Allo studio nuove regole sulla mobilità dei docenti

da Il Messaggero

Allo studio nuove regole sulla mobilità dei docenti

l’attuazione del piano straordinario di immissione in ruolo, la strutturazione di un organico funzionale e la possibilità del preside di confermare un mandato triennale di volta in volta ai docenti, fa crescere il timore per gli insegnanti che l’iter per un trasferimento possa diventare sempre più complicato

ROMA Sul tavolo della maggioranza sono molti i punti di criticità che già dalle prime ore dopo la presentazione hanno animato il dibattito intorno al complesso impianto di riforma scolastica. Ad esempio il piano straordinario di assunzioni, l’articolo 8 del disegno di legge, prevede l’ingresso in ruolo di 100.701 docenti e dei vincitori dei due concorsi banditi nel 2006 e nel 2012. Rimarrebbero fuori dalle graduatorie tantissimi docenti, ovvero quelli che appartengono alla cosiddetta “terza fascia”, chi non scioglie la riserva per il conseguimento del titolo abilitante entro il 30 giugno e il personale di concorso vincitore con riserva visto che la graduatoria dei vincitori e quelle ad esaurimento perderanno di efficacia il primo settembre 2015. Questo scatenerebbe tantissimi contenziosi e ricorsi che intaserebbero la giustizia amministrativa e metterebbero a rischio l’anno scolastico 2015-16.
L’ORGANICO E IL PRESIDE
Un altro tassello critico riguarda la mobilità dei docenti che con l’attuazione del piano straordinario di immissione in ruolo, la strutturazione di un organico funzionale e la possibilità del preside di confermare un mandato triennale di volta in volta ai docenti, fa crescere il timore per gli insegnanti che l’iter per un trasferimento possa diventare sempre più complicato. Inoltre, la figura nuova del Preside, indicato come un «leader educativo» minerebbe secondo i sindacati lo spirito stesso dell’autonomia scolastico e renderebbe la scuola meno collegiale. Un provvedimento che ha invece riscosso consensi unanimi è la “carta del professore”, una card ricaricabile, che permetterà ai docenti di usufruire di 50 euro al mese per la propria formazione culturale (libri, concerti, eventi, mostre). Resta ancora da capire che forma avrà e se ad esempio saranno inclusi anche i docenti di religione cattolica (nel nostro Paese sono 16.794) che da questo bonus al momento sembrano esclusi, non senza far rumore.
QUOTA 96
Senza soluzione è la vicenda dei docenti “Quota 96” ovvero coloro che erano alla soglia della pensione e dopo la riforma Fornero hanno visto spostato più in la il loro riposo. Una situazione che riguarda 3 mila insegnanti, a cui però il governo non ha dato ancora nessuna garanzia formale, rimandando il problema in aula. Questo pesa soprattutto perché potrebbe essere inserita nell’organico funzionale e potrebbe togliere l’opportunità di entrata a giovani docenti.
Mas. Co

Scuola, contro la riforma mini-sciopero dei prof: stop ai corsi di recupero

da Il Messaggero

Scuola, contro la riforma mini-sciopero dei prof: stop ai corsi di recupero

I sindacati annunciano la protesta. Ma intanto si tratta con la maggioranza per correggere il testo in Parlamento

ROMA Sono iniziate ieri pomeriggio le audizioni informali delle associazioni dei docenti, dei genitori e della Federazione Superamento Handicap, all’interno della commissione Cultura della Camera, dove martedì è approdato il ddl di riforma della scuola. Un percorso che si preannuncia lungo e tortuoso, quasi quanto il carattere profondo e strutturale che la riforma vorrebbe apportare al sistema scolastico, sia per la molteplicità dei soggetti coinvolti che per la portata totalmente innovativa dei provvedimenti previsti. A livello legislativo l’iter prevede un passaggio in commissione alla Camera (con molte audizioni e migliaia di emendamenti previsti), un’analisi da parte dell’Aula di Montecitorio, l’invio del testo in commissione al Senato, il voto da parte dell’Assemblea di Palazzo Madama e una seconda lettura da parte della Camera.
LA VERTENZA
Il traguardo di vedere la riforma pronta per giugno appare una corsa contro il tempo ad ostacoli, anche perché sul terreno della scuola i sindacati non sembrano in vena di formulare sconti e ne è la dimostrazione la proclamazione da parte di Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams di uno «sciopero delle attività non obbligatorie a partire dal 9 aprile 2015 e con termine il 18 aprile 2015 per tutto il personale docente ed Ata della scuola». La protesta non riguarderà dunque le ore di lezione, ma delle cosiddette “attività aggiuntive” che vanno oltre l’orario di insegnamento, come – ad esempio – i corsi di recupero o le attività complementari di educazione fisica.
I NODI
I nodi appaiono molteplici, oltre a quello dei contributi alle scuole paritarie, l’attenzione sembra essere rivolta verso il capitolo riguardante la mobilità dei docenti, che va a scoperchiare un vecchissimo calderone che riguarda le immissioni a ruolo dei precari, i vincitori di concorso e le nuove assunzioni. Per questo motivo Annalisa Pannarale, deputata di Sel, afferma che «il ddl deve essere rovesciato e le assunzioni previste devono essere stralciate, anche perché il decreto è arrivato in commissione con 28 giorni di ritardo e questo significa che a settembre centinaia di docenti potrebbero rimanere a casa». Ovviamente di tutt’altro avviso è Maria Coscia, deputata democratica e capogruppo in Commissione cultura che dopo la prima audizione parla di «un clima costruttivo e dialogante da parte delle associazioni dei genitori intervenute, che hanno scorto la positività dei provvedimenti relativi al 5×1000, allo “school bonus”. Permangono delle perplessità in alcune associazioni appartenenti al Forum delle Associazioni dei genitori sui contributi alle paritarie, ma siamo convinti che andando avanti nell’esame della riforma questi punti verranno chiariti». Appuntamento a martedì, quando la commissione eleggerà il relatore della riforma e inizierà il confronto con i sindacati degli insegnati. Su “La buona scuola” appare chiaro che il governo Renzi si gioca non solo una partita politica, ma anche di metodo, perché indubbiamente è la riforma più complessa dell’apparato burocratico dello Stato e dove i sindacati e le famiglie ripongono molte aspettative e tra le file della maggioranza sono tutti convinti che strappare un hashtag con su scritto “lavoltabuona” sarà molto difficile.
Massimiliano Coccia

Concorso a preside, in Campania salta tutto

da La Tecnica della Scuola

Concorso a preside, in Campania salta tutto

Il Consiglio di Stato, eccependo sulla irregolarità della nomina di due commissari, il 2 aprile ha annullato gli esiti del concorso bandito nel luglio del 2011. Per il Coordinamento dei Ds è la mortificazione dello Stato di diritto, perchè in precedenza il Tar e lo stesso Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, avevano accertato la regolarità della procedura.

Quasi quattro anni persi. È questo il triste epilogo del concorso per dirigenti scolastici della Regione Campania bandito il 15 luglio del 2011, su cui la sezione consultiva del Consiglio di Stato, eccependo sulla irregolarità della nomina di due commissari d’esame, il 2 aprile ha annullato tutte le procedure concorsuali. L’esito della battaglia in tribunale, quindi, giustifica anche i tempi davvero troppo rallentati con cui si erano venuta a realizzare l’individuazione dei vincitori.

“Perplessi e mortificati”, intanto, si dicono dal Coordinamento dei dirigenti scolastici. Che in una nota denunciano “la mortificazione dello Stato di diritto” rispetto ad una questione sulla quale in precedenza sia il Tar che lo stesso Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, avevano accertato la regolarità del concorso.

Vale la pena ricordare che in Campania, i candidati idonei alla selezione per ds, inseriti nella graduatoria a scorrimento, erano risultati 657 su 224 posti messi a concorso.

Ma il concorso campano è stato oggetto di un travagliato percorso, costellato da ricorsi, sospensioni e sentenze contrastanti dei giudici amministrativi. Sino alla sentenza di annullamento finale.

Iscrizioni, attenzione ai dati eccedenti e non pertinenti

da La Tecnica della Scuola

Iscrizioni, attenzione ai dati eccedenti e non pertinenti

Le informazioni richieste da alcune istituzioni scolastiche, riferite al titolo di studio e alla professione dei genitori degli alunni, non devono essere utilizzati

Il Miur ha informato con nota prot. n. 2773 del 1° aprile 2015 di aver ricevuto dall’Autorità Garante per la protezione dei dati personali una segnalazione riferita al comportamento di alcune istituzioni scolastiche che, nell’ambito della personalizzazione del modulo da trasmettere dalle famiglie tramite Iscrizioni on-line, hanno richiesto dati personali riferiti ai genitori degli alunni, come ad esempio il titolo di studio e la professione.

A tale proposito il Ministero ha ricordato che con le circolari riguardanti le iscrizioni è stato specificato alle scuole che “le ulteriori informazioni raccolte dovranno essere strettamente pertinenti e non eccedenti rispetto a ciascun specifico obiettivo che si intende perseguire e che sia inserito nel POF (cfr. art. 11 del Codice). La valutazione della pertinenza e non eccedenza delle informazioni può essere condotta, ad esempio, verificando rispettivamente se i dati raccolti siano effettivamente attinenti e correlati alla finalità considerata e se la stessa, tenuto anche conto del bagaglio informativo già a disposizione della scuola, possa essere comunque validamente raggiunta con l’esclusivo uso dei dati personali già raccolti dalla scuola e selettivamente individuati (cfr. art. 3 del Codice)”.

Fatta questa premessa, il Miur ha pertanto ricordato che tutti i dati raccolti dalle istituzioni scolastiche attraverso le procedure di iscrizioni on line che si qualifichino come eccedenti e non pertinenti rispetto alle finalità per le quali sono stati acquisiti – quali, appunto, i dati riferiti al titolo di studio e alla professione dei genitori degli alunni – non devono essere utilizzati, così come disposto dall’articolo 11 del decreto legislativo n. 196/2003.

DdL scuola: c’è chi si lamenta della eccessiva “fretta”

da La Tecnica della Scuola

DdL scuola: c’è chi si lamenta della eccessiva “fretta”

 

Se il DdL sarà approvato, le nuove norme entreranno in vigore quasi tutte a partire dal 2016/2017 e quelle previste dalle deleghe addirittura nel 2017/2018. Ma c’è chi vorrebbe anche tempi più lunghi.

Nel nostro Paese, quando si parla di riforme scolastiche, il tempo diventa spesso una variabile del tutto indipendente. Si discute e si dibatte, ma non sempre ci si rende conto che le riforme non possono essere rinviate a tempi imprecisati.
Per esempio, le accuse che vengono fatte al ddl sulla scuola proposto dal Governo riguardano non solo i contenuti, ma anche l’eccessiva “fretta”; ma se, si esamina il testo con attenzione, si scopre poi che le norme che potranno entrare i vigore a settembre sono davvero poche: forse ci saranno un po’ di assunzioni, forse la “card” per i docenti e poco altro. Rinviati al 2016/2017 l’organico funzionale e la valutazione di scuole, insegnanti e dirigenti.
Altre misure urgenti come la riforma degli organic collegiali sono demandate ad una delega che produrrà i suoi effetti – forse – a partire dal 2017/2018.
Nonostante questi tempi pressochè biblici c’è persino chi parla di “fretta”, vorrebbe evitare la legge delega e chiede che tutto venga affidato ad una legge ordinaria.
Il fatto è che in Italia i tempi delle leggi ordinarie sono ben più che biblici, senza considerare che in molti casi quando sembra che il Parlamento sia arrivato alla conclusione, la legislatura si interrompe e si deve ricominciare daccapo: basta ricordare la misera fine del disegno di legge inizialmente proposto da Valentina Aprea per la riforma degli organi collegiali che ad un certo punto venne modificato e integrato con le proposte del PD e che comunque si arenò proprio in concomitanza con la fine della legislatura.
Vogliamo fare un altro esempio piccolo piccolo? Le attuali regole di contabilità delle scuole stanno scritte nel regolamente n. 44 del 2001. E’ da anni che al Miur e al MEF si fanno riunioni e incontri (era stato anche istituita una commissione di lavoro e di confronto con i sindacati), ma non si vede ancora nessun risultato. Intanto dal 2001 a oggi la diffusone delle tecnologie ha di fatto modificato radicalmente il modo di lavorare degli uffici di segreteria delle scuole.
Il punto di tutta la questione è che ormai il mondo corre sempre più veloce e se si vuole davvero adeguare il funzionamento delle scuole alla mutevole realtà nella quale stiamo vivendo, pur garantendo le regole del confronto democratico, è indispensabile che le innovazioni siano davvero tali e non si limitino a prendere atto dei cambiamenti già avvenuti.

Esame di maturità: per il 2015 non cambia nulla

da La Tecnica della Scuola

Esame di maturità: per il 2015 non cambia nulla

Le nuove regole sull’esame di maturità entreranno in vigore a partire dal 2016.
Lo ha confermato il ministro Stefania Giannini durante il questione time alla Camera.

Finalmente, e speriamo sia la volta buona, l’arcano è stato svelato. Per quest’anno la maturità resta com’è. Gli effetti della nuova, invece, si vedranno dal 2016.
Lo ha chiarito il ministro Giannini in risposta a un quesito postole, in question time, da Elena Centemero, responsabile scuola di Forza Italia. Come si ricorderà la revisione delle commissioni avrebbe dovuto riguardare già la maturità 2015, come fissato nell’ultima Legge di Stabilità al comma 350 dell’art. 1.
La Centemero aveva espressamente detto che “il Miur avrebbe dovuto emanare un decreto ministeriale in cui venivano indicati i criteri per la nuova definizione delle commissioni di esami di Stato conclusivi del secondo ciclo…gli esami di Stato del 2015 si stanno avvicinando, sono passati due mesi (il 2 marzo) e il Miur non ha ancora emanato il decreto ministeriale che prevedeva proprio la definizione delle nuove commissioni, entro 60 giorni”.
Ma come si poteva prevedere non si possono cambiare le regole del gioco in itinere. La Giannini ha risposto chiaramente: “La disposizione, essendo intervenuta ad anno scolastico avviato, non può che trovare piena applicazione a partire dall’anno scolastico 2015-2016, mediante l’adozione del prescritto decreto, ma anche prevedendo una modifica dei criteri di composizione delle commissioni di esame e delle regole di svolgimento delle prove stesse, non essendo prospettabile a candidati che sono in corso di preparazione, ormai agli sgoccioli, del prossimo esame di maturità”
Altro che effetto dall’anno 2015, il ddl La Buona scuola, tra le tante “novità” si porterà via anche la vecchia maturità…

Graduatorie di merito concorso 2012, un’esclusione a rischio illegittimità

da tuttoscuola.com

Graduatorie di merito concorso 2012, un’esclusione a rischio illegittimità

Sul tema dell’esclusione dei 6.300 iscritti nelle graduatorie di merito del concorso 2012, fino ai primi di marzo 2015 ricompresi nel piano assunzionale straordinario di 100.701 docenti previsto dal disegno di legge presentato dal Governo sulla scuola, ma poi estromessi dal ddl, ci siamo già espressi nell’articolo Graduatorie di merito, una ‘deroga’ per non assumere gli iscritti.

In particolare, destava perplessità espungere dalle assunzioni straordinarie, all’interno di un provvedimento che ha come principi condivisibili il riconoscimento del merito e il ripristino del concorso come canale unico per le immissioni in ruolo, gli unici docenti (un numero tutto sommato molto ridotto, rispetto al totale delle assunzioni previste) che hanno superato un concorso a cattedra negli ultimi 15 anni e che per questo sono iscritti in graduatorie, appunto, di merito.

Il meccanismo utilizzato per questa esclusione è quello chirurgico della deroga alla normativa vigente, e proprio sulla legittimità dell’utilizzo di questo strumento Tuttoscuola ha chiesto un parere all’avvocato Salvatore Russo, esperto di diritto scolastico di Roma.

L’avvocato Russo è molto netto sul tema: “Non è pensabile che una norma possa derogare in via eccezionale dalla normativa speciale che regola le immissioni in ruolo o dichiarare decadute graduatorie di merito senza la pubblicazione delle graduatorie del concorso successivo e senza rispettare la validità triennale delle stesse e allo stesso modo è illegittimo prevedere di non rispettare la proporzione del 50% dei posti per le immissioni in ruolo”.

L’art. 400 del D.Lgs. 297/94, al comma 17 – ricorda l’esperto di diritto scolastico – prevede proprio che le graduatorie relative ai concorsi per titoli ed esami restino valide fino all’entrata in vigore della graduatoria relativa al concorso successivo corrispondente”.

Quindi – conclude Russo – non solo non si possono far decadere le graduatorie di merito del concorso bandito a seguito del D.D.G. n. 82/2012, ma parimenti non possono essere dichiarate decadute eventuali graduatorie di merito dei precedenti concorsi per cui non è stato ancora bandito concorso corrispondente. Anche questa operazione potrebbe generare un massiccio contenzioso anche perché, appunto, già si è proceduto allo scorrimento delle graduatorie di merito immettendo in ruolo gli idonei”.

Piano assunzioni, i casi di chi è in ruolo o ha una ‘riserva’ in sospeso

da tuttoscuola.com

Piano assunzioni, i casi di chi è in ruolo o ha una ‘riserva’ in sospeso

Nell’articolo Un piano assunzionale straordinario dalle molte criticità abbiamo anche evidenziato come dal piano assunzionale siano esclusi quanti abbiano nel frattempo preso il ruolo (perché vincitori in più classi di concorso, o presenti in classi di concorso differenti sia nella graduatoria di merito concorsuale, sia in quella ad esaurimento). Parimenti, sono esclusi dal piano straordinario delle assunzioni gli aspiranti docenti che non sciolgono la riserva connessa al conseguimento del titolo di abilitazione entro il 30 giugno 2015.

Secondo l’avvocato Salvatore Russo, esperto di diritto scolastico di Roma, che Tuttoscuola ha interpellato sull’argomento, entrambe le fattispecie sono a rischio illegittimità.

Sul primo punto, Russo spiega che “all’interno delle graduatorie di merito non è prevista la cancellazione dei docenti entrati in ruolo su altra classe di concorso o da altro canale, quindi la loro posizione in GM, se utile ai fini della stipula di nuovo contratto a tempo indeterminato, è legittima e deve essere tutelata. All’interno della Pubblica Amministrazione, secondo i dettami della nostra Carta Costituzionale, si accede per merito e il merito, in questo caso, è dato dalla propria posizione derivante dal punteggio conseguito a seguito di pubblico concorso ed è irrilevante che il docente sia, nel frattempo, entrato in ruolo per altra classe di concorso o attraverso altro canale“.

Quanto alle possibili esclusioni di chi non scioglie la riserva sul titolo, l’avvocato Russo non nasconde le proprie perplessità: “Se il riferimento all’esclusione dalle immissioni in ruolo fosse da considerarsi effettivamente rivolto anche ai docenti inseriti con riserva nelle graduatorie di merito a seguito di ordinanze cautelari o, comunque, di provvedimento del Giudice, la loro posizione in graduatoria ai fini dell’immissione in ruolo dovrebbe comunque essere tutelata: i provvedimenti cautelari servono proprio a salvaguardare i diritti dei ricorrenti in attesa della definizione nel merito di una qualsiasi controversia. Se si contravvenisse alla tutela dei loro diritti, o se addirittura si ignorasse la loro posizione in graduatoria, si genererebbe un aspro contenzioso di non facile risoluzione per il Ministero dell’Istruzione“.

Tanto per queste fattispecie, che per quelle espresse nel precedente articolo Piano assunzionale, se le scelte di che cosa insegnare sono imposte dall’alto , l’esperto di diritto scolastico non si sbilancia sull’iter e la durata dei procedimenti: “La durata e i tempi di un tale contenzioso non possono essere “preventivati” con verosimile certezza. Molto dipende dai singoli Organi Giudiziari“.

Fino all’ultimo respiro

Fino all’ultimo respiro
GLI EFFETTI DELLE “RIFORME” SULL’INSEGNAMENTO E SULLA SALUTE DEI LAVORATORI DELLA SCUOLA
Giornata promossa dall’Associazione culturale e professionale
“Scuola e Società”
Giovedì 16 aprile 2015 presso l’Aula Magna del Convitto “Umberto I” di Torino, via Bligny 1 bis, dalle ore  9 alle ore 13
Per i partecipanti è previsto l’esonero dall’insegnamento per la giornata. Tutti i materiali al seguente indirizzo: http://www.cubpiemonte.org/index.php?sezione=164

Gli effetti della “riforma” Fornero sono stati devastanti in molti ambiti. La scuola italiana ne risente in particolare, sia per la specificità del lavoro docente sia per il fatto che, già prima della riforma pensionistica avevamo la classe docente più anziana d’Europa e fra le più anziane del mondo. Il drastico spostamento in avanti dell’età della pensione ha evidenti conseguenze sulla salute dei lavoratori e sul loro lavoro; è anche un ulteriore tassello di quella “precarizzazione delle esistenze” che, lungi dal toccare soltanto la parte più giovane della popolazione, contribuisce a rendere difficoltosa la vita di ognuno, modificando in corso d’opera prospettive e progetti di vita. La giornata di studio si propone di affrontare questi temi dal punto di vista della salute dei lavoratori, dell’organizzazione e della qualità del lavoro, del modelo sociale e culturale che si profila e di quello che, invece, auspicheremmo..

Intervengono:

Daniela Converso (Università di Torino)

Vittorio Lodolo D’Oria (Medico esperto in malattie professionali degli insegnanti)

Giovanna Lo Presti (Associazione culturale “Scuola e Società”)

Coordina l’incontro: Natale Alfonso (Associazione culturale “Scuola e Società”)

Educare soprattutto educare

EDUCARE SOPRATTUTTO EDUCARE INNANZITUTTO EDUCARE NELLA BUONASCUOLA di Umberto Tenuta

CANTO 445 La stampa di oggi, 2 aprile 2015, dà grande risalto al fenomeno dell’aggressione dei professori da parte dei giovani bulli.

Ma nessuno si preoccupa di correre ai ripari!

Nella BUONASCUOLA occorre educare!

 

Sopra uno sbiadito MINISTERO DELL’EDUCAZIONE NAZIONALE ora si legge MINISTERO DELL’ISTRUZIONE.

E nelle nostre scuole istruzione si fa, se si fa.

In effetti non si formano le teste.

Forse manco teste ben piene escono dalle nostre scuole.

Gli studenti depositano nella loro memoria a breve termine le quattro/cinque nozioncine che il Professore si degna di esporre sulla LIM.

Finite le interrogazioni trimestrali, tutto viene cancellato per far posto alle nozioncine del trimestre successivo.

E la stessa operazione a fine anno scolastico.

Non per nulla vanno di moda le più disparate mappe concettuali scorrettamente barattate per mappe cognitive.

Una cosa sembra assodata.

La scuola non educa!

Le tecniche della quattro operazioni aritmetiche, ma non l’educazione logica.

Dopo il BOOM INSIEMISTICO degli anni ’70, nessuno ricorda più Z.P.DIENES!

Eppure egli scriveva:

−<<….la logica non è innata nel bambino. Se la logica stessa si costruisce invece di essere innata, ne consegue che il primo compito dell’educazione è di formare la ragione>>[1].

Formare, educare l’intelligenza dei giovani!

E no, signori miei: intelligenti si nasce!

Capaci e meritevoli”, dice la Ministra dell’Istruzione.

Ma basta l’educazione logica?

Basta il kantiano imperativo categorico: “Agisci in modo che la massima della tua volontà possa sempre valere come principio di una legislazione universale”?

O per agire occorre la volontà, le ragioni del cuore?

Ed allora non basta l’istruzione.

Occorre l’educazione!

Occorre che all’istruzione positivistica ed alla formazione idealistica della ragione si aggiunga la pascaliana educazione del cuore.

Occorre che la BUONASCUOLA educhi!

BUONA SCUOLA DELL’EDUCAZIONE.

Educazione integrale, direbbe Jacques Maritain.

Educazione del corpo, della mente, del cuore!

Educazione alla convivenza democratica, dicevano i troppo presto dimenticati Programmi didattici del 1985 per la scuola primaria.

Educazione come formazione dell’uomo.

Educazione come risultato della seconda gestazione del figlio di donna.

Scrive Kant: <<La bestia è già resa perfetta dall’istinto… L’uomo invece… non possiede un istinto e deve quindi formulare da sé il piano del proprio modo di agire… La specie umana deve esprimere con le sue forze e da se stessa le doti proprie dell’umanità. Una generazione educa l’altra... L’uomo può diventare tale solo con l’educazione>>[2].

Ogni generazione educa la generazione successiva.

La Società educante[3]!

Educa la Madre.

Educa la Famiglia.

Educa il Parentado.

Educa la Società.

La Società educante.

Il Sistema Formativo Integrato, del quale la Scuola è promotrice e coordinatrice.

Umberto Tenuta ha scritto qualche cosa sulla CONTINUITà EDUCATIVA[4].

Leggerla non fa male.

Realizzarla fa bene.

Ma soprattutto fa bene educare i giovani.

Fa bene ai giovani.

Fa bene alla Società.

Fa bene anche ai Professori.

Fa anche agli insegnanti.

Se non li educate, ve li troverete contro i vostri giovani!

RIFERIMENTO:

http://www.rivistadidattica.com/editoriali/editoriali_39.htm

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

Altri saggi sono pubblicati in

www.rivistadidattica.com

E chi volesse approfondire questa o altra tematica

basta che ricerchi su Internet:

“Umberto Tenuta” − voce da cercare

 

[1] PIAGET J., Dove va l’educazione, Armando, Roma, 1974, p. 51

[2] KANT E., Pedagogia, O.D.C.U., Rimini, 1953, pp.25-27.

[3] FAURE E., a cura di, Rapporto sulle strategie dell’educazione, Armando-UNESCO, Roma, 1973, p. 249)

[4] http://www.edscuola.it/archivio/didattica/ced.html           http://www.gorjuxbari.it/media/leg%C3%A0mi/Formazione_PDF/sistema_formativo.htm