No al dirigente-faraone

Incontro del vertici del PD con le organizzazioni della scuola

L’AND insoddisfatta delle risposte, no al dirigente-faraone

Si è svolto ieri a Roma nella sede del PD l’incontro con i vertici del partito sul progetto di legge di riforma della scuola. In rappresentanza del PD, il presidente del partito, on. Matteo Orfini e la responsabile scuola, sen. Francesca Puglisi, per l’Associazione Nazionale Docenti il presidente, Prof. Francesco Greco.

“Singolare -ha affermato il Prof. Francesco Greco- e che, dopo uno sciopero che non ha precedenti nella storia della scuola, con adesioni che vanno oltre il 90% dei partecipanti, in molte scuole del 100%, a convocare gli organizzatori dello sciopero non è il Governo che ha proposto il progetto di legge, ma il partito di maggioranza, il PD. Una circostanza –prosegue Greco- che rende evidente il ruolo assunto da questo partito e dallo stesso Governo, che non solo appare come il governo del premier-segretario del PD, ma che di fatto agisce anche come partito-governo, con un Parlamento ormai ridotto a svolgere una mera attività recettiva di tipo notarile”.

Il prof. Greco, dopo aver consegnato al presidente Orfini un documento di Ferdinando Imposimato sul progetto di legge, ha esordito chiedendo di “non sottovalutare la portata della protesta, si tratta di un evento che ha mosso oltre alla scuola, la società civile con una partecipazione unita e corale che non ha precedenti nella storia. Ciò a significare che ben si comprende la portata nefasta che può avere quel progetto di legge sui principi fondanti del nostro sistema educativo”. Greco ha proseguito chiedendo di “smetterla di chiamare presidi gli attuali dirigenti scolastici, quello che il Governo vuole non è neanche il preside-sindaco, perché altrimenti dovrebbe essere elettivo come da tempo chiede l’Associazione Nazionale Docenti, ma un dirigente-faraone posto al vertice di una catena piramidale di comando sorretta dagli albi di proscrizione in cui verrebbero relegati i docenti”.
L’AND ha chiesto di ritornare sulle decisioni adottate, di ritirare il progetto di legge e di procedere per le assunzioni dei docenti precari con un decreto legge. Il prof. Francesco Greco ha poi fatto riferimento ad un progetto di legge presentato nella scorsa legislatura proprio dal PD, “in quel progetto di legge c’era una visione democratica della scuola, era previsto il preside elettivo, la carriera per i docenti, l’istituzione del Consiglio Superiore della docenza, ma quel progetto di legge è stato poi sacrificato sull’altare della bassa politica. Da quel progetto di legge si dovrebbe partire per una vera riforma della scuola”. Ma i rappresentanti del PD hanno detto di essere disponibili solo a raccogliere indicazioni ed osservazioni riguardo agli articoli che ancora non sono stati trattati in Commissione. E seguito un serrato confronto sui vari punti. “Alla conclusione  –ha affermato il Prof. Greco- ci è apparso chiaro che non ci sia alcuna volontà di cambiare sostanzialmente il DDL che, eccetto piccole modifiche, conserverebbe tutta la sua portata funesta”. “Siamo fortemente amareggiati -ha concluso Greco- è di tutta evidenza che si tratta di una riforma che vuole ricondurre la scuola nell’alveo della politica, come già è stato fatto per altri settori della pubblica amministrazione e i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti, corruzione, inefficienza, nepotismo e sperpero di denaro pubblico, ma volerlo fare contro la volontà di un popolo è un fatto che ci preoccupa e indigna. Per quanto possiamo faremo sentire sempre la nostra voce, per la libertà e la democrazia nel nostro Paese e per questo stiamo valutando ogni iniziativa affinché la scuola sia salvaguardata da una sciagura annunciata”.

Scuola: Governo irresponsabile, a tre giorni dallo sciopero nessuna convocazione

Scuola: Governo irresponsabile, a tre giorni dallo sciopero nessuna convocazione

Pessima risposta al personale della scuola che martedì ha scioperato in massa. I sindacati: prosegue la mobilitazione avviata una rete di informazione costante nelle scuole.

Quello di martedì 5 maggio è stato lo sciopero più partecipato del personale della scuola. Anche la Funzione Pubblica ne ha certificato la portata. Quasi l’80% del personale della scuola ha rinunciato ad una giornata di lavoro, ha partecipato alle manifestazioni, per far sentire forte la protesta nei confronti del provvedimento ora all’esame della Camera.

La partecipazione delle famiglie, di tante associazioni e degli studenti, gli attestati di solidarietà, hanno mostrato come il tema della scuola e il rispetto per chi la fa funzionare, sia fortemente sentito come fondante per il nostro Paese.

Dopo tre giorni è irresponsabile da parte del Governo – che avrebbe dovuto rispondere immediatamente ad una protesta così ampia del mondo della scuola e al segnale chiaro di uno sciopero così partecipato – non aver convocato i sindacati che hanno indetto lo sciopero per affrontare i tre punti chiari che sono stati posti: precari, superpoteri al dirigente, tutele contrattuali e rinnovo del contratto nazionale.

Tre giorni durante i quali sono continuate le proteste nelle scuole, proprio in una fase delicatissima dell’anno scolastico.

Ora è urgente una convocazione da parte del Governo. Non si può ignorare che lo sciopero del 5 maggio ha confermato che sul disegno di legge non c’è il consenso del Paese e del mondo della scuola e senza scelte condivise non si può migliorare la qualità del sistema di istruzione e formazione.

In merito agli emendamenti che la Commissione Cultura della Camera sta predisponendo, e che ci sono stati annunciati nel corso dell’incontro con il partito democratico, seguiremo con attenzione tutti gli esiti ribadendo la necessità che ci siano radicali cambiamenti del testo del disegno di legge.

Intanto abbiamo attivato una campagna capillare di informazione nelle scuole, attraverso le Rsu di tutti i sindacati scuola, per coinvolgere il personale della scuola sugli esiti del confronto e del dibattito parlamentare.

Continueremo la mobilitazione in tutte le realtà territoriali con iniziative, che coinvolgeranno le istituzioni locali, le rappresentanze politiche, la cittadinanza, che facciano sentire le ragioni di merito che sono alla base della proteste dei sindacati su precariato del personale ata e docente, superpoteri al dirigente come figura monocratica e contrattazione.
Sulle criticità del disegno di legge abbiamo inviato ripetutamente alle forze politiche e al Governo le nostre proposte.
In assenza di adeguate risposte la mobilitazione continuerà fino a coinvolgere le attività di scrutinio finale.

I segretari generali di
FLC CGIL – CISL Scuola – UIL Scuola – SNALS Confsal – GILDA Unams

Nel Lazio via libera definitivo alla legge per la promozione della Lis

da Superabile

Nel Lazio via libera definitivo alla legge per la promozione della Lis

Il consiglio regionale ha approvato all’unanimità il provvedimento che riconosce la Lingua italiana dei segni: previsto un finanziamento di 100mila euro per il 2015 e di 250 mila euro per ciascuno degli anni 2016 e 2017. Screening neonatale esteso a tutti

ROMA – Il Consiglio regionale del Lazio ha approvato all’unanimità la legge per la promozione del riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana e la piena accessibilità delle persone sorde alla vita collettiva. Il provvedimento, che può godere di un finanziamento di 100 mila euro per l’anno 2015, più altri 500 mila euro per il 2016 e il per 2017 (250 mila per annualità), prevede l’attivazione in tutti i punti nascita laziali dello screening uditivo neonatale. Il Lazio con questa legge regionale dà attuazione all’articolo 21 della convenzione Onu del 2006 sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia nel 2009, e alle risoluzioni del Parlamento europeo adottate a partire dal 1998.

Il testo “Disposizioni per la promozione del riconoscimento della lingua dei segni italiana e per la piena accessibilità delle persone sorde alla vita collettiva. Disciplina dello screening uditivo neonatale”, è il frutto di un’iniziativa consiliare che ha raccolto adesioni bipartisan. Si compone di 5 articoli e promuove il riconoscimento, la diffusione, l’acquisizione e l’uso della Lingua dei Segni Italiana (LIS) nel rispetto dei principi della libertà di scelta e di non discriminazione per le persone sorde, o per i loro familiari nel caso di minori e disciplina lo screening uditivo neonatale. In particolare, nell’articolo 1 viene introdotto il principio di progettazione universale, inteso come la progettazione e la realizzazione di prodotti, ambienti, programmi e servizi utilizzabili da tutte le persone indipendentemente dalle caratteristiche fisiche al fine ultimo di garantirne la massima accessibilità. Diversi gli interventi regionali previsti (articolo 2) per garantire la diffusione e l’utilizzo della LIS e di tutti gli altri strumenti di accesso a Istituzioni e/o Enti nei quali sono erogati servizi al cittadino. Tra questi: la possibilità di ricorso alla LIS nei servizi educativi già dalla primissima infanzia (considerando il bilinguismo precoce un vettore importante sia per favorire la costruzione dell’identità, che per garantire un effettivo diritto allo studio); il ricorso alla LIS e alle nuove tecnologie nei percorsi formativi professionali, nei servizi erogati dalle amministrazioni pubbliche locali, nella comunicazione istituzionale; la promozione, l’organizzazione e lo svolgimento di manifestazioni culturali ed eventi di pubblico interesse che si avvalgano dell’uso della LIS. All’articolo 3 del testo si disciplina l’attivazione dello screening uditivo neonatale per la diagnosi precoce delle disabilità uditive in tutti i punti nascita della Regione Lazio, così da poter intervenire in modo tempestivo ed efficace prevenendo possibili problemi di sviluppo relazionale e del linguaggio.

Nel pacchetto degli interventi figurano manifestazioni culturali ed eventi di pubblico interesse con l’uso della Lis o attraverso altri supporti tecnologici per rendere fruibile la cultura alle persone sorde. E ancora: la promozione di servizi di informazione e sensibilizzazione sulle differenti modalità di comunicazione, sulla Lis e sulle problematiche legate alla sordità, nonché forme di collaborazione con associazioni di tutela delle persone sorde, con le associazioni delle figure professionali qualificate in materia di disabilità uditive o con organismi ed enti e soggetti del terzo settore che operano nella ricerca, formazione progettazione ed erogazione di servizi nell’ambito della sordità.

“Il Consiglio Regionale del Lazio, ha fatto, con l’approvazione della legge per la promozione del riconoscimento della LIS, un passo davvero importante, colmando così un vulnus, non solo legislativo, per tutti i suoi cittadini”, dice il consigliere del Lazio Eugenio Patanè che aveva presentato la proposta. “Una legge che intende dare piena attuazione al diritto di tutte le persone sorde alla comunicazione, all’accesso alle informazioni, alle attività culturali e educativo-formative realizzate sul territorio, ai servizi della pubblica amministrazione, cosi come sancito dalla Convenzione ONU sui Diritti delle persone con disabilità ratificata nel 2009. Una legge che allo stesso tempo ha tra i suoi obiettivi la prevenzione e la tutela della salute. Nel nostro Paese ogni anno 1 bambino su 1000 nasce sordo: una diagnosi precoce delle disabilità uditive, possibile grazie allo screening uditivo neonatale che verrà attivato in tutti i punti nascita del Lazio, può consentire di intervenire in modo tempestivo e efficace. La giornata di oggi, segna la conclusione di un percorso articolato e ampiamente condiviso, che abbiamo portato avanti insieme a tutti i colleghi del Consiglio Regionale e in particolare agli altri componenti della V Commissione, agli Assessori competenti e alle molte associazioni audite. A tutti va il mio ringraziamento: senza il loro impegno e l’attenzione dimostrata nei vari passaggi, non saremmo giunti al risultato di oggi.”

Scuola: Renzi ci vuole ignoranti

da Il Fatto Quotidiano

Scuola: Renzi ci vuole ignoranti

di

“Un popolo ignorante è più facile da governare”, ebbe ad affermare Ernesto Che Guevara. Concordo. Come pure sull’altra affermazione di Nelson Mandela, secondo la quale “L’istruzione è l’arma più potente di cui disponiamo per cambiare la società”.

Lasciare la gente nell’ignoranza costituisce in effetti il sogno di ogni tiranno che si rispetti, sia pure nella versione soft della classe dirigente autoreferenziale che fa finta di governare per conto dei poteri forti interni ed internazionali. L’istruzione parte in effetti dal riconoscimento dei diritti e dei doveri. Ma soprattutto dei diritti. E di diritti, si è ormai capito, se ne hanno sempre di meno nell’Italia renziana del Jobs Act e della “buona scuola”.

Aumentare l’ignoranza, se è vero quanto affermò il Che, significa insomma migliorare la governabilità, che costituisce l’imperativo categorico oggi espresso dai consulenti del novello Principe e nel cui nome si è appena approvata, due giorni fa, una legge come l’Italicum che riduce in modo sostanziale il livello della democrazia italiana, in barba alla Costituzione e alla Resistenza che l’ha prodotta.

Il processo di semplificazione drastica delle conoscenze e dello spirito critico viene del resto coerentemente perseguito da questa classe dirigente. Sono stati via via eliminati o messi a repentaglio insegnamenti fondamentali per la formazione culturale delle persone come la filosofia, la geografia, la storia dell’arte ed altri. Berlusconi affermò a suo tempo che l’istruzione doveva essere imperniata sulle tre i (informatica, inglese, impresa). Fallendo tuttavia anche in questo. Mentre l’alfabetizzazione informatica procede per proprie vie, ma non sempre nel migliore dei modi, e l’impresa (tranne quelle multinazionali e quelle grandi più o meno assistite dallo Stato) langue, l’inglese delle giovani generazioni lascia ancora molto a desiderare, almeno a giudicare dalle esilaranti performance di Matteo Renzi in terra straniera.

Il pensiero unico neoliberista si limita del resto a distribuire, in lingue più o meno accessibili ai più, i propri elementari “pensieri” sulla società e l’economia, che i replicanti scarsamente esercitati all’uso dell’organo cerebrale ripetono a macchinetta. E tanto vi basti.

Del resto, più ignoranti resteranno, più disponibili saranno a farsi sfruttare lavorando in modo alienante per salari da fame. Si conferma , insomma, la giustezza di quanto affermato da Che Guevara. Sulla cui base i governanti cubani, sia detto per inciso, hanno dato vita a un sistema scolastico di ottimo livello, nella cui esistenza risiede la vera garanzia della democrazia effettiva di una società. Non già nella “libertà” puramente formale ed esornativa di mandare a quel Paese i leader o di esibirsi impunemente in qualche pubblica pernacchia, secondo la concezione un po’ superficiale e propagandistica della democrazia che ne hanno molti, a loro volta non sempre dotati di enorme spessore educativo e culturale.

E’ in questo più ampio quadro che vanno collocate le presenti controversie relative alla cosiddetta riforma presentata da Renzi. Una controriforma, in realtà, che taglia fuori buona parte dei precari che dovrebbero essere assunti, continua a negare alla scuola fondi indispensabili per andare avanti, attribuisce ai presidi poteri eccessivi e incontrollati, applicando anche alla formazione delle nuove generazioni il fallimentare modello Marchionne.

Il tutto ovviamente funzionale a una società che, in nome di governabilità e competitività, vorrebbe bandire ogni spirito critico e l’idea stessa del bene comune. E’ ben noto del resto che fra i capitoli di spesa più controversi anche nel rapporto dell’Unione europea con il governo Tsipras vi sono proprio quelli relativi all’istruzione. I Boko Haram di casa nostra si chiamano con il nome dei governanti europei e nazionali che stanno affossando l’idea stessa di scuola pubblica. Neoliberismo e fondamentalismo paiono in effetti essere animati dallo stesso intento punitivo nei confronti di quest’ultima. I secondi tagliano le teste, i primi per ora si limitano a posti di lavoro e fondi, ma l’effetto è lo stesso.

Ieri seconda prova Invalsi nelle primarie, partecipazione al 90%

da Il Sole 24 Ore

Ieri seconda prova Invalsi nelle primarie, partecipazione al 90%

di Al. Tr.

Sono oltre un milione gli alunni delle scuole primarie che ieri hanno preso parte alla seconda giornata delle prove Invalsi dedicata alla Matematica. Questa seconda tornata di test segue quella dedicata all’Italiano che si è tenuta mercoledì scorso, dopo il rinvio dovuto allo manifestazione unitaria dei sindacati della scuola. La prossima settimana (12 maggio 2015) avranno luogo le prove nella seconda classe delle superiori.

La partecipazione
Secondo i dati diffusi ieri pomeriggio dall’Istituto per la valutazione, le prove di Matematica hanno coinvolto rispettivamente circa 529 e 532 mila studenti delle classi II e V primaria. Il tasso di partecipazione delle classi campione è stata del 90,81% nelle seconde e dell’89,11% nelle quinte, mentre per quanto riguarda le classi non campione l’adesione ha raggiunto il 90,66% nelle seconde e l’89,91% nelle quinte.
Mentre il tasso di adesione complessiva (classi campione e non) si attesta, spiega l’Invalsi, al 90,66% per le classi seconde e all’89,87% per le quinte.
«Il grado di partecipazione delle classi alla prova di Matematica per la classe II e V primaria è tale da garantire la significatività della rilevazione sia per le classi campione sia per quelle non campione» scrive infine l’Invalsi, che rinnova il suo ringraziamento ai docenti, ai dirigenti e agli stessi alunni che hanno partecipato alla rilevazione.

Con l’Invalsi arriva il Questionario dello Studente

da La Stampa

Con l’Invalsi arriva il Questionario dello Studente

Per gli studenti di seconda superiore è previsto il 12 maggio

Il 12 Maggio è alle porte: i ragazzi di seconda superiore saranno chiamati a sostenere le Prove Invalsi per la valutazione delle loro conoscenze scolastiche (strutturate in due parti, una di Italiano e una di Matematica, da completare entrambe nella stessa giornata). Al termine saranno chiamati a compilare il Questionario dello Studente che negli scorsi anni è stato al centro di polemiche perché lo si accusava di ledere la privacy dei ragazzi.

Una ventina di domande a carattere personale, tramite le quali si chiedono ai ragazzi alcuni dati anagrafici che, comunque, permettono di mantenere l’anonimato, di valutare la propria scuola, le lezioni, i prof e le prove stesse. In più, l’Istituto Invalsi, tramite questo strumento, prova a scavare nelle situazioni sociali, economiche e familiari dei ragazzi, con domande relative al lavoro dei genitori, alle metodologie di studio casalingo, e via dicendo. Lo studente può anche scegliere di lasciarlo in bianco.

Skuola.net ha chiesto chiarimenti sul tema al presidente dell’Invalsi Annamaria Ajello, che ha spiegato come la privacy sia del tutto rispettata visto che i dati del Questionario dello Studente arrivano all’Invalsi sotto forma di codice e dunque del tutto anonimi.

«Il questionario – ha chiarito Ajello – permette di integrare gli esiti delle prove con informazioni sull’ambiente di riferimento, contestualizzando gli esiti delle scuole. Così riusciamo anche a vedere come l’azione della scuola incida sui risultati degli studenti nelle diverse realtà: ad esempio esistono casi di scuole in zone problematiche che riscuotono ottimi risultati, e viceversa. In ogni caso si valuta sempre il sistema, e non il singolo individuo, sia esso alunno o professore».

Ogni anno scolastico il Questionario dello Studente risulta leggermente diverso. «Cambia – ha spiegato Ajello – perché di anno in anno ci sono nuovi elementi che identificano il contesto sociale. In più ogni volta ripensiamo gli strumenti anche in base agli esiti, per migliorare in chiarezza o in efficacia. Ogni anno Invalsi impara qualcosa».

Skuola.net ha visionato il Questionario dello Studente 2015. Diverse domande – riferisce – riguardano l’approccio allo studio. Si chiede quale significato abbia lo studio e quali obiettivi si pongono per la propria formazione: ad esempio quale sia il titolo di studio ambito. Oppure, se si ama o si detesta la matematica o l’italiano. Invalsi chiede anche quale sia l’importanza di frequentare la scuola e le abitudini riguardo al metodo di studio. E infine, anche se si ha la tentazione di abbandonare gli studi.

Un altro punto «indagato» è il rapporto con la classe e la vita a scuola. Non solo si chiede se la classe è produttiva e l’ambiente positivo, ma anche se sono nati rapporti di amicizia al suo interno e se lo studente si sente coinvolto e rispettato.

Prosegue l’indagine sull’ambiente di studio anche nelle domande successive, dove i ragazzi sono chiamati a rispondere sul loro stato d’animo durante le ore a scuola e sulla possibile presenza di fenomeni di bullismo.

Dopo le domande sul voto conseguito in italiano o matematica lo scorso anno e le impressioni sul test Invalsi, si passa ad alcuni quesiti più personali. Si chiede quindi l’età, il genere, se la famiglia proviene da un paese straniero o meno e anche se l’alunno parla un particolare dialetto regionale italiano.

I ricercatori hanno formulato, infine, domande relative all’ambiente in cui vivono i ragazzi (c’è a disposizione una cameretta per studiare? Una connessione Internet? Anche solo una scrivania privata dove fare i compiti?), la presenza di libri in casa (quanti?) e sul livello di istruzione dei genitori.

Scuola, si tratta sui premi ai professori

da la Repubblica

Scuola, si tratta sui premi ai professori

Dopo lo sciopero il premier invia dai sindacati una delegazione pd con Orfini e Guerini. “Ma dobbiamo chiudere in fretta” L’offerta: riduzione dei poteri dei presidi su valutazione e soldi ai più meritevoli, escluso per ora il rinnovo del contratto

Corrado Zunino

Il giorno dopo lo scioperone della scuola — adesioni altissime, il 65% dei docenti — Matteo Renzi ha convocato il Pd (non il governo) e aperto un nuovo giro di consultazioni rapide affidandole al presidente del partito Orfini, al suo vice Guerini e alla responsabile scuola Puglisi. Subito, ieri, incontro con gli studenti, oggi con i sindacati. Prima i Cobas e poi i confederali, quindi le associazioni dei genitori e degli insegnanti. Il premier si dice disponibile a modifiche ma chiede di fare in fretta: entro lunedì la commissione Cultura della Camera deve votare tutti gli emendamenti, entro martedì 19 deve chiudere la Camera (e poi ci sono un Senato in bilico e di nuovo la Camera). «Dobbiamo ascoltare chi protesta ed essere disponibili a integrare la riforma », ha detto ai suoi. Francesca Puglisi ora aggiunge: «Sono girate tante sciocchezze». Il ministro Stefania Giannini ha partecipato al summit al Nazareno, ma non conduce più lei la questione: Sel si appresta a una mozione di sfiducia nei suoi confronti. Domenico Pantaleo, segretario della Cgil scuola, dice: «O le modifiche saranno radicali o andremo avanti nella lotta». E il primo incontro non ha cambiato il quadro, visto che la Rete degli studenti medi lo ha definito «del tutto insoddisfacente». Lo spazio di manovra è stretto. Il governo — accusato per sei mesi di un falso ascolto — vuole provare a placare il conflitto, ma vuole anche stanare il sindacato: è convinto che confederali e Cobas abbiano ben raccolto un cattivo umore esistente nella classe insegnante, ma che non portino controproposte valide interessati come sono a discutere soprattutto di contratto (fermo da sette anni) e dei 200 milioni che i presidi distribuiranno agli insegnanti considerati migliori. Su questi punti — economici — fonti di governo fanno sapere che non ci saranno novità. Le assunzioni resteranno 101.701 per il primo settembre e 60mila con il concorso 2016. L’unica variabile potrà essere quella dei 6mila idonei del concorso 2012.
Il giro di consultazioni del partito di maggioranza ha cambiato ancora una volta il programma della Commissione cultura alla Camera, che ieri pomeriggio dall’articolo 5 è saltato al 10 (in tutto sono 24), accantonando temporaneamente i quattro articoli più importanti e difficili, quelli sulle assunzioni. Dopo aver reso il preside sì un manager, ma controllato nell’elaborazione del Piano dell’offerta formativa dagli organi collegiali, si costruirà uno schema analogo per la valutazione dei docenti: nascerà un comitato allargato e si creerà una griglia di criteri che renda oggettiva questa valutazione, anche sui premi. In commissione si dovrà lavorare in notturna, sabato e domenica. Tra le novità possibili, il cinque per mille esclusivo per la scuola (vale 500 milioni in più).
Il sindacato Anief sostiene che resteranno fuori 400mila precari, di cui almeno 140mila già inseriti in cicli di supplenze. “Tuttoscuola” ha conteggiato che con la riforma a regime la quota supplenti all’interno degli istituti crollerà: i docenti precari passeranno da 118.500 (il 15 per cento) a 19.000 (il 2,5 per cento

DDL, gli organi collegiali non cambieranno: approvato emendamento Fassina

da La Tecnica della Scuola

DDL, gli organi collegiali non cambieranno: approvato emendamento Fassina

 

Rimangono “congelati” gli articoli 7, 8 e 9: il cuore della riforma, su organici, assunzioni ed assegnazione docenti. L’8 maggio la Commissione ferma, per consentire alla relatrice di presentare altri emendamenti agli articoli più attesi: i contenuti “figli” degli incontri tenuti dal Pd nelle ultime ore al Nazareno. Ma Camusso (Cgil) gela tutti: molti nodi li può sciogliere il governo, non un singolo partito. La discussione riprenderà sabato.

Gli organi collegiali dellascuola non cambiano faccia. A deciderlo è stata la commissione Cultura della Camera, che il 7 maggio ha cancellato il comma dell’articolo 21 (quello sulle deleghe al governo) che prevedeva di affidare all’Esecutivo una specifica delega per la riforma. L’emendamento, che era stato presentato dal Pd, primo firmatario Stefano Fassina, è stato approvato con il parere favorevole del governo.

Rimangono “congelati”, intanto, Gli articoli dal 7 al 9: quelli che riguardano i temi più caldi, relativi ad organici, assunzioni ed assegnazione dei docenti. L’ultima giornata di lavoro in VII commissione è servita, in particolare, a modificare gli articoli 10, 14 e 16. E anche quelli relativi all’edilizia scolastica (art.18-19-20).

Si è scelto così di non rispettare l’ordine previsto (l’ultimo articolo approvato è il 5, sull’innovazione digitale e la didattica laboratoriale) ma di passare direttamente all’esame degli articoli finali. Viene accantonata dunque al momento il “cuore” della riforma. Quella che sindacati, opposizioni e mondo della scuola in generale, chiedono di cambiare.

L’8 maggio la Commissione non si riunirà, “per consentire alla relatrice, Maria Coscia, di presentare ulteriori emendamenti agli articoli accantonati”, ha detto Manuela Ghizzoni (Pd). Emendamenti che dovrebbero provenire dagli incontri tenuti dal Pd con i rappresentanti del mondo sindacale, delle associazioni dei genitori, di insegnanti e studenti.

La discussione riprenderà quindi sabato mattina e proseguirà per tutto il week end. E proprio mentre il Pd oggi incontrava al Nazareno sindacati e associazioni per riascoltare le loro istanze, in Commissione si decideva di diminuire il numero di deleghe assegnate al governo: “sono state soppresse alcune deleghe già anticipate negli articoli esaminati e approvati, come ad esempio quella sugli Istituti tecnici superiori, quella sul digitale e quella sull’autonomia – aggiunge Ghizzoni – soppressa anche la delega per il riordino del governo e degli organi collegiali”, con un emendamento a prima firma Fassina. “Rimangono invece accantonate – osserva Milena Santerini (Pi-Cd) – le deleghe sull’abilitazione all’insegnamento, sulla revisione dei percorsi professionali e sul diritto allo studio”. Da una settimana i lavori in Commissione proseguono senza il contributo del M5s, che ha deciso di abbandonare la discussione: “In queste ore – affermano i 5 stelle – stiamo assistendo a un teatrino stucchevole, a tratti penoso”.

Tra le proposte dell’ultimo momento, segnaliamo quella di Elena Centemero (Fi), che invita a includere nel piano assunzione anche gli idonei all’ultimo ‘concorsone’.

Intanto, i sindacati sostengono che non ci sono grossi passi in avanti. “Se dovessi dire che abbiamo la certezza che incontreremo il governo – ha detto la leader Cgil, Susanna Camusso, dopo essersi recata al Nazareno – direi una cosa non vera, anche se il Pd ha registrato la nostra richiesta. Abbiamo rispiegato le ragioni dello sciopero e del successo che ha avuto, abbiamo apprezzato la disponibilità di metodo per continuare a vederci ma – ha concluso – molti nodi li può sciogliere il governo non un singolo partito”. Camusso ha ricordato tra gli scogli da superare le questioni dei precari, del contratto (fermo da 6 anni) della valutazione dei prof.

Riforma, Pd e sindacati si incontreranno di nuovo prima del sì della Camera

da La Tecnica della Scuola

Riforma, Pd e sindacati si incontreranno di nuovo prima del sì della Camera

Francesca Puglisi, responsabile scuola Pd: sul ruolo dei dirigenti scolastici saranno introdotte modifiche sostanziali, che vanno incontro a molte delle richieste. L’unica vera distanza è sulle assunzioni: per noi non possono essere scorporate con un decreto legge.

I sindacati non si sono di certo strappati i capelli per l’incontro tenuto il 7 maggio al Nazareno con una rappresentanza del PD. Però dal partito giungono segnali diversi: tanto che fonti Dem fanno sapere che a breve, prima dell’approvazione a Montecitorio del ddl, le parti si incontreranno di nuovo.

Inoltre, il Pd ha fatto sapere che presenterà in Commissione Cultura “i temi al centro del confronto”. Ci sarebbero margini di trattativa sul ruolo dei dirigenti scolastici e l’allargamento delle loro disponibilità di azione. Una delle novità, sui si sarebbe trovato l’accordo, è anche il via libera a un emendamento che introduce un fondo ad hoc per gli istituti disagiati. Disco rosso, invece, sulla richiesta di attuare un decreto legge per le assunzioni dei 100mila precari.

I punti sono stati confermati da Francesca Puglisi, responsabile scuola della segreteria Pd, presente agli incontri con sindacati e associazioni. “Sul ruolo dei dirigenti scolastici sono state e saranno introdotte modifiche sostanziali alla Camera che vanno incontro a molte delle richieste che ci sono arrivate dal mondo della scuola. L’unica vera distanza che ho registrato oggi è sull’iter del provvedimento, si tratta di una riforma organica che non potrà essere scorporata dalle assunzioni con un decreto”, ha detto Puglisi.

“Il confronto – ha continuato la senatrice – va avanti ed accompagnerà l’iter del provvedimento alla Camera e al Senato. Il Pd ha confermato ai sindacati la volontà di discutere nel merito, salvaguardando lo spirito del disegno di legge, ovvero autonomia delle scuole e lotta al precariato, con l’assunzione di 100 mila nuovi docenti e con il concorso”.

Voto CSPI: Flc-Cgil in testa, avanzano i sindacati di base

da La Tecnica della Scuola

Voto CSPI: Flc-Cgil in testa, avanzano i sindacati di base

A Roma Flc-Cgil è il primo sindacato, seguito da Cobas, Snals e Unicobas.
Cisl-Scuola supera di poco il 6%.  Se questi dati fossero confermati a livello nazionale alcuni importanti sindacati rischiano di restare fuori dal Consiglio Superiore.

I dati sulle elezioni del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione affluiscono con lentezza ma confermano la tendenza che avevamo già evidenziato qualche giorno fa.
I numeri di Roma e provincia ci arrivano dall’Unicobas e riguardano il 65-70% delle scuole e rappresentano a questo punto un “campione” più che attendibile.
La Flc-Cgil si conferma il primo sindacato in tutte le componenti (scuola infanzia, primaria, secondaria di primo grado, secondaria di seconda grado e Ata), ma il dato più significativo riguarda l’affermazione dei sindacati di base (Cobas, Unicobas e Anief) e il forte ridimensionamento di Cisl-Scuola.
I numeri sono molto elequonti: Flc-Cgil si avvicina al 32%, i Cobas superano il 12%, lo Snals è poco al di sotto, l’Unicobas sta al 9,50%. Gli altri sindacati sono decisamente lontani: Uil Scuola va poco oltre il 7%, la FGU-Gilda non ci arriva neppure, mentre Cisl-Scuola tocca il 6% (un punto percentuale in più rispetto all’Anief).
Le sorprese aumentano se si analizzando i risultati delle diverse componenti.
Fra gli Ata i Cobas sono il secondo sindacato (Snals il terzo, Uil il quarto e Unicobas il quinto).
Alle superiori Cobas, Unicobas e Anief insieme arrivano al 30%, mentre nella secondaria di primo grado la classifica vede Cgil al primo posto, davanti a Coba, Anief e Unicobas.
Lo Snals tiene nell’infanzia (secondo dietro a Cgil) dove l’Unicobas e in terza posizione (Cisl al sesto posto dietro a Gilda e Uil). Alla primaria sempre Cgil in testa seguita da Gilda, Cobas e Cisl.
E’ ancora presto per tirare le conclusioni, ma l’avanzata dei sindacati di base e il ridimensionamento degli altri (Cgil esclusa) sembrano ormai due dati certi.
Ma come si spiegano questi numeri?
Commenta Stefano d’Errico (Unicobas): “Sono bastati 15 giorni di assemblee in orario di servizio (a noi vietate con una vergognosa legge commissionata nel 1997 dai sindacati pronta-firma ai loro partiti di riferimento) per ottenere questo risultato”.
Vedremo nei prossimi giorni se e in che misura il dato romano verrà confermato in altre province.

È malattia l’assenza per visite mediche, terapie ed esami diagnostici

da La Tecnica della Scuola

È malattia l’assenza per visite mediche, terapie ed esami diagnostici

Il MIUR annulla le precedenti indicazioni in materia e si adegua alla decisione del Tar del Lazio assunta con sentenza n. 5714/2015, di annullamento della circolare 2/2014 della Funzione Pubblica che obbligava i dipendenti pubblici a prendere permesso per motivo personale per gli accertamenti medici

Il 17 aprile scorso il Tar del Lazio ha accolto il ricorso della FLC CGIL, intervenendo, con sentenza n. 5714, su una questione particolarmente controversa: come considerare le assenze dal servizio per visite mediche, terapie, prestazioni specialistiche ed esami diagnostici.

La sentenza, in particolare, ha annullato la circolare n. 2/2014 del Dipartimento della Funzione Pubblica, alla quale anche il Miur si era adeguato, con nota prot. n. 5181 del 22 aprile 2014.

Ora, alla luce della sentenza e in attesa di altri interventi normativi in materia, il Miur torna sui propri passi e, con Nota Prot. n.7457 del 6 maggio 2015, ritiene che tali tipologie di assenze debbano essere ricondotte esclusivamente alla disciplina normativa di cui all’art. 55 septies, comma 5 ter, del D.Lvo n. 165/2001.

Tale articolo dispone che “Nel caso in cui l’assenza per malattia abbia luogo per l’espletamento di visite, terapie, prestazioni specialistiche od esami diagnostici il permesso è giustificato mediante la presentazione di attestazione, anche in ordine all’orario, rilasciata dal medico o dalla struttura, anche privati, che hanno svolto la visita o la prestazione o trasmessa da questi ultimi mediante posta elettronica”.

Pertanto, per eseguire le suddette prestazioni, non è più necessario ricorrere ai limitati permessi per motivi personali, ma l’assenza è giustificata con il documento rilasciato dal medico che ha eseguito la visita o la terapia.

Voto per il CSPI: verbali scritti con la penna d’oca e trasmessi a dorso di mulo?

da La Tecnica della Scuola

Voto per il CSPI: verbali scritti con la penna d’oca e trasmessi a dorso di mulo?

Ma la “scuola digitale”, dove è?
Dubbi sui verbali provinciali e sui tempi di trasmissione dei dati da parte delle scuole.
Si profila un ridimensionamento del consenso verso i sindacati tradizionali. Avanzano i sindacati di base. A Roma i Cobas sono il secondo sindacato, Unicobas quarto (a una incollatura dallo Snals, terzo). In testa, per ora, Flc-Cgil

Sembra incredibile, ma è proprio così: dopo aver sentito decantare da tutti i Ministri che si sono avvicendati negli ultimi 15 anni anni sulle “magnifiche sorti e progressive” della scuola digitale siamo al punto che a distanza di 10 giorni dal voto per il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, ancora non si conoscono i risultati.
Ma – ciò che è peggio- le notizie ufficiose che stanno trapelando non sono per nulla rassicuranti.
Per esempio i dati provenienti da alcune commissioni provinciali sono così incompleti da metterne a rischio l’attendibilità: ci sono infatti verbali provinciali che contengono solamente i voti riportati da ciascuna lista ma mancano i dati sul totale degli elettori, sul numero dei votanti, sulle schede bianche e quelle nulle. Non ci vuole molto a capire che in tal modo non esiste nessuna certezza sulla correttezza dei numeri.
L’invio dei verbali da parte delle scuole alle commissioni provinciali procede molto lentamente: a Roma, per esempio, ne mancano all’appello ancora parecchie decine. Diciamo pure che se fossero state recapitate a piedi o a dorso di mulo, sarebbero arrivate certamente molto prima: insomma, altro che “scuola digitale”!
Per venire al merito del voto, le anticipazioni che avevamo fornito già qualche giorno addietro sembrano confermate: rispetto ai risultati di due mesi fa quando si votò per le RSU, tiene la Flc-Cgil, ma crollano gli altri sindacati “rappresentativi” (il più penalizzato potrebbe essere Cisl-Scuola).
L’avanzata dei sindacati di base si preannuncia invece significativa. A Roma, i dati provvisori dicono che la Flc-Cgil è il primo sindacato, seguito da Cobas, Snals e Unicobas.
I sindacati non rappresentativi (Cobas, Anief e Unicobas) potrebbero arrivare, tutti insieme, al 25% dei voti: se sarà così, il tema su cui si dovrà subito discutere sarà proprio quello dei criteri da seguire per stabilire chi abbia diritto a sedere al tavolo delle trattative e a convocare le assemblee nelle singole scuole.

Sciopero scrutini? I sindacati di base ci stanno

da La Tecnica della Scuola

Sciopero scrutini? I sindacati di base ci stanno

Stefano d’Errico (Unicobas): “Ma per fare sul serio è necessario che i sindacati rappresentativi disdettino gli accordi in vigore”.
Intanto Unicobas invita gli studenti a disertare le prove Invalsi del 12 maggio.

“Il bello arriva adesso – commenta Stefano d’Errico segretario nazionale Unicobas – Bisogna parlar chiaro: nonostante lo sciopero plebiscitario del 5 maggio, col quale gli insegnanti hanno toccato per la prima volta nella storia del Paese percentuali di adesione ‘da metalmeccanici’, nonostante persino il Ministro, di fronte alla chiusura del 90% delle scuole italiane, sia stato costretto a dichiarare percentuali che s’avvicinano al 70%, la battaglia s’annuncia ancora dura”.

D’altronde questo è il momento dei sindacati di base che per primi hanno lanciato la protesta contro il ddl sulla scuola (il primo sciopero. proclamato da Anief, Unicobas e USB, è del 24 aprile) e che sono quelli che con maggior convinzione hanno subito usato la parola d’ordine “Ritiro del ddl”, parola d’ordine che è stata il leit-motiv dei cortei del 5 maggio e alla quale adesso anche altri stanno facendo propria.
“Gli errori del passato più o meno recente – aggiunge d’Errico – sono tanti e correggerli tutti sarà difficilissimo; non dimentichiamo, per esempio, che sono stati proprio i sindacati ‘maggiormente rappresentativi’ (molti dei quali stanno crollando alla prova del voto per il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione), ad accettare come una benedizione il decreto legislativo 29/93, che impose, anche contrattualmente parlando, al vecchio preside la qualifica di ‘datore di lavoro’. E così adesso il cerchio sta per chiudersi con la chiamata diretta e discrezionale dei docenti (proprio come nelle scuole private), con l’eliminazione persino della titolarità di istituto”
Ma veniamo alla questione del “blocco degli scrutini”
“Non dimentichiamo che il decreto 29/93 si intreccia con le norme sul diritto di sciopero: i docenti, che con il piano Renzi sarebbero gli unici a perdere la titolarità sul posto di lavoro,  sono già adesso gli unici lavoratori a vedersi scippare l’intera giornata per un qualsivoglia sciopero che si sviluppi oltre un’ora. Si tratta della vergognosa ‘ultrattività’, tramite la quale, già sul finire degli anni ’80, con l’ausilio dei sindacati pronta-firma, si cercò di stroncare il blocco degli scrutini dei nascenti Comitati di base. 
E allora se vogliamo parlare davvero di sciopero degli scrutini, come ha fatto per esempio Rino Di Meglio della Gilda, non possiamo prenderci in giro: quegli accordi vanno denunciati, subito, ‘senza se e senza ma’, e lo devono fare proprio gli stessi sindacati  che quegli ‘accordi’ hanno sottoscritto. Se serve, il blocco degli scrutini va fatto, ma sul serio!”
Ma per ora la prossima scadenza importante è quella del 12 maggio, quando nella scuola secondaria è prevista la somministrazione delle prove Invalsi.
“Per quella data noi lanciamo un appello agli studenti, perché il 12 Maggio, data del rito della ‘scuola’-quiz, giorno della somministrazione dei test Invalsi, più ancora che per lo sciopero che noi sosteniamo, rifiutino di entrare in classe: siano dunque le grandi organizzazioni studentesche, in primis l’UDS, ad aiutarci a dare il colpo decisivo all’infido piano governativo volto a negare anche la libertà d’apprendimento proprio con il piegare all’impostazione confindustriale le prove di valutazione per operare una selezione alla rovescia: quella di una scuola misera, senza saperi critici, quella dell’introduzione di competenze meramente esecutive”. 

Incontro PD-sindacati, esito interlocutorio

da tuttoscuola.com

Incontro PD-sindacati, esito interlocutorio

C’è spazio in Parlamento per avvicinare le posizioni“. E’ il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini a tirare le somme del lungo confronto (tre ore) con i leader di Cgil, Cisl e Uil sulla riforma della scuola. “Abbiamo voluto incontrare tutte le realtà legate alla riforma perchè vogliamo un confronto con tutti e abbiamo ribadito l’impianto propositivo del ddl“, spiega ancora Guerini che annuncia come “sui dirigenti ci sarà un confronto nei prossimi giorni ma alcuni punti sollevati già trovano risposta nell’impianto della riforma“.

Quanto all’incontro con il governo, sollecitato da Cgil, Cisl e Uil, Guerini ha ripetuto come un confronto “è nella disponibilità del governo ma lo deciderà l’esecutivo“. Il ministro dell’Istruzione Giannini, comunque, conclude, “è sempre disponibile a incontrare tutti“.

Più problematico il giudizio della segretaria della CGIL Susanna Camusso: “A nostro avviso rimangono degli scogli molto consistenti su molti temi. Su contratti, precari, e ruolo del dirigente scolastico siamo di fronte a opinioni radicalmente diverse“.

Di “scogli importanti” parla anche la leader Cisl, Anna Maria Furlan. “Abbiamo chiesto un incontro al governo e siamo in attesa che ce lo conceda così come incontreremo le commissioni di Camera e Senato perchè è con loro che dobbiamo fare il confronto“, conclude.

Critico anche il commento del segretario della Uil, Carmelo Barbagallo: “Abbiamo ribadito le ragioni della manifestazione e chiesto al Pd, dopo la sensibilità dimostrata per averci invitato a questo colloquio, di invitare il Governo a sentirci“.

Aperture? Inutile discutere di aperture – ha aggiunto rispondendo ai cronisti – tra un partito e i sindacati. Noi valuteremo le aperture quando il Governo ci convocherà“. In ogni caso, ha concluso seccamente, “secondo noi questo disegno di legge è iniquo e sbagliato“.

Snals, sentenza TAR per rivedere gli orario nei tecnici e nei professionali

da tuttoscuola.com

Snals, sentenza TAR per rivedere gli orario nei tecnici e nei professionali.
Il Miur dovrà ottemperare, pena il commissariamento

Lo Snals-Confsal ottiene dal TAR l’esecuzione della sentenza che aveva annullato la riduzione di orario di talune discipline d’insegnamento negli istituti tecnici e professionali.

Questo il comunicato sindacale.

“Il Tar Lazio, sez. III bis (presidente estensore dott.ssa Pierina Biancofiore), con decisione n. 6438/2015 ha infatti ordinato al Miur di dare esecuzione alla sentenza n. 3527/2013, che aveva annullato le disposizioni amministrative di riduzione dell’orario scolastico per le cosiddette materie professionalizzanti negli istituti tecnici e professionali, emanate nel 2010 dal Ministero dell’Istruzione, in ragione della mancata adozione dei criteri di riduzione.

Nel caso in cui il Miur non dovesse adeguarsi alla pronuncia del giudice amministrativo entro 30 giorni, sarebbe commissariato. Il Tar, infatti, ha già nominato il Prefetto di Roma quale commissario ad acta per sostituirsi al Ministero inadempiente.

La sentenza è stata resa su ricorso dello Snals-Confsal, assistito dagli avvocati Mirengh e Viti. Al riguardo, il segretario generale Marco Paolo Nigi ha dichiarato: “Ancora una volta, nonostante una sentenza favorevole passata in giudicato, siamo stati costretti a ricorrere allo strumento giudiziario per la tutela degli insegnanti e la salvaguardia del livello qualitativo della formazione degli alunni. Il nostro impegno è stato premiato.”.