Nuovo Isee, ecco i primi dati

da Superabile

Nuovo Isee, ecco i primi dati. Poletti: “Disabili tra i gruppi più favoriti”

Primo bilancio per il nuovo indicatore della situazione economica equivalente: circa un milione le Dichiarazioni sostitutive uniche presentate. Poletti: “Obiettivo di rendere il sistema più equo è quello che sembra si stia verificando”

OMA – “Con il nuovo Isee vita meno facile per i furbetti del welfare, mentre tra i gruppi più favoriti ci sono le persone con disabilità”. Commenta così, il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, il primo trimestre del nuovo indicatore della situazione economica equivalente (il nuovo Isee) su cui il ministero ha fornito i primi dati. “Si tratta di dati molto incoraggianti – sottolinea Poletti -: la riforma dell’Isee aveva come unico obiettivo quello di rendere il sistema più equo, a partire dalla veridicità delle dichiarazioni, ed è quello che sembra si stia verificando. Per gran parte della popolazione si osserva una riduzione o una sostanziale stabilità dell’indicatore, mentre l’Isee aumenta solo laddove vi sono patrimoni consistenti. Particolarmente soddisfacenti sono i risultati in termini di emersione di valori precedentemente sottodichiarati o non dichiarati del tutto, in particolare per quanto riguarda la disponibilità di risorse finanziarie, allocate in conti correnti o altri tipi di deposito”.
Entrate in vigore dal primo di gennaio, le nuove procedure hanno visto circa un milione le Dichiarazioni sostitutive uniche presentate, un numero “sostanzialmente pari a quelle dello stesso periodo dell’anno scorso”, spiega il ministero, ma “superiore in oltre metà delle regioni”. Per il ministero, quindi, c’è stato un buon grado di assorbimento delle procedure appena introdotte che ha visto anche controlli rafforzati, in particolare su conti correnti e patrimonio mobiliare. Rimane, però, un certo arretramento delle regioni più popolose del Mezzogiorno. Infine, anche i tempi di rilascio dell’indicatore sono buoni. “Dopo le difficoltà delle prime settimane – spiega il ministero -, già da febbraio sono stati rispettati i tempi previsti dal regolamento (10 giorni lavorativi) mentre a fine marzo tali tempi erano dimezzati”.

Secondo il ministero, quindi, l’obiettivo sembrerebbe centrato. “Sulla popolazione nel suo complesso non si osservano particolari variazioni nella distribuzione per classi di Isee – sottolinea una nota del ministero -. Gli ordinamenti, però, sono molto cambiati: per circa due terzi della popolazione il nuovo Isee è più favorevole (45,3 per cento) o indifferente (19,7 per cento) rispetto al vecchio”. Per il terzo di popolazione per cui il nuovo indicatore è meno favorevole, spiega il ministero, “ciò dipende dai valori patrimoniali: il patrimonio infatti pesa molto di più nel nuovo indicatore, da meno di un settimo (13,6 per cento) a più di un quinto (20,5 per cento)”. Per il ministero, infatti, l’indicatore “è molto più veritiero; i redditi non sono più autodichiarati, ma rilevati direttamente presso l’anagrafe tributaria”. Per quanto riguarda invece la disponibilità di risorse allocate in conti correnti o in depositi di altro tipo, spiega il ministero, “l’annuncio del rafforzamento dei controlli ha risultati eclatanti: le dichiarazioni sostitutive uniche con l’indicazione di nessuna disponibilità di risorse relative a conti correnti o depositi analoghi passano da quasi il 75 per cento a meno del 25”.

Per quel che riguarda i nuclei familiari con persone con disabilità, spiega la nota, la distribuzione per classi di Isee “cambia moltissimo con una densità molto maggiore nelle classi più basse e un incremento in quelle più alte. In particolare, rilevantissimo è il numero di nuclei per i quali l’Isee si azzera: passano da uno su dieci a uno su quattro. Ma la gran parte della popolazione trova le nuove regole più vantaggiose: se prescindiamo dalle variazioni della componente patrimoniale (di natura trasversale a tutti i gruppi di popolazione), per circa quattro quinti dei nuclei le nuove modalità di definizione dell’Isee per le persone con disabilità sono più favorevoli (65,4 per cento) o indifferenti (11,7 per cento)”. Per i nuclei famigliari con minorenni, infine, “la distribuzione per classi di Isee è sostanzialmente identica a quella del vecchio indicatore. Comunque si osserva una quota leggermente superiore di coloro che sono favoriti dalla riforma rispetto alle famiglie senza minorenni; inoltre, non si registra l’incremento della media osservato per la popolazione nel complesso”.

I risultati, conclude il ministro, sono affidati ad un comitato consultivo già riunitosi in occasione di questi primi dati e costituito dai rappresentanti di regioni, enti locali, sindacati, associazioni dei disabili, Forum Terzo Settore e Forum delle famiglie. Monitoraggio, spiega il ministro Poletti, che dovrà “proseguire a mano a mano che le dichiarazioni diverranno più rappresentative dell’intera popolazione che nell’anno chiede l’Isee per accedere a prestazioni sociali agevolate – aggiunge il ministro -: dobbiamo sempre farci trovare pronti a rivedere le nostre decisioni, se dovessero produrre risultati non desiderati”.(ga)

Giannini incontra al Miur una delegazione di dirigenti scolastici de L’Aquila

Giannini incontra al Miur una delegazione di dirigenti scolastici de L’Aquila

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, ha incontrato questa mattina a Roma, al Miur, una delegazione di dirigenti scolastici de L’Aquila. Erano presenti anche il sindaco Massimo Cialente, il Direttore Generale dell’Ufficio scolastico regionale per l’Abruzzo, Ernesto Pellecchia, il Direttore Generale per gli Interventi in materia di edilizia scolastica del Miur, Simona Montesarchio, e il Direttore Generale per lo Studente del Miur, Giovanna Boda. Al centro dell’incontro, il quadro dell’edilizia scolastica.

I dirigenti, accompagnati da rappresentanti di ActionAid, hanno chiesto al Governo di farsi garante della ricostruzione delle scuole. Il Ministro Giannini ha accolto la sollecitazione e dato rassicurazioni: “Per noi essere garanti della ricostruzione è un dovere basilare. Il prossimo triennio sarà decisivo”. Il Ministro ha inoltre annunciato, accogliendo l’invito dei capi di istituto, che si recherà presto a L’Aquila. Con il sindaco Cialente il Ministro ha poi dibattuto anche del ruolo che l’ateneo cittadino potrà giocare nel rilancio dell’economia del territorio.

Sciopero breve in concomitanza con le operazioni di scrutinio finale

Migrazione e disabilità: Convegno alla Camera

Migrazione e disabilità: Convegno alla Camera

Essere migranti, essere persone con disabilità: il rischio della doppia discriminazione paventata dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità è un fenomeno evidente ma ancora insondato nella consistenza e nelle modalità in cui si concretizza.

Su questi aspetti la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap ha sviluppato una mirata azione di ricerca (“Migranti con disabilità: conoscere il fenomeno per tutelare i diritti”), in collaborazione con partner qualificati, in particolare con le associazioni Villa Pallavicini e Nessun luogo è lontano. Ci si è posti l’obiettivo di indagare le condizioni di vita degli stranieri con disabilità in Italia, selezionando e organizzando le informazioni e i dati disponibili, analizzando la normativa nazionale di riferimento, raccogliendo le storie di vita delle persone con disabilità migrate nel nostro Paese o di seconda generazione.

Secondo i dati dell’Istat, gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2015 sono 5 milioni 73 mila, pari all’8,3% della popolazione residente totale, con un incremento di 151 mila unità rispetto all’anno precedente.

Secondo i dati del MIUR, nell’anno scolastico 2013-2014 gli alunni stranieri delle scuole italiane, statali e non statali, di ogni ordine e grado sono 802.785, pari al 9% del totale. Di questi 26.626 sono alunni stranieri con disabilità.

Un fenomeno, quindi, tutt’altro che marginale da cui emerge un insieme di criticità di carattere normativo e burocratico, la fotografia di un fenomeno che sfugge non solo alle statistiche ma anche alle istituzioni e spesso anche alle organizzazioni della società civile. È la società italiana nel suo complesso che non incontra e non conosce queste persone e, quindi, non ne riconosce le specifiche esigenze, che rimangono in carico a famiglie che già faticano a realizzare il loro progetto di inclusione.

I primi risultati della ricerca saranno presentati il prossimo 9 giugno, a Roma, presso la Sala Salvadori della Camera dei Deputati, nel Convegno “Migrazione e disabilità: invisibili nell’emergenza” (dalle 9 alle 13.30). Il convegno sarà sottotitolato.

Alla presentazione dei risultati seguirà una tavola rotonda; sono stati invitati oltre che alcuni rappresentanti del Governo (Politiche sociali, Interno, Istruzione), anche i deputati solitamente più sensibili a queste tematiche, oltre a referenti istituzionali e dell’associazionismo. Il programma definitivo è allegato alla presente comunicazione.

Visto il numero limitato di posti in sala, gli organizzatori richiedono e sollecitano l’iscrizione presso la Segreteria FISH (tel. 06.78851262, email: presidenza@fishonlus.it)

L’evento è realizzato in collaborazione con l’Istituto per gli Studi sui Servizi Sociali (ISTISSS), che è ente accreditato per la formazione continua degli assistenti sociali. Sono stati, pertanto, richiesti al CROAS Lazio i crediti formativi (quattro crediti) per gli assistenti sociali.

Bando SIR 2014: pubblicati i nomi dei 144 ricercatori under 40 vincitori

Bando SIR 2014: pubblicati i nomi dei 144 ricercatori under 40 vincitori

Si è concluso, con la pubblicazione dei nominativi dei 144 giovani ricercatori under 40 vincitori, il bando SIR (Scientific Independence of young Researchers) 2014. A sette mesi dall’insediamento dei Comitati di Selezione, il decreto direttoriale n.1161 del 3 giugno 2015, sono stati così assegnati gli oltre 53milioni (53.520.612 euro) previsti dal bando per il finanziamento dei progetti vincitori. Una dotazione finanziaria che è stata aumentata, rispetto a quanto previsto inizialmente (47.215.612 euro) di 6 milioni e 305mila euro.

Dei 144 progetti approvati, 55 sono relativi al settore delle scienze della vita (LS), 49 al settore della fisica, chimica e ingegneria (PE) e 40 a quello delle scienze umanistiche (SH). Secondo quanto indicato dal bando, i primi due settori hanno avuto rispettivamente il 40% del finanziamento totale, pari a 21.408.245 euro ciascuno; mentre il restante 20% è andato al settore delle scienze umane.

Complessivamente, sono risultati vincitori 79 uomini e 65 donne. Osservando la provenienza geografica dei progetti vincitori, 63 appartengono a istituzioni del Nord Italia, 53 del Centro e 28 del Sud e delle Isole.

L’elenco completo dei vincitori è consultabile al seguente link:
http://attiministeriali.miur.it/anno-2015/giugno/dd-03062015.aspx

Fare scuola in un mondo che cambia

Presentazione del libro

Fare scuola in un mondo che cambia
Riflessioni e strumenti per chi dirige e per chi insegna
di Rita Bortone

interventi di:

Venerdì 5 giugno, ore 17.00
Polo Professionale L. Scarambone
via Dalmazio Birago, 89 – Lecce

locandina DEFINITIVA







DDL SCUOLA: STASERA IN PIAZZA E POI BLOCCO SCRUTINI

DDL SCUOLA, DI MEGLIO: STASERA IN PIAZZA E POI BLOCCO SCRUTINI, AL SENATO PARTITA APERTA

“La grande mobilitazione di tutto il mondo della scuola contro la riforma del governo Renzi sta producendo i primi risultati se è vero, come riportano notizie di stampa, che l’approvazione del ddl potrebbe slittare a fine luglio con lo stralcio del piano di assunzioni. In questo momento è perciò fondamentale mantenere alta la guardia e proseguire con tutte le iniziative di protesta”. E’ quanto afferma Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, invitando a partecipare in massa alle fiaccolate, ai cortei e alle notti bianche che si svolgeranno questa sera in tutta Italia nell’ambito della manifestazione “La cultura in piazza” organizzata dai sindacati di categoria.

“Se questo folle disegno di legge non verrà fermato al Senato, – continua Di Meglio –  a settembre assisteremo a una paralisi dell’amministrazione scolastica. Noi continueremo a lottare: stasera ‘accenderemo’ le piazze e la prossima settimana sciopereremo con il blocco degli scrutini. La partita a Palazzo Madama è aperta, perché le proporzioni sono diverse dalla Camera: moltissimi senatori non condividono il ddl e quindi un loro voto contrario – conclude il coordinatore della Gilda – farebbe saltare tutto”.

Domenica, maledetta domenica

Domenica, maledetta domenica

Molti zelanti dirigenti scolastici tentano di sabotare lo sciopero degli scrutini.
La CUB Scuola Università Ricerca è determinata a denunciarli per attività antisindacale

Di fronte all’opposizione della grande maggioranza dei lavoratori della scuola al DDL “Buona Scuola” ed alla massiccia adesione allo sciopero degli scrutini, molti dirigenti scolastici, contando sul complice silenzio del ministero e volendo mostrare il proprio zelo nell’assolvimento del ruolo di  presidi podestà, hanno stabilito di riconvocare la domenica gli scrutini bloccati dallo sciopero.

È evidente a tutti la volontà di sabotare lo sciopero stesso creando un disagio ai colleghi oggetti di decisioni del genere. Per l’essenziale, insomma, si tratta di ATTIVITÀ ANTISINDACALE.

La CUB Scuola Università Ricerca a questo proposito rileva che:

  • la convocazione degli scrutini di domenica è illegale. Contrasta, in particolare, con la sentenza della Corte di Cassazione, sezione lavoro, n. 27273 del 5 dicembre 2013 che afferma chiaramente: “In sintesi, sulla base della disciplina legislativa vigente, l’orario di servizio si articola di regola su cinque giorni settimanali tal ché il sesto giorno è in via generale una giornata non lavorativa (vedi al riguardo l’art. 22, comma 1, in fine della legge. 724 del 1994). Il settimo giorno è il giorno di riposo settimanale.”

  • è ben vero che l’articolo 22 della legge 724 del 1994 prevede la possibilità di derogare da questo principio ma è anche vero che si riferisce ad attività e servizi da erogarsi con caratteri di continuità come, ad esempio, l’assistenza ospedaliera;

  • negli altri casi, pensiamo alle gite scolastiche, il lavoro domenicale ha come condizione ineludibile la libera disponibilità del lavoratore a cui viene proposto, e non imposto.

Di conseguenza invitiamo i colleghi a segnalarci le situazioni di questo genere, provvederemo a diffidare i dirigenti a non fare forzature e, laddove non tengano conto della diffida, ad agire sul piano legale per ottenere il risarcimento del danno subito dai colleghi e dalle colleghe illecitamente costretti al lavoro domenicale.

Per la CUB Scuola Università Ricerca
Il Coordinatore Nazionale
Cosimo Scarinzi

Laureati post 2001/2002 potevano partecipare al concorso a cattedra 2012

Accolto l’appello ANIEF in Consiglio di stato: i laureati post 2001/2002 potevano partecipare al concorso a cattedra 2012 anche nella Provincia Autonoma di Trento

 

L’ANIEF ripristina la legalità e fa annullare dal Consiglio di Stato il Bando emanato dalla Provincia Autonoma di Trento che escludeva dal concorso a cattedra 2012, come il bando nazionale emanato dal MIUR, i candidati in possesso del titolo di accesso conseguito oltre l’anno accademico 2001/2002. Gli Avvocati Sergio Galleano e Vincenzo De Michele ottengono piena ragione per i nostri iscritti impugnando l’ingiusta determinazione del Tribunale Amministrativo di Trento che dava ragione all’Amministrazione. Immediato lo scioglimento della riserva e la conseguente immissione in ruolo dei ricorrenti aventi diritto.

 

Il Consiglio di Stato non si risparmia e accoglie senza riserve l’appello proposto dai legali ANIEF a tutela dei diritti dei partecipanti al concorso a cattedra anche nella Provincia Autonoma di Trento. L’organo giudicante ritiene, infatti, “evidente sia l’ingiustificata discriminazione tra soggetti nell’identica situazione […] sia l’inaccettabile conseguenza che, mentre viene consentita la partecipazione di chi ha conseguito la laurea negli anni 2000-2003, vengono esclusi dal primo concorso, indetto dopo un decennio, i giovani laureati che peraltro dispongono di una preparazione più aggiornata rispetto agli odierni piani di studio”. La sentenza ottenuta dal nostro sindacato, infatti, riporta a chiare lettere che le determinazioni riportate nel bando di indizione del concorso a cattedra 2012 ponevano in essere senza ombra di dubbio “un’ingiustificata disparità di trattamento”.

 

L’esclusione dal concorso a cattedra 2012 dei laureati post 2001/2002 è stata giudicata, quindi, “illegittima, in quanto affetta, oltre che da violazione di legge relativamente alla disciplina di rango primario e secondario sopra richiamata”, anche “da irragionevolezza, illogicità e disparità di trattamento”. Per le suesposte ragioni, in accoglimento dell’appello ANIEF, e in totale riforma dell’ingiusta sentenza del TRGA, il Consiglio di Stato impone “l’annullamento della citata disposizione del bando relativamente alla posizione degli attuali appellanti e il conseguente scioglimento, in senso positivo, della riserva posta all’atto della loro ammissione alla procedura selettiva”.

 

I candidati collocati in posizione utile nelle graduatorie finali del concorso a cattedra della Provincia Autonoma di Trento che si sono affidati con fiducia ai nostri legali, potranno, ora, stipulare il giusto contratto a tempo indeterminato che spetta loro ponendo finalmente la parola fine all’ingiusta Odissea cui l’Amministrazione li ha costretti sin dall’atto della loro partecipazione al concorso a cattedra nel 2012. Ancora una volta l’ANIEF, sindacato che per primo e come sempre si è schierato al loro fianco a tutela della legalità e del rispetto dei diritti costituzionali, ha avuto ragione.

Ddl scuola, i senatori pd si ribellino al capo e difendano la Costituzione

da Il Fatto Quotidiano

Ddl scuola, i senatori pd si ribellino al capo e difendano la Costituzione

di

Ieri il testo del Ddl scuola approvato alla Camera è entrato in Commissione Cultura al Senato. L’anno scolastico è in conclusione: ieri sono state rese pubbliche le commissioni per l’esame di Stato, a 2 settimane dall’inizio della I prova. Molti di noi si stanno, tuttavia, attrezzando per alimentare e tener viva una mobilitazione che non stenta a scemare: blocco degli scrutini e diverse manifestazioni progettate nel Paese a partire da venerdì 5.

La mobilitazione costa sacrificio, perché la comprensione e l’interpretazione – autentiche e profonde, non superficiali e orientate dagli slogan cari ai media e ai sicofanti dell’innovazione “a prescindere” – richiedono documentazione.

E così questo governo – attraverso il suo interventismo antidemocratico – ci sta imponendo un estenuante tour de force fatto di studio, informazione continua, dispendio economico (costo di scioperi e spostamenti per partecipare alle iniziative), energie aggiuntive rispetto a quelle richieste per chiudere l’anno nella maniera migliore possibile, continuando a dire un no intransigente al progetto La Buona Scuola.

Mai, nella storia di questo Paese, avevamo assistito ad una così pervicace incuria e rimozione rispetto a quanto espresso dalla piazza, dal popolo cui spetta, come è noto, la sovranità; mai uno degli strumenti dell’esercizio della democrazia – il dissenso, l’opposizione dei cittadini – si è trovato a scontrarsi con un muro di gomma tanto ostinato e sordo a qualsiasi richiesta, a qualunque ragione. Da parte, peraltro, di un governo che non solo non ha avuto una democratica investitura popolare, ma che recentemente ha perso un numero impressionante di voti. Un dissenso espresso da docenti, studenti, genitori che non dicono solo no, ma fanno riferimento ad un testo di legge (la Lipscuola) articolato in 29 articoli e sostenuto da 32 comitati locali, sparsi su tutto il territorio nazionale. Partecipazione e coinvolgimento di tutti i soggetti la caratteristica del suo percorso: pratica politico-culturale democratica.

La storia si incaricherà di giudicare. «Quello sulla scuola non è un voto di coscienza, si tratta di un provvedimento centrale nell’azione di governo e dunque varranno tutte le regole disciplinari del gruppo parlamentare al Senato e del partito»: prendere o lasciare, ancora una volta. La prova di forza ricattatoria che un governo sempre più autoritario e in difficoltà rivolge sottoforma di diktat direttamente ai cosiddetti “dissidenti” della maggioranza.

Qualche sera fa a PiazzaPulita su La7 Sergio Cofferati – replicando ad un patetico siparietto tra Simona Bonafè e Paolo Mieli –, parlando della nota questione del voto in Liguria, ha pronunciato parole molto chiare, rivolte ai cosiddetti “dissidenti” del Pd, quelli ai quali in queste ore stiamo affidando – al Senato – la possibilità che le nostre ragioni trovino un ascolto reale: “Quando si è contro ad una linea, la si contrasta, si spendono parole molto forti e poi alla fine ci si adegua, si rischia dopo un po’ di tempo di perdere credibilità”.

Cifre e rapporti di forza diversi al Senato, il recentissimo schiaffo elettorale, quantizzabile nella perdita di quasi 2 milioni di voti, l’uscita dei due senatori dei Popolari per l’Italia dalla maggioranza, renderebbero concreta la possibilità che a Palazzo Madama Renzi non abbia i numeri per far passare il Ddl Buona – ma c’è qualcuno che la vorrebbe “cattiva”? – Scuola con il consueto colpo di mano rapido e incurante delle ragioni di tutti, tranne che delle sue personalissime.

Quel che è certo è che la scuola ha ampiamente dimostrato in questi mesi di essere l’unico settore in grado di mettere in campo, con costanza ed intransigenza, le ragioni del proprio no, motivandole e affidandole ad una mobilitazione che non smobilita: ne sono esempio lampante i numeri dell’adesione al più grande sciopero di settore che la scuola ricordi, quello dello scorso 5 maggio. Al quale si può anche irridere; sul quale si può fare irresponsabile ironia; del quale si può anche dire: “Ascolto tutti, ma alla fine decido io”. Ma che rimane un dato numericamente, politicamente, socialmente e civilmente inemendabile (come il ddl la Buona Scuola).

Leggiamo incoraggianti segni in direzione di una assunzione di responsabilità nei confronti della scuola statale e della democrazia da parte di Tocci e Mineo, entrambi in commissione Cultura al Senato.

Ma, ormai, non bastano le parole. Occorrono fatti precisi.

E occorrono da parte di persone precise.

Parlo di quei senatori che, in occasioni diverse, si sono dichiarati non immediatamente proni alle imposizioni nei contenuti e alle forzature nelle procedure imposte dal segretario del Pd. Mi rivolgo, insomma, a Albano, Broglia, Capacchione, Chiti, Corsini, Cucca, D’Adda, Dirindin, Filippi, Fornaro, Gatti, Gotor , Guerra, Guerrieri Paleotti, Idem, Lai, Lo Moro, Manassero, Manconi, Migliavacca, Mineo, Mucchetti, Pegorer, Puppato, Sonego. L’idea che – nella furia decisionista – il partito-governo e il governo-partito decidano di (im)porre il voto di fiducia in Aula, ennesimo atto di prevaricazione dell’esecutivo sul Parlamento ed ennesimo dileggio dell’art. 67 della Carta, non è peregrina. Potrebbero, insomma, non essere più possibili trattative e conseguenti margini di ambiguità. Ovvero, potrebbe diventare un imperativo politico e morale smettere di chinare il capo.

Non solo e non tanto perché accettare supinamente la coercizione del Capo e della sua corte si è rivelato e si rivelerebbe un modo per perdere il consenso e l’espressione di voto di coloro che si oppongono al Ddl. Soprattutto perché è giunto il momento di sostituire alla meschina “fedeltà di partito” la disinteressata fedeltà ai principi costituzionali e a quello straordinario e basilare strumento di educazione alla democrazia che è la scuola pubblica.

Borgonovi (Ocse) in difesa delle prove Invalsi: test standardizzati utili a docenti e scuole

da Il Sole 24 Ore

Borgonovi (Ocse) in difesa delle prove Invalsi: test standardizzati utili a docenti e scuole

di Giuliana Licini

Spesso deprecati, se non boicottati in Italia, i test scolastici standardizzati sono utili agli insegnanti per insegnare e valutare, alle famiglie per scegliere e al sistema d’istruzione per progredire. Sono uno strumento per fotografare la qualità della scuola, tanto più in tempi di autonomia e sperimentazioni, «servono per vedere cosa funziona e cosa non funziona, senza nessun intento punitivo», sottolinea Francesca Borgonovi, economista all’Ocse specializzata nei temi dell’istruzione e autrice di molti studi di ambito Pisa, la versione internazionale degli Invalsi. «I test standardizzati hanno un valore per gli insegnanti, per capire il valore dei loro studenti e danno strumenti utili per aggiustare l’approccio pedagogico», spiega Borgonovi. È vero che gli insegnanti hanno tanti modi per valutare gli studenti, «ma quando c’è un’interazione diretta, il professore si pone in maniera diversa con lo studente. Tantissimi studi di sociologia fanno vedere che esistono differenziazioni del comportamento che insegnanti, genitori e gli stessi studenti hanno relazionandosi l’uno con l’altro». Per cui l’importanza del test standardizzato sta «anche nell’evitare questo tipo di condizionamenti e capire la competenza reale dei singoli studenti in aree molto specifiche, che spesso non vengono valutate in maniera approfondita dagli insegnanti».

I test hanno poi un valore di sistema, «perché se accettiamo che una scuola sperimenti e abbia autonomia e cerchi di dare un’offerta formativa diversa, bisogna poi capire» che frutti produce. In questo modo si possono diffondere gli esperimenti e le autonomie che danno buoni risultati ed evitare quanto funziona meno. «L’autonomia funziona se esiste un meccanismo di trasparenza e di ‘accountability’» nei confronti del sistema centrale «che mette i soldi della comunità e può accertarsi tramite i test cosa porta quell’autonomia».

In seconda battuta, i test possono far emergere i contesti di criticità, ad esempio legati ad ambiti socio-economici svantaggiati, a un ‘match’ di insegnanti-studenti non ottimale o a un approccio pedagogico che non funziona. «Individuare le criticità aiuta a correggerle», sottolinea Borgonovi. Tra le criticità ci sono i risultati degli ultimi test Pisa che mostrano, è vero, che le competenze medie degli studenti italiani sono basse rispetto ai loro coetanei degli altri Paesi Ocse, «ma è altresì vero che ci sono differenze notevoli non solo tra scuole in regioni diverse, ma anche tra scuole nella stessa regione». In una regione come la Puglia, anche in un contesto socio-economico svantaggiato, «ci sono stati miglioramenti notevoli nelle competenze che i 15enni esprimono negli ultimi anni», ricorda Borgonovi, citando anche «il Triveneto dove ci sono scuole che hanno competenze altissime non solo a livello italiano, ma mondiale». Insomma, “best practices” da cui trarre esempio.

Avere test standardizzati con una copertura estesa del territorio nazionale può dare informazioni anche alle famiglie a cui vanno dati strumenti validi per orientarsi e scegliere le scuole per i figli. In Italia, nella scelta della scuola «ci si basa più spesso sulla reputazione di quell’istituto, che tuttavia è basata su criteri molto diversi rispetto a quello della vera qualità del servizio formativo», spiega l’economista. D’altro canto la reputazione è nella grande maggioranza dei casi l’unico orientamento disponibile, visto che i risultati Invalsi molto raramente sono resi pubblici. I test comunque non sono l’unico strumento che può essere utilizzato per valutare la qualità di una scuola. Nell’area Ocse sono utilizzati, ad esempio, anche i colloqui con professori o studenti, oppure controlli periodici di enti preposti alla valutazione delle scuole sotto molteplici profili. Nel mondo anglosassone, poi, i ranking delle scuole sono comuni.

Un altro “nodo” su cui insiste Borgonovi è quello delle disparità di preparazione tra scuole che riflettono ambiti socio-economici diversi. Una soluzione potrebbe essere di offrire il trasferimento dei migliori insegnanti e dirigenti con adeguati incentivi economici e di carriera nelle scuole in contesti difficili e di fare poi ampio ricorso all’autonomia e alla sperimentazione, proponendo ad esempio il rafforzamento dello studio di alcune materie, delle lingue straniere o anche programmi bilingui. Questo, oltre ad aumentare competenze e chance degli studenti di quella scuola, «avrebbe anche la capacità di attrarre studenti di altre zone» e contesti, ottenendo una maggiore varietà che andrebbe a vantaggio di tutti e non solo nelle competenze. È su questa linea – ricorda Borgonovi – che si sono mossi in Cina, a Shanghai, dove, per inciso, ci sono i migliori studenti di matematica del mondo. Ma anche per arrivare a questo serve la valutazione standardizzata.

La commissione Finanze del Senato conferma: senza modifiche detrazione per le paritarie a rischio

da Il Sole 24 Ore

La commissione Finanze del Senato conferma: senza modifiche detrazione per le paritarie a rischio

di Eu. B.

Il rischio lo aveva sottolineato Scuola24 del 22 maggio scorso : l’utilizzabilità della detrazione per le paritarie prevista dal ddl è quanto meno ambigua. E ora giunge anche la conferma della commissione Finanze del Senato. Nel parere depositato ieri l’organismo parlamentare suggerisce di modificare la norma.

Il difetto di coordinamento
A proposito dell’articolo 18 del ddl Buona Scuola – che nella versione uscita dalla Camera ha esteso la detrazione di 400 euro alle scuole superiori – la commissione Finanze sottolinea che «nèecessario coordinare la novella rispetto a quanto già previsto nella lettera e) del comma 1, che prevede quale limite la misura delle tasse e contributi degli istituti statali, anche con riferimento al limite di detraibilità di 400 euro». Suggerendo al tesmpo stesso di «modificare il comma 2 dell’articolo 15 del citato TUIR inserendo la lettera e-bis) in modo da consentire la fruizione della detrazione per le spese sostenute nell’interesse dei soggetti fiscalmente a carico». Altrimenti, ma questo il parere non lo dice, la detrazione potrebbe essere utilizzata solo dal diretto interessato ma trattandosi di studenti è difficile che abbiano una propria dichiarazione dei redditi.

Maturità, da oggi online tutti i nomi dei commissari d’esame

da Il Sole 24 Ore

Maturità, da oggi online tutti i nomi dei commissari d’esame

di Lorena Loiacono

Mancano meno di due settimane all’avvio degli esami di maturità e dal Miur arrivano i nomi dei docenti che, dal 15 giugno, siederanno nelle commissioni esaminatrici. Oggi infatti, come annunciato da viale Trastevere, i nomi saranno pubblicati sul sito del Miur e saranno quindi accessibili a chiunque. C’è anche chi, giocando d’anticipo, ha avuto accesso alle liste messe a disposizione delle segreterie delle singole scuole, attraverso il sistema Sidi, già a partire da mercoledì 3 giugno. Gli studenti, in queste ore, stanno mettendo in campo vere e proprie ricerche a 360 gradi.
Caccia al prof
Conoscere i nomi dei 3 commissari esterni e del presidente di commissione, per i candidati, rappresenta un momento cruciale della preparazione all’esame. Un lavoro che, in realtà, toglie anche tempo allo studio. Per loro parte infatti, da oggi, la ricerca del maggior numero di informazioni sul docente sconosciuto che dovrà esaminarli: dove insegna, innanzitutto, ma anche quali sono gli argomenti a cui tiene di più, che tipo di domande fa e che cosa bisogna necessariamente evitare per non farlo innervosire in sede di esame. Un lavoro a dir poco investigativo che parte dalla segreteria scolastica e si diffonde tramite i social.
Dal Sidi a facebook, passando per il cercaprof
Mercoledì scorso le composizioni delle commissioni esaminatrici sono state comunicate attraverso il sistema informatico Sidi, dal Miur alle singole scuole. Va da sé che i docenti, così come gli studenti in buoni rapporti con gli uffici scolastici, hanno avuto accesso ai nomi. Da oggi le liste sono accessibili a tutti e il tam tam è già partito: dal compagno di banco ad Internet il passo è brevissimo. Viaggiano online infatti richieste di informazioni di ogni tipo: conoscendo il nome della scuola in cui insegna il docente per contattare i coetanei che frequentano quella scuola. Non serve neanche andare di persona fuori dai cancelli, basta contattare i gruppi facebook dei singoli istituti e la ricerca prende corpo. Esistono anche motori di ricerca, come il Cercaprof, con informazioni sempre aggiornate di anno in anno. Chat e cinguettii online fanno il resto. E così il commissario esterno, raccontato dai suoi studenti, perde buona parte del suo mistero.
Al lavoro dal 15 giugno
Il vero avvio della maturità, ancor prima della prova di italiano fissata per il 17 giugno, ci sarà lunedì quando, alle 8.30, le commissioni saranno in riunione plenaria. E’ il momento per registrare i presenti e chiedere agli Usr eventuali sostituzioni per le assenze dei membri esterni o, al preside, per quelli degli interni. Nella riunione plenaria, inoltre, si decidono le successive riunioni delle singole commissioni e l’ordine di successione per la terza prova, fissata per il 22 giugno.
Sotto esame anche i presidenti di commissione
Quest’anno inoltre saranno particolarmente importanti le riunioni territoriali di coordinamento dei presidenti di commissione con gli Uffici scolastici regionali. La maturità 2015 segna infatti il debutto dei nuovi indirizzi della riforma e alle commissioni servono chiarimenti e informazioni su come affrontare le novità in campo. Un banco di prova, quindi, anche per i commissari.

Aperture pomeridiane e lezioni di fair play: il nuovo articolo 2 del ddl Scuola

da Public Policy

Aperture pomeridiane e lezioni di fair play: il nuovo articolo 2 del ddl Scuola

 

ROMA (Public Policy) – L’apertura pomeridiana delle scuole, con la riduzione del numero di alunni e studenti per classe, diventa una possibilità lasciata a ogni istituto scolastico e non più un “obiettivo prioritario” da inserire dell’offerta formativa.
L’emendamento dei relatori al ddl Scuola, Francesca Puglisi (Pd)Franco Conte (Ap), che riscrive interamente l’articolo 2 del provvedimento, inserisce infatti la norma in un comma a parte in cui si sancisce che “le istituzioni scolastiche possono prevedere l’apertura pomeridiana delle scuole, la riduzione del numero di alunni e di studenti per classe o l’articolazione delle classi in gruppi, anche con potenziamento del tempo-scuola e rimodulazione del monte orario”.
Lo stesso emendamento inserisce invece tra gli obiettivi prioritari da perseguire con il piano triennale di offerta formativa, il “potenziamento dell’educazione motoria e promozione di comportamenti ispirati al rispetto delle regole e alla lealtà sportiva, a uno stile di vita sano, con particolare riferimento all’alimentazione e attenzione alla tutela del diritto allo studio degli studenti praticanti attività sportiva agonistica”.
Dalle priorità sparisce invece “l’alfabetizzazione all’arte, alle tecniche e ai media di produzione e diffusione delle immagini”, attualmente presente nel testo uscito dalla Camera.