Sintesi e chiavi di lettura della legge 107/2015

Sintesi e chiavi di lettura dei 212 commi dell’articolo 1 della legge 107/2015

di Maurizio Tiriticco

1 oggetto e finalità del riordino

2, 3 programmazione triennale e flessibilità dell’autonomia didattica e organizzativa (PTOF)

4 copertura finanziaria per la dotazione organica

5 istituzione dell’organico dell’autonomia

6 fabbisogno delle ISA (istituzioni scolastiche autonome)

7 fabbisogno dei posti dell’organico dell’autonomia

8 convenzioni con scuole di insegnamento bilingue Friuli Venezia Giulia e centri musicali

9 servizi di refezione scolastica

10 tecniche di primo soccorso per studenti

11 erogazione alle ISA del Fondo di funzionamento

12,13,14,15, 16,17 piano triennale della programmazione formativa

18 il DS individua il personale da assegnare ai posti dell’organico dell’autonomia (anche 79,80,81,82,83)

19 risorse per il PTOF

20 docenti di inglese, musica, ed. motoria nella scuola primaria

21,22,23,24,25,26,27

28 insegnamenti opzionali, curriculum e identità digitale dello studente

29 valorizzazione del merito degli studenti

30 curriculum studente ed esame di Stato

31 docenti per coordinamento degli insegnamenti opzionali

32 orientamento degli studenti stranieri

33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 alternanza scuola lavoro

44 istruzione e formazione professionale – IeFP

45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 istituti tecnici superiori ITS

56 57 58 59 piano nazionale per la scuola digitale

60 laboratori territoriali per l’occupabilità

61 62 responsabilità dei soggetti esterni per l’utilizzo dell’edificio scolastico

63 64 65 66 67 68 69 organico dell’autonomia

70 71 reti tra ISA

72 73 74 adempimenti amministrativi

75 organico dei posti di sostegno

76 77 lingue in Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Trento, Bolzano

78 79 80 81 82 83 84 85 competenze del DS

86 fondo unico nazionale per la retribuzione di posizione e di risultato dei DS

87 88 89 90 91 92 93 94 ancora sui DS

95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 assunzione a TI del personale docente

114 115 116 117 118 119 120 concorso per titoli ed esami per assunzione docenti a TI

121 122 123 124 125 formazione in servizio dei docenti

126 127 128 valorizzazione del merito dei docenti

129 130 valutazione dei docenti

131 132 133 134 135 contratti di lavoro a tempo determinato

136 137 138 139 140 141 portale unico dei dati della scuola

142 143 problemi relativi alla gestione amministrativa e contabile

144 risorse per potenziamento del sistema di valutazione delle scuole

145 School Bonus

146 147 148 soggetti titolari di credito di imposta

149 150 somme erogate da parte di soggetti beneficiari e copertura finanziaria

151 detraibilità delle spese sostenute per la frequenza scolastica

152 riconoscimento della parità scolastica

153 154 155 156 157 158 scuole innovative

159 osservatorio per l’edilizia scolastica e la sicurezza nelle scuole

160 161 162 edilizia scolastica

163 PON FESR 2007-2013

164 riduzione sanzioni per violazione del patto di stabilità del 2014

165 166 167 recupero risorse per l’edilizia scolastica

168 procedure di estrema urgenza

169 centralizzazione degli acquisti

170 destinazione delle economie accertate

171 monitoraggio degli interventi di cui agli artt da 159 a 176

172 otto per mille e edilizia scolastica

173 risorse in favore delle istituzioni AFAM

174 175 pulizia nelle scuole

176 incremento della rata di ammortamento mutuo (art. 10 dl 104/13)

177 178 179 indagine diagnostiche di soffitti e solai

180 delega al Governo in materia di SISTEMA NAZIONALE DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE

181 principi per l’esercizio della delega di cui al 180

182 183 184 procedura per l’adozione dei decreti legislativi

185 copertura finanziaria

186 187 188 189 190 191 disposizioni per la provincia autonoma di Bolzano

192 193 194 deroghe

195 scuole italiane all’estero

196 inefficacia di norme e procedure dei contratti collettivi contrastanti con la legge 107

197 198 disposizioni insegnamento sloveno o bilingue in Friuli Venezia Giulia

199 200 abrogazioni

201 limiti di spesa per l’incremento della dotazione organica del personale docente

202 fondo “La Buona Scuola”

203 incremento del fondo per la Scuola nazionale dell’amministrazione

204 205 copertura finanziaria

206 207 208 comitato di verifica tecnico-finanziaria e clausola di salvaguardia

209 ricostruzione della carriera del personale scolastico

210 variazioni di bilancio

211 clausola di salvaguardia per le regioni a SS e Prov. Trento e Bolzano

212 entrata in vigore

L’ECO dell’ECO

L’ECO dell’ECO
Umberto Eco e “l’invasione degli imbecilli”

di Luigi Manfrecola

  Il recentissimo dibattito accesosi sulle affermazioni di Umberto Eco , nel corso della “lectio magistralis” tenuta all’Università di Torino nel mese di giugno, ha dato il via ad una ridda di commenti, il più delle volte critici, per aver egli affermato che Internet sta offrendo facoltà di parola pure alle masse di imbecilli che affollano i social (FB in primis) per narcisismo, esibizionismo ottuso, voglia di dietrologia e di complottismo senza averne alcuna capacità, né aver conseguito alcuna licenza o diritto di interloquire. In altri termini fruendo ” dello stesso diritto di parola di un Premio Nobel” e dando spazio ad una vera e propria “invasione degli imbecilli”. Si tratta, invece, di una considerazione più che legittima se se ne coglie l’autentica intenzione di denunzia che non corrisponde ad una secca ed immotivata condanna .

Una voce autorevole e colta si è, quindi, giustamente levata in difesa e ad interpretazione corretta del senso autentico da attribuirsi alle affermazioni di Eco, sviluppando un’analisi lucida e documentata che raccomando in lettura a tutti i miei amici e seguaci.

Mi riferisco al robusto contributo offerto da Vincenzo Romania , Professore associato di Sociologia che appunto insegna “Sociologia della Comunicazione” presso l’Università degli Studi di Padova. L’articolo è rintracciabile su MicroMega col titolo ” L’eco dell’imbecillità: analisi, diagnosi, terapia”. Mentre ne consiglio la diretta lettura a chi fosse interessato alla tematica, non riesco ad astenermi dall’esprimere una mia opinione al riguardo.

Comincio dunque col suggerire una possibile via d’integrazione del dibattito attingendo a due testi ulteriori, uno ampiamente datato ed un altro, viceversa, assai recente. Mi riferisco alla classica analisi di Postman dei lontani anni ’80 (“La scomparsa dell’infanzia”) alla quale affiancare la lettura del recentissimo libricino di Morin “Insegnare a vivere”.

 

Il “bambino-adulto” di POSTMAN e l “identità collettiva” focalizzata da ROMANIA

Partendo da Postman, dobbiamo dunque segnalare una certa sintonia con le osservazioni del Prof. Romania, almeno nella parte in cui quest’ultimo acutamente osserva che , pur di apparire in sintonia coi tempi, gli utenti dei social finiscono col condividere una “narrazione collettiva dell’identità” che è l’esatto rovescio dell’ingenua intenzione di volersi distinguere per una propria riconoscibile personalità . Riportiamo integralmente la denunzia di Romania che parla dell’appiattimento in una dimensione « …collettiva dell’identità, che è: imperialistica, individualista, giovanilistica, consumistica, sostanzialmente decalcata sul cosmopolitismo di mercato all’americana…».

Ed è un problema serio perché “l’autostima di ciascuno”, che pure è l’obiettivo drammaticamente conseguito da ognuno, viene ad essere falsamente costruita sul consenso sociale e sul sentimento dell’appartenenza: cioè sull’esatto contrario di ciò cui si aspirerebbe, con una specie di inconsapevole autoinganno.

Personalmente ebbi già modo di esprimermi in materia quando, in un rapido post, sostenni che FB funziona da “moltiplicatore dei consensi” poiché dà vita prevalentemente a “gruppi amicali” fondati su comuni interessi o su condivisi “credi politico- ideologici”. Si viene così a creare una “sala degli specchi” che non stimola al dialogo ma induce a rafforzare le appartenenze settarie in maniera acritica. Se un dibattito s’accende, esso interviene solo in forma oppositiva fra gruppi, ritenendo, ciascun individuo, di non poter abdicare alla propria appartenenza a pena della perdita dell’autostima.

Bene scrive ROMANIA, dunque, quando osserva: « Cosa resta sotto la maschera? Preoccupati dalla difesa di un sé più vulnerabile che virtuale, gli utenti finiscono per intraprendere scambi comunicativi orientati non a una crescita collettiva della conoscenza e della consapevolezza, quanto a un guadagno soggettivo in termini di autostima e di consenso. Non si tratta quindi di partecipazione, ma di auto-affermazione. Più che a un dialogo platonico si assiste a un confronto fra narcisi»

Tornando, a questo punto, alla lettura di POSTMAN nell’opera citata, non possiamo non registrare quanto l’Autore scriveva a proposito della identità collettiva che i media finiscono col determinare ed alimentare. Sì, perché la “Scomparsa dell’infanzia” cui Postman accennava ha un doppio profilo: in primo luogo è la scomparsa di un luogo protetto e dedicato a personalità in sviluppo, per la sopraggiunta e precoce esposizione a stimoli caotici e destinati ad un pubblico indifferenziato; in secondo luogo è occasione di infantilizzazione delle masse alle quali viene indirizzato un messaggio consumistico accessibile, elementare, faticamente rivolto alla pancia, all’emotività, alla “percezione” perché l’immagine è sempre troppo rapida per essere vagliata attentamente dal pensiero.

Con l’avvento dei mass media (particolarmente Postman si riferiva alla TV, ma anche i social fanno uso di un medesimo linguaggio che vuole essere pragmatico,veloce,immaginifico…) tende cioè ad estinguersi o ad atrofizzarsi la cultura fondata sulla scrittura, sul saper leggere e scrivere, sull’esercizio dell’autocontrollo e sulla capacità di pensare in modo concettuale e consequenziale. Le età della vita sarebbero così ridotte a tre: tra la prima infanzia e la senilità, vi sarebbe la condizione che Postman definisce di «“bambino-adulto”: un individuo ormai formato, le cui capacità intellettive ed emotive sono NON pienamente realizzate, e, in particolare, non molto differenti da quelle che comunemente si attribuiscono ai bambini. […] il bambino-adulto sta tornando a costituire una condizione normale della nostra cultura». Il che vuole dire, nella sociologia-critica di Postman, un adulto privato della capacità di pensiero e di analisi, irretito dalla cultura di massa e incapace di aspirare ai valori autentici .

In effetti, anche io personalmente non riesco più a seguire alcun programma della TV commerciale senza provare un’irritazione sorda, più che per i contenuti dei messaggi, soprattutto per la forma nella quale vengono veicolati. Alla loro base c’è il chiaro convincimento di doversi rivolgere a dei deficienti e non mancano le volte in cui mi chiedo se non abbiano ragione…

Non possiamo dunque non convenire con ROMANIA al quale ridiamo qui efficacemente la parola « Esiste in piattaforme come Facebook una tendenza implicita a ridurre il dialogo fra utenti a un confronto fra imbecilli o quanto meno fra inconsapevoli. Partirò da una considerazione più generale. La complessità del vivere sociale, già in epoca moderna, porta a un atteggiamento sempre meno riflessivo e sempre più pratico rispetto agli oggetti e ai fenomeni esterni, orientato cioè a ridurre la complessità cognitiva degli stimoli esterni in un sapere pratico, applicato per ricette di senso comune. La perdita di capacità critica del cittadino dipende quindi, in età moderna, sia dall’aumento degli stimoli esterni, sia da uno stile cognitivo influenzato dal mondo del lavoro, orientato alla produttività, che si oppone all’ozio speculativo e alla comprensione approfondita. Sempre più la nostra comprensione del mondo si limita a una connotazione di superficie orientata ai nostri fini pratici e modellata “sull’etica del fare: efficace, veloce, diretta”.»

 

CHOMSKY e il controllo sociale attraverso la “strategia della distrazione”

Ma, ritornando a Postman, dobbiamo sottolineare un ulteriore aspetto della sua denunzia con riguardo al perseguito e compiuto ATTENTATO VERSO LA DEMOCRAZIA posto in essere dai mass-media, come confermato dalla successiva analisi di Chomsky in “Media e Potere”

Personalmente condivido il convincimento che le moderne tecnologie pervasive ed il circuito mediatico in genere son diventati strumenti di controllo per la diffusione di un Pensiero unico, attentando all’autodeterminazione dei popoli, eterodiretti ed istupiditi da una propaganda incessante ed assidua che tocca tutti gli aspetti del vivere sociale.

Già negli anni ’80 Postman sosteneva, in tempi certo non sospetti, che Il Novecento si profilava come un secolo contraddistinto proprio da una drastica “riduzione di democrazia” poiché :«la diffusione capillare di comunicazione favorita dai media elettronici, pur garantendo un aumento delle informazioni a disposizione di ciascun individuo e della collettività, avrebbe comportato proprio una crisi della democrazia perché l’ideologia dominante non sarebbe più stata imposta attraverso la repressione o la censura, ma, paradossalmente, attraverso l’oblio e il divertimento».

Oggi, nel 2014, CHOMNSKY stesso conferma tale idea sostenendo che:«L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti».

Noi aggiungeremmo che “nihil sub sole novi” se pensiamo ai Borboni di “Feste, Farine e Forche” o più semplicemente ai giochi gladiatori dell’antica Roma o agli stadi attuali gremiti fino all’inverosimile per i campionati calcio o per il Vasco Rossi di turno. Certo è che Internet è un’altra cosa per quella sua pervasività non immediatamente manifesta che ti fa sentire “diverso”, acculturato”,originale nella tua autenticità e nella finta libertà di espressione che ti concede.

Certo è, insomma, che le moderne tecnologie stanno cambiando gli uomini e gli strumenti stessi del potere.

Tuttavia ciò non significa che si debba contestare lo sviluppo tecnologico ,ma occorre tenere ben presente che il singolo individuo non può tenere il passo con l’accrescimento della cultura oggettiva e dell’informazione che la veicola se non è opportunamente educato e formato ad una sorta di apprendimento continuo. Egregiamente Romania osserva che « Il cittadino del ventunesimo secolo somiglia così sempre più ad una fulminea lepre della tecnologia, che si comporta e comunica come una tartaruga dell’etica»

 

MORIN per una nuova frontiera dell’educazione: la formazione digitale

Non a caso nel dibattito europeo, da Lisbona a seguire, si raccomanda come obiettivo prioritario della formazione giovanile “l’imparare ad imparare”, Il che significa imparare ad esercitare una capacità critica di selezione, vaglio e sintesi dei messaggi confusi, menzogneri ed affastellati che circolano in questa inquieta iconosfera.

Anche per poter distinguere ciò che può esser credibile dalle “bufale” tendenziose poste in essere da una cultura ciarliera e complottistica, da quello che prosaicamente definiremmo “inciucio”, gossip, pettegolezzo , mitomania o truffa vera e propria…

Anche in questo senso ECO aveva perciò ragione nel segnalare il problema di una verifica necessaria , ma assai difficile, dei contenuti circolanti nel WEB; questione non nuova, come eterna è la questione della VERITA’ vera . Allora è chiaro che occorre capacità critica, occorre consuetudine nel sapersi districare fra le mille conoscenze attingibili in Internet poiché L’INFORMAZIONE NON GARANTISCE E NON COINCIDE CON FORMAZIONE.

E a questo proposito è d’obbligo il richiamo al recente testo di Morin al quale accennavamo in premessa : “Insegnare a vivere”.

Ci si consenta, a questo punto, di riprendere per economia di discorso, quanto avemmo a scrivere in un precedente nostro articolo (Manfrecola in “EdScuola”) per focalizzarne rapidamente il pensiero.

«Riteniamo qui più utile partire dalle Conclusioni (“Rigenerare l’eros”) con le quali Morin chiude il suo saggio, ritornando sull’idea già espressa in precedenza, come abbiamo accennato. Anche quel messaggio viene tuttavia qui attualizzato in sintonia con le possibilità ed i rischi dell’epoca iper-tecnologica attuale. Infatti si ribadisce che é comunque all’Insegnante che va demandato l’arduo compito di affezionare i giovani ad una cultura vigile, popperianamente antidogmatica, pluridimensionale, capace di sostenere, d’indagare e di reggere la complessità di saperi interconnessi ed “umanizzanti” che siano forza ed alimento per il “BEN-VIVERE”.Va insomma riconosciuto un nuovo ruolo del docente, non più dispensatore del “sapere”.

In tal senso il docente viene considerato soprattutto come un educatore, come un “DIRETTORE D’ORCHESTRA” capace di coordinare i troppi e nuovi strumenti di conoscenza che le moderne tecnologie offrono : dai vecchi e nuovi media, fino a Skype e ad Internet, potentissimi strumenti di “democratizzazione culturale che ci costringono a ripensare tutto il sistema d’insegnamento”. Manca tuttavia ad essi e in essi “la presenza fisica, carnale,attiva , reattiva e retroattiva dell’educatore” cui tocca , oggi, di guidare “la rivoluzione pedagogica della conoscenza e del pensiero”.A lui tocca di fissare il tema di un compito o di un’interrogazione orale e spetta poi all’allievo trarre da Internet, dai libri, dalle riviste e da tutti i documenti utili quanto può servire a presentare il “suo proprio sapere” all’insegnante che lo guiderà alla riflessione ed alla sistemazione delle conoscenze. »
Perché è proprio questo ciò che oggi manca- questa capacità di interrelazione del tessuto cognitivo- e che alimenta le false culture, le boriose ignoranze, le tuttologie dell’uomo qualunque convintosi di possedere il verbo : quello che quotidianamente gli hanno, viceversa, inculcato.
CONCLUSIONI
Sperando di aver sintetizzato le piste d’un dibattito da approfondire, mi accommiato dai miei pazienti lettori (quelli sopravvissuti fin qui) non senza aver segnalato qualche singolo punto di dissenso rispetto all’ottimo articolo dell’amico Romania che ho ritenuto utile suggerire in lettura.
Assolutamente d’accordo con la sua affermazione che vuole l’esibizionismo dei frequentatori dei “social” legato ad un bisogno di personale affermazione e rappresentazione . Scrive infatti Romania «L’auto-rappresentazione del sé è infatti un processo di continuità: si fa esperienza per potere narrare, si narra per poter far esperienza del sé. È un processo, ancora una volta, che esaspera tratti della vita moderna non del tutto nuovi, basati sulla dipendenza fra consumo – delle cose e del tempo – e felicità.» Non posso non condividere questa denunzia d’un diffuso edonismo di massa che costringe ed appiattisce le vite in un presente senza tempo.
Il mio dissenso si limita però ad alcune altre osservazioni poste a condanna di un cosiddetto facile “populismo”politico che, artatamente, intenderebbe far leva sull’emotività della “gente”. Ritengo, invece, che senza rischiare di esibire uno sprezzante intellettualismo, occorrerebbe riconoscere validità e verità a messaggi tali da sollevare l’indignazione popolare; soprattutto per quello che fin qui abbiamo detto e condiviso. Governa ormai il mondo, ridotto ad un villaggio globale, una POLITICA ECONOMICA INDEGNA contro la quale è legittimo risvegliare, sollecitare e scagliare le forze indignate della reazione popolare, un popolo fin troppo addomesticato che ha bisogno di nuovi maestri capaci di assumere nettamente posizione, rintracciandoli anche nel mondo cosiddetto accademico.

Diversi da chi?

Diversi da chi?

a cura dell’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri
e per l’intercultura del Miur

  1. Nella scuola: esercizi di mondo

Una “buona scuola” è una scuola buona per tutti e attenta a ciascuno.
L’approccio universalista della nostra scuola si deve oggi misurare e coniugare con le specificità e le storie di coloro che la abitano e con le trasformazioni della popolazione scolastica intervenute in questi anni. Una di queste trasformazioni, forse la più rilevante, riguarda la presenza crescente nelle aule scolastiche dei bambini e dei ragazzi che hanno una storia, diretta o famigliare, di migrazione. Gli alunni con cittadinanza non italiana sono più di 800.000 nell’anno scolastico 2013/2014(il 9% sul totale della popolazione scolastica),più della metà sono nati in Italia. I processi migratori in atto a livello globale hanno modificato anche la scuola e la sollecitano a nuovi compiti educativi. Dipendono infatti anche dalla scuola la velocità e la profondità dell’integrazione di una componente ormai strutturale della popolazione. Dipende dagli esiti dell’esperienza scolastica dei figli dei migranti la possibilità di un Paese di contare, per il suo sviluppo economico e civile, anche sulle intelligenze e sui talenti dei “nuovi italiani”. E’ nella scuola che gli studenti con background migratorio possono imparare una con-cittadinanza ancorata al contesto nazionale e insieme aperta a un mondo sempre più grande, interdipendente, interconnesso. Nella scuola infatti tutti questi bambini e i ragazzi si “allenano” a convivere in una pluralità diffusa. E’ infine anche nella scuola che famiglie e comunità con storie diverse possono imparare a conoscersi, superare le reciproche diffidenze, sentirsi responsabili di un futuro comune.

  1. Diffondere le buone pratiche

Una “buona scuola” deve contare su insegnanti e dirigenti competenti e saper coinvolgere tutto il personale scolastico.
Sono molte le istituzioni scolastiche – del primo e del secondo ciclo, così come del comparto delle scuole per adulti che, da sole o in rete, e spesso col sostegno fattivo di Enti Locali, Università, terzo settore – hanno negli ultimi anni saputo costruire risposte efficaci alle nuove esigenze. Queste esperienze, costruite sul campo, offrono un ricco repertorio di indicazioni e di suggerimenti. Ma non sempre esse sono conosciute e diffuse: occorre dunque passare dal “brusio” delle buone pratiche a una voce forte e condivisa, sviluppando una formazione capillare e non sporadica dei dirigenti scolastici e degli insegnanti, animata in primo luogo da coloro che si sono formati sul campo.

  1. Dieci attenzioni e proposte

I percorsi scolastici degli alunni con background migratorio e i loro risultati di apprendimento presentano criticità diffuse e acute, e comunque una “disparità” rispetto agli alunni italiani che, sia pure in forme attenuate, riguarda anche i bambini e i ragazzi nati in Italia o che ci sono arrivati da piccoli. È uno svantaggio che deve essere contrastato. Citiamo alcune criticità e alcune possibili risposte.

  1. Ribadire il diritto all’inserimento immediato degli alunni neoarrivati. Il diritto/dovere di tutti alla scuola non può più essere compromesso, come talora avviene, dalle inaccettabili difficoltà di inserimento immediato dei bambini e ragazzi stranieri che arrivano ad anno scolastico iniziato. E’ necessario che l’amministrazione scolastica acquisisca per tempo dalle Prefetture tutte le informazioni utili sugli arrivi dei minori “ricongiunti”; è necessario che in tutte le aree territoriali più interessate dai flussi migratori la formazione delle classi eviti i livelli di saturazione che impediscono l’accoglienza dei neoarrivati; è necessario che i dispositivi di ricerca delle scuole e delle classi in cui inserire i nuovi alunni non comportino “liste di attesa” e trasferimenti da una scuola all’altra che fanno perdere tempo, motivazione, fiducia nelle istituzioni
    Nelle situazioni in cui si registra da tempo, e dunque si può prevedere per il futuro, un rilevante flusso di alunni stranieri, alleggerire il numero degli alunni per classe per consentire l’inserimento immediato dei nuovi arrivati.
    In queste zone e per queste scuole prevedere un organico funzionale aggiuntivo anche per lo sviluppo di laboratori di L2 per i neoarrivati.

  2. Rendere consapevoli dell’importanza della scuola dell’infanzia. La mancata partecipazione di quasi un quarto dei bambini con origini migratorie, fra i 3 e i 5 anni, residenti in Italia, alla scuola per l’infanzia, un luogo educativo cruciale ai fini dell’apprendimento linguistico e di una buona integrazione, deve essere contrastata. Lo si può fare attraverso il coinvolgimento delle comunità straniere e del privato sociale, con misure che rendano sostenibili le tariffe di iscrizione alle scuole non gestite dal pubblico, con il coordinamento locale delle diverse tipologie di scuola per l’infanzia.
    Informare e coinvolgere i genitori migranti sull’importanza della scuola dell’infanzia.
    Facilitare in maniera concreta ed efficace l’accesso dei bambini e delle famiglie con origini migratorie all’intero sistema delle scuole dell’infanzia: statali, comunali e paritarie.

  3. Contrastare il ritardo scolastico. La normativa sull’ inserimento scolastico degli alunni con background migratorio prevede la determinazione della classe sulla base del criterio dell’età. I dati ministeriali rilevano infatti un tasso preoccupante di “ritardo scolastico” in ingresso che, non solo non evita, ma in molti casi favorisce ulteriori ritardi dovuti alle bocciature/ripetenze, con effetti di demotivazione al proseguimento degli studi. Non costituisce motivo sufficiente di deroga alla normativa la non conoscenza dell’italiano dell’alunno neoinserito per il quale occorre, anzi, prevedere piani didattici personalizzati finalizzati al riallineamento con i comuni obiettivi di apprendimento.
    Aggiornare e diffondere indicazioni normative chiare, coerenti e prescrittive sulle modalità di inserimento e di valutazione degli alunni stranieri neoarrivati.
    Attivare, per i neoarivati in periodo prescolastico, interventi di formazione linguistica prima dell’ inserimento scolastico.
    Predisporre un sito dedicato sul tema dell’inserimento degli alunni neoarrivati contenente: normative, protocolli di accoglienza; progetti esemplari e buone pratiche efficaci; esempi positivi di modalità organizzative, materiali didattici e plurilingue

  4. Accompagnare i passaggi; adattare il programma e la valutazione. Si osservano esiti scolastici negativi da parte dei bambini e dei ragazzi con origini migratorie, anche se nati in Italia, soprattutto alla fine del primo anno della scuola secondaria di primo grado e della secondaria di secondo grado. Ogni istituto scolastico deve essere “allenato”, in questi passaggi nevralgici, alla predisposizione di piani personalizzati che comportino, se necessario, anche modifiche transitorie e non permanenti dei curricoli. La valutazione di fine anno deve essere coerente con i piani personalizzati e tener conto dei progressi effettivi registrati a partire dalle situazioni in ingresso.
    Definire in maniera chiara – e coerente con “l’adattamento del programma” previsto dalla normativa – le modalità di valutazione per gli allievi di recente immigrazione, prevedendo, ove necessarie, deroghe dalla normativa standard e apposite flessibilità agli esami di fine ciclo per gli allievi inseriti per la prima volta nel sistema scolastico..
    Accompagnare con cura i passaggi da un tipo di scuola all’altro.

  5. Organizzare un orientamento efficace alla prosecuzione degli studi. Investire sul protagonismo degli studenti. Le ragazze e i ragazzi con background migratorio tendono a proseguire gli studi iscrivendosi (o sono orientati a farlo) in larga maggioranza, anche per chi ha ottenuto buoni risultati negli esami di terza media, ai percorsi o agli istituti professionali. È opportuno quindi che sia attivato un orientamento agli studi più efficace attraverso l’informazione plurilingue alle famiglie sulle caratteristiche dei percorsi di studio e, dove occorre, attraverso misure di diritto allo studio. Sono da tenere sotto controllo gli eventuali stereotipi di varia natura impliciti nei consigli di orientamento. A fronte, inoltre, del grande numero di abbandoni precoci (e quindi di giovani adulti privi di qualifiche e di diplomi) va valorizzato il ruolo delle nostre scuole di seconda opportunità (CPIA). È importante inoltre sviluppare e promuovere modalità di coinvolgimento diretto degli studenti, italiani e di background migratorio, attraverso esperienze di peer education, ricorrendo, per esempio, a studenti delle seconde generazioni come tutor di studenti neoarrivati, per sostenerli nei laboratori, nell’apprendimento dell’italiano, nell’orientamento.
    Informare in maniera accurata (anche con opuscoli plurilingue) le famiglie e gli alunni con origini migratorie sul sistema scolastico italiano e sulle opportunità di istruzione superiore.
    Organizzare la fase di orientamento e delle scelte scolastiche coinvolgendo anche i mediatori linguistico-culturali e giovani tutor di origine migratoria.

  6. Sostenere l’apprendimento dell’italiano L2, lingua di scolarità. Alla base dei cammini scolastici rallentati vi è spesso una competenza ridotta in italiano, anche delle cosiddette “seconde generazioni”. Le difficoltà linguistiche hanno a che fare, soprattutto, con la competenza nella lingua per lo studio che è essenziale alla riuscita scolastica. Di qui l’esigenza di istituire negli istituti scolastici i “laboratori linguistici permanenti”, animati da insegnanti specializzati nell’insegnamento dell’italiano lingua 2, capaci anche di coordinare il lavoro di semplificazione linguistica dei contenuti delle diverse discipline e di facilitare l’apprendimento dei linguaggi specifici delle discipline di studio. Anche a questa priorità, molto evidente nelle aree maggiormente interessate alla scolarizzazione dei ragazzi con origini migratorie, deve essere destinata la predisposizione di un organico “funzionale”. Questa scelta è accompagnata da un nuovo e sistematico impegno nella formazione dei docenti; in primo luogo, ma non esclusivamente, degli insegnanti di italiano. Se la loro specializzazione è indispensabile, è però da evitare che venga delegata solo a loro la responsabilità dell’apprendimento della lingua di scolarità.
    Organizzare nelle scuole laboratori linguistici di italiano L2 per le diverse fasi dell’apprendimento e per livelli e scopi differenti.
    Prevedere nel tempo extrascolastico, in collaborazione con le associazioni, il volontariato e il privato sociale, forme di aiuto allo studio, protratte e continuative.
    Formare i docenti sui temi dell’insegnamento/apprendimento dell’italiano come seconda lingua.

  7. Valorizzare la diversità linguistica. L’ integrazione scolastica dei bambini e dei ragazzi con origini migratorie ha seguito in questi anni modalità prevalentemente di tipo “compensativo”, sottolineando soprattutto le carenze e i vuoti e riconoscendo molto poco i saperi acquisiti e le competenze di ciascuno, ad esempio, nella lingua materna. La diversità linguistica rappresenta infatti un’opportunità di arricchimento per tutti, sia per i parlanti plurilingue, che per gli autoctoni, i quali possono precocemente sperimentare la varietà dei codici e crescere più aperti al mondo e alle sue lingue.
    Attivare dentro le scuole corsi opzionali di insegnamento delle lingue d’origine, anche in collaborazione con i governi dei Paesi di provenienza.
    Sperimentare l’insegnamento a tutti gli alunni di lingue straniere non comunitarie (cinese, arabo, russo).
    Conoscere, riconoscere e valorizzare le forme di bilinguismo presenti fra gli alunni della classe.
    Formare i docenti sul tema della diversità linguistica e del plurilinguismo.

  8. Prevenire la segregazione scolastica. Si riscontrano in alcune scuole fenomeni di concentrazione della presenza di alunni con origini migratorie. Oltre al dato demografico e residenziale, legato agli insediamenti abitativi delle famiglie migranti in un determinato territorio, possono avere un peso le preoccupazioni dei genitori italiani sulla qualità dell’apprendimento nelle classi (troppo) multiculturali. Si tratta di agire con tutti gli attori coinvolti per garantire in tutte le scuole una buona qualità dell’insegnamento/apprendimento, in maniera esplicita e trasparente e investendo maggiori risorse nelle situazioni più difficili, affinché il diritto alla scuola di qualità valga dovunque e per tutti.
    Promuovere accordi a livello locale, al fine di rendere operativi i criteri di equo-eterogeneità nella formazione delle classi, evitando o riducendo i casi di concentrazione delle presenze.
    Prevedere interventi specifici per le situazioni dove si registra un’alta presenza di alunni con background migratorio.

  9. Coinvolgere le famiglie nel progetto educativo per i loro figli. Le scuole devono diventare presidi di socialità, luoghi di scambio e di confronto. Il dialogo costante fra la scuola e le famiglie di origine straniera deve inoltre essere denso e ravvicinato nei momenti topici della scolarità dei figli: l’ingresso, i momenti della valutazione, l’orientamento e le scelte. Ma un’attenzione costante va data alle interazioni quotidiane e di routine, che devono essere quanto più inclusive e facilitate: attraverso i messaggi plurilingue, attraverso strumenti formali o informali di mediazione linguistico-culturale e soprattutto attraverso gli atteggiamenti di vicinanza. Le recenti normative sulla regolarizzazione degli immigrati chiedono inoltre alle istituzioni scolastiche – e non solo ai CPIA – di avere un’attenzione particolare alla formazione linguistica degli adulti con origini migratorie. Anche le scuole dei figli, aperte al territorio e ai bisogni della comunità plurale, possono offrire opportunità in questo senso. Una particolare attenzione va posta sulla partecipazione scolastica di bambini e ragazzi appartenenti ai gruppi rom e sinti e al coinvolgimento delle loro famiglie.
    Promuovere l’informazione e facilitare la partecipazione delle famiglie di origine straniera attraverso i messaggi plurilingue e le attività di mediazione linguistico-culturale.
    Incoraggiare la rappresentanza dei genitori stranieri.
    Attivare opportunità di apprendimento dell’italiano per i genitori di origine straniera, con particolare attenzione alle madri che non lavorano e hanno minori occasioni di socialità.

  10. Promuovere l’educazione interculturale nelle scuole I giovani di oggi hanno bisogno di esperienze relazionali e di strumenti culturali per imparare ad interagire senza timori e con mentalità aperta con una cultura, un’informazione, un’economia sempre più contrassegnate dalla duplice dimensione del globale e del locale. Le classi multiculturali sono un contesto prezioso per abituare tutti, fin dai primi anni di vita, a riconoscersi ed apprezzarsi come uguali e diversi. La presenza degli studenti con background migratorio, se valorizzata da un approccio educativo interculturale, offre opportunità importanti alla modernizzazione e all’arricchimento del profilo culturale della scuola italiana.
    Sensibilizzare tutti gli insegnanti sul tema della pedagogia e della didattica interculturale.
    Sperimentare percorsi di educazione alla concittadinanza.
    Gli alunni di origine non italiana occasione di cambiamento per tutta la scuola Le classi e le scuole “a colori” sono lo specchio di come sarà l’Italia di domani. Per questo possono diventare ( e in parte già lo sono) laboratori di convivenza e di nuova cittadinanza.


  

Scuola, 1 milione per progetti dedicati ad alunni stranieri
Misure ad hoc per minori non accompagnati
Giannini: “La lingua è passaporto per l’integrazione”
Circolare alle scuole con vademecum per l’integrazione

Un milione di euro per migliorare l’integrazione e l’accoglienza degli alunni con cittadinanza non italiana. Le scuole hanno tempo fino al prossimo 15 ottobre per aderire ai due bandi del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che mettono a disposizione 500.000 euro per il potenziamento dell’italiano come lingua seconda, con particolare attenzione agli studenti di recente immigrazione, e, per la prima volta, altri 500.000 euro per progetti di accoglienza e di sostegno linguistico e psicologico dedicati a minori stranieri non accompagnati. Alle scuole è stata poi inviata oggi una circolare con raccomandazioni e proposte operative elaborate dall’Osservatorio per l’integrazione del Miur per l’attuazione dei contenuti della ‘Buona Scuola’ in tema di integrazione.

“La lingua è passaporto di comunicazione e integrazione, per questo mettiamo a disposizione delle scuole risorse che consentiranno di dare una risposta al numero sempre crescente di alunni figli di migranti che oggi rappresentano il 9% della popolazione scolastica – dichiara il Ministro Giannini -. Un anno fa abbiamo riavviato l’Osservatorio nazionale per l’integrazione e l’intercultura. Nella Buona Scuola abbiamo inserito fra le priorità dell’offerta formativa proprio il perfezionamento dell’italiano come lingua seconda perché la scuola è la cornice ideale per diventare cittadini sostanziali. Ne siamo convinti e stiamo lavorando per questo”. I progetti dovranno prevedere corsi intensivi in orario scolastico o extra, anche con il coinvolgimento delle famiglie. Potranno essere realizzati da scuole o reti di scuole.

Altri 500.000 euro sono destinati per la prima volta all’accoglienza di minori stranieri non accompagnati. “Si tratta di un fenomeno nuovo e in crescita soprattutto negli ultimi due anni – ricorda Giannini -. Nella maggior parte dei casi questi minori hanno fra i 14 e i 17 anni e sono in prevalenza ragazzi. Molti provengono da contesti sociali drammatici e da esperienze traumatiche che la cronaca ci riporta tutti i giorni”. Il bando prevede la realizzazione di azioni sia sul piano linguistico che psicologico, in collaborazione con le strutture di accoglienza

La distribuzione dei fondi tiene conto delle realtà dove il numero di minori stranieri non accompagnati è maggiore. I bandi sono pubblicati sui siti degli Uffici scolastici regionali. A questi si aggiunge il documento ‘Diversi da chi?’ inviato questa mattina agli istituti scolastici. Un vademecum con dieci raccomandazioni e proposte operative desunte dalle migliori pratiche scolastiche esistenti per una più efficace e corretta organizzazione dell’accoglienza e dell’integrazione degli alunni con cittadinanza non italiana. Il vademecum consente di tradurre in azioni pratiche i contenuti della legge Buona Scuola in tema di integrazione.

IL CAOS NELLE SCUOLE E LE BUGIE DEI POLITICI

IL CAOS NELLE SCUOLE E LE BUGIE DEI POLITICI

Colleghi/Colleghe carissimi, purtroppo se gli inizi degli anni scolastici passati sono stati caotici, quest’anno stiamo veramente toccando il fondo e siamo nel più totale abbandono, nel disinteresse di tutti, nella disinformazione con divulgazione di dati e notizie false sul nostro conto e in genere sul Personale ATA.
I nostri politici dovrebbero sapere che l’inizio dell’anno scolastico è al 1° settembre, e non coincide con l’inizio delle lezioni; anzi, il lavoro amministrativo con le “relative molestie burocratiche” non si interrompe neppure durante la pausa estiva, come molti credono.
Pertanto, le relative nomine del Personale debbono essere assolutamente effettuate entro il 31 Agosto, se non vogliamo tornare indietro di oltre 20 anni, quando la “Scuola non partiva prima della metà di Ottobre!”
Purtroppo siamo piombati in un baratro senza via d’uscita per l’incompetenza e l’arroganza di chi ci governa e per il menefreghismo di chi ci rappresenta a livello sindacale.
Inoltre girano in rete notizie false sui dati e sugli organici del Personale ATA  le quali dicono che non ci saranno contrazioni di posti in organico, che gli ATA saranno lo stesso numero dell’anno scolastico passato…
Ma di cosa stanno parlando? Chi mette in  giro queste “bufale”?
Purtroppo ogni Segreteria ha perso, come minimo, un Assistente Amministrativo e due Collaboratori Scolastici; inoltre non ci saranno le immissioni in ruolo di nessun Assistente Amministrativo perché gli Uffici Scolastici Provinciali hanno avuto indicazioni dal MIUR di “congelare” tutti i posti disponibili per i passaggi dei dipendenti della provincia.
E’ una vergogna!!!… ci tagliano i posti, e non solo non immettono in ruolo i nostri Colleghi che da oltre dieci anni sono in graduatoria, ma li mandano definitivamente a casa per far posto ad un  Personale che non sa nulla di legislazione scolastica e non è abituato a lavorare con i nostri ritmi di caos quotidiano.
Non ci sono parole per descrivere questa situazione di “generale distruzione della scuola italiana”, dentro la quale purtroppo ci siamo anche noi, abbandonati a noi stessi, in balia di chiunque e per di più…anche presi in  giro (…chi decide per noi, crederà, a torto, che non  abbiamo un cervello pensante !!!).

COLLEGHI/COLLEGHE,  ALZIAMO  LA  TESTA E  SVEGLIAMOCI!!!

F.to Il Presidente Nazionale
Giuseppe Mancuso

SOGNO UN SINDACO CHE AMI LE SUE INSEGNANTI

Caro Sindaco,

sono la mamma di due bambini che hanno frequentato la scuola dell’infanzia comunale. Di professione faccio la maestra nella scuola dell’infanzia statale. Perché ti scrivo, mi chiederai. Perché la tua frase “francamente me ne infischio” rivolta alle insegnanti comunali, che non si adattano a lavorare nella stessa scuola con due contratti diversi, continua a rimbombarmi in testa. Le parole sono pietre, non svaniscono come un soffio nell’aria. E “me ne infischio” è una frase che non avrei mai voluto sentire dal mio sindaco. E’ peggio, molto peggio, di un insulto.

Conosco molte maestre comunali, proprio fra quelle a cui ti rivolgi con “me ne infischio”. Sono state preziose per i miei figli e per tanti altri bambini. Per questo, ma non solo per questo, quella frase è come un pugno nello stomaco anche per me.

Tu vanti le loro assunzioni. Ma di cosa vantarsi quando è andata in ruolo solo una parte di insegnanti con 10/15 anni di precariato sulle spalle, e ce ne sono tante altre che ancora aspettano? Una società normale chiederebbe loro scusa per quanto hanno subito e continuano a subire e le ringrazierebbe per quanto hanno fatto e stanno facendo. Tutti sappiamo che il Comune di Bologna ha sempre investito molto in educazione e continua ad investire. Ma oltre alla quantità c’è la qualità e quella la fanno le maestre. Lo sanno tutti. Il volto, le parole, i gesti delle maestre trasmettono infinite emozioni ai bambini. Per questo si deve dare loro serenità. Si devono creare le condizioni perché possano trasmettere energia e gioia ai nostri figli, in un mondo in cui anche la vita dei piccoli è diventata tremendamente difficile. Ma potranno mai farlo se le si costringe a stare fino a 7 ore al giorno con 25 o 26 bambini di 3-5 anni?

Caro Sindaco, non ti ho mai sentito rivolgere una parola di stima alle tue insegnanti, ma solo frasi sprezzanti. Questo è un brutto segnale. La tua Amministrazione potrà fare mille progetti, ma se non fa i conti con i tanti insegnanti comunali che quest’anno sono fuggiti (di ruolo, appena assunti e precari) e con quelli che lo faranno appena possono, costruirà castelli di sabbia in riva al mare, che crolleranno alla prima onda che si infrangerà sulla battigia.

Io spero ancora, forse perché, insegnando ai bambini, bisogna coltivare i sogni, che tu possa ripensarci. Le tue insegnanti non sono corporative, come tu affermi. Sono maestre. E mi piace immaginare che il mio sindaco ami le maestre

Dora Acri

Da Bologna riparte la lotta contro la “Buona Scuola”

Da Bologna riparte la lotta contro la “Buona Scuola” per una scuola laica, inclusiva, democratica e pluralista: per una buona scuola per la Repubblica.

9 ore di lavori, la presenza di 350 persone rappresentanti 130 soggetti del mondo della scuola, 90 interventi serrati e articolati nel merito e nel metodo hanno fatto sì che da Bologna il 6 settembre si sia levata – ferma ed inequivocabile – la voce della scuola, chiamata a pronunciarsi su due temi precisi dalla precedente assemblea del 12 luglio a Roma: la continuazione della mobilitazione e il referendum.

Sul primo tema la risposta è stata: adesione alla riunione nazionale delle RSU l’11 settembre a Roma; Notte Bianca della scuola il 23 settembre in tutti i territori; spinta e appoggio ai sindacati per una manifestazione nazionale e sciopero generale unitari della scuola in tempi brevi; definizione di una serie di azioni di contrasto rispetto ai singoli provvedimenti: assemblee sindacali in tutti gli istituti scolastici il primo giorno di scuola; determinazione di mozioni per ostacolare il voto sul comitato di valutazione, che andrà combattuto anche con la fondamentale collaborazione degli studenti; flash mob davanti alle sedi delle Regioni; fiaccolata il 19 dicembre; adesione al 9 ottobre, giornata di mobilitazione degli studenti. Fortemente sentito il tema del precariato: presente una consistente rappresentanza delle principali vittime della demagogia e del dilettantismo della Buona Scuola.

Sul referendum l’assemblea ha concordato l’inizio di un percorso che vagli la fattibilità – sia nel metodo che nel merito – di un referendum da celebrare nella primavera del 2017 e che tenga dentro da una parte il monito dei costituzionalisti, che hanno sottolineato la delicatezza del tema sia per motivi tecnici che politici; dall’altra la necessità di intervenire su un piano sociale più ampio, associando il tema della scuola con altri elementi dell’attuale emergenza democratica: ambiente, lavoro, riforme istituzionali ed elettorali.

Sia per ciò che attiene la mobilitazione che il vaglio del percorso referendario è stata registrato l’appoggio di forze politiche parlamentari (Sel, M5s, alcuni parlamentari del gruppo misto, Altra Europa con Tsipras) e non (Prc, Azione Civile, Sinistra anticapitalista) e l’interesse dei sindacati intervenuti (Flc, Gilda, Unicobas, Cobas, USB) che valuteranno nelle loro specifiche sedi le decisioni da assumere. Analogamente faranno il Comitato Acqua Bene Comune, il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, Giustizia e Libertà, Fiom – intervenuti nell’assemblea – relativamente alla questione referendaria alla quale si sono dimostrati interessati.

L’assemblea, organizzata dal comitato a sostegno della Lipscuola, i cui comitati locali si sono incontrati il giorno precedente per attualizzare il testo della Lip sui temi più strategici  e procedere, dalla prossima primavera, alla raccolta di firme per la ripresentazione della Lipscuola come legge di iniziativa popolare,  si è data appuntamento per l’8 novembre per aggiornare il percorso comune.

Ma soprattutto da Bologna  il messaggio più esplicito è stato: il movimento della scuola – unito e senza primogeniture e protagonismo – rilancia attraverso la pratica democratica una nuova stagione unitaria di mobilitazioni contro la legge 107 e per la scuola della Costituzione, ribadendo la necessità di allargare trasversalmente la sua battaglia di civiltà per una scuola di tutte e di tutti.

Il documento relativo all’assemblea del 6 settembre è pubblicato sul sito http://lipscuola.it/blog/

La presidenza dell’assemblea nazionale del 6 settembre

SUPPLENTI, CONTRATTI A TERMINE SENZA DATA

SUPPLENTI, CONTRATTI A TERMINE SENZA DATA

“Il tipo di contratto che il Miur sta stipulando in questi giorni con i docenti nominati per le supplenze non è previsto dalla legge e rischia di costare caro allo Stato”. A lanciare l’allarme è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti.

“La fantasiosa formula di contratto con cui il ministero dell’Istruzione sta assumendo i precari durante la fase B del piano di immissioni in ruolo – spiega Di Meglio – recita ‘fino all’avente diritto’. Ciò significa che, se nel corso dell’anno scolastico le cattedre assegnate adesso ai supplenti saranno coperte dai titolari aventi diritto, questo contratto si trasformerà in un licenziamento senza preavviso che comporterà un notevole onere per le casse della pubblica amministrazione. Secondo quanto stabilito dal Ccnl, infatti, per ogni contratto disdetto lo Stato dovrà corrispondere un’indennità di mancato preavviso pari a un minimo di due mensilità. Oltre ad avere pesanti ripercussioni sul fronte economico – conclude il coordinatore della Gilda – questa girandola di supplenti rischia di provocare gravi ricadute anche sulla didattica”.

Kidsuniversity, bambini e bambine all’università

Kidsuniversity, bambini e bambine all’università

Presentazione di laboratori, eventi, dialoghi e protagonisti

Mercoledì 9 settembre alle 11.30, Sala Barbieri,

II piano di Palazzo Giuliari (via dell’Artigliere, 8)

 
Mercoledì 9 settembre, alle 11.30 nella Sala Barbieri di Palazzo Giuliari, si svolge la conferenza stampa di presentazione del programma della prima edizione della Kidsuniversity dell’università di Verona in programma dal 17 al 27 settembre. L’appuntamento sarà l’occasione per presentare i laboratori, i dialoghi, gli eventi e i protagonisti del format didattico dedicato ai bambini dagli 8 ai 13 anni che ha riscosso grande successo tra i giovanissimi e le loro famiglie a livello internazionale.

Interverranno il rettore Nicola Sartor, la delegata alla Comunicazione Adriana Cavarero, l’assessore all’Istruzione e alle Politiche giovanili del Comune di Verona Alberto Benetti, il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Verona Stefano Quaglia. Parteciperanno, inoltre, Lucio Biondaro direttore e coordinatore di Gruppo Pleiadi, Caterina Boccato coordinatrice attività di Inaf, osservatorio astronomico di Padova, Stefania Belleri responsabile Comunicazione istituzionale e Ufficio stampa Vivigas spa e Giuseppe Giacon vice presidente dell’Associazione giochi antichi e organizzatore del festival Tocatì.

A SCUOLA NEL MONDO CON WEP

A SCUOLA NEL MONDO CON WEP:

Una giornata informativa a Torino per presentare i programmi scolastici High School

 

WEP, organizzazione internazionale che promuove scambi culturali e linguistici nel mondo, presenterà a Torino i programmi High School, dedicati agli studenti di scuola superiore che desiderano trascorrere un trimestre, un semestre o un anno scolastico all’estero. L’incontro si svolgerà Mercoledì 9 Settembre a partire dalle ore 16:00, Sabato 19 Settembre a partire dalle 15:00 e Mercoledì 23 Settembre a partire dalle ore 18:00 presso la sede degli Uffici Wep, in Corso Massimo d’Azeglio 78.

 

La giornata, gratuita, si rivolge a tutti gli studenti interessati a trascorrere parte della loro carriera scolastica all’estero, per imparare in modo approfondito la lingua del posto, tipicamente l’inglese, ed entrare a contatto con una diversa realtà studentesca.

Per tutto il periodo di soggiorno gli studenti saranno infatti inseriti in una scuola superiore locale e ospitati da una famiglia del posto, per permettere un’immersione integrale nella cultura e nello stile di vita del paese.

 

Nel corso dell’incontro saranno fornite tutte le informazioni necessarie di carattere tecnico e burocratico per scegliere durata, destinazione e partenza.

 

La destinazione maggiormente scelta dagli studenti sono gli Stati Uniti, ma è possibile scegliere altre mete, quali Australia, Nuova Zelanda, Canada, Regno Unito e Irlanda, oppure, fuori dall’area anglofona: Spagna, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Germania, Malta, Danimarca, Argentina, Cina, Brasile, Giappone, Costa Rica, Ecuador e Sud Africa.

 

 

 

 

WEP, World Education Program, è un’organizzazione internazionale al servizio dei giovani, che segue ogni anno circa 3500 ragazzi in partenza dall’Italia verso 65 Paesi e in arrivo nella nostra penisola da tutto il mondo. I suoi programmi comprendono: soggiorni di gruppi scolastici durante l’anno (stage linguistici) o durante l’estate (vacanze-studio); corsi di lingua all’estero; programmi di lavoro, stage e volontariato all’estero; i programmi “High School” per i ragazzi delle superiori per trascorrere un trimestre, un semestre o un anno scolastico all’estero.

 

Per informazioni:

tel. 011/6680902

mail: informazioni@wep.org

www.wep-italia.org

Quel banco di prova che è il Sud

Quel banco di prova che è il Sud

di Domenico Sarracino

 

Ho ascoltato il discorso di Renzi a Milano. Premesso che posso aver saltato qualcosa, qua e là, a me pare che il leader del Pd abbia trascurato del tutto la situazione del Sud Italia, l’antica “Questione meridionale”. E, se è così, l’omissione sarebbe molto grave … Intendiamoci, ribadisco che la Q. M. è, e deve essere, innanzitutto problema e ragione di impegno dei diretti interessati. Da gestire in forte sinergia con altri, ma non delegabile. Sono le genti del Sud che – partendo dai loro bisogni e sofferenze, dai limiti e responsabilità delle loro classi dirigenti e delle loro burocrazie, dal diffuso deficit di cittadinanza, dalla paurosa insicurezza sociale, insomma da una vita privata e pubblica contrassegnata da una precarietà senza confini e spesso da perdita della dignità – debbono trovare il modo di battersi ed operare per il risanamento della vita pubblica, il funzionamento delle istituzioni e la responsabilizzazione di tutti, sapendo che i diritti e i doveri sono gli uni condizione per gli altri.

Ma, stabilito questo, si può pensare che rispetto alla situazione storica del Mezzogiorno e a quello che in esso ancora oggi sta succedendo, lo Stato centrale, il Governo che lo rappresenta, le grandi Istituzioni nazionali (compresa la Presidenza della Re pubblica) possano girarsi dall’altra parte? Insomma è necessario che il vicino ed il lontano, le periferie ed il centro trovino il modo di ricongiungersi, mossi da un’onesta, coerente e lunga iniziativa politica che spinga a produrre ammodernamento e sviluppo nelle grandi infrastrutture, nella sistemazione e cura dei territori, e nei servizi, valorizzando e liberando risorse ed energie sulla base di un nuovo modo di vivere e “sentire” la vita pubblica e privata.

Si sa, la Q.M. viene da antichi squilibri e stagnanti alleanze politico-sociali ampiamente descritte e denunziate da vastissimi studi e documentate analisi. Ed essa pertanto, nonostante evoluzioni e ammodernamenti, è ancora arretratezza, ingiustizie, malgoverno, sperpero di risorse e denaro, accentramento di ricchezze e vastissime povertà, potente e mortifera delinquenza organizzata, ritardi e appesantimenti burocratici, solitudine dei cittadini, ed ancora precarietà: nella sanità, nell’istruzione, nel funzionamento della giustizia, nella fruizione dei diritti e in tantissime altre cose. Mali antichi, che il tempo e gli uomini non hanno risolto, ma solo “rivisti e corretti”,

Ora, da soli, né il centro né la periferia possono affrontare la portata di questi problemi. E l’alibi dello scarico- barili non può più funzionare. So bene che un governo non può fare miracoli, ma so anche che non può non porsi, come sua primaria responsabilità, quella di affrontare esplicitamente e convintamente questo problema. E’ ben evidente che di mezzo non c’è solo un pezzo grande del Paese, ma l’intera Comunità nazionale. Renzi fa bene a mostrare idiosincrasia per convegni, simposii e tavole rotonde. Ma è anche vero che qualcosa va fatto per mettere a punto idee, strategie e priorità, badando a che abbiano il taglio della concretezza, operatività e tempestività. Qualcuno ci sta pensando? Si sta pensando al che cosa, quando, come, con chi, etc…?. Si sta pensando alle leve da azionare, alle risorse da far venir fuori, al bandolo da cui partire?Credo che spetti innanzitutto al Governo l’onere e la responsabilità dell’iniziativa: il leader chiami perciò senza fanfare e grancasse i Governatori delle Regioni, i Sindaci delle più grandi città e di quelle più in sofferenza, le istituzioni culturali, universitarie e scolastiche, i responsabili delle forze politiche e sindacali ( quelle che ancora esistono), le Forze dell’ordine, la Magistratura, imprenditori, studiosi. Li chiami, con sé ed insieme, a “conferire”, a cercare e a prendere decisioni, a stabilire il da farsi e assumere impegni. Non so se quella del Sud sia la questione più grande ed urgente per il nostro Governo , ma so di sicuro che è il suo – ed il nostro – più grande e vero banco di prova.

La mia cultura

CULTURA IO VI Do QUELLO CHE NESSUN ALTRO VI PUò DARE, LA MIA CULTURA di Umberto Tenuta

CANTO 536 Il bimbo esquimese mi regala la cultura della vita nel ghiaccio.

Il bimbo del Centro Africa ci regala la cultura della foresta.

E il bimbo giapponese la cultura di un paese così diverso dal nostro.

 

Cinesi, africani, cileni, indiani… sono tra di noi, nelle nostre aule.

E sono nelle nostre aule i bambini siciliani, calabresi, lucani, napoletani…

E sono nelle nostre aule i bambini di Corso Vittorio Emanuele e di via Navarro.

E sono nelle nostre aule i due gemelli omozigoti, pur così diversi tra di loro!

Una scolaresca.

E no, Signori miei, la SCOLARESCA è un nome astratto, non esiste.

Esistono Aldo, Maria, Antonietta, Umberto, Tiziana, Ersilia, Francesco…

Venticinque bambini: l’uno diverso dall’altro, l’uno con sentimenti diversi dall’altro, l’uno con capacità diverse dall’altro, l’uno con conoscenze diverse dall’altro.

Non cominciamo a riempire le loro memorie sinaptiche con il nostro veto repertorio nozionistico.

Lasciamo che si scambino le loro esperienze, le loro conoscenze, i loro modi di sentire.

Da questo patrimonio culturale comune e dalla conoscenza dei personali stili e ritmi di apprendiamo dei singoli alunni iniziamo a programmare itinerari di apprendimento personalizzati, che impegnino alunni singoli e gruppi ristretti.

Gruppi ed intergruppi.

Quello che scopre un alunno o un gruppo diviene patrimonio comune di tutti gli altri alunni.

Celestine Freinet insegna!

Questo tra gli alunni.

Ed anche tra i docenti!

Oh il QUADERNONE DELLE LEZIONI!

Subito nascosto all’arrivo del collega.

Amici cari, è il tempo delle telecomunicazioni!

È il tempo di Internet.

Che ce ne facciamo del Tablet se non lo utilizziamo per mettere a disposizione dei colleghi di ogni latitudine e di ogni longitudine le nostre esperienze?

E che se ne fanno dei loro tablet i nostri venticinque mocciosetti se non lo utilizzano per scambiarsi le personali esperienze tra di loro.

Ed anche con noi!

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

Altri saggi sono pubblicati in

www.rivistadidattica.com

E chi volesse approfondire questa o altra tematica

basta che ricerchi su Internet:

“Umberto Tenuta” − “voce da cercare”

Diversi

535 DIVERSI PIù LO SIAMO PIù CI ARRICCHIAMO di Umberto Tenuta

CANTO 535 I regali più graditi sono le cose che non abbiamo.

Gli alunni uguali non hanno nulla da scambiarsi.

Fate che i vostri alunni siano sempre più diversi.

 

Grembiuli diversi.

Sbizzarritevi mamme!

Attente a che i vostri figli non abbiamo grembiuli minimamente uguali a quelli dei loro compagni.

Indossare lo stesso vestito dello sposo! Ma scherziamo?

Maestra, mica vesti l’abito della Dirigente!

Te la farà pagare.

E i tuoi venticinque mocciosetti?

Fai indossare gli stessi abiti culturali?

Le stesse poesie.

Le stesse fiabe.

Le stesse novelle.

Le stesse storie.

Gli stessi libri.

Contenuti uguali, attività uguali, tempi uguali…

Tutto uguale.

Uniforme della scolaresca.

La vera ricchezza non è l’uniformità.

Non ci sono due Santi uguali.

Papa Francesco?

Oh quanto è diverso!

Come LUI non c’è nessuno.

Come me non c’è nessuno.

Umberto I

Umberto II

Umberto III

Umberto T!

Unico, solo, irripetibile sulla faccia della Terra.

Maestra, io non mangio la stessa minestra del mio vicino di banco.

Maestra, io faccio sempre prima di lui.

Maestra, io seguo un’altra procedura.

Maestra, il mio BIANCO è più bianco del suo!

Il VARIETà!

io rosso, tu verde, Maria blu, Aldo giallo, Antonella nero…

Oh meravigliosa ricchezza dei colori dei fiori del mio verde prato!

Oh meravigliose sfumature del sole rosso al tramonto, là, sul mare azzurro all’orizzonte, ogni sera a Casa del Conte!

Capelli lisci, capelli ricci, capelli a trecce…

Occhi azzurri, occhi chiari, occhi verdi, occhi a mandorla…

Colori della pelle diversi, lingue diverse, culture diverse!

Diversità biogenetica: piante ed animali diversi sulla faccia della Terra!

Diversità come valore aggiunto.

Docenti, non omologate!

Fate che i vostri alunni siano sempre più diversi tra di loro e da loro.

Io non sono Mario.

Io non son chi fui.

Non son chi fui: perì di noi gran parte:

Questo che avanza è sol languore e pianto;

E secco è il mirto, e son le foglie sparte

Del lauro, speme al giovenil mio canto;

Perchè dal dì ch’empia licenza e Marte

Vestivan me del lor sanguineo manto,

Cieca è la mente e guasto il core, ed arte

L’umana strage arte è in me fatta, e vanto.

Che se pur sorge di morir consiglio,

A mia fiera ragion chiudon le porte

Furor di gloria, e carità di figlio.

Tal di me schiavo, e d’altri, e della sorte,

Conosco il meglio ed al peggior mi appiglio,

E so invocare, e non darmi la morte.

ANTONELLA, valorizza la diversità dei tuoi giovanetti!

Fa’ che si scambino le loro esperienze del giorno prima.

Renzo Ammannati lo faceva[1].

Ogni alunno porta a scuola un mondo diverso, una cultura diversa, una lingua diversa.

Facciamo che la comunichi ai suoi compagni.

E soprattutto facciamo che ogni alunno sia sempre diverso da quello che era il giorno prima.

Io sono tutto quello che furono gli uomini nel corso dei Millenni.

Ma sono un pochino di più!

E vorrei essere ancor di più.

Vorrei essere arabo e cinese, finlandese e panamense, uomo delle steppe e delle metropoli…

La SCUOLA BUONA questo fa.

Le Scuole buone amano la diversità.

E la utilizzano per arricchire i loro alunni di culture, lingue ed esperienze diverse, realizzate nello stesso borgo, in città e luoghi diversi del mondo.

Homo sum et nihil umani a me alienum puto[2]

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www.rivistadidattica.com

E chi volesse approfondire questa o altra tematica

basta che ricerchi su Internet:

“Umberto Tenuta” − “voce da cercare”

[1] RENZO AMMANNATI, La scuola del giglio fiorentino, La Scuola , Brescias

[2] Publio Terenzio Alfio, Heautontimoroumenos, v. 77 (Il punitore di se stesso, I, 1, 25).

Nota 9 settembre 2015, AOODGOSV 8160

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
D.G. per gli Ordinamenti scolastici e la Valutazione del S.N.I.
Uff.II

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI

Al Sovrintendente agli Studi per la Regione Autonoma della Valle d’Aosta
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia Autonoma di Bolzano
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia Autonoma di Trento
All’Intendente Scolastico per le scuole delle località ladine di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca di Bolzano

Nota 9 settembre 2015, AOODGOSV 8160

Oggetto: Concorso nazionale “Storie di guerra e profezie di pace nella Bibbia” A.S.2015-2016

Destinare Istituto Martuscelli ad accoglienza immigrati

Napoli, Ugl: “Destinare Istituto Martuscelli ad accoglienza immigrati”

“Abbiamo inviato alle istituzioni della Regione Campania una lettera per chiedere che l’Istituto Martuscelli di Napoli possa partecipare ai programmi di accoglienza degli immigrati predisposti per far fronte all’emergenza profughi”. Lo rende noto il segretario generale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, spiegando che “questa iniziativa, condivisa dai lavoratori, oramai senza stipendio da dieci mesi, e dal Commissario straordinario dell’Istituto, oltre a rilanciare le attività del Martuscelli e a salvaguardare più di quaranta posti di lavoro, inserirebbe l’Istituto in un contesto di importante valore umanitario, dando l’opportunità di rispondere positivamente ed efficacemente ad una vera e propria emergenza sociale, sulla quale anche Papa Francesco ha chiesto la massima attenzione”. Per il segretario confederale dell’Ugl, Ornella Petillo, “questa soluzione sarebbe anche un modo per riqualificare il personale ed evitare la chiusura di un’istituzione ‘storica’ come il Martuscelli, che opera a Napoli dal 1873 occupandosi soprattutto della formazione scolastica dei non vedenti o ipovedenti e coprendo una vastissima area del Mezzogiorno”.