Sugli stipendi vince la linea dei sindacati scuola. Adesso garanzie per le 150.000 assunzioni promesse. Libertà di insegnamento a rischio

Il Consiglio dei Ministri ha preso una decisione giusta rinunciando al taglio degli stipendi dei docenti. È l’unico momento di saggezza che avvertiamo rispetto alle tante scelte discutibili e sbagliate annunciate nella conferenza stampa di Renzi.

Infatti è discutibile non aver scelto lo strumento del decreto legge per garantire dal primo settembre tutte le 150.000 assunzioni promesse. Anzi il piano annunciato si è ridotto di 49.000 unità. Un fatto inaccettabile dopo mesi di annunci e di promesse.

È inaccettabile la forte concentrazione dei poteri attribuiti ai presidi perché mette a rischio principi costituzionali come la libertà di insegnamento. Essi potranno assegnare discrezionalmente premi di stipendio ai docenti “meritevoli” e sceglierli da un albo territoriale. Una sorta di “vetrina” dove sarà pubblicato il loro curricolo.

Il governo ha preso ancora una volta la strada dell’autoritarismo facendo invasioni di campo del Ccnl. Quando le regole si incrinano la democrazia nei luoghi di lavoro e l’autonomia professionale sono a rischio. Anche su questo daremo battaglia per ottenere il ritiro di queste misure.

La mobilitazione della scuola ha dato i suoi primi frutti costringendo il governo a battere la ritirata sugli scatti d’anzianità. Adesso è necessario continuare con la mobilitazione e allertare le energie vive del Paese per ottenere quanto di meglio uno stato democratico possa offrire alla scuola pubblica e ai giovani in formazione. Il contenuti del DDL annunciati stasera sono profondamente ingiusti e vanno cambiati.

DL LA BUONA SCUOLA, DI MEGLIO: VITTORIA SU SCATTI, INSUFFICIENTI 100MILA ASSUNZIONI PRECARI

DL LA BUONA SCUOLA, DI MEGLIO: VITTORIA SU SCATTI, INSUFFICIENTI 100MILA ASSUNZIONI PRECARI

 

“La retromarcia di Renzi sugli scatti di anzianità dimostra che le battaglie giuste, combattute con tenacia e serietà, possono essere vinte. Si tratta di una importante vittoria ottenuta dagli insegnanti italiani”. A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commentando a caldo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del disegno di legge sulla Buona Scuola.

 

Sul fronte precari, Di Meglio ritiene che la riduzione a 100mila delle assunzioni non sia sufficiente per soddisfare le attese degli insegnanti e per dare piena attuazione alla sentenza emanata dalla Corte di Giustizia Europea lo scorso 26 novembre.

 

Il leader della Gilda esprime contrarietà per la ‘chiamata diretta’ dei docenti da parte dei presidi: “E’ un sistema incompatibile con la Costituzione che prevede le assunzioni tramite concorso”.

 

Riguardo il merito, secondo Di Meglio 200 milioni di euro sono una cifra irrisoria: “Se si considera che in Italia esistono 8500 scuole, a ogni istituto verrebbero assegnati poco più di 23mila euro lordi. Un sistema di valutazione serio e indipendente, come abbiamo più volte ribadito, si costruisce nel tempo e investendo ben altre risorse economiche”.

 

“Ci riserviamo comunque una valutazione più approfondita – conclude il coordinatore nazionale della Gilda – dopo aver letto e analizzato il testo del disegno di legge che lunedì approderà in Parlamento”.

Certificare le competenze col modello nazionale

Certificare le competenze col modello nazionale

di Rita Bortone

da Scuola e Amministrazione, n. 3, Marzo 2015

CHIEDIAMO SCUSA ALL’ANP, CON ALCUNE (RI)SOTTOLINEATURE

CHIEDIAMO SCUSA ALL’ANP, CON ALCUNE (RI)SOTTOLINEATURE
di Francesco G. Nuzzaci
Presidente del Consiglio Nazionale DIRIGENTISCUOLA-CONFEDIR

“In sede di prima audizione davanti la Commissione cultura, presieduta dalla
senatrice Finocchiaro, l’ eterno presidente dell’ANP, intervenuto prima del
segretario nazionale di DIRIGENTISCUOLA, non ha speso una parola-una sulla
testuale esclusione della dirigenza scolastica dal ruolo unico della dirigenza statale
e, latamente, pubblica”: Questo fugace passaggio – poco più di quattro righe nel
corpo di cinque cartelle formato A/4, della nostra risposta alla Lettera aperta di
CGIL-CISL-UIL-SNALS ai dirigenti scolastici – ha prodotto la risentita reazione
dell’ANP, apparsa ieri l’altro sul proprio sito nazionale.
E l’ha prodotta a giusta ragione, dato che – lo riconosciamo onestamente e ce
ne rammarichiamo – nel resoconto stenografico della predetta prima audizione
sul DDL 1577, afferente alla seduta n. 200 della 1° Commissione permanente
Senato di giovedì 25 settembre 2014, iniziata alle ore 14.10 e conclusasi alle ore
15.05, risulta inoppugnabilmente che il presidente dell’ANP ha rivendicato, e
perspicuamente motivato, l’inclusione della dirigenza scolastica nel ruolo unico
della dirigenza statale.
Il fatto è che siamo incorsi nel classico lapsus calami – e ci scusiamo –
perché la nostra affermazione, di non essere stata spesa una parola-una sulla
testuale esclusione della dirigenza scolastica dal ruolo unico della dirigenza
statale, intendeva riferirsi all’incontro del 12/06/2014 tra la ministra Madia e le
Confederazioni sindacali, tenutasi più di tre mesi prima, allorquando – giova
precisarlo – si era ancora fermi ad una bozza ufficiosa del disegno di legge delega,
da noi subito commentata e stigmatizzata; che infine è stato rassegnato alla
competente commissione del Senato il 23 luglio 2014. All’incontro del
12/06/2014 era presente il segretario nazionale di DIRIGENTISCUOLA, Attilio
Fratta, in qualità di componente la delegazione CONFEDIR, presenziata e
presieduta dal suo segretario generale Stefano Biasioli. Sicché ne era stato
registrato e prontamente divulgato l’ esito sul nostro sito nazionale il 12 giugno
2014, ore 17.49, senza ricevere alcuna smentita ufficiale (Esito dell’ incontro con
la ministra Madia: la dirigenza scolastica rimane sommersa!:
http://www.dirigentiscuola.org/42-notizie/ultime/1497-esito-dell’-incontro-con-la-ministramadia-
la-dirigenza-scolastica-rimane-sommersa.html ).
Fu in tale incontro che “neanche una parola-una” fu pronunciata del
presidente a vita dell’ANP.
Peraltro, sempre sul nostro sito e a distanza di tre giorni, per l’esattezza il 15
giugno 2014, ore 13.53 (Seguito dell’incontro con la Ministra Madia: piacevoli sorprese?:
http://www.dirigentiscuola.org/42-notizie/ultime/1499-seguito-dell’incontro-con-la-ministramadia-
piacevoli-sorprese.htmlb ) avevamo dato atto della difformità di contenuto tra
l’intervento orale del presidente dell’ANP, la cui posizione fisica era collocata a
fianco di quella assegnata alla nostra delegazione, e il successivo suo resoconto
scritto poi pubblicato sul proprio sito nazionale, da cui apprendevamo,
plaudendo, che l’ANP era favorevole al ruolo unico, purché il più possibile
allargato a tutte le dirigenze delle pubbliche amministrazioni per costituire un
mercato delle risorse dirigenziali, aggiungendosi che dal ruolo unico andavano
necessariamente tenuti fuori tutti i dirigenti medici, per la particolarità del ruolo
ricoperto e dell’attività che svolgono.
Da allora abbiamo parimenti registrato, e oggettivamente apprezzato, le
convergenti posizioni sul ruolo unico dell’ANP, unitamente a quelle, gradualmente
maturate, delle associazioni professionali ANDiS e DiSAL, sino a evidenziare che
nel suo ultimo Congresso il sindacato di Viale del Policlinico si è dimostrato più
realista del re, scrivendo nello Statuto che possono aderirvi i dirigenti, ed ex
dirigenti, pubblici, così vaticinando un unico contratto per il ruolo unico della
dirigenza statale, esattamente quel che DIRIGENTISCUOLA sostiene.
Fatto indubbiamente positivo, abbiamo detto. Ma – l’abbiamo costantemente
ribadito – sono un fatto, anzi: una sequela di fatti, precisi e concordanti, –
documentati e perciò insuscettibili di essere falsificati e manipolati, giusto a voler
prendere in prestito il lessico del nostro interlocutore – anche i contratti della
vergogna, tutti quelli fino ad oggi sottoscritti dall’attuale dirigenza dell’ANP e dai
sindacati generalisti di comparto, così come sono state congiuntamente
sottoscritte le inerenti dichiarazioni di operare in tutte le sedi per dare concreta
applicazione alla norma “programmatica”…relativa al raggiungimento dell’obiettivo
della perequazione esterna. E, per intanto e ancor prima, è un fatto che le parti
contraenti, quindi anche l’ANP, abbiano replicato – per la terza volta a far data
dal contratto d’ingresso nella dirigenza – la stucchevole, ipocrita e perciò offensiva
litania di rinviare “al prossimo rinnovo contrattuale non già l’obiettivo della
perequazione, bensì, nel rispetto delle autonome determinazioni del comitato di
settore, l’ulteriore esame delle connesse problematiche e la definizione delle più
opportune soluzioni, nella direzione del suddetto riallineamento retributivo.” Vale
a dire da qui all’eternità: E’ scritto – pardon, documentato – nell’articolo 5 del
CCNL, secondo biennio economico 2008-2009, rubricato Disposizioni finali. E
tombali.
E’ un fatto che il predetto impegno ad operare in tutte le sedi , incluse quelle
giudiziarie, se la lingua italiana ha un senso, è stato, per contro, contrastato
accanitamente – nel mentre i sindacati di comparto sono rimasti indifferenti –
addirittura commissionando un parere all’insigne giuslavorista Franco Carinci.
Che, naturalmente, ha confermato quanto il committente, sul sito regionale della
Puglia del 21 gennaio 2010, ma con il contenuto ragionevolmente dettato da
Roma, aveva già, in modo più sbrigativo, sentenziato: che, “essendo la questione
della perequazione stipendiale di natura squisitamente pattizia,…non può venire
risolta per via giudiziaria, non suscettibile, per difetto di giurisdizione e per
incompetenza, di essere affrontata e risolta da un giudice del lavoro”.
Se l’ANP, che sul ruolo unico ha rotto il sodalizio con i sindacati di comparto,
riterrà di sottrarsi definitivamente ad ogni futuro riabbraccio mortale, tirando
dritta per la sua strada, sarà un bene per la categoria, al di là degli esiti di una
battaglia obiettivamente improba; che, qualora dovesse essere coronata dal
successo, esaurirà la stessa ragione per cui DIRIGENTISCUOLA è nata. A quel
punto, infatti, dovendosi ridurre le vigenti cinque aree contrattuali della dirigenza
statale ad una sola, saranno necessarie aggregazioni più ampie. E si presume che
debba anche farlo, volente o nolente, ogni sigla che non sia preoccupata,
ricorrendo a tutti gli italici arzigogoli, di conservare la sua fetta di potere o la
propria adamantina visibilità. O chi finora, avendo da tempo esaurito l’originaria
spinta propulsiva, ha optato per una comoda rendita di posizione.
E questo è quanto. Ovviamente con piena facoltà dell’interlocutore di far
valere come meglio crede questa, doverosa, rettifica.

Educare Digitale. Imparare e insegnare nella scuola delle ICT

L’associazione Diesse Lombardia – in collaborazione con 74 scuole lombarde – promuove venerdì 13 marzo il convegno “Educare Digitale. Imparare e insegnare nella scuola delle ICT”.

Il convegno inizia un percorso di formazione dei docenti, finanziato dall’Assessorato Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Lombardia e coordinato da Diesse Lombardia, che coinvolge 74 scuole e durerà fino al maggio 2016.

Il convegno si svolge dalle 14.30 alle 18 nell’aula magna del Liceo Tenca in Bastioni di Porta Volta 16 a Milano, ma gli insegnanti lo seguiranno dalle aule magne di diverse scuole lombarde collegate in streamig.

L’introduzione delle ICT nella scuola è una tappa, non più rinviabile, di un processo di innovazione della scuola stessa.

“Non ci aspettiamo dall’introduzione della cosiddetta didattica digitale – afferma Mariella Ferrante, presidente di Diesse Lombardia – la risoluzione dei problemi della scuola che riguardano la capacità della scuola stessa – attraverso i suoi docenti – di fare una proposta formativa interessante per un giovane studente. Però l’uso degli strumenti digitali per realizzare l’insegnamento e favorire l’apprendimento non può essere rimandato pena un’ulteriore separazione della scuola dal mondo reale in cui i giovani vivono”.

Nel corso del convegno intervengono Mauro Ceroni, Professore Associato di Neurologia nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Pavia, sul tema “Mente, cervello e nuove tecnologie: che cosa ci sta succedendo” e Lorenzo Cantoni, Professore Ordinario nella Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università della Svizzera Italiana sul tema “Le ICT. Strumento di comunicazione o di informazione? La responsabilità dell’insegnante nella scuola digitale”.

I lavori si concludono con la presentazione di un e-book che raccoglie diverse esperienze di didattica digitale nelle scuole lombarde.

Settima edizione del Concorso Nazionale Musicale Umberto Giordano

Settima edizione del Concorso Nazionale Musicale Umberto Giordano.

Per il settimo anno consecutivo, l’Associazione Musicale “Suoni del Sud” di Foggia
ha ultimato i preparativi del Concorso Nazionale Musicale Umberto Giordano,
destinato agli alunni dei corsi Musicali frequentanti le Scuole Statali. Anche
quest’anno l’ormai tradizionale manifestazione, giunta alla settima edizione e
organizzata con il contributo del Comune di Foggia, sarà articolata in diverse sezioni:
Solisti (pianoforte, chitarra, strumenti ad arco, strumenti a fiato, strumenti a
percussione, arpa e fisarmonica), Musica d’insieme (gruppi strumentali da 2 a 15
elementi), Orchestra (ensemble con minimo 20 elementi a organico differenziato),
Coro (minimo 15 elementi per gruppi corali costituiti in qualsiasi ordine).
Dopo il successo della scorsa edizione anche quest’anno viene confermato il Premio
intitolato a Gino Sannoner nella sezione Talent Voice – canto moderno
indimenticato sassofonista foggiano, che durante la sua lunga carriera ha avuto
l’onore di salire sullo stesso palco di Mia Martini, Perez Prado, Anna Oxa, Fausto
Leali e tanti altri grandi nomi della musica internazionale. “Ci sono personaggi –
spiega Lorenzo Ciuffreda, direttore artistico del concorso – che anche dopo la loro
scomparsa continuano a insegnare qualcosa. Gino continua a rappresentare un
esempio e un modello da imitare per tutti gli appassionati di musica”.
Il “Premio Gino Sannoner” è aperto a tutti coloro che fanno parte sia di una Scuola
Statale, Paritaria, Associazioni, Scuole Musicali private e autodidatti. Potranno
partecipare cantanti solisti di qualsiasi nazionalità, divisi per categoria in base all’età,
presentando brani editi e/o inediti sia in lingua italiana che straniera ed eseguiti
rigorosamente dal vivo. Avremo l’onore e il piacere di avere come Presidente di
Giuria la famosissima Maria Grazia Fontana musicista e Vocal Coach. Si diploma
in pianoforte nel 1983 presso il Conservatorio di Musica S. Cecilia in Roma. Nel
1995 diviene direttrice del coro gospel S.A.T.& B. con il quale accompagnò la
cantante Giorgia al Festival di Sanremo. È la sorella maggiore di Attilio Fontana, ex
componente del gruppo Ragazzi Italiani e vincitore della terza edizione di Tale e
Quale Show con Carlo Conti e Pinuccio Pirazzoli. Ha acquisito notorietà televisiva
nel 2010/2011 è stata insegnante di canto della 10ª edizione del programma Amici di
Maria De Filippi. Nel maggio 2011 è stata vocal coach nel programma di Rai 1
Lasciami cantare! Ha scritto un libro insieme al fratello, Attilio, Canta Come Sei, è
un libro metodo (e non solo) sul canto, che i due fratelli hanno scritto in quasi due
anni di lavoro, raccogliendo le loro esperienze nei vari ambiti: oltre alla parte del
metodo molto seria ma non “traumatica”, contiene una serie di consigli per chi
approccia a questo mestiere e anche per chi già lo fa. Da citare anche le lunghe e
proficue collaborazioni artistiche con Renato Serio, Beppe Vessicchio e Claudio
Mattone in produzioni televisive e discografiche. Ha diretto i S.A.T. & B. nella
trasmissione I RACCOMANDATI (Rai1) per l’esibizione di Nancy Brilli e
DOMENICA IN (Rai1) in occasione del Primo Anniversario della morte di Sua
Santità Giovanni Paolo II. Il concorso avrà sede a Foggia, nell’Aula Magna della
Facoltà di Economia (in via Caggese), dal 11 al 14 maggio 2015. “Siamo certi che la
chiave dell’ottima riuscita delle edizioni precedenti sia da ricercare nella sempre
sincera e celere collaborazione sinergica delle scuole coinvolte e di quanti si
attivano con ogni mezzo, ma soprattutto con sollecitudine, verso quelle giornate di
concorso nelle quali vi è una devastante invasione di persone e mezzi, ma che si
rivela sempre un festoso incontro e anche un prezioso scambio generazionale”
affermano i promotori del concorso Gianni Cuciniello e Lorenzo Ciuffreda,
rispettivamente Presidente e Direttore Artistico. Obiettivo del concorso è quello di
valorizzare il lavoro svolto dai docenti e alunni nell’ambito delle scuole a indirizzo
musicale e di consentire ai giovanissimi interpreti di confrontarsi in un ambito extra
scolastico. La domanda di iscrizione dovrà pervenire all’Associazione Musicale
“Suoni del Sud”, in piazza Cesare Battisti 35 a Foggia, entro il 30 aprile 2015 e dovrà
essere anticipata via e-mail: concorsogiordano.fg@libero.it.
Il regolamento completo del concorso è scaricabile dal sito
www.concorsomusicaleumbertogiordano.com. Inoltre, è possibile iscriversi anche
alla Masterclass di Canto moderno che si terrà a Foggia il 14/05/2015 mattina e
pomeriggio sempre con la Vocal Coach Maria Grazia Fontana.
Per informazioni sarà possibile contattare la segreteria dell’associazione allo
0881.722706 o al 333.8587858.

Il Direttore Artistico
Lorenzo Ciuffreda

Sul merito il Governo verso la retromarcia, gli stipendi resteranno vincolati all’anziatità

da Il Sole 24 Ore

Sul merito il Governo verso la retromarcia, gli stipendi resteranno vincolati all’anziatità

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

 Se non è un clamoroso passo indietro, poco ci manca. Il governo è orientato a mantenere gli aumenti di stipendio automatici per gli insegnanti. La valutazione e il merito faranno capolino nella scuola solo se si riusciranno a trovare risorse aggiuntive. Gli eventuali fondi in più verrebbero assegnati ai presidi a cui sarebbe lasciato il compito di scegliere le modalità di attribuzione ai docenti migliori delle “somme premianti” (si potrebbe demandare tutto anche alla contrattazione d’istituto).

Gli scatti della discordia
La novità è emersa ieri, e potrebbe trovare conferma oggi nel disegno di legge sulla riforma della scuola atteso nel pomeriggio sul tavolo del Consiglio dei ministri. L’idea di abolire per sempre gli scatti d’anzianità (che sono un unicum in tutta l’orbita statale) era stata annunciata a settembre dall’Esecutivo. Poi, a seguito della consultazione pubblica dei mesi successivi, è stata modificata: si è parlato di limitare l’anzianità di servizio al 30% delle risorse disponibili, e legare al merito il restante 70%. A risorse invariate (quindi queste percentuali si sarebbero dovute applicare nei limiti di 280 milioni di euro – che è il costo attuale di uno scatto d’anzianità).

“Carta del prof” al debutto
Adesso la marcia indietro. Con una novità entrata in extremis: la «Carta del prof» dove dovrebbero essere previsti per il primo anno 400 euro per tutti i docenti che potranno essere spesi solo per consumi culturali (libri, teatro, concerti, mostre). La carriera, con la previsione di due ruoli (mentor e staff), e la valorizzazione del merito finiranno in una delega che dovrà riscrivere come (e quale peso) dare alla valutazione. Si cercano risorse aggiuntive. Ancora ieri i tecnici della Ragioneria generale dello Stato erano a palazzo Chigi per trovare risorse: si starebbero cercando tra i 60 e gli 80 milioni di euro.

Stabilizzazione dei precari
Il pacchetto di stabilizzazione dei docenti precari resterebbe confermato: a partire dal 1° settembre saranno immessi in ruolo circa 100mila insegnanti. Verranno presi in base al fabbisogno degli istituti dalle «Gae», le cosiddette graduatorie a esaurimento, e dai vincitori (non ancora assunti) dell’ultimo concorso Profumo del 2012. Verrebbero quindi esclusi i candidati idonei (dopo che il Miur con una nota dello scorso anno aveva annunciato di volerli comunque stabilizzare). A questo gruppo si aggiungeranno tra i 10-15mila supplenti degli elenchi di istituto, che avranno un contratto a termine e una corsia preferenziale nel concorso da bandire a ottobre. Per far scattare le assunzioni servirà un iter parlamentare veloce. Se ci si dovesse arenare, non è del tutto scartato il piano B: programmare le assunzioni quest’anno sulla base del semplice turn-over e rimandare al 2016 la maxi-stabilizzazione.

Più potere ai presidi
Nel ddl ci sarà un rafforzamento dei poteri dei presidi che potranno scegliersi l’organico dell’autonomia. Da quanto si apprende, si creerà un albo provinciale di docenti neo-assunti tra cui i dirigenti scolastici potranno scegliere per potenziare gli insegnamenti indicati nel ddl: musica, educazione fisica e inglese alle primarie; arte, diritto ed economia alle secondarie. Anche nell’ottica di aprire le scuole al territorio nel pomeriggio. I presidi potranno anche derogare alla composizione delle classi per evitare sovraffollamenti.

Sgravi alle paritarie
Altro ritocco dell’ultima ora riguarderebbe gli sgravi alle paritarie: verrebbero concessi soltanto ai genitori che hanno figli iscritti nelle scuole dell’infanzia e della primaria (ma l’area centrista della maggioranza Ncd-Ap preme per estendere il beneficio fino alle superiori). Il pacchetto di norme “fiscali” si completa con il 5 per mille destinato anche alle scuole e lo «school bonus» (cioè un credito d’imposta al 65% per chi investe su nuove strutture, manutenzione, occupabilità degli studenti).

Alternanza scuola-lavoro rafforzata
Il ddl conterrà, poi, un rafforzamento dell’alternanza scuola-lavoro: le ore di formazione on the job saliranno dalle attuali 70-80 l’anno (quasi sempre effettuate in quarta classe) ad «almeno 400 ore» nell’ultimo triennio degli istituti tecnici e professionali. Nei licei si scende «ad almeno 200 ore» (sempre nell’ultimo triennio). L’alternanza si potrà fare in azienda, ma anche negli enti pubblici e si dovrà varare la «carta dei diritti degli studenti» impegnati in queste attività formative.

“Curriculum dello studente”
Nascerà, inoltre, il «Curriculum dello studente»: le scuole potranno attivare insegnamenti opzionali per andare incontro alle esigenze dei ragazzi (si potranno realizzare, quindi, programmi più flessibili). Finirà, invece, in norme delega la revisione dell’abilitazione all’insegnamento alle secondarie (oggi dopo la chiusura delle Ssis ci si abilita con percorsi differenti, Tfa e Pas). L’idea del governo è quella di inserire l’abilitazione all’interno della laurea magistrale (così da uscire dall’università con un titolo direttamente valido per salire in cattedra). Per ora continua a non parlarsi del riordino delle classi di concorso (le materie che si possono insegnare). Un passaggio fondamentale se si manterrà l’impegno di tornare a bandire concorsi regolari (ogni tre anni) dal 2016.

Buona Scuola, studenti in piazza per “l’altra scuola”

da Repubblica.it

Buona Scuola, studenti in piazza per “l’altra scuola”

Manifestazioni in oltre trenta città. Si chiede di mettere in discussione una legge di iniziativa popolare

di CARMINE SAVIANO

ROMA – Oltre trenta città coinvolte. Ma le adesioni continuano ad aumentare, minuto dopo minuto. Giovedì 12 marzo gli studenti ritornano nelle piazze. Lo slogan scelto: “Non un passo indietro”. In migliaia saranno nelle principali città e nei luoghi simbolo dell’istruzione per ribadire al governo Renzi che la buona scuola è solo quella “laica, aperta, democratica”. Quella che riesce a sottrarsi ai dogmi della precarietà e dell’austerity applicati alla cultura. Quella che pone se stessa come punto di partenza per la definizione di un modello di sviluppo fondato sulla “giustizia ambientale” e sulla “democrazia dei territori”. La scuola come il luogo politico per eccellenza. Dal quale far partire un reale cambiamento del Paese.

Le sette proposte. Torino, Milano, Bologna, Roma, Napoli, Catania, Cagliari. Saranno questi gli epicentri della mobilitazione. Che non è fatta solo di proteste. Nelle ultime ore la Rete della Conoscenza e l’Unione degli Studenti stanno diffondendo, soprattutto grazie ai social network, le linee guida della loro riforma della scuola e dell’università. L’Altra Scuola. Costruita su sette fondamenta: gratuità dell’istruzione, alternanza scuola-lavoro finanziata e qualificata, rilancio dei finanziamenti per la scuola pubblica, riforma democratica della valutazione, investimenti sostanziosi per l’edilizia scolastica, ripensamento radicale dell’autonomia e riforma dei cicli scolastici, dei programmi e della didattica.

Costruttori dell’alternativa. Non solo. Gli studenti chiedono che venga posta in discussione in Parlamento una legge di iniziativa popolare. Il progetto è stato presentato lo scorso agosto ma, per gli studenti, resta “assolutamente attuale”. Il metodo è quello della mobilitazione dal basso: numerosi comitati per diffondere e discutere il testo sono già nati su tutto il territorio nazionale. L’obiettivo è rendere gli studenti “i veri protagonisti nella costruzione dell’alternativa”. E qui il tema dell’istruzione si lega a quello della exit stategy dalla crisi economica e sociale dell’Europa.

Lo sguardo verso l’Europa. Una via di fuga che parta proprio dalla scuola, quindi. Scrivono gli studenti: “E’ necessario costruire una riscossa democratica a livello europeo che parta dalla gratuità dell’istruzione, dal reddito di base, da un lavoro di qualità e pagato, dalla definizione di un modello di sviluppo fondato sulla giustizia ambientale, sulla democrazia dei territori, sulla rottura con le politiche di austerità”. Anche per questi motivi, la mobilitazione del 12 marzo servirà da trampolino verso la giornata di protesta contro la Banca Centrale Europea prevista a Francoforte il 18 marzo in occasione dell’inaugurazione dell’EuroTower della Bce.

Ripensare l’Università. Fronte nel fronte, quello che si batte contro la riforma universitaria targata Renzi-Giannini. “Nelle linee guida presentate dal ministro è presente un passaggio politicamente molto pericoloso rispetto al Diritto allo Studio Universitario in cui si pone l’accento sul Merito che ci fa presagire operazioni, già tentate in passato, di restrizioni della platea dei beneficiari dei servizi”, dice Alberto Campailla, portavoce di Link.  “Le nostre proposte sul tema sono tante, e molte si ritrovano nella campagna Costruiamo l’AltroBando: soglie per l’idoneità, la possibilità di istituire una borsa servizi per coloro che sono di poco sopra la soglia ISEE e di ridefinire i servizi di cui necessitano gli studenti pendolari e gli studenti fuorisede”.

La mobilitazione avrà un suo versante social. Gli hashtag da seguire saranno #12m #nonunpassoindietro #megliolalip.

Questa la lista provvisoria delle città interessate dalla mobilitazione:

Abruzzo
L’Aquila  –  Piazzale del dipartimento di scienze umane
Pescara  –  Ponte sul mare ore 9.30
Vasto  –  Piazza Rossetti ore 8.30

Piemonte
Torino  –  ore 9 Piazza Arberello
Novara  –  Stazione FS ore 8.30

Liguria
Genova  –  Piazza Caricamento ore 9.00

Lombardia
Milano  –  Largo Cairoli ore 9.30
Bergamo  –  Stazione h 9.00
Lecco  –  Stazione ore 9.00
Como  –  Piazza Vittoria ore 9.00

Emilia Romagna
Ferrara  –  Ore 9, Piazzale Dante. Poi Assemblea con i docenti  –  Piazza Trento Trieste ore 16.30
Bologna  –  Ore 9, Piazza del Nettuno. Poi alle ore 18:00  –  via Venezian 1 ASSEMBLEA  studenti, genitori ed insegnanti
Piacenza  –  Ore 9, Piazzale Genova (fronte Liceo Respighi). E nel pomeriggio: spazio 2 ore 15

Molise
Campobasso  –  Terminal bus ore 9.30

Veneto
Padova- ASSEMBLEA PUBBLICA Giovedì 12 marzo dalla ore 15.00 alle ore 18.00 alla Sala consiliare “Caduti di Nassiriya”
Friuli Venezia Giulia
Trieste  –  ore 9 piazza Goldoni

Lazio
Roma  –  Piazza Repubblica h 9.30

Toscana
Siena Piazza Matteotti ore 9.30
Firenze  Piazza Santa Maria Novella ore 15.30
Pisa Piazza Guerrazzi ore 8.45

Puglia
Bari  –  ore 9.30, Piazza Umberto
Brindisi  –  Stazione ore 9.00
Lecce  –  Porta Napoli ore 9.00
Foggia  –  Piazza Italia ore 9.00

Campania
Napoli  –  Piazza Garibaldi ore 9.00
Cava Dei Tirreni  –  Piazza Duomo ore 17.00
Nocera  –  Stazione ore 9.00
Salerno – Piazza Portanova ore 17.00
Benevento  –  Assemblee in tutte le scuole
Sicilia
Catania  –  Piazza Roma ore 9.00

Sardegna
Cagliari  –  Piazza Garibaldi ore 9.30

Tornano gli scatti e sgravi parziali alle private: la lunga notte prima del Cdm sulla scuola

da Repubblica.it

Tornano gli scatti e sgravi parziali alle private: la lunga notte prima del Cdm sulla scuola

Ministero e tecnici al lavoro per chiudere il pacchetto da presentare al tavolo del governo. Si parla anche di assunzioni in due tranche e più potere ai presidi

di SALVO INTRAVAIA

Salta il blocco degli scatti di stipendio dei docenti. Resta, ma solo in parte, la detrazione fiscale per coloro che manderanno i figli nelle scuole paritarie. E compare anche la “chiamata diretta” degli insegnanti da parte dei presidi. Mentre sul Piano assunzioni, che rappresenta il cuore della Buona scuola del governo Renzi, è tutto ancora in alto mare. Insomma, i 134mila precari inseriti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento non sapranno neppure domani se saranno assunti dal primo settembre 2015 o dal primo settembre 2016.Se la discussione in Parlamento del disegno di legge che verrà presentato domani mattina sarà sufficientemente rapida, si potranno effettuare tutte le 120mila assunzioni ipotizzate dal provvedimento. Ma se, come appare più probabile, non si farà in tempo, le assunzioni verranno effettuate in due tranche.

Intanto, i tecnici del ministero stanno apportando le ultime modifiche al testo che fra qualche ora approderà a Palazzo Chigi. Le questioni politiche più insidiose riguardano la detrazione fiscale a favore delle famiglie che iscrivono i figli nelle scuole non statali paritarie  –  che, secondo l’ultimo articolato, escluderebbe gli studenti delle scuole superiori e forse anche quelli delle scuole dell’infanzia  –  e il merito degli insegnanti. L’agevolazione fiscale, stando alle ultime indiscrezioni, potrebbe essere sfruttata soltanto dai genitori che hanno figli iscritti nelle scuole del primo ciclo: elementare e media. La detrazione per tutti gli iscritti nelle paritarie  –  oltre un milione e 100mila alunni  –  potrebbe costare fino a mezzo miliardo di euro. Per questa ragione i tecnici del governo hanno studiato una maniera per ridurre la base che può fruire dello sconto. Altra questione spinosa è quella del merito, legata a doppio filo con gli scatti di stipendio degli insegnanti.

L’ipotesi avanzata col decreto-legge poi abortito  –  30 per cento di aumento legato all’anzianità e restante 70 per cento al merito  –  avrebbe portato incrementi irrisori in busta paga, anche perché le nuove figure  –  docente mentor, due per ogni scuola, e docente staff, uno per scuola  –  avrebbero assorbito gran parte del budget previsto. Per questa ragione il governo avrebbe abbandonato l’idea di cancellare gli scatti, decidendo di pagare il merito con risorse fresche. Ma l’ultima parola spetta sempre al ministero dell’Economia.

Resta appesa ai tempi parlamentari l’assunzione dei precari delle graduatorie ad esaurimento. Anche perché il numero di 120mila assunzioni è soltanto una stima basata sulle risorse disponibili: il famoso miliardo di euro per il 2015 annunciato dal governo. Il meccanismo previsto dall’esecutivo prevede che a determinare il numero degli assunti saranno i collegi dei docenti che dovranno richiedere l’organico dell’autonomia necessario a realizzare il Piano dell’offerta formativa di ogni scuola. E sulla base delle richieste dei dirigenti scolastici si effettueranno le assunzioni. Sembra piuttosto remota l’ipotesi che in tempi così stretti si possa concludere l’iter di approvazione del disegno di legge, raccogliere le richieste delle scuole ed effettuare le assunzioni. La cosa più probabile è che il primo settembre prossimo saranno 50mila le assunzioni e le restanti 70mila nel 2016 a meno che il ministero non decida di attribuire per il primo anno l’organico alle scuole con un conteggio automatico e rinviare il tutto al prossimo anno. All’organico dell’autonomia è legata anche la cosiddetta “chiamata diretta” dei dirigenti scolastici. La proposta prevede la chiamata, da parte dei presidi, di una parte degli insegnanti necessari alla realizzazione del Pof da albi distrettuali in cui sono inseriti docenti già assunti a tempo indeterminato. In altre parole, i presidi potranno assumere le figure presenti nell’organico di rete  –  che in una prima applicazione coinciderà con il distretto scolastico  –  scegliendo quelle con il curriculum più adatto alla realizzazione dell’offerta formativa del proprio istituto.

Per svuotare le GaE c’è solo un modo: assumere fuori regione

da La Tecnica della Scuola

Per svuotare le GaE c’è solo un modo: assumere fuori regione

 

In tante classi di concorso, infatti, il numero di posti vacanti è decisamente inferiore a quello dei candidati in lista d’attesa nelle liste provinciali degli abilitati. Per assumerli in fretta, riteniamo, che non vi siano molte altre soluzioni. Il rovescio della medaglia? In caso di rinuncia potrebbe scattare la cancellazione dalle GaE del candidato.

C’è un tema particolarmente sentito all’interno del ‘pacchetto’ di provvedimenti che il Consiglio dei ministri si appresta ad approvare con il ddl #riformabuonascuola: quello delle assunzioni dei nuovi docenti, su cui alla vigilia dell’approvazione del Governo, si è soffermato il ministro Boschi, parlando per conto della collega Giannini durante il question time alla Camera sollevato dall’on. Silvia Chimienti (M5S): il ministro si è limitato a dire che procederanno “a partire dalle Graduatorie a esaurimento e dai vincitori di concorso 2012”. Con abilitati delle graduatorie d’Istituto e idonei ai concorsi che rimarrebbero fuori. Almeno per il momento.

Il Governo, in pratica, preferirebbe concentrarsi sullo svuotamento delle GaE: la procedura da adottare, riteniamo, potrebbe essere quella di proporre ai docenti dove non ci sono più posti liberi di spostarsi in una sede scolastica fuori provincia o regione. In tante classi di concorso, infatti, il numero di posti vacanti è decisamente inferiore a quello dei candidati in lista d’attesa nelle liste provinciali degli abilitati. Che rimarrebbe ai “box” ancora chissà per quanto tempo prima di intascare il benedetto ruolo.

Ecco che allora, l’unico modello di assunzione fattibile potrebbe essere uno di questo genere: ‘ti do il ruolo, ma dove lo decido io Stato’. Come, del resto, era già stato previsto dalla prima bozza della Buona Scuola presentata ad inizio settembre. Poi il discorso è scemato. Ma ora potrebbe riprendere quota. Facendo masticare amaro più di qualche aspirante prof. Anche perché in caso di rinuncia potrebbe scattare la cancellazione dalle GaE. Un epilogo che, dopo anche decenni di attesa, avrebbe davvero il sapore della beffa.

#riformabuonascuola, ultimissime: scatti sì, basta classi pollaio e scuole aperte il pomeriggio

da La Tecnica della Scuola

#riformabuonascuola, ultimissime: scatti sì, basta classi pollaio e scuole aperte il pomeriggio

Anche fonti governative confermano il mantenimento in vita dell’unica forma di carriera del personale. Sulle altre iniziative inserite nel ddl in arrivo in Consiglio dei ministri è lecito porsi più di qualche dubbio: se l’organico di diritto è lo stesso degli altri anni e quello funzionale viene rimandato al 2016, con quali docenti si spalmerebbero gli alunni su più classi? E ancora: per tenere aperti gli istituti 12 ore al giorno servono quattrini, anche tanti: da dove si recepiscono?

Disegno di legge confermato. Come gli scatti di anzianità, che non dovrebbero più fare spazio al merito ma rimarrebbero in vita per tutti. A poche ore dall’arrivo in Consiglio dei ministri del piano di riforma scolastico, si accavallano le voci sulle ultime modifiche del testo che dalla prossima settimana sarà sotto la lente del Parlamento.

Ma andiamo per ordine. Dopo le prime indiscrezioni, nella serata dell’11 marzo anche fonti di governo hanno confermato che “la riforma della scuola e dovrebbe confermare gli scatti di anzianità ma dando ampio spazio al merito dei docenti”. Alla fine, evidentemente, ha prevalso il buon senso, visto che la quasi cancellazione dell’unica forma di carriera professionale del personale scolastico avrebbe determinato, con i sindacati già pronti alla mobilitazione, reazioni di protesta a catena tra tutto il personale. “Contro il piano Renzi e a favore della legge d’iniziativa popolare”, il 12 marzo protesterà, davanti alla presidenza del consiglio, anche l’Unicobas.

Sempre fonti ufficiali, vicine al Governo, avrebbero indicato in tre i punti chiave della riforma che sarà presentata in CdM: basta classi pollaio; scuole aperte anche il pomeriggio; la Carta del prof, utile a rafforzare la dignità sociale del ruolo del docente. In quest’ultima iniziativa, di cui ci occupiamo in un altro articolo, sarebbero previsti per il primo anno 400 euro per tutti i professori, che potranno essere spesi solo per consumi culturali (libri, teatro, concerti, mostre, autovideo telematici.

Sulle altre due, però, sorgono sin d’ora dei forti dubbi. Ad iniziare dal piano di apertura pomeridiana delle scuole, che non è certo una novità, per il quale si è tutti d’accordo ma resta da comprendere con quali risorse si sosterrebbe il progetto: il Fis è infatti ridotto all’osso e le scuole non riescono ad allestire neanche i corsi a supporto della didattica o quelli di recupero. Chi sorveglierebbe e pulirebbe, ad esempio, gli istituti nella seconda parte della giornata? I collaboratori scolastici a cui oggi viene assegnato un incentivo di fine anno pari in media a qualche centinaia di euro lordi? E chi insegnerebbe in quelle ore? I docenti pensionati richiamati già oggi da qualche istituto per far recuperare i debiti ai ragazzi?

Resta poi da capire come si eviteranno le classi pollaio, dal momento che, è notizia di questi giorni, il numero di docenti in organico di diritto rimarrà immutato. A conferma della linea degli ultimi tre anni, durante i quali però il numero di alunni è lievitato di circa 90mila unità. E siccome nel frattempo anche le scuole si sono ridotte (di circa 3.500 sedi a seguito del dimensionamento), viene da chiedersi qual è la soluzione per evitare che si formino ancora delle classi con 30 e più alunni. Quella dell’organico funzionale, legata al destino del ddl, sembra destinata ad attuarsi al 2016. Altre, francamente, non ci sembra di vederne. Speriamo che il Governo tra qualche ora ci contraddica con argomenti certi.

Assunzioni, prima si faranno da GaE e vincitori di concorso

da La Tecnica della Scuola

Assunzioni, prima si faranno da GaE e vincitori di concorso

Lo ha detto il ministro per le Riforme Costituzionali e Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, rispondendo alla deputata del M5S Silvia Chimienti, che nel question time ha chiesto conto al Governo delle iniziative per garantire l’immissione in ruolo di 150mila docenti precari a partire dal prossimo 1° settembre

Con la riforma della scuola, le assunzioni dei precari si faranno partendo “dalle Graduatorie ad Esaurimento e dai vincitori del concorso del 2012″. Lo ha specificato il ministro per le Riforme Costituzionali e Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, rispondendo l’11 marzo alla deputata del M5S Silvia Chimienti, che nel question time ha chiesto conto al Governo delle iniziative per garantire l’immissione in ruolo di 150mila docenti precari a partire dal prossimo 1° settembre.

Il giovane ministro, che ha detto di riferire quanto indicato dal ministro Giannini, ha aggiunto che i dettagli sull’entità e la composizione delle immissioni sono rimandati al Consiglio dei Ministri di domani (l’inizio è previsto alle 17,30). A questo punto, però, è chiaro che la precedenza assoluta, forse esclusiva, sulle assunzioni la avranno gli abilitati delle graduatorie provinciali e vincitori, ma anche gli idonei, all’ultimo concorsone.

Sui tempi di approvazione del decreto e sull’iter che porterà alle assunzioni, Boschi ha confermato che sarà mantenuto l’impegno a garantire le nuove assunzioni nella scuola a partire dal primo settembre “e ci sono i tempi perché questo possa avvenire attraverso l’approvazione del Parlamento della riforma della scuola presentata dal governo”.

Boschi ha anche tenuto a precisare che la Buona Scuola non si compone solo di un piano assunzionale, ma una radicale riforma che spazia in molti ambiti dell’istruzione pubblica nazionale.

ANTEPRIMA – Scatti di anzianità, forse il Governo ci ripensa: potrebbero restare

da La Tecnica della Scuola

ANTEPRIMA – Scatti di anzianità, forse il Governo ci ripensa: potrebbero restare

Proprio in extremis, sarebbero state trovate risorse “fresche”, quindi aggiuntive, per retribuire il merito. I dipendenti della scuola incrociano le dita.

Arriva una buona notizia per i dipendenti della scuola: sembra che, a poche ore dall’approdo del ddl in Consiglio dei ministri, il Governo abbia deciso di mantenere in vita gli scatti di anzianità: “potrebbero essere mantenuti”, scrive infatti l’agenzia Ansa. Specificando anche che il merito dei docenti verrebbe finanziato con altre risorse.

“Secondo quanto si apprende in ambienti parlamentari, sarebbero state trovate risorse per poter mantenere gli scatti di anzianità e retribuire il merito degli insegnanti con risorse fresche. La possibilità sarebbe emersa in queste ore, a dimostrazione che ritocchi (anche di un certo peso) al ddl che dovrebbe approdare domani in consiglio dei ministri, sono possibili fino all’ultimo minuto”.

Vale la pena ricordare, per fare chiarezza, che nelle linee guida illustrate lo scorso 3 marzo in consiglio dei ministri si prevedeva che “per valorizzare la professionalità del docente e ridare dignità al suo ruolo sociale” venissero introdotti nuovi scatti di stipendio collegati alla valutazione (70%) e non più solo all’anzianità (che sarebbe rimasta per il 30%).

“Un tema, quello degli scatti di anzianità, sul quale i sindacati avevano espresso da subito parecchie contrarietà. Secondo uno studio della Uil scuola, i soldi degli scatti di anzianità sarebbero stati eliminati per pagare i docenti ‘mentor’ e ‘di staff’ (con un aumento del 10%)”. Ciò che sarebbe rimasto, “il 70% sarebbe servito a dare gli aumenti, ad alcuni, sulla base di una graduatoria di istituto decisa dal nucleo di valutazione interno alla scuola. I primi aumenti – conclude l’Ansa – si sarebbero comunque visti nel 2019. Per tutti gli altri sarebbe rimasto il 30% (quota che si aggirerebbe attorno ai 15 euro)”. Ora, però, sembra cadere questa ipotesi. E ne avanza una seconda decisamente migliore per gli stipendi di chi opera nella scuola.

Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione: confermate le elezioni il 28 aprile

da La Tecnica della Scuola

Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione: confermate le elezioni il 28 aprile

L.L.

Tempi strettissimi per le scuole che entro il 13 marzo dovranno costituire le commissioni elettorali di istituto

Ancora una volta si chiede alle istituzioni scolastiche di fare i salti mortali per riuscire a stare dietro all’ennesimo adempimento: per rispettare il termine del 30 aprile stabilito nella sentenza del Consiglio di Stato n. 834/2015, il Miur si è visto costretto a fissare per il 28 aprile 2015 le elezioni del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione.

Questo vuol dire che prima delle elezioni dovrà essere effettuata, con tempi risicatissimi, una serie di operazioni: il primo adempimento a carico delle istituzioni scolastiche per la costituzione delle commissioni elettorali di istituto è stato previsto addirittura per il giorno 13 marzo. L’insediamento della commissione è infatti fissata per il giorno successivo.

Presso le scuole sono pertanto istituite delle vere e proprie commissioni elettorali, composte da cinque membri con personale della scuola (il dirigente scolastico – due docenti – due Ata). Tali commissioni predispongono le liste degli elettori, gestiscono le operazioni di voto, effettuano lo scrutinio, redigono i relativi verbali con le tabelle riassuntive dei risultati elettorali e provvedono a trasmettere tali cifre elettorali al livello provinciale.

Nell’ambito territoriale provinciale, invece, viene costituito un più snello nucleo elettorale, costituito da tre membri con personale dell’amministrazione. Esso non svolge l’attività tipica di una commissione elettorale, ma si limita a riassumere i voti di lista e di preferenza risultanti dalle tabelle riassuntive contenute nel verbale, trasmesso per PEC, dalle commissioni di istituto operanti nell’ambito di competenza. Tale conteggio viene poi trasmesso a livello regionale presso cui opera uno stesso nucleo con identica funzione e composizione che, invece, si relaziona

direttamente con la struttura operante a livello ministeriale.

Presso il Ministero è, invece, costituita una vera e propria commissione elettorale composta sempre da personale dell’amministrazione. Essa riceve le liste elettorali unitarie per ciascuna componente elettiva, ne verifica la regolarità e l’ammissibilità, raccoglie i dati elettorali dei nuclei  elettorali regionali, procede, infine, all’attribuzione dei posti con successiva proclamazione degli eletti.

Di norma deve essere costituito un unico seggio elettorale in ciascuna scuola, provvedendo ad accorpare i plessi o le sezioni associate con la sede centrale, sempre al fine di ridurre al minimo il disagio degli elettori.

Le operazioni di scrutinio hanno inizio immediatamente dopo la chiusura delle votazioni e non possono essere interrotte fino alloro completamento. La sospensione è ammessa, in via del tutto eccezionale, solo nel caso in cui il numero delle schede da scrutinare sia notevole e/o si verifichino fatti che rappresentano un grave impedimento alla conclusione delle operazioni nello stesso giorno, dandone adeguata e puntuale motivazione nel verbale. In tal caso i lavori riprenderanno il mattino successivo.

Alla O.M. n. 7/2015, trasmessa con nota prot. n. 2066 del 10/03/2015, sono allegati tutti i modelli da utilizzare e un documento che riepiloga la scansione dei singoli adempimenti.

Assunzioni, saranno dalle Gae e dai vincitori di concorso

da tuttoscuola.com

Assunzioni, saranno dalle Gae e dai vincitori di concorso

Le assunzioni relative alla Buona Scuola procederanno “a partire dalle Gae e dai vincitori di concorso 2012”. È quanto ha risposto la ministra per le Riforme Costituzionali e Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, alla parlamentare del M5s Silvia Chimienti, che nel question time odierno ha chiesto conto al Governo delle iniziative per garantire l’immissione in ruolo dei 150mila docenti precari a partire dal 1° settembre 2015, annunciati alla presentazione del piano.

La ministra ha detto ovviamente di parlare per conto della ministra dell’Istruzione Stefania Giannini, e che in ogni caso i dettagli sull’entità e la composizione delle immissioni sono rimandati al Consiglio dei Ministri di domani.

Sui tempi, Boschi ha commentato: “Manterremo l’impegno a garantire le nuove assunzioni nella scuola a partire dal primo settembre e ci sono i tempi perché questo possa avvenire attraverso l’approvazione del Parlamento della riforma della scuola presentata dal governo“.

Boschi ha precisato che la Buona Scuola tuttavia non è solo un piano assunzionale, ma una radicale riforma della scuola che spazia in molti ambiti dell’istruzione.