Questa sperimentazione non s’ha da fare!
di Maurizio Tiriticco
Non vuole essere una intimazione manzoniana! Non sono un bravo di Don Rodrigo, ma… veramente la sperimentazione lanciata dalla cm 3 mi preoccupa e non poco. In precedenti scritti, sempre reperibili in edscuola.it, ho sottolineato gli elementi di debolezza dei modelli di certificazione proposti alle scuole del primo ciclo, che voglio brevemente riassumere:
- non sono affatto considerate le competenze che sono richieste all’alunno al termine dell’obbligo decennale di istruzione. In altri termini, le competenze intermedie di fine primo ciclo non possono non ancorarsi a quelle terminali dell’obbligo: se il nostro Pierino, o Gianni che sia, a 16 anni di età, deve raggiungere le competenze di CITTADINANZA e CULTURALI di cui al dm 139/07, al termine del primo ciclo quelle stesse competenze come devono essere “lette” e “curvate” al “saper fare” di un 14enne? I livelli di età sono ovviamente indicativi, stante il fatto che si potrebbero avere anticipi o ritardi. In effetti la norma prevede 10 anni di istruzione obbligatoria per tutti [1]; e non, come a volte si dice, di “obbligo scolastico”;
- perché “profilo delle competenze” e non, invece, “competenze” chiare e tonde? Perché riandare al linguaggio generico dei “traguardi per lo sviluppo delle competenze”, di cui alle Indicazioni nazionali? Se nelle Indicazioni i traguardi possono avere un senso al fine di lasciare agli insegnanti, nelle loro progettazioni, di evincere dai traguardi le competenze da proporre, accertare e certificare, in sede di modello finale il termine profilo suona equivoco e vanifica, di fatto, la descrizione di una competenza tout court; tant’ è vero che non sono pochi gli insegnanti che hanno visto nei profili una sorta di copia e incolla dei traguardi; e non sono pochi gli insegnanti che vi hanno visto una sorta di riedizione dei “giudizi analitici” di buona memoria;
- raccordare le competenze culturali con le competenze chiave di cittadinanza costituisce un errore grossolano: un ottimo architetto può essere a servizio della mafia; e un modesto architetto, invece, può essere un onestissimo cittadino. In effetti, per quanto riguarda il compimento dell’obbligo di istruzione, le due serie di competenze sono ben distinte (dm 139/07), desunte per altro da due altrettanto distinti documenti europei: la Raccomandazione del 18 dicembre 2006 (Cittadinanza) e la Raccomandazione del 23 aprile 2008 (il Quadro europeo delle qualifiche, recepito dalla Conferenza Unificata il 20 dicembre 2012);
- la scelta di quattro livelli di indicatori, e non di tre, come nella certificazione dell’obbligo di istruzione e come in altre esperienze, e non solo italiane, è veramente un “fuor, d’opera”! E l’espressione del livello iniziale D: “se opportunamente guidato/a” che cosa “ci azzecca” con una competenza acquisita? Una competenza c’è o non c’è. Non potremmo mai dire che un chirurgo, o un cuoco, se opportunamente guidato, “svolge il suo compito semplice in situazioni note”. Sarebbe stato più opportuno scrivere, come avviene in tutti i descrittori di competenze: “Nel caso in cui non sia stato raggiunto il livello base, è riportata l’espressione ‘livello base non raggiunto’, con l’indicazione della relativa motivazione”. Forse, non si è voluta compromettere l’ammissione dell’alunno all’esame finale. E allora, saranno tutti ammessi?
- non si capisce perché le competenze siano certificate dai consigli di classe prima dell’esame di Stato. E’ arcinoto che la certificazione di competenze non può essere lasciata alla casualità di una prova d’esame (basta un mal di pancia per mandare a monte un esame, o un felice copio copias per superarlo). La certificazione di competenze è l’esito di un processo più o meno lungo di apprendimenti seguiti e costantemente sollecitati, osservati, misurati e valutati in itinere. Si tratta di due esiti finali che confliggono. Comunque, il conflitto poteva essere superato lasciando alla commissione d’esame (in effetti ai consigli di classe in altra sede formale) il compito della certificazione. Ma l’esame di terza media ha una sua disciplina data dalla normativa vigente. In effetti una CERTIFICAZIONE di competenze non è un ESAME finale. Si tratta di due logiche valutative terminali assolutamente diverse.
In conclusione, la cm 3 propone alle istituzioni scolastiche e ai consigli di classe la compilazione di un documento finale ibrido, in cui non c’è alcun profilo che corrisponda a una specifica competenza. Mi piace copiare testualmente il profilo 12 relativo alla terza media: “Ha cura e rispetto di sé, come presupposto di un sano e corretto stile di vita. Assimila il senso e la necessità del rispetto della convivenza civile. Ha attenzione per le funzioni pubbliche alle quali partecipa nelle diverse forme in cui questo può avvenire: momenti educativi informali e non formali, esposizione pubblica del proprio lavoro, occasioni rituali nelle comunità che frequenta, azioni di solidarietà, manifestazioni sportive non agonistiche, volontariato, ecc.”. Quante competenze reali sono sottintese!?!? E a quali livelli? In effetti, possono riguardare sia un adolescente maturo che un “buon cittadino” adulto! Dov’è la specificità di un quattordicenne?
Concludendo, si lancia una sperimentazione di durata triennale proposta e condotta su basi che di scientifico hanno poco o nulla. Ma la cosa grave è che per tre anni i consigli di classe saranno tenuti a faticose esercitazioni su un terreno assolutamente fuorviante rispetto al fine che si dovrebbe realizzare.
Per queste ragioni sono sempre più convinto che le uniche competenze da verificare sono quelle di fine obbligo e che per realizzare tale obiettivo occorre al più presto adottare quel curricolo decennale verticale e progressivo di cui si parla da anni, ma che ancora è impossibile realizzare, per due precise ragioni: a) la tripartizione di scuola primaria, media e primo biennio; b) il fatto che non si abbia il coraggio di abolire quei dispositivi di legge che prevedono che siano certificate competenze alla fine della scuola primaria e della scuola media. Certificare competenze è una cosa seria e implica indicazioni normative diverse da quelle attuali. E va anche considerato se sia opportuno e significativo certificare competenze quando ancora l’età evolutiva non ha maturato il suo corso.
Mah! Così va il mondo, diceva il Manzoni! Comunque, una via di uscita ci sarebbe: rivedere la proposta sperimentale e ancorare le competenze richieste ad alunni di 14 anni a quelle che sono loro richieste al compimento dei 16 anni. E va anche considerato che, qualunque sia il livello di competenza raggiunto dall’alunno della scuola media, il valore è formalmente inesistente, perché il primo titolo di istruzione formalmente valido è quello conclusivo di un obbligo decennale, da otto anni ad oggi.
[1] Va anche considerato che l’obbligo continua. Si veda il diritto/dovere “all’istruzione e alla formazione, per almeno 12 anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il 18° anno di età” (legge 53/03, art. 2, comma 1, lettera c).