Assegnato il fondo di funzionamento

Giannini: “Assegnato il fondo di funzionamento.
Risorse raddoppiate e certe dall’inizio dell’anno scolastico”

Risorse certe per le spese correnti e la didattica fin dal primo giorno di scuola. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha comunicato oggi ai dirigenti scolastici l’importo del Fondo di funzionamento per l’intero anno scolastico. Finora questo tipo di informazione non era mai arrivata prima del mese di novembre.
“Con la Buona Scuola abbiamo raddoppiato in modo stabile il Fondo per il funzionamento che passa dai 110 milioni degli ultimi anni a 233. Finalmente l’autonomia diventa possibile anche da un punto di vista finanziario: per la prima volta le scuole conoscono da settembre l’ammontare delle risorse per tutto l’anno scolastico – dichiara il Ministro Stefania Giannini -. Si tratta di una garanzia per famiglie e studenti che i cosiddetti contributi volontari possano definirsi davvero tali, senza trasformarsi in una tassa obbligatoria a carico dei genitori – continua – ed è un’ulteriore testimonianza che il governo sulla scuola e per la scuola fa sul serio”.
L’aumento medio di risorse assegnate per il funzionamento è di 10.000 euro per scuola, con punte che arrivano ai 90.000 euro in più per gli istituti superiori con un numero elevato di alunni e di laboratori. La tranche di fondi per il funzionamento che copre le spese fino a fine 2015 è già nelle casse delle scuole. Sempre oggi, il Miur ha comunicato anche il quadro di tutti i fondi che ogni istituto avrà a disposizione per il miglioramento dell’offerta formativa, le pulizie, il pagamento dei collaboratori per le attività di segreteria. Il Ministero, come previsto dalla legge Buona Scuola, sta anche lavorando alla semplificazione della contabilità per dare ai dirigenti sistemi di gestione più innovativi ed efficienti.

L. De Crescenzo, Stammi felice

“Statti felice”

di Luigi Manfrecola

  Non è il solito De Crescenzo, ma ne vale comunque la pena. L’arguzia divertita è quella sua solita, la battuta bruciante ed autoironica è presente come sempre, la saggezza bonaria ti incanta ancora col vigore della sintesi bozzettistica. L’umanità calorosa, saggia e lenta dello scrittore-poeta ti seduce ancora. E tuttavia avverti una certa fatica, una stanchezza ed una frettolosità addebitabile agli anni, ma che tuttavia il “mestiere” riesce a camuffare.

E’ un libricino godibile quello dato alle stampe recentemente dal mio conterraneo che, negli anni, ha saputo divenire l’immagine della Napoli più vera , testimone di una “cultura” non paludata e noiosa ma capace di una profondità e di una levità sorprendente, capace di attrarre i non addetti ai lavori anche quando si è accostata ai Maestri del pensiero. L’ha fatto con umiltà e modestia, senza pretese, ma con una efficacia comunicativa e divulgativa che nessuno mai aveva ottenuto. E’ evidente che questo non può bastare ai barbosi cultori della materia se non posseggono quella napoletanità dissacrante che sa avvicinarti al mondo ed alla grandezza di alcuni suoi figli con uno sguardo disincantato ed ironico. Quella stessa grandezza che fu di un Vico o di un Croce, maestri del Pensiero inarrivabili oppure di un De Filippo o di un Viviani quali sociologi e poeti insuperabili. Non a caso, alla grandezza di Eduardo ho infatti in animo di dedicare molti dei miei futuri spazi di riflessione.

Allora, purché non si immagini di trovarvi quello che non può né deve esserci, consiglio a tutti gli amici la lettura della rapidissima ed ultima fatica dell’Ingegnere che discute di “Felicità” immaginando un simposio con convitati degni di considerazione : da Socrate a Platone, passando per Nietzsche e per Schopenhauer. Chiaramente il nocciolo del messaggio dei filosofi è solo sfiorato per divenire pretesto di arguto commento , ma tanto può bastarci.

Due sono le ragioni principali da cui muove questo mio invito. La prima si lega all’esigenza di riscoprire quella speranza di felicità che questi tempi sventurati rischiano di minare. La seconda, molto più banale, si lega alla forza di una citazione che intendo già qui riportare per coloro che il libricino non vorranno comprarlo. A pagina 44 lo scrittore afferma :

“Volete sapere cos’è realmente una “bella catastrofe”?E’ un terremoto che non ammazza nessuno e fa riscoprire il senso delle cose. Volete sapere cosa è la NAPOLETANITA’? Secondo me è la capacità di riuscire a scoprire il senso delle cose senza aver bisogno di un terremoto.

L’UNIONE FA LA SCUOLA

L’UNIONE FA LA SCUOLA
OGGI A ROMA SI E’ TENUTA L’ASSEMBLEA NAZIONALE DELLE RSU

Nigi (Snals-Confsal):  La Buona Scuola tradisce una delle funzioni dello Stato e promuove la mediocrità

Roma, 11 settembre.   Davanti all’assemblea delle Rsu della scuola i segretari generali dei cinque sindacati rappresentativi hanno ribadito, insieme, la continuità della lotta contro la legge 107, la cosiddetta Buona scuola, annunciando una giornata di mobilitazione a livello regionale entro ottobre. Hanno, inoltre, chiesto di aprire subito la fase contrattuale dopo sei anni di blocco, mettendo le giuste risorse nella prossima Legge di stabilità.

In merito alla legge il segretario generale dello Snals-Confsal, Marco Paolo Nigi è stato durissimo: “C’è da parte del governo un disegno vergognoso che non solo tradisce lo spirito della Costituzione ma viene anche meno alle funzioni specifiche dello Stato italiano. Tre sono queste funzioni: difesa, giustizia e scuola. Si tratta di funzioni per i cittadini e non di servizi per gli utenti – i quali, si sa, hanno sempre ragione. E’ gravissimo, quindi, che tutti possano valutare l’insegnante e dicano se sappia o no fare il proprio lavoro e ancora più grave che questa valutazione sia agganciata alla monetizzazione. E’ una questione morale oltre che sostanziale. Forse il governo ha fatto un po’ di confusione tra merito e produttività e tra istruzione e formazione che sono cose molto diverse”.

Nigi ha aggiunto: “Noi vogliamo una scuola autorevole, vogliamo la serietà degli studi e il riconoscimento, anche salariale, della dignità del nostro lavoro, vogliamo promuovere l’eccellenza. Non ci arrenderemo mai alla scuola che vogliono propinarci perché è una scuola che promuove la mediocrità”.

LOTTA NON FINISCE, A OTTOBRE MANIFESTAZIONE UNITARIA

ASSEMBLEA RSU, DI MEGLIO: LOTTA NON FINISCE, A OTTOBRE MANIFESTAZIONE UNITARIA

“La legge sulla ‘cattiva scuola’ è passata, ma la nostra lotta non si ferma perché continueremo a batterci per il rinnovo del contratto, bloccato da 7 anni, e per cancellare con le azioni legali i punti peggiori della riforma. Perciò a ottobre scenderemo in piazza per una manifestazione unitaria”. Ad affermarlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, intervenendo all’assemblea nazionale delle Rsu, promossa con Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals, che si è svolta questa mattina al teatro Quirino di Roma.

In merito al contratto, Di Meglio ha avvertito senza mezzi termini: “Nessuno pensi di toglierci gli scatti di anzianità per recuperare risorse, altrimenti la trattativa non andrà in porto”.

Parlando della legge 107/2015, il coordinatore della Gilda si è dichiarato fiducioso del lavoro in cui sono impegnati gli uffici legali nazionali di tutti i sindacati: “Questa riforma presenta molti aspetti di incostituzionalità e sono certo che si troveranno i modi per smontarla”.

“Sui precari – ha poi attaccato Di Meglio – si è consumato il grande imbroglio di Renzi che lo scorso settembre aveva promesso di stabilizzare 200mila docenti e di risolvere la piaga del precariato. Adesso ci ritroviamo con meno della metà delle assunzioni profetizzate e la grande confusione e le ingiustizie create dalle diverse fasi in cui è articolato il piano di immissioni in ruolo. E si fa sempre più concreto il sospetto che il misterioso algoritmo adottato dal Miur abbia combinato gravi pasticci”.

Di Meglio ha concluso il suo intervento lanciando un appello a intellettuali, costituzionalisti e società civile affinché si apra un ampio dibattito sulla funzione della scuola e sul ruolo della docenza per cambiare i punti più critici della legge 107.

Quarta sentenza del Consiglio di Stato in favore dei diplomati magistrale

Quarta sentenza del Consiglio di Stato in favore dei diplomati magistrale: è poker di successi per l’ANIEF

Arriva la quarta Sentenza di pieno accoglimento da parte del Consiglio di Stato dopo l’udienza celebrata il 5 maggio scorso che inserisce in GaE i docenti in possesso di diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002; l’ANIEF fa poker e diffida il MIUR all’immediata esecuzione. Gli Avvocati Tiziana Sponga, Sergio Galleano e Vincenzo De Michele danno una nuova lezione al Ministero dell’Istruzione ottenendo il pieno riconoscimento del diritto dei ricorrenti ANIEF all’accesso alle graduatorie a esaurimento valide per il triennio 2014/2017; sta al Ministero, ora, ottemperare immediatamente a tutti i pronunciamenti favorevoli ottenuti dai legali ANIEF e riconoscere il pieno diritto dei nostri iscritti a partecipare alle fasi di conferimento degli incarichi a tempo indeterminato e determinato secondo il loro posizionamento in terza fascia delle GaE. Gli ATP di tutta Italia sono avvertiti: o immediato inserimento e partecipazione a tutte le fasi di avvio dell’anno scolastico o sarà di nuovo guerra in tutte le sedi opportune con pesanti richieste di condanna al risarcimento del danno per inadempienza.

Arriva la sentenza del Consiglio di Stato n. 4232/2015 relativa al ricorso RG n. 2708/2015 patrocinato dall’ANIEF e volto al pieno riconoscimento dei diritti dei diplomati magistrale ed è nuovamente vittoria piena sul MIUR. Ancora una volta il CdS ribadisce senza ombra di dubbio che “Il fatto che tale idoneità del titolo posseduto sia stata riconosciuta soltanto nel 2014, a seguito della pronuncia del Consiglio di Stato, non può impedire che tale riconoscimento abbia effetti ai fini dell’inserimento nelle citate graduatorie riservate ai docenti abilitati in quanto tali, trattandosi di un pronunciamento interpretativo […] e annulla “il decreto ministeriale n. 235/2014 nella parte in cui non ha consentito agli originari ricorrenti, docenti in possesso del titolo abilitante di diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002, l’iscrizione nelle graduatorie permanenti, ora ad esaurimento”. Già avviate dall’ANIEF le azioni sindacali e legali per ottenere il pieno rispetto di tutte le decisioni del Consiglio di Stato e gli ATP stanno provvedendo ad eseguire gli ordini dei Giudici; “Ma per le Amministrazioni inadempienti, come nel caso delle ordinanze, sarà guerra aperta: ritardi e omissioni non saranno più tollerati – dichiara Marcello Pacifico presidente ANIEF – che il Ministero dell’Istruzione o le sue diramazioni periferiche non diano seguito agli ordini della magistratura è veramente inaccettabile e non lo permetteremo”.

Il Ministero dell’Istruzione, più volte soccombente contro i legali ANIEF, dovrà, infatti, provvedere alla piena esecuzione delle sentenze e delle ordinanze ottenute dal nostro sindacato e riconoscere ai nostri iscritti il diritto all’inserimento nelle graduatorie d’interesse e la partecipazione a tutte le operazioni di individuazione quali destinatari di contratti di lavoro a tempo determinato e indeterminato eventualmente effettuando nuovamente le convocazioni già ultimate e inficiate dall’assenza dei ricorrenti aventi diritto. In alcune province registriamo già la pubblicazione dell’integrazione delle Graduatorie con i nominativi dei nostri iscritti che in alcuni casi hanno anche stipulato il giusto contratto di lavoro a tempo indeterminato, ma molti sono gli ATP ancora inadempienti. L’ATP di Roma, ad esempio, spicca per il grave ritardo nell’eseguire gli ordini del Giudice, nonostante ci siano docenti destinatari delle sentenze ottenute a luglio dall’ANIEF che avrebbero avuto diritto a partecipare anche alla fase 0 delle immissioni in ruolo. “Non faremo sconti – continua il Presidente Pacifico – le amministrazioni inadempienti si assumeranno la piena responsabilità dei danni cagionati ai nostri iscritti”. Già avviate le azioni di recupero delle immissioni in ruolo da fase 0 e A: “Noi siamo pronti – conclude Pacifico – che il MIUR accetti la sconfitta ed esegua gli ordini della Magistratura, altrimenti apriremo una nuova stagione di aspra lotta in tribunale e chiederemo il commissariamento del Ministro dell’Istruzione”.

La scuola è degli studenti, non fatene un Vietnam

da Il Sole 24 Ore

La scuola è degli studenti, non fatene un Vietnam

di Fabrizio Forquet

C’è una grande occasione che gli insegnanti italiani hanno davanti: dimostrare che per loro il fine della scuola è uno solo, il valore che essa crea per gli studenti. Dopo le polemiche estive sulla riforma voluta dal governo Renzi, infatti, c’è il rischio concreto che in molti, sul fronte più sindacalizzato dei docenti, siano tentati dal trasformare l’anno scolastico che sta iniziando in un vero e proprio Vietnam, tra scioperi e occupazioni degli istituti. Nella misura in cui questo rischio sarà sventato, mantenendo il confronto sugli sviluppi della riforma in una normale e produttiva dialettica, gli insegnanti potranno dimostrare di avere a cuore il futuro dei ragazzi prima ancora che le proprie rivendicazioni sindacali.

Non si parte bene. Non si parte bene perché, malgrado le assunzioni fatte, si sta ripetendo il ricorso a una dose massiccia di supplenti (in misura analoga all’anno scorso); perché, aspettando i “super-presidi”, si fa fatica a trovare dei “presidi”, tanto che circa mille istituti non ne hanno ancora uno; perché la polemica – surreale – sulle “deportazioni” rischia di essere solo un assaggio dello scontro ideologico che si prospetta, con il rischio di arrecare danni gravi all’attività didattica.

La riforma è ormai legge. Dovrebbe essere interesse di tutti fare in modo che possa funzionare al meglio, nella convinzione – certamente condivisa dalla maggioranza degli insegnanti – che la scuola è un servizio pubblico, con al centro gli utenti, cioè gli studenti e le loro famiglie. Trasformarla in un teatro di conflitto permanente rivelerebbe solo miopia e spirito corporativo.

È certamente miope, per esempio, il boicotaggio più o meno esplicito che una parte dei docenti ha iniziato a condurre durante i primi collegi di docenti che sono chiamati a nominare i membri dei comitati di valutazione. Se è vero, come è vero, che la scuola italiana è ricchissima di merito e di qualità, non si capisce perché qualcuno debba avere paura della valutazione, uno strumento diffuso in tutto il mondo, ad ogni ordine e grado, per migliorare il livello complessivo dell’istruzione.

Che segnale si dà in questo modo agli studenti, a coloro cioè che vengono valutati ogni giorno proprio da quegli stessi docenti? Che segnale si dà, a tutti, agli studenti e alle loro famiglie, fissando assemblee sindacali proprio lunedì o martedì prossimo, quando la grande maggioranza delle scuole italiane aprirà i propri cancelli?

La scuola italiana non è questo e non deve essere questo. La scuola italiana sono anche i tanti istituti aperti al territorio nel pomeriggio, sono le équipe di docenti che svolgono un lavoro straordinario nel far discutere, ragionare e argomentare i ragazzi secondo il metodo del “debate”, sono i progetti di alternanza scuola-lavoro dove gli studenti vengono seguiti a stretto contatto con le filiere di impresa locali.

Questa è la scuola che mette al centro gli studenti. Ed è lungo questo tragitto che la riforma, per quanto incompleta e insufficiente come disegno complessivo, può sviluppare i suoi effetti. Partendo proprio da quella alternanza scuola-lavoro che è forse l’innovazione più significativa su cui poter scommettere. Questo deve essere l’anno della messa a regime di un sistema di scambio e di interazione, in ogni territorio, tra le scuole italiane e i silos più complessivi di conoscenze e di esperienze produttive di cui l’Italia è ricca.

Non va perso tempo. La riforma prevede, infatti, che per rendere operativo il nuovo sistema di alternanza si debbano prima mettere a punto la carta dei diritti e dei doveri degli studenti e il registro delle imprese e degli enti interessati (per non parlare delle linee guida necessarie). Anche in questo ambito, quindi, se non ci sarà la piena collaborazione di tutti, il rischio sarà quello di sprecare un anno.

La politica e le rivendicazioni sindacali si sono fatte sentire forte e chiaro in questi mesi. Anche troppo. Ora è tempo di lasciar parlare la scuola. Quella vera. Quella che è fatta per dare un futuro ai nostri ragazzi. Lasciamo lavorare chi dimostra da anni, malgrado le mille difficoltà e le ristrettezze economiche non degne di un Paese avanzato, la capacità di fare buona istruzione, non senza sacrifici personali e familiari. Torniamo alla scuola reale. Torniamo agli studenti.

La corsa dei professori alle cattedre. Finora solo sedici “no” all’assunzione

da La Stampa

La corsa dei professori alle cattedre. Finora solo sedici “no” all’assunzione

Quasi tutti i precari che si sono espressi hanno accettato. Si aspettano altre 900 risposte
ilario lombardo, carlo gravina

A mezzanotte in punto. Non un minuto di più. La zucca della precarietà si trasformerà in una carrozza diretta verso una cattedra, in qualunque posto dell’Italia essa sia. Per chi vorrà, si intende: chi, cioè, ha detto sì alla chiamata di una settimana fa, una mail contenente la destinazione assegnata su base nazionale dal misterioso algoritmo utilizzato dal ministero dell’Istruzione. Il termine per decidere scade questa sera. E secondo i numeri forniti dal Miur, stando a ieri, su 8.776 proposte per le immissioni in ruolo, hanno accettato 7.866 precari. Il 93,4 per cento dell’intera platea. A rifiutare sono stati solo in 16. Gli altri 898 che mancano avranno tutto oggi per decidere. Se dire sì e partire, verso mete che sono anche a centinaia di chilometri di distanza, lontano dalla famiglia e gli affetti. Oppure dire no, e lasciare fuori dalla porta ogni speranza di un posto fisso. Saranno depennati dalle graduatorie e avranno davanti a sé un’unica strada: il concorsone del 2016. Secondo le cifre del ministro Stefania Giannini, a dover spostarsi sarebbero in circa 7 mila sui quasi 9 mila coinvolti. E, a parte qualche rara eccezione, la rotta da seguire sarà da Sud verso Nord.

 

LE SUPPLENZE

C’è chi però è stato più fortunato e ha agganciato una supplenza annuale a due passi da casa. Le nomine si sono chiuse l’8 settembre, proprio per dare agli insegnanti altri tre giorni per riflettere. La riforma prevede, solo per quest’anno, di rinviare il trasferimento al giugno 2016: chi ha ricevuto una cattedra lontano da casa ma è rientrato nelle supplenze, nella propria città o lì vicino, avrà un anno di tempo per decidere definitivamente se fare i bagagli oppure no. Come Carmela Cocco, 50 anni, di Cetraro (Cosenza), che aveva dolorosamente scelto di non andare a Ferrara: «Ora però che ho ottenuto la supplenza ho cambiato idea– spiega –. Ho detto sì all’assegnazione. Tanto avrò un anno di tempo per decidere se partire o no». Carmela confessa anche di nutrire un’ulteriore, ultima speranza nel piano di mobilità straordinaria annunciato da Matteo Renzi per il 2016-2017. Prima che inizi l’anno scolastico verrà chiesto ai prof se vogliono restare nel luogo dove insegnano o essere trasferiti, magari nella propria regione dove nel frattempo potrebbe essersi liberato un buco.

 

LA FASE C

Cresce l’attesa per l’ultimo step che si concluderà a novembre e che fornisce un’ulteriore motivo di preoccupazione. Tutto è nato attorno al messaggio che ha ricevuto chi non è rientrato nel primo giro di assunzioni. «La domanda è stata elaborata» ha comunicato il Miur. E’ l’ultima parte della mail, però, ad aver creato agitazione: «La sua proposta potrà essere presa in considerazione nella fase C, nel limite dei posti disponibili». Che significa «nei limite dei posti disponibili»? Per i sindacati è chiaro: «Non tutti i 71.643 docenti che hanno fatto domanda saranno assunti – dice Gianluigi Dotti della Gilda – Come già è avvenuto nelle altre fasi». Il ministero dell’Istruzione, invece, tende ad «escludere questa possibilità». La Fase C, l’ultima, del piano di assunzioni assegnerà poco più di 55 mila cattedre e i candidati sono circa 49 mila. Quella frase, spiegano, è «una precauzione» utilizzata in attesa delle scelte che faranno le scuole. Saranno infatti i singoli istituti a decidere quali materie “potenziare”. Per cui, anche se la scelta ricadrà tra insegnamenti previsti dalla Buona scuola, il rischio che qualche docente resti escluso è alto.

1 milione di euro dal Miur per l’integrazione degli alunni stranieri

da La Stampa

1 milione di euro dal Miur per l’integrazione degli alunni stranieri

Il ministro Giannini: “La lingua è passaporto per l’integrazione”

Un milione di euro per migliorare l’integrazione e l’accoglienza degli alunni con cittadinanza non italiana. Le scuole hanno tempo fino al prossimo 15 ottobre per aderire ai due bandi del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che mettono a disposizione 500.000 euro per il potenziamento dell’italiano come lingua seconda, con particolare attenzione agli studenti di recente immigrazione, e, per la prima volta, altri 500.000 euro per progetti di accoglienza e di sostegno linguistico e psicologico dedicati a minori stranieri non accompagnati.

 

Alle scuole, spiega il Miur, è stata poi inviata una circolare con raccomandazioni e proposte operative elaborate dall’Osservatorio per l’integrazione del Miur per l’attuazione dei contenuti della “Buona Scuola” in tema di integrazione.

 

500.000 euro sono destinati per la prima volta all’accoglienza di minori stranieri non accompagnati. «Si tratta di un fenomeno nuovo e in crescita soprattutto negli ultimi due anni – ricorda Giannini -. Nella maggior parte dei casi questi minori hanno fra i 14 e i 17 anni e sono in prevalenza ragazzi. Molti provengono da contesti sociali drammatici e da esperienze traumatiche che la cronaca ci riporta tutti i giorni».

 

Il bando prevede la realizzazione di azioni sia sul piano linguistico che psicologico, in collaborazione con le strutture di accoglienza. La distribuzione dei fondi terrà conto delle realtà dove il numero di minori stranieri non accompagnati è maggiore. I bandi sono pubblicati sui siti degli Uffici scolastici regionali.

 

A questi si aggiunge il documento “Diversi da chi?” inviato agli istituti scolastici. Un vademecum con dieci raccomandazioni e proposte operative desunte dalle migliori pratiche scolastiche esistenti per una più efficace e corretta organizzazione dell’accoglienza e dell’integrazione degli alunni con cittadinanza non italiana. Il vademecum consente di tradurre in azioni pratiche i contenuti della legge Buona Scuola in tema di integrazione.

Assunzioni fase B, manca ancora un giorno ma oltre il 90% ha già detto sì

da La Tecnica della Scuola

Assunzioni fase B, manca ancora un giorno ma oltre il 90% ha già detto sì

A poco più di 24 ore dal termine per accettare la proposta d’immissione in ruolo nella fase B del piano di riforma, il Miur fa sapere che hanno detto sì ben 8.200 precari su 8.776, pari al 93,4%.

A rinunciare, invece, sono stati appena in 16. Circa in 500 decideranno, quindi, sul filo di lana, visto che il sì o il no dovrà pervenire entro le 23 e 59 di venerdì 11 settembre.

I dati sono aggiornati alle ore 19.20 di giovedì 10 settembre. E appaiono confortanti, almeno per il ministero dell’Istruzione: alla fine, magari con il nodo in gola, ma la maggior parte dei docenti precari non ha saputo dire no all’assunzione logisticamente difficile.

Se però si considerano anche i posti andati persi, visto che inizialmente le immissioni in ruolo delle fase B erano oltre 16mila, le percentuali di immissioni i ruolo cambiano radicalmente in peggio. E se si sommano pure le diverse migliaia di precari che hanno preferito non presentare la domanda on line di candidatura al ruolo, allora il discorso cambia ancora di più.

In ogni caso, subito dopo questa tornata di assunzioni – che produrrà in larga parte dei neo-assunti che si dovranno spostare di regione –, l’attenzione sarà tutta per gli oltre 55 mila posti messi a disposizione per la fase C, legata alle necessità di ogni singola istituzione scolastica.

Si tratterà, tra l’altro, di un numero davvero corposo (sempre se tutte le assunzioni richieste dalle scuole andranno in porto): quando terminerà la fase B, se si sommano anche le due precedenti, si arriverà ad appena 38mila immissioni in ruolo. Il piano straordinario, insomma, passerà per le scelte che presto formuleranno i collegi dei docenti.

Europarlamento, nei programmi scolastici c’è bisogno di spirito d’impresa

da La Tecnica della Scuola

Europarlamento, nei programmi scolastici c’è bisogno di spirito d’impresa

Il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza una relazione di iniziativa che propone di includere l’educazione imprenditoriale nei curricula scolastici a tutti i livelli di istruzione.

L’iniziativa punta a promuovere lo spirito imprenditoriale dei giovani puntando sull’istruzione e la formazione. L’europarlamento chiede quindi alla Commissione europea di stabilire standard formativi per l’educazione all’imprenditorialità e di stanziare a tal fine strumenti finanziari concreti nell’ambito del programma Erasmus+.

Tra gli obiettivi strategici individuati, troviamo l’apprendimento permanente e la mobilità, la qualità e l’efficacia dell’istruzione e della formazione, l’equità, la coesione sociale e la cittadinanza attiva, e la valorizzazione della creatività e dell’innovazione.

Secondo Michaela Šojdrová, l’eurodeputata popolare e ceca responsabile del rapporto, “bisogna insegnare già a scuola come aprire un’attività e diventare imprenditori di se stessi per contrastare l’alta disoccupazione che in alcune regioni d’Europa supera il 50 per cento”.

“Materie come economia, finanza e funzionamento dei mercati – ha concluso l’eurodeputata – devono far parte dei programmi scolastici ed essere accompagnate da un’attività di sostegno e guida professionale”.

Elezioni degli organi collegiali: valgono le solite regole

da La Tecnica della Scuola

Elezioni degli organi collegiali: valgono le solite regole

L.L.

Il Miur ha dettato le istruzioni operative per l’a.s. 2015/2016 con la circolare 18 prot. 8032 del 7 settembre 2015

confermando, in sostanza, le istruzioni già impartite nei precedenti anni.

Restano, pertanto, ferme le procedure previste dall’ordinanza ministeriale n. 215 del 15 luglio 1991, modificata ed integrata dalle successive OO.MM.

Entro il 31 ottobre 2015 dovranno concludersi le operazioni di voto per gli organi di durata annuale e quelle per il rinnovo annuale delle rappresentanze studentesche nei consigli di istituto delle istituzioni scolastiche di istruzione secondaria di II grado non giunti a scadenza, con la procedura semplificata di cui agli articoli 21 e 22 dell’ordinanza citata.

Le elezioni per il rinnovo dei consigli di circolo/istituto scaduti per decorso triennio o per qualunque altra causa, nonché le eventuali elezioni suppletive nei casi previsti, si svolgeranno secondo la procedura ordinaria di cui al titolo III dell’ordinanza medesima. La data della votazione sarà fissata dal Direttore generale di ciascun ufficio Scolastico Regionale, per il territorio di rispettiva competenza, in un giorno festivo dalle ore 8,00 alle ore 12.00 ed in quello successivo dalle ore 8,00 alle ore 13,30, non oltre il termine di domenica 22 e lunedì 23 novembre 2015.

Nelle istituzioni scolastiche che comprendono al loro interno sia scuole dell’infanzia, primarie e/o secondarie di primo grado, sia scuole secondarie di secondo grado, invece, continuerà ad operare il commissario straordinario, non essendo ancora intervenuta una soluzione normativa circa la composizione del consiglio di istituto delle scuole in questione.

Assemblea nazionale Rsu della Scuola a Roma l’11 settembre

da La Tecnica della Scuola

Assemblea nazionale Rsu della Scuola a Roma l’11 settembre

Riunione presso il Teatro Quirino di Roma, domani, venerdì 11 settembre. Presenti i leader dei sindacati di categoria.

Prosegue l’impegno per scongiurare gli effetti più dannosi che potrebbero derivare dall’applicazione di una legge di cui si fanno ogni giorno più evidenti gli errori, le carenze e le criticità: per questo chiediamo da subito l’apertura di un confronto sui provvedimenti attuativi, ferma restando la nostra rivendicazione di indispensabili interventi di modifica in sede legislativa.

Va dato avvio al negoziato per rinnovare il contratto nazionale di lavoro scaduto da oltre sei anni. La contrattazione è fattore importante di buon governo e di sostegno a una vera innovazione, la sua valorizzazione è in questa fase obiettivo centrale dell’azione sindacale. Una centralità che proprio la presenza e il protagonismo dei componenti delle RSU pone in grande evidenza. Dal rinnovo del contratto il personale della scuola attende il giusto riconoscimento, anche sul piano salariale, del valore del suo lavoro.

 

Venerdì 11 settembre

Teatro Quirino – Roma

Assemblea nazionale dei componenti RSU di tutta Italia

Intervengono
Domenico Pantaleo, FLC CGIL
Francesco Scrima, CISL SCUOLA
Pino Turi, UIL SCUOLA
Marco Paolo Nigi, SNALS CONFSAL
Rino Di Meglio, GILDA UNAMS

Cobas, contro la norma che proibisce alle scuole di chiamare i supplenti

da La Tecnica della Scuola

Cobas, contro la norma che proibisce alle scuole di chiamare i supplenti

Il combinato tra l’art. 1 comma 333 della Legge di Stabilità e la legge 107 impone alle scuole pubbliche da quest’anno scolastico di non chiamare supplenti in nessun caso per il primo giorno di assenza dei docenti e per i primi sette giorni di assenza del personale Ata.

L’applicazione di questa norma significherebbe precipitare le scuole nel caos in occasione di ogni assenza del personale.

L’assenza degli insegnanti significa la spartizione degli alunni nelle altre classi, con problemi di sicurezza e interruzione della didattica programmata.

L’assenza dei collaboratori scolastici si traduce in una diminuzione della sorveglianza e della pulizia e igiene delle aule e degli spazi comuni, come mense e bagni.

L’assenza del personale di segreteria significa interrompere pratiche amministrative e accumulare ritardi burocratici.

L’applicazione della normativa non viene sospesa neppure nei casi di lavoratori titolari della L.104, che hanno esigenza di usufruire dei loro permessi in gran parte per singole giornate.

La normativa ha effetti negativi che emergono in misura inversamente proporzionale all’età degli studenti, con effetti particolarmente rovinosi nelle scuole primarie e dell’infanzia.

Chiediamo quindi che i docenti e il personale Ata non diano disponibilità di ore aggiuntive né tanto meno di utilizzare eventuali contemporaneità residue per sostituire i colleghi, perché occulterebbero in questo modo la palese contraddizione normativa.

Invitiamo i genitori a pretendere dai dirigenti spiegazioni in merito a questa normativa e alla tutela dei diritti all’istruzione e alla conferma dell’offerta formativa che spetta di diritto ai loro figli e figlie.

Chiediamo ai dirigenti che, in nome della dicitura “ferma restando la tutela dell’offerta formativa” presente nell’articolo della legge di stabilità, chiamino ugualmente i supplenti fin dal primo giorno di assenza in ogni situazione in cui le disponibilità interne ad assicurare tale tutela non siano presenti.

Chiediamo infine che il ministero annulli al più presto la suddetta normativa e ripristini la possibilità di coprire le assenze anche il primo giorno per i docenti e la prima settimana per il personale Ata.

11 settembre a Roma l’assemblea nazionale RSU

da tuttoscuola.com

11 settembre a Roma l’assemblea nazionale RSU
I lavori iniziano alle ore 11 presso il teatro Quirino

I cinque sindacati ‘rappresentativi’ hanno sottoscritto un appello unitario a partecipare alla assemblea nazionale delle RSU con la seguente motivazione:

La scuola si governa e si riforma attraverso la partecipazione e la condivisione, ampliando gli spazi di collegialità, di confronto e di contrattazione. Prosegue l’impegno per scongiurare gli effetti più dannosi che potrebbero derivare dall’applicazione di una legge di cui si fanno ogni giorno più evidenti gli errori, le carenze e le criticità: per questo chiediamo da subito l’apertura di un confronto sui provvedimenti attuativi, ferma restando la nostra rivendicazione di indispensabili interventi di modifica in sede legislativa. Va dato avvio al negoziato per rinnovare il contratto nazionale di lavoro scaduto da oltre sei anni. La contrattazione è fattore importante di buon governo e di sostegno a una vera innovazione, la sua valorizzazione è in questa fase obiettivo centrale dell’azione sindacale. Una centralità che proprio la presenza e il protagonismo dei componenti delle RSU pone in grande evidenza. Dal rinnovo del contratto il personale della scuola attende il giusto riconoscimento, anche sul piano salariale, del valore del suo lavoro“.

Intervengono i segretari generali dei cinque sindacati

Domenico Pantaleo, FLC CGIL
Francesco Scrima, CISL SCUOLA
Pino Turi, UIL SCUOLA
Marco Paolo Nigi, SNALS CONFSAL
Rino Di Meglio, GILDA UNAMS

La scuola e la riforma viste dalle famiglie

da tuttoscuola.com

La scuola e la riforma viste dalle famiglie
Esito del sondaggio promosso dal Corriere con 2.0Doxa e Forum della meritocrazia

Il Corriere della sera pubblica oggi gli esiti di un sondaggio sulla scuola, presentato lunedì scorso al liceo Giannone di Caserta da Roger Abravanel che ne ha curato la stesura. Cosa pensano i genitori e gli studenti della scuola di oggi e della cosiddetta riforma della Buona Scuola? Complessivamente esprimono un giudizio cautamente positivo esteso anche alla legge 107/15 (che avrebbero voluto anche più coraggiosa). Scuola promossa con una media di sufficienza, differenziandosi dal giudizio dei docenti e dei sindacati, come era già successo un anno fa nella consultazione sulla Buona Scuola. In particolare il 61% giudica positivamente i test Invalsi. Chiedono novità più coraggiose e un maggior numero di ore a scuola. Come avvenuto nel corso della consultazione dell’autunno scorso, i genitori sono favorevoli alla valutazione degli insegnanti. Giudizio negativo (di studenti e di genitori) sulla qualità dell’insegnamento: 3 studenti su 4 ritiengono che proprio la qualita’ dell’insegnamento degli insegnanti sia il principale problema della scuola italiana. Due italiani su tre ritiene che la scuola non sia capace di formare le competenze che servono nella vita è nel lavoro.