“Il giro del mondo in 80 minuti”: ecco le dieci squadre vincitrici della seconda edizione del Progetto Webtrotter

“Il giro del mondo in 80 minuti”: ecco le dieci squadre vincitrici della seconda edizione del Progetto Webtrotter lanciato dal MIUR e AICA

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – D.G. Ordinamenti Scolastici e AICA – l’Associazione Italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico hanno il piacere di annunciare le Scuole che hanno vinto la seconda edizione del progetto Webtrotter: il giro del mondo in 80 minuti” .
Le 10 squadre vincitrici, sui 128 partecipanti, rappresentano uno spaccato eccezionale degli istituti di scuola superiore italiani, distintisi per un uso consapevole, critico e intelligente dei nuovi strumenti digitali adoperati per svolgere ricerche in rete sui temi di EXPO 2015. Il progetto Webtrotter , infatti, mette a tema la ricerca intelligente di dati e informazioni in rete, riprendendo – nell’odierno straordinario contesto tecnologico – la classica “ricerca scolastica”, che da sempre costituisce un fondamentale momento di formazione, sia per le discipline umanistiche, sia per quelle scientifiche.
Tra tutti svetta in classifica l’ISIS “C. Facchinetti” di Castellanza (VA) le cui due squadre partecipanti si sono aggiudicate il primo e il secondo posto, seguite dall’IISS J.C. Maxwell di Milano al terzo posto. Dal quarto al decimo posto seguono, in ordine, le squadre appartenenti all’Istituto Superiore “Alessandro Volta” di Castel San Giovanni (PC), l’Istituto Omnicomprensivo “ Salvatorelli-Moneta” di Marsciano (PG), il Liceo Scientifico Statale Alessandro Antonelli di Novara, l’IIS Eugenio Montale di Cinisello Balsamo (MI), l’IISS “G. Salvemini” di Alessano (LE), l’Istituto Maria Ausiliatrice – Liceo Scienze Umane di Soverato (CZ) e il Liceo Statale Galilei di Voghera (PV).
Negli ottanta minuti disponibili le squadre hanno dovuto rispondere a un insieme di quesiti compiendo un ideale “giro del mondo” nei cinque continenti. Quest’anno il tema guida è stato l’Expo 2015, un vero e proprio viaggio virtuale alla scoperta delle differenti educazioni alimentari: spaziando dai sapori del Mediterraneo alla cucina asiatica tra tradizione e avanguardia, alla globalizzazione culinaria delle Americhe, al tema dello sviluppo sostenibile in Africa e della salvaguardia dei mari in Oceania. Per vincere i ragazzi hanno dovuto scegliere le giuste parole chiave, impostare correttamente le ricerche e utilizzare fonti attendibili da cui attingere le informazioni, valutare i dati in base al contesto, fare una ricerca per immagini, saper leggere le mappe come Google Maps e simili… utilizzando quindi tutta una serie di competenze tipiche di un uso consapevole del web.
Quest’anno, inoltre, un ruolo fondamentale è stato svolto dai docenti, che sono stati coinvolti in un percorso di formazione ad hoc in modalità e-learning attraverso la piattaforma social Edmodo. In particolare l’edizione 2015 ha inaugurato “Webtrotter Educator”, un percorso formativo finanziato dal MIUR che ha rappresentato un ottimo supporto per la formazione dei docenti, chiamati a preparare i ragazzi ad un uso appropriato degli strumenti digitali.
La premiazione degli istituti avverrà in occasione della conferenza annuale Didamatica, in programma il 15-16-17 aprile 2015 presso l’Università degli Studi di Genova. Oltre ad una targa di merito ai primi 3 istituti classificati e a un KINDLE ai componenti delle squadre vincitrici, tutte le 10 le squadre classificate riceveranno 5 iscrizioni gratuite alla Nuova ECDL, il programma di certificazione che dà accesso a tutti i moduli della gamma ECDL senza limiti di tempo. Agli stessi istituti vincitori verranno inoltre assegnati 5 biglietti omaggio per l’ingresso a EXPO Milano 2015.

Sciopero comparto scuola 24 aprile 2015

Proclamazione sciopero del comparto scuola – personale docente e ATA – per l’intera giornata del 24/04/2015

Progetto “Lavoriamo in rete”

Progetto “Lavoriamo in rete”

Proseguono le attività di formazione del progetto AIPD “Lavoriamo in rete. Percorsi di inserimento lavorativo nei territori del Sud“, finanziato dalla Fondazione con il Sud.
Questa settimana Monica Berarducci e Andrea Sinno hanno gli incontri con operatori e famiglie il 14 a Bari, il 15 a Nardò (Lecce) e il 16 a Foggia.
Con questi incontri si chiude la prima fase del progetto, che prosegue con le attività di orientamento con i potenziali lavoratori con sindrome di Down individuati dalle sedi locali presso i propri territori.

Dall’inizio del progetto a gennaio 2015, lo staff ha incontrato gli operatori e le famiglie delle Sezioni di Caserta, Catanzaro, Cosenza, Matera, Milazzo-Messina, Napoli, Oristano, Potenza, Reggio Calabria, Termini Imerese.

Petizione al Presidente della Repubblica

Ill.mo Presidente della Repubblica

                                                                                               On. Sergio Mattarella

                                                                                               Palazzo del Quirinale

                                                                                               00187 Roma

 

 

OGGETTO: Petizione al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella                        

da parte dell’Istituzione scolastica   I.T.C. “A. Gallo” di Aversa (CE)

contro il DDL “La Buona Scuola” di Renzi.

 

 

Egregio signor Presidente, a nome di tutto il personale scolastico dell’Istituzione secondaria di

II grado che rappresentiamo, le rivolgiamo un sincero ed accorato appello, affinchè “il disegno di legge recante riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione, con delega per il rinnovo delle disposizioni legislative vigenti” possa essere emendato, laddove presenti palesi incostituzionalità, lesive della democrazia e della libertà che sono a fondamento della nostra Costituzione.

Il nostro è un urlo consapevole di professionisti e veri lavoratori che temono si realizzi uno scenario clientelare, aziendalistico e privatistico della Scuola.

Ciò che chiediamo è che il disegno di legge venga attentamente ed accuratamente riesaminato nelle commissioni parlamentari in ogni sua parte, in quanto così come si presenta a tutt’oggi non è altro che un mostro giuridico frutto di un’ingiustificabile ed intrappolata decretazione d’urgenza che certamente produrrà soltanto dissensi e contrasti contribuendo a rendere la Scuola Pubblica una fucina di stacanovisti, ormai stanchi di combattere una guerra senza armi nè eroi.

Così come recita lo stesso DDL al Capo III (Organico, assunzioni e assegnazione dei docenti) art.7

(Competenze del Dirigente scolastico) comma 1 si evidenzia che il Dirigente scolastico stesso ha il potere di scelta dei docenti attraverso albi regionali. Ciò renderebbe ancor più precari gli insegnanti, violando non solo i diritti acquisiti di quei docenti, ma anche l’ art. 33 della Costituzione “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”.

La libertà d’insegnamento, infatti, implica un’autonomia didattica e metodologica che non potrebbe essere più garantita nel momento in cui, come pretende la Riforma, si aumentasse la discrezionalità del Dirigente scolastico fino al punto di consentirgli la selezione della sua “squadra”, scegliendo un docente rispetto a un altro in virtù di criteri puramente soggettivi.

Nel disegno di legge “La Buona Scuola “ si continua a parlare di meritocrazia che si rivela in realtà fallace, una presa in giro, poiché non esiste nessun organo di garanzia esterno super partes di natura ispettiva e tecnica che possa valutare oggettivamente ed obiettivamente il merito del personale della Scuola Pubblica italiana.

Con ciò verrebbero meno i presupposti minimi di oggettività e di merito su cui dovrebbe essere improntata l’azione del pubblico impiego, specie in un settore così delicato, come quello dell’istruzione, preposto alla formazione delle persone e dei cittadini.

Verrebbero meno, peraltro, i principi di imparzialità e di buon andamento della Pubblica Amministrazione, come sancito dall’art. 97 della Costituzione. Il che non significa assenza di orientamento, perché non è preclusa ai funzionari pubblici la possibilità di esprimere valutazioni discrezionali, ma ciò deve avvenire nella piena osservanza della legge e senza discriminare i soggetti coinvolti.

La Scuola italiana è diventata paradossalmente quella raccontata nel libro di Marcello D’Orta “Io speriamo che me la cavo” divenuto un capolavoro cinematografico , che rispecchia appieno una scuola di teatro dove ogni giorno si è costretti ad indossare una maschera pirandelliana per illudersi che tutto funzioni, tutto vada bene e ognuno possa continuare imperterrito a recitare la sua parte, dilaniato, pero, da un logorante burn-out perché è in cerca di un ignoto benessere psicologico che cede sempre più il passo al montaliano “male di vivere”.

L’elenco dei vulnus presenti nel disegno di legge di Riforma della Scuola è lungo e sarebbe impossibile soffermarsi, ma è doveroso continuare ad affermare che se una Nazione e uno Stato sono all’avanguardia nel Mondo, attualmente sempre più globalizzato e competitivo, ciò è merito della Scuola che deve sempre più appartenere allo Stato e non ai privati. Essa appare oggi silenziosa e fortemente produttiva di cervelli in fuga, sovvenzionata dagli innumerevoli sforzi da parte delle famiglie già fortemente svenate da una spending review e da una pressione fiscale che è divenuta ormai insopportabile avrebbe, invece bisogno di un forte vento di rinnovamento gratificante e non lesivo dei diritti fondamentali previsti dallo Statuto dei Lavoratori, ossia la legge 20 maggio 1970 n. 300 che reca “Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento”.

A tal proposito si ritiene opportuno precisare che l’ultimo C.C.N.L. del Comparto Scuola è stato siglato dai Sindacati confederali in data 29-11-2007 e, purtroppo, gli scatti stipendiali a tutt’oggi risultano un mero miraggio.

Egregio Signor Presidente, in ultima analisi e mai come estrema ratio ci appelliamo, pertanto, al suo ruolo di Garante della Costituzione e alla Sua sensibilità istituzionale perché intervenga nei modi e nei tempi che riterrà opportuni, al fine di evitare i rischi di una palese forzatura nell’uso della decretazione d’urgenza, inibendo in tal modo anche le istanze di partecipazione dei cittadini.

Il personale docente e non docente

per poter firmare la petizione on line:
http://firmiamo.it/petizione-alpresidente-della-repubblicasergio-mattarella

ENNESIMO CROLLO IN UNA SCUOLA ELEMENTARE DI OSTUNI

RETE STUDENTI: ENNESIMO CROLLO IN UNA SCUOLA ELEMENTARE DI OSTUNI / IL GOVERNO SI OCCUPI DELL’EMERGENZA DELL’EDILIZIA SCOLASTICA

Apprendiamo a mezzo stampa che oggi è crollato il soffitto di una classe in una scuola elementare di Ostuni, ferendo alcuni bambini. Gli edifici scolastici continuano a versare in condizioni gravissime, e non c’è traccia di alcun intervento serio da parte del governo per risolvere questa situazione. Qualche giorno fa, nella pubblicazione del Def, siamo venuti a conoscenza inoltre del taglio di 489 milioni al finanziamento per l’edilizia scolastica. Si sta aspettando che succeda qualcosa grave per ristrutturare le scuole italiane?

Dichiara Alberto Irone, portavoce nazionale Rete Studenti Medi: “Dopo le iniziali promesse-spot del governo più di un anno fa in materia di istruzione pubblica, vediamo come la situazione, ad oggi, non sia ancora assolutamente migliorata. Abbiamo già denunciato come gli iniziali investimenti nell’edilizia scolastica non siano sufficienti a far rientrare questa situazione di emergenza presente in tutta la penisola. Purtroppo quello di Ostuni non è stato il primo caso di crollo in questo anno, c’è stato il crollo del soffitto della scuola di Pescara ed altro ancora, questa è una situazione che gli studenti e le famiglie non accettano più.”

Conclude il Portavoce: “Il taglio in extremis di questi 489 milioni denotano la poca serietà con la quale questo governo sta affrontando la profonda crisi che da anni vive la scuola pubblica italiana a partire dall’edilizia scolastica. Vogliamo luoghi sicuri dove poter studiare e crescere, non più rischi all’interno delle nostre scuole!”

PER EDILIZIA SCOLASTICA SERVONO PIU’ RISORSE

BRINDISI: MASCOLO (UGL),
PER EDILIZIA SCOLASTICA SERVONO PIU’ RISORSE

(dall’Agenzia AdnKronos)
”E’ impensabile che dei bambini possano rischiare di perdere la vita a scuola. Da tempo
sosteniamo la necessità di maggiori investimenti per l’edilizia scolastica, perché quanto accaduto
all’istituto elementare Pessina di Ostuni non può e non deve ripetersi”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, aggiungendo che ”c’è bisogno
di interventi non solo per mettere a norma molti istituti sul territorio nazionale ma anche per
poter portare avanti un controllo scrupoloso sui lavori di ristrutturazione già effettuati, come nel
caso di Ostuni”.
“Purtroppo – continua – non è la prima volta che accade un simile incidente, in particolare al Sud,
sempre più abbandonato a se stesso: proprio per questo motivo l’Ugl ha deciso di celebrare il
Primo Maggio a Bagnoli per ricordare che il Mezzogiorno non va dimenticato ma rilanciato in
termini di infrastrutture, servizi e occupazione”.
”Al governo – conclude – chiediamo fatti e non proclami: bisogna rivedere urgentemente il piano
di investimenti previsti per l’edilizia scolastica aprendo un percorso di confronto con le
organizzazioni sindacali che conoscono bene le tante difficoltà che ogni giorno alunni e insegnanti
affrontano sul territorio. I cittadini hanno diritto ad una scuola efficiente e, soprattutto, sicura”.

Borse per studenti e stage: caccia a 12mila offerte

da Il Sole 24 Ore

Borse per studenti e stage: caccia a 12mila offerte

di Maria Adele Cerizza

Dodicimila programmi di sostegno che coprono un ampio range di spese: da quelle quotidiane di vitto e alloggio, alle tasse di iscrizione ai corsi, ai tirocini, fino alle spese necessarie a trascorrere semestri di studio all’estero, oltre a corsi di lingue e oneri relativi a progetti scientifici.

Nuovo portale

Sono disponibili sul portale «European funding guide» dell’Unione europea che è stato recentemente “ripensato” in funzione delle molteplici esigenze degli studenti residenti nei Paesi comunitari che necessitano di accedere a informazioni complete e puntuali per poter rintracciare fondi pubblici per finanziare la propria istruzione.

Il restyling è stato realizzato dall’organizzazione senza scopo di lucro tedesca «ItS Initiative für transparente Studienförderung» (Iniziativa per la trasparenza dei finanziamenti allo studio), con il cofinanziamento del Programma d’azione nel campo dell’apprendimento permanente (Lifelong learning program) 2007-2013 della Commissione europea.

La Ong tedesca aveva originariamente realizzato una piattaforma che dava informazioni limitatamente alle possibilità rivolte agli studenti della Germania (www.myStipendium.de).

In seguito al grande successo che il portale “ myStipendium” ha ottenuto in Germania, la Ong tedesca ha lanciato – grazie appunto al finanziamento di Bruxelles– una versione europea del sito, che funziona seguendo la stessa logica.

Ricerca personalizzata

Il portale funziona basandosi su un algoritmo di ricerca che mostra solo borse di studio, sussidi, riconoscimenti e premi realmente corrispondenti al profilo individuale dello studente.

È necessaria l’iscrizione e la compilazione di un questionario, sulla base del quale il sito segnala le borse di studio, i prestiti d’onore e le sovvenzioni d’interesse, spiegando come fare per accedere alle facilitazioni.

Un budget da 27 miliardi

Il portale comprende informazioni aggiornate riguardanti, come detto, più di 12mila borse di studio, sussidi, riconoscimenti e premi per un valore complessivo di 27 miliardi di euro.

E tremila tra queste forme di aiuto finanziario sono destinate nello specifico a studenti italiani.

Ad accesso totalmente gratuito, la piattaforma può essere usata da studenti di primo livello, laurea magistrale o dottorato.

Sul sito, la Commissione europea sfata alcuni falsi miti: ad esempio, non è vero che borse di studio, sussidi e prestiti sono attribuiti in base ai risultati accademici e/o alla situazione finanziaria, ma «c’è un’ampia varietà di criteri di selezione. Questi spaziano dall’occupazione dei genitori alla città di origine».

In Italia esistono più di cinquemila programmi di sovvenzione e più di 25 criteri di selezione in base ai quali attribuire i finanziamenti disponibili.

Non è vero nemmeno che troppe persone presentano richiesta per le borse di studio. Secondo la Ue «più del 90% degli studenti non presenta mai richiesta per alcun tipo di borsa di studio».

Per iniziare la ricerca della giusta opportunità visitare il portale European Funding Guide collegandosi al seguente link: www.european-funding-guide.eu.

Trova il sostegno all’istruzione con un clic: dalla Commissione Ue una nuova guida on line

da Il Sole 24 Ore

Trova il sostegno all’istruzione con un clic: dalla Commissione Ue una nuova guida on line

di Alessia Tripodi

European Funding Guide, la bussola per orientarsi tra oltre 12 mila programmi di finanziamenti

Una piattaforma Ue che aiuta gli studenti a trovare i finanziamenti più adatti al proprio percorso di istruzione. Una vera e propria «bussola» che, grazie a un algoritmo di ricerca, guida i giovani tra gli oltre 12mila programmi di sostegno (3mila dei quali rivolti agli italiani) e i quasi 27 miliardi di fondi disponibili in Europa, selezionando solamente le opportunità più adatte al profilo e alle competenze di ogni studente.  Si chiama European Funding Guide ed è lo strumento lanciato dalla onlus tedesca «ItS Initiative für transparente Studienförderung» (Iniziativa per la trasparenza dei finanziamenti allo studio), con il cofinanziamento della Commissione Europea.

Borse di studio con un clic
Il portale è totalmente gratuito e offre informazioni su borse di studio, prestiti d’onore e sussidi per le spese di vitto e alloggio per periodi di studio sia nel proprio paese che all’estero, per tirocini, tasse di iscrizione, corsi di lingue e progetti di ricerca scientifica.
Per iscriversi è necessario compilare un questionario sulla base del quale il sito segnalerà poi le opportunità più interessanti , fornendo anche tutte le informazioni operative per l’accesso ai finanziamenti.
Il sito offre anche una serie di vademecum per sfatare i «falsi miti» sui finanziamenti Ue per gli studenti, primo fra tutti quello secondo il quale le borse di studio sono assegnate solamente in base al merito e al bisogno, o la convinzione che l’iter burocratico per ottenere un sussidio sia lungo e difficile. O ancora, che l’altissimo numero di domande per le borse diminuisca le possibilità di accedere ai fondi: al contrario, secondo la guida, quasi due terzi degli studenti dell’Ue non presenta mai alcuna richiesta di sussidio durante la sua carriera.

Classi pollaio, oltre 300 fuori legge «Così diventa difficile insegnare»

da Corriere della sera

Classi pollaio, oltre 300 fuori legge «Così diventa difficile insegnare»

In aula anche trenta ragazzi e tanti stranieri. A rischio sicurezza e qualità. Tuttoscuola «Lo Stato fissi criteri, adesso ci sono due norme con indicazioni contrastanti»

«Mai più classi pollaio», è anche uno dei punti fondamentali della Buona Scuola del governo Renzi, le cose dovrebbero cambiare in meglio con le nuove regole, con le assunzioni di tanti precari e anche con l’impegno preso sull’edilizia scolastica. Intanto c’è chi ha scattato la fotografia dell’esistente. A Milano le classi fuori dai parametri, se si considerano quelli fissati dal ministero dell’Istruzione e quelli, più rigidi, della normativa sulla sicurezza, sono più di trecento. E sono quasi tutte, otto su dieci, nelle scuole superiori.

Fare scuola in classi che superano anche il numero trenta è impegnativo per chi insegna e per chi deve imparare, soprattutto in istituti, come tanti in città, dove le classi sono multietniche. «Nel gruppo degli stranieri c’è chi è nato qui e ha frequentato le nostre scuole sin dall’asilo ma c’è anche chi è appena arrivato e avrebbe bisogno di essere seguito», è la premessa condivisa di insegnanti e presidi, che continuano, anche a Milano, a fare i conti con le classi pollaio.

«Fuorilegge» sui numeri sono il 5,5 per cento delle classi di istituti cittadini: 326, di cui 273 sono superiori. La buona notizia almeno è che in città e nella regione (la percentuale in Lombardia è del 5,8%) la situazione è meno critica rispetto al resto del Paese, dove la classi fuori parametro sono più di 23 mila, il 6,4%.
Così risulta dall’indagine sul sovraffollamento nelle istituti statali appena pubblicata dalla rivista Tuttoscuola e la naturale conclusione dell’osservatorio è che «occorre un intervento correttivo che, anche gradualmente, consenta di ridurre il numero massimo di alunni per classe».

Il tema è doppio. Qualità e sicurezza. «L’insegnante ha difficoltà a condurre la classe e a personalizzare l’intervento educativo, difficile rispondere alla esigenze dei singoli in quelle che chiamiamo classi pollaio», dice Giovanni Vinciguerra, direttore di Tuttoscuola. E sulla sicurezza aggiunge: «Lo Stato dovrebbe fissare i criteri. Adesso c’è una norma, del ‘92 (del ministero degli Interni, sulla prevenzione incendi) che fissa un numero massimo di 25 studenti per aula mentre un’altra del 2009 (del ministero dell’Istruzione) dice che si può arrivare anche a trenta. La Buona Scuola adesso prevede che il preside possa decidere di ridurre il numero di alunni per classe. È un passo avanti, ma non basta». I presidi, che chiuse le iscrizioni a metà febbraio, cominciano a lavorare sulla formazione delle classi per il prossimo anno hanno ancora davanti i numeri noti: non più di 29 bambini nelle sezioni della scuola dell’infanzia, 27 alle elementari, 28 alle medie e 30 alle superiori. Si scende soltanto se ci sono alunni disabili. Sono i parametri fissati nel 2009 dal Miur. Poi c’è l’altra regola, quella relativa alla prevenzione incendi e l’indicazione è massimo 25 alunni per classe più l’insegnante.

«Nessun preside si assume volentieri la responsabilità di avere classi stra-numerose, anche soltanto per la sicurezza. Lo vediamo quando ci sono le prove di evacuazione, fare uscire da una classe più di venticinque persone è complicato – dice Agostino Miele, presidente dell’associazione presidi e dirigente all’istituto tecnico Gentileschi -. Poi far lezione in classi da trenta è dura per tutti, per il rumore, per l’attenzione. È difficile seguire i ragazzi, verificarne la preparazione e non lasciare indietro i più deboli, e gli stranieri appena inseriti».

Il dato sul sovraffollamento, dicono i presidi, andrebbe incrociato in una città come Milano con quello sugli alunni stranieri che qui e in tutta la regione sono più numerosi rispetto alla media italiana: il 14 per cento negli istituti della Lombardia, contro il 9 per cento in Italia.

Istruzione, la spesa pubblica scenderà per i prossimi 15 anni

da Corriere della sera

Istruzione, la spesa pubblica scenderà per i prossimi 15 anni

Lo dice il Documento di programmazione economica e finanziaria

Valentina Santarpia

La spesa pubblica per istruzione continuerà a scendere per i prossimi quindici anni: lo dice il Def, il Documento di programmazione economica e finanziaria approvato venerdì sera dal Consiglio dei ministri. Secondo le previsioni del ministero dell’Economia, la previsione della spesa per istruzione in rapporto al Pil (prodotto interno lordo) presenta una sostanziale stabilità fino al 2016, ma solo perché i tagli («le misure di contenimento della spesa per il personale previste dalla normativa vigente») trovano compensazione nelle risorse stanziate dalla Legge di Stabilità per la riforma Renzi. Ma negli anni successivi le cose cambieranno: la spesa «mostra un andamento gradualmente decrescente che si protrae per circa un quindicennio».

L’inversione di rotta (tra 20 anni)

E prima di vedere un’inversione di rotta passerà del tempo, almeno stando alle previsioni del Def: la spesa pubblica per istruzione, che partiva dal 3,9% del Pil del 2010, passerà dal 3,7% del 2015 al 3,5% del 2020, al 3,4% del 2025, al 3,3% del 2030 e del 2035. Poi ricomincerà leggermente a salire, fino al 3,5% del 2060. Ma in realtà a partire dal 2020 la riduzione è «trainata dal calo degli studenti indotto dalle dinamiche demografiche», quindi significa che sostanzialmente ci saranno sempre meno studenti nelle aule e la spesa calerà.

Ultima in Europa

Secondo l’Istat, l’Italia è il Paese che spende meno in istruzione rispetto agli altri Stati europei membri in rapporto al proprio Pil. Secondo l’annuario italiano pubblicato a gennaio scorso, l’Italia ha speso nel 2014 complessivamente (quindi considerando non solo le spese dirette ma anche quelle indirette, come i sussidi alle famiglie) il 4,6% del Pil, molto meno che nel resto d’Europa. Dalla Danimarca (che guida la classifica con il 7,9%) al Regno Unito, dalla Francia al Belgio, dall’Olanda alla Svezia e alla Finlandia, la spesa si attesta sopra il 6%. Anche Portogallo e Spagna fanno meglio, con il 5,5%.

Ddl Scuola arriva in Parlamento. Ora è corsa contro il tempo

da Corriere della sera

Ddl Scuola arriva in Parlamento. Ora è corsa contro il tempo

Emendamenti fino al 18 aprile. Giannini: il provvedimento sarà licenziato entro fine maggio. Ma si fa strada l’ipotesi di un decreto ad hoc solo per le assunzioni

Claudia Voltattorni

La ministra Stefania Giannini è sicura che «realisticamente» la Buona Scuola sarà licenziata dal Parlamento «tra metà e fine maggio». Ma quella del disegno di legge di riforma del sistema scolastico italiano è una corsa contro il tempo, visto che i tempi medi di approvazione di un Ddl sono più che doppi: circa 4 mesi fra Camera e Senato. Dopo quasi un mese dalla sua approvazione da parte del Consiglio dei ministri, il ddl ha cominciato a muovere i primi passi parlamentari solo venerdì scorso quando sono finalmente partite le prime audizioni informali con i protagonisti del mondo della scuola ascoltati dalle Commissioni cultura e Istruzione di Camera e Senato. Finora sono stati ascoltati – anche dalla ministra Giannini – insegnanti, sindacati, fondazioni, associazioni.

Emendamenti e discussione in Parlamento

L’ufficio di presidenza della VII commissione a Montecitorio ha annunciato che la discussione generale del testo sulla Buona Scuola comincerà martedì 14. È stato scelto anche il nome del relatore del provvedimento: Maria Coscia, deputata Pd. La scadenza per la presentazione degli emendamenti è stata fissata per sabato 18 aprile, termine che però «potrà essere riconsiderato». Preoccupati che i tempi parlamentari vadano troppo a rilento, sia Sel sia il M5S sia Forza Italia chiedono lo spacchettamento del ddl con un decreto del governo ad hoc almeno per le assunzioni delle migliaia di insegnanti precari da anni in attesa. La Buona Scuola prevede la stabilizzazione di 100.701 di loro. Simone Valente del M5S fa sapere che «presenteremo, in sede referente, la richiesta formale di stralcio per la parte del ddl sulla scuola che riguarda le assunzioni». Già nei giorni scorsi, il M5S aveva scritto una lettera al premier Renzi e alla ministra Giannini per chiedere due provvedimenti normativi distinti sulla Buona Scuola: uno sulle assunzioni, l’altro su tutto il resto.

«Ddl scelta saggia»

Ma la Giannini ha risposto: «Non vedo la necessità di pensare in questo momento a questi strumenti. Il disegno di legge è stata una scelta molto precisa e secondo me molto saggia perché ha consegnato al Parlamento 24 articoli in cui c’è un merito da discutere, in cui ci sono proposte che nell’insieme costituiscono uno strumento organico e fortemente innovativo per la scuola italiana. I tempi sono come sapete in perfetto rispetto del calendario che le commissioni si sono assegnate; noi dal nostro canto come macchina organizzativa Miur, pur nella consapevolezza dell’enorme complessità per essere pronti ai primi di settembre – ha concluso la ministra – stiamo lavorando e quindi abbiamo ancora tutto il tempo necessario che il Parlamento vorrà prendersi». Il ministro si è detta fiduciosa che «realisticamente tra metà e fine maggio il provvedimento sulla Buona Scuola sarà licenziato». Tra le file dell’opposizione e anche tra gli addetti al lavoro non serpeggia, però, lo stesso ottimismo.

L’appello dei 27

Crescono anche le critiche nel merito delle misure previste dalla riforma: 27 associazioni hanno lanciato un appello al Parlamento per chiedere di cambiare il ddl: «È necessario aprire un ampio confronto per delineare una visione generale, il più possibile condivisa, sul ruolo della scuola nella società della conoscenza».
I promotori dell’appello (Agenquadri, Aimc, Arci, Auser, Cgd, Cgil, Cidi, Cisl, Cisl scuola, Edaforum, Fnism, Flc Cgil, Irsef-Irfed, Legambiente, Legambiente Scuola e Formazione, Link -Coordinamento Universitario, Mce, Movimento Studenti di Azione Cattolica, Movimento di Impegno Educativo di Azione Cattolica, Proteo Fare Sapere, Rete della Conoscenza, Rete degli Studenti Medi, Rete29Aprile, Uciim, Udu, Unione degli Studenti, Uil, Uil Scuola) hanno presentato anche 5 proposte: lotta alla dispersione scolastica e diritto allo studio per tutti e innalzamento dei livelli di istruzione e competenza, anche per la popolazione adulta; più autonomia scolastica ma con decentramento dei livelli decisionali e partecipazione di tutte le componenti della scuola; revisione dei poteri del dirigente scolastico; più finanziamenti pubblici per la scuola; alternanza scuola-lavoro per tutti i percorsi scolastici con competenze certificate. Bocciate poi le deleghe al governo, perché «riguardano temi troppo importanti per non essere affrontati in aula».

Lo sciopero

Giovedì 10 è partito lo «sciopero bianco» promosso fino al 18 aprile dai sindacati Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals: stop alle attività non obbligatorie per docenti, personale educativo e Ata. L’Ugl ha fatto sapere che dalla seconda decade del mese convoca assemblee e organizza sit-in in tutta Italia per chiedere al governo un’inversione di rotta su una riforma giudicata «miope e dannosa». L’Unicobas ha invece annunciato uno sciopero con una manifestazione a Roma per il 24 aprile. La protesta, spiega il sindacato in una nota firmata anche da Anief e Usb, è contro «il piano Renzi che significa docenti e Ata tappa-buchi a vita, potere assoluto al dirigente-padrone, organici territoriali senza titolarità».

I nuovi prof? Tre su dieci verranno usati solo come «tappabuchi»

da Corriere della sera

I nuovi prof? Tre su dieci verranno usati solo come «tappabuchi»

Fra i 100 mila neo assunti ci sono circa 20-30 mila docenti con abilitazioni inutili per la scuola, mentre per le materie che servono bisognerà ricorrere ancora ai supplenti

Di seguito pubblichiamo un estratto dal testo presentato dalla Fondazione Agnelli alle commissioni di Camera e Senato riunite per le audizioni degli «addetti ai lavori» (sindacati, insegnanti, dirigenti scolastici…) sul Ddl di riforma della scuola.

La scuola italiana non può più permettersi di assumere insegnanti senza preoccuparsi di costruirne, affinarne e verificarne periodicamente le qualità professionali e personali, limitandosi a scorrere lunghe code di precari sulla base di un criterio di anzianità. Deve, invece, acquisire la capacità di attrarre alla professione docente i migliori laureati nelle varie discipline, ridandole un prestigio sociale che sta perdendo, attraverso formazione adeguata, selezione severa, riconoscimenti retributivi e di carriera. La disposizione, contenuta nel disegno di legge (art. 8), che porterebbe ad assumere quasi 100.000 docenti provenienti dalla GAE, non va affatto in questa direzione. La misura soffre, a nostro avviso, di almeno quattro gravi difetti:

1) in primo luogo, è l’esempio lampante della logica rovesciata a cui si accennava: anziché definire le competenze che si vogliono sviluppare nei diversi livelli della scuola e selezionare i docenti di conseguenza, si modifica l’offerta formativa in funzione delle classi di concorso maggiormente presenti nelle GAE e perciò da smaltire (diritto ed economia, musica, storia dell’arte, ecc.). È evidente che in questo modo si risolve un problema occupazionale, sicuramente grave, ma non necessariamente si migliora la scuola;

2) in secondo luogo, non tiene conto che delle competenze, soprattutto didattiche, di chi è presente nelle GAE sappiamo assai poco e quel che sappiamo non è del tutto rassicurante. Negli anni, infatti, vi sono confluiti insegnanti formati e selezionati attraverso percorsi assai eterogenei e, dunque, di qualità indecifrabile. Non più della metà degli iscritti alle GAE ha conseguito l’abilitazione con le SSIS o con la laurea in Scienza della Formazione Primaria, che danno maggiori garanzie sulla qualità della formazione, a differenza dello stillicidio di corsi-concorsi riservati. Inoltre, come si dirà meglio dopo, molti iscritti alle GAE non hanno potuto nemmeno essere messi alla prova, perché negli ultimi anni non hanno insegnato o lo hanno fatto sporadicamente, quanto meno nella scuola statale;

3) in terzo luogo, potrebbe creare ingiustificate disparità nei confronti di altre categorie di precari; ad esempio, quelli delle graduatorie di istituto, in particolare, gli abilitati di II fascia. Sono, infatti, le stesse statistiche del MIUR a dirci che, negli ultimi anni, oltre la metà delle supplenze annuali (al 31 agosto a fino al termine delle attività didattiche) è stata assegnata ai precari delle graduatorie d’istituto, che hanno così permesso alle istituzioni scolastiche di completare la propria offerta. Perché si è dovuto ricorrere a questi ultimi? Perché esiste un forte mismatch che già negli anni passati ha reso non pienamente e utilmente impiegabili i precari delle GAE.
Come la Fondazione Agnelli ha spesso segnalato in interventi pubblici: “Il mismatch tra domanda (fabbisogno di docenti determinato dall’articolazione dei curricoli/programmi) e offerta (competenze didattico-disciplinari desumibili dalle classi di concorso degli iscritti alle GAE) è davvero molto pronunciato […]. A preoccupare sono due squilibri […]: quelli determinati dall’insufficienza di docenti in aree di insegnamento che da tempo vedono numerose graduatorie provinciali esaurite – come le scienze matematiche e naturali della secondaria di I grado, soprattutto al Nord – e le cui supplenze annuali sono sempre più spesso assegnate a docenti non inclusi nelle GAE; e quelli determinati da una sovrabbondanza di docenti iscritti nelle GAE, come nel caso degli oltre 50mila iscritti della classe AAAA (classe di concorso unica della scuola dell’infanzia), a fronte di un organico di diritto che ammonta complessivamente a meno di 82mila posti. A complicare le cose vi è un secondo mismatch, di tipo territoriale: come è noto, mentre la demografia studentesca sta progressivamente dilatando il numero di cattedre al Centro-Nord e comprimendo quelle al Sud, gli iscritti alle GAE sono in maggioranza residenti nelle regioni meridionali”.
In altre parole, gli estensori della Buona Scuola non hanno compreso che la distribuzione delle GAE per classi di concorso e per territorio da anni male si coniuga con l’effettiva domanda formativa nelle diverse aree del Paese.
(…) Si può, infatti, prevedere che molti dei neoassunti delle GAE (potrebbero essere anche 20-30mila, gli stessi che già negli anni passati non ottenevano incarichi di supplenza annuale) non andranno a occupare insegnamenti scoperti, perché le loro abilitazioni, i loro titoli per l’insegnamento o il luogo in cui sono iscritti alle graduatorie lo impediranno; dovranno, perciò, essere giocoforza impiegati sui nuovi posti di “potenziamento dell’offerta formativa” dell’organico dell’autonomia, mentre molte cattedre dovranno continuare a essere assegnate – come già nel recente passato – a supplenti annuali presi dalle graduatorie d’istituto. Con buona pace dell’obiettivo dichiarato dalla Buona Scuola di farla finita una volta per tutte con la “supplentite”; obiettivo che potrà essere conseguito solo in parte e solo in relazione alle supplenze brevi e temporanee, a cui provvederanno gli insegnanti aggiuntivi dell’organico dell’autonomia;

4) da ultimo, ponendosi come unico obiettivo di “assumere le GAE”, vizia fin dall’origine un’idea che – sebbene non inedita – ha un ruolo rilevante nel disegno di legge ed è sulla carta certamente buona: quella, appunto, dell’organico dell’autonomia.
(…) L’organico dell’autonomia previsto dal disegno di legge non sembra, infatti, avere quei caratteri di flessibilità e di funzionalità all’offerta formativa che, invece, per sua natura richiede. Lo suggerisce la rigida separazione fra le sue tre componenti costitutive: posti comuni, posti di sostegno e gli inediti posti di “potenziamento dell’offerta formativa” (art. 6, comma 1), dove finirebbero tutti quei neoassunti che per il fatto di appartenere a una classe di concorso “sbagliata” non hanno trovato collocazione nelle due altre precedenti e preesistenti tipologie. Ma considerare i posti per il potenziamento dell’offerta formativa come il luogo deputato a parcheggiare insegnanti a cui non si riesce a dare una cattedra e che servirebbero in prevalenza come “tappabuchi”, per coprire in buona sostanza le supplenze brevi e poco altro, è davvero una visione riduttiva e mortificante della buona idea dell’organico dell’autonomia. Lo conferma anche l’art. 8, comma 7, che sorprendentemente recita “i posti per il potenziamento dell’offerta formativa che rimangono vacanti all’esito del piano assunzionale sono soppressi”. Ma non dovevano servire a garantire l’offerta formativa prevista dalla scuola stessa? Ma se non servono a sistemare le GAE, allora li eliminiamo.
Alla luce di queste considerazioni, la Fondazione Agnelli non ritiene condivisibile la proposta di assumere dal 1 settembre i docenti delle GAE, senza averne verificato preliminarmente la qualità. Come si diceva, degli iscritti alle graduatorie poco sappiamo, al di là dell’anzianità di servizio: ignoriamo, in particolare, se siano docenti preparati e motivati, con le competenze che servono alla suola dei prossimi decenni. A nostro avviso, l’immissione in ruolo non può avvenire senza una preliminare verifica delle capacità e competenze – disciplinari e didattiche – dei candidati.
Occorre dunque selezionare all’interno delle GAE coloro che hanno insegnato con relativa continuità negli ultimi anni e siano disponibili a una verifica delle competenze. Come dovrebbe avvenire questa selezione? Riteniamo che l’inasprimento dei criteri dell’anno di prova – previsto dal disegno di legge – sia insufficiente: se si trattasse di una semplice verifica di adempimenti formali non consentirebbe individuare ed escludere quanti non possiedano capacità adeguate; se, invece, fosse un vaglio sostanziale da parte del dirigente scolastico, si esporrebbe alla critica di non garantire criteri omogenei a livello nazionale, generando possibili situazioni di arbitrio. Per quanto di difficile definizione normativa, la soluzione più efficace sarebbe, a nostro avviso, un’assunzione degli iscritti alle GAE condizionata a un’apposita prova concorsuale, che metta al vaglio appunto le capacità di insegnamento di questi docenti, molti dei quali in questi anni hanno insegnato poco o nulla. Gli esclusi dovrebbero eventualmente essere risarciti per aver suscitato in loro aspettative di assunzione.
Immettere in ruolo quasi 100.000 iscritti alle GAE senza alcun forma di verifica a priori sarebbe anche iniquo, oltre che inefficace: alla luce dell’evoluzione della popolazione scolastica italiana, oltre che dei vincoli di finanza pubblica, la massiccia immissione in ruolo quest’anno limiterebbe inevitabilmente le assunzioni nei prossimi decenni, rallentando l’ingresso nella professione a giovani neolaureati o iscritti alle graduatorie di istituto – spesso meglio formati, più motivati e, come abbiamo visto, dotati di competenze più in sintonia con i bisogni della scuola. Siamo consapevoli che docenti delle GAE abbiano coltivato per molti anni -non certo per loro responsabilità – un’aspettativa giuridicamente fondata di essere assunti a titolo indeterminato. Nondimeno, la società italiana si aspetta da questa riforma di poter contare per i prossimi trent’anni su quanto di meglio il paese possa offrire in termini di docenza. A nostro avviso, la seconda esigenza deve prevalere sulla prima: il Parlamento dovrebbe quindi ridisegnare i criteri di assunzione degli iscritti alla graduatorie ad esaurimento

Non più bulli e cyberbulli. Per una scuola attiva e accogliente

Non più bulli e cyberbulli,
nelle aule arrivano le nuove Linee guida

Parlare a tutti gli attori coinvolti: docenti, famiglie e, soprattutto, studenti. E’ l’obiettivo delle nuove Linee di orientamento per il contrasto al bullismo e al cyberbullismo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Il documento – realizzato da un gruppo di esperti del Miur– è stato presentato nella Sala Zuccari del Senato della Repubblica dal Ministro Stefania Giannini ed è stato inviato a tutte le scuole italiane. Le linee di orientamento “Non sono una pillola che cura nell’immediato, né una bacchetta magica – ha sostenuto il Ministro Stefania Giannini – ma uno strumento con risorse, due milioni di euro, che permetterà di fare passi avanti”. Alla stesura del testo hanno collaborato circa 30 Enti e Associazioni aderenti all’Advistory Board dell’iniziativa Safer Internet Centre, coordinata dal MIUR (www.generazioniconnesse.it).

Le linee guida prevedono, tra le altre cose, una “riorganizzazione della governance” con il “trasferimento delle funzioni oggi in capo agli Osservatori regionali ai Centri territoriali di supporto” che diventeranno – come ha spiegato lo stesso Ministro Giannini – la “casa” in cui potranno confluire tutte le organizzazioni impiegate nel contrasto del fenomeno. Le scuole, inoltre, saranno chiamate a realizzare interventi mirati alla prevenzione del bullismo e del cyberbullismo, ad offrire lezioni di web sicuro all’interno di specifici moduli didattici da inserire nel piano dell’offerta formativa e ad aggiornare il regolamento scolastico con una sezione dedicata all’uso degli smartphone e dei pc. Tra le azioni che saranno messe in campo anche la formazione degli insegnanti con approfondimenti sia sul piano psico-pedagogico e sia sulle nuove tecnologie.

Il ddl #LaBuonaScuola, inoltre, all’articolo 2, comma 3, prevede che l’organico dell’autonomia sia utilizzato anche per lo “sviluppo delle competenze digitali degli studenti, con particolare riguardo al pensiero computazionale, all’utilizzo critico e consapevole dei social network e dei media”. Mentre il Piano nazionale scuola digitale prevede la formazione degli insegnanti anche su questi temi.

Il Miur si riconferma per gli anni 2015/2016 coordinatore del Safer Internet Center Italiano (SIC), il Centro nazionale per la Sicurezza in Rete costituito da un Consorzio Nazionale composto da: Polizia Postale, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Save The Children, Telefono Azzurro, Università degli Studi di Firenze, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”,  Skuola.net, Movimento Difesa del Cittadino, Edi onlus, per sensibilizzare ed educare i più giovani. Il Safer Internet Center rientra nel programma Ue “Better and Safer Internet for Kids”.


Contrasto al bullismo e al cyberbullismo
Lunedì al Senato il Ministro Giannini presenta
le nuove Linee di Orientamento

“Non più bulli e cyberbulli. Per una scuola attiva e accogliente”. E’ il titolo dell’incontro che si terrà lunedì prossimo, 13 aprile, presso la Sala Zuccari del Senato, al quale parteciperà anche il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini.

Nel corso del convegno, organizzato dalla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, in collaborazione con il Miur, il Ministro presenterà le “Nuove Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e cyberbullismo” e il lancio della seconda fase del Safer Internet Centre per l’Italia, coordinato dal MIUR nell’ambito del programma della Commissione Europea “Better and Safer Internet for Kids” e realizzato in collaborazione con Polizia di Stato, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Università degli Studi di Firenze, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Save the Children, Telefono Azzurro, Edi onlus, Movimento Difesa del Cittadino, Skuola.net, con il supporto di un Advisory Board allargato alla partecipazione delle Autorità Garanti per la Protezione dei Dati Personali e per la Comunicazione, dei Social Network e delle principali aziende di ICT e Telefonia Mobile.

Durante l’incontro, al quale parteciperanno il Presidente del Senato Pietro Grasso, i senatori Luigi Manconi, Riccardo Mazzoni ed Elena Ferrara, saranno inoltre presentati i progetti di contrasto al bullismo e cyberbullismo realizzati in alcuni istituti scolastici italiani e la proposta di legge sulla tutela dei minori e per la prevenzione e il contrasto al fenomeno del cyberbullismo promossa dalla Commissione per i diritti umani del Senato

NON PIÙ BULLI E CYBERBULLI
Per una scuola attiva e accogliente
Senato della Repubblica – Sala Zuccari – 13 Aprile 2015

10.00 Accoglienza dei partecipanti
10.30 Apertura dei Lavori
Pietro Grasso, Presidente del Senato
Luigi Manconi, Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato
Le Buone Pratiche: alcuni progetti di eccellenza
10:45 Anna Costanza Baldry, Seconda Università degli Studi di Napoli Annunziata Campolattano, Dirigente scolastico ISS “Nitti” di Napoli – presentano il progetto T.A.B.B.Y. “Treat Assessment of Bullying Behaviour in Youngsters”
Luca Bernardo, Direttore Dipartimento Materno Infantile dell’A.O. Fatebenefratelli Oftalmico di Milano, “L’evoluzione del bullismo passa dalla Rete”
Giuseppe Tranchini – D.S. Tecnico Fermi-GADDA di Napoli, Maria Dell’Asta –
Dirigente scolastico IPSS “Galvani-Lodi” e Marco Cappelletti referente dei progetti presentano le iniziative “Prevenire e contrastare il bullismo attraverso il supporto dei pari” e “Peer Education, Life Skills e consapevolezza di sé, dell’altro e diffusione della legalità”.
Daniela Rossi, Docente I.C. “E.S. Verjus” di Oleggio (No) presenta il progetto “Fragile – Maneggiare con cura”
Il ruolo del Parlamento: disegni di legge in discussione
12.00 Sen. Riccardo Mazzoni, Commissione straordinaria diritti umani (Referente per il Cyberbullismo). Il lavoro della Commissione
12.15 Sen. Elena Ferrara, Commissione straordinaria diritti umani –(Referente per il Cyberbullismo)
Il disegno di legge “ Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del Cyberbullismo”
12.30 Intervento del Ministro Stefania Giannini
“Le nuove Linee di Orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo” e sottoscrizione del Decreto interistituzionale per l’istituzione dell’Advisory Board

Avviso 13 aprile 2015, AOODGPER 11158

Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per il personale scolastico

AVVISO PER LE ORGANIZZAZIONI SINDACALI DEL COMPARTO SCUOLA E DELL’AREA V DELLA DIRIGENZA SCOLASTICA

Oggetto: Rilevazione delle deleghe sindacali al 31 dicembre 2014 – Circolare ARAN n. 4/2014 (prot. 18596 del 15 dicembre 2014).

Si informano le OO.SS. che sono disponibili per la sottoscrizione le schede elaborate mediante la procedura informatizzata realizzata dall’ARAN sulla base dei dati del censimento disposto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Ai sensi del punto E1 della citata circolare ARAN, le schede potranno essere sottoscritte da un dirigente sindacale in rappresentanza dell’organizzazione interessata.

Detto rappresentante potrà prendere visione e procedere alla sottoscrizione delle schede di competenza presso il Gabinetto dell’On.le Ministro – Ufficio Relazioni sindacali – stanza 309 – piano secondo – dalle ore 9,30 alle ore 13,00 nei giorni 20 21 22 23 e 24 aprile 2015.

Si comunica che i dati relativi alle schede non sottoscritte verranno comunque inviati all’ARAN unitamente alle eventuali motivazioni di mancata sottoscrizione in caso di contestazione dei dati medesimi.

Per ogni eventuale necessità di chiarimento le OO.SS. potranno rivolgersi al Prof. Tonino Proietti (in qualità di RLE) ai seguenti recapiti di posta elettronica tonino.proietti@istruzione.it oppure dgpersonalescuola@postacert.istruzione.it.

Il Direttore Generale
Maria Maddalena Novelli

Contratto collettivo integrativo nazionale (13.4.15)

Contratto collettivo integrativo nazionale

Criteri e parametri di distribuzione delle risorse per le scuole collocate in aree a rischio educativo, a forte processo immigratorio e contro la dispersione scolastica per l’anno 2014/2015 – Anno finanziario 2014


Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo d’istruzione e formazione
Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali

ERRATA CORRIGE

CONTRATTO COLLETTIVO INTEGRATIVO NAZIONALE SUI CRITERI E PARAMETRI DI ATTRIBUZIONE DELLE RISORSE PER LE SCUOLE COLLOCATE IN AREE A RISCHIO EDUCATIVO, CON FORTE PROCESSO IMMIGRATORIO E CONTRO LA DISPERSIONE SCOLASTICA PER L’ANNO 2014/2015 – ANNO FINANZIARIO 2014.

 

L’anno 2015, il giorno 13 del mese di   aprile, alle ore   12.30, presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (di seguito indicato come M.I.U.R.), tra la delegazione di parte pubblica, costituita ai sensi del D.M. n. 24 del 10.03. 2010 e la delegazione sindacale composta ai sensi dell’articolo 7 del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro 2006/2009, si è stipulato il contratto collettivo integrativo nazionale sull’utilizzo delle risorse finanziarie per progetti relativi alle aree a rischio, a forte processo immigratorio e contro la dispersione scolastica, di cui all’articolo 9 del succitato C.C.N.L.

A tal proposito, si convalida la correzione del primo punto elenco di pagina 2 che diviene come di seguito riportato:

  1. di determinare le risorse finanziarie a disposizione per l’anno scolastico 2014/2015 per le scuole collocate nelle aree a rischio educativo, con forte processo immigratorio e contro la dispersione scolastica, nella somma complessiva pari a euro 18.458.933,00;

Rimangono, invece, validi gli importi della tabella sulla base della quale sono ripartite le risorse finanziarie che, ad ogni buon fine si riallega.

PER L’AMMINISTRAZIONE PER LE ORGANIZZAZIONI SINDACALI

 

dr. Jacopo Greco,

Direttore generale per il bilancio e le Risorse finanziarie

 

 

FLC CGIL

 

CISL Scuola

 

UIL Scuola

 

SNALS CONFSAL

 

GILDA UNAMS

 

 


ALLEGATO AL CONTRATTO COLLETTIVO INTEGRATIVO NAZIONALE DI CUI ALL’ARTICOLO 4, COMMA 2, LETTERA D DEL CCNL 2006/2009

COMPARTO SCUOLA

Misure incentivanti per progetti relativi alle aree a rischio, a forte processo immigratorio e contro la dispersione scolastica

A.S. 2014/2015

A.F. 2014

UU.SS.RR. PERCENTUALE IMPORTO IN EURO

 

ABRUZZO 2,29% 422.709,57
BASILICATA 1,85% 341.490,26
CALABRIA 5,79% 1.068.772,22
CAMPANIA 16,49% 3.043.878,06
EMILIA ROMAGNA 5,71% 1.054.005,07
FRIULI VENEZIA GIULIA 1,43% 263.962,74
LAZIO 6,11% 1.127.840,81
LIGURIA 1,84% 339.644,37
LOMBARDIA 11,89% 2.194.767,13
MARCHE 2,41% 444.860,29
MOLISE 0,65% 119.983,06
PIEMONTE 5,03% 928.484,33
PUGLIA 9,98% 1.842.201,51
SARDEGNA 3,46% 638.679,08
SICILIA 13,55% 2.501.185,42
TOSCANA 4,08% 753.124,47
UMBRIA 1,37% 252.887,38
VENETO 6,07% 1.120.457,23
     

TOTALE EURO            18.458.933,00