Uil: per gli ATA si può procedere con le nomine su 5 mila posti

da tuttoscuola.com

Uil: per gli ATA si può procedere con le nomine su 5 mila posti

Quella del blocco delle assunzioni del personale ATA, rappresenta una vera e propria ulteriore provocazione nei confronti della scuola pubblica e statale di questo Paese.

La legge finanziaria è chiara: il congelamento dei posti riguarda solo gli assistenti amministrativi, non c’è quindi nessun motivo per non assumere con contratti a tempo indeterminato tutte le altre figure e profili professionali: collaboratori scolastici, assistenti tecnici, guardarobieri, infermieri etc.

Dei 6.243 posti derivanti dal turn over del personale ATA per i quali è stata inoltrata la richiesta di autorizzazione per le immissioni in ruolo, solo il 24% è personale amministrativo;  sui restanti 5.000 posti si può procedere con le nomine.

Non si può giustificare tale blocco con la presunta mobilità del personale delle provincie in quanto esso seguirà le funzioni fondamentali e non fondamentali, presso Aree vaste, Comuni, Regioni ed il restante andrà in mobilità presso le pubbliche amministrazioni ad esclusione della scuola per la peculiarità delle sue funzioni.

La scuola vive in un momento di profonda confusione e incertezza, una sorta di stato di fibrillazione dovuto agli effetti negativi della legge recentemente approvata.

Ottomila scuole sono fuori uso

da Corriere della sera

Ottomila scuole sono fuori uso

In Italia ci sono quasi 43 mila edifici scolastici: uno su cinque «non è attivo», record al Sud e nel Lazio.

In Italia ci sono quasi 43 mila edifici scolastici: uno su cinque «non è attivo», record al Sud e nel Lazio. L’anagrafe degli edifici scolastici è prevista dall’articolo 7 della legge numero 23 del 1996. È da allora che avrebbe dovuto essere fatta. «E finalmente ci siamo arrivati», ha detto ieri il ministro Stefania Giannini. Il 55% delle scuole ha più di quarant’anni. E l’un per cento, cioè 430 edifici, è stato costruito prima del 1800. Soltanto una scuola su tre è stata costruita dopo il 1976. Preoccupanti i dati sulla sicurezza: solo il 39% delle scuole ha il certificato di agibilità/abitabilità.
Ci sono quasi 43 mila edifici scolastici in Italia: uno su cinque «non è attivo». E non si capisce bene se «non attivo» voglia dire abbandonato, diroccato o cosa altro. I misteri dell’edilizia. Al ministero dell’Istruzione hanno già faticato non poco ad avere dai Comuni e dalle Province (soprattutto dai Comuni che sono proprietari del 77 per cento degli edifici) i dati per realizzare l’anagrafe scolastica. Il resto degli edifici sono di proprietà delle Province, ma ben il 2 per cento appartiene a società e privati.
Una legge del 1996
L’anagrafe scolastica è prevista dall’articolo 7 della legge numero 23 del 1996. È da allora che avrebbero dovuto farla. «E finalmente ci siamo arrivati», ha detto ieri mattina il ministro Stefania Giannini, presentando i dati di questo lavoro che sono già accessibili a tutti sul portale del ministero dell’Istruzione.
Poi il ministro Giannini ha aggiunto: «Questi dati dell’anagrafe sono la base di partenza per la programmazione degli interventi negli edifici scolastici. Abbiamo stanziato risorse per oltre 3 miliardi e mezzo. Di questi, 40 milioni vengono stanziati oggi per avviare diagnostiche sui solai di 7 mila scuole».
Edifici d’epoca
Il 55 per cento dei palazzi dove studiano i nostri figli ha più di quarant’anni. E l’1 per cento (430) è stato costruito addirittura prima del 1800. Soltanto una scuola su tre è stata realizzata dopo il 1976 ed è abbastanza evidente come tutto questo crei non pochi problemi per la manutenzione delle strutture e per la sicurezza.
Rischio incendi
Ma a proposito di sicurezza, quello che più preoccupa nell’anagrafe scolastica sono le certificazioni. Soltanto il 39 per cento delle scuole ha il certificato di agibilità/abitabilità, mentre soltanto il 49 per cento ha quello di collaudo statico. Ma bisogna leggere tutto, per bene, per capire: questo certificato è diventato obbligatorio dal 1971. E abbiamo già visto come circa la metà delle scuole siano state costruite prima di questa data.
Dunque dal Miur garantiscono che questi certificati ci sono per tutti e vengono rilasciati anno per anno. Bene, ma allora la domanda è un’altra: perché il 50 per cento delle scuole non ha il nulla osta provvisorio di prevenzioni incendi?
Senza barriere
C’è ancora da fare, però qualcosa è stato fatto. Non è di poco rilievo notare che in Italia ben tre scuole su quattro siano prive di barriere architettoniche. Con più precisione: il 78 per cento ha l’accesso con le rampe e il 74 per cento si è dotata di porte di larghezza minima di 90 centimetri, per far così passare le carrozzine.
Nel 70 per cento delle scuole, inoltre, esiste un servizio igienico dedicato ai disabili e in un altro 48 per cento ci sono mezzi meccanici per far accedere le carrozzine nell’edificio (ascensori, servo scala e piattaforma elevatrice).
L’innovazione
Proprio ieri il ministro Giannini ha firmato, oltre al decreto per le indagini su solai e controsoffitti, quello che stanzia 300 milioni per costruire trenta scuola innovative, almeno una per ogni regione d’Italia. Saranno scuole innovative dal punto di vista della tecnologia dell’efficienza energetica e dell’impiantistica. Ci saranno inoltre nuovi ambienti di apprendimento. Il provvedimento prevede un riparto delle risorse a livello regionale.
La trasparenza
«Non è stato assolutamente facile realizzare questa anagrafe perché c’erano molte resistenze e molte difficoltà per ottenere i dati delle scuole da parte degli enti locali», ha detto il sottosegretario Davide Faraone. E ha aggiunto: «Adesso finalmente c’è trasparenza sugli edifici scolastici e c’è una programmazione nazionale unica che prima non esisteva, così come non esisteva la visione complessiva che ci fornisce l’anagrafe».
I dati sono online sul sito del ministero e si potranno consultare dal computer facendo un clic sulla sezione «La scuola in chiaro» e poi subito dopo cliccando sull’icona «edilizia». Una prima parte dei dati saranno disponibili già da lunedì prossimo, mente altri a partire da gennaio.
Alessandra Arachi

Il piano banda ultralarga porterà internet super veloce in 2mila scuole

da La Tecnica della Scuola

Il piano banda ultralarga porterà internet super veloce in 2mila scuole

Riguarda anche tantissime scuole, soprattutto del Sud, il piano di banda ultralarga da 12 miliardi di euro, di cui 5 privati e 7 pubblici, che ha avuto il via libera del Cipe.

Il coinvolgimento degli istituti scolastici è stato confermato direttamente dal premier Matteo Renzi, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi: il progetto nazionale per l’installazione della banda ultralarga, ha annunciato il presidente del Consiglio, raggiungerà “10 milioni di italiani, 800 comuni, oltre 400 ospedali, 2.000 scuole, 5.000 sedi della Pubblica amministrazione”.

Possiamo dire, ha aggiunto Renzi, che ”ingraniamo la sesta verso questo progetto”. I soldi sono già stanziati: per le scuole e le altre istituzioni pubbliche, il Cipe ha già deliberato lo stanziamento iniziale di 2,2 miliardi per l’infrastruttura complessiva.

Molte delle scuole coinvolte sono del Meridione, perchà “stiamo combattendo il divario digitale anche tra nord e sud, tra realtà figlie di nessuno e realtà con tutte le condizioni per andare avanti”, ha sottolineato il premier.

Nel dettaglio, Telecom Italia si è aggiudicata, infatti, tutti i bandi di gara indetti dal Ministero per lo Sviluppo Economico, attraverso Infratel Italia, per lo sviluppo e la diffusione delle banda ultralarga nelle seguenti sette regioni: Molise, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e, per ultima, la Sicilia.

“L’iniziativa – si legge in una nota Telecom – consentirà di rendere disponibile la fibra ottica e i servizi di TIM a circa 10 milioni di abitanti in oltre 760 comuni italiani, attraverso la connessione di circa 24.000 armadi stradali. Verranno inoltre realizzate connessioni a 100 Mbit/s per circa 5.200 sedi della pubblica amministrazione, tra cui oltre 400 ospedali e strutture sanitarie e quasi 2.000 istituti scolastici. Il Sud, grazie a questo intervento, sarà allineato alle aree europee più sviluppate in termini di penetrazione della banda ultralarga”.

Anief: I sindacati maggioritari si ravvedono e ricorrono come noi

da tuttoscuola.com

Anief: I sindacati maggioritari si ravvedono e ricorrono come noi

Hanno il loro daffare i tribunali amministrativi e civili per fronteggiare le valanghe di ricorsi contro la legge 107/2015 sulla Buona Scuola, dopo che anche i sindacati hanno rotto gli indugi e hanno lanciato la loro campagna di opposizione alla riforma in sede giudiziaria.

L’Anief, che di ricorsi ne ha sostenuto (e non da oggi) in quantità notevole, non si è lasciata sfuggire l’occasione per ironizzare sulla scelta dei sindacati maggioritari di ricorrere alle vie legali per tutelare talune categorie di docenti precari.

Risultano simili – osserva l’Anief – sia le motivazioni che i modelli di domanda cartacea, per far accedere al piano straordinario di immissioni in ruolo, previsto dalla Legge 107/15, anche i precari ingiustamente lasciati fuori dalle immissioni in ruolo.

Ma Flc-Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda – osserva il sindacato di Pacifico – sposano la fisionomia battagliera del giovane sindacato anche su altri passaggi della riforma: l’illegittima esclusione dalle immissioni in ruolo dei docenti della scuola dell’infanzia e degli Ata, le minacce alla libertà d’insegnamento, la chiamata diretta, il merito, le incursioni in materia contrattuale.

Per Tuttoscuola – continua l’Anief – è il segno dell’ormai scarsa fiducia che anche i Confederali ripongono nelle tradizionali forme della lotta sindacale e nello stesso strumento della contrattazione.

Con una malcelata punta di orgoglio Marcello Pacifico (presidente Anief) osserva: abbiamo tracciato la strada, convincendo i cinque sindacati rappresentativi della scuola a seguirci. Certo, fa un certo effetto trovarsi in compagnia di quelle stesse sigle che per anni hanno sostenuto che l’Anief non faceva sindacato, perché utilizzava l’arma ‘impropria’ del tribunale.

Ma il tempo è galantuomo. Soprattutto con chi, come l’Anief, è riuscito a inanellare vittorie su vittore nelle aule di giustizia. Portando a casa risultati tangibili. Mentre gli altri sindacati, ora ravveduti, continuavano a firmare accordi a perdere.