Italia e Germania boicottano il libero accesso dei ciechi al patrimonio librario

Italia e Germania boicottano il libero accesso dei ciechi al patrimonio librario

I governi di Roma e Berlino si opporrebbero alla ratifica, da parte dell’Unione Europea, del Trattato di Marrakech, un documento che stabilisce il quadro giuridico per rendere milioni di libri accessibili a ciechi e ipovedenti di tutto il mondo.

da Redattore sociale
08 maggio 2015

BRUXELLES – I governi di Italia e Germania starebbero bloccando i progressi in materia di eccezioni al diritto d’autore per permettere a milioni di ciechi e ipovedenti in tutto il mondo un accesso più ampio a libri in Braille, in versione elettronica o a caratteri ingranditi.

Da Roma e da Berlino, infatti, ci si opporrebbe alla ratifica, da parte dell’Unione Europea, del Trattato di Marrakech, un accordo internazionale già firmato dall’UE nell’aprile del 2014, che in sintesi stabilisce un regime per lo scambio transnazionale di libri in formato accessibile. Il punto centrale di questo trattato è un articolo che autorizza le organizzazioni e le biblioteche dei ciechi a condividere le proprie raccolte di titoli accessibili con altre comunità parlanti la stessa lingua in tutto il mondo. Per esempio la Spagna e l’Argentina sarebbero in grado di condividere il proprio patrimonio librario accessibile di oltre 150 mila titoli con tutti i paesi dell’America Latina, non appena il governo di ciascun paese beneficiario avrà ratificato e adottato le misure per far entrare in vigore il Trattato.
A denunciare il boicottaggio della ratifica da parte della Germania e dell’Italia sono l’Unione Europea dei Ciechi (Ebu) e l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (Uici). Le due organizzazioni, in una nota, spiegano che “questa riluttanza non è dovuta tanto a tecnicismi legali, quanto alla carente volontà politica di garantire a tutte le persone non vedenti, ipovedenti e con altre disabilità di lettura il pieno accesso al patrimonio librario dell’umanità indipendentemente dai vincoli del diritto d’autore”.

Dietro al blocco di Germania e Italia ci sarebbe una diatriba su a chi spetti la competenza giuridica riguardante le eccezioni al copyright: dalle due capitali si sosterrebbe che essa sia condivisa fra Ue  e Stati membri, ma il servizio giuridico della Commissione e quello del Consiglio dell’Unione Europea, nonché diversi giudizi della Corte di Giustizia, indicherebbero il contrario, cioè che sia l’UE a avere competenza giuridica esclusiva  in materia (per chi volesse addentrarsi nei tecnicismi legali un blog con maggiori informazioni).

Mario Barbuto, Presidente dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS, ha espresso il proprio disappunto per la posizione assunta dal governo italiano il quale, ostacolando la ratifica del Trattato di Marrakech, non rispetta i suoi obblighi nei confronti dei disabili ai sensi dell’art. 30 della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità. “Il nostro governo non trae alcun vantaggio da questa posizione e perde, invece, una grande occasione per porre fine alla “carestia dei libri” assicurando a milioni di persone cieche e ipovedenti in tutto il mondo l’accesso all’educazione, alla cultura e allo svago attraverso la lettura”, ha dichiarato Barbuto.

La nota dell’Uici prosegue: “L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti  non riesce a comprendere le ragioni per cui l’Italia, che ha una legislazione particolarmente avanzata riguardo alle eccezioni al diritto d’autore in favore delle persone disabili, abbia assunto in seno al Consiglio dell’Unione europea una posizione chiaramente contrastante con le esigenze delle persone non vedenti in Europa e nel resto del mondo”

La scorsa settimana la Commissione europea ha proposto un compromesso che rispetta la sovranità dei singoli Stati membri dell’UE per quanto concerne la ratifica del Trattato di Marrakech pur affermando il principio della competenza giuridica dell’Unione europea.

“Respingendo questo compromesso – si legge nel comunicato delle due organizzazioni – i governi dell’Italia e della Germania hanno dimostrato scarsa flessibilità, al punto da compromettere un possibile accordo”.

L’Ebu e l’Uici spiegano che, se dovesse concretizzarsi il blocco della ratifica del Trattato di Marrakech da parte dell’Unione europea le barriere del diritto d’autore all’accesso alla cultura per i non vedenti continueranno ad esistere ancora per molti anni e i cittadini ciechi e ipovedenti dovranno attendere che la Corte di giustizia europea esprima il proprio parere ( (che secondo le due associazioni sarà indubbiamente favorevole alla competenza esclusiva dell’UE riguardo alla ratifica) e che l’UE adotti una nuova normativa quadro comunitaria sul diritto d’autore. Secondo i ciechi europei e italiani, questo ritardo, probabilmente di molti anni, non appare né ragionevole né giustificabile. Maurizio Molinari

Libro e Tablet

462 LIBRO E TABLET di Umberto Tenuta

CANTO 462 ESSERE/NON ESSERE ovvero DIVENIRE

La contrapposizione tra LIBRO e TABLET non giova nemmeno al LIBRO.

Peraltro, maledettamente spesso si associa alla contrapposizione TRADIZIONE/INNOVAZIONE

 

Hegel insegna che ESSERE e NON ESSERE si conciliano nel DIVENIRE.

L’uomo è storia, divenire: il passato vive nel presente, il presente ha le sue radici nel passato.

Senza passato, il presente è vuoto.

È il nulla!

Ma il passato è passato del presente.

Senza presente non esiste il passato.

Il passato del libro è la pergamena.

Il passato della pergamena è la lapide.

Il passato della lapide è la parola dell’uomo.

La Parola che ora gli uomini leggono sul display del tablet.

Oggi, la Parola di Luky.

Ieri, il pittogramma.

L’Altro Ieri, il bue cornuto.

L’Ontogenesi ripete la Filogenesi.

Ogni cucciolo d’uomo ripercorre in breve lasso di tempo la storia del genere umano.

All’inizio il bimbo manipola oggetti concreti.

Poi li sostituisce con le loro immagini.

Infine con la parola.

Prima orale.

Poi incisa sul marmo.

Sulla pergamena.

Sulla carta.

Ora sul Display del Tablet.

Indietro non si torna.

Ma tutto rivive nel Presente.

Il Passato vive nel Presente.

Il Tablet è la parete della Piramide.

È il foglio di papiro.

È la pergamena.

È la carta del libro.

È il display di cristallo del Tablet.

Oggi.

Domani la manica della camicia.

Nessuno fermerà il cammino dell’uomo.

Nemmeno le lamentazioni dei passatisti!

Laudatores temporis acti!

Aveva ragione Orazio.

Non muoiono mai coloro che appartengono al regno di coloro che non vivono più.

Morti anzitempo.

Purtroppo sono troppi!

 

 

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“Umberto Tenuta” − voce da cercare

Scuola che d’amor arde

SCUOLA CHE D’AMOR ARDE di Umberto Tenuta

CANTO 461 È buona la scuola che arde di amore in tutti i cuori.

Nei cuori dei dirigenti.

Nei cuori dei docenti.

Nei cuori degli studenti.

 

Studium in latino significa “passione, desiderio, impulso interiore“.

Scrive il Ferrarotti che <<La scuola non sembra in grado… di riportare lo studio al suo significato originario di studium, ossia amore, passione, avventura>>[1].

Non per nulla si è ricorsi all’obbligo scolastico, sancendolo nel codice penale.

La scuola come penitenziario.

Come luogo di pena.

Giovinette e giovinotti, tranquilli!

Se la vostra amata, se il vostro amato non vi ama, potete multarlo!

Potete condannarlo a pagar le pene dell’amore non corrisposto.

Amare è un obbligo.

Studiare è un obbligo.

A remare nella galea son condannati i nostri giovani.

E per essi non valgono nemmeno i condoni e le amnistie.

Forzati della scuola!

Possibile che eccellenti Ministri, esimi Consiglieri ministeriali, laboriosi Legislatori non si rendano conto della contraddizion che nol consente?

Obbligo di studiare.

Obbligo di amare.

Per gli studenti.

Per i docenti.

Un impiego, un ripiego, una penosa fatica!

Programmare, spiegare, interrogare, che dolorosa fatica!

E come volete che gli studenti di cotali docenti amino la Matematica, il Greco ed il Latino?
”Odio la Matematica e Chi la insegna!”

No, signori miei!

Odio Chi insegna la Matematica e, di conseguenza, odio la Matematica.

«Se il nostro pensiero e le nostre parole debbono muovere l’attività del discepolo, bisogna che qualcosa di vivo che è in noi passi nello spirito di lui come scintilla di fuoco ad accendere altro fuoco» (F. Enriques).

O docenti, amate la vostra disciplina!

Amatela con tutto il vostro cuore, amatela con tutta la vostra anima!

Il resto vi sarà dato!

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte,

che, come vedi, ancor non m’abbandona[2]

Altro che vendersi l’abecedario!

Finito l’anno scolastico, finiti gli esami, i vostri studenti continueranno a studiare, studieranno ancor di più.

Senza timori, senza obblighi, senza pene!

Lifelong learning.

Nasce il bimbo, curioso[3], innamorato della conoscenza.

Coltivate questo suo amore, o Madri, o Padri, o Maestre, o Maestri!

Create un’atmosfera d’amore nella scuola!

Amore della Matematica, Amore della Poesia, Amore della Musica, Amore della Botanica…

Dirigenti innamorati per docenti innamorati, per studenti innamorati!

O BUONASCUOLA, qui regna AMORE!

Finitela con le vostre ciance.

Nella BUONASCUOLA primeggia una sola cosa.

AMORE!

 

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[1]FERRAROTTI F., Leggere, leggersi, Donzelli, Roma, 1998 (Presentazione).

[2] DANTE, Inferno, V, 103.

[3] HODKIN R.A., La curiosità innata – Nuove prospettive dell’educazione, Armando, Roma, 1978.

Aggiornamenti sulla questione ispettiva

Aggiornamenti sulla questione ispettiva

di Gabriele Boselli

 

“E allora sorge spontanea una domanda: si ha bisogno di dirigenti tecnici?” (Mavina Pietraforte, EDSCUOLA, Aprile 2015)

 

Nel mutamento della forma-Stato tutti i sistemi ispettivi, da quelli sanitari a quelli scolastici e delle P.A. a quelli dell’economia etc. , andrebbero rimessi in grado di funzionare al meglio per dare alle istituzioni della Repubblica i necessari strumenti di analisi e progettazione scientificamente rigorosi e delle garanzie di equità e controllo.

Gli ispettori della P. I., da qualche tempo chiamati “dirigenti tecnici”, vanno impiegati per l’orientamento culturale e il miglioramento della qualità dei servizi, settori in cui la loro preparazione culturale, scientifica e tecnica e l’indipendenza di giudizio potrebbero costituire un elemento di impulso e di qualificazione dell’autonomia scolastica e un argine ai casi di strapotere dei politici e/o dei dirigenti amministrativi e scolastici.

 

Alla bella domanda sopra riportata della neoispettrice Mavina Pietraforte su Edscuola darei questa risposta: il bisogno ci sarebbe, e tanto, ma per troppi anni è apparso meglio soffocarlo, occultarlo, far morire di inedia la già gloriosa schiera. Ma non siamo morti, solo assopiti e possiamo svegliarci e realizzare appieno le possibilità di questo bel mestiere.

Vedrò di argomentarne, traendo in buona parte le mie considerazioni da quanto da me scritto per il Manifesto degli ispettori tecnici della Pubblica Istruzione. Per la qualità dello Stato e della scuola: la questione ispettiva, a cura di A. Bori, G. Boselli, R. Murano, C. Romano. Il manifesto avrebbe dovuto essere discusso in un convegno MIUR già fissato in Roma per il 29 gennaio 2008; fu poi improvvisamente disdetto “per imprevista assenza del sig. Ministro (Gelmini)” e rinviato sine die. Ancora oggi lo aspettiamo, se non altro per curiosità dato che gran parte degli estensori sono stati indesideratamente mandati in pensione. Pensione indesiderata, sì, perche far l’ispettore è nonostante tutto, a saperselo costruire, un mestiere tanto bello per chi lo pratica quanto strategicamente utile ai cittadini.

 

1. Idea di Stato

Quale il ruolo degli ispettori nella forma-Stato che si va profilando, anche per i mutamenti della Legge fondamentale? L’idea di Stato è stata e per me sarebbe ancora quella di un Ente che istituzionalizza (dà forma, garantisce, stabilizza) rapporti sociali ed economici altrimenti destinati al conflitto e alle prevaricazioni. Ma che ne è oggi dello Stato? La macchina dei media vi individua un orpello-fardello dell’Ottocento che dovrebbe dissolversi in una organizzazione politico-amministrativa molto snella, operante in regime di diritto privato e più funzionale all’economia. In questa prospettiva “liberista”, gli ispettori sono percepiti come inutile intralcio, tenditori di lacci e lacciuoli, al meglio semplicemente inutili, poiche il vero giudice della qualità sarebbe solo il Mercato.

Oltre le contingenze, dobbiamo invece sperare in una transizione di forma dello Stato -anche nelle sue varie articolazioni scolastiche- da sistema d’istituzioni pre-costituite ai soggetti individuali e collettivi, tendenzialmente autoreferenziali e preregolate da norme fisse a costellazione di istituzioni-servizio continuamente riprogettata in funzione dei soggetti fruitori reali e possibili. Con ispettori tecnici dei vari settori come punto di riferimento scientifico e agenti di controllo della qualità dei servizi resi. Il passaggio non dovrebbe infatti voler dire rinuncia delle strutture della Repubblica ad una propria intenzionalità etico-pedagogica, a una capacità di analisi scientifica e al dovere di prospettare agli operatori scolastici una gamma di scelte giuridicamente e scientificamente corrette.

Nella scuola gli ispettori sono soprattutto –insieme agli insegnanti- una manifestazione dello Stato come soggetto pensante oltre che vigilante. Il mutamento della forma/sostanza dello Stato comporterà una revisione profonda delle strutture organizzative generali e territoriali e dunque una ulteriore evoluzione della sua soggettualità: da Stato (scuole) “di tutti” a Stato (scuole) che sia anche “di ciascuno” assolva alla funzione di catalizzatore non unilateralmente selettivo del sapere.

 

2. Si divenga ispettori solo per concorso pubblico per esami e valutazione delle pubblicazioni

Tutta la funzione dirigente, amministrativa e ispettiva, è insidiata da alcuni fattori di discredito che vanno eliminati perché non più accettabili dalla coscienza etica del Paese. Bando dunque alle cooptazioni partititiche; si dovrebbe tornare a divenire ispettori o dirigenti amministrativi solo attraverso il superamento di pubblico e rigoroso concorso per esami e titoli. I nuovi “ispettori” nominati ai sensi dell’art.19 del DL 165/2001, tra cui non mancano in verità persone serie, preparate e moralmentemente rigorose, in buona parte sono insegnanti e presidi divenuti oggi   “ispettori” senza aver superato alcun concorso specifico per l’esercizio della funzione ispettiva.

Questo non è più accettabile: un dirigente ha come dover essere quello di un funzionario dello Stato, non del Governo pro tempore; il suo imperativo categorico è servire il Paese, la qualità della Scuola e non la coalizione partitica vincente. La latitanza dei concorsi pubblici per titoli ed esami (in verità l’assunzione per vie diverse investe tutti i ruoli), l’affido al sistema clientelare, l’estrema discrezionalità nella valutazione dei risultati nonché il sorvolare su presupposti di fatto e di diritto non rappresentano solo delle ingiustizie, ma costituiscono fattori di sfiducia presso docenti, dirigenti scolastici, utenti del pubblico servizio scolastico.

La nomina a tempo (ex art.19) di un ispettore tecnico non giova alla Scuola e può generare discontinuità e conseguenze negative sulla funzione tecnica, sulla qualità del servizio, sul valore delle terzietà dell’in-spicere, sulla responsabilità dirigenziale a cui sono tenuti gli ispettori tecnici con qualifica dirigenziale (ex DPR n.748/72, novellato dal d.lg. n.80 del 1998).

La funzione ispettiva peraltro contiene implicazioni di carattere costituzionale a garanzia della qualità del servizio scolastico nazionale. Essa deve dunque essere ridefinita sia dal punto di vista organizzativo che funzionale e tale compito non può essere svolto senza il fattivo contributo della stessa categoria degli ispettori tecnici. Per i prossimi concorsi occorrerà peraltro vigilare sulla impostazione altamente scientifica delle prove e sulla trasparenza nella valutazione di titoli e pubblicazioni.

 

3. Il (buon) lavoro degli ispettori presso il Ministero e negli Uffici Scolastici Regionali e Provinciali

Sul piano nazionale la normativa vigente già prevede che gli ispettori assolvano a compiti di alta consulenza tecnico-scientifica, facciano parte dei concorsi dirigenziali (anche dei quelli per dirigenti scolastici), redigano annualmente una relazione nazionale del corpo ispettivo, concorrano organicamente alla valutazione della costellazione scolastica. Tutto questo dovrebbe essere necessariamente ed effettivamente assicurato.

Per la funzionalità del ruolo ispettivo e per il bene della scuola appaiono necessari–

—Ripristino della Relazione annuale del Corpo Ispettivo (da redigersi anche sulla base delle Relazioni regionali)

—Istituzione di un organismo nazionale rappresentativo degli ispettori, che elegge democraticamente il Coordinatore e un gruppo ristretto di coordinamento nazionale. Tale organismo designa due ispettori presso il Comitato d’Indirizzo dell’INVALSI

— Possibilità di assegnazione agli uffici di ambito territoriale, alias UAT, al pari degli altri dirigenti di seconda fascia dell’area 1 (dirigenti ammnistrativi)

 

Anche negli Uffici regionali e provinciali si registra sovente l’assunzione in proprio da parte del dirigente amministrativo (direttamente o attraverso impiegati o distaccati di fiducia) anche delle competenze tecniche, con conseguente rallentamento o impedimento del lavoro dell’ispettore.

Bisognerebbe stabilire chiaramente che:

  1. Il dirigente tecnico si consulta con il dirigente amministrativo, risponde al Direttore generale USR per i riflessi amministrativamente rilevanti ed ha potere di autonoma decisione in campo tecnico nonchè di emissione e di firma sui documenti tecnico-pedagogici indirizzati alle scuole.
  2. Il DT può spedire comunicazioni alle scuole (es. invito a riunioni di studio o pareri tecnici di carattere generale), se la riunione non comporta spese, senza che il dirigente amministrativo abbia necessariamente autorizzato la spedizione.
  3. La concertazione sugli atti più rilevanti di ordine tecnico con il dirigente amministrativo ha necessario complemento in quella del dirigente tecnico sugli atti amministrativi di particolare importanza dell’Ufficio territoriale e dell’USR.
  4. I comandati e l’altro personale addetto all’ “Ufficio studi” fanno capo funzionalmente al dirigente tecnico titolare della funzione o dell’ufficio.
  5. Il coordinamento del GLIP va affidato esclusivamente ad un dirigente tecnico, anche di altra provincia se localmente non disponibile.

 

4. La missione (non “mission”, prego) di questo bel mestiere: riportare la cultura e la persona realmente al centro teleologico dell’organizzazione scolastica

Occorre più che mai che gli ispettori, un po’ impropriamente chiamati dirigenti tecnici (non dirigiamo, additiamo le direzioni di senso, un mondo dei fini; non siamo tecnici, ma essenzialmente persone di scienza e di penna), possano produrre e far valere una elaborazione culturale alta come base della progettazione nazionale regionale e provinciale e dello stesso modus operandi di tutti i membri dei vari Uffici, in modo da riportare la cultura e la persona realmente al centro di massimo impegno teleologico dell’organizzazione scolastica. Per questo i concorsi dovrebbero puntare all’accertamento del contributo dato dal candidato alle scienze dell’educazione.

Noi non abbiamo potere deterrente; solo se ci è dato modo di essere riconosciuti soggetti davvero capaci di magistero, attuatori di cultura e di scienze dell’educazione, potremo giustificare la nostra presenza. Per incrementare ulteriormente la qualita’ della scuola serve un corpo ispettivo che ne favorisca lo sviluppo, che la renda davvero di tutti e di ciascuno. Quella ispettiva può essere una stupenda funzione a garanzia di obiettivita’ e trasparenza; solo la sua terzieta’ le puo’ assicurare. L’autonomia degli ispettori accompagnerà le scuole nei nuovi scenari del mondo plurale e iperinfomatizzato.

La scuola ospita da sempre saperi di lungo respiro che –incontrandosi con il nuovo- portano a pensare le cose non solo come sono oggi ma come sono state e probabilmente muteranno. Nelle (rare) stagioni in cui è libera di lasciarsi muovere dal pensiero, quando sa essere crogiuolo del conoscere (anzichè catena di montaggio delle competenze e campo di espansione di interessi diversi), la scuola diventa organismo magistrale, posto sopra le oscillazioni della contingenza. E’ comunità di Maestri, (ovvero quel che ogni donna è uomo di scuola dovrebbe rappresentare) i quali seguono in primo luogo non le prescrizioni dei governi che passano ma le indicazioni che attraversano le epoche, che costituiscono il senso della storia, che preparano il futuro. Pur nella modestia delle sue forze, pur nella diffusa incomprensione del suo valore, è in-tesa a ogni area e stagione del Possibile. Gli ispettori siano i Maestri dei Maestri.

In vista di questa gamma di fini non dobbiamo cedere alla delusione, ma impegnarci per un forte rilancio della nostra funzione, da svolgersi nella pienezza di esercizio di quello spessore culturale, di quella fondazionalità scientifica, di quella serenità di valutazione e di espressione e di quella terzietà che caratterizzano lo status e le competenze ispettive; queste sono, e restano, non surrogabili. Un buon servizio ispettivo può essere l’inizio di una forte ripresa della nostra scuola, come di ogni altra attività dello Stato.

T. Breakwater, Canto di Natale 2020

Tom Breakwater, Canto di Natale 2020, fuori|onda, collana Reverie, novembre 2013, Lavis-TN

di Marta Fanfano

“Che botta ragazzi, davvero vecchio mio, è un peccato che tu non ci fossi, sai”.

breakwaterA Jack capitava spesso di parlare al suo vecchio amico Tom. Solo che Tom, era solo un ricordo.

Pochi anni prima era morto affogato durante un weekend ad Amsterdam, proprio dopo una delle sue solite serate con “ilvalidoJack” (tutto attaccato, così Jack era solito chiamarsi).

Siamo alla vigilia di Natale e, Jack, si trova, come ogni anno, a combattere con i fantasmi del passato. Riaffiora il ricordo della sua amata e, ormai perduta, Emily, che non gli dà tregua.

È la storia di un uomo circondato dal potere, dai soldi e dal sesso. Quello stesso uomo, si ritrova, alla vigilia di Natale, ad acquistare giocattoli per bambini a lui sconosciuti; subito dopo dentro ad una gioielleria per conto di un ragazzo appena conosciuto; e, inaspettatamente, si mette, “a nudo”, dietro il bancone di un bar, con il suo nuovo “amico” Stan. La sua, sarebbe stata, una condizione invidiabile se, non fosse stato, per quei maledetti fantasmi che tornavano ogni volta. Ma Jack sapeva, che, quando alzava un po’ troppo il gomito, succedeva sempre così. Quella stessa sera, però, in lui, cambia qualcosa, e decide di liberarsi dal tormentato passato e di iniziare a vivere.

Tom Breakwater propone una fantastica rivisitazione del noto romanzo di Charles Dickens, rinominato “Canto di Natale 2020”( pubblicato dalla casa editrice fuori|onda per la collana Reverie, novembre 2013, Lavis-TN). Un racconto che si sviluppa in 122 pagine e non fa perdere l’interesse, del lettore, fino all’ ultima frase. L’ autore, inoltre, ci regala un sorprendente finale.

Una storia capace di coinvolgere dagli adolescenti agli adulti; che mette in primo piano l’importanza degli errori del passato per poter migliorare il presente ed espone il tema della paura, sostenendo che il modo migliore per affrontarla è combatterla.

Giorno della Memoria per le vittime del terrorismo

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Giannini e Mattarella premiano le scuole vincitrici del concorso “Tracce di memoria” 

In occasione del “Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi” il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, e il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, premieranno le scuole vincitrici del concorso “Tracce di memoria”. 

La cerimonia si terrà domani, 9 maggio 2015, nell’Aula di Palazzo Madama, dalle ore 10.45 e sarà trasmessa in diretta dalle 11 alle 12 su Rai 2. Il concorso è promosso dal Miur, d’intesa con la Rete degli Archivi per non dimenticare e con la Direzione Generale per gli Archivi, per salvaguardare e trasmettere alle nuove generazioni la memoria delle vittime dei terrorismi e della criminalità organizzata.

Superpreside, sciopero record. La scuola è la palude di Renzi

da il Fatto Quotidiano

Superpreside, sciopero record. La scuola è la palude di Renzi

 

Secondo i numeri ufficiali ha aderito alla protesta il 65% dei docenti
il Pd non convince i sindacati che chiedono di incontrare il governo.

di Salvatore Cannavò

 

L’inadeguatezza di certi dirigenti politici si può desumere dall’ossessione per i social network. Il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, renziano convinto, riferendosi allo sciopero della scuola aveva dichiarato su Facebook che “in piazza ci sarà una minoranza del Paese, la più chiassosa, ma sempre di minoranza si tratta”.

Ieri il ministero ha diffuso i dati degli aderenti allo sciopero: si tratta di 618.066 tra docenti e assistenti tecnici e amministrativi. “Una cifra storica, mai vista almeno negli ultimi 25 anni”, dice chi il sindacato lo conosce da tempo. Nemmeno contro la Gelmini ci fu una partecipazione così ampia e massiccia. Due insegnanti su tre sono qualcosa di più di una “minoranza chiassosa” e in questo errore di valutazione c’è tutta l’impasse in cui si trova il governo Renzi.

LA DIFFICOLTÀ è visibile anche dagli incontri che si sono tenuti ieri con le rappresentanze sindacali. Non tanto e non solo perché questi incontri non hanno prodotto nulla. La difficoltà è visibile già nel fatto che il Pd si è presentato senza la sua ministra, Stefania Giannini, iscrittasi poche settimane fa e ormai esautorata. “Al suo posto mi sarei dimesso” dice Stefano Fassina, deputato dissidente ma che ha deciso di occuparsi a tempo pieno della riforma della scuola.

Nel gruppo parlamentare del Pd, e in particolare in quello che sta discutendo la riforma, c’è una diffusa contrarietà per come si sono messe le cose. La legge è stata scritta talmente male che la relatrice, sempre Pd, del provvedimento, Maria Coscia, la sta riscrivendo da capo. Solo che Renzi, il governo e lo stesso Pd si sono spinti molto in là con le proprie posizioni e tornare indietro è complicato.

Nei colloqui di ieri con Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, associazioni di genitori e studenti, il Pd ha proposto di ammorbidire alcuni punti della legge non andando oltre, però, l’ipotesi di un comitato di docenti che assista il dirigente scolastico nella gestione dei suoi poteri e senza garantire nulla sulle assunzioni dei precari. Il “preside-sindaco”, resta in piedi anche se dovrebbe assumere una forma più “costituzionale”. Altri segnali di dialogo sono stati lanciati in Commissione dove dalle deleghe al governo, previste all’articolo 21, è stata eliminata quella che riforma gli organi collegiali, quella che regola le procedure di assunzione e valutazione. Altro segnale, la norma che impone la continuità degli insegnanti di sostegni per gli alunni disabili. Ma è ancora poca roba rispetto allo scontro che si è verificato.

Se la Cisl, con Annamaria Furlan, ha voluto mettere l’accento sull’apprezzamento al dialogo mentre la Cgil, con Susanna Camusso e con Domenica Pantaleo, ha riscontrato scarsa disponibilità, tutti hanno messo l’accento sulla necessità di un incontro con il governo.

IL VICESEGRETARIO Pd, Lorenzo Guerini, titolare dell’incontro, ha promesso che ci sarà. Ma i tempi sono strettissimi, il 14 la legge va in aula e il 19 deve essere licenziata. Si fa quindi forte l’ipotesi che la battaglia vera si sposti al Senato dove la minoranza Pd può giocare un ruolo. L’approvazione entro il 19, però, espone il governo al giudizio degli insegnanti in vista del voto delle Regionali del 31 maggio e quindi la necessità di ottenere un risultato immediato.

I sindacati propongono di stralciare il provvedimento sulle assunzioni, approvandolo alla Camera e inviandolo al Senato per poi discutere con calma tutto il resto. Proposta rilanciata da Fassina, ma Renzi al momento non ha intenzione di accettare la proposta.

Ieri sera il Pd si è limitato a emanare un comunicato con il quale definisce “costruttivi e proficui” gli incontri di ieri impegnandosi a presentare “un pacchetto di emendamenti frutto degli incontri di questi due giorni”.

Solo fumo negli occhi, sottolinea il M5S con Beppe Grillo che lancia la sua proposta: togliete i soldi alle scuole private e dateli ai docenti perché la scuola ha bisogno di insegnanti più motivati.

Ddl scuola, il Pd dopo lo sciopero: presidi valutati e più fondi per scuole

da Corriere.it

Ddl scuola, il Pd dopo lo sciopero: presidi valutati e più fondi per scuole

Il pacchetto di emendamenti dei Dem: ma no a stralcio sulle assunzioni. Il bonus 200 milioni per «incentivare» prof ad andare negli istituti di periferia

di Claudia Voltattorni (cvoltattorni@corriere.it)

Roma «Tutti i docenti delle Gae saranno assunti a tempo indeterminato». Gli altri, i 23mila insegnanti della scuola per l’infanzia, «saranno assunti quando entrerà in vigore la delega sullo 0-6». Così il Pd presenta la sua «nuova» Buona Scuola, con gli emendamenti che modificano (di poco) il testo iniziale, ma che raccolgono le indicazioni ricevute dal mondo della scuola ascoltate dopo lo sciopero del 5 maggio e soprattutto dopo gli incontri avuti in questi due giorni con sindacati e associazioni. Indicazioni «ritenute utili per migliorare la legge».

Punti fermi

Due i punti fermi su cui non ci sono trattative né modifiche: il testo continuerà il suo iter parlamentare per essere approvato invia definitiva entro il 15 giugno; non ci sarà alcuno stralcio per l’assunzione dei precari che rimarrà invece all’interno del ddl. Lo spiega il presidente Pd Matteo Orfini: «Non era accettabile dividere il momento delle assunzioni dall’approvazione della riforma della scuola perché le due cose stanno insieme». Ma il concorso del 2016 sarà per «60mila abilitati e sarà prevista la valorizzazione dei titoli e del servizio svolto».

Modifiche

Intanto, le deleghe al governo scendono da 12 a 8. Cresce poi il fondo di perequazione del 5 per mille: dal 10% sale al 20 e servirà per finanziare le scuole più disagiate. «Così rispondiamo al leader Fiom Maurizio Landini – dice Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd – che ci accusa di costruire un sistema di scuole per ricchi e uno per poveri». Il fondo servirà proprio per quelle scuole cui non arriverà alcun 5 per mille o una quota molto bassa: «Il nostro intento e quello del governo – continua Puglisi – è di utilizzare l’istruzione per combattere le diseguaglianze territoriali e sociali».

Prof negli albi territoriali

Per quanto riguarda gli insegnanti, tutti i 100.701 neoassunti finiranno negli albi territoriali da cui i presidi potranno «individuarli» in base al curriculum. Ma gli stessi prof potranno proporsi alle scuole inviando il proprio cv. Gli scatti di anzianità non saranno toccati. Se il dirigente non compie alcuna scelta, sarà a quel punto l’Ufficio scolastico regionale ad assegnare i prof alle varie scuole. Non solo.

Il preside e il merito

Il dirigente, insieme con un comitato di valutazione composto da docenti e rappresentanti di studenti e genitori potrà disporre del fondo annuo dei 200 milioni di euro destinato a premiare i prof più bravi: nel caso di scuole periferiche o disagiate, il preside con il comitato potrà «incentivare» i propri docenti a restare nella propria scuola o «attrarre» i più bravi, proprio con quei fondi. L’operato del preside verrà comunque verrà valutato ogni 3 anni, forse da un comitato interno e sicuramente dagli ispettori del Miur il cui numero aumenterà. ma «non vogliamo disegnare un preside manager o uno sceriffo – continua Puglisi -, vogliamo un responsabile che sia in grado di rispondere degli esiti delle scuole».

«Non basta»

«Non bastano incontri tardivi e piccoli aggiustamenti per raccogliere la forte spinta al cambiamento lanciata dalle piazze del 5 maggio. Per cambiare davvero la riforma è necessario modificare radicalmente i punti fondamentali del provvedimento» così rispondono alle modifiche le 32 associazioni firmatarie dell’appello «La Scuola che cambia il Paese». E pure le opposizioni attaccano. Per Sel, quello del governo «resta un testo autoritario, sbagliato e pasticciato che andrebbe immediatamente ritirato». E per il M5S i nuovi emendamenti della relatrice Maria Coscia «peggiorano ulteriormente il Ddl. Sono indifendibili». E pure i sindacati (Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola Gilda e Snals), che aspettano ancora una risposta alla loro richiesta di incontro con il governo, avvertono che «in assenza di adeguate risposte la mobilitazione continuerà fino a coinvolgere le attività di scrutinio finale».

Alla Camera la prossima settimana

L’esame del testo da parte della commissione Istruzione della Camera continua anche nel fine settimana: entro lunedì dovrà essere concluso. E il 12 maggio incontreranno di nuovo associazioni e sindacati. Martedì il ddl 2994 arriverà alla Camera per essere approvato (o meno) il 19 maggio.

Faraone: “Nella Buona Scuola un cambiamento rivoluzionario del sostegno”

da La Stampa

Faraone: “Nella Buona Scuola un cambiamento rivoluzionario del sostegno”

“C’è bisogno di una specializzazione sulle singole disabilità, la preparazione attuale è troppo generica. Stare in classe con un disabile è formativo per i ragazzi”
paolo martone

Nella “Buona Scuola” cosa è previsto per l’inclusione degli alunni disabili?

C’è una proposta di cambiamento rivoluzionario dell’organizzazione del sostegno. Un aspetto che noi dobbiamo valorizzare di più nel nostro Paese, e che non c’è in molti altri Paesi europei, è il tema dell’inclusione e il fatto che per fortuna sono scomparse le classi e le scuole speciali. All’interno di questo ci sono elementi di grande positività e di inclusione davvero funzionanti, ma ci sono anche elementi di ipocrisia.

Quali?

A volte accade che l’inclusione non funziona, e il luogo speciale diventa il corridoio. Si porta fuori il ragazzo o la ragazza che in questo modo non riceve un trattamento corretto. Nella “Buona Scuola” c’è un modello di selezione e formazione e pensiamo di realizzare una nuova figura: l’insegnante di sostegno specializzato nelle singole disabilità. Queste figure oggi mancano. Oggi c’è una formazione generalista dell’insegnante di sostegno, e dentro questa figura ci sta tutto. Può capitare che un’insegnante di sostegno debba avere a che fare con un ragazzo non vedente e non possieda gli strumenti per farlo, oppure che non abbia una formazione adatta all’autismo. Ovviamente tutto questo funziona se si costruisce una sinergia con la classe e l’insegnante curricolare, e se il sistema educativo scolastico è integrato con il sistema educativo familiare.

Oggi che formazione ha il personale di sostegno?

Noi abbiamo un grande patrimonio, con tantissimi bravi insegnanti di sostegno. Il problema è che in questo momento le differenze di formazione tra un docente curricolare e uno di sostegno sono un anno di formazione generalista sul sostegno. C’è una similitudine enorme nei percorsi formativi. Questo da un lato è un bene per la sinergia, viceversa per le disabilità più gravi questa formazione così lieve rischia di non far funzionare il meccanismo di inclusione. Noi abbiamo bisogno di costruire una formazione e una specializzazione sulle singole disabilità.

Ma attualmente fa parte dei doveri di ogni insegnante occuparsi degli alunni disabili o è un compito che ricade esclusivamente sui docenti di sostegno?

La parola “sostegno” è da intendere al contrario rispetto a come viene intesa nel nostro Paese. Il sostegno è alla classe più che al singolo alunno disabile, cioè alla costruzione di una coscienza e di un percorso che faccia in modo che il tema dell’inclusione diventi un elemento educativo per i ragazzi che stanno in classe con un disabile. Questa mia interpretazione oggi in Italia non c’è, il tema del sostegno viene legato al singolo alunno. Il ruolo dell’insegnante curricolare è indispensabile perché il ruolo del docente di sostegno non è quello di isolare il disabile dal resto della classe, serve a costruire la sinergia. Altrimenti viene fuori l’ipocrisia di cui parlavo prima.

Il nostro articolo con la storia di Chiara ha ricevuto molti commenti anche da parte di insegnanti. Alcuni hanno criticato l’atteggiamento della loro collega per aver rivelato una presunta impossibilità nel gestire l’alunna disabile in classe facendo contemporaneamente bene il suo lavoro di docente. Altri hanno visto nell’articolo un “attacco” agli insegnanti. Lei cosa ne pensa?

Io penso che l’insegnante che si rassegna e dice che un alunno disabile rende impossibile la didattica è un insegnante che si arrende rispetto al tema dell’inclusione. Questa è l’idea che ha spinto in passato a costruire le classi e le scuole speciali. Io credo che la ricchezza della scuola italiana è un elemento formativo per i ragazzi. Avere a che fare con un ragazzo disabile, riuscire a starci insieme, costruire un rapporto positivo. Tutto questo è formazione. E spesso vale di più di molte ore di lezione. Se cominciamo a pensare che anche quella è formazione ci rendiamo conto che non si sta perdendo un minuto.

Ddl scuola, il Pd dopo lo sciopero: presidi valutati e più fondi per scuole

da Corriere della sera

Ddl scuola, il Pd dopo lo sciopero: presidi valutati e più fondi per scuole

Il pacchetto di emendamenti dei Dem: ma no a stralcio sulle assunzioni. Il bonus 200 milioni per «incentivare» prof ad andare negli istituti di periferia

Claudia Voltattorni

Roma «Tutti i docenti delle Gae saranno assunti a tempo indeterminato». Gli altri, i 23mila insegnanti della scuola per l’infanzia, «saranno assunti quando entrerà in vigore la delega sullo 0-6». Così il Pd presenta la sua «nuova» Buona Scuola, con gli emendamenti che modificano (di poco) il testo iniziale, ma che raccolgono le indicazioni ricevute dal mondo della scuola ascoltate dopo lo sciopero del 5 maggio e soprattutto dopo gli incontri avuti in questi due giorni con sindacati e associazioni. Indicazioni «ritenute utili per migliorare la legge».

Punti fermi

Due i punti fermi su cui non ci sono trattative né modifiche: il testo continuerà il suo iter parlamentare per essere approvato invia definitiva entro il 15 giugno; non ci sarà alcuno stralcio per l’assunzione dei precari che rimarrà invece all’interno del ddl. Lo spiega il presidente Pd Matteo Orfini: «Non era accettabile dividere il momento delle assunzioni dall’approvazione della riforma della scuola perché le due cose stanno insieme». Ma il concorso del 2016 sarà per «60mila abilitati e sarà prevista la valorizzazione dei titoli e del servizio svolto».

Modifiche

Intanto, le deleghe al governo scendono da 12 a 8. Cresce poi il fondo di perequazione del 5 per mille: dal 10% sale al 20 e servirà per finanziare le scuole più disagiate. «Così rispondiamo al leader Fiom Maurizio Landini – dice Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd – che ci accusa di costruire un sistema di scuole per ricchi e uno per poveri». Il fondo servirà proprio per quelle scuole cui non arriverà alcun 5 per mille o una quota molto bassa: «Il nostro intento e quello del governo – continua Puglisi – è di utilizzare l’istruzione per combattere le diseguaglianze territoriali e sociali».

Prof negli albi territoriali

Per quanto riguarda gli insegnanti, tutti i 100.701 neoassunti finiranno negli albi territoriali da cui i presidi potranno «individuarli» in base al curriculum. Ma gli stessi prof potranno proporsi alle scuole inviando il proprio cv. Gli scatti di anzianità non saranno toccati. Se il dirigente non compie alcuna scelta, sarà a quel punto l’Ufficio scolastico regionale ad assegnare i prof alle varie scuole. Non solo.

Il preside e il merito

Il dirigente, insieme con un comitato di valutazione composto da docenti e rappresentanti di studenti e genitori potrà disporre del fondo annuo dei 200 milioni di euro destinato a premiare i prof più bravi: nel caso di scuole periferiche o disagiate, il preside con il comitato potrà «incentivare» i propri docenti a restare nella propria scuola o «attrarre» i più bravi, proprio con quei fondi. L’operato del preside verrà comunque verrà valutato ogni 3 anni, forse da un comitato interno e sicuramente dagli ispettori del Miur il cui numero aumenterà. ma «non vogliamo disegnare un preside manager o uno sceriffo – continua Puglisi -, vogliamo un responsabile che sia in grado di rispondere degli esiti delle scuole».

«Non basta»

«Non bastano incontri tardivi e piccoli aggiustamenti per raccogliere la forte spinta al cambiamento lanciata dalle piazze del 5 maggio. Per cambiare davvero la riforma è necessario modificare radicalmente i punti fondamentali del provvedimento» così rispondono alle modifiche le 32 associazioni firmatarie dell’appello «La Scuola che cambia il Paese». E pure le opposizioni attaccano. Per Sel, quello del governo «resta un testo autoritario, sbagliato e pasticciato che andrebbe immediatamente ritirato». E per il M5S i nuovi emendamenti della relatrice Maria Coscia «peggiorano ulteriormente il Ddl. Sono indifendibili». E pure i sindacati (Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola Gilda e Snals), che aspettano ancora una risposta alla loro richiesta di incontro con il governo, avvertono che «in assenza di adeguate risposte la mobilitazione continuerà fino a coinvolgere le attività di scrutinio finale».

Alla Camera la prossima settimana

L’esame del testo da parte della commissione Istruzione della Camera continua anche nel fine settimana: entro lunedì dovrà essere concluso. E il 12 maggio incontreranno di nuovo associazioni e sindacati. Martedì il ddl 2994 arriverà alla Camera per essere approvato (o meno) il 19 maggio.

Riforma, ecco la “tiepida” risposta del Pd alla piazza e ai sindacati

da La Tecnica della Scuola

Riforma, ecco la “tiepida” risposta del Pd alla piazza e ai sindacati

Le principali modifiche al ddl: le GaE si chiuderanno per svuotamento, ma subito niente assunzioni per i 23mila maestri della scuola d’infanzia; confermato lo stop alle supplenze dopo i 36 mesi, ma senza retroattività; l’abilitazione con Tfa e Pas varrà solo per i concorsi a cattedra; gli albi territoriali saranno sub-provinciali, con i prof scelti dal preside; i 25mila euro scarsi ad istituto per la premialità verranno assegnati dal dirigente affiancato da due docenti, rappresentanti di genitori e studenti.

Il Pd avrebbe allestito in tempo record, meno di un giorno, il pacchetto di emendamenti al ddl di riforma della scuola. Le modifiche sono scaturite a seguito delle proteste e degli scioperi dei giorni scorsi, ma anche dal confronto tenuto al Nazareno il 6 e 7 maggio con i rappresentanti dei sindacati, delle associazioni di genitori e degli studenti.

Detto che per avere una quadro completo del testo occorrerà anche visionare i decreti attuativi, cominciano a trapelare i primi cambiamenti al provvedimento originale. A dire il vero, si tratta più di “ritocchi” che di stravolgimenti.

Ve li proponiamo, così come sono stati riassunti dall’agenzia di stampa Ansa.

ASSUNZIONI – Verrà chiarito che saranno assunti tutti i precari delle graduatorie a esaurimento che si chiuderanno per svuotamento. Resteranno soltanto 23.000 docenti della scuola d’infanzia che verranno assunti in un secondo tempo, quando diventerà legge la riforma del percorso scolastico 0-6 anni (una delle materie oggetto di delega).

CONTRATTI LAVORO A TEMPO DETERMINATO – Viene stabilito che la norma che pone il limite temporale di 36 mesi come durata massima per i rapporti di lavoro a tempo determinato del personale scolastico non avrà valore retroattivi.

CONCORSO – riguarderà 60.000 abilitati. Il successivo regolamento del concorso valorizzerà titoli di studio e servizio svolto (in questo modo si va incontro alle istanze di coloro che hanno frequentato Tfa, Pas, Siss ecc…).

DIRIGENTI SCOLASTICI – “Lungi da noi l’idea di un preside-sceriffo, ma occorre che, come in qualsiasi altro comparto statale – ha spiegato Francesca Puglisi – un responsabile per la rendicontazione degli esiti della scuola”. E’ già stato approvato un emendamento in base al quale il preside da gli indirizzi per il piano dell’offerta formativa triennale, il collegio dei docenti lo elabora e il consiglio d’istituto lo approva.

ALBI TERRITORIALI – Si sta mettendo a punto un emendamento per chiarire l’obiettivo degli Albi che avranno una dimensione sub-provinciale e accoglieranno persone tutte assunte a tempo indeterminato. Gli insegnanti verranno scelti dal preside sulla base del curriculum ma potranno essere gli stessi docenti a inviare una domanda alla scuola nella quale vorrebbero insegnare.

PREMIALITA’ – Per quanto riguarda i 200 milioni di premialità distribuiti agli insegnanti, la scelta viene affidata al preside, ma il dirigente scolastico sarà affiancato da un Comitato di valutazione di cui faranno parte due insegnanti, rappresentanti dei genitori e degli studenti. La premialità potrà essere utilizzata anche per “trattenere” gli insegnanti ritenuti validi nella scuola in cui già lavorano.

PRESIDI VALUTATI OGNI 3 ANNI – I dirigenti scolastici verranno valutati ogni 3 anni da un Comitato di valutazione (istituito presso gli uffici scolastici regionali). Ispettori del ministero (corpo che verrà rafforzato) visiteranno le scuole per verificare il loro funzionamento. Sui risultati si giocherà la quota premiale dello stipendio.

DIRITTO ALLO STUDIO – La norma verrà meglio dettagliata nei principi direttivi che affidano la delega al Governo.

5 PER MILLE – E’ già previsto un Fondo di perequazione statale: la percentuale attualmente del 10% sarà portata al 20%.

DELEGHE – E’ stata stralciata dal test la delega sulla riforma degli organi collegiali per la quale verrà avviato un percorso di lavoro con le associazioni del mondo della scuola. Eliminate anche le deleghe sull’autonomia scolastica, sulla scuola digitale e sugli Its (sarà inserito direttamente nel ddl ciò che si vuol fare per rilanciare questo segmento dell’istruzione). Via anche la delega riferita alle modalità di assunzione, formazione e valutazione del dirigente scolastico che sarà meglio normata nel ddl.

Intanto, si confermano i tempi di approvazione del testo: il 19 maggio toccherà all’Aula di Montecitorio, poi arriverà al Senato, dove il sì definitivo è previsto nella seconda decade di giugno. Proteste e contestazioni permettendo.

Organico di diritto ridotto all’osso. Altro che organico funzionale!

da La Tecnica della Scuola

Organico di diritto ridotto all’osso. Altro che organico funzionale!

Mentre il Governo Renzi promette più insegnanti in tutte le scuole, pari ad un aumento dei posti di quasi l’8% per ogni scuola, nel frattempo si sta producendo un organico di diritto ridotto all’osso.

I vari ambiti territoriali stanno lavorando, con calcolatrice alla mano, sugli organici di diritto 2015/2016. Tutte le cattedre sono state fatte, cercando di non concedere ore eccedenti a nessuna classe di concorso e riportando in modo rigido e vincolato le cattedre alle canoniche 18 ore. Anche per 2 sole ore mancati, il docente titolare di una scuola, dovrà completare in altra scuola, in modo da fare una cattedra orario esterna.

Per il prossimo anno, le cattedre orario esterne sono molto più diffuse dell’anno scolastico che si sta concludendo.

Dai dati acquisiti, ancora parziali, ma molto indicativi, i docenti in soprannumero nella propria scuola e quelli che si troveranno in esubero provinciale, sono ancora una volta in crescita. Rispetto a questi dati e alla prospettiva di maggiori esuberi, nasce spontanea una riflessione: “perché non concedere un maggiore numero di ore in organico di diritto?”.

La domanda è lecita, visto che il Governo non perde occasione di ricordare che il prossimo anno ci sarà l’organico funzionale, e quindi ogni scuola potrà contare in un maggiore numero di insegnanti. Nonostante queste promesse, si continua a fare gli organici in modo risicato, non concedendo quelle ore eccedenti per le classi di concorso in sofferenza e per recuperare qualche soprannumerario, in modo da evitare qualche esubero.

Questo metodo di fare gli organici non ci convince, e per dirla tutta va anche in senso contrario alla volontà politica di creare l’organico funzionale. Sono le illogicità di un sistema che è male amministrato e che non tiene conto del reale bisogno di organico.

Infatti, il prossimo organico funzionale, che dovrebbe essere varato con il DdL scuola, non è stato pensato e studiato per un’effettiva utilità funzionale, ma solo per consentire l’inserimento in ruolo di almeno 50mila docenti oltre quelli del normale turnover. Intanto, stando ai fatti reali, l’organico funzionale resta ancora una probabilità, mentre l’organico di diritto è una realtà, fatta di tagli e ristringimenti di cattedre. In questi giorni si stanno componendo gli organici delle scuole secondarie di secondo grado, e la conseguenza di ciò, sono i numerosissimi soprannumeri che le segreterie scolastiche stanno comunicando agli interessati, che dovranno entro 5 giorni da tale comunicazione produrre richiesta di trasferimento in modalità cartacea. Speriamo solo che, con l’organico funzionale, se verrà attuato, si dia ai perdenti posto la precedenza, se lo vorranno, di rientrare nelle loro scuola di titolarità.

Sindacati: Governo non ascolti? E noi fermiamo gli scrutini!

da La Tecnica della Scuola

Sindacati: Governo non ascolti? E noi fermiamo gli scrutini!

I segretari generali di Flc-Cgil – Cisl-Scuola – Uil-Scuola – Snals Confsal – Gilda Unams hanno stilato un documento nel quale si lamenta la pessima risposta del Governo al personale che il 5 maggio ha scioperato in massa. Prosegue comunque la mobilitazione grazie ad una rete di informazione costante nelle scuole.

Quello di martedì 5 maggio è stato lo sciopero più partecipato del personale della scuola. Anche la Funzione Pubblica ne ha certificato la portata. Quasi l’80% del personale della scuola ha rinunciato ad una giornata di lavoro, ha partecipato alle manifestazioni, per far sentire forte la protesta nei confronti del provvedimento ora all’esame della Camera.

La partecipazione delle famiglie, di tante associazioni e degli studenti, gli attestati di solidarietà, hanno mostrato come il tema della scuola e il rispetto per chi la fa funzionare, sia fortemente sentito come fondante per il nostro Paese.

Dopo tre giorni è irresponsabile da parte del Governo – che avrebbe dovuto rispondere immediatamente ad una protesta così ampia del mondo della scuola e al segnale chiaro di uno sciopero così partecipato – non aver convocato i sindacati che hanno indetto lo sciopero per affrontare i tre punti chiari che sono stati posti: precari, superpoteri al dirigente, tutele contrattuali e rinnovo del contratto nazionale.

Tre giorni durante i quali sono continuate le proteste nelle scuole, proprio in una fase delicatissima dell’anno scolastico.

Ora è urgente una convocazione da parte del Governo. Non si può ignorare che lo sciopero del 5 maggio ha confermato che sul disegno di legge non c’è il consenso del Paese e del mondo della scuola e senza scelte condivise non si può migliorare la qualità del sistema di istruzione e formazione.

In merito agli emendamenti che la Commissione Cultura della Camera sta predisponendo, e che ci sono stati annunciati nel corso dell’incontro con il partito democratico, seguiremo con attenzione tutti gli esiti ribadendo la necessità che ci siano radicali cambiamenti del testo del disegno di legge.

Intanto abbiamo attivato una campagna capillare di informazione nelle scuole, attraverso le Rsu di tutti i sindacati scuola, per coinvolgere il personale della scuola sugli esiti del confronto e del dibattito parlamentare.

Continueremo la mobilitazione in tutte le realtà territoriali con iniziative, che coinvolgeranno le istituzioni locali, le rappresentanze politiche, la cittadinanza, che facciano sentire le ragioni di merito che sono alla base della proteste dei sindacati su precariato del personale ata e docente, superpoteri al dirigente come figura monocratica e contrattazione.

Sulle criticità del disegno di legge abbiamo inviato ripetutamente alle forze politiche e al Governo le nostre proposte.

In assenza di adeguate risposte la mobilitazione continuerà fino a coinvolgere le attività di scrutinio finale.

Grillo attacca: “Gli insegnanti devono essere pagati bene. Togliere fondi alla scuola privata”

da La Tecnica della Scuola

Grillo attacca: “Gli insegnanti devono essere pagati bene. Togliere fondi alla scuola privata”

Il leader del M5S, a Montecitorio per protestare contro le sanzioni decise dalla presidenza della Camera a carico dei deputati stellati, parla anche della scuola.

Beppe Grillo torna a vestire sulla scena politica interpretando in piazza Montecitorio una vera e propria gag per le telecamere al sit-in dei parlamentari a 5 stelle. L’occasione è la nuova ondata di sanzioni decisa dalla presidenza della Camera a carico dei deputati stellati, oltre seicento giorni di sospensione per i disordini del febbraio scorso. Grillo parla anche della scuola approfittando della difficoltà del Pd sul terreno della riforma della scuola, assumendo una posizione molto netta: “I cinquecento milioni che si danno alla scuola privata io li depisterei sulla scuola pubblica”, spiega. E gli insegnanti “devono essere pagati bene”, magari facendo finanziare la cultura “da chi la distrugge: dagli spot, dalla pubblicita’, che insinua comportamenti sbagliati, da quelli che vendono bava, parlano di mondi che non esistono”.

 

Precari, mancata presentazione domanda d’aggiornamento: la cancellazione dalle GaE è illegittima

da La Tecnica della Scuola

Precari, mancata presentazione domanda d’aggiornamento: la cancellazione dalle GaE è illegittima

Importante sentenza emessa dal Tribunale del lavoro di Pavia, che ha stabilito l’inefficacia della cancellazione dalle graduatorie ad esaurimento di una docente, la quale era stata depennata per non aver prodotto domanda d’aggiornamento per il triennio 2014-2017.

È illegittimo cancellare dalle graduatorie ad esaurimento un docente che, per vari motivi, non ha prodotto domanda di aggiornamento per il triennio 2014-2017. A stabilirlo, con sentenza depositata il 7 maggio scorso, è stato il Tribunale del lavoro di Pavia, che ha quindi dichiarato inefficace la decisione dell’Ambito territoriale locale di depennare, nella fattispecie una docente, per la mancata presentazione della richiesta di aggiornamento di posizione nella graduatoria provinciale.

L’insegnante, difesa dall’avvocato Dino Caudullo del Foro di Catania, in occasione della procedura di aggiornamento delle GaE disposta con DM 235/2014, aveva infatti dimenticato di presentare la domanda di aggiornamento. Proprio in considerazione dell’espressa previsione contenuta nel decreto, l’Amministrazione scolastica locale aveva proceduto al suo depennamento definitivo dalle graduatorie.

“Fino ad oggi – spiega il legale che ha tutelato la docente precaria – le varie pronunce giurisprudenziali intervenute positivamente a favore dei docenti depennati, avevano riguardato i casi in cui, in seguito al depennamento per non aver presentato la domanda di permanenza/aggiornamento, era stato negato il diritto al reinserimento in occasione della procedura di rinnovo delle GaE successiva al depennamento medesimo”.

“Con la sentenza in questione, invece, viene dichiarata dal giudice del lavoro l’illegittimità del depennamento quale conseguenza automatica della mancata presentazione della domanda, a prescindere dalla richiesta di reinserimento nelle graduatorie”, conclude Caudullo.

Cosa accadrà ora? È molto probabile che questo precedente giurisprudenziale possa tornare utile ai numerosi docenti depennati per non aver presentato la domanda di permanenza o aggiornamento: non sono in pochi, infatti, a sperano nel reinserimento anche per rimanere tagliati fuori dal piano straordinario di assunzioni annunciato dal Governo Renzi.