LETTERA APERTA

LETTERA APERTA agli Onorevoli Francesca Puglisi  responsabile scuola PD e Franco Conte relatori lavori VII Commissione Senato della Repubblica

Gentilissimi, con la presente vi rappresentiamo  la preoccupazione dei  900 Dirigenti Scolastici firmatari della petizione: “Noi Dirigenti pubblici delle Istituzioni scolastiche statali”  in merito ai paventati emendamenti  agli art.li 9 e 10 del DdL 1934 “La Buona scuola”, in esame presso la VII Commissione Istruzione al Senato della Repubblica, che prevedono  novità  riguardanti la definizione delle funzioni dei dirigenti scolastici. In particolare ci preme sottolineare come:

l’ introduzione della norma per cui un Dirigente Scolastico non possa assumere più di due incarichi consecutivi nella stessa sede e che sembrerebbe  giustificata con le necessità di: a)  introdurre per i DS  la stesa regola già prevista per  gli altri Dirigenti Statali; b) diffondere, mediante la rotazione dei DS le migliori pratiche nelle scuole, rappresenti   un fatto altamente discriminatorio nei nostri confronti e possa comportare   un  notevole danno  per le scuole.

L’ equiparazione normativa con gli altri Dirigenti pubblici,  relativa al limite degli incarichi, non  è, infatti, controbilanciata  dall’  equiparazione di trattamento economico che pur è richiesto da anni e che spetterebbe ai DS dal 2001/D.L.165; la diffusione delle “buone pratiche” – che normalmente avviene nei nostri territori attraverso le reti di scuole e le conferenze di servizio, specificamente finalizzate  alla loro  disseminazione  –  non  giustifica il fatto che un Dirigente scolastico  che abbia dimostrato  capacità di promuovere  e gestire “buone pratiche” e senza alcun demerito, non possa permanere nella sede di appartenenza, ma debba iniziare un nuovo incarico in altra istituzione con   pesanti ipoteche, considerando i tempi di conoscenza e adattamento necessari per agire con efficacia nel nuovo contesto, i notevoli aggravi di lavoro  e senza  che sia garantita alcuna promozione stipendiale. Se la governance funziona in una scuola e anche in ragione di anni di duro lavoro e continui miglioramenti introdotti dal DS, per quale ragione lo stesso non dovrebbe essere riconfermato? Preme ricordare che, nel nostro caso, non si lascia solo una  scrivania, ma un’intera comunità scolastica generalmente composta da più di 100 dipendenti e da migliaia di utenti con cui normalmente si instaurano rapporti interpersonali diretti. Appare del tutto singolare, inoltre, come solo in questa circostanza dovrebbe venir meno quella specificità della scuola come “comunità educante” che si richiama, invece, quando  ci viene negato  l’inquadramento nel ruolo unico, con l’argomentazione che alle Istituzioni potrebbero essere assegnati  Dirigenti non provenienti dal mondo della scuola.

La proposta che prevede il rinforzo del  Corpo ispettivo per una più adeguata e puntuale valutazione dei Dirigenti scolastici pur corretta nella finalità, non trova, a nostro avviso, il giusto corrispettivo in un quadro consolidato e coerente per la  “valutazione” di tutti i soggetti che operano nell’ Istituzione scolastica a partire dai docenti. I Dirigente scolastici sarebbero, infatti, giustamente  valutati da  Ispettori tecnici (che tra l’altro, pur occupandosi di scuole, godono del trattamento economico della Dirigenza statale), mentre  la valutazione dei docenti avverrebbe tramite un comitato composto da altri docenti e assolutamente sbilanciato con un DS in minoranza numerica e senza altre componenti. (vedi ulteriore proposta emendativa al DdL  1934).

Ci preme segnalare, inoltre, come in entrambe le proposte emendative sarebbero utilizzati “due pesi e due misure” con  grave danno   per la nostra categoria e  la scuola tutta.

  • Risulteremmo, infatti,  equiparati ai Dirigenti statali,  solo per la rotazione  degli incarichi, ma non per l’ inquadramento economico; si reclama la nostra esclusione dal  ruolo unico della dirigenza statale in nome della  specificità dell’Istituzione in cui operiamo e da cui dobbiamo  essere necessariamente reclutati ma   la stessa specificità viene meno quando si profila lo spostamento dopo due mandati dalla Comunità scolastica di appartenenza e questo accade mentre si  propone, di omettere dal DdL il previsto  incarico a termine per i docenti  (vedi altro intervento emendativo previsto sul DdL 1934);

  • Saremmo valutati da Ispettori tecnici sopraordinati, mentre, i docenti, verrebbero esaminati da pari grado,  nello sbilanciamento della composizione dell’Organismo preposto e in assenza dei rappresentanti dei genitori e degli studenti.

Come avviene in altri Paesi europei,  la valutazione dei docenti  dovrebbe essere effettuata dal Dirigente scolastico o comunque da uno o più soggetti  sopraordinati allo stesso docente.

C’è, inoltre, da considerare che la revisione apportata alla Camera dei deputati  all’art.2 del citato DdL, determina, nell’attuale versione, confusione  nella sequenza  di “ azioni/poteri” collegati al Piano triennale che con le nuove attribuzioni (autonomia, organici,  premialità) assume caratteristiche ben diverse dal tradizionale Piano dell’offerta formativa. In tal senso, anche al fine di  evitare futuri contenziosi,  occorrerebbe ricollocare i “poteri” e le conseguenti azioni nella corretta sequenza: il C.d.I. (come organo di indirizzo)  fornisce il quadro generale di riferimento; il Collegio docenti (come organo tecnico  per  l’offerta formativa), interviene nell’ambito dei compiti già assegnati nel T.U.; il Dirigente scolastico elabora il piano triennale sostanziandolo dei propri indirizzi/scelte organizzativo – amministrativo – gestionali; il C.d.I. lo condivide e lo delibera.

Gentili Onorevoli,  ci preme farvi notare come  l’introduzione di ulteriori emendamenti al DdL “La buona scuola” ne stia indebolendo l’impianto riformatore originario, snaturando con modifiche che depotenziano il ruolo del Dirigente scolastico, uno dei principali indirizzi che il Governo si era posto per il “cambio di rotta” nella scuola italiana. Sarebbe ora di porre un limite alle  infinite richieste dei docenti e delle loro rappresentanze che sembrano avere come unico scopo quello di “accerchiare” e “depotenziare” il nostro ruolo rendendo insopportabile il prezzo che si sta facendo pagare alla nostra  categoria.

Gentili Onorevoli, per quanto sopra esposto, ritenendo le citate proposte emendative  previste per gli art.li 9 e 10 del  DdL 1934,  illogiche, contraddittorie  e punitive nei confronti dei Dirigenti scolastici Vi chiediamo, a nome dei sottoscrittori la petizione allegata, di riconsiderare l’opportunità di sostenerle in quanto lesive della professionalità e della dignità  dei Dirigenti pubblici delle Istituzioni scolastiche statali.

DS M.Augusta Mozzetti, IC v. Casalotti, 259 – Roma; mariaaugustamozzetti@libero.it
DS Roberta Moncado, LS Peano Monterotondo, Roma roberta.moncado@libero.it
Prime firmatarie petizione: “Noi Dirigenti pubblici delle Istituzioni scolastiche statali”, sottoscritta da 900  DS

Link petizione
https://docs.google.com/document/d/1CqfMnwN6sllZnTfotuOkXRyjJ77e8ofXo06H9-Ui2Ps/edit

Ritornare alla scuola della Costituzione, di tutti e di ciascuno

Ritornare alla scuola della Costituzione, di tutti e di ciascuno

di Maurizio Tiriticco

La difficoltà con cui procede al Senato la discussione sul ddl che intende riordinare il nostro SISTEMA di ISTRUZIONE sta a significare quanto questo provvedimento sia non solo impopolare, ma anche assolutamente insufficiente a sanare i mali che travagliano la nostra scuola. Si tratta di una difficoltà che per altro allontana giorno dopo giorno quell’assunzione dei precari che in effetti deve costituire solo un atto dovuto di giustizia e nulla ha a che vedere con provvedimenti altri che intendano riformare l’intero impianto del nostro SISTEMA EDUCATIVO DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE (leggi 30/2000 e 53/2003).

La via da seguire è, a mio vedere, la seguente: 1) lasciar cadere in via definitiva il ddl attualmente in discussione al Senato; 2) varare uno o più provvedimenti che sanino in via definitiva la questione dei precari; 3) avviare una seria e condivisa proposta sul riordino dei curricoli, per liquidare l’attuale “spezzatino” verticale e orizzontale di gradi e ordini, eredità di una organizzazione scolastica funzionale per un modello di società ormai largamente superato. Basti pensare che i titoli di studio terminali tuttora rilasciati dal nostro Sistema di Istruzione non “dicono nulla” circa le reali COMPETENZE acquisite dallo studente e non lo sostengono né per il proseguimento degli studi né per l’accesso al mondo del lavoro, tanto meno a quello dell’Unione europea.

Va considerata, anche e soprattutto, la dimensione ormai europea, se non transnazionale, sia del “mercato” delle CONOSCENZE e della CULTURA sia del “mercato” della COMPETENZE e del LAVORO. L’European Qualifications Framework (2008), recepito dal nostro governo ormai da tre anni (si veda l’Accordo quadro Stato-Regioni per la referenziazione del sistema italiano delle qualifiche al Quadro Europeo delle Qualifiche, di cui alla Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2008, siglato il 20 dicembre 2012), non può non costituire un efficace punto di riferimento per legiferare. A tutt’oggi nessuna iniziativa, se non di puro carattere formale ed esemplificativo, è stata assunta in proposito.

Inoltre, il riordino a cui si deve giungere non deve in alcun modo alterare la fonte costituzionale su cui il nostro SISTEMA di ISTRUZIONE (generalista, di competenza statale) e FORMAZIONE (professionalizzante al lavoro, di competenza regionale) si fonda, e i cui cardini sono:

  • garantire a ciascuno non solo di raggiungere il suo personale “successo formativo” (dpr 275/99), ma anche di “raggiungere i gradi più alti degli studi” (Cost. 34);

  • il diritto/dovere di ciascuno “all’istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il 18° anno di età” (legge 53/03).

Il ddl di cui alla “Buona scuola” non solo non contempla i suddetti obiettivi, ma rischia di rompere quell’unitarietà dei processi di istruzione e formazione che, invece, devono costituire l’indiscusso polo di riferimento per qualsiasi riordino.

Ripropongo in questa sede la bozza di un possibile riordino dei curricoli, la quale può costituire la base di un confronto di merito su un tema che, non solo a mio vedere, costituisce il vero problema del nostro sistema di istruzione.


Per un riordino complessivo del sistema educativo di istruzione

tiriticco

Stanziati 93,2 mln per l’autonomia e il potenziamento dell’offerta formativa

Scuola, Giannini: “Stanziati 93,2 mln per l’autonomia e  il potenziamento dell’offerta formativa, il 66% in più rispetto al 2014”

Oltre 93 milioni di euro per promuovere il coinvolgimento attivo degli studenti nella vita scolastica, per il potenziamento dell’offerta formativa, la formazione dei docenti, la diffusione di pratiche didattiche innovative. Il 66% di risorse in più rispetto al 2014. Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, ha firmato il decreto che finanzia l’autonomia scolastica (ex legge 440), completamente ripensato rispetto al passato.

“Stanziamo più risorse, la maggior parte delle quali destinate ad attività innovative per gli studenti e la loro partecipazione alla vita scolastica – sottolinea Giannini – Abbiamo predisposto un decreto con una visione d’insieme coerente con le priorità indicate nel disegno di legge ‘La Buona Scuola’. Mettiamo il doppio delle risorse sullo sport, quadruplichiamo quelle destinate all’inclusione, finanziamo con oltre 3 milioni la formazione sul CLIL, la metodologia per l’insegnamento di una materia non linguistica in lingua, e la sua diffusione. Abbiamo previsto una gestione più trasparente ed efficiente dei fondi, con un’apposita attività di rendicontazione e monitoraggio della spesa”.

Studenti protagonisti

La maggior parte delle risorse, oltre 51 milioni su 93, sono destinate al capitolo studenti. Più di 2 milioni vengono stanziati per l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità. Ci sono 500.000 euro per l’insegnamento dell’italiano agli studenti figli di migranti e 2,5 milioni per la scuola in ospedale, che lo scorso anno ha offerto una risposta a 74.000 ragazzi coinvolgendo 4.000 docenti. Oltre 4 milioni finanziano la partecipazione studentesca, di questi 1 milione è destinato all’organizzazione di una Giornata Nazionale della Scuola per la realizzazione e la diffusione di buone pratiche didattiche. Il Piano nazionale per lo sport a scuola raddoppia i fondi: 2 i milioni per finanziarlo. Più di 5 milioni sono destinati ad un Programma nazionale per la promozione dell’educazione alimentare e per la partecipazione delle scuole ad Expo 2015. Vengono stanziati per la prima volta 2 milioni per la promozione dell’educazione teatrale e 1 milione per la diffusione della musica. Con 3,4 milioni si potranno potenziare i progetti per la promozione della cittadinanza attiva e dell’educazione alla legalità. Mentre 1 milione va al contrasto di bullismo e cyber-bullismo. Fra le novità assolute del decreto, l’iniziativa Scuole accoglienti: con 1 milione di euro saranno recuperati spazi inutilizzati per farne laboratori e cantieri di creatività. Altra novità: 3 milioni per la diffusione della conoscenza del Made in Italy. Con 19 milioni si finanzia l’alternanza scuola lavoro che con #labuonascuola dovrà essere garantita a tutti gli studenti delle superiori. Due milioni vanno al contrasto della dispersione scolastica. Con 400.000 euro saranno realizzate per la prima volta summer schools destinate alle eccellenze.

Il CLIL al centro della formazione dei docenti

Oltre 3 milioni sono dedicati alla diffusione della metodologia CLIL e alla relativa formazione degli insegnanti. Con 400.000 euro si finanziano invece i progetti per il rafforzamento delle competenze in italiano e l’insegnamento degli autori del ‘900. Tre milioni serviranno allo sviluppo del sistema nazionale di valutazione, 1,9 alla formazione degli adulti. Sarà creata una piattaforma web per la ‘governance’ della formazione dei docenti, che con ‘La Buona Scuola’ diventa obbligatoria e basata su priorità nazionali.

Finanziare l’autonomia

Più di 25 milioni sono destinati alle scuole. Di questi 7,5 serviranno per la realizzazione dell’autonomia e all’innovazione tecnologica, 1 milione per l’accompagnamento all’attuazione del Piano Scuola digitale, 100.000 euro per i laboratori tecnologici. I 15,7 milioni dedicati al finanziamento aggiuntivo del funzionamento delle scuole prevedono una novità assoluta: con 3 milioni viene istituito un fondo ad hoc per supportare gli istituti in caso di emergenze, ad esempio gravi atti di vandalismo. Sarà predisposta infine una piattaforma per la rendicontazione e il monitoraggio della spesa.


Slides

SCIOPERO SCRUTINI: “ADESIONE MASSICCIA DIMOSTRA RABBIA DOCENTI”

SCIOPERO SCRUTINI, GILDA: “ADESIONE MASSICCIA DIMOSTRA RABBIA DOCENTI”

 

“La grande adesione allo sciopero degli scrutini, che in alcune scuole e zone d’Italia raggiunge picchi altissimi arrivando in certi casi al 100%, dimostra la netta contrarietà dei docenti verso una riforma che offende la loro dignità professionale”. A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, che critica duramente la condotta di numerosi dirigenti scolastici: “Ci amareggia profondamente il boicottaggio che molti di loro hanno messo in atto con varie e bizzarre iniziative, come lo spostamento degli scrutini alla domenica e lo slittamento in coda nella stessa giornata, fino al caso grave di un liceo di San Donà di Piave dove il preside ha denunciato gli insegnanti. Si tratta – commenta Di Meglio – di comportamenti con cui si alimentano conflitti su una protesta legittima che, contrariamente a quanto si è voluto far credere, non penalizza in alcun modo studenti e famiglie”.

 

“Lunedì, se il calendario dei lavori non subirà modifiche, la VII Commissione del Senato inizierà il voto degli emendamenti e ci auguriamo – conclude il coordinatore della Gilda – che a Palazzo Madama il testo del ddl, da noi comunque ritenuto inemendabile, venga radicalmente modificato”.

Graduatorie a Esaurimento per i diplomati magistrale

Nessuna tregua per il MIUR in tribunale: l’ANIEF riapre le Graduatorie a Esaurimento per i diplomati magistrale

L’inserimento in GaE dei diplomati magistrale, da sempre negato dal MIUR, è finalmente una realtà! È il Tribunale del Lavoro di Cremona ad accogliere in pieno le richieste di tutela proposte dai legali ANIEF e ad emanare ben sette decreti inaudita altera parte in cui ordina al MIUR l’immediato inserimento nelle Graduatorie a Esaurimento d’interesse di altrettanti nostri iscritti. Gli Avvocati Roberta Bucci, Fabio Ganci, Walter Miceli e Tiziana Sponga ottengono per il nostro sindacato i primi provvedimenti del Giudice del Lavoro volti alla piena tutela dei docenti in possesso di diploma magistrale conseguito entro l’a.s. 2001/2002 con il relativo diritto a partecipare al piano straordinario di immissione in ruolo previsto dal Governo.

Nessun dubbio per il Giudice del Lavoro di Cremona sull’esistenza del pregiudizio grave e irreparabile arrecato ai docenti in possesso di diploma magistrale abilitante ed esclusi da sempre dal Ministero dell’Istruzione dalla possibilità di poter correttamente accedere alle Graduatorie a Esaurimento e alle relative operazioni di immissione in ruolo. Con sette provvedimenti di identico tenore il Giudice ordina perentoriamente al MIUR e alle Amministrazioni interessate di consentire ai sette docenti “di presentare la domanda di inserimento in III Fascia delle graduatorie a esaurimento definitive […], classi di concorso Scuola Infanzia (AAAA) e Scuola Primaria (EEEE), valide per gli anni scolastici 2014/2017” e, soprattutto, “di accogliere la domanda di cui sopra a tutti gli effetti e, in particolare, ai fini della partecipazione del ricorrente al piano straordinario di immissioni in ruolo”.

L’ANIEF richiede nuovamente e con forza al Governo un atto di responsabilità e l’immediata riapertura delle Graduatorie a Esaurimento per tutti gli abilitati prima dell’avvio del piano straordinario di immissione in ruolo. Il nostro sindacato conferma sin da subito il proprio impegno e la propria determinazione in caso non ci sia nell’immediato una risposta seria e ragionevole che consenta a tutti i docenti in possesso di diploma magistrale conseguito entro l’a.s. 2001/2002, in particolare, e di tutti i docenti abilitati, in generale, l’immediato inserimento nelle GaE. A un Governo e a un Ministero dell’Istruzione che dovessero ancora dimostrarsi sordi e ciechi di fronte a queste problematiche, la nostra risposta volta alla tutela dei diritti dei docenti abilitati giungerà forte e determinata dai tribunali di tutta Italia; nessuna tregua e avanti tutta!

Per l’offerta formativa pronti 93,2 milioni

da Il Sole 24 Ore

Per l’offerta formativa pronti 93,2 milioni

di Claudio Tucci

Stefania Giannini decide di “rinnovare” la legge 440 datata 1997, che, quest’anno, tornerà alle sue finalità originarie di arricchimento dell’offerta formativa e potenziamento dell’autonomia scolastica.

Le risorse 2015, che oggi saranno rese note alle scuole, salgono a 93,2 milioni di euro (quasi 40 milioni in più rispetto ai 56 milioni stanziati nel 2014); e soprattutto oltre il 60% dei fondi vengono allocati su interventi a favore degli studenti. Poco più di 25 milioni, poi, serviranno per il capitolo scuole, per implementare il digitale, l’innovazione tecnologica e la promozione della sicurezza. I restanti 16,6 milioni andranno alle iniziative di formazione degli insegnanti e del personale con particolare attenzione all’affinamento delle lingue straniere.

Un deciso cambio di rotta, visto che questa legge negli ultimi tempi è stata utilizzata un po’ come “pozzo di San Patrizio” ed è servita a tamponare emergenze contingenti (lo scorso anno, per esempio, sono stati sottratti 20 milioni per affrontare il nodo dei circa 11mila esuberi di addetti alle pulizie delle scuole, gli ex Lsu – nel 2010, addirittura, la legge 440 fu saccheggiata per rifinanziare le missioni internazionali). «Adesso si cambia – spiega, in un colloquio con il Sole24Ore, il ministro dell’Istruzione, Giannini -. Ridiamo centralità alla progettualità degli istituti, e ci muoviamo in coerenza con le priorità contenute nel Ddl Buona Scuola. Diamo ampio spazio al coinvolgimento attivo degli studenti nella vita scolastica e promuoviamo l’innovazione nella scuola».

La “nuova” 440 è ora fortemente orientata agli studenti attraverso un investimento di oltre 51 milioni di euro. Si identificano 5 aree d’intervento principali: il rapporto scuola-lavoro-made in Italy (25,4 milioni), cittadinanza attiva e legalità (5,8 milioni), sport e cultura (10,2 milioni), partecipazione studentesca (4,25 milioni) e integrazione e inclusione (5,5 milioni). Significativo è il rafforzamento dei fondi per l’alternanza con il lavoro, che nel 2015 salgono a 19 milioni (erano 11 milioni lo scorso anno) e serviranno per far ripartire, già subito dopo la pausa estiva, questa esperienza di formazione on the job (dal 2016 il finanziamento sarà strutturale di 100 milioni di euro, come previsto dalla riforma della scuola all’esame del Senato – lunedì inizierà l’esame degli emendamenti). Altri interventi che “spianano la strada” alle misure contenute nel Ddl sono gli investimenti, per esempio, nello sport (2 milioni della legge 440 serviranno per il piano nazionale di promozione dell’educazione motoria) e per il potenziamento del «Clil» (insegnamento di una materia non linguistica in lingua straniera), che potrà contare su complessivi 3,3 milioni. «Con il sottosegretario Davide Faraone abbiamo deciso anche di stanziare un milione di euro per l’organizzazione della Giornata nazionale della scuola che ha l’obiettivo di dare risalto e diffusione alle buone pratiche», aggiunge il ministro Giannini. Altri due milioni serviranno per promuovere l’educazione teatrale (una novità assoluta), 5,2 milioni andranno all’educazione alimentare, 3,4 milioni per educare alla legalità, e un milione servirà pure per un piano nazionale contro il bullismo.

La valutazione dei progetti sarà più stringente, si premieranno, in particolare, quelli di qualità, fruibili e innovativi. E cambia anche il sistema di monitoraggio del Miur: «Le verifiche saranno periodiche – sottolinea ancora il ministro -. E verificheremo anche le ricadute pratiche dei singoli interventi. Diamo alle scuole le risorse per attuare l’autonomia ma chiediamo anche trasparenza e rendicontazione».

La riforma della scuola e le assunzioni rischiano di slittare di un anno

da La Stampa

La riforma della scuola e le assunzioni rischiano di slittare di un anno

Da lunedì le votazioni in Commissione, ma dopo le modifiche il testo dovrà tornare di nuovo alla Camera. I renziani: se non si chiude entro il 30 giugno salta tutto
carlo bertini

roma

Allo stato «è solo un’opzione», conferma una fonte del «cerchio magico» renziano, ma già il fatto che se ne parli fa capire quanto alta sia l’incertezza: la riforma della scuola potrebbe addirittura essere rinviata di un anno se non si riuscissero a rispettare i tempi – fine giugno – che obbligano a correre per poter assumere i 100 mila precari che entreranno in servizio a settembre. Il fatto che quest’ipotesi venga fatta circolare dai renziani assume il valore di una minaccia nei confronti di chi vuole frenare, tradotto i pasdaran della minoranza Pd, come Corradino Mineo che chiedono di fare subito le assunzioni e di rinviare il resto a settembre.

Posizioni che mettono a rischio il varo in Commissione Istruzione dove i numeri sono in bilico e la maggioranza corre sul filo di uno-due voti; e dove la trattativa su centinaia di emendamenti è in corso: dallo school bonus ai numeri dei precari da assumere, dai fondi alle paritarie alle valutazioni dei professori; ma soprattutto sui paletti per limitare il potere dei presidi manager: per questo si pensa di introdurre l’incarico a tempo per cui il dirigente scolastico dovrà cambiare scuola ogni sei anni.

Le votazioni in commissione cominceranno solo lunedì 15 giugno, data entro la quale inizialmente doveva essere già varata la riforma in entrambi i rami del Parlamento, per poter avviare tutte le pratiche di assunzione degli insegnanti. Renzi nella Direzione Pd ha dato 15 giorni di tempo in più per discutere, «ma non è che devono essere usati tutti, altrimenti non ce la facciamo», spiegano i suoi uomini. Dunque, dal 15 giugno la commissione dovrebbe correre per poter trasferire all’aula del Senato la riforma a tamburo battente, in modo che sia varata la settimana dopo. A quel punto, visto che le modifiche al testo ci saranno, la riforma dovrà tornare di nuovo alla Camera. Prima in commissione e poi in aula, col rischio di Vietnam e ostruzionismo a oltranza delle opposizioni: si capisce quanto sia difficile riuscire a far tutto entro il 30 giugno. Data entro la quale la Giannini aveva avvertito che non si poteva rischiare di andare. In una riunione riservata di membri del governo ed esponenti del Pd nelle commissioni il ministro dell’Istruzione aveva infatti avvertito che «già il 15 giugno stiamo stretti, se superiamo il 30 gli uffici poi non ce la fanno».

Ma su chi ricadrebbe la conseguenza di un rinvio, che a quel punto sarebbe non di qualche mese, bensì di un anno, visto che il premier lega indissolubilmente l’assunzione dei precari alla riforma della scuola? «Noi la riforma la facciamo per i ragazzi, assumiamo i docenti perché servono alle scuole», ha chiarito in Direzione l’altra sera. E quindi va da sé che la responsabilità di un rinvio di tutto il pacchetto ricadrebbe sulle spalle della sinistra che frena e di chi volesse alzare barricate nelle votazioni in aula. In sostanza questa «opzione» viene fatta trapelare anche per convincere tutti gli attori in campo a chiudere un accordo blindato. «Se c’è da discutere, facciamolo io sono disponibile dedicandoci qualche giorno in più, ma in tempi utili per poter determinare gli effetti della riforma a partire dal prossimo anno scolastico», è il senso dei ragionamenti del premier fatti in queste ore. Tradotto, attenzione che a tirar troppo la corda si rischia di far saltare tutto, chi lo facesse se ne assumerebbe la responsabilità.

“Lo sciopero degli scrutini? È un atto criminale, servono punizioni disciplinari ed economiche”

da La Tecnica della Scuola

“Lo sciopero degli scrutini? È un atto criminale, servono punizioni disciplinari ed economiche”

Lo sostiene l’associazione StudiCentro, che ha svolto una conferenza stampa alla Camera, con i capogruppo di maggioranza Ettore Rosato (PD) e Maurizio Lupi (AP): queste iniziative mettono in difficoltà milioni di famiglie, più quei docenti e ds che vogliono assolvere ai propri doveri, il Governo intervenga.

Lo sciopero degli scrutini? È un atto criminale, che produce danno alla scuola e alla sua utenza, che quindi meriterebbe punizioni esemplari verso chi lo adotta. È questa la sintesi della conferenza stampa allestita l’11 maggio a Palazzo Madama sul disegno di legge 1934 dall’associazione studentesca StudiCentro, alla presenza dei capogruppo di maggioranza Ettore Rosato (PD) e Maurizio Lupi (AP).

“Riteniamo criminale il blocco degli scrutini che mette in difficoltà milioni di famiglie, nonché quei docenti e dirigenti scolastici che vogliono assolvere ai propri doveri”, ha detto Virgilio Falco, presidente nazionale di StudiCentro durante la conferenza stampa.

Poi la richiesta, su cui in tanti non si troveranno d’accordo: “chiediamo al governo, di mettere in atto tutte le misure possibili per il ripristino della legalità, prendendo anche in considerazione provvedimenti disciplinari e economici per chi sequestra la pagella degli studenti italiani”.

Ora, non è di certo nostra intenzione entrare nel merito di certe affermazione, ma francamente non ci risulta, norme alla mano, che uno sciopero possa essere considerato alla stregua di un atto illegale. Semplicemente perchè, dal momento che è stato autorizzato dalle autorità competenti, la sua adesione è un atto privo di alcuna connotazione giuridicamente negativa.

E, di conseguenza, aderire allo sciopero degli scrutini (su cui il garante degli scioperi ha dato il via libera), non può di certo essere motivo di provvedimenti disciplinari e di sottrazione di una parte, anche simbolica, dello stipendio (eccetto la normale trattenuta corrispondente all’arco di tempo nel quale si è scioperato).

Anche l’individuazione del governo, come organismo deputato ad assegnare queste “punizioni” (ammesso che via sia un fondamento) appare a dir poco approssimativa: come indicato, nella stessa giornata, dalla Flc-Ccgil di Venezia è “l’Autorità di garanzia sugli scioperi che si pronuncia sulla legittimità degli scioperi proclamati dai sindacati. E in questo caso l’Autorità ha dichiarato legittimo lo sciopero”. Punto.

Riforma, ora il rischio è che salti di un anno

da La Tecnica della Scuola

Riforma, ora il rischio è che salti di un anno

A sostenerlo è ‘La Stampa’, che ha riportato indiscrezioni dei ‘renziani’: se non si chiude entro il 30 giugno salta tutto. Tradotto: una minaccia nei confronti di chi vuole frenare, la minoranza Pd, che chiede di fare subito le assunzioni e rinviare il resto a settembre. Ma lo dicono pure i sindacati, l’ex ministro Fioroni (“abbiamo il coraggio di dire quando finiranno le assunzioni”) e Sel (“il Pd la finisca di raccattare quattro voti per far passare il ddl”).

Chiamatelo come volete, ma quello posto dai ‘renziani’ sulla riforma della scuola ai più sembra un ricatto bello e buono: “se non si chiude entro il 30 giugno salta tutto”, scrive La Stampa dell’11 giugno in un articolo dal titolo più che esplicativo “La riforma della scuola e le assunzioni rischiano di slittare di un anno”.

“Il fatto che quest’ipotesi venga fatta circolare dai renziani – continua lo storico giornale piemontese – assume il valore di una minaccia nei confronti di chi vuole frenare, tradotto i pasdaran della minoranza Pd, come Corradino Mineo che chiedono di fare subito le assunzioni e di rinviare il resto a settembre”.

Che la situazione sulla riforma si stia complicando di giorno in giorno, lo testimoniano i continui appelli sul salvataggio delle 100mila assunzioni. A farli non sono solo i sindacati (l’ultimo è stato l’Anief, secondo cui “sarebbe troppo facile commentare il comportamento assunto da chi vuole riformare la scuola senza conoscerne l’essenza e nemmeno le basi”), ma anche i raggruppamenti politici.

“Le modifiche vanno fatte e dobbiamo avere il coraggio di dire che le assunzioni, con la definitiva stabilizzazione e ingresso in ruolo, possano avvenire con un percorso che si sa quando inizia, ma anche quando finisce”, ha detto a Sky TG24 Giuseppe Fioroni, ex ministro dell’Istruzione. Che poi, sull’esame degli emendamenti al DdL 1934 ha aggiunto: “aprire a settembre quando ci sono delle riforme – ha spiegato – è una corsa a ostacoli non facile. Ci sono degli aggiustamenti che vanno fatti e bisogna che al Senato si passi dalle parole ai fatti, senza per questo scaricare le crisi nei partiti, dentro la maggioranza e tra maggioranza e opposizione, sulla pelle degli studenti. Questo sarebbe l’esatto contrario di quello di cui hanno bisogno la scuola italiana e l’Italia”.

A chiedere lo stralcio del pacchetto di assunzioni, per poi esaminare con più calma gli altri capitoli del ddl scuola, a cominciare dalla messa a punto di un piano pluriennale di immissioni in ruolo che metta “davvero” fine al precariato, è anche la senatrice Loredana De Petris (Sel). “Non c’è una previsione di calendarizzazione in Aula del provvedimento. Non c’è quindi la scusa dei tempi perché i vari passaggi stanno slittando e dunque la nostra proposta, già avanzata più volte, stavolta si può concretizzare: procedere subito con le assunzioni previste e poi fare un lavoro serio sul resto a partire da un piano pluriennale di assunzioni perché da quello previsto nel ddl restano tagliati fuori 150-180.000 insegnanti e non certo perché non abbiano i titoli. Vogliamo arrivare alla stabilizzazione di tutto il personale che in questi anni ha garantito il funzionamento della scuola”.

Poi la senatrice di sinistra ha aggiunto che essendo i tempi più dilatati dell’iter parlamentare al Senato, la maggioranza la faccia finita di “raccattare quattro voti per far passare il ddl: si faccia un ragionamento serio visto che il tempo c’é. Altrimenti – ha messo in guardia – si va incontro a una stagione di totale incertezza nel mondo della scuola che mette a rischio anche la continuità didattica”.

Ora, però, per completezza va ricordato che una soluzione parziale al problema c’è: è quella delle assunzioni dal 1° settembre 2015 solamente a livello giuridico. Significa che, di fatto, si realizzeranno solo quando il ddl verrà approvato e, a seguire, la macchina organizzativa ministeriale, sulla base dei decreti applicativi successivi, riuscirà a convocore i precari interessati alla fatidica firma sul contratto a tempo indeterminato.

DdL scuola: ok della Commissione Bilancio

da La Tecnica della Scuola

DdL scuola: ok della Commissione Bilancio

Si ricompone in Commissione Bilancio lo strappo interno alla maggioranza.
La prova del 9 l’avremo però la prossima settimana alla ripresa dei lavori.

Si è conclusa nel pomeriggio dell’11 giugno la seduta della Commissione Bilancio del Senato durante la quale è stato terminato l’esame del disegno di legge sulla scuola.
Le frizioni interne alla maggioranza si sono evidentemente stemperate perchè il parere del relatore (il senatore Giorgio Santini del PD) è stato approvato senza particolari difficoltà.
La commissione ha comunque voluto sottolineare alcuni punti, non ultimo quello relativo alla “schoo card” di 500 euro destinata ai docenti. Secondo i senatori la card rappresenterebbe una forma di salario accessorio e andrebbe quindi adeguatamente tassata; in mancanza di misure fiscali in tal senso, bisognerebbe prevedere – sempre secondo la Commissione – una puntuale rendicontazione a fine anno da parte di ciascun docente, in modo da evitare un uso della carta non conforme allo spirito della legge.
Il parere contiene poi molte precisazioni e sottolineature finalizzate ad evitare che il provvedimento possa determinare – anche solo in modo indiretto – maggiori oneri finanziari.
Come per esempio la puntualizzazione su quanto previsto dal comma 12 dell’articolo 8 per i docenti titolari di sede. Il testo attuale stabilisce che “il personale docente in esubero o soprannumerario nell’anno scolastico 2016/2017 è assegnato a domanda a un ambito territoriale”; la Commissione ritiene che si debba aggiungere una clausola: in caso di mancata presentazione di domanda il docente viene posto in mobilità obbligatoria.
Nella giornata dell’11 giugno, invece, la Commissione Cultura non ha praticamente lavorato, ad eccezione di una rapida riunione di meno di un’ora alle 8,30 del mattino.
A questo punto tutto è rinviato a lunedì 15.
Ormai è chiaro che il passaggio in aula potrebbe iniziare, nella migliore delle ipotesi, lunedì 22 o martedì 23. Voto finale del Senato: 26 giugno (se tutto fila liscio). Ulteriore passaggio alla Camera a partire dal 29 o 30 giugno. Conclusione, ai primi di luglio. Pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (Mattarella permettendo) non prima del 6-7 luglio. Ma forse sono previsioni ottimistiche.

Giannini: “Avviare riforma della scuola fa paura, ma governo è risoluto”

da La Tecnica della Scuola

Giannini: “Avviare riforma della scuola fa paura, ma governo è risoluto”

“Realizzare la riforma della scuola ‘senza farsi del male’ è difficile, ma il governo è risoluto a proseguire in questa opera”. L’ha affermato oggi il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini intervenendo presso la Farnesina all’evento Ibac Italy.

“E’ difficile avviare una riforma delle scuole senza farsi del male, mette paura avviare un processo del genere. Governo è risoluto, si vogliono cambiare alcuni punti del nostro sistema che del resto + molto valido”, ha detto Giannini, ricordando che “in Italia quasi il 40 % della disoccupazione e’ dovuto a un divario tra l’offerta e la richiesta di competenze”.

 

Una triste riflessione sulla “farsa degli scrutini”

da La Tecnica della Scuola

Una triste riflessione sulla “farsa degli scrutini”

E adesso, dopo uno sciopero che ha avuto una adesione massiccia, è tempo davvero di scrutini. Ed è un momento di redde rationem molto amaro. Perché di conti se ne fanno pochi e le amarezze son tante.

In un articolo su “La bottega del Barbieri il collega Pietro Ratto riflette tristemente sullo scrutinio appena concluso: “Si torna a casa anche stasera, se dio vuole, dopo l’ennesimo scrutinio-farsa. Un quarto di secolo a insegnare Filosofia con lo stesso stato d’animo di chi non riesce più a scendere dall’ottovolante. Dalle vette della riflessione esistenziale alla voragine degli scrutini, delle riunioni tra colleghi e delle altre ipocrisie più o meno “scolastiche”..”

E’ una sensazione molto comune. Dopo lo scrutinio ci si sente svuotati: “ Svuotato è la parola giusta.. VerdeRossoVerdeRosso… Il verde per la sufficienza, il rosso per i votacci.. Ore ed ore a rammendar medie, a limare giudizi, con la sola preoccupazione di evitar ricorsi e di salvare cattedre. Più bocci più ti esponi, no? Soprattutto se si parla di una quinta. Eh, sì. Perché vuoi mica non ammettere all’esame uno che ha un 4 e due 5, no? Piuttosto gli abbassi il 7 di ginnastica (sorry: Scienze Motorie), gli tiri giù la condotta.. Ma i 4 e i 5 debbono diventar 6, accidenti.. Ora dico, che cazzo glieli date a fare ‘sti 4, se poi vi aspettate che diventino sufficienze?”

Per non parlare del voto di condotta made in Gelmini: “Dopo anni e anni di richieste da parte di centinaia di migliaia di insegnanti disperati, la buonanima della Gelmini cosa s’inventa? Il voto di condotta che fa media col profitto! Che figata, veramente! Per la sintesi tra la Ragion Pura e la Ragion Pratica in cui Kant ha fallito, bisognava aspettare quel genio della Mariastella. Così, al tamarro a cui molli un 7 di comportamento fai solo un favore. Lui che un 7 non lo ha mai visto in tutta la sua vita.. Ma dico io, come li scelgono i ministri? Che poi, a ben pensarci, non si tratta mica di sprovveduti.. Dietro questo buonismo da quattro soldi, dietro questo assolvere tutto e tutti, così tipico della nostra Buona scuola, c’è il solito, precisissimo intento di tirar su gente che non sappia controllarsi. Sai cosa se ne farebbe, altrimenti, un ragazzo in grado di ragionare sulle proprie azioni, capace di riflettere autonomamente su cosa sia giusto o no, di tutte quelle loro leggi e leggine da quattro soldi? Sai come smetterebbe di votarli subito, dei “politici” così? Suvvia, dai Pietro.. Cosa pensi? Sei sempre il solito complottista.. Dimenticavo: una cosa buona la Gelmini l’aveva fatta. A tutti i docenti che imploravano criteri di ammissione alla Maturità più severi, aveva risposto: si vada all’Esame solo a patto di avere riportato tutte sufficienze. Bene! E allora eccoli qui, quegli stessi prof, ad affrettarsi a correggere i 4 e i 5 con dei bei 6! Perché poverino, non vorrai mica non ammetterlo, il nostro bimbo, no?Allora, dai: tutti pronti per l’Esame di Stato, i nostri studenti. Asini o no. Alzi la mano chi se la sente di correre il rischio e di fermare qualcuno!”

Il risultato è un uniforme verde. I rossi sono scomparsi : “Così, come d’incanto, lo schermo su cui compaiono i voti diventa tutto verde. Il rosso delle insufficienze (uhm.. che strano, però.. hanno scelto il rosso anche per segnalare gli studenti che non fanno Religione.. sarà un caso? Non avevano proprio altri colori da usare, ‘sti qui che elaborano i programmi per la Scuola statale? Ma va’.. E mollala con ‘sto complottismo, Pietro!) quel rosso, dicevo, sparisce nel nulla, portandosi dietro le lacune di un anno di autentico cazzeggiamento. Soltanto l’altro rosso, quella specie di studentesca lettera scarlatta, non scompare mai..!No, non solo svuotato.. anche, e soprattutto, sporco. Così mi sento, stasera..
Da qualche tempo, alla fine di uno scrutinio, è come se non mi lavassi da un anno.. Come abbiamo fatto, dico io, a lordarci così?

Conclude il collega Ratto: “Una porcheria, accidenti. E’ tutta solo un’unica, ipocrita porcheria. Ma se tu le dici, queste cose, sei subito un complottista. Ti lasciano solo, completamente solo. Guardali lì, i colleghi, a far correre gli occhi sui muri. Eppure non sto mica dicendo niente di così strano, no? Dite qualcosa, accidenti! Quello che sostengo è lapalissiano, no?”

Lapalissiano, ma scomodo. Turba il quieto vivere della scuola italiana, che sguazza nei compromessi, beata nella sua opaca acquiescenza.

Disponibili i verbali per gli esami di Stato 2014/2015

da La Tecnica della Scuola

Disponibili i verbali per gli esami di Stato 2014/2015

Il Miur ha pubblicato i nuovi modelli dell’applicativo Commissione web

Il 10 giugno il Ministero ha pubblicato i nuovi modelli di verbale dell’applicativo Commissione web per l’attività delle Commissioni degli Esami di Stato a conclusione dei corsi di studio di istruzione secondaria di II grado.

I modelli tengono conto di quanto previsto con la O.M. n. 11/2015.

 

V Commissione dà parere solo su 2 articoli

da tuttoscuola.com

V Commissione dà parere solo su 2 articoli
Lavori a rilento per altri impegni dei parlamentari. Manca il parere su 24 articoli. Gli emendamenti sono 2.500

La commissione Bilancio del Senato, quella presieduta da Antonio Azzollini (Ncd-AP), il senatore nei cui confronti la Procura di Trani ha chiesto l’arresto per il crac della Divina Provvidenza, ha dato oggi il parere agli emendamenti presentati al ddl di riforma della scuola, ma solo per i primi due articoli.

La seduta peraltro è stata sospesa per consentire la votazione per i giudici della Corte Costituzionale.

Però, si ricorda con una certa preoccupazione nella maggioranza, gli articoli del provvedimento sono 26 e gli emendamenti, presentati per 25 articoli, sono circa 2.500. Così i tempi per poter ottenere i pareri su tutte le proposte di modifica depositate per modificare il ddl della cosiddetta “Buona Scuola” si profilano piuttosto lunghi e dal prossimo martedì 16 giugno, con due sedute a settimana fino al 24 giugno, la Giunta per le Immunità comincerà ad esaminare la richiesta di arresto per il senatore Azzollini.

Ddl: da lunedì si vota, ecco le possibili modifiche

da tuttoscuola.com

Ddl: da lunedì si vota, ecco le possibili modifiche

Si è conclusa in commissione Istruzione al Senato l’illustrazione degli emendamenti al ddl Scuola. Ora, per l’inizio delle votazioni atteso per lunedì dalle 14, la VII commissione Istruzione attende il parere della V commissione, Bilancio, che oggi pomeriggio (compatibilmente con i problemi del suo presidente Azzollini) dovrebbe votare il parere al testo del ddl Scuola e che si sarebbe impegnata a far arrivare il parere almeno su una prima parte dei 2.200 emendamenti entro domani sera.

Intanto, come riferisce l’agenzia Public Policy, continua la riflessione e la mediazione tra i gruppi (in primis tra maggioranza e minoranza del Pd) sulle possibili modifiche. Ecco le ipotesi al vaglio.

Chiamata diretta insegnanti: se l’iter parlamentare del ddl dovesse andare troppo per le lunghe, i relatori Francesca Puglisi (Pd) e Franco Conte (Ap) presenteranno un emendamento per rimandare al prossimo anno la possibilità per i presidi di chiamata diretta degli insegnanti.

Incarico presidi: il dirigente scolastico potrà rimanere in una stessa scuola per un triennio, rinnovabile una sola volta per altri tre anni.

Tetto a school bonus: potrebbe essere introdotto un limite massimo alle erogazioni liberali alle scuole su cui fruire dello sgravio fiscale. Il tetto sarebbe di 5mila euro annui per le persone fisiche e di 50mila euro annui per le imprese.

Assunzioni: potrebbe essere prevista una quota di riserva, fino al 40%, per i precari che hanno raggiunto i 36 mesi di servizio con contratti a tempo determinato. Ancora in piedi l’ipotesi di prevedere un nuovo piano pluriennale di assunzioni per il prossimo anno per esami e titoli.

Comitato valutazione insegnanti: la composizione del comitato di valutazione degli insegnanti potrebbe cambiare limitando la presenza di rappresentanti di genitori e studenti.

Tetto ad alunni per classe: verrebbe introdotto un tetto massimo di 25 alunni dalle primarie alle superiori; questo intervento costerebbe 456 milioni di euro.

Valutazione del preside: tra i parametri valutativi entrerebbero il successo formativo degli studenti e il lavoro collegiale del corpo docenti.

Ambiti territoriali: potrebbero essere stabiliti ambiti territoriali limitati per l’incarico dei docenti, dal secondo anno di assunzione in poi.

Più collegialità in offerta formativa: nella formulazione del piano dell’offerta formativa il dirigente sarebbe affiancato dal collegio docenti e dal consiglio d’istituto.