipd è insegnare loro a essere autonomi perché la disabilità non è un ostacolo alla vita indipendente. Il corso di residenzialità autonoma coinvolge giovani tra i 18 e i 27 anni

FOGGIA – Uno spazio per bambini e adulti con la sindrome di Down dove imparare a diventare autonomi. Una casa trasformata in un grande laboratorio socio-educativo, dove i ragazzi, attraverso l’aiuto degli operatori, apprendono come gestire la loro vita. Un corso di cucina, di arte, di teatro, di musica fino a quello dal nome suggestivo “imparare a campare”, dove i ragazzi si mettono alla prova con l’idea di andare a vivere da soli e di capire come conciliare il proprio tempo tra lavoro, faccende di casa e relax. Fare la spesa, cucinare, pulire, prendere l’autobus sono solo alcune delle attività in cui si cimenteranno i 6 ragazzi, tra i 18 e 27 anni, per consentirgli di raggiungere l’indipendenza e spiccare così il volo dal loro nido familiare. Il progetto “Le chiavi di casa” è stato realizzato dall’Associazione civico 21 di Foggia in collaborazione con l’Aipd (Associazione italiana persone down). “Il nostro obiettivo è permettere ai ragazzi di poter fare delle scelte in completa autonomia – dice Stefano Rinaldi, presidente di Civico 21 –. In questo modo si migliora l’inclusione sociale e si supera la logica d’assistenza, permettendo loro di vivere una vita come tutti gli altri”.

Dal lunedì al venerdì, dalla mattina al pomeriggio i ragazzi si ritrovano all’interno dell’appartamento e vengono seguiti dagli operatori mentre svolgono diverse attività. C’è chi va a fare la spesa, e quindi deve prepararsi la lista delle cose da comprare, c’è chi si occupa di pulire la casa, chi prepara il pranzo e chi semplicemente esce a fare una passeggiata. Mentre i ragazzi svolgono i diversi compiti, gli operatori li seguono cercando solo di indirizzarli nelle cose da fare, ma senza mai sostituirsi a loro. “Devono essere loro a prepararsi da mangiare, a saper fare un biglietto dell’autobus o qualsiasi altra attività – racconta Rinaldi – noi ci limitiamo solo a spiegare le cose quando è necessario”. Il corso di residenzialità autonoma è l’ultima fase di un percorso più ampio che vede coinvolti non solo gli adulti ma anche i ragazzi più piccoli. “Pensiamo che intervenendo in maniera precoce sugli aspetti legati all’autonomia delle persone con sindrome di Down si possono migliorare notevolmente le loro capacità – continua –. In questo modo i ragazzi possono affrontare in maniera più consapevole la loro disabilità per vivere momenti di vita indipendente, avere una propria vita sociale o trovare un lavoro”.

L’associazione ha, infatti, creato due club divisi per fascia d’età: nel primo, “Club dei ragazzi in gamba”, i giovani adulti s’incontrano per svolgere attività di laboratorio o per passare il loro tempo; mente per i più piccoli il “Club dei giovani esploratori è stato pensato per avviare i bambini in percorsi di autonomia attraverso attività di tipo ludico. “In quello per i bambini gli insegniamo a prepararsi la cartella per la scuola, a lavarsi o a vestirsi, ma lo facciamo attraverso attività ludiche – conclude Rinaldi – Il gioco è il miglior modo per interagire e imparare in fretta. Per i più grandi invece il club è un luogo d’incontro dove chiacchierare, partecipare a delle attività laboratoriali o semplicemente organizzarsi una serata in giro da soli”. A sostenere il progetto oltre all’Aipd ci sono le famiglie dei ragazzi che contribuiscono, attraverso una quota d’iscrizione, a far fronte alle spese necessarie. (Dino Collazzo)

SULLA LETTERA APERTA DI CGIL-CISL-UIL-SNALS AI DIRIGENTI SCOLASTICI

SULLA LETTERA APERTA DI CGIL-CISL-UIL-SNALS AI DIRIGENTI SCOLASTICI: HIC RHODUS HIC SALTA!

– Francesco G. Nuzzaci –

Forse perché non sparata in prima pagina sui rispettivi siti, ma fatta circolare in modo semiclandestino, abbiamo avuto contezza un po’ in ritardo della Lettera aperta, datata 3 marzo 2015, indirizzata dai sindacati generalisti di comparto ai dirigenti scolastici, che – si peritano di precisare, ma non ce n’era bisogno – rappresentano in maggioranza, sia pure in rapporto 1:100 alla massa degli indistinti lavoratori della scuola (docenti e ATA).

Nella circostanza e in premessa, stigmatizzano il comportamento dell’ANP per la sua ultima rottura del rapporto unitario costruito a difesa della condizione retributiva dei dirigenti scolastici (sic!), dopo che, unitariamente, aveva sottoscritto tutti i contratti della vergogna e le allegate dichiarazioni, altrettanto congiunte, di rinvio sine die dell’equiparazione retributiva con le restanti dirigenze pubbliche; e dopo che, parimenti, aveva contrastato l’azione di DIRIGENTISCUOLA di perseguirla per via giudiziaria, acclarata la sterilità dei tavoli negoziali, che hanno vieppiù progressivamente allargato la forbice stipendiale. E sempre all’ANP imputano, respingendola, la ideologica rivendicazione della dirigenza amministrativa tout court, che umilia la vera professionalità specifica e di alto profilo della dirigenza scolastica.

Al riguardo – con una spericolata acrobazia linguistica, essendo contrari al ruolo unico, che segna il discrimine tra dirigenza e non dirigenza, ma non avendo il coraggio di affermarlo apertis verbis, informano del loro impegno solennemente ridicolo, di aver proposto al Parlamento – quando? – di richiamare la dirigenza scolastica nel testo di legge sulla dirigenza amministrativa(!), ribadendo il suo carattere speciale e la sua coerenza con le norme relative al sistema educativo di istruzione e formazione e all’autonomia delle scuole. Ciò perché la dirigenza scolastica deve continuare ad essere definita in rapporto ad entrambe le dimensioni che la caratterizzano: quella amministrativa e gestionale e quella organizzativa della comunità scolastica che pretende una specificità che le altre dirigenze pubbliche non hanno.

Per parte nostra diciamo che ripetersi può essere stucchevole, per cui rinviamo i colleghi a quanto di recente pubblicato sul sito, in particolare Ruolo unico della dirigenza scolastica: significative convergenze e scontate defezioni e, da ultimo, La spoliazione della dirigenza scolastica.

Qui vogliamo solo renderli avvertiti dell’ennesima colossale turlupinatura che si tenta di perpetrare nei loro confronti giocando confusivamente con le parole. E siccome vige il detto che più che le parole contano i soggetti che le pronunciano, mette conto annotare che:

1.L’attuale status di dirigenti pezzenti, cristallizzati in figli di un dio minore e reclusi nella riserva indiana dell’area quinta per non infettare le dirigenze vere, è il frutto del pactum sceleris tra l’Amministrazione e la Quadruplice di comparto agente in condizioni di monopolio, che ha avuto via libera nell’imporre al Legislatore dell’epoca, per la sola neonata dirigenza scolastica, la creazione precostituita ex lege di un’apposita area contrattuale all’interno del comparto scuola, riprendendosi alla lettera la formula figurante nel CCNL Scuola stipulato il 4 agosto 1995, in un assetto ordinamentale preautonomistico: di mantenere una distinta area della specifica dirigenza scolastica nell’ambito del comparto scuola, non assimilabile alla dirigenza – la generale dirigenza pubblica – regolata dal D. Lgs n. 29 del 1993. Ciò per tenerla sotto scacco allo scopo di incondizionata tutela della controparte dei lavoratori, e non avendosi per conseguenza nessun interesse a rinunciare a questa comoda posizione di rendita;

2.In sede di prima audizione davanti la Commissione cultura del Senato, presieduta dalla senatrice Finocchiaro, l’attuale ed eterno presidente dell’ANP, intervenuto prima del segretario nazionale di DIRIGENTISCUOLA, non ha speso una parola-una sulla testuale esclusione della dirigenza scolastica dal ruolo unico della dirigenza statale e, latamente, pubblica, così come non l’hanno spesa – né allora né finora: gli atti sono lì a testimoniarlo inoppugnabilmente – CGIL, CISL, UIL e SNALS;

3.La lettera dell’articolo 10 del DDL 1577 è cristallina, nel rifisionomizzare la figura del dirigente – di ogni dirigente, se dirigente – come soggetto attributario di autonomi poteri di gestione di risorse umane, finanziarie e strumentali per la loro ottimale combinazione preordinata alla realizzazione dello scopo-programma-progetto predefinito dal committente politico (paradigma: art. 16, D. Lgs 165/01, per i capidipartimento e direttori generali) o assegnato dal dirigente di vertice (esempio paradigmatico: successivo art. 17 per i dirigenti amministrativi e tecnici di attuale seconda fascia), ovvero direttamente prescritto da fonte normativa e con possibilità di ulteriori obiettivi specifici nel provvedimento d’incarico ( per i dirigenti preposti alla conduzione di istituzioni scolastiche, enti-organi dello Stato, funzionalmente autonome, secondo il paradigma figurante nell’art. 1, comma 2, D.P.R. 275/99, integrabile con i contenuti della funzione compendiati nell’art. 25 del D. Lgs 165/01, cit.), con esclusiva responsabilità di risultato.

La funzione dirigenziale è dunque, strutturalmente e finalisticamente, unica, indipendentemente dal suo luogo di esercizio, tanto ciò vero che – tra l’altro – è ora previsto un unico sistema di reclutamento e formazione ( per la dirigente scolastica anticipato dalla legge 128/13). Ciò è a dire che quella ridisegnata è una figura non eccessivamente specializzata siccome generalista o organizzatoria.

Conseguentemente – giova ricordarlo – vengono istituiti tre ruoli unici (per lo Stato, per le regioni, per gli enti locali), distinti ma coordinati e suscettibili di reciproche compenetrazioni: ciò che importa l’abolizione delle due attuali fasce gerarchizzate, di una dirigenza a carriera garantita, non più compatibili con una dirigenza che si vuole position based, contrassegnata dalla piena interscambiabilità e rotazione degli incarichi in virtù delle competenze culturali e professionali volta per volta allegabili da ogni dirigente, a prescindere dal pregresso luogo di esercizio (le singole amministrazioni) della funzione e in esito ad una rigorosa valutazione degli obiettivi assegnati e delle capacità organizzativo-gestionali dimostrate; con l’ulteriore corollario dell’omogeneizzazione delle retribuzioni, quindi della riparametrazione delle inerenti voci (tabellare, posizione fissa e variabile, risultato), nei limiti delle risorse complessivamente destinate dalle vigenti disposizioni legislative e contrattuali, rapportate esclusivamente ai carichi quali-quantitativi di lavoro e afferenti responsabilità.

E’ di palmare evidenza che tutti i connotati della riscritta dirigenza si attagliano perfettamente a quella esplicata nelle singole istituzioni scolastiche, nel mentre non sono rinvenibili – sotto il triplice profilo concettuale, strutturale e funzionale – nelle distinte figure dei professional, caratterizzati, invece, dal possesso e dall’esercizio di competenze circoscritte, di natura squisitamente tecnica, erogate all’interno della struttura organizzativa, privi di compiti di gestione di risorse umane e finanziarie, o esercitati in misura marginale ed eventuale, come nel caso di quasi tutta l’articolata odierna dirigenza medica, eccetto gli ex primari ospedalieri che, pur preposti alla conduzione di strutture dipartimentali complesse, hanno comunque anch’essi, come funzione preponderante, il compimento del c.d. atto medico.

Dunque, se ci si dispone frigido pacatoque animo anziché abbandonarsi ad improbabili elucubrazioni, ancor più se in palese malafede, quella scolastica è una dirigenza a tutto tondo, neanche comparabile con la (pseudo) dirigenza medica e di certo non qualificabile come dirigenza professionale (di per sé una sorta di ossimoro), quasi che la sua funzione fosse quella di un esperto disciplinare che insegna la propria materia, con quel che la integra e la supporta ( ciò che invece è tipico della funzione docente: cfr. artt. 1 e 395 del D. Lgs 297/94 e artt. 26 e 27 CCNL Scuola).

Sicché – come si legge nella Lettera aperta – non è dato di capire che cosa ci sia da difendere e da rivendicare per rendere coerente la funzione della dirigenza scolastica con il quadro normativo dell’autonomia scolastica: è già tutto scritto nella norma di diritto positivo!

Certamente, l’accesso alla dirigenza scolastica, oltre agli ordinari requisiti di accesso ad ogni dirigenza, impone la provenienza dalla funzione docente, perché il Legislatore – con libera valutazione – ritiene evidentemente importante che il dirigente preposto alla conduzione delle istituzioni scolastiche abbia confidenza con i processi educativi, affinità di linguaggio con i professionisti della formazione che deve coordinare, familiarità con contesti organizzativi contrassegnati da legami deboli, in cui l’interpretazione prevale sull’esecuzione, in luogo dei lineari canoni propri delle procedure prevalentemente standardizzate.

Ragion per cui – per tutte le dirigenze aventi, per così dire, profili più o meno marcati di peculiarità – ha previsto, all’interno del ruolo unico della dirigenza statale, l’eventuale confluenza di carriere speciali e di altrettante non precisate professionalità speciali, senza pregiudizio dell’ applicabilità nei loro confronti di tutti gli ordinari e generali istituti della dirigenza pubblica, inclusa la mobilità in uscita.

Senonché, le anonime e non disinteressate mani che in poco più di un mese hanno partorito ben quattro versioni del DDL 1577 infine approdato al Senato, hanno inopinatamente escluso dal ruolo unico i dirigenti delle istituzioni scolastiche, senza che possano essere collocati nelle predette carriere o professionalità speciali, difettandone il presupposto: il loro inserimento nel ruolo unico.

Conclusione lapalissiana: al di fuori del ruolo unico non vi è dirigenza! E se non vi è dirigenza, essa permanendo fuori dal ruolo unico, non si riesce proprio a comprendere su quali basi possano fondare CGIL, CISL, UIL e SNALS il riconoscimento, per i cirenei della scuola, della dignità professionale e di retribuzione che va ben oltre l’attuale posizione in cui sono stati relegati dalla cattiva politica.

Siamo riusciti a far uscire allo scoperto l’ANP, che nel recente ultimo suo Congresso pare addirittura aver assunto una posizione più realista del re.

Abbiamo concorso, con la forza della documentata argomentazione e il peso di cospicui numeri, che al 31 dicembre 2014 rendono DIRIGENTISCUOLA virtualmente rappresentativa, in attesa dell’ufficializzazione in sede ARAN, a far guadagnare alle associazioni professionali ANDIS e DISAL la consapevolezza dell’implausibilià, e della pericolosità, del dirigente leader ed educatore, non manager ( nella versione del sottosegretario Faraone: sindaco della comunità scolastica!), sì da trasformarlo in un semplice coordinatore della didattica.

Offriamo ora la possibilità a CGIL, CISL, UIL e SNALS di dimostrare in concreto che non stanno reiterando l’ennesimo bluff. Basta che, avendo le stesse dichiarato di voler ricostruire un più largo rapporto unitario a difesa della condizione retributiva – e della dignità – dei dirigenti scolastici, sottoscrivano il seguente, o consimile ma inequivoco, emendamento all’art. 10 del DDL 1577, in procinto di essere licenziato dalla Commissione cultura del Senato per poi passare alla Camera:

Sono inclusi nel ruolo unico dei dirigenti dello Stato i dirigenti delle istituzioni scolastiche ed educative.

Gli stessi potranno essere collocati, all’interno del predetto ruolo unico, in una delle previste sezioni delle professionalità speciali in ragione della complessa funzione che sono chiamati a svolgere, integrante competenze di ordine gestionale, con diretta ed esclusiva responsabilità, e peculiari competenze di natura tecnico-professionale connesse alla qualifica di provenienza, senza pregiudizio della piena mobilità in uscita e dell’applicabilità degli istituti che connotano l’intera dirigenza pubblica.

Il rapporto di lavoro è regolato dall’unico contratto di area della dirigenza statale, ovvero in una sezione dello stesso, assicurandosi in ogni caso un trattamento economico complessivo non inferiore a quello delle altre figure dirigenziali.

Per l’appunto, hic Rhodus hic salta!

Indennizzi ai precari, il gioco al ribasso del ministero. Spiccioli per evitare ricorsi

da Il Fatto Quotidiano

Indennizzi ai precari, il gioco al ribasso del ministero. Spiccioli per evitare ricorsi

Nei confronti dello Stato italiano c’è una sentenza della Corte europea sul rinnovo illegittimo di contratti a tempo determinato. Un articolo dell’imminente riforma prevede una griglia per i risarcimenti. Con cifre che secondo l’Anief sono “appena 1/7 di quello che i docenti potrebbero avere in tribunale”. E il piano stabilizzazioni è l’arma del governo per schivare i maxi contenziosi

Gli scatti di merito? Alla fine valgono solo 16 euro (lordi) in busta paga

da Corriere.it

Gli scatti di merito? Alla fine valgono solo 16 euro (lordi) in busta paga

di Claudia Voltattorni

«Sessanta euro lordi al mese per premiare il merito sono una presa in giro». Chissà cosa direbbe la maestra di una scuola di provincia di Roma se sapesse che la bozza del disegno di legge che il governo licenzierà il prossimo martedì, e che il Parlamento dovrà approvare «in un tempo sufficiente ma non biblico» (chiede il premier Matteo Renzi), prevede invece un aumento di appena 10 euro lordi al mese per gli scatti di anzianità e di 16 euro per quelli di merito. I conti li ha fatti la Uil Scuola studiando l’articolo 20 della bozza dedicato alla Progressione economica del docente, che prevede i due binari di carriera, uno uguale per tutti basato sull’anzianità, l’altro sul merito. Il conto viene fatto sulle risorse «a legislazione previgente», che ad oggi è di circa 350 milioni di euro all’anno da dividere tra prof e personale Ata. «Calcoliamo che circa 280 milioni sono per i docenti – spiega Massimo Di Menna, leader Uil Scuola -: la Buona Scuola ne assegna il 30% a tutti per l’anzianità, che fanno circa 125 euro in più all’anno, 10 euro lordi al mese». Per il merito, invece, il testo del governo prevede di utilizzare il 70% del totale. «Con uno stipendio medio di 1.400 euro al mese – continua Di Menna -, abbiamo calcolato che un aumento di merito generico arriva a 192 euro all’anno, cioè 16 al mese, lordi». Il tutto dal 2019. Se invece, il merito dovesse essere diviso in tre fasce, si arriverebbe ad un aumento di 11 euro mensile per la fascia più bassa: «È offensivo – dice Di Menna -; ma visto che è solo una bozza, magari hanno solo scritto male il testo…».

I compiti a casa non piacciono più

da La Stampa

I compiti a casa non piacciono più

Una elementare di Manhattan li abolisce, per la preside “fanno più male che bene”. Il mondo della scuola si divide: inutile supplizio o mezzo educativo indispensabile?
paolo mastrolilli

inviato a New York

La scuola preferita di Pinocchio adesso ha un nome e un indirizzo. Non si trova nel Paese dei balocchi, ma a Manhattan, per la precisione sulla 33esima strada East. Si chiama P.S. 116 e sta facendo discutere l’intera America, perché la preside Jane Hsu ha deciso di cancellare i compiti a casa fino alla quinta elementare. Al loro posto, i bambini saranno incoraggiati a giocare, passare più tempo con i genitori e magari leggere, però solo a piacere.

«Siamo eccitati – ha scritto la preside alle famiglie – di ridefinire il panorama dello studio a casa. Questo tema ha ricevuto molta attenzione di recente, e gli effetti negativi dei compiti sono stati ben dimostrati». La P.S. 116 quindi ha deciso di farne la sua crociata, per provare all’America che esistono strumenti migliori per istruire i bambini e costruire il loro successo accademico.

Il problema degli «homework» era esploso l’anno scorso, quando molti bambini venivano puniti e costretti a saltare la ricreazione perché non li avevano consegnati. Lo School Leaderhip Team della P.S. 116, composto da insegnati e genitori, si era riunito per discutere la questione, e dopo una riflessione durata diversi mesi ha deciso a dicembre di cancellare i compiti: «Molti studi sono stati condotti sull’effetto degli homework alle elementari, e nemmeno uno ha offerto alcuna prova che li colleghi direttamente ai risultati accademici presenti o futuri. Quindi stiamo creando opportunità per gli studenti e le loro famiglie di impegnarsi in attività che la ricerca ha dimostrato essere utili per beneficiare il successo accademico, sociale ed emotivo».

Le scuole pubbliche di New York, come la P.S. 116, non hanno una politica uniforme sui compiti. Fino a poco tempo fa le scuole americane non avevano neppure un programma nazionale unico, e il «Common core» che è stato introdotto di recente fatica ad affermarsi. Presidi e insegnanti quindi sono liberi di fare come preferiscono. Nel sistema pubblico convivono strutture come la P.S. 116, e scuole per i bambini «gifted and talented», ossia particolarmente dotati, dove si accede attraverso un test e poi si segue un programma accelerato che include homework quotidiani. Le private invece sono libere di scegliere cosa fare, ma in genere sono accademicamente rigorose e offrono anche sistemi di compiti digitali strutturati come videogiochi, tipo la matematica di Dreambox che si studia sull’iPad.

Il dibattito su questo tema è antico. Quasi dieci anni fa Alfie Kohn aveva pubblicato un libro che aveva fatto scalpore, intitolato «The Homework Mith», secondo cui far passare ai bambini altro tempo sui libri, dopo una giornata in aula, è dannoso. Kohn la pensa ancora così: «Non c’è alcuna prova che al livello delle elementari servano. I genitori che li pretendono sono malati di competitività tossica. Ma se diamo valore al bambino nel suo insieme, che include lo sviluppo sociale, emotivo, morale, artistico, fisico e intellettuale, è difficile credere che altro lavoro accademico serva». I suoi critici rispondono che i compiti rafforzano le informazioni ricevute, e soprattutto creano la disciplina essenziale per poi riuscire nel futuro scolastico. Pinocchio naturalmente sta con Kohn, ma diversi genitori della P.S. 116 si sono ribellati, e stanno meditando di trasferire i figli dove insegna ancora la Maestrina dalla Penna Rossa.

8 marzo, per le donne insegnanti c’è poco da festeggiare

da La Tecnica della Scuola

8 marzo, per le donne insegnanti c’è poco da festeggiare

L’Anief ricorda che nel 2018 le donne che siedono dietro la cattedra, quasi l’82% dei docenti, andranno in pensione a 67 anni e con la Buona Scuola verranno assunte anche fuori regione: la maggior parte vi rimarrà almeno tre anni e lo stesso vale per tutte quelle di ruolo che continuano a chiedere di avvicinarsi a casa. Il presidente, Marcello Pacifico: eppure è scientificamente provato che fanno un lavoro estenuante.

L’8 marzo 2015, per le donne insegnanti ci sarà poco da festeggiare: andranno presto in pensione a 67 anni e con la Buona Scuola verranno assunte anche fuori regione. A sostenerlo è l’Anief, spiegando che le donne nella scuola sono molto presenti: “in Italia, solo quelle di ruolo sono più di mezzo milione, quasi l’82%, una delle percentuali più alte al mondo. Nel 2018 potranno lasciare il lavoro come gli uomini, con la Buona Scuola saranno decine di migliaia costrette ad essere assunte lontane dalla loro regione e in larga parte a rimanervi per tre anni.

Secono il presidente del sindacato autonomo, Marcello Pacifico,  “è scientificamente provato che svolgono il mestiere che impegna di più in relazioni umane e nello sviluppo della persona. Ma paradossalmente è anche quello che è stato più sacrificato sull’altare dei tagli nella pubblica amministrazione. E poco conta che a pagare il prezzo di questo errore sono anche gli alunni, che si ritrovano una fetta sempre più grande di docenti demotivati e stanchi”.

 

In Italia, la correlazione tra stress da insegnamento e patologie è stata confermata dallo studio decennale ‘Getsemani’ Burnout e patologia psichiatrica negli insegnanti, da cui è emerso che la categoria degli insegnanti è quella che di più conduce verso patologie psichiatriche e inabilità al lavoro: dallo studio è emerso che ad essere stressati per il lavoro logorante sono, a vario titolo, il 73 per cento dei docenti.

Elezioni RSU: Flc e Cisl Scuola si contendono il primato

da La Tecnica della Scuola

Elezioni RSU: Flc e Cisl Scuola si contendono il primato

Sia Flc-Cgil sia Cisl-Scuola sostengono di essere il primo sindacato. Per proclamare i “vincitori” bisognerà quindi aspettare i risultati ufficiali

Per saperne qualcosa di più preciso sui risultati delle elezioni per il rinnovo delle RSU ci vorrà ancora qualche giorno, ma intanto i sindacati incominciano già a parlare di vittoria.
I Cobas, per esempio, sostengono di aver aumentato i propri voti del 25% anche se non è del tutto chiaro rispetto a quale “base” venga calcolato questo incremento; se il conteggio venisse fatto rispetto ai totale dei voti raccolti all’ultima tornata elettorale vorrebbe dire passare dai 17.500 voti del 2012 a circa 22mila: un bel passo avanti ma ancora lontano dai risultati del 2007 (più di 26mila voti).
La FLC, secondo le proprie proiezioni, si attesterebbe sul 33% nella scuola (più o meno lo stesso risultato di 3 anni fa).
Ma anche la Cisl-Scuola parla di grande successo e sostiene anzi di essere il primo sindacato della scuola (nel 2012 non arriva neppure al 25%).
Risultato positivo per la Uil-Scuola che sostiene di aver incrementato i voti rispetto alle elezioni precedenti.
“Le rilevazioni effettuate – dichiara anzi il segretario nazionale Massimo Di Menna – mostrano la Uil-Scuola al primo posto in molte scuole italiane e nelle scuole all’estero dove il primo posto è ormai certo perché lo spoglio è praticamente terminato”.
Nessuna notizia, per ora, arriva invece da FGU-Gilda e Snals che – forse – potrebbero aver perso qualche punto percentuale di consenso.
Ma la vera sorpresa potrebbe arrivare da Anief e Unicobas che – grazie al “patto di desistenza” sottoscritto prima del voto – potrebbero aver raggiunto un risultato interessante anche se non sufficiente per ottenere il diritto di sedere ai tavoli contrattuali.
Nei prossimi giorni l’Aran renderà noti i risultati ufficiali e a quel punto si potrà discutere con i dati alla mano.

Le graduatorie interne d’istituto si pubblicano dal 17 al 31 marzo

da La Tecnica della Scuola

Le graduatorie interne d’istituto si pubblicano dal 17 al 31 marzo

I termini sono tassativi. Se la graduatoria è stata erroneamente pubblicata prima del 17 marzo, i termini per i ricorsi decorrono comunque dal 17 marzo.

Mancano appena nove giorni al termine della presentazione delle domande di mobilità dei docenti di ogni ordine e grado e già nelle scuole si sta lavorando per stilare le graduatorie interne d’Istituto. Infatti il termine ultimo per la presentazione dell’istanza on line di trasferimento e di passaggio di ruolo e cattedra riferito agli insegnanti  è fissato al 16 marzo 2015.
Poiché nell’ordinanza non è specificato l’orario di tale termine, si intende che si può presentare domanda fino alle mezzanotte del 16 marzo. Dal giorno successivo sarà possibile per le scuole pubblicare entro 15 giorni le graduatorie interne d’Istituto per l’individuazione dei docenti soprannumerari.
In buona sostanza tali graduatorie, molto attese dai docenti, potranno essere rese pubbliche dal 17 fino al 31 marzo. Infatti come previsto dal contratto di mobilità del 23 febbraio 2015, e precisamente nell’art. 21 per le scuole dell’infanzia e le primarie e in quello 23 per le scuole secondarie di I e II grado, i dirigenti scolastici, entro i 15 giorni successivi alla scadenza delle domande di trasferimento, formulano e affiggono all’Albo le graduatorie per l’individuazione dei soprannumerari in base alla tabella valutazione titoli concernenti i trasferimenti d’ufficio, tenendo presente che debbono essere valutati soltanto i titoli in possesso degli interessati entro il termine previsto per la presentazione della domanda di trasferimento.
Bisogna fare attenzione che, qualsiasi proroga sulla data di presentazione delle istanze di mobilità, non determina un relativo scorrimento dei 15 giorni suddetti e non dà la possibilità che vengano valutati titoli conseguiti successivamente al 16 marzo 2015. Quindi le graduatorie interne d’Istituto pubblicate erroneamente prima del 17 marzo, non sono valide al fine della scadenza temporale di eventuali ricorsi, che tuttavia  dovrà essere calcolata a partire dalla data di pubblicazione della stessa graduatorie che non può essere antecedente al 17 marzo. è utile ricordare che avverso le graduatorie redatte dal dirigente scolastico nonché avverso la valutazione delle domande, l’attribuzione del punteggio, il riconoscimento di eventuali diritti di precedenza, è consentita la presentazione, da parte del personale interessato, di motivato reclamo, entro 10 giorni dalla pubblicazione dell’atto. I reclami sono esaminati con l’adozione degli eventuali provvedimenti correttivi degli atti contestati entro i successivi 10 giorni. Le decisioni sui reclami sono atti definitivi.
Quindi ipotizziamo che  un dirigente scolastico abbia pubblicato erroneamente la graduatoria interna d’Istituto il 5 marzo, i dieci giorni successivi per la presentazione di un eventuale ricorso, partono comunque dal 17 marzo, primo giorno utile di pubblicazione ufficiale delle suddette graduatorie.

Prestiti a tasso agevolato per riqualificazioni energetiche

da La Tecnica della Scuola

Prestiti a tasso agevolato per riqualificazioni energetiche

Potranno beneficiare dei finanziamenti i “soggetti pubblici competenti”, ovvero i possessori di immobili di proprietà pubblica adibiti all’istruzione scolastica, nello specifico comuni e province.

Dato che il 50% degli edifici scolastici italiani è stato costruito fra gli anni ‘60 e ’80, utilizzando nel 60% dei casi mattoni forati, quindi senza coibentazione né isolamento termico e, in genere, non è mai stato oggetto di riqualificazioni energetiche, si potrebbe ottenere un risparmio del 35% sui consumi energetici, attraverso alcuni semplici interventi mirati.

Interventi di ristrutturazione basati sul ricambio degli infissi e alla coibentazione di pareti e solai. Altrettanto importanti sono le sostituzioni delle lampadine con modelli ad alta efficienza e basso consumo.

In questo modo si potrebbe ottenere un risparmio medio di 13.000 euro annui per istituto, su una bolletta media che oggi si aggira sui 40.000 euro l’anno. A tal proposito è in arrivo il decreto che consentirà di accedere al fondo Kyoto per finanziare l’ammodernamento energetico delle scuole (previsti 350 milioni di euro).

Il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti ha infatti trasmesso per la firma ai ministri dell’economia, dello sviluppo economico e dell’istruzione il testo della norma per la concessione dei prestiti al tasso agevolato dello 0,25%.

Potranno beneficiare dei finanziamenti i “soggetti pubblici competenti”, ovvero i possessori di immobili di proprietà pubblica adibiti all’istruzione scolastica, nello specifico comuni e province; quindi saranno inclusi nell’intervento anche asili nido ed edifici d’istruzione universitaria, o di alta formazione artistica, musicale e coreutica.

M. Franzoso, Il bambino indaco

Guai in famiglia

di Antonio Stanca

franzosoA Dicembre del 2014 presso Einaudi, nella serie “Super ET”, è uscita una ristampa del breve romanzo Il bambino indaco di Marco Franzoso. Era stato pubblicato nel 2012 sempre da Einaudi e poi era diventato un film di Sergio Costanzo.

Franzoso è nato nel 1965 in provincia di Venezia e qui vive. Ha cominciato a scrivere nel 1995, quando aveva trent’anni. Allora scriveva racconti. Al 1998 risale il primo romanzo, Westwood dee-jay, scritto in dialetto veneto e ridotto per il teatro. Nel 2002 verrà Edisol-M. Water Solubile ma sarà con Tu non sai cos’è l’amore, romanzo del 2006, che Franzoso inizierà ad orientare la sua narrativa verso temi di carattere familiare, verso i problemi che ai giorni nostri possono verificarsi in una famiglia a causa delle mutate condizioni di vita. Alla storia di Elisabetta, che in Tu non sai cos’è l’amore è vittima di un antico malessere e che abbandona improvvisamente il marito e il figlio per tornare dai genitori, seguirà quella di Isabel, che ne Il bambino indaco per perseguire l’idea di purificarsi da tutto ciò che è materiale, terreno, elimina ogni alimento tradizionale dalla sua e dalla dieta del figlio appena nato e lo fa giungere in fin di vita. Ed ancora nell’ultimo romanzo, Gli invincibili, del 2014 si vedrà Franzoso impegnato a narrare di un padre quarantenne che rimasto solo col suo bambino è costretto ad accudirlo. All’inizio pensa di non farcela ma il tempo, la pazienza e la volontà lo aiuteranno al punto da fargli imparare tutto ciò che serve per un simile compito e da procurargli il piacere di veder diventare adulto il bambino grazie alle sue cure.

In un’intervista lo scrittore ha dichiarato che il proposito di trattare, nelle opere più recenti, della famiglia, di quanto in essa oggi può succedere e delle gravi conseguenze che ci possono essere per tutti, adulti, giovani, bambini, gli è derivato dall’osservazione di come attualmente si sia complicata la vita in casa e dall’intenzione di ritrarre situazioni familiari difficili, di fare dei suoi personaggi gli esempi, i simboli di realtà che si sono venute sempre più determinando e imponendo. Delle registrazioni vuol fare Franzoso con le sue opere, di problemi che a volte diventano assurdi vuol dire, dell’impossibilità di risolverli, della violenza che possono provocare.

Ne Il bambino indaco il caso della madre Isabel che intende fare di sé e del suo neonato degli spiriti eletti che non hanno bisogno di cibo, diventerà tanto grave, le ossessioni, le manie della donna diventeranno così estreme da portare il marito ad un tale stato di confusione da farlo assistere impotente ad un bambino che piange per la fame. A tanto orrore non resisterà la suocera che, esasperata, compirà un gesto improvviso, inaspettato. La vecchia sparerà contro Isabel, la ucciderà, accetterà la pena per la sua colpa e la sconterà senza soffrire perché contenta di aver liberato il bambino da quella che sembrava avviarsi a diventare una condanna a morte e il figlio dallo smarrimento, dai terrori che lo avevano assalito e reso incapace di reagire a quanto stava succedendo in casa.

Abile è stato il Franzoso nel rendere le diverse psicologie dei personaggi, acuto nell’osservarli e ritrarli pur nei pensieri più riposti. Sempre chiaro riesce lo scrittore nel suo discorso, non lo appesantisce, non lo complica nonostante dica di vicende così complesse. E’ il segno della certezza che possiede riguardo a tali argomenti, della chiarezza che cerca nei suoi lavori. Atti di accusa, denunce possono essere definiti essi di quanto si nasconde dietro le apparenze, dei gravi risvolti che i tempi moderni hanno comportato per la famiglia. Quello di Franzoso è un grido d’allarme, un richiamo all’attenzione. I casi che egli rappresenta tramite i suoi romanzi segnalano come oggi la diffusa condizione di crisi si sia riflessa anche nelle famiglie. Nessuna indicazione proviene, però, dallo scrittore circa quanto si dovrebbe o potrebbe fare per combattere il problema. Egli si limita a constatare i suoi effetti. Di troppo, in effetti, la gravità del fenomeno ha superato le capacità, le forze del singolo, troppo debole è diventato questi di fronte ad esso, sconfitto è destinato a rimanere e forse per sempre.