SCIOPERO DEGLI SCRUTINI: COME FUNZIONA? NIENTE PAURA

SCIOPERO DEGLI SCRUTINI: COME FUNZIONA? NIENTE PAURA

Il disegno di legge Renzi sulla scuola è stato approvato alla Camera con qualche emendamento di facciata. Ne rimane immutata la natura di provvedimento distruttivo della scuola pubblica perché si aumentano i finanziamenti alla scuola privata, si cancella la libertà d’insegnamento attraverso l’aumento dei poteri dei Presidi che assegneranno posti di lavoro e salario accessorio, si pongono le premesse per la frammentazione del sistema nazionale d’istruzione, si delega il governo a ridisegnare gli organi collegiali e le regole di governo delle scuole, si cancellano migliaia di posti del personale ATA, non si affronta concretamente il problema del precariato.

Per questo continuiamo a chiederne il ritiro e il contemporaneo varo di un piano pluriennale di assunzione dei precari su tutti i posti vacanti nel rispetto della sentenza della Corte di giustizia europea. La palla passa ora al Senato ma noi sappiamo che solo la mobilitazione continua del mondo della scuola potrà fermare il percorso di questa legge.

Perciò confermiamo lo sciopero degli scrutini e chiediamo a tutti di aderire e contribuire a far sì che anche questo momento di lotta abbia grande impatto sull’opinione pubblica.

EOPPORTUNO RICORDARE CHE: Lo sciopero è regolarmente proclamato dalla stragrande maggioranza dei sindacati, si tratta quindi di un’azione legittima ai sensi della L. 146/90 e della normativa antisciopero (definita con l’accordo di CGIL-CISL-UIL-SNALS) che prevedono la possibilità di bloccare gli scrutini per soli due giorni.

 

Lo sciopero è un diritto costituzionalmente garantito e perciò:

 

  1. ladesione è libera e nessuno la può impedire;
  2. la partecipazione allo sciopero può avvenire con dichiarazione formale all’apertura dello scrutinio, mediante comunicazione scritta, via fax o mediante fonogramma prima dello scrutinio o semplicemente non presentandosi allo scrutinio
  3. non è consentita la sostituzione degli scioperanti;
  4. non si può contrastare lo sciopero riarrangiando il calendario degli scrutini (peraltro si tratta di attività programmata dal Collegio docenti e che quindi può modificare solo il Collegio docenti);
  5. ogni minaccia di precettazione degli scioperanti è vana: essa può essere disposta solo in caso di sciopero illegittimo e comunque esclusivamente dal ministro, con apposito decreto;

 

Lo sciopero non è consentito solo per gli scrutini finalizzati agli esami conclusivi dei cicli d’istruzione (licenza media, qualifica professionale, esame finale della secondaria superiore) e per quelli relativi agli esami di idoneità.

 

Lo sciopero degli scrutini è particolarmente efficace in virtù della natura del Consiglio di classe: un organo collegiale che, in sede di scrutinio, si deve riunire in formaperfettacioè con la partecipazione di tutti i suoi componenti. Ne deriva che è sufficiente lo sciopero di un componente il consiglio per bloccare lo scrutinio (è bloccato quindi lo scrutinio dove non partecipi uno dei due docenti di una materia insegnata in compresenza); questo sciopero è proclamato per due giorni consecutivi da CGIL, CISL, Cobas, CUB, GILDA, SNALS, UIL,USB per un ora in corrispondenza di ogni scrutinio al quale si partecipa e nei primi due giorni di calendarizzazione degli scrutini in ogni scuola.

 

Ai colleghi attivi in ogni scuola chiediamo di battersi perché gli scrutini siano posti in calendario solo dopo il termine delle attività didattiche.

 

J. Nash, I giochi linguistici e matematici

“I giochi linguistici e matematici” di John Nash

Nota essenziale di Gianfranco Purpi

E’ morto tragicamente e fortuitamente il matematico John Nash, che ispirò il film sublime ed epocale: ‘A Beautiful Mind’ –
…Aveva 86 anni ed è scomparso a causa di un incidente stradale in New Jersey, in cui è morta congiuntamente la sua carissima moglie di una vita.
…E “i giochi linguistici e matematici” di John Nash…saranno sempre ,…in prospettiva di originalissimo strutturalismo e di teoria problematicistica dei sistemi diacronici/sincronici …,l’emblema delle epistemologie teoretiche e dialettiche di ogni Logoi e Topoi da “storicismo simbiotico alle essenze tutte di ogni ontologia dell’Essere e…,allo stesso tempo,in quanto gnoseologia dell’esistenza”,…per lo stesso motivo…impregnate di monismo immanentistico e di terapia schizoide…”da vera euristica linguistica e di sintassi esistenziale della salute mentale semiologica deduttivistico/induttivistica,…da esorcizzazione di ogni delirio sublimante in prospettiva di creatività logicizzante e di cibernetica della Ragione operazionale/rappresentativa in orizzonte di ulteriorità d’eccedenza metaculturale”!
…Di razionalizzazione scientifica fondata sulla prospettiva dell’equilibrio delle visioni economicistiche/matematizzanti e fisiche,… e della fondazione olistica del concetto di persona in orizzonte di integralità di paideia dell’essenza e dell’esistenza antropologicamente simbolizzanti e schematizzanti in geniali processi di accomodamento/assimilazione di dinamiche progressive della relazionalità di ogni variabile universalizzante terrestre;…ancorchè,assieme,…di un umanesimo della compossibilità delle ipotesi antropocentriche/socioloche/psicologiche…di ispirazione da “ésprit gestaltico pascaliano e cartesiano”…(id est,…IN CHIAVE di sperimentalità e gestaltica rappresentazione interdisciplinare/transdisciplinare,…speculativamente  logica e intuizionista , nello stesso tempo e per lo stesso motivo,…entro una dignitante neokantiana filosofia cristiana e criticistica dell’amore sempre focalizzato e ricercato/bramato in quanto prassi oblativa e intimistica trascendentale onnilateralità di  Pubblico e di Privato ,…”erga omnes”!)…
…Il film incarnante e sceneggiante la vita del Nostro e i suoi affetti…e la sua storicità sempre irriducibile e trascendentale,…si dovrebbe far vedere in tutte le scuole …ed a chiunque partecipa da Politico dell’educazione …alle razionalizzazioni statuali di ogni Ratio di Vita Pubblica e Privatistica…legiferante e governante!

Uno sciopero che farà lavorare di più!

Uno sciopero che farà lavorare di più!
Ma che sindacati abbiamo?

di Maurizio Tiriticco

Qualcuno mi deve spiegare a che cosa serve lo “sciopero breve di un’ora degli scrutini da parte del personale docente per due giornate consecutive”, proclamato dai sindacati scuola confederali, Snals e Gilda.

Conosciamo tutti – forse non li conoscono gli amici sindacalisti? – i tempi ristretti, anzi ristrettissimi, che un’istituzione scolastica ha, quando si chiudono le lezioni e si deve poi passare alle operazioni d’esame.

Pertanto, i tempi utili per gli scrutini, che, com’è noto, sono “prestazioni indispensabili”, quindi da farsi comunque, perché a rischio di precettazione, sono quelli che sono.

Va anche considerato che gli scrutini delle classi che devono sostenere esami non sono investite dallo sciopero.

Pertanto, i tempi sono pressoché contingentati! In effetti, è così da sempre!

A mio vedere, si tratta di uno sciopero che non tocca il governo, perché gli scrutini, COMUNQUE, SI DEVONO FARE!

In quali tempi all’amministrazione non interessa!

Purché si facciano!

Gli insegnanti saranno costretti a FARE COMUNQUE GLI SCRUTINI, purtroppo anche in orari imprevedibili!

Un tour de force faticosissimo!

Quindi, se un insegnante sciopera, non solo perde soldi – e l’amministrazione ci guadagna – ma poi si trova a lavorare di più successivamente e in orari assurdi.

Quindi, si sciopera per… LAVORARE DI PIU’!!!

IL GOVERNO PUO’ BELLAMENTE PROCEDERE PER LA SUA STRADA.

E I SINDACATI NON PERDONO LA FACCIA!

Almeno così pensano.

Ma questo è sindacalismo? Mah!

Esami: Incontro di generazioni

ESAMI: Incontro di generazioni

di Davide Leccese

Siamo prossimi all’Esame di Stato. Cominciano le ansie degli studenti e delle famiglie, anche perché dall’esito dell’esame dipenderà l’immediato futuro dei giovani, molti dei quali destinati alla prosecuzione degli studi nell’università.

Trattiamo questo tema, apparentemente generale, per svaporare il clima di tensione psicologica, onestamente eccessiva, che accompagna la preparazione agli Esami di Stato, sia da parte degli studenti (e delle famiglie) che da parte dei docenti.

Siamo convinti che l’ampliare la prospettiva d’analisi faciliti una lettura organica di un rapporto complesso ed impegnativo, qual è quello tra due generazioni.

Sì, perché l’Esame è un’occasione privilegiata – da sfruttare appieno – di dialettica generazionale, con quel che comporta un mettere di fronte adulti e giovani, ruoli di insegnamento (e di valutazione) e di apprendimento.

Gli esaminatori rappresentano il tentativo – intelligente, speriamo – di una società (la scuola è una comunità educante) che, avendo fornito delle conoscenze e delle competenze (sistematiche, metodiche e critiche) e abilità, verifica che le stesse siano transitate dalla mente a tutta la personalità del discente; e tale verifica assume il tono dell’ufficialità obiettiva (o istituzionale) perché i giovani si convincano dell’inderogabilità dell’accertamento, come momento di maturazione significativa.

L’esame allo studente, dimostrando che egli ha imparato, gli consente di verificare come gli adulti siano disposti a credere e ad avallare la sua crescita e quale peso assegnino al suo “crescere”.

La dialettica, una certa contrapposizione è nell’ordine delle cose, proprio perché diversa è la prospettiva di vita. Un tempo fummo noi contrapposti e dialettici ai nostri adulti di riferimento e oggi lo sono con noi i giovani.

Molti degli adulti hanno dimenticato il loro passato di studenti (sovente burrascoso, incerto e critico) e pretendono dai giovani quello che essi non furono: logici, sistematici, costanti, appropriati nell’esposizione, prudenti nelle affermazioni, documentati nelle idee, “scientifici”. A meno che non si voglia far credere ai giovani che anche per la scuola ci fu un’età dell’oro (il passato), splendida come in certe favole mitologiche. A meno che non si voglia mimetizzare l’idea (patetica) che nella scuola sono transitati, come docenti, i migliori studenti di ieri!

In sede di esame l’adulto dovrà porsi di fronte al giovane come sinceramente curioso delle sue idee, attento alle sue affermazioni, disponibile a seguirne i percorsi mentali, convinto che il cambiamento, come acquisizione non istantanea e puntuale delle conoscenze e delle competenze, in genere, e l’apprendimento sono pedetentim progredientes, cioè hanno bisogno del loro tempo per affermarsi come comportamento. Chi fa della verifica di esame l’accertamento di uno stato “definitivo e totale” prende una cantonata valutativa pericolosa. L’invito è a constatare il possesso dei “processi”, delle idee significative, dei sistemi chiari di conoscenza; a verificare se ha cognizione di “fatti” culturali su cui potrà costruire gli ulteriori apprendimenti; a far emergere una capacità di confronto che significhi attenzione per quel che sostengono gli altri e dignitosa difesa delle proprie idee.

Non vorremmo, poi, che passasse l’idea, nel giovane studente – sottoposto ad esame – che, possedute le idee e le competenze “scolastiche”, si abbiano già tutte le chiavi per aprire le porte della vita reale. Nella scuola tradizionale vige ancora una sorta di principio deterministico, che trasmigra da certi docenti a certi studenti: conosciute le teorie, verificate (in astratto) le esperienze di pensiero, si è pronti per la pratica della vita. La vita, invece, presenta impennate esistenziali talmente imprevedibili, da richiedere una ridiscussione continua delle certezze. E la riapertura del dibattito è possibile solo se, nella scuola – fino all’Esame di Stato – si è dato al giovane l’abito mentale della prudenza, assieme al coraggio delle proprie idee e soprattutto, la voglia di confrontarsi con gli altri, anche con quelli più “bravi” di lui.

Sport a scuola

Sport a scuola, dal 25 maggio le finali estive dei Campionati Studenteschi 2015

I partecipanti in visita a Expo

La passione prima del risultato. Con questo spirito oltre 3.000 ragazzi provenienti da tutte le Regioni italiane si stanno confrontando nella sessione estiva delle Finali nazionali e Manifestazioni promozionali dei Campionati Studenteschi 2015 in corso in questi giorni, con una straordinaria partecipazione.

Come sempre il MIUR, il CONI, il Comitato Italiano Paralimpico e le Federazioni sportive coronano, con questi eventi, un percorso durato l’intero anno scolastico, realizzato dagli organismi territoriali di tutti gli Enti coinvolti, coordinati dagli Uffici periferici del Ministero. È stata data la giusta rilevanza sia alle discipline più praticate sul territorio, con le Finali Nazionali, che a quelle meno diffuse, con le Manifestazioni promozionali.

Per l’anno scolastico 2014/15, l’impegno e lo sforzo organizzativo sono stati ancora maggiori rispetto agli anni precedenti. Infatti a tutti i partecipanti è stata data l’opportunità, in concomitanza delle manifestazioni, di recarsi a Milano per visitare EXPO 2015, un’importante occasione di crescita per le nuove generazioni. Ha avuto un ruolo importante anche la città di Torino, Capitale Europea dello Sport per l’anno 2015. Alcune delle manifestazioni infatti sono in programma nel capoluogo Piemontese e nelle città limitrofe.

La sessione estiva avràuna prosecuzione in autunno con le Finali di pallavolo, rugby e corsa orientamento ed è stata preceduta da quella invernale, con le Finali nazionali di sci e corsa campestre che hanno registrato importati numeri di partecipazione.

CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI

già disputate:

DISCIPLINA LOCALITA’ DATA N° PARTECIPANTI (STUDENTI E ACCOMPAGNATORI)

  • SCI L’AQUILA 22-24 MARZO 2015 450
  • CORSA CAMPESTRE CESENATICO (FO) 20-22 APRILE 2015 760

in programma:

DISCIPLINA LOCALITA’ DATA N° PARTECIPANTI (STUDENTI E ACCOMPAGNATORI)

  • ATLETICA LEGGERA SU PISTA DESENZANO DEL GARDA (BS) 25-29 MAGGIO 2015 1700
  • CALCIO A 5 SALSOMAGGIORE (PR) 24-29 MAGGIO 2015 900
  • BADMINTON ALBA (CN) 24-27 MAGGIO 2015 200
  • TENNIS TORINO 26-30 MAGIO 2015 200
  • VELA* LAGO DI VIVERONE (BI) 26-29 MAGGIO 2015 100
  • BOWLING* ASTI 3-6 GIUGNO 2015 90
  • Manifestazioni promozionali

Indicazioni per favorire il regolare svolgimento degli scrutini finali 2015

Indicazioni per favorire il regolare svolgimento degli scrutini finali 2015

Il senso di questo documento:

  • evitare comportamenti, anche involontariamente, illegittimi;
  • garantire – pur nel rispetto della libertà di ciascuno – l’interesse generale dell’utenza;
  • favorire uniformità nell’interpretazione della norma e nei comportamenti operativi.

Il fatto

In sintesi: per contrastare l’approvazione del disegno di legge sulla “Buona Scuola”, i COBAS prima, e tutti gli altri sindacati del comparto poi, hanno proclamato due giorni di blocco degli scrutini finali.

La dicitura ufficiale è complessa nella formulazione, ma relativamente semplice nell’utilizzo: lo sciopero è indetto per i primi due giorni di scrutini secondo il calendario di ogni scuola. In teoria, ogni docente dovrebbe scioperare sulla prima ora di servizio (cioè sul primo scrutinio in cui è coinvolto nella giornata), ma nelle indicazioni pratiche che accompagnano la proclamazione si suggerisce la formula “a scacchiera”, cioè un docente a turno su ogni scrutinio, in modo da bloccare tutti quelli programmati per la giornata.

Questa formula appare potenzialmente in contrasto con le regole di garanzia, che prevedono per gli scioperi brevi l’indicazione non ambigua della collocazione oraria. Ma questa è materia per il Garante, che non si è ancora pronunciato nel merito. Converrà partire dall’assunto che la formula sia accettata e che quindi in quei giorni non si possa contare in partenza sulla regolare effettuazione di scrutini.

Sono esclusi dallo sciopero gli scrutini relativi a classi d’esame (terze medie e quinte superiori).

Cosa non fare

  1. non spostare gli scrutini già indetti per i due giorni di sciopero;
  2. non “precettare” gli scioperanti. Questo è un potere che appartiene al Prefetto ed al Garante, ma non al singolo dirigente. Anche in caso di manifesta o apparente violazione delle regole sui servizi minimi, limitarsi ad ammonire l’interessato sulla irregolarità del suo comportamento e verbalizzare l’ammonimento e quanto accade in seguito. Se necessario, il verbale sarà poi inviato al Garante per i provvedimenti del caso.

E’ lecito effettuare scrutini prima del termine delle lezioni?

La risposta è: sì, a condizione che vi sia una ragione valida per farlo. Più esattamente:

  • l’unica norma positiva che prescriveva di effettuare gli scrutini finali al termine delle lezioni era quella recata dall’art. 192 comma 7 e dall’art. 193 comma 1 del Testo Unico 297/94 per le scuole secondarie di secondo grado. Nessuna norma precisa esisteva invece per le scuole del primo ciclo, per le quali la normativa si limitava a parlare di “scrutinio finale”, ma senza indicare un momento preciso per la sua effettuazione;
  • i due articoli citati sono stati abrogati dall’art. 31 comma 2 del DLgs. 226/05, con effetto “dall’anno scolastico successivo a quello [in cui siano] ancora in funzione classi del precedente ordinamento”. L’ultimo anno in cui questo è accaduto è stato il 2013-14: dunque, a partire dal successivo (quello in corso) i due articoli non esistono più e viene meno ogni vincolo formale di attendere il termine delle lezioni per procedere allo scrutinio;
  • naturalmente, l’effettuazione dello scrutinio sottrae giorni al periodo delle lezioni. E’ quindi consigliabile verificare che sia stata assicurata la misura di attività didattiche prevista dall’ordinamento. Ma nel fare ciò, occorre ricordare che tale misura non è più espressa in ore settimanali, ma in monte orario annuo: si parla quindi di 990 ore annue e non di 30 ore settimanali, di 1056 ore annue e non di 32 settimanali e così via;
  • tale precisazione è importante, in quanto il monte ore annuo viene soddisfatto di regola – e salvo casi eccezionali di interruzioni prolungate della didattica – circa dieci giorni prima del termine delle lezioni. E quindi la verifica va condotta rispetto al minimo di legge e non al massimo;
  • si tratta comunque di una deroga, che si ripercuote sull’erogazione del servizio. Come tale, può essere adottata solo se esistono valide ragioni per farlo: cioè se l’interesse che viene inciso dalla riduzione trova una compensazione almeno equivalente nella tutela di altri interessi di rango pari o superiore;
  • nel caso specifico dell’anno corrente, il termine delle lezioni collocato a ridosso dell’inizio degli esami lascia solo qualche giorno utile prima dell’insediamento delle commissioni di esame. Molti istituti hanno cinquanta o più classi da scrutinare: la compressione degli scrutini in tempi così brevi rischierebbe di limitare il diritto di ciascuno studente ad una valutazione serena e ad una discussione distesa delle propria situazione individuale. E quindi, nel bilanciamento degli interessi, quello ad una valutazione corretta prevale su quello ad alcune ore in più di lezione. Né vale argomentare che si sarebbe potuto recuperare l’esito finale in una materia se si fosse avuto un giorno in più per essere interrogati: non si può ritenere che l’eventuale interesse di un singolo a “recuperare” in extremis quello che non ha fatto in un anno possa prevalere sull’interesse di tutti ad uno scrutinio condotto con tempi più rispettosi della serenità di giudizio richiesta. Per non parlare del potenziale diseducativo del lasciar credere che si possa sempre addivenire ad una sanatoria dell’ultimo minuto rispetto alle lacune accumulate nel tempo;
  • poiché l’esercizio di un potere discrezionale, quale quello che è chiamato in causa nella valutazione del bilanciamento di interessi, richiede una motivazione esplicita, si suggerisce di accompagnare la variazione di calendario con un provvedimento dirigenziale che ne espliciti i motivi. In caso di richiesta di spiegazioni da parte dell’autorità di vigilanza, sarà opportuno poter produrre un tale provvedimento, possibilmente datato con sufficiente anticipo rispetto al momento in cui dovrà produrre i propri effetti (vedi bozza);
  • le diffide pervenute da talune organizzazioni sindacali a non anticipare gli scrutini non vanno prese in considerazione per due motivi: a) le norme cui fanno riferimento sono – come sopra indicato – invalide; b) la vigilanza sul rispetto delle norme di diritto pubblico spetta all’Amministrazione e non ai sindacati.

Cosa fare in concreto

      – assicurarsi che i registri e quant’altro serve per lo scrutinio sia depositato in segreteria in tempo utile, in modo da poter sostituire rapidamente e senza disguidi organizzativi gli assenti (non in sciopero). Non rientra nello sciopero – e non è legittimo – il comportamento del docente che rifiuti di consegnare nei tempi stabiliti i materiali necessari per lo scrutinio o li detenga fuori della disponibilità della scuola;
      – predisporre già prima dell’inizio degli scrutini, un certo numero di finestre di recupero negli spazi non utilizzati (se esistono). Se non erano stati previsti spazi “liberi”, crearli (vedi oltre). Prevedere fin da questa fase quale spazio di riserva sarà destinato al recupero degli scrutini programmati per i due giorni critici;
      – utilizzare anche spazi ordinariamente non utilizzati, come il sabato pomeriggio. Evitare, se non è proprio indispensabile, di incidere sulla domenica (diritto al riposo settimanale);
      – nei giorni di sciopero: aperta la seduta, verificare preliminarmente la presenza di tutti i componenti del consiglio. Se qualcuno manca e non ha comunicato preventivamente l’adesione allo sciopero, attendere un quarto d’ora e poi sostituirlo (non è comportamento antisindacale, se la comunicazione non perviene una volta che la seduta è aperta). Se ha comunicato l’adesione o lo fa in seduta, prenderne atto, fare verbalizzare la circostanza, dichiarare che non si può procedere e riconvocare il consiglio per la prima finestra utile (vedi oltre). Se vi sono assenti (che abbiano dichiarato l’adesione allo sciopero), ricordarsi di far notificare a ciascuno la nuova convocazione e chiedere conferma che sia stato fatto;
    1. in sede di riconvocazione, e fuori dai due giorni di sciopero, non è consentito scioperare. Se vi sono sovrapposizioni di docenti con altre scuole, sostituirli;
    1. di regola, il differimento degli scrutini finali non deve superare i cinque giorni rispetto alla data prevista inizialmente dal calendario della scuola. Cercare in ogni modo di rispettare questa scadenza;
    1. se, nonostante tutto, non si riesce a chiudere prima che parta la sessione di esami, utilizzare per il primo ciclo i pomeriggi eventualmente liberi dalla correzione elaborati (inclusi i sabati). Solo in casi eccezionali, andare a subito dopo la conclusione della sessione di esami (primi di luglio);
    1. ricordarsi di verificare il piano ferie del personale e di comunicare agli interessati gli eventuali differimenti necessari fin da subito (contestualmente al rinvio dello scrutinio o il giorno dopo al massimo), senza aspettare l’ultimo momento;
  1. per il secondo ciclo, utilizzare tutti i pomeriggi utili per concludere il più rapidamente possibile (occorre tener conto della necessità di programmare le attività di recupero per gli alunni “con scrutinio sospeso”).

 

Come crearsi gli spazi per il recupero

Una gestione efficiente della situazione che si prospetta (che non leda i diritti di chi intende scioperare e che al tempo stesso garantisca la conclusione degli scrutini in tempi compatibili con la norma) richiede che si crei, se non esiste già, uno spazio di recupero nel periodo compreso fra la fine dello sciopero e l’inizio degli esami. Tale spazio deve consentire di effettuare tutti gli scrutini programmati per i due giorni.

Se non si è ancora provveduto a fissare un calendario “anticipato” rispetto al termine delle lezioni, farlo ora, ricordando di adottare preventivamente un provvedimento che motivi l’anticipo.

Se lo si è fatto, verificare che esista lo spazio di recupero dopo lo sciopero. In caso contrario, operare un’ulteriore rettifica al calendario, anticipando le classi fissate per gli ultimi due giorni del calendario originario ed eventualmente collocandole in testa a tutte le altre.

Se qualcuno dei docenti intendesse scioperare sull’anticipo – vista l’ambiguità della formula usata, che fissa lo sciopero ai primi due giorni del calendario scrutini di ogni scuola – avvertire che questo determina la rinuncia a scioperare in seguito, visto che non è consentito effettuare più di due giorni di sciopero. E quindi scelgano quando astenersi dagli scrutini – sempre facendo salve le classi d’esame – ma non prima e dopo.

Eventuali forzature in tal senso da parte di qualcuno degli interessati vanno segnalate al Garante per l’eventuale applicazione delle sanzioni previste. Di questo deve essere avvertito l’interessato e deve essere redatto un verbale che dia puntuale resoconto dell’accaduto (compreso l’avvertimento del dirigente).

Il comportamento in questione non è antisindacale, in quanto non tocca i giorni di sciopero, ma solo quelli antecedenti e successivi. Ha il vantaggio di consentire il recupero senza affanno degli eventuali scrutini che non fosse stato possibile effettuare secondo la programmazione originaria.

 

Comportamento antisindacale: il mito e la realtà

Comportamento antisindacale è solo quello rivolto a impedire, contrastare, comprimere l’esercizio diretto del diritto di sciopero del singolo. Non costituisce comportamento antisindacale tutto quello che non incide direttamente su questi aspetti.

Quindi: non spostare gli scrutini indetti per i giorni / o gli spazi orari in cui sia indetto uno sciopero e non comprimere la libertà di scioperare dei singoli: ma solo nei due giorni per i quali è indetto lo sciopero.

Anticipare scrutini – non coincidenti con lo sciopero – a qualche giorno prima del termine delle lezioni non costituisce comportamento antisindacale, in quanto non tocca gli spazi di effettuazione dello sciopero, né sottrae alcuna delle attività programmate all’incidenza di questo. L’eventuale illiceità nel programmare scrutini prima del termine delle lezioni attiene unicamente alle disposizioni di fonte pubblicistica che regolano gli adempimenti relativi, ma non ha niente a che vedere con il sindacato e non può essere oggetto di legittima diffida da parte di quest’ultimo. La vigilanza sull’osservanza degli ordinamenti spetta all’Amministrazione e non al sindacato. Ed è comunque sanabile sulla base di idonea motivazione e della tutela di interessi di rango superiore. Va ricordato che i termini relativi sono comunque ordinatori.

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Bozza di provvedimento dirigenziale di anticipazione degli scrutini

 

Il DIRIGENTE

VISTA la normativa vigente in materia di scrutini finali ed in particolare il DLgs. 297/94 e il

DPR 122/09;

CONSIDERATO che il termine delle lezioni è fissato dal calendario regionale all’8 giugno 2015;

CONSIDERATO che l’inizio delle operazioni relative agli esami conclusivi è fissato al __________;

CONSIDERATO che le classi da scrutinare sono in numero di _____;

RITENUTO che il tempo disponibile fra il termine delle lezioni e l’inizio delle operazioni di esame

non consenta di svolgere le operazioni di scrutinio finale con tempi adeguati;

RITENUTO che, nel conflitto fra l’interesse al rispetto del termine ordinatorio di inizio scrutini e quello

alla corretta effettuazione delle operazioni relative per tutti gli studenti, il secondo debba

prevalere sul primo;

ACCERTATO che il monte orario annuo delle lezioni, fissato dagli ordinamenti vigenti in ore _____, sarà

comunque raggiunto alla data del _____________;

 

DISPONE

 

l’inizio delle operazioni di scrutinio è fissato al giorno ______________, al fine di consentire che le relative operazioni si svolgano con i tempi necessari a garantire serenità di giudizio ed equità di valutazione per tutte le situazioni individuali. Tale misura si rende altresì necessaria per garantire che la presidenza dei consigli di classe venga esercitata dallo scrivente a garanzia dell’unità di conduzione dell’istituzione scolastica e della parità di trattamento per tutti gli alunni [se non si presiedono tutti gli scrutini, sostituire questa dicitura con l’altra: “per concentrare la conduzione degli scrutini nel numero più limitato possibile di persone, a garanzia della massima parità di trattamento concretamente possibile per tutti gli alunni”]

Per le considerazioni tutte di cui in premessa, il calendario delle operazioni di scrutinio finale viene quindi fissato come da allegato prospetto.

 

Data e firma

 

L’Educazione nell’Era Digitale

Dipartimento per la Programmazione e la Gestione delle Risorse Umane, Finanziarie e Strumentali

L’Educazione nell’Era Digitale
La scuola digitale come partenariato nazionale. L’iniziativa “Protocolli in Rete”: come si monitora e valuta la costruzione di un partenariato per il Piano Nazionale Scuola Digitale

FORUM PA
Roma, 26 maggio 2015

Capo del Dipartimento per la Programmazione e la Gestione delle Risorse Umane, Finanziarie e Strumentali del MIUR
Dott.ssa Sabrina Bono

Scuola, Università e Democrazia

Giovedì 28 maggio 2015 dalle 15.00 alle 19.00

presso il Palazzo ex Beni Spagnoli del Senato della Repubblica, in Piazza San Luigi dei Francesi – ROMA

si terrà l’incontro seminariale organizzato dall’Associazione Nazionale Docenti (AND)

Scuola, Università e Democrazia

Nell’incontro si discuteranno i vari punti critici del progetto di legge “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”, anche alla luce delle modifiche approvate dalla Camera dei Deputati.
Dopo l’esame tecnico-giuridico del testo del progetto di legge, interverranno giuristi ed esperti, parlamentari e rappresentati dei docenti della scuola e dell’università.
Le relazioni saranno tenute da: Ferdinando Imposimato, presidente onorario aggiunto della suprema corte di Cassazione, Roberto Serpieri sociologo dell’Università di Napoli, Giuseppe Bagni, presidente del CIDI e da Francesco Greco, presidente dell’Associazione Nazionale Docenti.

Francesco Sola rieletto, all’unanimità, segretario generale

Francesco Sola rieletto, all’unanimità, segretario generale del sindacato SAB.

 

In base allo statuto sindacale del sindacato SAB si è tenuto il 24 maggio, in un noto hotel di Rende, il 6° congresso ordinario per il rinnovo delle cariche di segretario generale e amministrativo.

Presenti le RSU elette, i segretari provinciali, i responsabili delle sedi SAB e i terminali associativi TAS accreditati presso le varie scuole.

Fra gli invitati è da segnalare la presenza e l’intervento del prof. Antonino Ballarino presidente dell’associazione nazionale orizzonte docenti.

Il tema congressuale sviluppato è stato ruolo e funzione delle neo elette RSU, disamina generale sulla scuola, in particolare sul DDL sulla buona scuola approvato dalla Camera dei Deputati.

Ha presieduto i lavori congressuali, la prof.ssa Ida Longobucco.

Hanno tenuto relazioni, oltre al segretario generale uscente prof. Francesco Sola, il prof. Giovanni Russo segretario provinciale del SAB di Catanzaro, il prof. Vincenzo Cozzino segretario regionale del SAB Campania, con interventi delle RSU e dei TAS e degli invitati; in particolare nell’intervento del prof. Ballarino, oltre a rifiutare il DDL sulla buona scuola ha contestato l’ultima volontà manifestata dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, cioè quella di volere un “sindacato unico”.

A tale contestazione si è aggiunto il segretario uscente prof. Francesco Sola il quale ha evidenziato che, solo nei regimi totalitari, vi sono esperienze del genere con il modello dell’uomo solo al comando.

Cosa diversa invece è di parlare di sindacato unitario che ingloba la rappresentanza di tutti i soggetti, anche diversi, che vi sono nel mondo del lavoro e in particolare in quello scolastico per addivenire a proposte unitarie in presenza di massicci attacchi alla scuola pubblica e ai lavoratori di detto comparto, come quello posto in essere con la riforma citata.

Alla conclusione dei lavori, all’unanimità, sono stati confermati, per il prossimo triennio, il prof. Francesco Sola segretario generale e il prof. Domenico Sanfilippo segretario amministrativo.

F.to Prof. Francesco Sola

Segretario Generale SAB

Il 36% degli studenti teme la seconda prova dell’esame di maturità

da La Stampa

Il 36% degli studenti teme la seconda prova dell’esame di maturità

A seguire tra le paure degli studenti c’è l’esame orale

L’esame di maturità si avvicina e sale l’ansia dei candidati. Complici le novità annunciate dal ministero che riguardano proprio la prova di indirizzo, la maggioranza dei ragazzi ha designato la seconda prova dell’esame di stato come il proprio vero cruccio. È quanto emerge da una ricerca di Skuola.net su circa 3mila maturandi.

Ben il 37% dei maturandi aspetta con dubbi e insicurezze l’arrivo del 18 giugno, giornata in cui si scopriranno le tracce di seconda prova e dovranno svolgere problemi, progetti, versioni e via dicendo.

A seguire tra le paure degli studenti c’è l’esame orale (30%), la terza prova (26%) e, infine, la prima prova (8%).

La seconda prova scalza dunque il colloquio orale tra le paure dei maturandi: nel 2014, infatti, ben il 70% dei maturandi del 2014 aveva dichiarato a Skuola.net che l’esame orale era la prova più temuta. E la maggioranza dei maturandi (ben il 40%) pensa che sarà proprio nella seconda prova di maturità che prenderà il voto più basso.

Eppure, è solitamente la terza prova a fare strage di maturandi all’esame di Stato. Secondo una ricerca effettuata da Skuola.net durante la maturità 2014, la terza prova è risultata la più difficile. Tanto che il 40% ha dichiarato di avere ottenuto il voto peggiore degli scritti proprio al quizzone. La prova che è andata meglio? Incredibilmente, l’anno scorso è stata proprio la seconda: il 44% dei ragazzi ha ricevuto infatti il voto più alto alla prova di indirizzo.

La scuola frequentata influisce comunque sulle paure dei maturandi. Se infatti al liceo è maggiore il numero di ragazzi che teme la terza prova, sono soprattutto i ragazzi dei tecnici a essere preoccupati per il secondo scritto. Per i ragazzi dei professionali, invece, rimane saldo il primato del colloquio orale come principale fonte di angoscia.

Scuola, presidi ANP contro i sindacati: «Il governo non faccia passi indietro»

da Corriere della sera

Scuola, presidi ANP contro i sindacati: «Il governo non faccia passi indietro»

Tavolo al ministero, resta lo sciopero degli scrutini. Vendola: referendum sulla riforma

Il ministro Stefania Giannini si appella al «senso di responsabilità». Il premier Renzi ribadisce: «Non possiamo assumere tutti» pur sottolineando di voler «ascoltare i genitori, parlare con gli studenti, dialogare con gli insegnanti». I sindacati invece rispondono: «Non ci basta, sullo sciopero degli scrutini andiamo avanti».
Così la Buona Scuola continua il suo percorso. Dopo l’approvazione alla Camera e in attesa del passaggio al Senato, tra audizioni e presentazione di emendamenti al testo, la riforma della scuola continua a dividere. Anzi a spaccare.
I rappresentanti dei lavoratori della scuola aderenti a Flc Cgil, Cisl, UIl, Fnals Confsal, Gilda, sono stati ricevuti ieri al ministero dell’Istruzione dalla Giannini che, in un incontro più pacato di quello a Palazzo Chigi, ha ascoltato e preso appunti. Ma ha ribadito: «Possiamo discutere dei dettagli, ma l’impianto della legge non cambia perché autonomia, valutazione e merito per noi restano centrali». Quindi, riferendosi al blocco degli scrutini e alle altre mobilitazioni confermate «faccio appello al vostro senso di responsabilità». Una piccola apertura potrebbe però esserci proprio sulla valutazione, uno dei temi più controversi. Il ministro ha fatto capire che sul comitato di valutazione composto da docenti, preside ma anche rappresentanti di genitori e, nelle scuole superiori, da studenti, potrebbe arrivare qualche modifica in Senato: «Si può specificare ulteriormente i contenuti del testo per garantirne ancora di più l’oggettività pensata e voluta dal governo». Troppo poco per i sindacati, «disponibilità tutta da verificare» (Massimo Di Menna, Uil). Chiedono passi indietro sul potere dei presidi e passi avanti sulle stabilizzazioni di tutti i precari. E invece, «non c’è stata alcuna risposta concreta» (Mimmo Pantaleo, Cgil), «solo un atto di cortesia» (Rino Di Meglio, Gilda), «incontro unilaterale, senza vero confronto» (Marco Nigi, Snals Confsal). Risultato: «La mobilitazione va avanti», con assemblee e sciopero della prima ora nei due giorni di scrutini.
Ma ieri mattina al Miur c’era anche Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale presidi, che invece al ministro Giannini ha chiesto «di non fare ulteriori passi indietro: perché il testo arrivato da Palazzo Chigi, alla Camera ha subito già troppe modifiche allungandosi e complicandosi perdendo quella semplificazione in norme e procedure originarie di cui invece la scuola ha bisogno da anni». Dunque, dice Rembado, che «al Senato rimangano almeno la possibilità per i presidi di individuare i docenti negli ambiti territoriali e di premiare i prof più meritevoli». Proprio quello che i sindacati chiedono di cambiare cui risponde Andrea Marcucci (Pd), presidente della commissione Istruzione a Palazzo Madama dove da domani iniziano le audizioni: «Il governo Renzi ha detto che il ddl scuola non è prendere o lasciare. Lo stesso principio dovrebbe valere anche per i sindacati». Ma intanto Nichi Vendola (Sel) si dice pronto a raccogliere le firme per un referendum contro «la cattiva scuola di Renzi». Assurdo, risponde Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd e relatrice del ddl al Senato: «Un referendum contro oltre 100 mila assunzioni?».
Claudia Voltattorni

Fumata nera Giannini-sindacati. Scuola, si tratta sulla valutazione

da Corriere della sera

Fumata nera Giannini-sindacati. Scuola, si tratta sulla valutazione

La ministra: trattiamo sui dettagli non sull’impianto della legge. Sindacati: resta lo sciopero degli scrutini. Renzi: «Non possiamo assumere tutti»

Niente da fare. Tra sindacati e la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini la fumata è ancora una volta nera dopo l’incontro lunedì mattina al ministero di viale Trastevere. E lo sciopero sugli scrutini rimane. «L’impianto non si cambia» ha ribadito la Giannini.

Nessun passo indietro

Ad ascoltarla Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Gilda, Snals Confsal e Anp che chiedevano passi indietro sulla Buona Scuola appena approvata alla Camera e ora pronta ad arrivare in Senato. Nessun ripensamento su chiamata diretta dei presidi, stabilizzazione di tutti i precari, ambiti territoriali. «Sui dettagli possiamo trattare – ha spiegato la ministra -: c’è ancora la discussione al Senato, ma l’impianto della legge non cambia».

Comitato di valutazione

Qualche apertura, ha fatto capire, potrebbe arrivare sul comitato di valutazione, sul suo potere e sulla sua composizione. La creazione del comitato è stata molto contestata dai sindacati (”è offensivo”) perché affida anche a genitori e studenti la possibilità di giudicare il lavoro dei docenti facendoli partecipare alla scelta dei prof più meritevoli da premiare con il bonus. Ma comunque è tutto rimandato alla discussione in Senato, in commissione Istruzione prima e poi in Aula. Lì, fanno capire i sindacati, i numeri del governo sono piuttosto esigui rispetto a quelli alla Camera e il mondo della scuola in agitazione punta soprattutto su quella minoranza Pd che già a Montecitorio ha fatto capire di non rendere la vita troppo facile alla Buona Scuola.

Renzi: «Non possiamo assumere tutti quelli che sperano»

Quanto all’altro capitolo contestato dai sindacati (l’assunzione di poco più di centomila precari storici, quelli iscritti nelle graduatorie a esaurimento, con l’esclusione in blocco dei supplenti delle graduatorie di istituto che ogni anno coprono più della metà dei buchi nelle nostre scuole), è stato lo stesso Matteo Renzi a ribadire il punto di vista del governo. «Nessuno può pensare che sia possibile assumere tutti – ha detto Renzi a La Spezia commentando la contestazione di una decina di precari della scuola al campetto Limone -. L’obiettivo della scuola non è quello di assumere tutti quelli che sperano ma quello di fornire un servizio ai cittadini».

Appello della Giannini e sindacati contro

Ma la ministra, durante l’incontro, ha anche fatto un «appello al senso di responsabilità» dei sindacati viste le annunciate mobilitazioni nel periodo conclusivo della scuola. Ma Francesco Scrima della Cgi le risponde: «Non si può chiedere responsabilità agli altri se non si dimostra responsabilità: l’inizio del prossimo anno scolastico sarà all’insegna del caos». E la Cgil, con Mimmo Pantaleo, si dice insoddisfatta dell’incontro con la ministra che «si assume la responsabilità di alimentare il malcontento e il conflitto nelle scuole e nel Paese» e «ai senatori, a cui spetta l’esame del ddl, chiediamo un atto di responsabilità per un cambiamento profondo del testo impresentabile uscito dalla Camera». Marco Paolo Nigi dello Snals Confsal invece sottolinea che «il testo del ddl, così com’è uscito dalla Camera, presenta aspetti di possibile incostituzionalità, in particolare per le norme che possono ledere il principio della libertà di insegnamento, e si annuncia fonte di una serie infinita di contenziosi, non privi di fondamento». Anche Rino Di Meglio della Gilda prevede «migliaia di ricorsi e cause soprattutto contro il preside tuttofare».

Scuola, ministro Giannini vede sindacati. Non c’è accordo: ‘Finta apertura governo’

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, ministro Giannini vede sindacati. Non c’è accordo: ‘Finta apertura governo’

 

La titolare del dicastero all’Istruzione ha incontrato i rappresentanti dei lavoratori e nonostante Renzi ribadisca che molto si possa ancora discutere, ha dichiarato che l’impianto del provvedimento non si tocca. Protestano Gilda, Uil e Snals e Cgil e confermano le mobilitazioni. Critiche anche le opposizioni. M5S: “Audizioni farsa”. Fassina (Pd): “Parole vuote dell’esecutivo”

di F.Q.  

 

In tempo di elezioni Regionali e dopo il primo via libera a Montecitorio, il governo dice che è pronto alle modifiche sul disegno di legge per la riforma della scuola. Ma il tavolo del ministro Stefano Giannini con i sindacati si conclude ancora con un nulla di fatto. “L’impianto generale del ddl va salvaguardato nel passaggio al Senato perché autonomia, valutazione e merito per noi restano centrali”, ha detto la titolare del dicastero all’Istruzione. “Siamo entrati nel dettaglio del disegno di legge”. Insomma un confronto che non è bastato per mettere in discussione i punti fondamentali che rappresentanti dei lavoratori e parlamentari contestano da settimane, mentre da Firenze il presidente del Consiglio Renzi ribadiva che sulla scuola “bisogna ascoltare i genitori, parlare con gli studenti, dialogare con gli insegnanti”.

Il disegno di legge ha ottenuto nei giorni scorsi il primo via libera a Montecitorio e martedì 26 maggio comincerà la discussione in Senato. I sindacati, dopo l’incontro con il ministro, confermano le iniziative di protesta: oltre alle manifestazioni sul territorio e a una fiaccolata il 5 giugno, hanno indetto lo sciopero di un’ora nelle prime due giornate degli scrutini programmati nelle classi intermedie.

“Un’altra fumata nera”, ha detto il coordinatore nazionale della Gilda Rino Di Meglio, “la convocazione al Miur è stata soltanto un atto di cortesia, ma è chiaro che non ci sono significativi margini di trattativa sui nodi cruciali il cui impianto complessivo resta inaccettabile”. Sul fronte delle assunzioni, Di Meglio ha sottolineato la necessità di un piano pluriennale per la stabilizzazione di tutti i precari che ne hanno maturato il diritto e ha sottolineato l’incostituzionalità della chiamata diretta nella scuola da parte dei dirigenti scolastici “che lascia spazi di discrezionalità inammissibili”. No anche alla triennalità del contratto e agli ambiti territoriali “perché, come stabilisce anche il codice civile, ogni lavoratore ha diritto, superato un periodo di prova e salvo comprovate esigenze, a permanere nel suo luogo di lavoro”.

Molto critico sulla modalità dell’incontro il segretario generale dello Snals-Confsal Marco Paolo Nigi: “E’ stato caratterizzato da uno strano stile che definirei di non confronto. Evidentemente, l’unilateralità introdotta con la figura del super-preside rispecchia quella adottata dal premier Renzi e dai membri del suo governo, in questo caso dal ministro Giannini”. Così anche Massimo Di Menna della Uil: “Ancora chiusure da parte del governo”. Di “incontro surreale” ha parlato il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo: “dicano in maniera chiara che non vogliono cambiare nulla, invece di annunciare inesistenti aperture”.

Protestano anche le opposizioni. Il Movimento 5 Stelle ha parlato di “apertura solo di facciata, a uso e consumo elettorale in vista delle Regionali”. Il riferimento è alle audizioni di esperti che si terranno mercoledì e giovedì prossimo in commissione Cultura al Senato. “Avevamo presentato”, hanno dichiarato i senatori M5S, “un elenco di soggetti da audire, tra cui associazioni di pedagogisti, precari, rappresentanti dei quota 96, associazioni che si occupano dell’integrazione degli immigrati a scuola. Ma il presidente della commissione, il renziano Andrea Marcucci, lo stesso che nei giorni scorsi diceva di volere fare ‘presto e bene’, non ha accolto nessuna delle nostre proposte”. Una posizione condivisa dal deputato democratico Stefano Fassina che nei giorni scorsi aveva detto che se non ci fossero state modifiche avrebbe lasciato il Pd: “Il governo continua a far finta di dialogare con il mondo della scuola. Anche oggi parole vuote”.

Le risposte che nella riforma non ci sono

da ItaliaOggi

Le risposte che nella riforma non ci sono

Dall’alternanza scuola-lavoro alle nuove discipline da introdurre

di Arturo Marcello Allega

Quando si chiederà ad un dirigente scolastico cosa servirebbe alla scuola affinché essa possa funzionare, egli risponderà sempre allo stesso modo: finanziamenti, personale, e nuovi contenuti culturali. Non si può pensare che il modello culturale del ddl sia di tipo aziendale solamente perché uno dei suoi fuochi è l’alternanza scuola lavoro o perché la gestione è centralizzata su una sola persona. È più complesso.

L’Alternanza Scuola Lavoro.Il ddl Scuola prevede 100 mln di euro per il primo Piano Triennale di Alternanza scuola-lavoro (Asl), incluso le spese di assistenza e monitoraggio del Miur. Questa è una vera ed importante scelta di qualità del governo. Stimando un 20% il costo del Miur, alle Scuole resteranno 80 mln. Il finanziamento annuo è di 27 mln circa. Le scuole in Italia sono circa 8700. Gli Istituti Tecnici e Professionali sono circa 3000. Con una banale proporzione, si ottengono 9310 annue per scuola (tecnico-professionale). Limitandoci a una quarantina di studenti per scuola, si ha 233 per studente. In “Its, un modello non esportabile” Italia Oggi del 17.03.2015, tarato sul fatto che nelle scuole il 70% circa degli studenti coinvolti nell’Asl ha trovato lavoro, si mostra che uno studente costava 250. Il ddl torna al finanziamento di circa cinque anni fa, raddoppiando il numero di studenti coinvolti. Purtroppo, il punto di rottura della proposta è nelle 400 ore obbligatorie da svolgere sul triennio e, soprattutto, con tutti gli studenti della scuola: 400 ore sul triennio corrispondono a circa 130 ore l’anno, quel che si è sempre fatto. Se ci limitassimo agli studenti del quinto anno, circa 100, allora si avrebbe, 93 a studente, circa il 40% del finanziamento di cinque anni fa. Con questa somma si finanzia l’Asl a soli 100 studenti della scuola per sostenere la spesa di tutto l’indotto scuola-azienda. L’Asl non si potrebbe comunque rivolgere a tutti, ma solo ad alcuni.

Il Personale. Il sistema consentirà alla scuola (attraverso il suo dirigente) di assumere dagli albi territoriali delle persone. Ipotizziamo che queste nuove assunzioni siano 10 per l’Asl. I nuovi assunti si sommeranno ai posti, detti, comuni nel ddl (cioè quelli degli attuali titolari over cinquanta). Ricordiamo che circa l’80% degli attuali insegnanti ha un’età superiore ai 55 anni (Istat, 2015). In seguito si procederà alla graduatoria di merito. Se dovesse accadere (come presumibile) che in questa graduatoria di merito i dieci nuovi assunti conquistassero le posizioni più alte, conseguirebbe che 10 docenti titolari ultracinquantenni perderebbero la loro titolarità. Non perderebbero il posto, ma perderebbero la titolarità, cioè sarebbero costretti a cambiare scuola.

Il Piano Triennale. Sui contenuti non c’è alcuna certezza, se non quella che prolifereranno sempre di più. Dalla Moratti in poi, ogni governo ha tagliato sul personale ore di lezione riducendo le 36 ore settimanali a 32 per tecnici e professionali e a 30 per i licei (sul triennio). Il ddl introduce una infinità di contenuti trascurati dalle riforme del passato: l’arte, la musica, la legalità. Ora, le scuole, a modo loro, hanno sempre svolto attività di questo tipo. Cosa cambia, allora? Che le nuove attività devono essere inserite in un piano didattico da svolgere con nuovo personale: musicisti, pittori, esperti di lingua ? E quando? Durante o dopo le 32 ore? Si vuole una maggiore permanenza dei ragazzi, sfiancati dall’ordinario, nelle strutture scolastiche notoriamente fatiscenti? Con quale vantaggio? Si potrebbe pensare di risolvere questo problema, riducendo la cattedra obbligatoria ad alcune trame disciplinari essenziali. In questo modo un docente con 600 ore annue circa a disposizione potrebbe utilizzarne 200 per le trame disciplinari (con unità orarie di non oltre 50 minuti e sabato chiuso), lasciando 400 ore all’autonomia della scuola. E questo avrebbe comunque uno scoglio difficile da superare (variando, da scuola a scuola, la gestione delle 400 ore): l’esame di stato. Che andrebbe rivoluzionato

DdL, dal Governo solo un finto dialogo col mondo della scuola

da La Tecnica della Scuola

DdL, dal Governo solo un finto dialogo col mondo della scuola

È il pensiero di Stefano Fassina, sempre più vicino all’addio dal Pd: anche dall’incontro dei sindacati al Miur solo parole vuote. Come si fa a non capire che non può funzionare un intervento che non è condiviso dalla stragrande maggioranza di coloro che lo dovrebbero far vivere quotidianamente?

Stefano Fassina fa parte del Pd, ma a sentirlo parlare di scuola da un paio di mesi addietro non sembrerebbe. Dopo aver minacciato più volte di lasciare il partito, qualora la riforma allestita dal Governo e già passata alla Camera non cambiasse faccia in modo radicale, stavolta attaccare la politica del Governo. Reo, a suo dire, di mostrare un atteggiamento aperto al dialogo solo come “facciata”. Poi, nelle stanze che contano, quelle che una volta si chiamavano dei “bottoni”, rimangono però in pochi e non ascoltano più nessuno.

“Il governo – dice Fassina – continua a far finta di dialogare con il mondo della scuola. Anche oggi (lunedì 25 maggio n.d.r.) parole vuote. Come si fa a non capire che non può funzionare un intervento che non è condiviso dalla stragrande maggioranza di coloro che lo dovrebbero far vivere quotidianamente?”.

L’ex ministro dell’Economia, coglie l’occasione per ricordare quali sono, a suo parere, le vere priorità utili a rinnovare in meglio la scuola italiana. “Va cancellato il potere dei presidi di chiamare e rimuovere gli insegnati. Va previsto un piano pluriennale per l’assunzione degli insegnanti precari, connesso ai pensionamenti, quindi senza oneri aggiuntivi di finanza pubblica”.

Per il deputato democratico, tuttavia, si tratta di modifiche possibili da attuare ancora oggi: “Il passaggio al Senato è decisivo per costruire le condizioni di condivisione con insegnanti, famiglie e studenti. Il governo sia all’altezza della sua funzione. Rigidità non vuol dire determinazione, ma inaccettabile supponenza”.