UN CONTROVADEMECUM IN RISPOSTA AI SINDACATI DI COMPARTO

UN CONTROVADEMECUM IN RISPOSTA AI SINDACATI DI COMPARTO

 

Riprendendo il precedente documento, steso unitariamente all’indomani dell’approvazione della Legge 107/15 e allo scopo dichiarato di contrastarne l’applicazione, le cinque OO.SS rappresentative di comparto lo hanno ora replicato sotto forma di Linee di comportamento dei sindacati scuola uniti per una valorizzazione professionale dei docenti alternativa alla Legge 107.

I toni risultano un po’ sfumati, ma non più di tanto. Perché la sostanza non muta: Guerra aperta ad una legge dello Stato, a cominciare dalla confermata impugnazione di tutte, o quasi, le sue disposizioni attuative, e facendo affidamento su qualche giudice adito perché sollevi la questione di costituzionalità di una legge che in molte sue parti confligge con i principi costituzionali e con disposizioni normative e contrattuali.

Verrebbe fatto di sperare per davvero che alla Corte costituzionale ci si arrivi affinché, a distanza di diversi lustri dalle sue prime pronunce, essa declini finalmente gli inossidabili mantra della libertà d’insegnamento e la salvezza delle competenze degli organi collegiali della scuola, che ora risulterebbero gravemente lese.

E’ però certo, per definizione, che la contestata Legge non può configgere con le disposizioni contrattuali, nel senso che è sempre e solo la legge a liberamente rimettere – ed altrettanto liberamente decidere di riprendersele – al contratto la regolazione di determinate materie, o porzioni di materie, come statuito nella norma-base dell’art. 1322, primo comma del codice civile e in disposizioni disseminate nel D. Lgs. 165/01, novellato dal D. Lgs. 150/09 e susseguente dal D. Lgs 141/11 di interpretazione autentica.

Molto più intriganti sono le successive Istruzioni per l’uso, contenute in una sorta di vademecum indirizzato al personale operante in tutte le istituzioni scolastiche: al quale si chiede, con malcelata ipocrisia, il rispetto della legge e nel contempo un’opera di neutralizzazione delle misure più deleterie in essa presenti.

Ma s’impone una, banale, premessa, ignorata da chi ha compiuto una subdola manipolazione delle norme di legge, non volendo proprio credere che le abbia fraintese, per così dire, in buona fede.

La premessa è questa: In nessuna fonte giuridica è dato di rinvenire, in capo ai soggetti individuali e a quelli collettivi operanti nelle singole istituzioni scolastiche, pubbliche amministrazioni ai sensi dell’art. 1, comma 2 del D. Lgs. 165/01, l’attribuzione di competenze politiche, cioè libere nel fine, per porre in essere deliberazioni e azioni di contrasto, nell’elegante formula di interpretazioni alternative, a leggi dello Stato e a disposizioni normative disciplinanti il sistema di istruzione; perché, a loro insindacabile avviso, ritenute necessarie allo scopo di evitare che la Legge 107 possa arrecare grave pregiudizio alla professionalità docente e alla libertà d’insegnamento, cosa che avverrebbe se la sua applicazione fosse rimessa a un indirizzo dirigistico e autoritario, estraneo alla cultura della scuola italiana.

Più che contra legem, consimili comportamenti sarebbero contra ius, perciò esposti al sistema sanzionatorio, siccome articolato e graduato nell’ordinamento giuridico.

1-Seguendo lo schema figurante nel Prontuario, il Collegio dei docenti deve certamente elaborare – la Legge lo impone ! – il POF/PTOF per quel che inerisce la progettualità educativa e didattica in senso stretto, comprensiva dei correlati profili organizzativi.

Non può però esercitare alcuna determinazione volitiva finale sugli incarichi affidabili dal DS fino a un massimo del 10% dei docenti, stante l’espressa e compiuta disciplina in materia, ex commi 126-128   della Legge.

E ancor meno può pretendere di deliberare una sua proposta alternativa…per un’adeguata valorizzazione della professionalità…e un’idea collegialmente condivisa del riconoscimento del merito; addirittura indicando come opportuna la scelta di ricondurre i criteri di erogazione (del bonus) all’ambito delle intese tra RSU e DS.

2- Nessuna disposizione normativa facoltizza il Comitato di valutazione ad astenersi dal formulare criteri per l’attribuzione del bonus, qualora non siano il frutto di condivisione all’interno del collegio dei docenti e della necessaria intesa in contrattazione d’istituto.

3- Il Consiglio d’istituto è privo di qualsivoglia titolo giuridico a richiamare in modo esplicito l’auspicio che, nel rinvio al tavolo negoziale dei criteri e dei compensi per la distribuzione di queste risorse aggiuntive, esse siano ripartite con le stesse finalità e con i criteri stabiliti dalla contrattazione decentrata per il personale della scuola.

A risolvere ogni, ipotetica, divergenza interpretativa – che nel caso di specie vuole surrettiziamente vanificare le pregresse norme imperative della decretazione brunettiana – il comma 196 della Legge 107 prescrive che Sono inefficaci le norme e le procedure tutte le norme e tutte le procedure contenute nei contratti collettivi contrastanti con quanto previsto dalla presente legge.

4- E’ pienamente condivisibile – oltreché, può aggiungersi, giuridicamente esigibile – ogni comportamento del DS utile a prevenire occasioni di conflitto valorizzando le prerogative e le deliberazioni – beninteso, se legittime – degli organi collegiali, esercitando la propria leadership con modalità improntate a principi di condivisione e collegialità, (pure) ricorrendo alla forma, extracontrattuale, dell’intesa con le RSU, come premessa per garantire il miglioramento della qualità dell’offerta formativa.

E’ invece smentito da tutte le disposizioni normative – a principiare dal comma 14, punto 4, che assegna al DS il potere d’indirizzo per le attività della scuola – la stravagante affermazione che il DS non ha competenza in materia didattica… e pertanto…ogni decisione riguardante l’organizzazione della didattica, ivi compreso quanto concerne le modalità d’impiego a tal fine dei docenti, non può non tenere conto delle prerogative degli organi collegiali, prerogative che vigono nella loro integrità.

5- E’ ben vero che le RSU, anch’esse – e soprattutto esse – chiamate in prima linea ad esercitare con la massima celerità le azioni di contrasto, possono con atto formale richiedere l’avvio delle trattative…per il rinnovo del contratto d’istituto 2015-2016. Ma il termine del 15 settembre, che si pretende di imporre al DS per l’apertura del tavolo negoziale, è ordinatorio e non perentorio; sicché sino alla stipula del nuovo contratto resta in vigore quello precedente, secondo i principi.

6- Infine, anche il personale ATA è chiamato in causa a fare la propria parte, nella sua eventuale funzione di componente elettivo nel Consiglio d’istituto e/o nella RSU. Ma è bene che i docenti – uti singuli ovvero agenti come membri professionali all’interno del Collegio dei docenti e sue articolazioni – guadagnino velocemente la consapevolezza di essere privi di questi schermi protettivi da ogni conseguenza giuridicamente esigibile. E non meno velocemente la guadagnino quei – si spera pochi – dirigenti scolastici inclini a farsi ammaliare da fantasiose, e pericolose, teorizzazioni ideologiche, che costruiscono implausibili sistemi indipendentemente dalla realtà.

Sì alla deroga al vincolo quinquennale di sostegno

da La Tecnica della Scuola

Sì alla deroga al vincolo quinquennale di sostegno

Il Gruppo Fb Sostegno Doc, che annovera oltre 3000 docenti, avanza una richiesta legittima: cancellare le regole relative al vincolo quinquennale.

Data l’eccezionalità della situazione che si è venuta a creare nel mondo della scuola, che ha portato all’assunzione di moltissimi colleghi precari e alla deroga del vincolo triennale sulla mobilità territoriale, il gruppo chiede che la deroga sia applicata anche all’ultimo vincolo ancora in vigore, ossia quello quinquennale sul sostegno.
C’è infatti un rischio molto concreto: che le migliaia di assunzioni in corso andranno a saturare tutti i posti disponibili rendendo di fatto impossibile tornare sulla materia alla fine del quinquennio.
La mobilità straordinaria, infatti, sarà su tutti i posti dell’organico dell’autonomia, ivi compresi i 50 000 posti di potenziamento. I docenti di sostegno ancora in vincolo quinquennale chiedono di partecipare, in via straordinaria appunto, a questa mobilità, su TUTTI i posti dell’organico dell’autonomia, come indica il testo di legge. In caso contrario, sarebbero clamorosamente penalizzati e beffati, ritrovandosi, in caso di mancata deroga straordinaria al vincolo quinquennale, a partecipare a tale mobilità solo per i posti di sostegno (e non per quelli curricolari e di potenziamento).
Come chiarito, inoltre, in un nostro articolo il servizio preruolo sarà riconosciuto anche ai fini della mobilità, accogliendo le sentenze europee al riguardo.
A tal proposito i docenti in questione chiedono che sia loro riconosciuto il servizio preruolo prestato sul sostegno ai fini del computo del vincolo quinquennale. Se, ad esempio, un docente ha 7 anni di preruolo su sostegno ed uno di ruolo di sostegno, perchè non far valere quei 7 anni? Non hanno alcun valore? Al riguardo è in atto già un ricorso di un altro sindacato – da marzo 2015 – e si è in attesa della sentenza di riconoscimento. Sarebbe buona cosa accogliere tale istanza onde evitare ancora lungaggini processuali con i costi annessi.
Riassumendo due sono le richieste ai vertici ministeriali, che
1) sia concessa la mobilità straordinaria su TUTTI i posti dell’organico dell’autonomia – sostegno ,materia, potenziamento – come recita il testo, a scelta del candidato, anche per coloro che hanno il vincolo quinquennale di sostegno, onde evitare di penalizzare completamente la possibile mobilità a questa fetta di docenti, che altrimenti vedrebbero assolutamente infrante le stesse possibilità di trasferimento.
2) sia riconosciuto il servizio preruolo di sostegno ai fini del computo del vincolo quinquennale – così come ai fini economici e di mobilità territoriale.
Vedremo cosa sarà deciso nella contrattazione sulla mobilità che avverrà nei prossimi mesi.

L’ambito territoriale dovrà essere inferiore alla provincia

da La Tecnica della Scuola

L’ambito territoriale dovrà essere inferiore alla provincia

Nella contestata e discussa legge 107/2015, c’è un termine che non è affatto gradito alla totalità degli insegnanti italiani. Questo termine è: “ambito territoriale”.

Perché questo termine non è gradito? Per il semplice fatto che si contrappone alla titolarità del docente nella scuola. Infatti a partire dal prossimo anno scolastico i docenti che chiederanno mobilità o che saranno trasferiti d’ufficio, perderanno la titolarità nella scuola e diventeranno titolari in un ambito territoriale. Ma cos’è un ambito territoriale?
Si tratta della suddivisione regionale in aree geografiche la cui ampiezza è inferiore alle attuali province o città metropolitane. Tale suddivisone che andrà a costituire gli ambiti di una data regione, oltre ad avere un’estensione inferiore alle attuali province, dovrà tenere conto della popolazione scolastica, della vicinanza tra istituzioni scolastiche, delle caratteristiche specifiche del territorio. I docenti che per un motivo, o per un altro, si troveranno in mobilità, perderanno per sempre il diritto acquisito della titolarità in una data scuola.
A quel punto il loro ruolo diventerà regionale con assegnazione in un ambito territoriale. Questo accadrà ai docenti che chiederanno mobilità volontaria ma anche ai docenti che andranno in soprannumero per contrazione dell’organico.
Una legge peggiorativa dello stato giuridico degli insegnanti che si troveranno soggetti, in caso di assegnazione ad un ambito territoriale, alla chiamata diretta del dirigente scolastico. In tal caso il docente incaricato dal Ds riceverà un incarico triennale rinnovabile, e nel caso non ci dovesse essere il rinnovo dell’incarico il docente verrebbe rispedito nell’ambito territoriale di provenienza. Una norma che secondo i docenti, condiziona fortemente la libertà d’insegnamento e priva il docente della giusta autonomia e indipendenza di azione didattica e valutazione dei propri alunni.
Una domanda che molti docenti si fanno è: “Perché eliminare la titolarità degli insegnanti nelle scuole e condizionare per un triennio il docente alle decisioni dirigenziali?”.

Indicazioni per le scuole in caso di genitori separati

da La Tecnica della Scuola

Indicazioni per le scuole in caso di genitori separati

L.L.

Sono sempre più frequenti i casi di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli. Non sempre si tratta di situazioni facili da gestire, anche perché spesso le separazioni tra coniugi non sono pacifiche.

Le scuole devono però sapere come comportarsi ed è per questa ragione che il Miur ha appena diffuso la Nota prot. 5336 del 2/09/2015, recante “Indicazioni operative per la concreta attuazione in ambito scolastico della legge 54/2006 – Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli”.
la circolare si è resa necessaria per via delle numerose segnalazioni pervenuteriguardo alla mancata ottemperanza in ambito scolastico del dettato normativo della L. 54/2006  relativo, tra l’altro, al riconoscimento del diritto di “bigenitorialità”.

Nel ricordare che si deve intendere esteso il principio di bigenitorialità anche alle cosiddette “famiglie di fatto” (in cui i genitori dei minori non sono coniugati) in caso di affido congiunto dei figli da parte del Tribunale dei Minorenni, il Ministero fa presente che la suddetta legge 54 stabilisce che la funzione educativa deve svolgersi tenendo conto in via primaria della necessità di sviluppo della personalità del figlio (inteso come soggetto portatore di diritti propri) anziché delle aspettative e degli interessi personali dei genitori.

In particolare, l’attuale assetto normativo prevede che, di regola, entrambi i genitori hanno pari responsabilità genitoriale e che essa deve essere esercitata di comune accordo tenendo conto delle capacità, delle inclinazioni naturali e delle aspirazioni del figlio, anche con riferimento alle decisioni relative all’educazione ed all’istruzione. Questo salvo alcuni casi specifici, come i figli nati fuori dal matrimonio, la lontananza, incapacità o altro impedimento che renda impossibile ad uno dei genitori l’esercizio della responsabilità genitoriale e l’affidamento esclusivo ad un genitore.

A titolo esemplificativo, il Miur segnala alcune delle azioni amministrative che le istituzioni scolastiche possono porre in essere per favorire la piena attuazione del principio di bigenitorialità a cui ogni minore figlio di genitori separati ha diritto:

  • inoltro, da parte degli uffici di segreteria delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, di tutte le comunicazioni – didattiche, disciplinari e di qualunque altra natura- anche al genitore separato/divorziato/ non convivente, sebbene non collocatario dello studente interessato;
  • individuazione di modalità alternative al colloquio faccia a faccia, con il docente o dirigente scolastico e/o coordinatore di classe, quando il genitore interessato risieda in altra città o sia impossibilitato a presenziarepersonalmente;
  • attribuzione della password, ove la scuola si sia dotata di strumenti informatici di comunicazione scuola/famiglia, per l’accesso al registro elettronico, ed utilizzo di altre forme di informazione veloce ed immediata (sms o email);
  • richiesta della firma di ambedue i genitori in calce ai principali documenti (in particolare la pagella), qualora non siano in uso tecnologie elettroniche ma ancora moduli cartacei.

Inoltre, il Miur suggerisce in quei casi in cui per la gestione di pratiche amministrative o didattiche concernenti l’alunno risulti impossibile acquisire il consenso scritto di entrambi i genitori, ovvero laddove un genitore sia irreperibile, di inserire nella modulistica la seguente frase:

“Il sottoscritto, consapevole delle conseguenze amministrative e penali per chi rilasci dichiarazioni non corrispondenti a verità, ai sensi del DPR 245/2000, dichiara di aver effettuato la scelta/richiesta in osservanza delle disposizioni sulla responsabilità genitoriale di cui agli artt. 316, 337 ter e 337 quater del codice civile, che richiedono il consenso di entrambi i genitori”.

Faraone: La percentuale degli spostamenti per le assunzioni è fisiologica

da tuttoscuola.com 

Faraone: La percentuale degli spostamenti per le assunzioni è fisiologica

Su 160 mila docenti assunti in due anni a tempo indeterminato nello Stato, che potranno dire addio al precariato, farsi un mutuo e avere garanzie previdenziali, una percentuale di spostamenti è fisiologica“, “solo il 10% di chi sarà assunto andrà lontano da casa. Questo è quello che conta“. Così il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, in una intervista al Corriere della Sera, parla dei 7 mila docenti costretti a spostarsi per essere assunti.

E sottolinea che “il 2015 è un anno ponte. Ed è la legge 107/2015 che lo prevede. Abbiamo scelto di anticipare l’assegnazione delle supplenze per far si che ogni scuola avesse gli insegnanti di cui ha bisogno già da inizio anno e per tendere una mano ai precari che ce l’hanno chiesto. Dal prossimo anno, grazie al Piano di mobilità straordinaria e agli insegnanti vincitori del prossimo concorso, la ‘supplentite’ verrà eliminata del tutto“.

E spiega perché una cattedra su 5 non verrà utilizzata per riammissione in ruolo ma tornerà solo utile per le supplenze annuali: “Alcune classi di concorso sono esaurite e non abbiamo insegnanti abilitati. Lo sapevamo e lo sa pure l’Anief. Anche per questo il prossimo concorso sarà fatto in base al fabbisogno delle scuole“.

E fa il punto sulle 160.000 assunzioni promesse dalla riforma Renzi: “Sono già in atto. Ne abbiamo fatte 38.000 e ne seguiranno oltre 50.000 per il potenziamento entro novembre. Con il concorso del 2016 completeremo il piano“.

Scuola dell’infanzia, circolare salva-precari del ministro Madia

da tuttoscuola.com 

Scuola dell’infanzia, circolare salva-precari del ministro Madia

Arriva dal ministro Marianna Madia la circolare che consente anche ai Comuni di potere prorogare per le maestre delle scuole comunali dell’infanzia i contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi.

La delibera equipara la disciplina a quella valida per gli insegnanti statali e risolve temporaneamente una vicenda che, solo a Roma, secondo l’agenzia di stampa LaPresse, metteva a rischio licenziamento 5000 maestre precarie.

Abbiamo sciolto il nodo dei precari storici, evitando le disparità di trattamento tra scuole statali e comunali – sottolinea la Madia sul suo profilo Facebook –. Ma, come stabilito dalla Corte di Giustizia europea, bisogna programmare le assunzioni senza ingressi patologici, uscendo dalla logica dell’emergenza“.

A commentare positivamente la circolare è il vicepresidente Anci e sindaco di Chieti, Umberto di Primio: “La circolare del ministro Madia sui contratti a termine per gli educatori e gli insegnanti comunali accoglie la richiesta dell’Anci, formalizzata lo scorso 28 agosto, agevola l’avvio delle attività educative e didattiche per gli asili nido e le scuole dell’infanzia comunali“.

La Circolare – spiega di Primio – ha chiarito la possibilità per i Comuni di conferire gli incarichi di supplenza anche al personale docente e non docente che abbia nel corso degli anni cumulato una durata superiore a trentasei mesi, garantendo parità di trattamento rispetto al personale docente ed Ata statale”. Esprime soddisfazione anche il vicesindaco di Firenze Cristina Giachi, presidente della commissione Istruzione dell’Anci: “Si tratta di un risultato importante che riporta serenità in un momento critico come è quello dell’avvio dell’anno educativo-scolastico“.

Parcheggio riservato? “Solo se il disabile esce almeno 10 volte al mese…”

da Redattore sociale

Parcheggio riservato? “Solo se il disabile esce almeno 10 volte al mese…”

La norma non è nuova, ma solo due giorni fa si è concretizzata in casa di Marina Cometto, mamma di una donna gravemente disabile a Torino: “Mi hanno chiesto il certificato medico che documentasse questo requisito. E’ vessazione, per noi quel parcheggio è questione di vita o di morte”

ROMA – “Mi creano più problemi gli enti pubblici, con le loro regole vessatorie, che la malattia di mia figlia. Oggi dovrò perdere tempo per spiegare le mie ragioni di fronte a norme irragionevoli”: Marina Cometto, torinese, mamma di una donna gravemente disabile, ci racconta la sua indignazione per quanto accaduto due giorni fa. “Si è presentato a casa nostra, senza alcun preavviso, un vigile: mi ha chiesto se mia figlia, gravemente disabile, non deambulante e del tutto non autosufficiente, si sposta almeno dieci volte al mese con carattere continuativo per esigenze terapeutiche. Non capisco quella domanda, rispondo ‘Sì, credo di sì. Ma perché’?. Allora mi chiede di presentare un documento medico che attesti questo, perché lui deve compilare un modulo e inviarlo all’ufficio competente. E’ quanto prevede una delibera della giunta comunale di oltre 10 anni fa, di cui non ero a conoscenza, perché evidentemente fino a questo momento non era stata messa in pratica”.

La delibera “Nuova disciplina delle riserve di sosta personali per disabili” include infatti un articolo che recita così: “Per i richiedenti sprovvisti di patente e non abilitati alla guida (esclusi i non vedenti dietro presentazione verbale d’invalidità), occorre documentare mediante la presentazione di un certificato rilasciato dal proprio medico di famiglia lo spostamento di almeno 10 volte al mese con carattere continuativo per esigenze terapeutiche”. E’ questa la condizione indispensabile per ottenere uno stallo riservato presso l’abitazione della persona con disabilità. E in un paese in cui i parcheggi “riservati” sono sempre più “diversamente occupati”, una norma così rigida e “vessatoria”, come la definisce Cometto, desta sicuramente più di una perplessità. Ma soprattutto pesa e complica ulteriormente la vita a chi già sopporta l’impegno continuativo dell’assistenza di un familiare con grave disabilità. Come Marina, che alla figlia Claudia, la quale ha superato i 40 anni, dedica tutto il proprio tempo e le proprie energie. “Questa regola è anticostituzionale, incivile e vessatoria – commenta – Fare regole così restrittive e penalizzanti per chi già deve quotidianamente affrontare difficoltà infinite presenta punti perseguibili ai sensi della legge 67/06 sulla discriminazione, visto che, tra l’altro, esonera i non vedenti dal presentare il suddetto certificato, e addirittura fa distinzione tra non vedenti e ciechi parziali”.

In ogni caso, si tratta di un ennesimo passaggio burocratico, che viene imposto a queste famiglie per le quali spesso uscire di casa è una vera e propria impresa. “Io ho il permesso di sosta dal 1999 e mai nessuno, anche in occasione dei rinnovi del tagliando, mi ha richiesto documenti medici che attestassero lo spostamento per esigenze fisse di cure riabilitative. Oltretutto – aggiunge Cometto – non è giusto che, per ristabilire diritti umani e sociali contro la burocrazia ottusa, io debba mettere in piazza tutto il nostro vissuto”. E proprio il “vissuto”, la vita quotidiana di queste famiglie, con le difficoltà e i rischi che porta con sé, è la ragione per cui quel parcheggio riservato serve e basta, a prescindere dal numero di uscite mensili per scopi terapeutici: perché “Claudia ha la vita appesa a un filo e ogni momento potrebbe lasciarci se il suo cuore, colpito da ben due patologie al sistema di conduzione elettrica, andasse in arresto. In caso accadesse, noi dopo aver usato il defibrillatore, dovremmo subito portarla in ospedale, senza poter aspettare l’ambulanza”. L’auto lontana da casa, in una simile circostanza, potrebbe essere insomma una vera e propria condanna a morte. “E io non ci sto – dice chiaramente Marina – E’ ovvio che Claudia non esce per cure sanitarie dieci volte al mese fisse: a volte di più, a volte di meno. Ma quel parcheggio, per noi, è questione di vita o di morte”. (cl)

Twinning, ripartono i seminari regionali di formazione

Twinning, ripartono i seminari regionali di formazione

Appuntamento nelle scuole di tutta Italia per gli incontri sulla community di gemellaggio elettronico fra le scuole d’Europa.

di Lorenzo Mentuccia

Ripartono i seminari regionali di formazione eTwinning, con i primi appuntamenti già fissati per i primi di settembre in molte scuole italiane. Gli incontri si protrarranno fino al termine dell’anno e il calendario è ancora in via di definizione.

Il progetto eTwinning permette a tutti gli insegnanti dei Paesi membri di accedere a innovativi strumenti online per incontrarsi virtualmente, scambiare idee ed esempi pratici, lavorare in squadra, seguire attività di formazione e attivare progetti di gemellaggio online con partner stranieri, in modo da coinvolgere alunni di diversi istituti e culture a collaborare sulla medesima attività formativa.

I seminari sono rivolti a docenti e dirigenti scolastici di ogni ordine e grado con l’obiettivo di far conoscere eTwinning e offrire una panoramica delle opportunità offerte dall’azione. Ogni seminario avrà struttura e durata diverse, dalla giornata intera di lavoro al pomeriggio informativo svolto presso una scuola. Gli incontri sono organizzati grazia al supporto dei referenti degli Uffici Scolastici Regionali e della rete ambasciatori eTwinning.

Ricordiamo che per partecipare è necessario contattattare i referenti eTwinning presso gli Uffici Scolastici Regionali della regione che organizza il seminario (date e location possono subire variazioni).

Autismo, arriva lo screening in nidi e scuole a Trento, Trieste e Roma

da Superabile

Autismo, arriva lo screening in nidi e scuole a Trento, Trieste e Roma

Utilizzare il contesto di gioco per osservare l’andamento dello sviluppo psicomotorio e introdurre nelle scuole un modello oggettivo di valutazione: al via “La salute psicomotoria”, progetto nazionale di prevenzione. Finanziato dalle Comunità ebraiche con l’8 per mille

ROMA – Utilizzare il contesto di gioco come ambiente privilegiato per osservare l’andamento dello sviluppo psicomotorio dei bambini. E introdurre nelle scuole italiane un modello oggettivo di valutazione che consenta di individuare fin dai primi mesi di vita eventuali ritardi o campanelli d’allarme anche per quanto riguarda l’autismo. Sono gli obiettivi del progetto di prevenzione primaria ‘La salute psicomotoria’, rivolto a bambini degli asili nidi e delle scuole materne, che prenderà il via a livello nazionale nelle prossime settimane grazie all’accordo sottoscritto da Villa Santa Maria, Centro di Tavernerio (Como) specializzato nella cura e riabilitazione di bambini e ragazzi affetti da autismo e patologie neuropsichiatriche, e dall’Ucei (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane).

Il progetto verrà presentato da Gaetana Mariani, presidente e direttore generale di Villa Santa Maria, domenica a Milano nell’ambito della Giornata Europea della Cultura Ebraica, in programma dalle 10 al Tempio Centrale in via Guastalla 19. I risultati dello screening verranno invece raccolti ed elaborati per poi essere illustrati nel corso di un convegno nazionale ad hoc, che sarà promosso dall’Ucei e che si svolgerà nell’autunno 2016.

Il progetto, che sarà operativo fin dal mese di settembre negli istituti delle Comunità Ebraiche di Firenze, Torino e Trieste per poi allargarsi a quelli di Roma nel mese di gennaio, e’ voluto e finanziato da Ucei tramite i fondi dell’8 per mille, ed è frutto della collaborazione pluriennale con l’Ospedale Hadassah di Gerusalemme, l’Università Ebraica di Gerusalemme e il Centro di diagnosi e riabilitazione pediatrica dell’Ospedale di Beer Sheva (Israele), diretto dal 1990 al 2012 dalla dottoressa Marina Norsi.

Grazie al lavoro svolto con queste realtà, ognuna all’avanguardia nei rispettivi ambiti, Villa Santa Maria e’ infatti riuscita a mettere a punto un modello che e’ già stato adottato tra il 2012 e il 2013 nella Scuola della Comunità Ebraica di via Sally Mayer a Milano e che, in virtù degli importanti risultati conseguiti, e’ stato illustrato nel manuale dal titolo ‘La salute psicomotoria’, edito da Aracne editrice. Ora, anche grazie alla collaborazione di AME (Associazione Medica Ebraica – Italia) e Sochnut Italia – Agenzia Ebraica per Israele, il programma di screening verrà introdotto nei nidi e nelle scuole per l’infanzia di Firenze, Torino, Trieste e, successivamente, Roma, dove gli esperti di Villa Santa Maria saranno impegnati per un periodo di osservazione di sei mesi.

Per la valutazione dei bambini verranno utilizzati strumenti di misurazione dello sviluppo psicomotorio elaborati ad hoc dalle terapiste e psicologhe della clinica comasca, la cui applicazione sarà contestuale a quella di test standardizzati già comunemente in uso. In questo modo, attraverso un percorso suddiviso in tre fasi, quella di formazione degli educatori scolastici, quella di osservazione dei bambini e quella dei laboratori ludico-motori, sarà possibile osservare e valutare in termini oggettivi i bambini fin dai primi mesi di vita, e individuare eventuali campanelli di allarme rispetto a ritardi dello sviluppo.

“In un’epoca nella quale i disturbi dello sviluppo sono in forte e costante aumento, tanto che quasi il 10% dei bambini e’ interessato da problemi che possono andare dal semplice ritardo di lettura alle sindromi dello spettro autistico, sono sempre più numerosi i genitori che si interrogano sul fatto che il loro bambino stia avendo o meno uno sviluppo normale”, spiega il professor Enzo Grossi, direttore scientifico di Villa Santa Maria. “Questo programma introduce in ambiente scolastico uno screening sistematico, che consente di cogliere nella condotta globale, nella gestualità, nei caratteri della motricità, nella comunicazione nel gioco, e nell’efficacia delle risposte a determinati stimoli piccoli segnali di allarme- conclude- che possono preludere a patologie dello sviluppo infantile”.

Ancora a rischio l’assistenza scolastica nelle scuole superiori

Gent.mi Presidenti delle sezioni AIPD,
vi scriviamo con una certa urgenza perchè sono ancora a rischio l’assistenza scolastica e il trasporto nelle scuole superiori per il prossimo anno scolastico.

Come abbiamo già avuto modo di comunicare a giugno (http://aipd.it/assistenza-scolastica-agli-alunni-con-disabilita/) l’abolizione delle Province dal 1 gennaio 2015 ha portato ad una situazione di assoluta incertezza relativamente all’assicurazione per il nuovo anno scolastico dei servizi di supporto all’inclusione (trasporto gratuito e assistenti all’autonomia e alla comunicazione) che venivano appunto garantiti dalle Province fino al 31 dicembre 2014.

Le Regioni non hanno legiferato per determinare prima dell’avvio di quest’anno scolastico a quale ente locale dovessero passare tali competenze.
Su forte sollecitazione della FISH e di altre associazioni è stato inserito in extremis nel Decreto Legge n° 78/15 sugli Enti Locali un emendamento (art. 8 comma 13-quater) che, per tamponare l’incertezza di competenze, stanzia per quest’anno un fondo di 30 milioni di euro a disposizione di Province e nuove Città Metropolitane per continuare a garantire tali servizi scolastici in attesa che le Regioni legiferino definitivamente in materia.
Il 6 agosto il DL è stato convertito in legge n° 125/15 divenendo così operativo (vedi la nostra scheda normativa n° 502. Un piccolo contributo finanziario per il supporto organizzativo all’inclusione scolastica (DL 78/15 convertito in L. 125/15)).

A seguito di ciò il Ministero dell’Interno ha emanato un proprio decreto il 19/08/2015 con il quale ha stabilito che le Province e le Città Metropolitana hanno tempo fino al 10 settembre prossimo per chiedere, esclusivamente tramite procedura on-line, i fondi a loro necessari per garantire tali servizi.

Nei giorni scorsi abbiamo già diffuso una notizia sul nostro sito nella quale sollecitavamo famiglie e scuole a verificare che le Province potessero ricevere le reali richieste di ore necessarie in tempo utile per l’imminente scadenza: http://aipd.it/entro-il-10-settembre-richiesta-fondi-assistenza-scuola/

Ora però ci giungono delle allarmanti notizie: alcune province non conoscono assolutamente il decreto del Ministero dell’Interno nè la procedura di richiesta nè la scadenza del 10 settembre!
Il rischio è che, se le province non presenteranno entro i termini le richieste per accedere al fondo, si troveranno poi in difficoltà a garantire i servizi di trasporto e assistenza agli alunni con disabilità frequentanti gli istituti superiori nel prossimo anno scolastico!

Non sappiamo i motivi per i quali alcune Province non sanno di questa imminente scadenza ma, nell’interesse dei nostri alunni, vi sollecitiamo a contattare immediatamente gli uffici della vostra Provincia o Città Metropolitana per verificare che siano a conoscenza del decreto e della scadenza per accedere a tali fondi.

Naturalmente diffondete rapidamente questa informativa ai vostri soci e anche alle altre associazioni dei vostri territori, in modo da sfruttare al meglio questi pochi giorni rimasti.

Vi chiediamo infine di tenerci aggiornati sugli sviluppi della situazione nei vostri territori, in modo da avere un quadro più completo ed aggiornato possibile.

Grazie.
Salvatore Nocera
Nicola tagliani

Avviso 4 settembre 2015

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione

CONVEGNO “La didattica del cinese nella scuola secondaria di secondo grado: esperienze e prospettive” Roma, 7-8 settembre 2015 – Miur, Sala della Comunicazione

Il 7 settembre partirà la prima delle due giornate dedicate alla didattica del Cinese-Mandarino nelle scuole superiori italiane che la Direzione generale per gli Ordinamenti scolastici ha organizzato insieme al Dipartimento “Istituto Italiano di Studi orientali-ISO”, della “Sapienza” Università degli studi di Roma e dell’Istituto Confucio dello stesso ateneo.

La presenza del Cinese-Mandarino nelle scuole italiane non è una novità: già da alcuni anni, infatti, molti istituti hanno attivato lo studio di questa lingua (parlata da quasi 900 milioni di persone al mondo). Una lingua divenuta sempre più oggetto di interesse non solo perché facilita l’ingresso nel mondo del lavoro sia all’estero – per chi vuole trasferirsi – sia in Italia, permettendo così un accesso diretto alle informazioni relative, ad esempio, a imprese, produzione, basi monetarie, cicli del prodotto. Si tratta anche di un processo di internazionalizzazione che si va consolidando nel nostro sistema scolastico e che non riguarda soltanto i licei linguistici, ma tutti gli indirizzi della scuola superiore. Qualche numero utile: le scuole in cui è praticato l’insegnamento del Cinese, curriculare e non, sfiorano le 150. Le regioni in cui maggiormente lo studio della lingua è diffuso sono: l’Emilia Romagna, la Lombardia, il Veneto. Regioni nelle quali, evidentemente, il tessuto economico e produttivo sembra rispondere più velocemente al processo di internazionalizzazione e apertura in atto.

Nel corso della due giorni di Convegno, il potenziamento dell’offerta formativa in lingua cinese nella scuola italiana sarà testimoniato da un ricchissimo numero di relazioni, studiosi universitari, esperti alla presenza del Consigliere per l’Istruzione dell’Ambasciata Cinese in Italia, Luo Ping e dal Direttore generale per gli Ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione, Carmela Palumbo.
Tra i temi di maggiore attualità e significatività: i materiali didattici, gli strumenti e i metodi di insegnamento, la certificazione linguistica, la didattica cooperativa, la memorizzazione nell’apprendimento.
A conclusione delle due giornate, nel corso delle quali saranno presentate anche esperienze di altri Paesi europei, è prevista una tavola rotonda dedicata alla collaborazione tra le scuole e gli Istituti Confucio, un organismo creato dall’Ufficio “Hanban” del Ministero dell’Istruzione Cinese per la diffusione e la conoscenza della lingua e della cultura cinese cui interverranno docenti di Sapienza-Università di Roma e diversi direttori degli Istituti Confucio di molte Università italiane. Tra questi, Zhang Hong, responsabile del Confucio di Sapienza-Università di Roma.


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