Gli aquiloni pensano che la terra sia appesa a un filo

“Gli aquiloni pensano che la terra sia appesa a un filo”

di Enrico Maranzana

 

Le analisi, le prese di posizione, i commenti relativi alla legge 107 esemplificano l’aforisma del titolo: un corretto rapporto con la realtà avrebbe richiesto un’oculata scelta del punto di vista.

Il provvedimento di riforma è stato letto per parti, segmentandolo in funzione dei propri convincimenti o dei propri interessi.

Non è stata smascherata e contestata l’assenza di fondamenta de la buona scuola, edificata sul nulla: “La presente legge dà piena attuazione all’autonomia delle istituzioni scolastiche di cui all’articolo 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59, e successive modificazioni”.

La legge 59/97 aveva trasferito la funzione legislativa al governo, mandato che si è esaurito con la promulgazione del relativo provvedimento. Proprio come avviene nelle basi spaziali: due le componenti dei missili, la navicella e i propulsori con il carburante. La buona scuola colloca la cabina di pilotaggio sui serbatoi che, svuotati, sono abbandonati nello spazio: i piani di volo elaborati dal centro di controllo della missione spaziale sono carta straccia.

L’analogia svela il bubbone: la legge 107 è carica d’antinomie. Il suo contrasto con la carta costituzionale è oggetto dello scritto “L’inoppugnabile dimostrazione dell’incostituzionalità della legge n. 107/2015”, visibile in rete. In questa sede si tratteggia la ratio delle disposizioni vigenti che, per la loro contrapposizione alla legge di riforma, sono tacitamente abrogate.

 

MISSION

La funzione educativa, finalità del precedente assetto, è stata cassata. La promozione di “capacità e di competenze, generali e specifiche, attraverso conoscenze e abilità” è stata rimpiazzata dall’elencazione di competenze generali.

Le potenzialità degli studenti erano il cardine del servizio scolastico: orientavano tutti gli insegnamenti.

La definizione per elencazione delle mete formative, oltre a esigere l’adeguamento degli studenti all’esistente, parcellizza e svaluta l’attività docente.

La scuola perde la sua specificità per allinearsi a quanto avviene in campo universitario.

 

AUTONOMIA

L’occultamento soppressivo del DPR sull’autonomia delle istituzioni scolastiche è la necessaria conseguenza della modifica della mission dell’istituzione.

L’art. 1 del decreto delegato aveva come riferimento una scuola unitaria, coordinata, con docenti il cui onere principale era la progettazione collegiale, caratteri incompatibili col nuovo modello scolastico.

 

COLLEGIALITA’

La struttura decisionale del TU 94 è rasa al suolo.

Il Consiglio di circolo/d’istituto è stato espropriato delle responsabilità strategiche: non “elaborerà e adotterà gli indirizzi generali” per vincolare, deliberando i “criteri generali della programmazione educativa” i lavori del Collegio dei docenti.

Il consiglio di classe, a causa della parcellizzazione degli insegnamenti, perde la sua ragion d’essere.

 

STRUTURA ORGANIZZATIVA

Il principio di distinzione tra funzioni di indirizzo e controllo e funzioni amministrative, che il decreto delegato sulla dirigenza pubblica aveva mutuato dalle scienze dell’amministrazione, è eluso. Il dirigente accentra responsabilità disomogenee.

Incontro dei sindacati con il ministro sui primi decreti applicativi della 107

Pantaleo: “subito il contratto e il blocco delle misure che danneggiano la scuola”, con il ministro solo un confronto di facciata.

“Rinnovare subito i contratti e consentire la chiamata dei supplenti e le immissioni in ruolo degli ATA e dei docenti dell’infanzia”, con queste richieste ha esordito il Segretario Generale della FLC CGIL  Domenico Pantaleo nel suo intervento all’incontro di oggi 23 settembre  con la Giannini.

Pantaleo ha proseguito, “Se il Ministero vuole evitare il collasso delle scuole intervenga subito per superare gli aspetti di ingestibilità del servizio  causati dalla Legge di Stabilità 2015. Anziché continuare con provvedimenti unilaterali sul rapporto di lavoro del personale della scuola, chiediamo l’immediata apertura del negoziato per il rinnovo del contratto. Senza questo rinnovo non ci possono essere né cambiamento, né innovazione.”
Purtroppo l’incontro con il Ministro Giannini ha confermato i nostri timori: il Governo non vuole aprire un vero confronto di merito con le parti sociali per cambiare la legge 107, ma continuare con incontri di facciata.
Ancora senza risposte le tante emergenze della scuola pubblica, accentuate dalle misure della legge di stabilità e dalla stessa legge 107.

Per Pantaleo inconsistenti le risposte del Ministro Giannini:
sull’attuazione del piano di immissioni in ruolo e sull’esclusione dalle stabilizzazioni dei tanti precari anche in previsione della fase C.
sull’esclusione del personale ATA e dei docenti della scuola dell’infanzia dalle immissioni in ruolo,
sulla necessità del rinnovo del contratto e la salvaguardia del contratto nazionale.
Interlucotorie, rispetto alle questioni poste, le risposte sulla formazione iniziale della scuola secondaria e dell’anno di prova, la valutazione dei dirigenti, laboratori e scuola digitale.
“Valutare i dirigenti scolastici senza condivisione e partecipazione, reclutare i docenti attraverso un contratto di apprendistato significa continuare a battere strade sbagliate, rimanendo sordi alle richieste della scuola.
Non subiremo passivamente misure che danneggiano il lavoro e la didattica.
La mobilitazione, decisa unitariamente insieme agli altri sindacati, si intensifica e va avanti per cambiare una legge profondamente sbagliata.

Scuola, Giannini ha incontrato i sindacati al Miur

Scuola, Giannini ha incontrato i sindacati al Miur

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini ha incontrato il 23 settembre al Miur i sindacati della Scuola. Valutazione dei dirigenti scolastici, anno di prova dei docenti neo assunti, nuovi criteri di riparto del Fondo di funzionamento, fra gli argomenti all’ordine del giorno.

Soddisfatto il Ministro Giannini che dichiara: “Si è trattato di un incontro importante perché è il primo dopo l’approvazione in Parlamento della legge Buona Scuola. Siamo ora entrati nella fase decisiva dell’attuazione durante la quale confermo che continueremo a confrontarci con sindacati, associazioni ed esperti sul cambiamento che stiamo introducendo nel mondo della scuola”.

Giannini incontra il nuovo Presidente Crui

Università, Giannini ha incontrato
il nuovo Presidente Crui Gaetano Manfredi
“Ci sarà proficua collaborazione”

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini ha incontrato questo pomeriggio al Miur il nuovo Presidente della Crui (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane), Gaetano Manfredi. Il Prof. Manfredi era accompagnato dal Presidente uscente, Prof. Stefano Paleari.

 

“Auguro buon lavoro al nuovo Presidente – ha dichiarato il Ministro al termine dell’incontro. – Ci sarà sicuramente una proficua collaborazione. L’Università italiana ha davanti a sé una grande sfida: quella di tornare ad essere il motore dell’innovazione nel nostro Paese. È una sfida che può essere vinta lavorando tutti insieme a una visione comune, a un progetto ambizioso. Il nostro Governo, dopo aver rimesso la scuola al centro del dibattito, si impegna a fare altrettanto con l’Università”.

 

“Sono certa – ha concluso il Ministro – che potremo contare sulla preziosa collaborazione della Crui e del nuovo Presidente. Colgo anche l’occasione per ringraziare il Presidente uscente Stefano Paleari per il prezioso lavoro svolto in questi anni”.

Università, pubblicati i risultati del test di Veterinaria

Università, pubblicati i risultati del test di Veterinaria
Idoneo il 56% dei candidati
Il punteggio più alto a Padova

 

Sono disponibili da questa mattina – sul portale www.accessoprogrammato.miur.it – i risultati del test per l’accesso ai corsi di laurea a numero programmato in Veterinaria. I punteggi sono pubblicati in forma anonima. I candidati effettivi che lo scorso 9 settembre hanno sostenuto la prova sono stati 6.277 (7.818 le domande inoltrate). Gli idonei, quelli che hanno totalizzato i 20 punti minimi necessari per concorrere alla graduatoria nazionale e alla distribuzione dei posti disponibili, sono 3.546, il 56% del totale.

I candidati hanno dovuto rispondere a 60 quesiti in 100 minuti. Il punteggio medio nazionale registrato fra gli idonei è di 29,81. Il punteggio medio più alto a livello di ateneo è di 32,01 a Padova. Sempre a Padova è stato ottenuto il punteggio massimo con 71,10. Seguono, con 67,20 punti, l’Università degli Studi di Milano e Torino, con 66,60.

Con 3 candidati su 4 idonei (il 75%) l’Università di Padova ha registrato la più alta percentuale di studenti che hanno riportato il punteggio utile. Seguono l’UniversitàdiTorino (65%) e Milano (63%). Fatta eccezione per l’Università di Sassari, tutti gli altri atenei hanno almeno un “classificato” fra i primi 100 con una concentrazione particolare a Padova (25 classificati) e a Torino (19 classificati).

Il 2 ottobre prossimo sarà resa nota la graduatoria nazionale in cui ciascun candidato potrà visionare il proprio punteggio, elaborato e modulo di anagrafica. Il 7 ottobre ogni partecipante potrà conoscere la propria posizione nella graduatoria nazionale. I posti a disposizione a livello nazionale per Veterinaria sono 717.

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Genitori, film onesto e coraggioso sulle “famiglie disabili”

da Superabile

Genitori, film onesto e coraggioso sulle “famiglie disabili”

Parla di disabilità e della capacità di dialogo e di scambio tra le famiglie il documentario di Fasulo, presentato in anteprima a Roma. Un film da vedere, ma soprattutto da ascoltare, per comprendere senza commiserare

ROMA – E’ innanzitutto un film sul confronto e sul dialogo, il nuovo documentario di Alberto Fasulo, “Genitori”, presentato in anteprima, il 15 e 16 settembre, nell’ambito del festival “Locarno a Roma”. Protagonista un gruppo di familiari di persone con disabilità, che periodicamente si riunisce, parla, si confida. E i racconti di queste persone, mai interrotti dal regista, sono la materia prima e ultima del film, svelando molto sulla disabilità e dicendo tanto su quelle famiglie che pure spesso raccontiamo su queste pagine, ma che ora, grazie a Fasulo, arriviamo a comprendere e conoscere meglio, come se davvero, insieme a lui, le avessimo incontrate. E questo è uno dei pregi del film: dopo averlo visto, hai la certezza che quei volti li riconosceresti, se li incrociassi per strada: anche se parlano e basta, non compiono gesta, non si muovono dalla loro sedia, anche se sono più di una decina, quelle persone arrivi a conoscerle, perché la telecamera, silenziosa e discreta, entra fin dentro i loro vissuti, raccoglie e restituisce con rispetto, con enorme rispetto, i loro drammi e le loro preoccupazioni, fino a farli diventare familiari.

“Genitori” è un film onesto e coraggioso: onesto, perché il regista non interviene mai, anche lo psicologo si limita a pochi spunti, la trama si svolge tutta attraverso le parole di genitori ma anche fratelli, che mettono a nudo dilemmi personali e universali: il lavoro, l’inclusione, le scelte giuste o sbagliate, il senso di colpa di chi sta bene, la paura del domani. Un film coraggioso, anche, perché nulla concede allo spettatore che vorrebbe vedere, almeno sbirciare dentro quelle vite che, invece, può solo ricostruire attraverso le parole e i racconti, a volte telegrafici, di quelle persone sedute in cerchio, dentro una stanza. Così, sono le loro parole le vere protagoniste del film, insieme alla straordinaria capacità che loro hanno di scambiarle, in un confronto profondo, sincero, faticoso, a volte animoso, che mai cede al luogo comune o all’autocommiserazione collettiva. “Entrando in quella stanza sono stato travolto dalla forza di quelle famiglie – dice il regista- e ho deciso di raccontarla”.

Parlare di disabilità così è una scelta originale, che chiede certo un pubblico sensibile e ben predisposto, perché è un film che innanzitutto va ascoltato, anche se basterebbe un occhio attento per notare nei volti di quelle persone le tracce lasciate dal dolore e i segni della fatica e della preoccupazione. Le loro storie sono quelle di tante famiglie, che oggi e sempre più, in Italia, provano a uscire allo scoperto, per rendersi visibili e rivendicare diritti. Sono le storie di chi “si prende cura” tutto il tempo, di chi non può uscire di casa, prigioniero di una malattia che non è la sua ma che, inevitabilmente, lo diventa. “Le famiglie con una persona disabile sono famiglie disabili?”, è la domanda che ritorna nel gruppo. E tutti vorrebbero che non fosse così, tutti fanno il possibile perché non lo sia, ma innegabilmente tutti , sempre o qualche volta, si sono sentiti disabili come il figlio, la figlia o il fratello. C’è una mamma che, quando la figlia “sana” è stata ricoverata dopo un incidente, non è potuta andarla a trovare, perché doveva assistere il fratello disabile: e i sensi di colpa se li porta ancora dentro, dopo tanti anni. C’è chi il figlio disabile non lo ha più e lo piange ancora, ma continua a frequentare il gruppo perché “mi dà forza”, o perché “magari posso aiutare qualcuno”. E poi c’è la prospettiva del domani, che atterrisce tutti, anche se – come qualcuno prova a suggerire – tutti i figli soffrono quando i genitori muoiono. Ma le lacrime dei loro figli, forse, non sapranno scendere e toglieranno il fiato. (cl)

Presidi puniti se poco selettivi

da ItaliaOggi

Presidi puniti se poco selettivi

Direttiva sulla valutazione al giro di boa, 4 i pilastri. Peserà il giudizio di studenti e genitori

Sarà probabilmente il tema caldo del confronto di domani tra il ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, e i sindacati (si parlerà anche di formazione dei docenti, di fondo di funzionamento delle scuole, anno di prova degli insegnanti delle superiori e digitalizzazione degli istituti).
Uno dei tasselli della riforma della Buona scuola con cui il governo punta a mettere in piedi quel sistema di meritocrazia nella scuola che per più di un decennio è rimasto sulla carta. Con la valutazione dei presidi, divenuti il perno della maggiore autonomia in termini di reclutamento e di merito degli insegnanti, si dovrebbe scrivere infatti la parola fine alla lunga storia degli aumenti uguali per tutti anche per i capi di istituto. La direttiva che darà il via al sistema di valutazione dei circa 8mila dirigenti scolastici è pressoché pronta per essere inviata nei prossimi giorni.

Il meccanismo di giudizio della qualità dell’operato del dirigente si fonda su quattro pilastri: i risultati raggiunti a seguito del Piano di miglioramento, il documento immediatamente successivo alle evidenze del Rav, il rapporto di autovalutazione, col quale ogni scuola si impegna a lavorare per superare i propri punti deboli; le attività di formazione e di aggiornamento frequentate con esito positivo e rientranti nel portfolio del preside; il livello di gradimento da parte dei consumatori, dai genitori agli studenti, ma anche degli stessi docenti e in generale degli interlocutori del territorio; e poi la capacità di gestire (e quindi anche di selezionare) e di valorizzare i suoi insegnanti. Una capacità che dovrà essere misura non solo sulla base dei risultati raggiunti in termini di maggiore rendimento dell’attività didattica, ma anche alla luce dei criteri di distribuzione delle risorse per il merito. E dunque se il dirigente dovesse decidere di distribuire il fondo per la valorizzazione degli insegnanti a pioggia, questo verrebbe giudicato un elemento negativo, che può compromettere il giudizio finale, al punto da ridurre o annullare la fetta di retribuzione di risultato del dirigente. La previsione dovrebbe avere anche un effetto deterrente nei confronti di quanti per quieto vivere dovessero decidere di evitare atteggiamenti troppo selettivi nei confronti dei docenti. In ballo ci sono 32 milioni per l’anno in corso.

La valutazione finale è triennale, e spetta al direttore scolastico regionale. L’acquisizione dei singoli parametri sarà invece annuale. Che peso avranno i singoli elementi nella definizione del giudizio finale non è stata ancora deciso. Per quanto riguarda invece la quantificazione dei singoli premi, la tesi che sembra prevalere ai piani alti di viale Trastevere è quella di non prevede quote e neanche minimi o massimi.

Senza contratto, i risarcimenti

da ItaliaOggi

Senza contratto, i risarcimenti

Intanto i sindacati verso la mobilitazione del 24 ottobre

Il governo e l’Aran sono stati condannati dal giudice del lavoro di Roma a «dare avvio senza ritardo e per quanto di loro competenza, al procedimento di contrattazione collettiva per i comparti della scuola, dell’università, della ricerca, dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica e delle relative aree dirigenziali». La sentenza è stata pronunciata dal giudice monocratico a seguito di un ricorso promosso dalla Flc- Cgil ed è stata pubblicata il 16 settembre scorso (7552/2015). Il provvedimento è stato emesso sulla base della sentenza della Corte costituzionale, n. 178 del 24 giugno scorso, con la quale è stato dichiarato incostituzionale il perdurare del blocco della contrattazione nel pubblico impiego dal 30 luglio scorso. E cioè dal giorno immediatamente successivo alla data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del responso della Consulta.

La pronuncia del giudice apre scenari inediti sulla contrattazione collettiva nazionale del pubblico impiego. Perché costituisce un vero e proprio titolo esecutivo, con il quale i sindacati possono chiedere al giudice di disporre l’esecuzione forzata e, al tempo stesso, il risarcimento dei danni derivanti dal perdurare dell’inerzia del datore di lavoro pubblico. Un’arma in più a sostengo della protesta che vede tutte le sigle del settore (Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals-Conflsal e Gilda) in campo con una nuova stagione di mobilitazione che sfocerà con le manifestazioni regionali del prossimo 24 ottobre.

La strada risarcitoria non era perseguibile, invece, con la sentenza della Corte costituzionale. Che per sua natura, si limita a dichiarare l’incostituzionalità del perdurare del blocco della contrattazione, senza possibilità di sanzione o di azione esecutiva alcuna. Oltre tutto il giudice ordinario ha spiegato che l’esecuzione costringerebbe il governo e l’Aran non solo ad aprire le trattative sulla parte normativa. Ma anche e soprattutto su quella retributiva.

Ed è proprio sul valore degli adeguamenti retribuitivi, che dovrebbero fare seguito alla stipula del nuovo contratto, che i sindacati avrebbero gioco facile a fondare azioni risarcitorie su larga scala. In ciò determinando il proliferare dell’ennesimo contenzioso seriale con esiti potenzialmente disastrosi per la finanza pubblica. Non tanto per l’entità dei risarcimenti, quanto per l’ammontare delle spese legali che, con la riforma del codice di procedura civile, seguono la soccombenza «salvo gravi ed eccezionali motivi«. E che, per prassi, vengono determinate dal giudice intorno ai 1500 euro.

Per avere idea di quello che potrebbe succedere, basta tenere conto del fatto che il solo comparto scuola occupa circa un milione di lavoratori: tutti in attesa del rinnovo del contratto e tutti potenziali ricorrenti contro l’eventuale inerzia del governo. Va detto subito, però, che l’esecutività della sentenza del Tribunale di Roma può essere sospesa dalla Corte d’appello. Che può farlo in presenza di gravi e fondati motivi, anche in relazione alla possibilità di insolvenza di una delle parti. L’enormità della questione potrebbe indurre la Corte d’appello ad accordare la sospensione della sentenza di primo grado. Sempre che governo e Aran intendano procedere in appello, come quasi certamente avverrà. Resta il fatto, però, che per la prima volta nella storia della contrattazione collettiva del pubblico impiego, i sindacati hanno dovuto utilizzare l’azione giudiziale per costringere il datore di lavoro pubblico a riaprire le trattative per adeguare le retribuzioni al costo della vita. Giova ricordare, peraltro, che il contratto della scuola è bloccato dal 2009. E il legislatore ha disposto anche la cancellazione dell’utilità di 4 anni ai fini della progressione retributiva di anzianità: 2010, 2011, 2012 e 2013.

Il 2010 è stato recuperato dall’allora governo Berlusconi, con un provvedimento che ha rifinanziato la progressione di carriera utilizzando fondi derivanti dai tagli. Il 2011 e il 2012, invece, sono stati recuperati grazie ad accordi tra i sindacati Cisl, Uil, Snals e Gilda (la Cgil non li ha firmati) e il governo. In questo caso i soldi sono stati presi in buona parte dal fondo di istituto. Il 2013, infine, è tuttora inutile ai fini della progressione di anzianità. E ciò comporta, mediamente, una perdita di 1000 euro netti una tantum in busta paga.

A ciò va aggiunta la perdita salariale derivante dal mancato recupero dell’inflazione: – 0,7% nel 2009; – 1,6% nel 2010; -2,7% nel 2011; – 3% nel 2012; – 1,1 % nel 2013 e -0,2% nel 2014. In tutto la perdita salariale lorda, legata all’andamento dell’inflazione, ammonta al 9,3%, dal quale va detratta l’indennità di vacanza contrattuale che è bloccata dal 2012. Considerato che l’importo dell’indennità è pari al 50% del tasso di inflazione programmato, fino al 2012, dovrebbe essere stata recuperata la metà della perdita del potere di acquisto dei salari. E quindi, ad oggi, la perdita secca, per il lavoratori della scuola, ammonterebbe al 5,3%. Perdita alla quale va sommato l’effetto del ritardo di un anno della progressione di anzianità derivante dal mancato recupero del 2013. Ritardo che il governo avrebbe potuto annulare agevolmente, utilizzando parte degli stanziamenti disposti per la legge 107 ed includendo una norma ad hoc nel provvedimento. ma scelta politica è stata diversa.

Potenziamento, ora le preferenze

da ItaliaOggi

Potenziamento, ora le preferenze

Parte la fase C delle assunzioni, in ballo 48 mila docenti, da 3 a 8 in più per scuola

CArlo Forte

Le istituzioni scolastiche hanno tempo fino al 15 ottobre per definire il fabbisogno di docenti in più per l’organico aggiuntivo. La dotazione complessiva dell’organico per il potenziamento è di 48.812 docenti su posto comune e 6.446 sul sostegno. Che saranno assegnati alle singole scuole intorno alla metà di novembre, ad esito dell’ultima fase del piano straordinario di assunzioni previsto dalla legge 107/2015: la cosiddetta fase C. Il termine è stato reso noto dall’amministrazione centrale con una nota (si vedano le anticipazioni di ItaliaOggi di giovedì scorso) inviata ieri dalla direzione generale per il personale scolastico agli uffici scolastici regionali. Le scuole avranno 6 giorni di tempo, dal 10 al 15 ottobre, per inserire al Sidi (sistema informativo dell’istruzione) le richieste. Ma potranno attivarsi fin da ora per definire il relativo fabbisogno. A questo proposito, il ministero ha fatto sapere che i docenti in più che saranno assegnati nella fase C del piano assunzionale andranno da un minimo di 3 a un massimo di 8. Per i Cpia (centri per l’istruzione degli adulti) l’organico aggiuntivo sarà di due docenti. La composizione dell’organico aggiuntivo dovrà essere indicata dalle scuole facendo riferimento ad aree disciplinari definite «campi di potenziamento».

I campi sono stati suddivisi, a loro volta, in due categorie: una per il primo ciclo e un’altra per il secondo. Il primo ciclo di istruzione si articola in due percorsi scolastici consecutivi e obbligatori: la scuola primaria, che è il nuovo nome della scuola elementare e la scuola media, che adesso si chiama scuola secondaria di primo grado. Il secondo ciclo comprende quelle che una volta si chiamavano scuole superiori, oggi note come scuole secondarie di II grado. I campi di potenziamento del I ciclo ricalcano, grosso modo, le classi di concorso della secondaria di I grado. C’è un campo sul potenziamento umanistico-socio-economico e per la legalità, che investe un ambito disciplinare tradizionalmente affidato all’insegnante di lettere nella scuola media. Poi ci sono tre campi dedicati, rispettivamente, all’arte e alla musica, al potenziamento motorio e alle attività di laboratorio. Nel caso specifico, gli ambiti di riferimento sono, nell’ordine, quelli delle classi di concorso A028, A032, A030, A033. Infine ci sono altri due campi. Il primo, dedicato al potenziamento linguistico, ambito di riferimento degli insegnanti di lingua straniera (A245, A345, A445, A545). E il secondo al potenziamento scientifico (A059). La suddivisione in campi ha la funzione di non vincolare le scelte delle scuole ad una classe di concorso specifica.

Ciò consentirà all’amministrazione di assegnare i relativi docenti con un ampio margine di fungibilità, sia in senso orizzontale (per esempio, un docente di lingua straniera a prescindere dalla lingua) che in senso verticale (un insegnante di scuola primaria al posto di un docente di scuola media e viceversa). Tale criterio dovrebbe agevolare la collocazione del più ampio numero possibile di docenti attualmente in graduatoria a esaurimento, superando il rigido criterio della infungibilità degli insegnamenti, tipico delle immissioni in ruolo ordinarie. Tanto più che, ad esito della fase B, i docenti attualmente in lista di attesa sono circa 63mila. E molti dei quali appartengono alle cosiddette classi di concorso di nicchia. Proprio quelle dove è più difficile trovare cattedre libere per le immissioni. Anche nelle scuole superiori i campi di potenziamento previsti sono 7. Il primo è il potenziamento linguistico, nel quale potranno essere utilizzati gli insegnanti di lingua straniera, il secondo è quello umanistico, nel quale potranno essere assorbiti i docenti di lettere e filosofia. È previsto anche un campo dedicato al potenziamento scientifico, nel quale potrà rientrare un ampio catalogo di classi di concorso che vanno dalla matematica alla fisica, dalla chimica alla biologia e alle discipline di indirizzo degli istituti tecnici. E c’è anche un campo dedicato al potenziamento artistico-musicale dove potranno rientrare, oltre ai docenti delle discipline collegate alle arti figurative, anche i docenti di musica degli ex istituti magistrali, cioè i docenti della classe di concorso A031, altrimenti destinata all’estinzione. È previsto, inoltre, un ambito socioeconomico e per la legalità, che dovrebbe comprendere i docenti delle classi di concorso A017 e A019. E infine, un campo per il potenziamento motorio, evidentemente destinato ai docenti della classe di concorso A029 e un altro campo per il potenziamento laboratoriale, nel quale dovrebbero essere integrati gli insegnanti tecnico pratici. Fin qui le regole generali.

Per quanto riguarda l’esonero ai vicari, l’amministrazione centrale si è limitata a disporre che nell’organico aggiuntivo sarà assegnato con priorità un docente della stessa classe di concorso del vicario. E per le immissioni in ruolo sul sostegno, il ministero ha chiarito che, nella fase C, si procederà alla stabilizzazione di parte dei posti in deroga concessi in organico di fatto.

Docenti decisivi per la scuola

da ItaliaOggi

Docenti decisivi per la scuola

Report del Consiglio e della Commissione Ue: prof sempre più vecchi e meno preparati

Emanuela Micucci

Il fattore insegnanti è la chiave di volta per l’istruzione e la formazione degli studenti in Europa. Lo dice il report congiunto del Consiglio e della Commissione europea, mettendo al centro il ruolo cruciale della formazione degli docenti e lo sottolinea il rapporto di Eurydice The Teaching Profession in Europe: Practices, Perceptions, and Policies (www.indire.it/eurydice). Eppure, il fascino per la carriera docente è quasi ovunque in declino, la classe insegnanti invecchia. Così, molti Paesi europei fanno i conti con la carenza di personale docente in possesso di un’adeguata qualifica. Occorre formazione continua.

Analizzando le politiche che regolano la professione docente, i comportamenti, le pratiche e le percezioni dei quasi 2 milioni di docenti dell’istruzione secondaria inferiore impiegati nei 28 Stati membri, in Islanda, Liechtenstein, Montenegro, Macedonia, Norvegia, Serbia e Turchia, il rapporto di Eurydice evidenzia che circa due terzi degli insegnanti hanno più di 40 anni e che circa il 40% andrà in pensione nei prossimi 15 anni. Se in Lussemburgo, Romania, Regno Unito e Malta più del 50% dei docenti ha meno di 40 anni, in Bulgaria, Estonia, Grecia, Lettonia e Austria questa percentuale è minore del 25%. Per i docenti neoassunti in quasi due terzi dei Paesi è previsto un programma strutturato di avvio alla professione che prevede una formazione aggiuntiva, un sostegno e una consulenza personalizzati, dura di solito un anno, può comprendere diversi tipi di attività, il più delle volte è obbligatorio e termina con una valutazione.

In generale, una valutazione degli insegnati regolata a livello centrale è presente in quasi tutti i Paesi europei, tranne Irlanda, Finlandia, Norvegia, Olanda, Scozia, Turchia e Italia. Tuttavia, in Finlandia, Olanda, Scozia i docenti sostengono regolarmente colloqui o incontri con il preside con lo scopo di migliorare le proprie performance. Nella maggior parte dei Paesi, infatti, è il dirigente scolastico il responsabile della valutazione dei docenti, che però solo in alcuni Stati è legata a un aumento di stipendio. E’ il caso dell’Inghilterra. Mentre in Svezia si tiene conto della valutazione degli insegnanti nella contrattazione sindacale tra dirigente scolastico e parti sociali per le remunerazione dei docenti. Strategica nell’Unione europea la formazione continua degli insegnanti, sebbene il contenuto dei corsi di aggiornamento non sempre coincidano con i bisogni espressi dai docenti. Più della metà, infatti, vorrebbe formarsi nell’insegnamento agli studenti Bes, nella didattica digitale, l’apprendimento personalizzato, nell’orientamento professionale e nel counselling agli alunni. Così, nonostante il 38% esprima il bisogna di essere formato nella didattica multiculturale o plurilingue, solo il 13% ha partecipato a corsi su questo tema. Al contrario, la formazione punta sulla propria disciplina insegnata dal docente. Dal rapporto, infine, emerge che solo il 27% degli insegnanti è stato all’estero per fini professionali, con i Paesi nordici e baltici che presentano le percentuali più alte.

Riforma, parte la fase 2

da La Tecnica della Scuola

Riforma, parte la fase 2

“Abbiamo sempre detto che il percorso della legge 107/2015 non si sarebbe esaurito con la sua approvazione in Parlamento”: a dirlo è stato il sottosegretario Davide Faraone.

“È stato un primo passo”, ha spiegato il 22 settembre il rappresentante del Governo sul suo profilo Facebook. “Adesso dobbiamo lavorare da subito anche sui decreti attuativi e sulle deleghe previste della legge. Sempre in una dimensione di ascolto e confronto: lo faremo incontrando associazioni, sindacati, comuni, regioni, genitori, studenti e imprese”.

E ancora: “abbiamo bisogno del contributo di chi è esperto in questo campo, vive la scuola ogni giorno perché ci lavora, la frequenta, costruisce progetti sul territorio e con le imprese. Sarà un confronto profondo, che non si esaurirà in un incontro. Partiamo da qui per costruire insieme, tassello dopo tassello, #labuonascuola del Paese”.

Faraone ha quindi annunciato che “dal Miur stanno partendo gli inviti per i primi cinque incontri sul diritto allo studio, l’inclusione degli studenti disabili, il sistema integrato dalla nascita ai sei anni, l’istruzione professionale e la formazione iniziale dei docenti. Ne seguiranno altri sul Made in Italy, il Testo Unico e altri pezzi importanti e qualificanti de #labuonascuola”.

Insomma, la fase 2 della riforma ha preso inizio. E sarà ancora più lunga della prima, quella che in poco più di un anno ha portato all’approvazione della Legge 107/2015: per la realizzazione dei decreti delegati più laboriosi, infatti, sono stati concessi anche 18 mesi di tempo, che sono scattati all’indomani dall’approvazione della riforma.

Bonus 500 euro: attenzione a ricevute e scontrini, si rischia di doverlo restituire

da La Tecnica della Scuola

Bonus 500 euro: attenzione a ricevute e scontrini, si rischia di doverlo restituire

Il decreto sulla erogazione dei 500 euro per l’autoformazione è chiaro: la somma messa a disposizione di ciascun insegnante dovrà essere rendicontata.

In cosa debba consistere la rendicazione prevista dal decreto sul “bonus” di 500 euro non è affatto chiara e sarebbe bene che il Ministero spieghi al più presto come i docenti dovranno comportarsi.
In assenza di disposizioni chiare c’è il rischio che, alla fine dell’anno, molti insegnanti debbano restituire il “bonus” in toto o in parte.
I problemi non sono banali, anche se è del tutto evidente che alcune spese saranno – per loro natura – ammissibili senza troppo difficoltà.  Sarà questo il caso, ad esempio, delle spese sostenute per corsi di specializzazione o master universitari, spese che normalmente si possono documentare esibendo la ricevuta di pagamento (copia del bonifico bancario o ricevuta del bollettino di conto corrente postale).
Per acquisti di un certo rilievo (per esempio un tablet) l’insegnante potrà certamente richiedere al fornitore una fattura o una ricevuta.
Più complicato appare invece il caso delle spese per i libri: sarà sufficiente lo scontrino fiscale anche se su di esso non è annotato il nominativo di chi ha effettuato l’acquisto?  Il documento fiscale dovrà contenere anche l’elenco dettagliato dei libri o basterà una generica indicazione del tipo “Libri euro 35”. In questo caso come si potrà essere certi che si tratti davvero di libri finalizzati alla formazione professionale?
Più complicata ancora questione degli ingressi a musei e teatri: talora il biglietto di ingresso non è neppure uno scontrino fiscale e sarà pressochè impossibile per l’insegnante ottenere un documento “personalizzato” con nome e cognome.
C’è da augurarsi che il Miur fornisca in fretta indicazioni chiare e precise. Il rischio è che – a fine anno – alcune spese vengano considerate “non ammissibili”.

Incontro Miur-sindacati. I temi all’ordine del giorno

da La Tecnica della Scuola

Incontro Miur-sindacati. I temi all’ordine del giorno

E’ fissato alle 17.00 di domani pomeriggio, 23 settembre, l’incontro tra il ministro Giannini e i segretari generali dei sindacati scuola.

Nella convocazione sono fissati i temi all’ordine del giorno:

·      Formazione dei docenti e anno di prova

·      Sistema di formazione iniziale e accesso al ruolo nella scuola secondaria

·      Valutazione dei dirigenti scolastici

·      Fondi di funzionamento: nuovi criteri di riparto dall’anno scolastico 2016-2017

·      Laboratori e  Piano Nazionale Scuola Digitale

In arrivo 500 euro a docente: Renzi firma il decreto per la formazione

da La Tecnica della Scuola

In arrivo 500 euro a docente: Renzi firma il decreto per la formazione

“Firmato il decreto sulla carta elettronica dei docenti. Cinquecento euro per la loro formazione”. Così il premier pubblica in un post su Twitter la firma al dispositivo incluso nella riforma.

“Un’altra misura concreta de La Buona Scuola”. Gli fa eco, in un tweet, è il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.

Nel decreto si indica come data limite il 31 agosto 2016 la rendicontazione attraverso cui ogni docente potrà dimostrare “l’effettivo utilizzo della somma con le finalità” formative svolte. Se ciò non dovesse avvenire, “la somma è recuperata con l’erogazione riferita all’anno scolastico 2016/17”.

L’importo dei 500 euro dovrebbe essere collocato direttamente nello stipendio dei docenti di ruolo (i precari sono esclusi). Ricordiamo che la formazione dei docenti, come previsto dalla riforma, la Legge 107, prevede un “importo nominale di euro 500 annui per ciascun anno scolastico”, che servirà, tra le altre cose, “per l’acquisto di libri e di testi, anche in formato digitale, di pubblicazioni e di riviste comunque utili all’aggiornamento professionale, per l’acquisto di hardware e software, per l’iscrizione a corsi per attività di aggiornamento”.

Nelle prossime ore pubblicheremo i dettagli del decreto firmato dal premier.

 

Faraone: Partita la circolare sulla fase C, 55mila assunzioni

da tuttoscuola.com 

Faraone: Partita la circolare sulla fase C, 55mila assunzioni

Fase 3: 55.000 nuovi docenti arrivano nelle scuole italiane. È partita dal Miur una circolare (questo il testo della Circolare, NdR) che dà indicazioni sui tempi e sulle modalità tecniche che gli istituti dovranno adottare per richiedere gli insegnanti in più, quelli del “potenziamento”, insegnanti che prima la scuola non aveva“. Lo dichiara il Sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, sul proprio profilo Facebook.

I docenti arriveranno in classe – spiega Faraone – tra la fine di novembre e i primi di dicembre. Grazie a loro sarà possibile ampliare i tempi di apertura delle scuole, rendere flessibili le attività, sperimentare il curriculum dello studente. Non insegnanti tappabuchi. Docenti pienamente inseriti nella progettualità della scuola. #labuonascuola non ha insegnanti di serie A o di serie B, tutti lavorano per raggiungere lo stesso obiettivo: formare i cittadini di cui il Paese ha bisogno. E lo fa in autonomia, parola chiave de #labuonascuola“.

È utile ribadirlo: le circolari che partono dal Miur – aggiunge – hanno solo il valore di indicazioni operative. Il vero punto di riferimento è la legge 107/2015. Le scuole non devono stare ad aspettare che qualcun altro dica loro cosa fare. Abbiamo potenziato i ruoli di tutta la comunità scolastica, l’unico ridimensionamento di ‘potere’ riguarda il Ministero“.

Le informazioni che abbiamo mandato alle scuole – scrive ancora il Sottosegretario – riguardano solo il potenziamento di quest’anno. Ogni scuola potrà disporre di insegnanti in più (distribuiti in base al numero degli alunni) che potranno lavorare in tutta l’istituzione scolastica, ovvero svolgeranno il loro ruolo in ogni ordine e grado e non solo in quello previsto dalla loro classe di concorso“.

Nella circolare ministeriale – continua – è stata inserita una tabella con delle macroaree disciplinari – ambito linguistico, umanistico, economico, etc. – che servono alle scuole per indicare quale area vogliono potenziare. È una tabella esemplificativa, che lascia libertà agli istituti nell’utilizzo degli insegnanti. L’autonomia non può essere imbrigliata. Gli istituti italiani hanno tra le mani una grande risorsa. Siamo sicuri – conclude – che sapranno utilizzarla al meglio per dare ai ragazzi un futuro all’altezza delle loro aspettative“.