LETTERA E VIDEO NON CONVINCONO GLI INSEGNANTI

GILDA A RENZI: LETTERA E VIDEO NON CONVINCONO GLI INSEGNANTI

“Dopo il flop degli incontri con sindacati, studenti e famiglie, ai quali non ha partecipato delegando esponenti del suo Governo, adesso Renzi si spende personalmente con un video e inviando ai docenti la famosa lettera usa toni da televendita. E’ chiaro che il Governo si trova in evidente difficoltà se lo stesso Presidente del Consiglio deve difendere il DDL tra l’altro con argomenti che volutamente tacciono i nodi che il sindacato contesta”.
E’ quanto dichiara Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti.
“Non parla difatti né nel video né nella lettera della chiamata diretta dei docenti da parte dei presidi – incalza Di Meglio – e neppure degli ambiti, che vedono la perdita della titolarità dei docenti.
“Sulla questione dei soldi poi abbiamo ampiamente dimostrato che i 500 euro per la formazione e i 200ml per il merito sarebbero stati meglio impiegati per un contratto nazionale, che da 7 anni i docenti attendono. Per non parlare delle previsioni del DEF -aggiunge Di Meglio- che indicano un calo delle risorse destinate alla scuola nei prossimi 15 anni”.
“Rispediamo quindi al mittente lettera e video -conclude Di Meglio- il movimento dei docenti continua la sua battaglia per una scuola pubblica statale di tutti e non del preside-sceriffo”.

Riflessione critica sulla Buona Scuola, sulle prove INVALSI, sul significato e le valenze della parola “autonomia”

Il Collegio dei Docenti del Liceo Classico Garibaldi di Palermo, in sintonia e in continuità con i documenti approvati negli anni precedenti su tematiche analoghe, avverte l’obbligo professionale di esprimere il proprio disaccordo e di manifestare il proprio sconcerto, dal punto di vista didattico-educativo, culturale e civile, per il disegno di legge detto della ‘buona scuola’, che risulta molto distante, nella sua ispirazione e nel suo impianto globale, dall’autentica esigenza di miglioramento della scuola attuale, già buona per la buona volontà e lo spirito di sacrificio dei docenti e del personale A.T.A..

Constata esterrefatto che l’attuazione di punti rilevantissimi del disegno di legge è delegata, pressoché in bianco, alla discrezionalità del potere esecutivo.

Reputa fuorviante l’uso, frequente sui media, del termine ‘autonomia’ per indicare il rafforzamento delle prerogative dei Dirigenti Scolastici e la presenza di finanziatori privati -in tendenziale conflitto con la libertà d’insegnamento, costituzionalmente garantita- nella gestione complessiva della scuola.

Osserva che ben altro è stato il senso dell’autonomia sperimentata con successo da tante scuole, compresa la nostra, fino a quando essa è stata loro sottratta da una precedente riforma che ha posto fine a esperienze culturali vivaci e fruttuose: un’autonomia che valorizzava e stimolava la propositività e la creatività degli insegnanti facendo del Collegio dei Docenti, vero centro della didattica, una fucina di idee e di iniziative pur nei limiti delle risorse economiche.

Considera le prove INVALSI estranee all’obiettivo, finora costantemente perseguito, di formare persone dotate di senso critico e non persone addestrate a comportamenti standardizzati e dunque non significativi culturalmente.

Rifiuta con forza l’idea che la disoccupazione giovanile dipenda dall’attuale sistema educativo e che la soluzione consista nell’alternanza scuola-lavoro e ribadisce piuttosto che il ruolo fondamentale della scuola pubblica deve rimanere la formazione di uomini e cittadini che, al termine dell’intero ciclo scolastico, sappiano scegliere consapevolmente l’ambito lavorativo in cui mettere a frutto conoscenze e competenze acquisite e realizzare attitudini e inclinazioni personali.

Auspica la doverosa rapida assunzione dei precari, da non barattarsi con l’approvazione di una normativa i cui danni per le future generazioni appaiono a questo Collegio irreparabili e incalcolabili.

Sa bene infatti che la scuola va migliorata e valorizzata, ma non crede che il cambiamento sia di per sé positivo, quando non è orientato nel giusto senso.

Invita perciò con convinzione le forze politiche, le organizzazioni sindacali, i movimenti della società civile, l’opinione pubblica a individuare, nell’ambito di competenza e nel rispetto della legge, tutte le modalità idonee, appropriate, efficaci per evitare una trasformazione della scuola pericolosamente imminente.

 

Approvato dal Collegio dei Docenti del Liceo Garibaldi il 13 Maggio 2015

FAME DI EDUCAZIONE, SETE DI GIUSTIZIA

Venerdì 15 maggio 2015, ore 16,30

FAME DI EDUCAZIONE, SETE DI GIUSTIZIA
Quali sfide per la scuola?
Interviene padre Giacomo Ribaudo

Presso Parrocchia Maria SS delle Anime Decollate –PALERMO –
Zona Ponte Ammiraglio – Fiume Oreto

Abbiamo scelto un relatore e un luogo significativi: padre Giacomo, da sempre impegnato in zone “difficili” e in aiuto ai più deboli; la chiesa delle Anime Decollate, che per secoli ha accolto (nell’attiguo cimitero, ormai scomparso perché distrutto da un esondazione del fiume) centinaia di vittime (colpevoli o innocenti) di pubbliche esecuzioni. Nella stessa zona c’era il “ponte delle teste mozze” che permetteva l’attraversamento del fiume, ma anche l’esposizione “a pubblico monito e ludibrio” delle teste dei decapitati. Secondo la tradizione, la chiesa è stata ed è frequentata da numerosi fedeli per propiziare la concessione di “grazie”.
Sarà possibile posteggiare nel campo sportivo adiacente la chiesa. Seguire Via Decollati (senso unico, ingresso da Via Oreto, accanto al fiume). Possibile accesso a piedi da Corso dei Mille (prima del ponte Oreto). La storia della chiesa e delle anime decollate è molto interessante. E’ opportuno leggere sue notizie in internet.
……………………………………………………………………………………………………………………………………….
Le iniziative sono organizzate in collaborazione con la Sezione AIMC di Palermo.
Il programma potrà subire variazioni e integrazioni. Ai fini organizzativi e del rilascio dell’attestato di partecipazione è opportuno segnalare per tempo la partecipazione scrivendo a: sezione.palermo@aimc.it
Coloro che comunicheranno l’adesione riceveranno specifiche informazioni, nel caso di variazione del programma.

L’AIMC è riconosciuta dal Ministero Istruzione, Università e Ricerca come soggetto qualificato per la formazione
(Decreto prot. 1211 del 5.7.2005).

Perché è necessario stare dalla parte dei docenti

Disegno di legge “la buona scuola”

PERCHE’ E’ NECESSARIO STARE DALLA PARTE DEI DOCENTI

Gli emendamenti al DDL: la logica è quella del compromesso fra i poteri (del nulla) all’interno della scuola

di Giuseppe Guastini

 

Dopo lo sciopero del 5 maggio il governo, per il tramite di esperti del PD, ha dichiarato la disponibilità a patteggiare alcune modifiche al testo del DDL 2994 la “buona scuola” (molti ormai lo chiamano la “bona scuola”).

Tra gli emendamenti proposti il più osservato riguarda la “scelta” dei docenti da incaricare nella singola istituzione scolastica.

http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/stampati/pdf/17PDL0029700.pdf

Art. 2

9. Il piano triennale dell’offerta formativa è elaborato dal dirigente scolastico, sentiti il collegio dei docenti e il consiglio d’istituto nonché con l’eventuale coinvolgimento deiprincipali soggetti economici, sociali e culturali del territorio.

 

Art. 7

3. L’attribuzione, da parte dei dirigenti scolastici, degli incarichi ai docenti, avviene nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri:

a) attribuzione di incarichi di durata triennale rinnovabili…..;

b) pubblicità dei criteri che ciascun dirigente scolastico adotta per selezionare i soggetti cui proporre un incarico, tenuto conto del curriculum del docente;

c) pubblicità degli incarichi conferiti e della relativa motivazione…..e pubblicità del curriculum nel sito internet istituzionale della scuola;

4. I ruoli del personale docente sono regionali, articolati in albi territoriali, suddivisi in sezioni separate per gradi di istruzione, classi di concorso e tipologie di posto.

 

CHI PUO’ AVERE INTERESSE A UMILIARE I DOCENTI ?

Le relazioni inter-professionali prima del DDL potevano essere riferite al modello detto della comunità professionale, ossia un’organizzazione:

  1. a) pensata per integrare competenze diverse (DS, docenti, personale ATA) in funzione della

comune mission educativa;

  1. b) consistente non nella semplice sommatoria degli individui che la compongono ma dotata di una

propria identità globale, in grado di influenzare (nel bene e nel male) i comportamenti dei singoli

(vedi i sistemi complessi secondo E. Morin).

Questo modello ha funzionato poco e male ma soprattutto a causa delle gravi carenze delle politiche governative (potrei farvi un elenco sterminato di gravi e gravissimi errori governativi ma dovrei scrivere un libro; per cui fidatevi di quello che vi dico).

Il DDL 2994 sconvolge completamente il modello della comunità professionale collocando la funzione docente nella triste posizione del dover “essere scelto” (non importa da chi) per tre anni e, eventualmente, rinnovato nell’incarico.

Chi può avere interesse a trasformare la funzione docente in un prodotto da bancone dove andare a fare shopping ? Si può ragionevolmente presumere che l’idea governativa alla base di siffatto modello sia questa: la necessità di essere preferiti e rinnovati spingerà i docenti a migliorarsi continuamente e l’intero sistema ne beneficerà.

Insomma, dopo la legge elettorale, ci troviamo di fronte ad un ulteriore modello pedagogico (nel senso che “insegna” agli insegnanti a migliorarsi).

Se ci fate caso, il nuovo sistema di reclutamento ricorda vagamente il caporalato.

Ma il ragionamento governativo mostra le natiche: tutte le teorie delle organizzazioni e le buone pratiche attestano infatti che sono i sistemi cooperativi e non quelli competitivi ad essere i più produttivi.

La vera soluzione al problema della qualificazione dei docenti sta, ancora una volta, nel buon governo della scuola; chi ha responsabilità di governo deve assicurare:

  1. a) chi accede alla funzione docente deve essere in possesso del profilo di competenze necessario

per esercitare questo mestiere;

  1. b) la manutenzione costante del predetto profilo.

Un buon governo non può operare in deficit rispetto a queste elementari regole e poi delegare ad altri il compito di scegliere.

Tra l’altro, tutti i docenti riportati negli albi territoriali dovranno, in un modo o in un altro, essere tutti scelti; quindi…..

 

IL NOCCIOLO DELLA QUESTIONE

Dai resoconti giornalistici si ricava la sensazione che il criterio-guida alla base degli emendamenti governativi corrisponde non tanto a esigenze di qualità, funzionalità o dignità professionale quanto a trovare un compromesso fra poteri, in particolare tra quelli del dirigente scolastico e docenti.

L’intento evidentemente è quello di acquietare (o magari dividere) i sindacati.

Si tratta di un atteggiamento mentale tipico del politico medio italiano, sviluppato attraverso l’esercizio continuo ed estenuante della mediazione fra interessi.

E’ del tutto evidente però che la vera questione non è “chi” sceglie ma il fatto che si dia luogo alla scelta. La circostanza che gli emendamenti governativi potranno comprendere il compromesso di affiancare al DS uno o più “comitati” rappresentativi degli interessi dei docenti non cambia la sostanza: il docente da attore della comunità scolastica viene sospinto oltre la frontiera sud, quella della forza-lavoro a chiamata, scelto da un potere superiore e privo di una identità scaturente dalla appartenenza.

La comunità scolastica, a sua volta, sarà sempre più ricondotta a anonima sommatoria di scelti (talvolta desiderati, talaltra imbucati), sempre meno in grado di determinare quel valore aggiunto che solo l’identità comunitaria può esprimere.

Tutto questo non farà certamente bene alla scuola italiana.

SCUOLA STA DIVENTANDO POLVERIERA, GOVERNO MIOPE ATTACCA SINDACATO

“SCUOLA STA DIVENTANDO POLVERIERA, GOVERNO MIOPE ATTACCA SINDACATO”

“Lo sciopero degli scrutini, estrema forma di protesta alla quale saremo costretti a ricorrere se da parte del governo non ci saranno aperture sui nodi cruciali del ddl, rappresenterebbe un sacrificio per gli insegnanti che rinuncerebbero a giorni di stipendio. E non sono di certo i sindacati a fomentare la protesta dei docenti che chiedono a gran voce di bloccare gli scrutini. Il mondo della scuola sta diventando una polveriera e le organizzazioni sindacali fanno grande fatica a contenere la rabbia degli insegnanti, come dimostra il moltiplicarsi delle forme di protesta organizzate spontaneamente da un categoria ormai esasperata”. E’ quanto afferma Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commentando le bordate lanciate contro i sindacati dal sottosegretario alla Pubblica Istruzione Davide Faraone.

“Facciamo inoltre notare a Faraone – puntualizza Di Meglio – che lo scorso 5 maggio la percentuale di studenti scesi in piazza era molto elevata, segno evidente che questa riforma non incassa quel consenso di cui Renzi era convinto. Se il gioco in atto è quello di dividere famiglie e studenti dai docenti e di spaccare il mondo della scuola – conclude il coordinatore della Gilda – suggeriamo al governo di non sprecare inutilmente tempo ed energie”.

INCONTRO CON GOVERNO SOLO DI FACCIATA

RETE STUDENTI: INCONTRO CON GOVERNO SOLO DI FACCIATA / SE NON CAMBIANO I SALDI DEL DDL E’ FARSA

Si è appena concluso l’incontro tra le Associazioni Studentesche e il Governo, presenti i Ministri Giannini, Boschi, Madia e il Sottosegretario De Vincenti.

Dichiara Alberto Irone, portavoce nazionale della Rete degli Studenti Medi: “E’ stato un incontro di facciata, le aperture del Governo sono del tutto insufficienti e non c’è reale volontà di cambiare i saldi del DdL.”

Prosegue: “Abbiamo posto molti temi e richieste di cambiamento concreto del disegno di legge: serve un finanziamento vero del diritto allo studio mentre qui non è minimamente tra le priorità di spesa, serve una lotta contro le diseguaglianze mentre qui le si aumentano, creando scuole di serie A e B con finanziamenti privati diretti e sregolati, serve un’autonomia democratica che passa per la cooperazione e la partecipazione nei processi di governance, mentre qui si mantiene l’idea che i presidi si debbano scegliere i docenti e premiarne arbitrariamente il “merito”, scavalcando ogni regola democratica e di contrattazione verso un modello che crea ulteriore diseguaglianza tra scuole e mina la libertà d’insegnamento e quindi anche quella d’apprendimento. Sono questi i punti da cambiare.”

Conclude: “Se non c’è volontà di discutere e cambiare i saldi del DdL, l’apertura è solo una farsa. Tutto il mondo della scuola insieme, studenti docenti e genitori, con lo sciopero generale del 5 maggio hanno chiesto un cambiamento concreto: non ci bastano le briciole, vogliamo arrivare al punto. E’ grave e inaccettabile che il Governo punti invece a dividere i protagonisti della scuola, ma noi non ci stiamo: continueremo a mobilitarci insieme ai docenti e ai genitori per ottenere una scuola buona per davvero.”

LA “BUONA SCUOLA” DI RENZI NON SI EMENDA, SI CANCELLA

LA “BUONA SCUOLA” DI RENZI NON SI EMENDA, SI CANCELLA

Dopo il grande sciopero del 5 maggio – 10 mila persone, tra insegnanti, ata e studenti, sono scesi in piazza a Torino e decine di scuole e coordinamenti autorganizzati, con i loro striscioni e cartelli, hanno aperto il corteo – la lotta ancora più determinata e compatta deve continuare fino al

RITIRO COMPLETO DEL DDL “PER LA BUONA SCUOLA” DI RENZI

Rifiutiamo ogni tentativo di accordi al ribasso e false aperture del Governo Renzi, ora davvero spaventato, ma andiamo avanti per chiedere anche:

·         Assunzione di tutti i docenti precari. Nuove immissioni in ruolo per il personale ATA.
·         Rinnovo del contratto e riconoscimento dei diritti pregressi.
·         Reale piano di investimenti per la scuola pubblica statale, di ogni ordine e grado, diurna e serale a partire dal ritiro degli 8 miliardi di tagli della Gelmini
Vi invitiamo tutte e tutti, per decidere insieme come proseguire la lotta fuori e dentro le scuole, a partecipare alla

ASSEMBLEA DEL
COORDINAMENTO CONTRO LA “BUONA SCUOLA” DI TORINO
GIOVEDI 14 MAGGIO ORE 17.30 PRESSO LA CAVALLERIZZA, VIA VERDI 9 – TORINO

Resistenza! Che ogni scuola sia una trincea!
Alberto Manzi, Don Lorenzo Milani, Piero Calamandrei dicono 26X1

IN ALLEGATO VOLANTINO DA METTERE IN AULA DOCENTI

MANIFESTAZIONE LUNEDI 18 MAGGIO A TORINO

ll Coordinamento contro la Buona Scuola Torino aderisce alla
mobilitazione unitaria di sindacati e coordinamenti del 18 maggio a Torino

NO al DDL, RITIRO IMMEDIATO!
appuntamento piazza Castello ore 17.30

Coordinamento contro la Buona Scuola Torino

Scuola, sindacati insoddisfatti da incontro col governo. “Valutiamo nuovo sciopero”

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, sindacati insoddisfatti da incontro col governo. “Valutiamo nuovo sciopero”

Fumata nera dopo 3 ore. Per il ministro Giannini “restano divergenze forti ma c’è la volontà di dialogo”. Cgil: “Sostanza non cambia”. E le rappresentanze sindacali pensano anche ad azioni unitarie che potrebbero arrivare a bloccare gli scrutini. Il sottosegretario De Vincenti: “Sconcertante”

Visentin: «Servono gradualità e incentivi per il modello duale»

da Il Sole 24 Ore

Visentin: «Servono gradualità e incentivi per il modello duale»

di Claudio Tucci

«Ve la ricordate la Germania di Schroder dei primi anni 2000? Varò un pacchetto di misure per collegare, di più e meglio, la formazione con il mondo delle imprese. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: Berlino, oggi, ha un tasso di disoccupazione giovanile poco superiore al 7%, in Italia veleggiamo al 43%; inoltre gli studenti tedeschi che studiano e si formano in azienda sono il 22 per cento . Da noi ci si ferma al 4 per cento». Ecco perché, per Federico Visentin, classe 1963, imprenditore e da tre anni vice presidente di Federmeccanica con delega all’Education, «la strada intrapresa dal Governo Renzi di introdurre la via italiana al modello duale tedesco è positiva. Si rende l’alternanza scuola-lavoro obbligatoria negli istituti tecnici e professionali, e si introduce nei licei. Ma attenzione: una rivoluzione di questo tipo, che ha carattere universalistico, ha bisogno di gradualità e di interventi che sostengano lo sforzo formativo delle aziende».

Il Ddl Buona Scuola «va nella giusta direzione», spiega Visentin, e cerca di cogliere un obiettivo importante, «quello di anticipare i tempi del primo contatto con il mondo produttivo», oggi intorno ai 24-26 anni. Bisogna però sgombrare il campo da equivoci: «L’alternanza è a tutti gli effetti attività scolastica. Non è lavoro a basso costo». La riforma Renzi-Giannini rende obbligatoria la formazione on the job fino ad almeno 400 ore nell’ultimo triennio (200 ore nei licei). «Ed è un bene – evidenzia Visentin – perché così si dà a tutti i ragazzi dal terzo anno in poi la possibilità di fare questa esperienza». E le imprese? «Si fa un salto di qualità notevole. Molto spesso non riusciamo a trovare tecnici qualificati. E per competere, penso al manifatturiero, c’è bisogno di tanta innovazione e tecnologia e quindi servono giovani formati bene. Il rischio, altrimenti, è che le aziende vadano nell’Est Europa dove i costi del lavoro sono un quarto di quelli italiani». Ma c’è preoccupazione per la tempistica. «Una fase di preparazione ci vuole – sottolinea Visentin -. Va programmata la formazione congiunta docenti-tutor aziendali, per esempio, e ci vuole tempo anche per la co-progettazione dei percorsi formativi. Insomma, serve gradualità».

Nel Ddl manca poi un altro aspetto, quello che incentiva le imprese ad aprire le porte agli studenti. «Abbiamo fatto dei conti come industria meccanica – dice Visentin -. Ipotizzando 250mila ragazzi in ingresso a fronte di 1,8 milioni di occupati nelle aziende meccaniche stimiamo di doverci attrezzare di circa il 3% in più di postazioni fisse per far ruotare gli studenti, immagino a gruppi di non più di 5 alla volta». Certo, c’è la responsabilità sociale delle imprese a formare i giovani. Ma ci sono anche costi per l’accoglienza da sopportare. Qui si deve prevedere un incentivo, come è stato fatto in Germania ai tempi di Schroeder. «La strada – spiega Visentin – è una riduzione del monte contributivo dell’impresa proporzionata alle ore di accoglienza . In questo modo si aiuta pure a ridurre il cuneo fiscale, premiando le aziende virtuose. Per essere ai livelli di Francia e Germania si deve diminuire il cuneo di almeno 8 punti percentuali. Con questa proposta si può scendere di 2-3 punti».

Fondi Pon, l’Ue scrive agli istituti: compensi solo con verbali in ordine

da Il Sole 24 Ore

Fondi Pon, l’Ue scrive agli istituti: compensi solo con verbali in ordine

di Alessia Tripodi

Una nota Miur trasmette agli istituti le indicazioni di Bruxelles per un corretto uso dei fondi strutturali 2007-2013

Progetti Pon 2007-2013, la commissione Ue richiama le scuole su una gestione più corretta dei registri e dei verbali delle attività svolte. Lo comunica il Miur in una nota inviata agli Uffici scolastici regionali e alle scuole delle regioni del cosiddetto «Obiettivo convergenza», vale a dire Calabria, Campania, Puglia e Sicilia beneficiarie della programmazione dei Fondi strutturali Ue.

Più attenzione ai verbali
I servizi di controllo di Bruxelles, riferisce il Miur, raccomandano alle scuole una maggiore attenzione alla tenuta dei registri delle firme e delle presenze di ogni collaboratore di progetti che riceve compenso e, più nello specifico, richiedono che – anche sui verbali del Gop, il Gruppo operativo di Piano – siano registrate sia le firme del responsabile di progettoi che quelle di tutte le altre figure coinvolte di volta in vola nelle diverse riunioni di progetto.
Prima di procedere a qualsiasi rimborso per le prestazioni effettuate, quindi, le scuole – dice il Miur – dovranno verificare la presenza delle firme di tutti i partecipanti presenti agli incontri di Gop.

Invalsi, l’autolesionismo di studenti e prof

da La Stampa

Invalsi, l’autolesionismo di studenti e prof

Il boicottaggio, lanciato come un gesto di protesta, diventa un danno per la scuola
raffaello masci

Un fantasma agita le scuole italiane, si chiama Invalsi e minaccia di introdurre nel paese del tiriamo a campare una pratica terroristica già in voga in tanta parte dell’Occidente (che, del tutto sconsideratamente, non solo non se ne preoccupa ma addirittura lo accetta): la valutazione. Di questo mostro si raccontano cose terribili: sarebbe una specie di Minosse dantesco che «giudica e manda secondo che avvinghia», al grido romanesco di «a chi tocca, tocca». Può la scuola italiana finire in un simile tritacarne? E allora tanto valer buttarla in caciara.

Questo è il ragionamento che sta alla base del boicottaggio che le prove di valutazione Invalsi hanno subito quest’anno: il 10% delle classi, secondo i dati diffusi da Skuola.net, hanno disertato i questionari oppure hanno risposto con sberleffi, battutacce e ironie. Il gesto (forse ) vorrebbe essere di protesta, ma è totalmente autolesionistico.

La valutazione, infatti, non serve per dividere i buoni dai cattivi, premiare i primi e punire i secondi. Ma ha la stessa funzione che in medicina hanno le analisi cliniche: serve per individuare dove si trovi il problema nella maniera più circostanziata e precisa possibile, in maniera di poterlo risolvere. Tutto qua. Scherzare sulla valutazione è come mentire al medico: il danno è tutto del paziente.

«Ma agli insegnanti non piace essere valutati» dice la vulgata diffusa da alcuni (solo alcuni) sindacati. D’altronde già quando ci provò il ministro Berlinguer, nel ’99, scoppiò un putiferio. Il timore – secondo questa visione delle cose – è che dietro una valutazione asettica, si nasconda un criterio considerato insopportabile, e cioè una meritocrazia che premi solo i migliori e faccia tramontare la pratica consolatoria delle prebende miserevoli ma uguali per tutti.

Senza dire che se la pratica della valutazione non va bene per gli insegnanti, perché dovrebbe andare bene per gli studenti? Non si valuti nessuno. E 6 politico per tutti.

“Anacronistico boicottare gli Invalsi”

da La Stampa

“Anacronistico boicottare gli Invalsi”

Il vicepresidente dell’Associazione Presidi: “I test ci sono in tutto il mondo civile: non seguire questo modello vuol dire condannare i nostri studenti ad un divario di formazione”
flavia amabile

roma

Mario Rusconi, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Presidi, la scorsa settimana una scuola su 10 ha boicottato le prove Invalsi nella primaria. Oggi ci sono i test della secondaria, si teme che la protesta sarà più ampia. A sostenerla anche alcuni genitori che si sono rifiutati di mandare i figli a scuola. Ma le prove Invalsi sono davvero così inutili e pericolose?

“Metaforicamente le prove Invalsi equivalgono ad un termometro. Ci sono persone che sostengono che per guarire non serva misurare la febbre e ci sono invece persone che per curare una malattia preferiscono usare il termometro e, sulla base della temperatura rilevata, decidere se e come intervenire. Servono a sapere che cosa sanno gli studenti in matematica e in italiano. Servono a chi prende decisioni politiche a capire quali sono gli errori più comuni e quindi dove intervenire nella formazione degli insegnanti e nel potenziamento degli strumenti da fornire alle scuole”.

Gli insegnanti che protestano si sentono controllati, sostengono che sono “costosi, dannosi, escludenti e antidemocratici”. Lei cosa ne pensa?

“Sono posizioni anacronistiche, parasovietiche. I test ci sono in tutto il mondo civile: o pensiamo che tutti gli altri stanno sbagliando oppure non seguire questo modello vuol dire condannare i nostri studenti ad un divario di formazione sempre più grande che sarebbe, quello sì, davvero pericoloso. Forse chi si oppone alle prove Invalsi farebbe bene a farsi un esame di coscienza. Il malato muore se si pretende di curarlo senza misurargli la febbre”.

Le proteste nel corso degli anni hanno però portato a modifiche che hanno migliorato i test. La tendenza continuerà?

“Auspico una partecipazione sempre più attiva da parte degli insegnanti in questo senso. Quello che non va è il negazionismo e il luddismo sulla base di preconcetti. Mi piacerebbe invece una task force di insegnanti al massimo quarantenni che dessero il loro contributo di esperienze e idee per rendere i test sempre più utili per capire e formare gli studenti italiani”.

Super presidi, Renzi tira dritto

da ItaliaOggi

Super presidi, Renzi tira dritto

Il governo tratta, ma non sull’idea iniziale del dirigente che sceglie i prof. Domani la Bilancio. Margini di modifica invece sulla triennalità delle docenze

Alessandra Ricciardi

Difesa come la roccaforte della riforma. Va bene, i docenti potranno anche decidere di candidarsi presso le scuole che trovano più interessanti per offerta formativa e squadra, ma la scelta finale sarà sempre del dirigente scolastico. Un punto sul quale il premier Matteo Renzi non ha dato spazi di manovra ai suoi deputati in commissione cultura alla camera, considerandolo l’asse portante della riforma, la vera svolta in termini di autonomia scolastica. E così gli emendamenti approvati dalla VII sabato scorso, e su cui domani dovrà pronunciarsi la commissione bilancio della camera, hanno ristabilito un maggiore equilibrio tra i poteri della scuola, per esempio sul Pof, ma hanno tenuto la barra dritta sulla scelta dei docenti da parte dei dirigenti. Un punto su cui si sono concentrate le critiche dei sindacati, che dopo il successo dello sciopero del 5 maggio si attendevano ben altro riscontro dal governo.

Ma altre aperture, dicono fonti governative, potranno ancora esserci. «Dei cambiamenti sono possibili anche in aula», ha precisato il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, dei margini esistono sul fronte della durata triennale dell’assegnazione: ad oggi la norma prevede che il docente cambi scuola ogni tre anni. Si potrebbe invece, è il ragionamento in corso in queste ore, consentire, dopo una prima conferma triennale, di concedere la titolarità presso la stessa scuola. Altro discorso aperto è quello della discrezionalità del dirigente nel decidere l’incarico del prof all’interno dell’organico: quante ore sull’orario di cattedra, quanto sul potenziamento dell’offerta formativa, dei parametri potrebbero definirlo.

Così come non è data del tutto per chiusa la partita sulla valutazione, in particolare sulla norma, di cui i sindacati chiedono lo stralcio, che prevede la presenza di genitori e studenti nel comitato interno. Se ne parlerà nell’aula di Montecitorio, dove il testo approderà la prossima settimana con l’obiettivo di essere poi licenziato dal senato senza modifiche entro metà giugno. Un obiettivo ambizioso, che dovrà fare i conti con le resistenze della sinistra interna. Ieri Stefano Fassina minacciava: senza correzzioni profonde del ddl scuola non lo voterò».

Intanto sale la protesta on line dei docenti, precari e non, contro Renzi. «Noi non voteremo più il Pd perché indignati dal ddl La Buona scuola», è il messaggio che dilaga anche sulla bacheca facebook del presidente del consiglio. In calce agli ultimi post del premier, decine di persone hanno manifestato il loro dissenso con un bombardamento di commenti in cui si collega la protesta contro la riforma al voto per le prossime amministrative. Tra i messaggi contro, preponderanti per numero, spunta anche qualche commento a favore del ddl e del governo che l’ha proposto. Una sparuta minoranza. E di certo non è servita a rasserenare i rapporti governo-sindacati la dischiarazione del ministro delle riforme, Maria Elena Boschi: «La scuola non è dei sindacati, noi non cediamo». L’ex ministro forzista Mariastella Gelmini è intervenuta per dire: «Non condivido il fatto di ritenere tutto il sindacato refrattario al cambiamento, non è così».

Retromarcia sui nuovi albi dei prof Saranno più ampi delle province

da ItaliaOggi

Retromarcia sui nuovi albi dei prof Saranno più ampi delle province

E anche i vecchi docenti dovranno essere pronti a cambiare sede

Antimo Di Geronimo

Dal 1° settembre 2016 il diritto alla sede di titolarità non esisterà più. I docenti saranno inseriti in albi territoriali, la cui ampiezza potrà superare anche i confini delle singole province. E se presenteranno la domanda di trasferimento o di passaggio, potranno chiedere solo di passare da un albo all’altro, senza indicare le sedi di preferenza come avviene oggi. Lo prevede l’articolo 6 del disegno di legge sulla scuola, nella versione varata dalla VII commissione della camera sabato scorso. Una retromarcia rispetto a quanto prevedeva l’emendamento della relatrice, Maria Coscia (Pd).

Per l’anno scolastico 2015/2016 gli ambiti territoriali avranno estensione provinciale. Ma dall’anno successivo gli ambiti dovranno essere ridisegnati. Saranno gli uffici territoriali a delinearne i confini, entro il 31 marzo 2016, secondo le indicazioni che saranno fornite dall’amministrazione centrale. I nuovi ambiti territoriali dovranno avere un’ampiezza, di norma, non superiore alle provincie, tenendo conto della popolazione scolastica e della prossimità delle istituzioni scolastiche. Gli uffici dovranno anche tenere conto delle caratteristiche del territorio, delle specificità delle aree interne, montane e delle piccole isole, della presenza di scuole in carcere, nonché di ulteriori situazioni o esperienze territoriali già in essere. L’intenzione del legislatore, dunque, è quella di costituire albi territoriali molto grandi. Che potranno comprendere territori anche più ampi delle singole province.

Inizialmente, il Pd aveva deciso di restringere i territori di riferimento degli ambiti fino a comprendere una popolazione scolastica di massimo 20mila alunni. Ciò avrebbe determinato l’inclusione da un minimo di 10 fino a un massimo di 20 istituzioni scolastiche per ogni ambito. Ma l’ipotesi è stata accantonata. Se il testo dovesse diventare legge, ciò comporterebbe la definitiva cancellazione del diritto alla titolarità della sede e la soggezione alla mobilità coatta su tutto il territorio provinciale e oltre. Tanto più che: «Dall’anno scolastico 2016-2017», recita il provvedimento, «la mobilità territoriale e professionale di tutto il personale opera tra gli ambiti territoriali».

La nuova stesura dell’articolo 6 prevede anche che i docenti che rinunceranno a presentare la domanda di trasferimento o di passaggio conserveranno il diritto di rimanere nella scuola dove sono attualmente titolari. Ma ciò avrà valore solo fino a quando non dovessero diventare soprannumerari. In quel caso, la norma prevede che saranno comunque inseriti negli albi territoriali. E ciò comporterà il relativo assoggettamento alle scelte dei dirigenti scolastici nell’ambito della lotteria sul conferimento degli incarichi triennali. Insomma, non si salverà nessuno.

Anche i docenti più anziani dovranno rassegnarsi alla necessità di tenere sempre pronta la valigia. Una prospettiva oltremodo ansiogena, specie se si pensa che l’ordinamento scolastico non prevede alcuna possibilità di fruire di indennità, per fare fronte alle maggiori spese collegate ai trasferimenti d’ufficio. Perché di questo si tratta: la sostituzione dell’attuale sistema (basato sui punteggi, sulla tassatività delle regole e sulla trasparenza delle operazioni) con un nuovo sistema fondato su quella che nell’ordinamento societario è nota come clausola di gradimento. E cioè su di un’unica regola, che lega le probabilità di essere accolto in una scuola vicino casa alla capacità del docente di piacere al dirigente scolastico preposto a tale scuola.