6° Congresso Ordinario Sindacato, domenica 24 Maggio a Rende

6° Congresso Ordinario Sindacato SAB, domenica 24 Maggio a Rende.

 

La segreteria generale del sindacato SAB ha convocato, per domenica 24 maggio, in un noto hotel di Rende (CS), il 6° congresso ordinario per la presentazione delle neo elette RSU, ruolo e funzione delle medesime, per la disamina del DDL sulla Buona scuola approvato dalla Camera dei Deputati e per il rinnovo delle cariche statutarie, segretario generale e amministrativo.

I lavori congressuali saranno presieduti dal segretario generale uscente SAB prof. Francesco Sola, coadiuvato dai segretari provinciali, con la partecipazione dei direttivi provinciali, dalle RSU, dai responsabili delle varie sedi territoriali del SAB e dai terminali associativi sindacali accreditati presso le varie scuole.

F.to Prof. Francesco Sola

Segretario Generale SAB

Alla Camera dei Deputati non è #tornatoinmente#. E al Senato?

Alla Camera dei Deputati non è #tornatoinmente#. E al Senato?

 

ROMA. Qualche mese fa veniva realizzata e diffusa dal Coordinamento nazionale dei docenti di diritto ed economia “Tornaminmente”, la Campagna per la reintroduzione del diritto e dell’economia in tutte le scuole superiori (http://video.ilsole24ore.com/SoleOnLine5/Video/Notizie/Italia/2014/tornami-in-mente/tornaminmente.php). I riscontri positivi e la diffusione – oltre ogni aspettativa – sui social network e sulle più importanti testate online hanno dimostrato, per quanto apparisse già scontata, come la necessità di avere le discipline giuridiche e economiche nella cultura di base di tutti gli studenti italiani fosse ampiamente avvertita e condivisa. I risultati della consultazione si sono rivelati perfettamente in linea con le deduzioni seguite all’esito della nostra campagna: l’educazione civica da un lato e l’economia dall’altro sono state le discipline maggiormente richieste. Il Ministro dell’istruzione Giannini nella presentazione dei risultati richiamati dichiarò quanto questi fossero inaspettati, con particolare riferimento alla richiesta di educazione civica e al “bisogno di civismo”. Lo stesso Presidente del Consiglio Renzi peraltro, ebbe modo di affermare che la riforma della scuola avrebbe investito su materie “nuove”, quali il diritto e l’economia. E così il cuore di “tornaminmente” era finito nei contenuti della “Buona scuola”. Ad abundantiam, la responsabile scuola di Forza Italia Elena Centemero ha riconosciuto il grande errore della Riforma Gelmini sul taglio pesante di queste discipline presentando un emendamento sulla reintroduzione del diritto e dell’economia in tutte le scuole superiori, sulla falsa riga della proposta di legge già presente a firma del Senatore Ruta del PD. Cosa pretendere di più? Le istituzioni europee e tutte le forze politico-istituzionali interne che potessero avere un peso sulla valorizzazione di queste discipline nella formazione scolastica hanno sposato la causa, l’hanno sostenuta e promossa. Eppure, nel momento esatto in cui occorreva dare concretezza all’idea da tutti condivisa c’è stato un incredibile ed inspiegabile passo indietro: la Commissione Cultura alla Camera boccia l’emendamento. Il diritto e l’economia nel ddl sulla buona scuola restano relegate a materie eventuali, ritenendo dunque una “opzione” la formazione di un cittadino consapevole! Il Coordinamento nazionale dei docenti di diritto e economia auspica che il Senato, al contrario di quanto fatto dalla Camera dei Deputati, operi riflessioni più profonde e razionali in merito a tale questione e soprattutto consideri che ogni studente ha il diritto a non avere l’illusione di acquisire conoscenze che mai otterrà se non offerte in modo serio e strutturato.

 

Rita Raucci

Coordinamento nazionale docenti di diritto e economia

Il Governo vuole far diventare l’insegnante di sostegno un esperto settoriale di disturbi e patologie

Il Governo vuole far diventare l’insegnante di sostegno un esperto settoriale di disturbi e patologie: no del sindacato

Fa discutere la volontà espressa dal sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, di introdurre un’imminente riforma del sostegno che coinvolgerà 230mila alunni disabili iscritti nelle nostre scuole, incentrata su una formazione più medicalizzata degli insegnanti, specializzando per ogni forma di disabilità: decisione che arriverebbe a separare le carriere rispetto ai docenti delle materie curricolari.

Secondo Anief si sta dimenticando che ogni professionista ha un suo ruolo definito: l’insegnante, questo deve essere ben chiaro, non ha mansioni di medico o di infermiere. Non si può pensare di sganciarlo dal team docente o di esternalizzarlo dal Consiglio di Classe. Sì, invece, alla formazione anche specialistica per tutti i docenti.

Marcello Pacifico (presidente Anief): il docente di sostegno del futuro deve rimanere una risorsa, un arricchimento, per l’alunno e per i suoi bisogni formativi, attraverso la valorizzazione delle differenze. Sempre cosciente di quali sono i singoli limiti di apprendimento, questi sì, accertati da un’equipe di medici. Accavallare i ruoli, temiamo, non farebbe il bene dell’allievo.

Sta creando disorientamento la volontà espressa dal sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, di introdurre un’imminente riforma del sostegno che coinvolgerà 230mila alunni disabili iscritti nelle nostre scuole, incentrata su una nuova specializzazione degli insegnanti per ogni forma di disabilità, quindi più medicalizzata, e sulle loro carriere separate rispetto ai docenti delle materie curricolari. La riforma, che trae origine dal disegno di legge n. 2444, prevede sostanziali cambiamenti rispetto all’attuale figura del docente di sostegno, oggi inteso come un professionista con competenze didattiche e psicopedagogichea supporto dell’alunno disabile e dei compagni, con un ruolo psico-pedagogico-didattico finalizzato a favorire i processi di inclusione al pari degli altri docenti del consiglio di classe con cui è tenuto a condividere il progetto formativo.

Il nuovo impianto normativo terrebbe conto anche di una diversa certificazione della disabilità, sulla base delle indicazioni fornite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità già da un decennioall’interno della “Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute”, denominato ICF. I tasselli centrali del progetto prevedono, tra l’altro, assistenza nell’istruzione domiciliare e la somministrazione dei farmaci a scuola, l’istituzione di una rete di scuole polo per l’inclusione, con 106 CTS-centri territoriali di supporto di livello provinciale, con il compito di dare consulenza e fornire ausili e software didattici agli insegnanti e a tutti gli istituti. Il progetto includerebbe poi la costituzione di un organismo di coordinamento di tutti i ministeri interessati per dare coerenza e maggior efficacia alle politiche per l’inclusione degli alunni disabili. Oltre che l’obbligo “di formazione iniziale e in servizio per i dirigenti e per i docenti sugli aspetti pedagogico-didattici e organizzativi dell’inclusione scolastica”.

Tra gli altri, il punto che probabilmente fa più discutere è il ritorno alla specializzazione di tipo monovalente, da associare alle singole disabilità, che indirizzerebbe gli insegnanti di sostegno in esperti di disturbi e di patologie, medicalizzandone il profilo, che da educativo diverrebbe curativo. Alla base di questo cambiamento sostanziale, finalizzato anche a garantire maggiore continuità educativa, lo stesso il sottosegretario Faraone ha spiegato che è giunto il momento di “riformare il sostegno, che oggi tratta le patologie come se fossero tutte uguali”.

Di queste novità non vi è però traccia nel documento di riforma “La Buona Scuola”, dove al settore del sostegno si dedica una sola pagina (parte 3.6), nella quale il Governo si limita a fare il punto della situazione e a ricordare che “soprattutto per il sostegno, il continuo ricorso a supplenze non sembra aver favorito la continuità didattica e il rapporto di fiducia tra i docenti, le famiglie e questi ragazzi che hanno più degli altri bisogno di attenzioni e di insegnamenti specifici”.

Premesso che è nell’interesse di tutti, ad iniziare dagli alunni, avere un corpo docente stabile e collocato per intero con contratti a tempo indeterminato, con il sindacato che non a caso rivendica da tempo l’immissione in ruolo di altri 40mila docenti specializzati, Anief ritiene che quello della formazione e l’aggiornamento di tutto il personale scolastico sul sostegno è un passaggio chiave. Anche la previsione di corsi formativi differenziati, organizzati sulla base delle diverse tipologie principali di disabilità, appare uno progetto formativo finalizzato a migliorare la qualità della didattica speciale.

“Quello che lascia perplessi – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – è il forte spostamento dell’approccio, non più pedagogico, nei confronti dell’allievo: si vorrebbe infatti introdurre un nuovo docente di sostegno, più incentrato sul versante sanitario, alla cura del corpo e alle ‘patologie’, meno vicino alla didattica e all’inclusività. Dimenticando che ogni professionista ha un suo ruolo definito: l’insegnante, questo deve essere ben chiaro, non fa il medico o l’infermiere. Il docente di sostegno del futuro deve rimanere una risorsa, un arricchimento, per l’alunno e per i suoi bisogni formativi, attraverso la valorizzazione delle differenze. Sempre cosciente di quali sono i singoli limiti di apprendimento, questi sì, accertati da una equipe di medici. Accavallare i ruoli, temiamo, non farebbe il bene dell’allievo”.

Inoltre, il docente di sostegno è e rimarrà sempre un docente a tutti gli effetti. È assegnato al gruppo-classe, fa parte del Consiglio di Classe, ha i medesimi compiti e doveri dei colleghi che ne fanno parte. Pensare che sganciarlo da questo contesto, significherebbe fare non un passo avanti, ma tre indietro: si riattiverebbero, in sostanza, quei corsi monovalenti, introdotti con ilD.M. 26/06/1976, quando ancora esistevano le scuole specialie leclassi differenziali, che però hanno finito di vivere di lì a poco: la Legge517/1977 introdusse, al loro posto, “modelli didattici flessibili in cui attivare forme diintegrazionetrasversali, esperienze di interclasseo attività organizzate in gruppi di alunni ed affidate ad insegnanti specializzati dando inizio alla storia dell’integrazione degli alunni disabili nella nostra scuola”.

Anief non vuole poi nemmeno pensare che tutto questo sia indotto da spinte, già prodotte in passato, come riporta la stampa specializzata, “che andavano nella direzione della “privatizzazione” del sostegno con interventi di cooperative o entiprivati con soggetti, esterni alla scuola, con formazione specifica su singole disabilità, investiti della possibilità di effettuareinterventi individuali, rivolti cioè al singolo alunno, contraddicendo quanto elaborato e documentato dalla pedagogia e dalla didattica da un lato e contemplato dalla normativa, dall’altro, in merito all’intero processo diintegrazione scolastica”.

Il sindacato reputa, inoltre, un falso problema quello di voler portare a 10 anni, se non addirittura per l’intera carriera scolastica. Non sarebbe risolutivo ai fini della continuità didattica il vincolo di rimanere insegnante di sostegno dopo l’assunzione sul ruolo specifico. Il sindacato ricorda che proprio perché si tratta di insegnanti a tutti gli effetti deve rimanere aperta la possibilità di spostarsi sulla disciplina conservando il docente il bagaglio e l’esperienza che non potrà essere cancellata rispetto alla sua carriera scolastica e deve essere vissuta come risorsa professionale da coinvolgere con ben altri provvedimenti. Viene da sé, infine, che qualsiasi modifica venisse apportata per via legislativa, non potrà avere effetto retroattivo: un insegnante di sostegno formato sino ad oggi, anche attraverso i corsi di specializzazione per le attività di sostegno con il tirocinio formativo attivo nel corrente anno accademico2014/2015, al via in questi giorni sulla base del D.M. n. 312 del 16/05/2014, continuerà a svolgere l’attività didattica sulla base della formazione ricevuta e attenendosi alle norme oggi vigenti sulla materia.

Scuola e disabili

da Redattore sociale

Scuola e disabili, partita aperta sull’insegnante di sostegno “a vita”

Il ddl sulla Buona scuola delega il governo tra l’altro a “riformare” il sostegno. E recepisce le richieste della Fish tra cui la separazione delle carriere. Critico Adriano Sofri: “saranno professori di serie B”. Ma la Fish ribatte: “Basta marginalità, servono competenze”

22 maggio 2015

ROMA – La “Buona scuola” cambia e trasforma l’insegnante di sostegno. O almeno, promette di farlo, attraverso la delega al governo prevista nell’articolo 23 del ddl appena approvato. In pratica, entro 18 mesi dall’entrata in vigore della legge uno o più decreti legislativi provvederanno al “riordino, la semplificazione e la codificazione delle disposizioni legislative in materia di istruzione”. E tra i “criteri direttivi” cui il governo dovrà attenersi, c’è la “promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità”.

L’annunciata “riforma del sostegno” già accende il dibattito tra chi saluta con fiducia il promesso cambiamento, considerandolo necessario. E chi teme che, invece, il domani possa essere peggiore dell’oggi. Tra questi ultimi, c’è Adriano Sofri, che ieri ha espresso i suoi dubbi su Repubblica, mettendo a fuoco una delle misure “non scritte”, ma forse pensate, dal governo: la “condanna” dell’insegnante di sostegno a restare tale per tutta la vita. E’ questa, infatti, una delle richieste contenute nella proposta di legge di Fish e Fand, che il governo ha in parte ripreso nel ddl sulla scuola.

La cosiddetta “separazione delle carriere” è espressamente invocata dalla Fish nel suo testo, mentre – va precisato – nessun riferimento esplicito è contenuto nel ddl approvato, che affida la materia, appunto, al governo. Esiste quindi, per ora, solo la possibilità che un decreto legislativo accolga effettivamente questa proposta. Proposta che, intanto, divide. Da un parte la Fish, che tramite il presidente Vincenzo Falabella, aveva così illustrato a Redattore sociale uno dei cardini della sua “Proposta di legge per migliorare la qualità dell’inclusione scolastica”: “innanzitutto, l’istituzione di ruoli per il sostegno e quindi di una laurea dedicata: in questo modo, fa sostegno chi ha la vocazione a farlo, mentre attualmente questa posizione è spesso usata come tramite per diventare insegnanti curriculari”. Posizione confermata dall’avvocato Salvatore Nocera, proprio nei giorni in cui montava la protesta contro il ddl ancora in discussione: “abbiamo trovato nel ddl importanti riferimenti ai principi fondamentali della nostra proposta: maggiore formazione per i docenti di sostegno e per i futuri docenti curriculari separazione delle carriere: questo ci garantirebbe una maggiore continuità e autonomia delle scuole”.
Critico, invece, Sofri su Repubblica, proprio su quest’idea dell’insegnante di sostegno “a vita” che, come titola il suo articolo, rischia di diventare “professore di serie B”. Sofri non cita la Fish, ma fa riferimento alla “proposta di legge firmata con altri dal sottosegretario Faraone e sostenuta da alcune associazioni”. Una proposta che, tra l’altro, “mira a separare gli insegnanti di sostegno da quelli delle materie. Faraone ritiene che il sostegno venga spesso usato come una scorciatoia per entrare in ruolo e poi passare alla propria materia: dunque andrebbero forzati fin dall’inizio a una scelta irreversibile”. Ma Sofri avanza qualche dubbio, facendosi portavoce di quella preoccupazione che, riferisce, è diffusa tra genitori, insegnanti e pedagogisti: “E se l’insegnante di sostegno scopre di non farcela – obietta Sofri -, di mancare di idee e stimoli, è meglio che possa cambiare, passando alla sua materia, piuttosto che restare nel sostegno per obbligo normativo. In realtà già oggi il passaggio si può fare solo dopo 5 anni di ruolo nel sostegno. Piuttosto, le ragioni per cui i ragazzi cambiano spesso l’insegnante di sostegno sono i ritardi burocratici, la precarietà e i tagli: l’organico di sostegno è inadeguato, e quando, a stagione avanzata, arrivano dei precari (che non vuol dire affatto meno capaci) estratti dal fondo della graduatoria, l’anno dopo non riusciranno a tornare”. Perché, quindi, condannare “a vita” gli insegnanti di sostegno, impedendo loro di passare ad altri ruoli, nel momento in cui ne sentissero la necessità e la motivazione?

Obiezioni respinte però puntualmente proprio da Fish, che oggi ribatte la propria posizione in una nota, confermando, di fatto, la necessità e l’urgenza di una “riforma del sostegno”, così come tratteggiata nella sua proposta di legge. “L’esigenza di una riforma del ruolo e delle competenze dell’insegnante di sostegno parte proprio ‘dal basso’ – ricorda Fish – dai primi portatori di interessi, dall’intenzione di garantire innanzitutto il miglior diritto allo studio delle persone con disabilità”. La riforma, però, va letta alla luce del ruolo dell’insegnante di sostegno, su cui permane un forte malinteso: e Fish coglie l’occasione per ricordare che “non deve avere un ruolo di assistente alla persona, ma di facilitatore. E questo ruolo – chiarisce Fish, rispondendo a Sofri – impone alcuni presupposti”, tra cui una “specifica formazione in pedagogia speciale. Il sostegno adeguato lo si garantisce non con le inclinazioni personali o con una innata sensibilità, ma con specifiche competenze”.

Di qui, il ragionamento continua: se si riconosce che l’insegnante di sostegno debba avere ruolo, mansione e competenze precise, allora “non si comprende quindi perché qualunque disciplina non sia intercambiabile, il sostegno sì – osserva Fish – Ecco la discriminazione: la marginalità. Tutte le discipline sono intoccabili, ma tutti, al contempo, possono – nel regime attuale – gestire il sostegno. Nella realtà dei fatti la situazione assume connotazioni assai gravi di rinnovata marginalizzazione e confinamento”. Confinamento che spesso si traduce in “classi di sostegno – riferisce Fish –:5 a 7 alunni con disabilità con 1 – 2 insegnanti di sostegno. Un ghetto illegale!”.


Ben venga poi, secondo Fish, una riforma che impedisca a “insegnanti senza alcuna formazione” di votarsi al sostegno solo “per maturare punteggio nella propria classe di concorso (cosa consentita solo in questo caso), col risultato di dare scarse risposte all’alunno con disabilità e di praticare concorrenza sleale ad altri precari che non scelgono questa scorciatoia. Avere il coraggio di denunciare questo fenomeno – lo sapevamo – infastidisce interessi consolidati e visioni corporative che hanno poco a che vedere con il diritto allo studio e la qualità dell’educazione. Per questi motivi – conclude Fish – riteniamo benvenuti i tentativi di sanare queste distorsioni, di garantire ai nostri figli una prospettiva diversa da quella del parcheggio in corridoio assieme al bidello”. Se il governo saprà davvero “sanare” e “garantire” tutto questo, potranno dirlo solo i decreti legislativi che verranno nei prossimi 18 mesi. (cl)
Buona scuola e alunni disabili, Anief: senza sostegno una scuola su tre

Lo denuncia l’Anief: con la riforma non si andrà oltre le immissioni di ruolo già previste dalla legge 128/2013. “Serve una modifica per garantire diritto allo studio di tutti i ragazzi. Sbagliato anche non permettere a docenti specializzati di spostarsi sulle discipline curricolari”

ROMA – La Buona Scuola non risolve la carenza di docenti di sostegno: rimane ancora scoperto un istituto su tre. Lo denuncia l’Anief in una nota, sottolineando che con la riforma voluta dal Governo non si andrà oltre le immissioni in ruolo previste dalla Legge 128/2013, la cui ultima tranche di 10 mila assunzioni, prevista nei prossimi mesi, porterà l’organico di diritto a 90 mila unità. Mentre quelli effettivi, indispensabili per garantire il diritto allo studio dei circa 240 mila alunni disabili o con problemi di apprendimento, sono non meno di 120 mila.

“Serve una modifica al piano di riforma, con l’immissione in ruolo dei docenti specializzati su tutti i posti vacanti – spiega Marcello Pacifico, presidente di Anief e segretario organizzativo Confedir – In caso contrario continueremo ad assistere alla corsa in tribunale per vedersi riconosciuto il diritto allo studio e al supporto didattico adeguato. È sbagliato, invece, pensare di imporre la continuità didattica impedendo ai docenti specializzati di spostarsi sulle discipline curricolari”.

Secondo l’Anief il problema è che il legislatore, nell’approvare la legge. 128/2013, ha preso come riferimento la realtà scolastica di sei anni prima. E non quella aggiornata, utile a rispettare il rapporto uno a due tra docenti e studenti disabili. L’adeguamento, tra l’altro, è stato ribadito dalla sentenza n. 80/2010 della Corte Costituzionale, che ha annullato i commi 413 e 414 dell’art. 2 della Legge 244/2007, in base a cui l’organico dei docenti di sostegno va tarato con l’obiettivo primo di garantire il rapporto uno a due tra docenti specializzati e alunni disabili certificati.

“Non stiamo qui dibattendo su dei freddi numeri – aggiunge  Pacifico– ma sulla necessità di garantire il diritto all’istruzione di tutti i bambini e ragazzi, non uno di meno, iscritti nelle nostre scuole. Come sindacato, inoltre, non possiamo accettare che il piano di riforma del Governo debba costringere i docenti di sostegno a dover rimanere sull’insegnamento agli alunni disabili per tutta la loro carriera professionale. Precludere ogni possibilità di passare sull’insegnamento curricolare, come costringere un alunno ad avere sempre lo stesso docente di sostegno per un intero corso di studi, non possono essere delle scelte condivisibili”.

Il sindacato ribadisce, quindi, che è sicuramente più formativo favorire la mobilità dei docenti, anche sulle discipline, piuttosto che creare dei cervellotici paletti per impedirla: “è decisamente meglio assegnare un docente bravo ogni anno ad alunni diversi che uno meno bravo per diversi anni ad un solo alunno”, spiega Pacifico. “E non possiamo essere d’accordo con chi pensa che quando un docente di sostegno si sposta sull’insegnamento curricolare, ricorra solo a una ‘scorciatoia’: quel docente, infatti, rimarrà sempre specializzato, realizzando l’obiettivo della formazione sulle attività di sostegno per tutti i docenti”, sottolinea il presidente Anief.

“Non si può poi parlare di continuità didattica sul sostegno, quando il docente curriculare ha sempre avuto accesso alla mobilità all’interno della provincia. E non a caso, l’organico di sostegno per le superiori è in dotazione su base provinciale e non all’istituzione scolastica. Se vogliamo continuità didattica, assumiamo subito in ruolo i quasi 40mila supplenti chiamati quest’anno fino al 30 giugno. E modifichiamo il ddl di riforma: perché quello sinora prodotto, non solo per il sostegno, non ci darà una scuola migliore. Altrimenti continueremo ad assistere al fenomeno della corsa in tribunale, per vedersi riconosciuto il diritto allo studio e al supporto didattico adeguato”.


La buona scuola: prevista l’assunzione di 15 mila insegnanti di sostegno

Saranno 35 i master disponibili per i docenti di sostegno grazie a un accordo tra Miur e le università: già pervenute oltre 12 mila domande a fronte di 3.500 posti disponibili. Giornanta autismo: monumenti illuminati di blu

01 aprile 2015 – 14:10

ROMA – Palazzo Madama, Montecitorio, il Miur e il Quirinale, in contemporanea ad altri monumenti mondiali, saranno illuminati di blu, domani, in occasione della Giornata mondiale per la consapevolezza dell’autismo. L’evento – che verrà seguito dalla Rai, con programmi di approfondimento e una diretta serale con collegamenti dalle varie piazze, su Rai3 – sarà accompagnata da alcune iniziative, tra cui il concerto ‘Ci siamo’ all’Auditorium Parco della Musica di Roma – organizzato dalla Fondazione italiana per l’Autismo -, lo spettacolo teatrale e fiaccolata al teatro Politeama di Palermo – organizzato dal comitato ‘L’autismo parla’ – e il flash mob a Torino, ‘Mille persone abbracciano la Mole’.

Della Giornata mondiale per la consapevolezza dell’autismo, ne ha parlato questa mattina il sottosegretario alla Pubblica istruzione, Davide Faraone, durante un conferenza stampa nella sede del Miur. Faraone, per l’occasione, ha anche illustrato alcuni elementi contenuti nel ddl ‘La Buona Scuola’ recentemente approvato al Consiglio dei Ministri, per “favorire l’inclusione scolastica egli alunni disabili”. Tra questi, tra le 100.701 assunzioni previste nel ddl, 15 mila saranno docenti di sostegno. Novità importanti riguardano anche la formazione. Saranno 35 i master disponibili per i docenti di sostegno grazie a un accordo tra Miur e le università. Le domande pervenute sono già oltre 12 mila a fronte di 3.500 posti disponibili. A questi vanno ad aggiungersi 14 master specifici sull’autismo per 1.500 docenti in queste città: Milano, Bergamo, Padova, Torino, Firenze, Bologna, Macerata, Roma, Napoli, Salerno, Bari, Cosenza, Cagliari e Palermo. La formazione per la quale sono stati stanziati 40 milioni annui, sarà “obbligatoria, permanente e strutturale” per tutti i docenti.

Infine 106 saranno i Centri terriitoriali di supporto ai territori (Cts) che avranno la sede nelle “scuole polo” con al loro interno 2 docenti specializzati, e 13 gli sportelli autismo, un servizio quest’ultimo che si aggiunge a quello dei Cts e cone pbiettivo avranno quello di “fornire consulenza a distanza o in presenza alle scuole che ne faranno richiesta”. (DIRE)

Hi tech ma economiche: ecco le invenzioni che migliorano la vita dei disabili

Hi tech ma economiche: ecco le invenzioni che migliorano la vita dei disabili

Dal braccio meccanico che aiuta nei movimenti al telecomando che controlla gli elettrodomestici in casa. Nell’ultimo numero del mensile SuperAbile Inail le idee tecnologiche e alla portata di tutti, pensate per semplificare la vita delle persone con disabilità.

da Redattore sociale
22 maggio 2015

La copertina di maggio 2015
Copertina superabile magazine maggio 2015
ROMA – Supertecnologiche ma economiche, e soprattutto pensate insieme alle persone che devono usufruirne. Sono le innovazioni che migliorano la vita dei disabili. Ausili a basso costo e ad alta specializzazione, realizzati da gruppi di professionisti e di persone disabili, che riescono con semplicità a risolvere i problemi legati alla quotidianità. A loro è dedicata l’inchiesta del numero di maggio di SuperAbile Inail.

Da Tina la robottina a Mando: così si semplifica la vita delle persone con disabilità. Se all’inizio gli ausili per disabili erano soprattutto fai da te, pensati in casa dai familiari per aiutare il parente in difficoltà, oggi sono gruppi di designers e progettisti che si dedicano allo studio di queste nuove tecnologie. E nell’inchiesta di Michela Trigari e Antonio Storto, sono tante e diverse le esperienze raccolte. Si parte da Torino dove il consorzio Kairos, ha dato vita ad Hackability, la prima gara “non competitiva” per la realizzazione di strumenti innovativi a basso costo ma ad alta tecnologia. Un mese dopo, le idee emerse sono state trasformate in sei prototipi pronti a soddisfare altrettante esigenze personali. Tra queste c’è “Tina la robottina”, un braccio meccanico pensato per aiutare Giulia, una ragazza di 13 anni che si sposta in carrozzina elettrica per via dell’artogriposi, una malattia rara che le impedisce di usare braccia e gambe e la costringe su una carrozzina elettrica. Ai progettisti del Fablab di Torino Giulia ha chiesto di realizzare un marchingegno che le consentisse di mangiare in autonomia, senza sentirsi troppo osservata da amici e familiari. E nata così“Tina la robottina”, che è stata poi installata direttamente su un lato della sedia a ruote, e ora le consente di eseguire una serie di movimenti molto precisi. C’è poi “Movitron” un carillon geolocalizzante nato per rispondere alle esigenze di Samuele, un bambino cieco dalla nascita che per camminare ha bisogno di un corrimano dotato di sensori di movimento, messo a punto dalla Lega del Filo d’oro. Il problema, come spiega il padre Andrea “è che l’apparecchio è troppo pesante per essere spostato”. La risposta è stata questo speciale carillon che, inserito in una scatolina, può essere trasportato pressoché ovunque. Tra le altre idee messe a punto c’è “Mando”, un telecomando universale che, grazie all’uso combinato di infrarossi e radiofrequenze, può controllare in remoto ogni tipo di elettrodomestico e apparecchio radiotelevisivo; “Manipola”, una manovella da forno per non vedenti con i simboli posti in rilievo, e una plancia ergonomica che, grazie alle fessure per le mani, permette alle persone con disabilità motoria di spostarsi dalla carrozzina al sedile della macchina. Idee innovative sono state presentate anche al Maker Faire di Roma, un concorso dedicato agli artigiani digitali. Tra gli ausili pensati per la disabilità la protesi in plastica 3D realizzata dal Fablab di Genova per una bambina senza una mano e il prototipo di un braccio azionato dagli impulsi celebrali attraverso un caschetto wireless. E poi ancora: Too Wheels una sedia a ruote da auto-costruire pensata per gli amanti dello sport. Tutte soluzioni realizzabili spendendo al massimo poche centinaia di euro.

Una mano robotica per ricominciare. Anche la copertina del magazine è dedicata a un’innovazione tecnologica: Softhand, la prima mano robotica sensibile, tutta made in Italy. Un progetto di tecnologia avanzata, realizzato grazie alla collaborazione tra l’Inail e l’Istituto italiano di tecnologia. Precisa nei movimenti, proprio come se fosse vera, la mano artificiale sarà disponibile a partire dal 2017, alla fine della fase di sperimentazione con i pazienti del Centro protesi Inail di Vigorso di Budrio. Ma il suo prototipo è già stato testato con successo da Marco Zambelli, un invalido Inail, amputato a un braccio all’età di 15 anni, in seguito a un infortunio sul lavoro come operaio. Da circa quattro mesi il sessantenne è il collaudatore ufficiale di SoftHand. “Ho perso un braccio quando ero poco più di un ragazzino, di conseguenza le protesi hanno sempre fatto parte della mia vita – afferma -–. Ma solo oggi torno a vivere come se avessi di nuovo entrambe le mani”. Il link per leggere la rivista online o scaricarla in pdf. (ec)

Disabilità, il Parlamento Ue si fa “accessibile” e invita gli stati membri al rispetto dei diritti

da Superabile

Disabilità, il Parlamento Ue si fa “accessibile” e invita gli stati membri al rispetto dei diritti

Partecipazione e inclusione, non discriminazione, pari opportunità, accessibilità, rispetto delle capacità dei minori disabili, libertà di movimento. Sono alcuni dei principi contenuti all’interno della Convenzione Onu che l’Europarlamento mira ad applicare con l’approvazione di una risoluzione

BRUXELLES – Piena partecipazione e inclusione nella società. Rispetto per la differenza e l’accettazione delle persone con disabilità, non discriminazione, parità di opportunità, accessibilità, rispetto dello sviluppo delle capacità dei minori disabili. Sono alcuni dei principi contenuti all’interno della ‘Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità’ che l’Europarlamento mira ad applicare pienamente con l’approvazione di una risoluzione adottata durante la sessione plenaria a Strasburgo.
La Convenzione delle Nazioni Unite è entrata in vigore a gennaio 2011, ma la sua applicazione è ancora lontana dall’essere soddisfacente, in particolare per quanto riguarda la parità di diritti nella partecipazione alle elezioni, sia come votanti che come candidati, la piena accessibilità ai siti web e la libertà di movimento all’interno dell’Ue.

“Serve un approccio coordinato tra gli Stati membri”, hanno invocato gli eurodeputati. Si deve considerare che “secondo le stime – hanno segnalato gli europarlamentari – 80 milioni di persone nell’Unione europea hanno una forma di disabilità e le informazioni fornite dall’Agenzia dell’Ue per i diritti fondamentali dimostrano sistematicamente che queste persone si trovano ad affrontare discriminazioni e ostacoli all’esercizio dei propri diritti in condizioni di parità con gli altri”. Inoltre, il Parlamento europeo ha richiesto un atto europeo sull’accessibilità, lo EU Accessibility Act promesso dalla Commissione europea nel 2011, ma tuttora inesistente.

Trattato di Marrakesh.L’Eurocamera è intervenuta con questa risoluzione dopo le recenti indiscrezioni secondo cui Italia, Germania e Regno Unito, insieme ad altri Paesi, starebbero bloccando il Trattato di Marrakesh, accordo internazionale già firmato dall’Ue nell’aprile del 2014, che in sintesi stabilisce un regime per lo scambio transnazionale di libri in formato accessibile. Strasburgo “si impegna a collaborare attivamente con gli attori interessati per trovare una soluzione pragmatica ai fini dell’adesione al trattato di Marrakech”.

Libera circolazione. L’Europarlamento ha invitato la Commissione europea a fornire spiegazioni per assicurare legalmente che alle persone con disabilità sia garantita la fruizione di pari opportunità, diritti fondamentali, parità di accesso ai servizi e al mercato del lavoro, e anche degli stessi diritti e doveri in materia di accesso alla previdenza sociale. “Tutte le persone con disabilità devono godere del diritto di libera circolazione che è proprio di tutti i cittadini dell’Ue”. È stata infatti sottolineata la necessità di migliorare l’attuazione della legislazione dell’Ue per assicurare che possano viaggiare autonomamente utilizzando tutti i mezzi di trasporto, compresi quelli pubblici.

Europarlamento accessibile. Il numero di deputati al Parlamento europeo portatori di disabilità è aumentato considerevolmente a seguito delle elezioni del 2014. È stato istituito un gruppo di lavoro composto da membri di ciascuna delle commissioni parlamentari interessate, il quale ha organizzato eventi di sensibilizzazione aperti al personale e ai deputati al Parlamento europeo, fra cui l’organizzazione di corsi di lingua dei segni come parte della formazione professionale. (GdP)

Tribunale di Ancona: illegittimo “esiliare” a vita dalle GaE

Vittoria ANIEF presso il Tribunale di Ancona: illegittimo “esiliare” a vita dalle GaE i docenti cancellati per non aver prodotto domanda di aggiornamento

L’ANIEF conquista anche il Tribunale del Lavoro di Ancona nella tutela dei diritti dei docenti cancellati dalle Graduatorie a Esaurimento per non aver prodotto domanda di aggiornamento e ottiene l’immediato reinserimento di una docente cancellata dal MIUR nel 2007. Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Rodrigo Verticelli danno nuovamente prova della grande professionalità e competenza che li contraddistingue con una sentenza di totale accoglimento che condanna il Ministero dell’Istruzione per aver illegittimamente “esiliato” a vita i docenti cancellati dalle GaE e negato loro la possibilità di essere reinseriti all’atto dei successivi aggiornamenti.

Non c’è scampo per il MIUR in tribunale quando a patrocinare i diritti dei docenti precari ci sono i legali ANIEF: la sentenza, chiara e lineare nelle sue motivazioni, rileva senza dubbio che “non esiste alcuna impossibilità di contemporanea applicazione tra la previsione generale del carattere ad esaurimento delle graduatorie e la disposizione che consente il reinserimento in graduatoria di chi già avesse maturato il diritto all’inserimento in graduatoria e ne sia stato cancellato soltanto per non aver presentato tempestiva domanda di aggiornamento”. Il Giudice ribadisce quanto da sempre sostenuto dall’ANIEF: “la norma non amplia il novero delle persone iscritte in graduatoria, limitandosi a prevedere la cancellazione della graduatoria in conseguenza della mancata o intempestiva domanda di aggiornamento e a precisare che tale cancellazione non è, però, definitiva (valendo, infatti, soltanto “per gli anni scolastici successivi”, ovvero per quelli di validità della graduatoria) e consente il reinserimento nelle graduatorie successive”.

Il Tribunale di Ancona, in accoglimento del ricorso ANIEF, evidenzia come “l’esclusione dalle graduatorie disposta nel 2007 nei confronti della ricorrente non possa essere assoluta” e che, di conseguenza, “le disposizioni contenute nei vari D.M., nella misura in cui contrastino con il disposto dell’art. 1 co. 1-bis D.L. n. 97/2004 devono essere disapplicate, non potendo un decreto ministeriale negare il diritto al reinserimento nelle graduatorie previsto dalla legge”. Per questo motivo il Giudice ordina perentoriamente “all’amministrazione convenuta l’inserimento della ricorrente nella suddetta graduatoria con attribuzione del punteggio già in godimento al momento della cancellazione, eventualmente aggiornato per i titoli conseguiti o i servizi successivamente espletati”.

Il Ministero dell’Istruzione ha, quindi, posto in essere un vero e proprio illecito “esiliando” a vita i docenti che avevano mancato di produrre domanda all’atto di uno dei periodici aggiornamenti delle Graduatorie; la normativa primaria, invece, prevede che la loro cancellazione sia solo temporanea e limitata al periodo di vigenza delle stesse Graduatorie. Ancora una volta vittoria completa per l’ANIEF, dunque, che in questa lunga battaglia al fianco dei docenti cancellati dalle GaE si è sempre schierata in prima linea per costringere il MIUR al pieno rispetto dei loro diritti.

L’ANIEF ricorda che è ancora possibile aderire al ricorso volto al reinserimento in Graduatoria a Esaurimento dei docenti che sono stati cancellati per non aver aggiornato la loro posizione.

Riforma scuola, il governo non ascolta e decide in camera caritatis

da Il Fatto Quotidiano

Riforma scuola, il governo non ascolta e decide in camera caritatis

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A proposito di “ascolto” e demagogia. È proprio normale che – se discussione deve, come dovrebbe esserci, in Commissione ed in Aula – il governo abbia già deciso un implacabile calendario, con audizioni limitatissime e decise in camera caritatis e comunque arbitrariamente? Eppure il testo licenziato mercoledì dalla Camera dei Deputati non è identico a quello presentato all’inizio dell’iter. Perché, allora, non audire tutti i soggetti aventi diritto? Perché non inaugurare una nuova stagione, quella dell’ascolto e del dibattito reali, senza ghigliottine sugli emendamenti proposti, senza contingentamento dei tempi?

La risposta c’è e sta nei numeri dei “sì” che mercoledì hanno votato a favore del Ddl, restituendo all’opinione pubblica l’immagine di un governo arrogante ed incurante della volontà del popolo. Di un Parlamento prono alla volontà del Capo, dell’uomo solo al comando. Ma, se la democrazia è stata sconfitta – e lo sappiamo bene noi docenti che per 3 giorni abbiamo presidiato lo spazio antistante Montecitorio, come tanti altri spazi simbolici in Italia, producendo, solo con i nostri estemporanei interventi, non solo dissenso fine a se stesso, ma pensiero critico e divergente – il governo e il Pd (anomala ma sostanziale equazione) non hanno trionfato.

Alla Camera su 454 presenti, 1 astenuto, 316 sì, 137 no. In tutto i deputati sono 630; il Presidente a inizio della seduta ha comunicato che 94 erano da considerare “in missione”. I formalmente assenti sono stati dunque 82. Tra loro, indubbiamente, i 28 della minoranza del Pd, che hanno deciso di non partecipare al voto. E gli altri? Magari qualcuno – ci si perdoni l’ipotesi maliziosa – era impegnato nella campagna per le imminenti elezioni regionali…

In ogni caso, non sarebbe opportuno impedire che provvedimenti che interessano tanto nevralgicamente la vita democratica e l’interesse generale siano discussi con una quantità di assenze così elevata?

Intanto, una cronologia chirurgica: è fissata per lunedì 1° giugno alle 12 la scadenza per la presentazione degli emendamenti al Ddl Scuola, in commissione Istruzione al Senato, come deciso dalla VII commissione che ha “discusso” il calendario dei lavori.

La commissione lavorerà inoltre anche durante la settimana di ‘silenzio elettorale’. I lavori inizieranno infatti mercoledì 27 alle 9,30. Come possibile relatrice, si fa l’ipotesi Puglisi, responsabile Scuola del Pd: quanto ad assenza di ragionevolezza e capacità di ascolto, nulla da invidiare a Coscia, relatrice di maggioranza alla Camera!

Dopo il termine per la presentazione degli emendamenti, dovrà pronunciarsi anche la commissione Bilancio del Senato, visto che il provvedimento è stato collegato al Def.

Ma a ribadire, qualora ce ne fosse bisogno, le intenzioni di coloro che ormai si ritengono i padroni assoluti dello Stato e delle sue istituzioni, un’altra informazione: mercoledì alle 18.30 Maria Mussini (gruppo Misto al Senato, prima firmataria della Lipscuola) aveva avuto la conferma dell’ammissibilità del suo spostamento dalla commissione Esteri a quella Istruzione. Dopo 40 minuti, però, ha ricevuto un ulteriore messaggio, che annullava la comunicazione precedente.

Si tenga presente che Mussini appartiene, appunto, al Gruppo Misto: pertanto il suo spostamento non avrebbe alterato alcun equilibrio tra maggioranza e minoranza. Ieri mattina, infine, il Senato ha assunto a maggioranza una decisione politicamente e formalmente molto grave: escludere dai lavori della Commissione Mussini.

«Per blindare la riforma della scuola – denuncia il presidente del gruppo Misto Loredana De Petris – hanno impedito il trasferimento di una nostra senatrice in commissione Istruzione, Maria Mussini, così com’era nostro diritto fare». «È davvero grave che il presidente del Senato ci abbia detto invece di no perché si doveva garantire l’equilibrio in commissione tra maggioranza e opposizione», prosegue De Petris. «La Mussini  non solo è professoressa, ma è anche la prima firmataria del ddl di iniziativa popolare sulla scuola presentato in Parlamento molto prima che il governo decidesse di intervenire. Il regolamento mi consente di avere un terzo esponente come gruppo Misto in commissione, perché non avrei dovuto mandarla in commissione per seguire la riforma? E perché il presidente del Senato mi ha dovuto dire di no?»

Questo episodio e una discussione che si vuole condurre in tempi rapidissimi confermano insomma anche al Senato l’assoluta indisponibilità allo svolgimento di un serio e approfondito confronto di merito sul testo di legge approvato dalla Camera, a riprova che l’apertura all’ascolto e alle modifiche sbandierata ai quattro venti da Presidente del Consiglio e da esponenti vari della maggioranza è una pura e vergognosa finzione.

Ancora freni ai super presidi il collegio docenti premierà i prof

da la Repubblica

Ancora freni ai super presidi il collegio docenti premierà i prof

Il governo apre alle richieste dei sindacati in vista dell’approdo della legge al Senato E mercoledì riprende la trattativa

Il governo apre ancora. Ai docenti schierati contro “La buona scuola”, ai sindacati che lunedì incontreranno il ministro Stefania Giannini al Miur, alla minoranza del Pd che si oppone al preside potente. Le trattative informali sono già partite e diventeranno richieste esplicite nei due giorni di audizioni che mercoledì prossimo — con Francesca Puglisi (Pd) e Franco Conte (Ap) relatori — apriranno il viaggio del disegno di legge in Senato. Ci sono tre punti su cui governo e sindacati discuteranno per trovare una mediazione. Un quarto è già condiviso: il “bonus school”, ovvero la possibilità per un privato di finanziare un istituto scolastico, avrà un tetto. Nessuno potrà investire cifre che in qualche modo lo autorizzino a dettare condizioni.
Le altre tre questioni sono desiderata del sindacato sulle quali il governo è disposto a trattare. Quella di maggior rilievo è la riapertura del capitolo assunzioni. Oggi, dopo il voto alla Camera, il ddl 2294 dice che i 101.700 neoinsegnanti saranno presi (e portati in cattedra il prossimo 1 settembre) dalle Graduatorie a esaurimento, la prima fascia. Quindi, 4.200 idonei al concorso 2012 saranno assunti nel 2016. Tutti gli altri abilitati dovranno passare per il concorso del 2016. Le seconde fasce potranno entrare, solo per fare supplenze, in quelle discipline dove non ci saranno più precari Gae da assumere. Ecco, il sindacato, che in chiaro chiede un piano di stabilizzazione ben più ampio dei 160mila assunti nei prossimi due anni, nelle trattative riservate si accontenta dell’assunzione di una fetta di docenti abilitati di seconda fascia — 25mila — che ha già fatto supplenze per almeno tre stagioni (i 36 mesi indicati dalla Corte di giustizia europea). Il governo potrebbe aprire e immaginare una stabilizzazione graduale limitata ai “+36 mesi”: dentro in tre anni, saltando il concorso. Poiché i numeri degli assunti totali — 160 mila in due stagioni — devono comunque restare fermi, la stabilizzazione dei “+36 mesi” significherebbe far scendere il bando 2006 da 60 mila posti a 35 mila. I responsabili scuola del Pd, tuttavia, sono scettici sull’ipotesi del governo: assumere solo una parte dei seconda fascia potrebbe invitare a ricorsi di massa da parte dei 125 mila esclusi presenti nella stessa graduatoria. Un’altra richiesta del sindacato su cui il governo apre è la gestione dei 200 milioni di premi ai professori migliori. Dalla versione iniziale (li assegna il preside), si era passati alla versione edulcorata (li assegna il preside su criteri stabiliti da un comitato di valutazione). Ora in Senato si potrebbe decidere che una quota dei premi sarà assegnata ai docenti dallo stesso collegio docenti. L’ultima apertura il governo la potrebbe fare sui bacini territoriali, e anche questa sarebbe una limatura dei poteri del dirigente scolastico. In questi “bacini” dove saranno collocati i neoassunti i sindacati vogliono ristabilire le graduatorie: chi è più in alto potrà scegliere la scuola dove vorrà insegnare. Il governo potrebbe trovare un sistema ibrido in cui a fianco della graduatoria resiste la “chiamata diretta” del preside.
Ieri in serata Francesca Puglisi ha dovuto rinunciare a un convegno sulla scuola allestito per oggi a Bologna dalla Cgil. Cambio di sede all’ultimo, possibili contestazioni in vista, sicurezza non garantita. La Puglisi ha declinato l’invito, la Cgil ha gradito.

DdL, sono almeno 60mila gli esclusi dal piano straordinario di assunzioni

da La Tecnica della Scuola

DdL, sono almeno 60mila gli esclusi dal piano straordinario di assunzioni

Lo sostiene Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera. A pensarla come lui sono anche altri 42 parlamentari, sempre Pd: qualche giorno fa, la Camera ha approvato un loro ordine del giorno per avviare un monitoraggio e verificare l’esatto numero dei docenti che hanno diritto all’immissione in ruolo. E da Bruxelles fanno sapere: stiamo vigilando sulle assunzioni della “Buona Scuola”.

“Stabilizzare in due anni circa 160mila insegnanti è un risultato enorme e non scontato, per il quale ci siamo battuti ottenendo l’inclusione degli idonei nelle assunzioni”. Ma “non bisogna però dimenticare che mancano all’appello altri 60mila precari”. Lo sostiene Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera, ricordando che se si attuasse un monitoraggio sul precariato scolastico, uscirebbe fuori che la platea degli aventi diritto all’immissione in ruolo dovrebbe essere allargata. E nemmeno di poco.

“L’ordine del giorno, firmato da 43 parlamentari del Pd, che il Governo ha approvato nell’Aula della Camera, chiede di avviare un monitoraggio finalizzato a verificare il numero dei docenti che negli ultimi anni hanno svolto in modo continuativo attività di insegnamento, al fine di ricomprendere queste competenze nelle assunzioni”. Tra gli esclusi dal piano assunzioni del ddl, lo ricordiamo, ci sono tutti gli abilitati con il Tfa e con il Pas.

Per Damiano non ci sono dubbi: bisogna “migliorare la normativa che riguarda l’assunzione dei precari. La battaglia sulla Buona scuola, che ha già dato importanti risultati di correzione alla Camera, deve continuare al Senato”.

A chiedere di verificare l’entità dei posti liberi e degli aventi diritto è anche l’Anief. Che rivendica un censimento. Inoltre, il sindacato autonomo ha denunciato che “le 100mila assunzioni dei precari della scuola, che il Governo italiano vuole far passare come un piano storico che abbatterà la ‘supplentite’ non sono solo sottodimensionate, ma attuate perché imposte della Commissione europea: a confermarlo è la risposta fornita in settimana dalla ‘Direzione generale occupazione, affari sociali e inclusione’ alla prima delle denunce presentate per l’abuso del precariato in Italia. Per la stessa Commissione europea, infatti, il ddl ‘La Buona Scuola’ “consentirà alla maggior parte se non a tutti i dipendenti attualmente con contratto a tempo determinato di essere assunti su base permanente”. E per questo motivo gli sviluppi e l’esito di approvazione del decreto, già approvato dalla Camera ed ora all’esame del Senato, sono sotto l’attenzione di Bruxelles.

Nella risposta alla denuncia, dello stesso tenere di quella presentata anche dall’Anief, la Commissione europea spiega che i propri servizi “sono in contatto regolare con le autorità nazionali in relazione al contenuto specifico e alla progressione di tali riforme”. Pertanto, è sempre più evidente quanto sostenuto dal’Anief: il Governo italiano è stato semplicemente costretto ad attuare il piano straordinario di assunzioni previsto dal ddl “La Buona Scuola”.

Il giovane sindacato lo aveva denunciato formalmente ad inizio mese, nel giorno dello sciopero generale, quando il presidente Anief, Marcello Pacifico, è volato a Bruxelles: nella documentazione presentata all’Ue, il sindacalista ha spiegato che attraverso il ddl di riforma della scuola, l’Italia “invece di stabilizzare, non assume su tutti i posti realmente vacanti, lascia fuori dalle scuole 200 mila precari e li continua a discriminare rispetto ai colleghi di ruolo, senza prevedere alcuna tutela. Nonostante la sentenza “Mascolo” della Corte di giustizia europea del novembre 2014 e l’atto di messo in mora della Commissione UE del 2013, rimane irrisolta e confusa la situazione del precariato scolastico”.

“È sempre più evidente – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – che il piano ‘ristretto’ di immissioni in ruolo predisposto dal Governo non risolverà il problema del precariato. Perché due supplenti annuali su tre continueranno ad essere inquadrati da graduatorie che non saranno affatto svuotate. Ora, da Bruxelles ci dicono anche che quelle assunzioni vanno fatte. Il nostro sindacato ha già denunciato a Bruxelles che le 100mila assunzioni sono un bluff, perché ci sono più di 100mila fuori dal piano straordinario degli aventi diritto. Per questo continuano i ricorsi in tribunale”.

Ddl Scuola, da mercoledì 27 iniziano le audizioni in commissione al Senato

da La Tecnica della Scuola

Ddl Scuola, da mercoledì 27 iniziano le audizioni in commissione al Senato

La Commissione, accogliendo la proposta avanzata dal Presidente Marcucci, ha deliberato di iniziare la prossima settimana l’esame del disegno di legge governativo (n.1934) recante “Riforma del sistema nazionale di istruzione”.

Al riguardo, si è convenuto di procedere, nella giornata di mercoledì 27 maggio, e, se necessario, giovedì 28 maggio, ad un ciclo di audizioni informali, concluso il quale si svolgerà la relazione introduttiva sul provvedimento e l’avvio della discussione generale, che proseguirà mercoledì 3 giugno. Il termine per la presentazione di emendamenti ed ordini del giorno è stato fissato a lunedì 1° giugno alle ore 12. Sono stati scelti anche i due relatori in commissione Istruzione al Senato: la responsabile scuola del Pd, Francesca Puglisi, e il senatore Ap, Franco Conte.

Rese note anche il calendario delle prime audizioni (clicca qui)

Tra mercoledì 27 e giovedì 28 maggio saranno audite circa 40 sigle, compresi i sindacati generali e di categoria. In seguito il testo verrà incardinato e si aprirà il dibattito generale. In prima lettura alla Camera sono state ascoltate 90 associazioni rappresentative di docenti, dirigenti, famiglie e studenti.

“Carta Intenti” MIUR-CSM per cultura della legalità nelle scuole

Legnini-Giannini, siglata a Palermo “Carta Intenti”
MIUR-CSM per cultura della legalità nelle scuole

Il Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Giovanni Legnini e la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, oggi, sabato 23 maggio, nel giorno del XXIII anniversario delle stragi di Capaci e Via D’Amelio, hanno siglato, nel corso della diretta RAI “PalermoChiamaItalia”, dall’Aula bunker di Palermo, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la “Carta d’intenti”, per diffondere la cultura della legalità nelle scuole.

Il protocollo d’intesa MIUR-CSM, già oggetto di approvazione unanime da parte del Plenum del Consiglio, nella seduta di mercoledì scorso, 20 maggio, si propone la finalità di promuovere la cultura della legalità e della giustizia nelle scuole e la conoscenza del lavoro quotidiano della magistratura, attraverso un programma pluriennale di attività e di percorsi educativi da sviluppare con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

“Un accordo di grande valore, perché, come diceva Antonio Caponetto, la mafia teme di più la scuola della giustizia. Figuriamoci se scuola e giustizia si mettono assieme”. Così il Vice Presidente Legnini, ringraziando la Ministra Giannini e il Presidente della Repubblica Mattarella, durante la diretta “PalermoChiamaItalia”.

L’innovazione contenuta nella carta d’intenti MIUR-CSM, consiste nel rendere permanente e strutturato l’impegno dei magistrati con le scuole italiane, autorizzando gli stessi a programmare le attività con i dirigenti scolastici, sulla base degli indirizzi che saranno definiti da un apposito Comitato.

Ecco come risolleviamo la scuola: tanti soldi contro la dispersione, più prof e tirocini

da La Tecnica della Scuola

Ecco come risolleviamo la scuola: tanti soldi contro la dispersione, più prof e tirocini

Il sottosegretario Faraone: al Mezzogiorno 3 miliardi per contrastare la dispersione scolastica, solo alla Sicilia 600 milioni, 482 a carico del Fse e 192 del Fsr. La riforma porterà l’8% insegnanti in più e 400 ore d’alternanza scuola-lavoro. Perché la scuola non è quella astratta, stile Libro Cuore: servono strumenti utili.

Tanti soldi per contrastare l’abbandono prematuro dei banchi, soprattutto al Sud, incrementi di docenti per ogni scuola, investimenti per l’alternanza scuola-lavoro. Sono i punti che il Governo, anche attraverso il ddl ‘La Buona Scuola’, ha deciso di attuare per elevare la formazione dei cittadini italiani. A dirlo è stato Davide Faraone, sottosegretario all’Istruzione, rispondendo il 22 maggio ai ragazzi nell’oratorio della Chiesa di San Giovanni Apostolo a Palermo, dove si è svolta la presentazione di un’iniziativa di ‘Crescere al Sud’, la rete di associazioni promossa da Save The Children e Fondazione con il Sud.

“A favore del Mezzogiorno – ha detto Faraone – le somme destinate a contrastare la dispersione scolastica sono pari a 3 miliardi di euro: sono fondi strutturali che il governo ha deciso di destinare a questa priorità”. Parlando della Sicilia, sua terra d’origine e dove si è svolta l’iniziativa, il sottosegretario ha sottolineato che alla regione più estesa d’Italia “sono destinati 600 milioni, 482 milioni a carico del Fse e 192 milioni del Fsr”.

Ma il potenziamento delle scuola riguarderà tutti gli istituti. Che grazie alla riforma della scuola avranno, in media, ha assicurato il rappresentante del Governo “l’8% insegnanti in più“.

Faraone è convinto che attraverso l’impegno contro la dispersione a la maggiore presenza di prof nelle scuole, l’istruzione pubblica non potrà che migliorare. “Bisogna creare situazioni – ha detto ancora a Palermo – per cui la scuola sia plasmata al territorio. La scuola non è quella astratta, stile Libro Cuore: vanno costruiti strumenti utili e concreti. Quando abbiamo scritto la riforma della Scuola abbiamo fatto riferimento a questo. La scuola è il luogo della costruzione della coscienza civica dei ragazzi e i lavoratori del futuro e deve essere direttamente collegata al lavoro. E l’alternanza scuola-lavoro è uno degli elementi più importanti”.

A tal proposito, sui tirocini che gli studenti degli anni terminali della scuola superiore svolgeranno nei luoghi di lavoro, il sottosegretario ha tenuto a dire che “la riforma prevede 400 ore di formazione scuola-lavoro e su questo siamo contestati anche dai sindacati”.

DDL scuola: nemmeno un euro per il fondo di istituto

da La Tecnica della Scuola

DDL scuola: nemmeno un euro per il fondo di istituto

Reginaldo Palermo

Le risorse che il ddl prevede per incrementare le dotazioni strumentali delle scuole sono del tutto risibili: meno di 3milioni per il 2015 e 313mila euro per il 2016. Non un euro per incrementare il fondo di istituto

C’è un tema, nel disegno di legge sulla “Buona Scuola”, di grande rilievo ma sul quale finora si è detto poco o nulla: è quello delle risorse finanziarie che, al netto delle assunzioni, serviranno ad implementare le numerose attività previste dal piano.
Se si va a leggere l’articolo   sulle  c’è da rimanere senza parole; si parla infatti della istituzione di un nuovo capitolo di spesa denominato “Buona scuola” la cui dotazione è fissata in poco meno di 3milioni di euro per il 2015 e addirittura in 313mila euro (non è un errore, la cifra è proprio questa!) per il 2016.
Tanto che la formula “senza maggiori oneri per la finanza pubblica” è ripetuta diverse volte nel testo.
Questo significa che le uniche vere risorse che le scuole avranno a disposizione saranno costituite quasi esclusivamente dai docenti neo assunti.
E così per il fondo di istituto per i compensi accessori del personale docente e Ata non è previsto nessun incremento (anzi, siccome il numero dei docenti aumenterà, la quota media pro-capite diminuirà di un buon 5-10%).
Ma c’è anche il problema delle supplenze: poichè non è detto che con l’organico dell’autonomia si possa riuscire a contenere le spese delle supplenze temporanee, è molto probabile che – alla resa dei conti – il MEF imporrà il ricorso alla solita “clausola di salvaguardia” e quindi, come già in passato, si dovrà usare la cassa del Miur per pagare gli stipendi dei supplenti.
Parlare di musica per tutti dalla primaria ai licei è certamente un bello slogan ad effetto, così come è buona cosa prevedere l’impiego di docenti specializzati nell’educazione musicale fin dalla primaria, ma non bisognerebbe trascurare aspetti organizzativi e strumentali: con bambini alle prime armi si può sicuramente fare musica usando legnetti, bicchieri, sassolini e bottiglie, ma – ad un certo momento – bisognerà anche iniziare a introdurre qualche altro “oggetto” (non diciamo un pianoforte a coda, per carità) ma anche semplicemente qualche tamburello e qualche CD. Oggetti che, purtroppo, non sono del tutto gratuiti. A meno che gli estensori della legge non abbiano già messo nel conto che, come spesso accade già ora, il materiale se lo porteranno da casa i docenti o lo si farà acquistare dai genitori.