Gli indirizzi del dirigente alla redazione del Pof triennale

Guardare al futuro
Gli indirizzi del dirigente alla redazione del Pof triennale

di Stefano Stefanel

Uno dei punti meno commentati della legge 107 del 13 luglio 2015 è quello relativo alla redazione del Pof triennale da realizzarsi entro il 31 ottobre prossimo. Probabilmente ci sarà chi è già pronto a chiedere rinvii o a organizzare azioni di boicottaggio su cui c’è molto poco da dire o da fare. Interessante sarebbe invece vedere come la categoria dirigenziale interpreterà il nuovo ruolo relativo al Pof e sarà interessante vedere se realmente un’idea innovativa di scuola potrà partire dai dirigenti scolastici, visto e assodato che dai docenti e dai sindacati sono venuti forti richiami alla conservazione assoluta con possibili elementi di restaurazione ante-autonomia.

La legge 107/2015 ribalta la questione del Pof: col DPR 275/99 era il Consiglio d’Istituto che dava gli indirizzi al Collegio docenti e che poi adottava il Pof. In questa sequenza il dirigente scolastico era attivo, presente, a volte con forti interventi redazionali di supporto, ma ufficialmente compariva solo come presidente del Collegio docenti e componente del Consiglio d’Istituto. La nuova legge introduce il comma 4 al modificato art. 3 del DPR 275/99 attraverso l’art. 14: purtroppo questo è il solito pessimo modo “all’italiana” di fare le cose della burocrazia ministeriale, che inserisce richiami e rimandi ad altre leggi in modo che la comprensione dell’insieme sia difficile. Comunque il nuovo art. 3 del DPR 275/99 recita così: Il piano e’ elaborato dal collegio dei docenti sulla base degli indirizzi per le attività della scuola e delle scelte di gestione e di amministrazione definiti dal dirigente scolastico. Il piano è approvato dal consiglio d’istituto.”.

Quindi il Consiglio d’Istituto “approva” il Pof mentre prima lo “adottava” e il Collegio docenti nella sua elaborazione dovrà lavorare “sulla base degli indirizzi per le attività della scuola” del dirigente scolastico. Quindi con la legge 107/2015 viene ribaltata la gerarchia delle fonti e il Consiglio d’Istituto viene chiamato ad approvare il rapporto tra indirizzi (del dirigente scolastico) e la loro elaborazione nel Pof (del Collegio docenti). Il lavoro d’insieme, la collaborazione, la visione comune, l’idea di scuola condivisa stanno alla base di questa nuova collaborazione elaborativa, che va ad incidere anche sull’organico potenziato, ma anche sulla costituzione stessa del sistema scolastico.

Penso che sarà il comportamento dei dirigenti scolastici a decidere se questo dettato normativo potrà incidere sull’innovazione, il progresso, il progetto di una scuola o sarà solo un passaggio formale che trasforma gli indirizzi del Consiglio d’Istituto in indirizzi del dirigente scolastico. La stagnazione dell’innovazione italiana a scuola (didattica, organizzazione, valutazione, progettazione) spesso si vede nella ripetizione di attività, progetti, orari, idee. Si vede in Pof stanchi, con richiami anche temporali sbagliati, lunghi, obsoleti, verbosi, poco comprensibili e trasformati poi in ridicoli “poffini”. Questa potrebbe essere una bella occasione di cambiamento e di miglioramento. Ovviamente se si cerca un organico potenziato per coprire le supplenze non sarà possibile dare il via ad un vero processo di trasformazione. Ma potrebbe essere utile cercare di capire dagli indirizzi del dirigente scolastico per il Pof come sta evolvendo la scuola italiana.

Come ormai succede da vari anni sono dirigente scolastico di un Liceo scientifico (1.400 alunni, 100 docenti, una sede) e reggente di un Istituto comprensivo (700 alunni, 7 sedi).

Questi i miei indirizzi.

 

INDIRIZZI PER IL PIANO TRIENNALE DELL’OFFERTA FORMATIVA

LICEO SCIENTIFICO

(Articolo 14 della legge n° 107 del 13 luglio 2015 che modifica l’art. 3 del DPR n° 275 dell’8 marzo 1999 e introduce il comma 4).

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1.     Mantenimento della seconda lingua comunitaria tra le opzioni e trasformazione delle stesse in insegnamenti opzionali (ai sensi dell’art. 28   della legge n° 107/2015)

2.     Integrazione nell’ambito di un curricolo pluringuistico delle attività della scuola con ricadute sia formali (italiano, latino, inglese), sia non formali e informali (seconda lingua comunitaria, friulano, altre lingue anche solo introdotte a livello culturale, lingua madre)

3.     Inserimento di tutte le attività della scuola nell’ambito di due diversi settori in cui gli apprendimenti formali-non formali e informali vengano tutti equamente e regolarmente valutati con attribuzione di voti o crediti disciplinari agli studenti:

a.     Attività che hanno diretta incidenza sulle discipline curricolari ordinarie, che avranno la prevalenza anche nelle fonti di finanziamento e devono prevedere sempre valutazioni (voti o crediti disciplinari)

b.     Attività di carattere formativo che non possono avere un riconoscimento nell’ambito dei curricoli ordinari del liceo e che avranno canali secondari di finanziamento

4.     Personalizzazione delle attività della scuola riferite alle azioni di recupero degli studenti in difficoltà e di potenziamento degli studenti in posizione di eccellenza, ai sensi dell’articolo 29 della legge 107/2015. Applicazione dei principi di trasparenza e tempestività previsti dal DPR 122/2009 nella valutazione riferita al percorso personalizzato dell’alunno, nell’ambito di una finalità liceale unica (apprendimento dello studente) in cui le procedure valutative costituiscano mero sostegno all’apprendimento e non elemento a se stante

5.     Redazione e realizzazione di attività inserite all’interno di curricoli verticali in raccordo con le scuole secondarie di primo grado del territorio e con le università, che escano dalla logica del programma solo nominalmente modificato. Gestione diretta di materiali curricolari o editoriali prodotti nell’ambito del Liceo con un’attinenza diretta con la didattica

6.     Sviluppo delle attività attinenti al potenziamento dell’organico con le seguenti priorità, attivate dopo una precisa valutazione dei curricula presenti negli ambiti di scelta:

a.     Area linguistica: docenti di inglese/tedesco ed eventualmente inglese/francese

b.     Area scientifica (matematica e fisica ed eventualmente scienze)

c.     Area artistica e umanistica (lettere ed eventualmente storia/filosofia, disegno e storia dell’arte)

7.     Sviluppo di attività didattiche e formative connesse con l’utilizzo sistematico delle tecnologie sia a livello individuale sia a livello laboratoriale, con potenziamento della strumentazione di proprietà del Liceo nell’ambito di Piani di sviluppo e l’utilizzo sistematico di quanto di proprietà degli studenti (Art. 56 della legge 107/2009).

8.     Inserimento delle attività della scuola dentro due periodi scrutinati disomogenei (inizio dell’attività didattica-fine ottobre, inizio di novembre fine della scuola) con una processuale diversificazione valutativa delle attività valutate dopo il 30 aprile e con uno sviluppo sistematico – soprattutto nel secondo periodo dell’ultimo anno – di quanto previsto dall’art. 30 della legge n° 107/2015.

9.     Integrazione delle attività di alternanza scuola-lavoro e di orientamento nell’ambito del curricolo verticale e delle attività didattiche ordinarie (Articoli 33 e 35 della legge 107/2015). Avvio e processualizzazione ordinaria di prove scritte su più discipline con valutazioni distinte per ognuna delle discipline coinvolte (non più quesiti di materie diverse, ma un’unica prova che abbia una valutazione linguistica – italiano o inglese – e una valutazione contenutistica – altra disciplina)

10.  Potenziamento, sviluppo o introduzione delle competenze nei settori tecnico e amministrativo ai fini della dematerializzazione, sburocratizzazione, semplificazione di tutta l’attività del Liceo in supporto all’azione didattica

 

INDIRIZZI PER IL PIANO TRIENNALE DELL’OFFERTA FORMATIVA

ISTITUTO COMPRENSIVO

(Articolo 14 della legge n° 107 del 13 luglio 2015 che modifica l’art. 3 del DPR n° 275 dell’8 marzo 1999 e introduce il comma 4).

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1.     Potenziamento delle attività di inclusione individuando con chiarezza le aree dei Bes e i conseguenti interventi di personalizzazione dei percorsi formativi nell’ambito di una inclusività degli alunni che coinvolga tutto l’istituto in un unico indirizzo educativo.

2.     Inserimento di tutte le attività della scuola nell’ambito di due diversi settori in cui gli apprendimenti formali-non formali e informali vengano tutti equamente e regolarmente valutati con attribuzione di voti o crediti disciplinari degli studenti:

a.     Attività che hanno diretta incidenza sulle discipline curricolari ordinarie, che avranno la prevalenza anche nelle fonti di finanziamento e che devono prevedere sempre valutazioni (voti o crediti disciplinari)

b.     Attività di carattere formativo che non possono avere un riconoscimento nell’ambito dei curricoli ordinari e che avranno canali secondari di finanziamento

3.     Personalizzazione delle attività della scuola riferite alle azione di recupero degli studenti in difficoltà e di potenziamento degli studenti in posizione di eccellenza, ai sensi dell’articolo 29 della legge 107/2015. Applicazione dei principi di trasparenza e tempestività previsti dal DPR 122/2009 nella valutazione riferita al percorso personalizzato dell’alunno, nell’ambito di una finalità unica della scuola dell’obbligo (apprendimento dello studente) in cui le procedure valutative costituiscano mero sostegno all’apprendimento e non elemento a se stante.

4.     Redazione e realizzazione di attività inserite all’interno di curricoli verticali in raccordo con le scuole secondarie di secondo grado del territorio e che escano dalla logica del programma solo nominalmente modificato.

5.     Gestione diretta di materiali curricolari o editoriali prodotti nell’ambito dell’Istituto comprensivo con un’attinenza diretta con la didattica.

6.     Sviluppo di una verticalità per aree e azioni didattiche di assoluta continuità all’interno dell’Istituto comprensivo. Attuazione processuale di orari didattici e di attività che flessibilizzino l’orario dei docenti sulle esigenze degli studenti e dell’apprendimento con avvio di percorsi modulari, per gruppi di livello, a classi aperte, per gruppi elettivi nell’ambito di una personalizzazione del percorso didattico e formativo unitario e verticale.

7.     Ampliamento delle attività attinenti all’organico potenziato con le seguenti priorità, nell’ambito comunque di una precisa valutazione preliminare dei curricula dei docenti presenti negli ambiti di scelta dell’organico dell’autonomia

a.     Docenti di scuola primaria

b.     Docenti di scuola secondaria di lingua comunitaria per un insegnamento in due ordini (inglese/tedesco, inglese/spagnolo)

c.     Docenti di sostegno per entrambi gli ordini di scuola

d.     Docenti di scuola secondaria (lettere e matematica) per attività di recupero e compresenza.

8.     Sviluppo di attività didattiche e formative connesse con l’utilizzo sistematico delle tecnologie sia a livello individuale sia a livello laboratoriale, con potenziamento della strumentazione di proprietà dell’Istituto nell’ambito di Piani di sviluppo e l’utilizzo sistematico di quanto di proprietà degli studenti.

9.     Integrazione dell’offerta territoriale con quella dell’Istituto con apertura e assorbimento nel Pof delle attività proposte dal territorio. Apertura della scuola oltre gli orari tradizionali al servizio della comunità.

10.  Potenziamento, sviluppo o introduzione delle competenze dei settori tecnico e amministrativo ai fini della dematerializzazione, sburocratizzazione, semplificazione di tutta l’attività dell’Istituto comprensivo in supporto all’azione didattica.

 

La scuola lucana “Impara digitale”

Settimana intensa quella appena trascorsa per i docenti della scuola lucana. A Matera , Policoro e Lauria il 9 e 10 settembre e a Rionero e Potenza l’11 e 12, quasi duecento docenti, provenienti da sessanta scuole delle province di Potenza e Matera e 4 dirigenti scolastici, tutti appartenenti al Distretto 2.0 della scuola digitale lucana, si sono formati sull’uso didattico delle nuove tecnologie con l’Associazione “ Impara Digitale”.L’Associazione è coordinata dalla professoressa Dianora Bardi, componente della task force sull’innovazione del Miur, e stimata in Italia e in Europa come ideatrice “della classe scomposta”. Sette formatori, tutti insegnanti, uno dei quali docente universitario, hanno , con dodici ore in presenza. ,costruito il setting d’aula con il cloud e presentato i programmi e le app più efficaci per la costruzione di competenze.

La formazione prevede altri due step nel mese di ottobre per complessive 48 ore e ha l’obbiettivo di insegnare ai docenti a costruire un curriculo in verticale, basato sulle competenze.

L’assessorato della Regione Basilicata, in particolare l’ufficio Amministrazione Digitale , in accordo con la Direzione Regionale del Ministero dell’istruzione portano avanti da un anno la digitalizzazione della scuola lucana con la messa in opera di infrastrutture, collegamenti alla banda larga e fornitura di tablet, notebook , i-pad e lim.

L’Assessore Liberali, con il presidente regionale Pittella , la Dottoressa Datena del Miur, con i loro collaboratori sono consapevoli che questo processo di modernizzazione della scuola è indispensabile perché la net-generation, è nata e vive con computer,e i-phone. Questa generazione ha bisogno di una scuola al passo con i tempi, che si può realizzate solo se i docenti, tutti i docenti da quelli della scuola dell’infanzia e primaria a quelli della scuola secondaria di primo e secondo grado, sanno usare questi strumenti e ne conoscono le potenzialità didattiche.

Da molti anni nelle scuole della Basilicata docenti sensibili e dirigenti scolastici lungimiranti hanno avviato sperimentazioni con le classi e le scuole 2.0, utilizzando le risorse messe a disposizione dallo Stato, dai Comuni e dalla Regione, oltre che da sponsor privati, e hanno progettato e realizzato attività di insegnamento innovativo e formato alunni competenti.

E’ necessario mettere in rete tutte queste esperienze positive e portarle a sistema. Il momento è particolarmente favorevole perché l’Ufficio Innovazione della Regione Basilicata con il dirigente Fiore , l’ingegner Panzanaro entro il 2016 completeranno la diffusione della banda larga e ultralarga in tutta la regione , nei centri grandi e piccoli e nelle campagne. La Direzione Regionale di Basilicata, con l’ingegner Pasquale Costante ha costituto la rete di scuole del Distretto 2.0 , che comprende oltre sessanta scuole delle due province, e ha a disposizione una piattaforma che può raccogliere e mettere a disposizione di tutte le scuole quello che progettano e realizzano con gli alunni.

La formazione con “Impara digitale” offre anche la possibilità della validazione delle unità di apprendimento che la scuola digitale lucana realizza da parte dell’Università Bocconi di Milano, che collabora con la Bardi e i suoi docenti.E’ necessario che le famiglie partecipano a questo processo di modernizzazione non solo mettendo a disposizione dei figli a scuola i computer , i tablet, gli i-phone che posseggono, ma offrendo alla scuola e ai figli la disponibilità, il tempo per costruire insieme il futuro.

Auguro alla scuola lucana un anno sereno e fertile.

Mario Coviello, componente della task force per la digitalizzazione della scuola lucana della Regione Basilicata

Oltre 200 prof rifiutano il posto ma c’è un errore burocratico

da il Messaggero

Oltre 200 prof rifiutano il posto ma c’è un errore burocratico

Un’abilitazione inesistente, accreditata ai docenti in lista nelle graduatorie per l’assunzione nella scuola: un semplice errore che, trasmesso al cervellone informatico del ministero, può trasformarsi in un incubo

ROMA Un’abilitazione inesistente, accreditata ai docenti in lista nelle graduatorie per l’assunzione nella scuola: un semplice errore che, trasmesso al cervellone informatico del ministero, può trasformarsi in un incubo. È il pasticciaccio brutto dell’Usp di Siracusa da cui è scaturito un iter burocratico che ha portato l’ignara maestra Failla fino a Roma. E come lei altre 9 persone che, senza averne titoli né intenzione, si sono ritrovati una proposta di assunzione irricevibile. Perché non ne hanno i titoli. Secondo i dati del Miur, sono 244 i docenti che hanno rinunciato alla cattedra della cosiddetta fase B a fronte degli 8352 che hanno detto sì. I rinunciatari, quindi, hanno preferito sparire dalle graduatorie piuttosto che accettare una cattedra. Una scelta difficile, di certo sofferta, e tra quei 244 docenti ci sono 52 persone che hanno esplicitamente rifiutato il posto ma anche 192 che non hanno dato risposta. Ed è su questo dato che sorgono i maggiori dubbi: ci sono infatti anche coloro che, riscontrando errori nel sistema, hanno preferito interrompere la procedura senza accettare né rifiutare anche se, come da normativa, la non risposta equivale a una rinuncia.
LA STORIA DI LICIA
Tra loro c’è Licia Failla. Abilitata all’insegnamento per la scuola dell’infanzia e per la primaria nella provincia di Siracusa. «Ho ricevuto la proposta per una cattedra di sostegno a Roma. Ma io non ho l’abilitazione del sostegno. Al momento di propormi per le fasi B e C, Istanze online mi ha chiesto se preferivo dare la precedenza al posto comune o al sostegno. Lì ho capito che c’era qualcosa che non andava». Licia ha allertato l’Ufficio scolastico provinciale di Siracusa dell’errore contenuto nella graduatoria provinciale da dove è partito tutto. La segnalazione è arrivata all’Ufficio scolastico regionale che ha preso in carico il problema ed ha ricevuto dalla docente, tramite posta certificata, tutta la documentazione. «Mi è stato assicurato che la mia posizione era chiara. Ma il 2 dicembre ecco la doccia fredda: il sostegno a Roma. Ho immediatamente avvisato l’Usr Sicilia che a sua volta ha comunicato l’errore al Miur. So che, come me, ci sono altre 9 persone. Il ministero ha acquisito i dati ma non sono mai riuscita a parlare con l’ufficio relazione con il pubblico».
LA CONVOCAZIONE
Ad agosto, avvisando gli uffici competenti, Licia era sicura di aver sistemato tutto. Ma così non è stato: non solo ha avuto la proposta sul sostegno, ma ha ricevuto la telefonata dalla scuola polo di Roma, l’istituto Visconti, per avere l’appuntamento per recarsi in sede. La sua pratica, quindi, sta andando comunque avanti e domani sarebbe dovuta andare nella Capitale per firmare. «Con quella telefonata ho capito che tutto il mio lavoro per chiarire le cose non era servito a nulla. Non posso rischiare di perdere il posto in graduatoria o, magari, un’assunzione sulla cattedra che realmente mi spetta. Vorrei rientrare almeno nella fase C ma nessuno sa dirmi niente». Ma il problema in realtà raddoppia: per i nove per cui si teme l’errore, ce ne potrebbe essere altrettanti che non hanno avuto il ruolo che gli spettava. «L’abilitazione su sostegno – spiega la maestra Failla – per errore è stata trasmessa al cervellone del Miur che, essendo un sistema informatico, senza sentire ragioni è andato avanti con l’algoritmo. Ho provato a fermare questo treno in corsa ma non c’è stato verso: siamo giunti al 14 settembre, giorno in cui avrei dovuto prendere la cattedra, e invece mi ritrovo in un incubo».
L. Loi.

Scuola, concorsi in arrivo si cercano insegnanti di spagnolo e matematica

da il Messaggero

Scuola, concorsi in arrivo si cercano insegnanti di spagnolo e matematica

Migliaia di cattedre lasciate libere dai precari perché non hanno i titoli. A dicembre parte il bando per coprirle

ROMA AAA prof di matematica cercasi. Ma anche di spagnolo e cinese, informatica e soprattutto insegnanti di sostegno. La fase B del piano di assunzioni, appena conclusa, oltre ad immettere in ruolo 8.532 precari ha anche messo in luce la carenza di docenti abilitati all’insegnamento. I posti disponibili erano infatti più di 16mila ma l’algoritmo del Miur ne ha trovati, idonei, solo 8.776. Il problema dei posti che resteranno vuoti non dipende, quindi, solo dalla distanza della cattedra rispetto alla provincia di appartenenza dell’aspirante docente ma anche dalla mancanza di personale abilitato. Ed esistono settori particolarmente carenti. A queste carenze dovrà rimediare il concorso che sarà bandito entro il prossimo 1 dicembre.
IL CASO DEL SOSTEGNO
Innanzitutto il sostegno: è questa la prima figura di cui la scuola italiana ha veramente bisogno. Delle 38mila assunzioni già effettuate, da giugno ad oggi, ben 14mila sono su sostegno. Ma non basta, in seguito alla fase B sono ancora troppe le cattedre rimaste vuote. Tanto che dal prossimo concorso potrebbe esserci una prova ad hoc per il sostegno, come una vera e propria classe di concorso (mentre finora ottenevano il posto di sostegno quelli che, avendo superato la selezione generale, potevano vantare anche il titolo di specializzazione guadagnato preventivamente con un corso).
Poi, tra i docenti di cui le scuole hanno bisogno per mancanza di personale, ci sono quelli per le materie specifiche. Su queste punterà la prossima selezione concorsuale: potranno partecipare solo gli abilitati all’insegnamento e, sui circa 70-80 mila posti che saranno messi a bando, un 10% sarà riservato agli idonei. Occhi puntati quindi sulle materie più appetibili: le attuali classi di concorso più cercate, le cui sigle potrebbero essere modificate in futuro, sono quelle relative alle materie scientifiche: la A059 per scienze matematiche, chimiche, fisiche e naturali per la scuola di primo grado e la A013 per chimica, le materie tecniche come informatica per la A042, discipline meccaniche e tecnologia con la A020, educazione tecnica alle medie ed elettronica.potrebbe esserci una prova ad hoc per il sostegno, come una vera e propria classe di concorso (mentre finora ottenevano il posto di sostegno quelli che, avendo superato la selezione generale, potevano vantare anche il titolo di specializzazione guadagnato preventivamente con un corso).
Poi, tra i docenti di cui le scuole hanno bisogno per mancanza di personale, ci sono quelli per le materie specifiche. Su queste punterà la prossima selezione concorsuale: potranno partecipare solo gli abilitati all’insegnamento e, sui circa 70-80 mila posti che saranno messi a bando, un 10% sarà riservato agli idonei. Occhi puntati quindi sulle materie più appetibili: le attuali classi di concorso più cercate, le cui sigle potrebbero essere modificate in futuro, sono quelle relative alle materie scientifiche: la A059 per scienze matematiche, chimiche, fisiche e naturali per la scuola di primo grado e la A013 per chimica, le materie tecniche come informatica per la A042, discipline meccaniche e tecnologia con la A020, educazione tecnica alle medie ed elettronica.
LE LINGUE
In crisi inoltre è il settore delle lingue, su cui la riforma della Buona scuola punta molto: mancano all’appello infatti gli abilitati per la lingua straniera spagnola, classi di concorso A445 e A 446. Ottima opportunità, inoltre, per gli aspiranti docenti di lingua e civiltà cinese che potranno farsi avanti nella prossima selezione: un settore in forte sviluppo nella scuola con buone possibilità di lavoro future. Molto ricercati, ancora, gli insegnanti in discipline tecniche e in materie come disegno e storia del costume e geografia.
Entro il mese di ottobre i dirigenti scolastici chiederanno agli uffici scolastici i docenti di cui hanno bisogno per il potenziamento, puntando quindi sulle materie rimaste scoperte, e da lì partiranno le assunzioni per la fase C: ma si tratta comunque dello stesso bacino di docenti da cui sono scaturite le assunzioni della fase B. Le carenze quindi continueranno ad esserci e saranno sanate dai prossimi concorsi che terranno conto delle reali necessità della scuola. Nella selezione, che sarà promossa entro il 1 dicembre, ci sarà posto solo per i docenti già abilitati e avranno maggior punteggio coloro che hanno maturato un’esperienza nell’insegnamento.
I NON ABILITATI
Su questo già si scaldano i sindacati: «Non si possono escludere i non abilitati – avverte Marcello Pacifico dell’Anief – abbiamo già vinto un ricorso sul concorso del 2012, faremo altrettanto anche in questo caso. Le facoltà universitarie infatti, tra gli sbocchi lavorativi indicano anche l’insegnamento senza avvertire gli studenti che dovranno prima abilitarsi».
Lorena Loiacono

Studenti in calo dopo 15 anni 20 mila in meno

da la Repubblica

Studenti in calo dopo 15 anni 20 mila in meno

Non crescono più gli alunni stranieri

DOPO tre lustri, gli alunni italiani iniziano a calare. Ventimila bambini e studenti in meno rispetto ad un anno fa in assoluto non rappresentano un dato preoccupante: appena lo 0,25 per cento di calo in 12 mesi. Ma bastano e avanzano per agitare, tra presidi e addetti ai lavori, lo spettro del calo della popolazione scolastica, tenuta in piedi finora dall’incremento continuo degli alunni stranieri.
Da domani, gli alunni che frequenteranno le classi delle scuole statali italiane saranno 7milioni e 862mila: circa 20mila in meno rispetto al 2014. E se gli alunni iniziano a calare le classi saranno destinate a diminuire e con esse le cattedre. Un mix micidiale per la scuola italiana che in Europa annovera i docenti più anziani in assoluto e i precari che in media hanno quarant’anni di età.
Ma andiamo con ordine. Dal 1998/1999 all’anno scorso, gli alunni delle scuole italiane sono aumentati costantemente, passando da 7 milioni e 540 mila a 7 milioni e 882mila. Con 342mila presenze in più in appena sedici anni. Nello stesso periodo, gli alunni stranieri in carico alle statali sono passati da 77mila a 722mila (dato del 2013/2014): ben 645mila in più in un lasso di tempo inferiore. Basta poco per capire che la crescita della popolazione scolastica del nostro paese è stata sostenuta dalla presenza straniera. Un tumultuoso incremento, che ha quasi decuplicato gli alunni di tutte le nazionalità e etnie tra i banchi di scuola, ma che negli ultimi anni si è affievolito. Infatti, per la prima volta l’anno scorso, si è registrato un calo di alunni stranieri nel primo ciclo — scuola primaria e secondaria di primo grado — pari a 10mila unità. Mentre al superiore l’incremento si è praticamente arrestato.
A renderlo noto un anno fa è stato il premier Matteo Renzi che annunciava una proposta di legge sullo ius soli — la cittadinanza concessa a coloro che nascono in Italia — considerato che metà degli alunni stranieri censiti dal ministero dell’Istruzione sono in realtà nati nel nostro paese. Il dato ufficiale degli alunni stranieri relativo all’anno scolastico 2014/2015 non è stato ancora reso noto da viale Trastevere, ma è probabile che nelle scuole statali e paritarie, il loro numero sia ancora a quota 802mila o abbia iniziato a calare. E con questi anche la totalità degli alunni, italiani e no. Se sarà questo il leitmotiv dei prossimi anni, complice la legge Fornero che consentirà ai docenti di lasciare la cattedra a 67 anni, il ricambio generazionale degli insegnanti si bloccherà e la loro età media sarà inesorabilmente destinata a crescere ancora.

Il posto lontano da casa non spaventa i prof solo 244 dicono di no

da la Repubblica

Il posto lontano da casa non spaventa i prof solo 244 dicono di no

Accetta il 97 per cento ma oltre 7000 cattedre restano senza docente a tempo indeterminato

Con la fase B della Buona scuola, chiusa venerdì scorso a mezzanotte, sono state assegnate 8.532 cattedre, che vanno ad aggiungersi alle 29.000 date nella prima metà di agosto dai provveditorati locali. Per questa seconda tranche oltre il 97 per cento dei docenti ha accettato la proposta di assunzione del ministero dell’Istruzione. In 52 hanno rinunciato esplicitamente, in 192 non hanno risposto e, quindi, 244 precari di prima fascia non entreranno in ruolo ed escono dalle graduatorie. Il boikot cattedre non è riuscito. Lo si era capito con i numeri sull’invio dei moduli online entro il 14 agosto (71.643). Ora l’accettazione di massa delle proposte del Miur (e almeno settemila neodocenti dovranno lasciare la propria provincia di residenza al Sud e nelle Isole) conferma la scelta degli insegnanti precari italiani. «Siamo soddisfatti», ha detto il ministro Stefania Giannini, «il piano straordinario di assunzioni va avanti. Stiamo dando alla scuola i docenti di cui ha bisogno per garantire ai nostri studenti un’offerta più ricca e abbiamo raddoppiato il Fondo per il funzionamento scolastico, che passa da 110 milioni a 223». Dopo le prime due fasi 7mila e 200 cattedre resteranno senza un insegnante a tempo indeterminato. Anche in Sicilia e in Campania sono rimasti posti vacanti. Alla fine delle tre fasi (mancano i 55 mila posti da assegnare a novembre sulle materie rafforzate e su indicazione delle singole scuole) 22.000 posti in ruolo dei 102.734 totali non avranno copertura definitiva e saranno redistribuiti in supplenze annuali tra i precari della seconda fascia. Non si esauriranno, quindi, le graduatorie Gae, non si porrà fine alla “supplentite” (si calcola che quest’anno saranno 60 mila i docenti non di ruolo), e molti istituti non potranno assicurare continuità didattica. L’inizio della Buona scuola (per la maggior parte degli istituti italiani martedì 15 settembre) si preannuncia più difficile delle stagioni precedenti. Il primo dicembre, poi, sarà bandito il concorsone per 80mila posti. Ieri la Giunta regionale pugliese ha approvato il ricorso alla Corte costituzionale contro la legge 107, il secondo ricorso dopo il Veneto. Giuseppe Civati annuncia che il referendum contro i poteri del preside è a quota 150.000 firme (su 500.000 necessarie) e dalla recente assemblea di Bologna dei docenti contro è partito il decalogo per il boicottaggio dell’inizio dell’anno scolastico.

(c.z.)

Oltre il 97 per cento dei professori ha accettato la cattedra, 244 le rinunce

da La Stampa

Oltre il 97 per cento dei professori ha accettato la cattedra, 244 le rinunce

I docenti avevano tempo fino alla mezzanotte di ieri per decidere

Sono 8.532 le cattedre assegnate, su 8.776 a disposizione, nella fase B del piano straordinario di assunzioni previsto dalla Buona Scuola. Solo 244 professori precari hanno detto «no» al posto fisso. Dunque, oltre il 97 per cento dei docenti ha accettato la proposta di contratto a tempo indeterminato.

Dopo la comunicazione del 2 settembre scorso, i docenti hanno avuto tempo fino alla mezzanotte di ieri per prendere la loro decisione. Fra i docenti che non hanno accettato, 52 sono i casi che hanno rinunciato esplicitamente, mentre 192 non hanno risposto e, dunque, in base alla legge 107, risultano anch’essi rinunciatari. Tra le regioni il tasso di rinunce più alto si registra in Calabria (8%), mentre il record di “sì” è in Abruzzo e Molise, dove tutti i docenti hanno accettato la cattedra proposta. mo soddisfatti, il piano straordinario di assunzioni va avanti – commenta il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini -. Stiamo dando alla scuola i docenti di cui ha bisogno per garantire ai nostri studenti un’offerta più ricca che risponda ai loro bisogni formativi e guardi al futuro».

Esulta anche il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone. «I numeri ci danno fiducia e ci dicono che siamo sulla buona strada: quella della continuità della didattica, quella della fine del precariato, quella di una buona scuola che restituisce dignità al ruolo dei docenti. Nessun boicottaggio – continua – gli insegnanti hanno capito che il governo sta dando loro un’opportunità. Adesso potranno finalmente avere una stabilità economica e professionale. E la scuola una didattica di qualità».

 

I precari accettano il posto di ruolo ma per quest’anno scelgono la supplenza

da La Stampa

I precari accettano il posto di ruolo ma per quest’anno scelgono la supplenza

Per restare vicino a casa. Ancora in 50 mila nelle graduatorie ad esaurimento
flavia amabile

ROMA

Era un anno fa, giorno più giorno meno. Il premier Matteo Renzi annunciava la grande riforma della scuola promettendo assunzioni per 150 mila precari, la fine della «supplentite» e lo svuotamento delle graduatorie ad esaurimento. Dodici mesi dopo quello che resta di queste promesse è l’assalto agli Uffici Scolastici di questi giorni di assegnazione delle supplenze senza più avere nemmeno la certezza delle graduatorie pubblicate. E quindi, nella confusione generale, può capitare che una precaria ottenga in una fase la cattedra di ruolo a Napoli, in un’altra a Catania e opti per una supplenza a Messina.

 

Un anno dopo

Dodici mesi dopo gli annunci il numero dei supplenti non solo non è calato ma è in aumento, secondo Francesco Scrima segretario generale della Cisl scuola. Nelle graduatorie a esaurimento restano ancora almeno 50mila precari secondo Antonio Antonazzo referente precari della Gilda Insegnanti. Forse anche 70mila secondo i calcoli di Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief. Nella migliore delle ipotesi un precario su tre resterà nelle graduatorie ad esaurimento. Nella peggiore quasi uno su due. Tutto come prima, insomma. Anzi peggio, sostengono i sindacati. È una fase temporanea, spiega il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini da Trento: «La “buona scuola”, tra i processi virtuosi che innesca quest’anno, ma che richiederanno almeno un triennio per il compimento, farà diminuire progressivamente le supplenze, il rito si ridurrà ai casi residuali». E rivendica il successo della riforma: a rifiutare la cattedra nella fase B alle 19 di ieri sera erano stati in 34, più o meno il 3 %.

 

La «supplentite»

È vero. «Ma è anche vero che, se il governo non modificherà i criteri di immissione in ruolo, nelle graduatorie ad esaurimento rimarrà a lungo l’esercito di precari che insegnano materie su cui non ci sono posti», sottolinea Antonazzo. Ed è vero pure che chi ha detto di sì, subito dopo ha messo da parte l’immissione in ruolo a chilometri di distanza accettando una supplenza vicino casa perchè il Miur offriva questa possibilità e l’anno prossimo ci sarà sempre il piano di mobilità straordinaria che creerà nuove opportunità. Quindi i nominati in ruolo lasciano sospesa la loro immissione per restare supplenti e la loro cattedra viene nel frattempo assegnata ad altri supplenti. La «supplentite» è viva e vegeta, insomma, ed è persino più precaria di quella finora conosciuta.

Gli insegnanti che stanno firmando il contratto in questi giorni sa che c’è una clausola che specifica «fino all’avente diritto». Vuol dire che nella confusione generale si potrebbe anche essere costretti a farsi da parte in autunno perché qualcun altro reclama la supplenza trasformando il collega precario in un collega licenziato.

Contratto scuola alle porte?

da La Tecnica della Scuola

Contratto scuola alle porte?

La trattativa per il contratto scuola potrebbe essere più vicina del previsto. Forse ci sono persino i soldi.

Il silenzio di Ministero e sindacati sulla questione dell’organico potenziato dà parecchio da pensare e suscita più di un dubbio.
Il nodo principale è questo: come abbiamo avuto modo di scrivere in diverse occasioni, il ritardo nell’avvio dell’organico potenziato e la sua parziale attivazione avranno come conseguenza un risparmio netto per le casse dello Stato di almeno 700 milioni di euro, forse anche di più.
Ed  è curioso che i sindacati non abbiano già rivendicato a chiare lettere che la somma, decisamente importante, venga lasciata nella disponibilità del Ministero.
In realtà sembra che sindacati e Ministro abbiano già in mente una mezza idea che però, per ora, viene tenuta sotto traccia per svariate ragioni.
Forse si aspetta che il Governo presenti la legge di stabilità al Parlamento o forse ognuna delle due parti attende il momento buono per ascriversi il merito di aver trovato una soluzione al problema del rinnovo contrattuale.
I 700 milioni risparmiati, sommati a qualche altro “tesoretto” che potrebbe spuntare da qualche parte, sarebbero infatti sufficienti per consentire almeno l’apertura delle trattative.
I sindacati, probabilmente, preferiscono non fare troppo rumore sul risparmio derivante dai ritardi dell’OP in modo da poter annunciare fra un paio di mesi: “Abbiamo costretto il Governo ad aprire le trattative”. E il Governo, per parte sua, vorrà stanziare un po’ di soldi per il contratto, avvalorando la tesi che si tratti di “soldi freschi” e non semplicemente di fondi che erano già stati stanziati per la scuola.
Vedremo i prossimi sviluppi.

Faraone: i numeri sulle assunzioni ci danno fiducia, siamo sulla buona strada

da La Tecnica della Scuola

Faraone: i numeri sulle assunzioni ci danno fiducia, siamo sulla buona strada

“I numeri ci danno fiducia: dicono che siamo sulla buona strada: quella della continuità didattica, della fine del precariato, di una buona scuola che restituisce dignità al ruolo dei docenti”.

Lo ha detto il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, commentando il dato definitivo delle 8.532 risposte positive alle 8.776 proposte di assunzione del Miur. Secondo il rappresentante del Governo Renzi, il dato che il 97% degli insegnanti che avevano fatto domanda per la fase B del piano straordinario di assunzioni ha adesso una cattedra è quello che più conta.

A differenza di quanto prospettava più di qualcuno, non c’è stato “nessun boicottaggio – dice ancora Faraone -: gli insegnanti hanno capito che il governo sta dando loro un’opportunità. Adesso potranno finalmente avere una stabilità economica e professionale. E la scuola una didattica di qualità”.

La Flc-Cgil è insofferente: a ottobre giornata di mobilitazione anti-riforma

da La Tecnica della Scuola

La Flc-Cgil è insofferente: a ottobre giornata di mobilitazione anti-riforma

“Bisogna ottenere entro metà ottobre una grande giornata di mobilitazione nazionale” della scuola: lo ha detto il leader Mimmo Pantaleo, Flc-Cgil, durante l’assemblea delle Rsu a Roma.

“Bisogna riaprire la discussione sulle proposte sindacali. Lo sforzo che vogliamo fare è tenere unite le persone, perché la Legge 107 divide”, ha aggiunto Pantaleo nel corso dell’evento organizzato l’11 settembre.

Che poi ha spiegato i motivi della protesta: “ogni giorno emergono gli evidenti errori” della riforma della scuola. “Vogliamo porre alcune questioni”. A partire dalle “immissioni in ruolo: rivendichiamo che sia rispettato ciò che prevede la sentenza della Corte europea e quindi l’assunzione di tutto precariato” che ha maturato i diritti. Ma oggi si sta vivendo una “condizione di criticità e confusione”.

Tra le altre questioni, ha aggiunto, occorre rimettere al centro il Sud e il personale Ata “che è stato ignorato”. “Non ci convincerà mai quello che prevede legge – ha puntualizzato Pantaleo – il potere ai dirigenti scolastici è in conflitto con gli altri soggetti. Si mette in discussione il fatto che la scuola sia collettività. Inoltre, il rinnovo del contratto é un punto decisivo, bisogna rafforzare le regole contrattuali e fare in modo che si aprano subito”.

“Vorrei dire alla politica – ha concluso – che abbiamo portato l’88% a votare le Rsu. Quelli in parlamento chi li ha votati?”.

Fase B. Due terzi assunti al Nord

da tuttoscuola.com

Fase B. Due terzi assunti al Nord

La fase B si è conclusa questa notte in modo sicuramente soddisfacente per il Miur, almeno sotto l’aspetto quantitativo.

Su 8.776 proposte di assunzione i sì sono stati 8.532, pari al 97,2%, mentre i rifiuti di proposta (comprese le non risposte) sono stati 244, pari al 2,8%.

Più esattamente i rifiuti espliciti di proposta di assunzione sono stati 52, pari allo 0,6%, mentre 192 non hanno nemmeno risposto. Gli uni e gli altri verranno depennati definitivamente dalle graduatorie.

In effetti, almeno sotto l’aspetto quantitativo il risultato finale può essere salutato dal ministero come un’operazione certamente riuscita.

È presto per dire se anche per gli 8.532 docenti che hanno accettato il ruolo il risultato sia da considerarsi complessivamente positivo. Occorrerà attendere, infatti, di conoscere quanti di loro hanno potuto fruire della ciambella di salvataggio in qualità di supplenti che consente di rimanere per quest’anno nella sede scelta.

Guardando la dislocazione sul territorio dei posti assegnati, in effetti il rischio di sedi lontane (se non è arrivata la supplenza salva-sede) è molto concreto.

Dai dati ufficiosi risulta infatti che nel Nord Ovest è andato il 44,1% delle nomine e nel Nord Est il 21,8%. Due docenti su tre sono, dunque, destinati al Nord.

Al Sud è andato il 4,5% dei neo-assunti, nelle Isole il 2,8%: complessivamente nel Mezzogiorno è stato assegnato il 7,5% degli immessi in ruolo della fase B, cioè uno ogni 14 assunti.

Elezioni scolastiche 2015/16 ed il commissariamento infinito degli omnicomprensivi

Elezioni scolastiche 2015/16 ed il commissariamento infinito degli omnicomprensivi

di Cinzia Olivieri

 

La Circolare elezioni 2015/16

Finalmente è stata emanata la circolare per le elezioni degli organi collegiali a livello di istituzione scolastica (CM 18 prot. 8032 del 7 settembre 2015) per l’anno scolastico 2015/16 che ha confermato le istruzioni già impartite precedentemente con l’ordinaria applicazione dell’O.M. 215/1991, modificata ed integrata dalle successive OO.MM. n. 267/95 (si ricorda altresì la collegata Nota ministeriale del 4 ottobre 2012) (1), 293/96, 277/98.

Non viene reiterata la premessa “Non essendo ancora intervenute modifiche a livello legislativo degli organi collegiali a livello di istituzione scolastica” delle circolari elezioni emanate per gli anni scolastici 2012/13 (CM 73/12) e 2014/15 (CM 42/14), il che può essere interpretato come un segno che la discussione in merito alla riforma appare in questo momento rinviata.

La circolare è indirizzata come sempre anche ai Sovrintendenti Scolastici per la Province Autonome di Trento e Bolzano nonché agli Intendenti Scolastici per le scuole delle località ladine ed in lingua tedesca di Bolzano.

Tuttavia, in virtù della loro autonomia, a Trento la LP n. 5/06 (art. 22) dispone che “i criteri e le modalità di elezione delle rappresentanze elettive nonché i casi e le modalità di scioglimento del consiglio dell’istituzione” sono definiti con regolamento (emanato successivamente con Decreto del Presidente della Provincia 15 maggio 2009, n. 8-10/Leg) ed a Bolzano la LP 20/95 stabilisce all’art. 12 che “I consigli di circolo e di istituto determinano il ricorso al sistema di elezioni in forma diretta o indiretta per l’elezione dei genitori e degli alunni nel consiglio stesso, nonché le modalità di svolgimento di tutte le elezioni degli organi collegiali di cui alla presente legge”. Dunque i criteri e le modalità delle elezioni a Trento sono stabiliti con regolamento provinciale ed a Bolzano dai consigli di istituto.

 

Primi adempimenti e scadenze

Entro il 31 ottobre dovranno concludersi le operazioni di voto per gli organi di durata annuale e quelle per il rinnovo annuale delle rappresentanze studentesche nei consigli di istituto delle istituzioni scolastiche di istruzione secondaria di II grado non giunti a scadenza. È utile ricordare che è il consiglio di istituto che deve (o meglio dovrebbe) stabilire la data di convocazione delle assemblee per le elezioni dei rappresentanti in consiglio di classe e che è previsto per esse un preavviso scritto di almeno 8 giorni (art. 22 O.M. 215/1991)

Le elezioni dei consigli di istituto scaduti nonché le eventuali suppletive si svolgeranno nella data fissata a livello regionale dal rispettivo USR, in un giorno festivo (dalle 8 alle 12) e in quello successivo (dalle 8 alle 13.30) non oltre il termine di lunedì 23 novembre, ciò sebbene, con riferimento alle seconde, l’O.M. 215/1991 preveda che “le elezioni suppletive, per motivi di opportunità, debbono essere indette, di norma, all’inizio dell’anno scolastico successivo all’esaurimento delle liste, contestualmente alle elezioni annuali” (art.53).

 

Gli istituti omnicomprensivi

Resta invece il commissario straordinario negli istituti omnicomprensivi, cioè “nelle istituzioni scolastiche che comprendono al loro interno sia scuole dell’infanzia, primarie e/o secondarie di I grado, sia scuole secondarie di II grado”. Infatti, sebbene nel 1995 l’O.M. 267 abbia disciplinato le elezioni negli Istituti comprensivi di scuola materna, scuola elementare e scuola secondaria di I grado e nel 1998 (O.M. 277) siano state introdotte ulteriori modifiche nei casi di “aggregazione di istituti scolastici di istruzione secondaria superiore”, dopo circa un ventennio, ancora non si è trovata “una soluzione normativa circa la composizione del consiglio di istituto delle scuole in questione”.

Non sorprende la poca consapevolezza di genitori e studenti di questi istituti che, come si legge dai bollettini ufficiali, non sono pochi complessivamente ma evidentemente non collegati, se pensiamo che nulla è accaduto allorquando nel 2001 non sono state più indette le elezioni per il rinnovo degli organi collegiali territoriali (2) , né quando, con i provvedimenti del Tar Lazio (sentenza 8843/13) prima e del Consiglio di Stato (sentenza 866/14) poi, è stata stabilita la vigenza del Dlgs 233/99 solo per il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (costituito a seguito dell’OM 150/15 in esecuzione della sentenza del Consiglio di Stato 834/15), escludendo i consigli scolastici locali e regionali, in particolare i primi aperti alla partecipazione anche di genitori e studenti (3).

 

Scuole senza consiglio di istituto. Problemi pratici

Le recenti modifiche introdotte dalla L 107/15 fanno avvertire con maggior forza la mancanza del consiglio di istituto negli omnicomprensivi.

Oltre la summenzionata competenza con riferimento alla scelta della data per le assemblee dedicate alle elezioni dei rappresentanti di classe, entro il mese di ottobre i consigli di istituto sono chiamati ad approvare il nuovo PTOF (Piano Triennale dell’Offerta Formativa), introdotto appunto dalla L 107/15 che ha modificato l’art. 3 del dpr 275/99. Peraltro – come stabilito dall’ormai famoso comma 16 – tale piano dovrà assicurare anche “l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall’articolo 5, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119, nel rispetto dei limiti di spesa di cui all’articolo 5-bis,   comma   1,   primo   periodo,   del   predetto decreto-legge n. 93 del 2013”. Con l’assenza dell’approvazione del consiglio manca il contributo delle famiglie, che invece chiedono sempre più, soprattutto ora, di partecipare alle scelte progettuali della scuola ma potranno essere coinvolte solo attraverso le proposte e i   pareri “formulati dagli organismi e dalle associazioni dei genitori e, per le scuole secondarie di secondo grado, degli studenti” di cui dovrà tenere conto il dirigente “ai fini della predisposizione del piano” (comma 14).

Sempre a seguito della L 107/15, che ha modificato l’art. 11 del Dlgs 297/94, il consiglio di istituto sceglie uno dei tre docenti ed i due rappresentanti dei genitori nella scuola dell’infanzia e nel primo ciclo ovvero un genitore ed uno studente nel secondo ciclo di istruzione facenti parte del comitato per la valutazione dei docenti, a cui sono riconosciute nuove importanti competenze.

È palese che il commissario straordinario, per sua natura figura eccezionale, non possa rappresentare stabilmente tutte le componenti della scuola.

Il consiglio di istituto è inoltre competente, ai sensi del dpr 235/07, ad adottare i provvedimenti che comportano l’allontanamento dalla comunità scolastica per un periodo superiore ai 15 giorni ed a designare il docente che partecipa all’organo di garanzia di istituto e di prassi concorre nell’elaborazione e modifica del patto educativo di corresponsabilità, giacché sono i regolamenti di istituto – adottati appunto dal consiglio che li delibera (art. 10 Dlgs 297/94) – che disciplinano le procedure di sottoscrizione nonché di elaborazione e revisione condivisa del patto.

Anche in tal caso non solo evidentemente il commissario straordinario non può garantire la pluralità che caratterizza le decisioni del consiglio ma nel caso delle sanzioni disciplinari si pongono altresì questioni di validità.

 

Certamente si avverte la necessità di un collegamento che favorisca opportune iniziative condivise per proporre con maggior forza la questione e di un organo che a livello centrale si faccia carico delle esigenze della rappresentanza dei genitori giacché le problematiche connesse all’assenza di questo organo impongono si trovi senza ulteriori indugi una soluzione normativa al problema.

 

Note

In Edscuola

(1) Le elezioni del consiglio di istituto ed il dimensionamento; Elezioni e Dimensionamento: problemi di partecipazione

(2) Lettera (Aperta) a un genitore rappresentante

(3) Ripristino degli organi territoriali

L’arte come mezzo?

L’arte come mezzo?

di Antonio Stanca

fotoE’ una tendenza che si sta diffondendo, della quale si parla sempre più nei convegni, nelle mostre, nelle rassegne cinematografiche, nelle ricorrenze e durante manifestazioni culturali, è quella di indicare nell’arte il modo, la possibilità, il mezzo per ritrovarsi vicini, per riscoprirsi uniti, per recuperare quei rapporti umani, sociali, quei principi morali, quei valori spirituali che facevano parte della vita, della storia dell’uomo e che ai nostri giorni sembrano irrimediabilmente perduti. L’arte, poiché depositaria, espressione di tali valori, viene vista come un importante strumento per recuperarli e diffonderli. Una funzione didattica dovrebbe assumere l’arte se si pensa di affidare ad essa il compito di comunicare, trasmettere quella voce dell’anima, dello spirito che serve alla sua creazione. A tutti dovrebbe giungere questa voce, di tutti dovrebbero diventare i significati delle opere artistiche, per tutti dovrebbero valere.

Non è una novità se si pensa che fino a non molti anni addietro, fin quando, cioè, erano ancora valide istituzioni come la famiglia, la religione, la scuola, l’arte improntava di sé gran parte del pensare, del sentire pubblico. Non disgiunti erano allora i valori artistici da quelli religiosi per l’altezza del loro livello, per l’idealità che li caratterizzava e la scuola, tramite i giovani ai quali li trasmetteva, li faceva giungere nelle case, nelle famiglie, li diffondeva, educava ad essi. Ci si faceva educare ad essi, lo si voleva, lo volevano i ragazzi, lo volevano i loro ambienti, lo voleva la società della quale sarebbero entrati a far parte. Quelli dell’idea erano valori fondamentali, riferimenti essenziali.

Poi i tempi nuovi, quelli contemporanei, hanno fatto assistere a grossi cambiamenti: la materia è tanto sopravanzata da annullare lo spirito, la macchina si è così perfezionata da sostituire l’uomo, la comunicazione si è tanto estesa da riguardare tutti, da diventare di tutti, di massa. Pure l’arte ha risentito di questa mercificazione della vita ma anche se ridotta ad un numero minore di autori ed opere ha continuato ad esistere, ad essere perseguita. Ha dovuto rassegnarsi, però, ad essere di pochi e a valere per pochi, a vedere il suo ambito sempre più ristretto. La scuola ha continuato a parlarne, ad insegnarla, ma diversi, più immediati, più concreti erano ormai gli interessi di chi ascoltava e molto difficile diventava far rientrare tra essi quelli artistici. Né in aiuto di questi c’erano più i valori religiosi poiché richiamavano alla trascendenza persone che avevano ormai bisogno di essere reali. Si è giunti, così, ai nostri giorni, ad un tempo, cioè, ad un mondo che per aver seguito regole diverse da quelle tradizionali ha perso ogni riferimento, ogni certezza e non sa più cosa valga, in cosa credere se non nella macchina che corre, nell’immagine che abbaglia, nel suono che stordisce. Un mondo che ha fatto dell’irregolare, dell’illecito le sue nuove regole fino a farvi rientrare il sopruso, la violenza, la guerra, la morte.

Di fronte ad un simile disastro tante volte, in tanti modi si è cercato di porre riparo ma non si è mai riusciti. Ora si sta pensando di farlo con l’arte dal momento che è l’attività, l’espressione umana che ha conservato intatti i valori dello spirito. Ma con molta probabilità anche questo programma si vedrà costretto a rimanere a livello d’intenzione. Molti, infatti, sarebbero i problemi, i contrasti che sorgerebbero nel cercare di realizzarlo. Innanzitutto non si sta tenendo conto che, come si è detto, l’arte ha avuto questa funzione e poi l’ha persa perché è diventata una manifestazione limitata, isolata, che di arte ormai si parla solo in circostanze particolari e che solo allora ci si accorge che ancora esiste. L’artista è fuggito da un mondo che gli è diventato sempre più ostile e nelle sue opere lo ha accusato e continua a farlo. Pertanto non si può pensare che in nome dell’arte cambi una situazione, una vita che non ha più il tempo, il modo per accettarla, per riconoscerla. Non si può credere di trarre un messaggio valido per tutti da ciò che non riesce più ad interessare. Non si può invitare ad ascoltare chi non vuole farlo. Non si può pensare di procedere verso un nuovo umanesimo tramite quanto dell’uomo rimane nascosto, sconosciuto.

Affascinante, suggestiva sarebbe l’impresa di un mondo risanato, salvato dall’arte ma anche se con rammarico si è costretti a constatare la sua impossibilità.