Candidati esclusi dalla graduatoria finale concorso a Dirigente scolastico in Campania

IL GRUPPO DEI 50 candidati ammessi con riserva, in fatto e diritto, alle prove scritte ed orali del Concorso a Dirigente scolastico del 2011 e poi esclusi dalla graduatoria finale della Regione Campania, dopo aver percorso ogni strada legale per veder riconosciuto il proprio giusto titolo, intendono porre all’attenzione pubblica questo caso che per molti versi appare un paradosso.

 

Va premesso che:

  1. il concorso in questione è stato più volte interrotto per presunte gravi irregolarità, tutt’ora al vaglio della magistratura.
  2. Già durante la prova preselettiva sono emerse irregolarità ( accertate e riportate anche dai media) sia nella procedura (orari sfalsati di inizio delle prove nelle diverse scuole scelte come sedi del concorso), sia nel contenuto degli stessi test (alcuni ponevano domande inesatte ed altri risposte non precise o incongrue)
  3. Proprio in seguito alla prova preselettiva alcuni concorrenti per i motivi sovraesposti hanno fatto ricorso al TAR Lazio (che ha però respinto il ricorso).
  4. Tuttavia il TAR Campania, non ha tenuto conto di tale parere e, con decreto del 13/14-12-2011, ha disposto l’ammissione dei candidati a sostenere la prova scritta, con riserva
  5. Pertanto i candidati in questione sono stati ammessi a sostenere il concorso (scritti e orali); 50 di essi lo hanno superato.

 

Allo stato attuale

 

  1. dopo diverse ed alterne vicissitudini ( nel frattempo il concorso veniva interrotto per presunti brogli)

IL GRUPPO DEI 50 candidati non è stato inserito nella graduatoria di merito del concorso;

 

  1. e risulta ugualmente esluso nel provvedimento previsto dalla legge 107 del 2015 che, al comma 88, prevede una sanatoria palesemente contraddittoria, riguardante eslusivamente il precedente concorso a Dirigente relativo al biennio 2004/206.

 

I casi sanati dalla legge 107 sono peraltro ben più complessi: esclusione dalle prove per assenza di requisiti, procedura di valutazione non completata o sostenuta ma con esito negativo. In pratica, si tratta di candidati che non avevano superato la procedura concorsuale. Pertanto non sarebbero neppure da equiparare agli esclusi illegittimamente dal recente concorso, eppure sono stati premiati dalla legge 107

e godono di una inspiegabile prelazione, peraltro infondata in termini di legittimità.Si va a sanare, in pratica, una situazione sostanzialmente insanabile ( quella del concorso 2004/06) e non si prende neppure in considerazione questa che da un punto giuridico e morale non andrebbe nemmeno messa in discussione.

 

IL GRUPPO DEI 50 rileva inoltre come in quasi tutte le regioni italiane, per casi simili o uguali a quello che li riguarda, si è provveduto, in tempi brevissimi, a varare una sanatoria ispirata alla parità di trattattamento – che per inciso, è tra gli interessi legittimi che ogni concorso dovrebbe preservare e tutelare.

 

IL GRUPPO DEI 50 rileva come purtroppo in queste regioni sia stata palese ed efficace la pressione di esponenti politici locali sulle decisioni dell’amministrazione.

 

La Campania è invece tra le poche e forse l’unica Regione a non aver adottato tale provvedimento. E va rilevato come putroppo, per analogo ma contrapposto interesse politico, sia stata operata pressione perché agli interessati questo diritto fosse negato.

 

I 50 candidati pertanto denunciano una palese, colpevole e forse precostituta inerzia amministrativa nei loro confronti, peraltro contraddittoria, avendo prima la Sovrintendenza consentito loro di sostenere le prove scritte ed orali per poi escluderli con un provvedimento quantomeno anomalo.

E ciò nonostante che tra le prove scritte e quelle orali fosse intercorso un lungo periodo dovuto alle indagini per presunti brogli. Ci sarebbe stato tutto il tempo per escludere i candidati ammessi con risparmio da parte di costoro di risorse psicofisiche ed economiche

 

Pertanto, i 50 candidati costituitisi in comitato

 

Chiedono

 

  • che venga riconsiderata la propria posizione e perciò che la legge 107 venga quantomeno modificata o integrata a favore dei 50 ESCLUSI dal concorso del 2011 prima che venga pubblicato il previsto bando del nuovo concorso a Dirigente Scolastico.

         Il Comitato “Dirigenti senza riserve”

 

( IL GRUPPO DEI 50 esclusi dalla graduatoria di merito del Concorso per Dirigente scolastico del 2011)

 

 

               Ecco in sintesi il report della nostra vicenda concorsuale.

 

  • Il concorso in questione è stato bandito il 15/7/2011 (posti disponibili 2.386 dirigenti scolastici);
  • Nel mese di ottobre 2011 è stata espletata la prova preselettiva (test);
  • Alcuni concorrenti, non avendo superato la prova preselettiva hanno fatto ricorso poiché erano state rilevate diverse irregolarità sia sulla procedura (orari sfalsati di inizio delle prove nelle diverse scuole scelte come sedi del concorso),   sia sulla correttezza degli stessi test ( alcuni ponevano domande con inesattezze ed altri risposte ai quiz non esatte o incongrue rispetto alle domande poste), attraverso gli uffici legali di vari sindacati, al TAR Lazio, che lo ha rigettato;
  • Tuttavia il TAR Campania, non ha tenuto conto di tale parere e, con decreto del 13/14-12-2011, ha disposto l’ammissione dei candidati a sostenere la prova scritta, con riserva;
  • In seguito in una riunione di Camera di Consiglio, ( 11/01/2012) , il TAR ha dichiarato la propria incompetenza per territorio a decidere la controversia, rinviando alla sentenza del TAR Lazio;
  • Alcuni candidati hanno riassunto il giudizio innanzi al TAR Lazio, altri non lo hanno fatto direttamente, ma hanno spiegato intervento nel giudizio promosso dai loro colleghi.
  • Nelle more, l’Amministrazione ha richiesto ai candidati ammessi con riserva a sostenere la prova scritta (che nel contempo l’avevano superata), di inoltrare tutta la documentazione e, successivamente, ha pubblicato anche il calendario per sostenere la prova orale. Circa 60 dei candidati inseriti in tale calendario, hanno sostenuto e superato anche la prova orale;
  • 6 febbraio 2013 c’è stata un’ Ordinanza del T.A.R. Campania che ha sospeso il concorso e l’8 febbraio successivo è avvenuta la sospensione delle prove orali.
  • 3 luglio udienza TAR che rigetta i ricorsi proposti e l’ 11 settembre 2013 pubblica l’ Avviso ripresa della procedura concorsuale e pubblicazione del nuovo calendario delle prove orali
  • avviso DDGR Prot.n. AOODRCA.6910
  • 3 ottobre ripresa prove orali dopo 3 mesi dall’udienza.
  • 18 febbraio fine prove orali a cui hanno partecipato anche i riservisti della preselettiva  
  • A metà luglio 2014 è stato notificato a tali candidati, senza alcuna preventiva comunicazione di avvio del procedimento amministrativo, la nota di esclusione degli stessi dal concorso per non essere in possesso di tutti i requisiti richiesti dal bando, ossia per non avere superato la prevista prova “TEST”;
  • L’11 novembre 2014 il TAR Lazio (Sezione Terza Bis) sul ricorso N.12364/2014 accoglie l’istanza cautelare motivando che “….la prova preselettiva non concorre alla formazione del voto finale, con la conseguenza che essendo la ricorrente stata ammessa in via giurisdizionale al prosieguo del concorso ed avendolo superato, non ne poteva essere esclusa con ulteriore provvedimento postumo” e fissa per la trattazione collegiale la camera di consiglio del 20 novembre 2014.
  • Il 20 novembre 2014 il TAR Lazio(Sezione Terza Bis),respinge l’istanza cautelare proposta con i motivi aggiunti, motivando tale decisione in relazione al precedente specifico della sezione adottato con sentenza N.7414 del 19 Luglio 2013 confermato dal CdS con sentenza 12 settembre 2014, N.4670
  • Il 18 dicembre 2014 sono state pubblicate le graduatorie nelle quali sono stati inseriti tutti i ricorrenti tranne quelli della preselettiva

 

  • In data 1 aprile 2015 con Prot.n. AOODRCA.3355 dell’01.04.2015 viene pubblicata la graduatoria emendata del concorso per Dirigenti Scolastici della Campania

 

  • In data 13 luglio viene promulgata la Legge 107 /2015 . La suddetta Legge al c.88 ha previsto una sanatoria afferente solo due concorsi per Dirigenti Scolastici (c.87 …b). per i soggetti che abbiano avuto una sentenza favorevole almeno nel primo grado di giudizio ovvero non abbiano avuto, alla data di entrata in vigore della presente legge, alcuna sentenza definitiva, nell’ambito del contenzioso riferito ai concorsi per dirigente scolastico   di   cui   al   decreto   del   MIUR 22 novembre 2004,( …) e al decreto del MIUR 3 ottobre 2006 ….
  • In data 20 luglio 2015 viene pubblicato il D.M. 499 concernente “Modalità di svolgimento di un corso intensivo di formazione e della relativa prova scritta finale, ai sensi dell’art. 1, comma 87, della Legge 13 luglio 2015, n. 107, ovvero della sessione speciale di esame di cui all’art. 1, comma 90, della Legge 13 luglio 2015, n. 107”, volto all’immissione nei ruoli dei dirigenti scolastici – con particolare riferimento agli artt. 1 e 3;
  • In data 28 luglio 2015 con n. AOODRCA 8004 l’USR Campania con Ricognizione situazione contenziosi concorsi dirigenti scolastici DDG 22.11.2004, DM 03.10.2006″, indica i nominativi dei docenti che hanno attualmente pendenti ricorsi avverso le procedure concorsuali indette con DDG 22.11.2004 e con DM 03.10.2006;
  • In data 08.2015 l’USR Campania individua i docenti ammessi (che hanno attualmente pendenti ricorsi avverso le procedure concorsuali indette con DDG 22.11.2004 e con DM 03.10.2006) al corso intensivo di formazione per l’accesso ai ruoli di dirigente scolastico da svolgersi presso la regione Abruzzo;

 

 

Ad oggi, i candidati (riservisti esclusi) risultano avere i requisiti per svolgere il ruolo di Dirigenti scolastici, avendo superato le vere prove (due scritte e una orale) ma non sono inseriti nella graduatoria di merito.

 

Note

 

In passato, per il precedente concorso a Dirigenti scolastici, si è verificato un caso analogo ed il Governo è intervenuto con il Decreto legge 7 Aprile, n. 58,detto anche salva-dirigenti, convertito poi in Legge a giugno 2014,equiparando coloro che avevano superato le prove scritte ed orali a tutti gli altri, anche se non in possesso di tutti gli ulteriori requisiti richiesti dall’iniziale bando.

Ciò è fondando sul concetto che alcun danno economico si arrecava all’Ente-Stato (non occorre assumere nessuno in più, ma solo consentire l’inserimento in graduatoria).

Tra l’altro va considerata la possibilità fondata che gli esclusi possano avanzare richieste di risarcimento nei confronti dell’Amministrazione per danni da stress, causato dalla lunga attesa delle prove (in particolare quelle orali) delle spese sostenute per le preparazioni quando l’Amministrazione ben avrebbe decisione, impedendo loro una inutile frustrazione, arrecando i conseguenti danni materiali e morali.

Il bluff del governo Renzi ……….sulla scuola

“Il bluff del governo Renzi ……….sulla scuola”
(lettera aperta del Segretario Generale dell’Ugl Scuola)

Negli ultimi tempi alcuni mass media hanno ripetutamente utilizzato l’espressione “più dura l’Ugl”, quasi tutte le volte che si è parlato di riforma del sistema scolastico e quindi di “Buona Scuola”, ma se con detta frase intedevano evidenziare la fermezza delle posizioni da noi assunte in merito alla riforma della scuola, allora dobbiamo preannunciare che se la situazione non cambierà, la nostra azione sindacale sarà ancora più determinata ed incisiva.
E’ evidente come ci troviamo a dover fronteggiare le prepotenze di un governo sordo e miope, che non solo non ascolta le parti sociali, ma fa approvare una riforma importante e delicata come quella della scuola, ricorrendo al voto di fiducia e quindi ad un provvedimento unilaterale, ignorando il significato della parola “democrazia”.
Un governo che proprio sulla riforma del sistema dell’istruzione, ha messo in campo un indecoroso bluff, buttando fumo negli occhi e attribuendosi meriti che non ha, cercando di confondere, per fortuna senza riuscirci, anche gli addetti ai lavori.
Neppure lo sciopero che di recente ha interessato il comparto scuola e che ha fatto rilevare un’astensione dal lavoro che si aggira intorno al 65%, certamente un risultato eclatante anche in considerazione del delicato e difficile momento che il paese sta attraversando è stato sufficiente per “far cambiare rotta” alla squadra di governo.
Le innumerevoli richieste di modifica presentate nel percorso parlamentare del ddl scuola e nel caso della nostra Organizzazione Sindacale tramite il Vice Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, On. Renata Polverini, non sono bastate a fermare la marcia del governo che procede su un percorso inadeguato.
Per meglio chiarire il perchè del nostro dissenso, occorre tornare indietro di qualche tempo, facendo un breve escursus e mettendo in risalto alcune situazioni che hanno determinato il nostro niet al percorso di riforma.
Oramai è ben noto come da alcuni anni si stia proseguendo con continue riduzioni agli organici (soprattutto quello di diritto) del personale della scuola, ma anche agli stanziamenti economici per il funzionamento degli istituti, tanto da mettere in difficoltà tutte le scuole, ma in particolare quelle che non avendo i laboratori, non hanno potuto barcamenarsi utilizzando anche i contributi delle famiglie.
Il governo era consapevole che a seguito dei numerosi ricorsi per la stabilizzazione dei precari, la Corte Europea avrebbe accolto le istanze dei lavoratori e quindi ha ben pensato di procedere alle immissioni in ruolo, intestandosi un merito che non ha e che di fatto era solo la conseguenza di quanto disposto dalla recente sentenza della Corte Europea, avendo premura, con una leggina dell’ultim’ora, di cambiare le carte in tavola, modificando le regole per le immissioni in ruolo e calpestando alcuni diritti acquisiti dai lavoratori.
Utilizziamo il termine “diritti acquisiti” in quanto la stabilizzazione dei precari è la conseguenza del fatto che il dicastero di viale Trastevere sia ricorso al conferimento di contratti a tempo determinato per più di tre volte e su posti vacanti in organico di diritto e che detta violazione del dettato normativo sia avvenuta nella provincia dove l’aspirante è incluso nelle graduatorie.
Di conseguenza viene riconosciuto che in quella provincia c’era una necessità e che non si trattava di situazioni straordinarie ma come si suol dire di “ordinaria amministrazione”.
Infatti, l’Ugl Scuola, da sempre, ha chiesto che le immissioni in ruolo venissero fatte tenendo conto dei posti in organico di diritto, ovviamente non quello determinato a seguito dei tagli e con i parametri di un decennio dopo.
Mai avremmo pensato, pur consapevoli della necessità dell’attuazione di un organico dell’autonomia, di proporre che le immissioni in ruolo venissero fatte su una procedura di fatto sconosciuta, certi che il potenziamento non basterà a fronteggiare le esigenze delle scuole.
Quindi si è proceduto alle immissioni in ruolo, prevedendo “più fasi”.
Il ministro sostiene che l’anno scolastico è iniziato con il corpo docente al completo, ma la realtà è che le immissioni in ruolo hanno coperto appena il 50% del fabbisogno e che i posti rimanenti saranno destinati ai supplenti, con il risultato che il precariato non sarà eliminato, ma potremmo dire che ci troviamo di fronte ad un aumento dello stesso.
Inoltre, le immissioni in ruolo sono state fatte su base nazionale, dando luogo ad un vero e proprio esodo in particolar modo verso il nord, mettendo in serie difficoltà i lavoratori e le loro famiglie, incrementando il ricorrere alle sacrosante prerogative della legge 104, ma anche un aumento delle assenze per salute, che però siamo sicuri sia dovuto semplicemente ad una casualità.
Così facendo si è determinata la necessità di nominare nuovi supplenti, con un danno per la didattica, ma anche con aggravio per la spesa pubblica.
Nelle scuole regna sovrana l’incertezza, infatti ai dirigenti scolastici, la riforma da una parte ha consegnato maggiore discrezionalità e potere decisionale, ma dall’altra gli ha negato anche il diritto di nominare i supplenti in caso di assenze brevi, che si somma al divieto di sdoppiare le classi in caso di assenza del docente; ci troviamo di fronte ad una situazione di particolare rilevanza giuridica che potrebbe dar luogo a numerosi contenziosi, ma anche ad assistere impotenti all’inefficienza del servizio erogato dalla scuola pubblica che, invece, dovrebbe essere rivalutato e potenziato.
Gli errori (o per meglio dire orrori) sono stati molteplici, basta riflettere sul fatto che qualche “sapientone”, aveva ben pensato di revocare gli esoneri ed i semi esoneri ai collaboratori vicari e, se è vero che qualsiasi addetto ai lavori ha giudicato tale modus operandi assurdo ed inadeguato, l’unica conclusione che possiamo trarre è l’evidenza dell’estraneità e della poca conoscenza del funzionamento del sistema scolastico italiano, proprio di chi mira a riformarlo, avvalorando quanto sostenuto dall’Ugl Scuola in merito al
fatto che la riforma partorita dal governo Renzi non valorizzerà la scuola, ma l’attuale compagine governativa mira solo ad un fattore economico e quindi di risparmio.
Infatti, riteniamo che le risorse che il governo dice di aver reperito ed investito per la scuola, in realtà sono solo i risparmi derivanti dal mancato rinnovo del ccnl di categoria oramai scaduto da quasi un decennio, o dai risparmi sugli stanziamenti economici inerenti il fondo dell’istituzione scolastica, o al continuo posticipo degli scatti di anzianità (gradoni) con ritardi sulle progressioni della carriera del personale della scuola, ecc.; insomma non si sta solo cercando di realizzare una riforma a costo zero per l’Amministrazione, ma tutti gli investimenti, in realtà, sono fatti con le spettanze economiche non corrisposte ai lavoratori comunque continuano ad essere tartassati.
Se ci addentriamo nei meandri delle legge 107, rileviamo una restrizione della libertà di insegnamento e, nonostante l’Ugl Scuola possa concordare con il riconoscimento di un sistema meritocratico, riteniamo indispensabile che lo stesso venga determinato da criteri equi e trasparenti e non discezionali.
Certamente, con un simile scenario, i ricorsifici stanno giustamente affilando le lame; non vogliamo neppure pensare a cosa potrebbe accadere se la magistratura dovesse dichiarare illegittimo il sistema utilizzato dal governo per le immissioni in ruolo, a cui si aggiungerebbero i ricorsi inerenti la vicenda del diploma magistrale, gli ulteriori ricorsi per la stabilizzazione, ecc.
Pensate a quante volte lo stato soccombe in giudizio ed alle relative spese processuali che non fanno altro che incrementare un debito pubblico già gigantesco; eppure tutto questo si potrebbe evitare con leggi chiare, concrete e condivise.
Ma non è ancora finita, perchè l’iter della fase “C” risulta essere davvero poco comprensibile, allo stesso modo come è tutto da verificare quanto previsto per il progetto da attuare per le scuole dell’infanzia e primarie (almeno per il momento escluse da tutto e tutti).
A fronte di tutto questo, con le GAE non ancora esaurite e con tantissimi aspiranti già in possesso dell’idoneità all’insegnamento, il governo sta lavorando all’indizione di un nuovo concorso che certamente non annullerebbe le GAE, creando una sorta di doppio canale, ma determinerebbe l’esclusione degli aspiranti che hanno già conseguito detta idoneità, i quali
nonostante i sacrifici economici (e non solo) sostenuti nell’arco degli anni, vedrebbero sfumare la possibilità di continuare ad insegnare.
Per non parlare del fumo negli occhi che il governo butta, tutte le volte che parla del bonus o carta elettronica di cinquecento euro per le spese di formazione dei docenti, somma già in partenza insufficiente a svolgere delle serie e mirate attività di aggiornamento che certamente non possono essere fatte con gli spiccioli, a cui si aggiunge che le spese sostenute vanno rendicontate, e non vogliamo neppure pensare a cosa potrebbe succedere se il tutto dovrà essere sottoposto anche alla Corte dei Conti.
Tra l’altro, il documento di riforma sembra essersi completamente dimenticato del personale amministrativo, tecnico e ausiliario che viene appena menzionato come se fossero lavoratori di serie “B”.
Un’altra cosa che riteniamo a dir poco mortificante sono i contenuti di alcune circolari del Miur, che sono solamente la conferma di una situazione assurda: chi ci governa non conosce il reale funzionamento delle istituzioni scolastiche.
Dopi i numerosi solleciti in merito alle problematiche legate alla sostituzione del personale assente per brevi periodi, l’amministrazione, con una nota dello scorso 30 settembre, ha stabilito:
– per il personale docente, la questione viene rimandata a dopo la conclusione del piano straordinario di assunzione, fatto che rappresenta una vera e propria assurdità perché le lezioni sono già iniziate da qualche settimana;
– per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario, la decisione viene affidata ai dirigenti scolastici, sui quali viene dunque scaricata tutta la responsabilità.
Anche in merito all’edilizia scolastica e ai presunti meriti che il governo si attribuisce per aver stanziato le risorse (comunque insufficienti) per la messa a norma delle scuole, ci sarebbe tanto da dire: oltre il novanta per cento dei plessi scolastici non sono a norma e spesso ci troviamo ad assistere a crolli di soffitti, ecc., situazioni a rischio per alunni ed addetti ai lavori, che si sarebbero potute evitare e che per il futuro, devono essere necessariamente scongiurate mediante maggiori investimenti ed una giusta attività di prevenzione.
A noi non sembra che tutto questo possa essere definito “La Buona Scuola”, ma con rammarico dobbiamo affermare che se il governo non effettuerà una rapida inversione di marcia, ben presto dovremo dire “c’era una volta…..la scuola”, quella scuola pubblica che deve necessariamente erogare ad alunni e famiglie un servizio di qualità e che sia competitiva anche oltre frontiera.
Invece, continuando in questa direzione, la scuola perderà la centralità ed il ruolo sociale di primaria importanza che la stessa deve avere, con ripercussioni negative e disastrose per le prospettive di sviluppo e crescita del nostro paese e di conseguenza per i giovani che, oggi più che mai, necessitano di essere valorizzati e di maggiori certezze.
Roma, ottobre 2015

Giuseppe Mascolo
Segretario Generale Ugl Scuola

Miur e IID, insieme per la promozione del dono

Miur e IID, insieme per la promozione del dono
Verso il #DonoDay2016. Firmato protocollo d’intesa

Contest video sul dono, il ministro Giannini premia le scuole

Roma, 14 ottobre 2015“Il dono è un valore fondamentale. Non solo nei rapporti d’amore e negli affetti familiari ma anche nei macro processi economici, nella politica, nelle istituzioni”. E’ così che il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini ha accolto questa mattina le scuole che hanno vinto il contest video “Donare, molto più di un semplice dare” promosso dall’Istituto Italiano della Donazione e dal Miur in occasione del primo Giorno del Dono.

E’ in questo contesto che, nelle sale del Ministero, in vista del #DonoDay2016 l’IID e il Miur hanno siglato il protocollo d’intesa “Donando si impara, per un’educazione al dono”. A firmare, il ministro Giannini e il presidente dell’IID Edoardo Patriarca. L’Istituto e il Ministero collaboreranno “per lo sviluppo e la promozione della cultura del dono, della trasparenza, della solidarietà e conoscenza del mondo non profit” coinvolgendo le scuole italiane.

Nel Giorno del Dono 2015, che si è celebrato a Expo il 4 ottobre scorso, la collaborazione tra le due realtà ha portato al coinvolgimento di quasi 40 scuole e raccolto altrettanti video per il contest video. A testimonianza del forte riscontro avuto da parte degli istituti italiani, un gruppo numeroso di studenti e insegnanti dei tre istituti vincitori ha presenziato stamani al Miur ricevendo la targa premio direttamente dalle mani del Ministro. Si tratta del Liceo Linguistico “Alberico Gentili” di San Ginesio (MC), Liceo Classico “Giacomo Leopardi” di Recanati (MC) e Istituto Comprensivo “Lorenzo Milani” di Policoro (MT).

“Partecipare al contest ci ha fatto capire che ognuno di noi ha la possibilità di trasformare un piccolo gesto nella chiave per riavviare il motore della vita altrui”. Queste le parole dei ragazzi della classe V B del Liceo Linguistico “Alberico Gentili”, autori del video “Sincronizzazione pezzi”, vincitore del premio della Giuria Tecnica. Perché “a volte basta una piccola carezza, un sorriso o una semplice stretta di mano per Donare”.

“La scuola ha festeggiato con entusiasmo e generosità il Giorno del Dono, attraverso video che sono racconti di esperienze ed emozioni” ha spiegato il ministro Giannini. “Questi video sono stati senza dubbio la proclamazione della fiducia nella reciprocità. Il significato della comunità cresce grazie a gesti di dono e l’Istituto Italiano della Donazione, grazie al progetto del Giorno del Dono, ha saputo trasmettere la bellezza e l’importanza della pratica del donare, senza la quale la nostra Repubblica andrebbe via via sgretolandosi”.

L’Istituto Italiano della Donazione e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca oggi si sono stretti simbolicamente la mano, firmando ufficialmente il protocollo che sancisce la loro collaborazione in vista dell’appuntamento del Giorno del Dono 2016, perché “IID e Miur sono animati dalla passione di una volontà comune, che è rendere il dono una pratica contagiosa e dilagante – ha commentato il presidente dell’Istituto Italiano della Donazione Edoardo Patriarcae per fare questo vogliamo partire dai nostri ragazzi, che ogni giorno, tra i banchi di quella meravigliosa palestra di vita che è la scuola, sperimentano il profondo significato del verbo donare”.

Istituto Italiano della Donazione (IID) è un’associazione che, grazie ai suoi strumenti e alle verifiche annuali, assicura che l’operato delle Organizzazioni Non Profit (ONP) sia in linea con standard riconosciuti a livello internazionale e risponda a criteri di trasparenza, credibilità ed onestà. I marchi di qualità IID, concessi alle ONP inserite in IO DONO SICURO, confermano che l’ONP mette al centro del proprio agire questi valori. L’Istituto basa la propria attività sulla Carta della Donazione, primo codice italiano di autoregolamentazione per la raccolta e l’utilizzo dei fondi nel Non Profit.

Per informazioni:
Istituto Italiano della Donazione (IID)
Cinzia Di Stasio – Segretario Generale
Tel. 02.87390788 – Fax 02.87390806 – Mob. 333.4616745
www.istitutoitalianodonazione.itcinzia.distasio@istitutoitalianodonazione.it  

Per bocciare un alunno, il consiglio di classe deve essere perfetto

Per bocciare un alunno, il consiglio di classe deve essere perfetto con la presenza di tutti i suoi componenti; conferma del TAR Calabria.

 

Al fine di dare informativa fra i docenti che scrutinano gli alunni per l’ammissione alla classe successiva, il sindacato SAB tramite il segretario generale prof. Francesco Sola, porta a conoscenza che il TAR Calabria, sez. di Catanzaro, con sentenza del 9/10/2015, ha confermato che, per bocciare un alunno, il consiglio di classe deve essere organo collegiale perfetto con la presenza di tutti i suoi componenti.

Ai sensi del combinato disposto degli artt. 5 e 193 del D. L.vo n. 297/94 (Testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione) e, per giurisprudenza consolidata, il Consiglio di Classe riunito per la valutazione finale, alla presenza dei soli docenti, deve risultare organo collegiale perfetto con la conseguenza che è illegittimo lo scrutinio finale adottato con l’assenza anche di un solo docente, non sostituito.

Nel merito, un alunno di una scuola cosentina, rappresentato e difeso in giudizio dall’avv. Domenico Lo Polito del foro di Castrovillari, impugnava la mancata ammissione alla classe successiva lamentando che, nell’ultimo verbale del consiglio di classe, per la valutazione finale, era assente una docente non sostituita, anche se, dopo, la docente assente andava a firmare la tabella dello scrutinio.

Il TAR ritiene che la sottoscrizione della tabella di scrutinio da parte della docente assente – documento distinto dal verbale del consiglio di classe- non vale a superare la prova piena che, fino al vittorioso espletamento di un’eventuale querela di falso, è fornita dal detto verbale in ordine ai docenti presenti alla riunione dell’organo collegiale.

Ritenuto che spetti all’amministrazione resistente il compito, riunito nuovamente e regolarmente il consiglio di classe, per valutare il profitto scolastico dell’alunno e per accertare se egli debba conseguire l’ammissione alla classe successiva, accoglie il ricorso e, per l’effetto, annulla le determinazioni assunte dal predetto consiglio, limitatamente alla non ammissione dell’alunno ricorrente.

F.to Prof. Francesco Sola

Segretario Generale SAB

Revisione dei comparti contrattuali nella pubblica amministrazione

Revisione dei comparti contrattuali nella pubblica amministrazione: sei anni di blocco, un’enormità! Non si può più aspettare

In merito all’incontro all’ARAN sulla ridefinizione dei comparti di contrattazione del pubblico impiego tenutosi il 13 ottobre, il Segretario Generale della FLC CGIL Domenico Pantaleo ha rilasciato la seguente dichiarazione.

“L’inizio della trattativa, sia pure interlocutoria, ha confermato tutte le incognite che pesano sul rinnovo dei contratti pubblici. Le priorità da affrontare sono l’adeguatezza delle risorse nella legge di stabilità  e il superamento dei vincoli imposti alla contrattazione dalle leggi Brunetta, Madia sulla riforma della Pubblica Amministrazione e 107 sulla scuola. Occorre rafforzare i poteri delle Rsu sulla contrattazione decentrata superando l’attuale meccanismo dei controlli lunghi e  arbitrari.

Il Governo chiarisca se intende rispettare la sentenza della Corte Costituzionale che ha imposto il rinnovo dei contratti a partire da Luglio 2015 sia per la parte economica che normativa. Senza queste condizioni l’accorpamento dei comparti rischia di non avere le indispensabili interconnesioni tra  innovazioni delle istituzioni pubbliche, qualità del lavoro pubblico e allargamento degli spazi contrattuali, di  partecipazione e democrazia. Abbiamo l’impressione che il Governo voglia  proseguire con una impostazione autoritaria finalizzata alla rilegificazione del rapporto di lavoro in tutto i comparti pubblici e alla riduzione dei diritti e del salario.

Sei anni di blocco contrattuale sono un’enormità! Migliorare le retribuzioni, valorizzare le professionalità, ridurre i carichi di lavoro, parificare i trattamenti economici e normativi tra precari e tempi indeterminati sono istanze che non possono più aspettare.

Siamo disponibili a discutere dell’accorpamento dei comparti solo dentro questo quadro di riferimento, chiarendo in partenza che le specificità dei rapporti di lavoro nei diversi settori sono una ricchezza di competenze professionali e pertanto vanno salvaguardate. I contratti nazionali devono continuare a garantire l’unificazione e la solidarietà tra le diverse figure professionali.

La FLC CGIL propone il comparto della conoscenza per costruire una filiera ad alta concentrazione di intellettualità con l’obiettivo migliorare la qualità dell’offerta formativa e della ricerca pubblica. Senza risposte immediate e credibili sarà indispensabile la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori. Le decisioni unitarie dei sindacati scuola con assemblea dei dirigenti scolastici il 15 ottobre, il presidio degli ATA davanti al  MIUR il 22 ottobre e le manifestazioni regionali il 24 ottobre del personale della scuola sono una prima risposta all’atteggiamento dilatorio del Governo.”

Autismo, il 3 dicembre primo convegno scientifico internazionale al Cnr

Autismo, il 3 dicembre primo convegno scientifico internazionale al Cnr

L’iniziativa, che proseguirà fino al 4 dicembre, è promossa dall’Aira: parteciperanno rappresentanti delle istituzioni e studiosi esperti di tutto il mondo. Obiettivo: “aumentare la conoscenza, al passo con la scienza, per spazzare via i pregiudizi”. Nicoletti: “E’ la prima volta che medici e scienziati si uniscono per supportare la ricerca sull’autismo”.

ROMA. Si candida ad essere uno degli appuntamenti centrali del prossimo 3 dicembre, Giornata internazionale delle persone con disabilità: è il primo Convegno nazionale di Aira, l’associazione italiana per la ricerca sull’autismo. In due giorni di lavori (il 3 e 4 dicembre), si riuniranno a Roma, in un congresso scientifico di due giorni, nella sede del Consiglio nazionale delle ricerche, i massimi studiosi di autismo di tutto il mondo, per affrontare insieme le questioni più spinose e parlare di diagnosi, terapie, servizi e tutto ciò che interessa, da un punto di vista strettamente scientifico, le condizioni dei bambini e degli adulti con autismo. “The autism challenge: from research to individualized practice” (“La sfida dell’autismo: dalla ricerca alla pratica individualizzata”) è il titolo dell’iniziativa: il programma, appena pubblicato on-line, vanta un gran numero di relatori: rappresentanti delle istituzioni, come le ministre Lorenzin e Gianni, accanto a tanti prestigiosi rappresentanti del mondo scientifico, dai medici agli studiosi. Il convegno è rivolto in particolare ai referenti regionali per la salute mentale, ai responsabili e agli operatori dei centri, alle associazioni di familiari e alle società scientifiche operanti nel settore.

“Sarà la vera uscita ufficiale dell’associazione che raggruppa i massimi ricercatori nel nostro paese in tema di autismo – commenta il giornalista Gianluca Nicoletti sul suo nuovo portale dedicato all’autismo, “Pernoiautistici” – E’ un evento veramente importante perché è la prima volta che in Italia un gruppo di medici e scienziati si uniscono per supportare la ricerca scientifica ‘evidence based’ sui disturbi dello spettro autistico”. Proprio questa è infatti la “mission” di Aira: promuovere una cultura della ricerca dell’autismo, in quanto “solo attraverso la conoscenza corretta e al passo con l’innovazione scientifica- spiega l’associazione – è possibile sradicare vecchi pregiudizi, ancora largamente presenti in tema di autismo. Per sostenere le attività di Aira è quindi fondamentale il contributo di volontari, aziende partner e donatori che aiutino la ricerca dell’autismo in Italia a mantenere gli standard di qualità pari a quelli dei più prestigiosi istituti di ricerca internazionali”.

A questo scopo, Aira dona a ricercatori che ne fanno richiesta fondi annuali per progetti valutati e ritenuti meritevoli dal comitato scientifico. “La ricerca scientifica promossa e supportata da Aira – spiega ancora l ‘associazione – servirà non solo ad ottenere importanti informazioni sull’eziologia dei disturbi dello spettro autistico ma anche a definire protocolli di diagnosi e trattamento sempre aggiornati e alla messa a punto di terapie efficaci. Per questo – conclude – Aira è disponibile a collaborazioni con istituzioni sanitarie nazionali e internazionali e con industrie farmaceutiche affinché i risultati possano essere resi disponibili in tempi brevi per gli operatori e le famiglie”.

Percorsi condivisi e più peso alla maturità: ecco le 10 proposte delle imprese per migliorare l’alternanza

da Il Sole 24 Ore 

Percorsi condivisi e più peso alla maturità: ecco le 10 proposte delle imprese per migliorare l’alternanza

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

La riforma Renzi-Giannini ha reso l’alternanza scuola-lavoro obbligatoria per tutti gli studenti a partire dalle classi terze delle scuole superiori. Le ore di formazione “on the job” sono salite ad almeno 400 negli istituti tecnici e professionali (almeno 200 nei licei) e il Miur ha da pochi giorni inviato ai presidi una circolare di 94 pagine per illustrare tutte le novità in vigore da settembre. Adesso tocca alle imprese.

Il vademecum per le aziende
L’alternanza infatti si farà prevalentemente nelle aziende: ma i datori sono pronti? A loro guarda Confindustria che ha voluto dedicare a questo tema la seconda giornata dell’Education che si è svolta ieri a Roma all’università Luiss. Per l’occasione è stato preparato un manuale di istruzioni per gli imprenditori; una sorta di “vademecum” che offre suggerimenti pratici per le imprese e una rassegna di buone pratiche, già realizzate, che possono rappresentare modelli di riferimento nel lungo cammino sulla via italiana dell’alternanza scuola-lavoro.

Il cambio di paradigma
Finora i periodi di “studio e lavoro” hanno interessato una fetta marginale degli alunni italiani, poco più di 200mila, pari al 10% circa degli studenti delle superiori. Con l’alternanza obbligatoria cambia il paradigma di riferimento culturale, organizzativo e didattico: il “vademecum” di Confindustria riassume, quindi, vantaggi e benefici che la “nuova” alternanza potrà apportare a scuole e imprese, la cui reciproca collaborazione è ora indispensabile.

Le istruzioni agli imprenditori
Nel manuale pratico si fornisco i dettagli su come attivare i percorsi di alternanza scuola-lavoro: a partire dalla co-progettazione che coinvolge, su piani di comune responsabilità, scuole e imprese che nel vademecum possono trovare un riferimento utile per capire come incontrarsi. La guida chiarisce inoltre aspetti pratici quali le norme di sicurezza, la gestione dei costi di trasporto, la formazione di tutor scolastici e aziendali. C’è anche un paragrafo dedicato alla co-valutazione, responsabilità di scuola e impresa, che potrà esprimersi anche in occasione dell’esame di Stato: un’occasione per garantire agli studenti che seguono percorsi di alternanza una valutazione completa sulle competenze sviluppate durante il percorso formativo.

Le 10 proposte di Confindustria per migliorare l’alternanza
Le imprese sono, quindi, pronte a dare il loro contributo per garantire veri percorsi di alternanza e non semplici gite scolastiche. Per questo, Confindustria chiede al governo di migliorare alcuni aspetti contenuti nella riforma Renzi-Giannini. In particolare, si formulano 10 proposte. Le imprese sono disponibili ad aprire le porte dell’azienda agli studenti. Ma per supportare questo sforzo chiedono un aiuto all’esecutivo: incentivi e sgravi fiscali. Si chiede poi di inserire la formazione sulla sicurezza nei programmi scolastici di tutte le scuole secondarie superiori. Un’altra richiesta è quella di inquadrare i progetti di alternanza scuola-lavoro nell’ambito della responsabilità sociale d’impresa tenendo conto delle differenze tra piccola e grande impresa. Si chiede anche di prestare attenzione non solo alla fase di orientamento e di preparazione/progettazione del percorso di alternanza, ma anche alla sua realizzazione e alla restituzione dei risultati per dare significato all’esperienza, curando la motivazione degli studenti e responsabilizzando il tutor/referente della scuola.

Nuova didattica
Va poi avviata una sperimentazione per individuare quali possano essere – a legislazione vigente – le tipologie di prova più adatte alla valutazione delle esperienze di alternanza scuola-lavoro in sede di esame di Stato. È importante poi attribuire alle organizzazioni di rappresentanza delle imprese il ruolo di regia locale organizzativa per il coordinamento, la co-progettazione e la pianificazione dei percorsi di alternanza prevedendo contestualmente una sufficiente copertura finanziaria. Un’altra richiesta è quella di articolare la seconda prova dell’esame di maturità sulla base di una tematica generale definita a livello centrale lasciando alle singole scuole la redazione di dettaglio. Si chiede poi di inserire la partecipazione dello studente a un percorso di alternanza scuola-lavoro tra le motivazioni valide ai fini dell’integrazione del punteggio attribuibile dal consiglio di classe in sede di maturità nel rispetto del massimale di 20 punti complessivi
E ancora: Confindustria chiede di prevedere per le attività di alternanza effettuate all’interno del normale percorso curriculare che la prestazione del medico sia pagata da fondi dello Stato e delle Regioni sul modello di quanto previsto dalla normativa sugli stage rispetto alla posizione Inail. La decima e ultima richiesta delle imprese sull’alternanza è quella di definire uno status dello studente in alternanza scuola-lavoro che lo distingua dal lavoratore.

Lo Bello: incentivi alle aziende che aprono le porte ai ragazzi

da Il Sole 24 Ore 

Lo Bello: incentivi alle aziende che aprono le porte ai ragazzi

di Cl. T.

«Per Confindustria l’alternanza è il segno evidente di come gli imprenditori guardino al futuro: i nostri giovani». Non ha dubbi il vice presidente di Confindustria per l’Education, Ivan Lo Bello: «Con l’alternanza scuola-lavoro è partita una rivoluzione che vuole unire e non dividere e abbattere l’antico retaggio culturale per cui il lavoro è luogo dello sfruttamento».

«Ragazzi in campo»
Lo Bello si è rivolto poi ai ragazzi, esortandoli a «non rimanere in panchina fino alla laurea: Scendete in campo, fate pratica nel mondo del lavoro». Il vice presidente di Confindustria ha poi fatto una proposta per migliorare i percorsi di alternanza: ha chiesto una decontribuzione come input per le imprese che aprono le porte agli alunni: «Al governo chiediamo di riconoscere incentivi e sgravi fiscali per le imprese che ospitano studenti in alternanza scuola-lavoro».

Storchi: servono risorse
Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente di Federmeccanica, Fabio Storchi: «Per fare buona alternanza servono risorse, ed è necessario incentivare le imprese abbattendo cuneo fiscale». Per Storchi l’obiettivo deve essere quindi quello di «ricostruire un legame tra scuole e imprese». In questa direzione va un importante progetto nazionale «Traineeship», ai nastri di partenza, che farà svolgere alternanza a 5mila studenti di 50 istituti tecnici in tutt’Italia. Potrebbe essere un valido progetto pilota per sperimentare la “nuova” alternanza.

Giannini: serve una nuova visione, l’alternanza è formazione

da Il Sole 24 Ore 

Giannini: serve una nuova visione, l’alternanza è formazione

di Eu. B.

Avvicinare scuola e lavoro, in un paese che da troppi anni li considera come due mondi separati, significa cambiare un paradigma. Anzi ribaltarlo. Parola di Stefania Giannini che affida le sue speranze alla riforma varata nei mesi scorsi. Per la ministra dell’Istruzione l’introduzione dell’alternanza obbligatoria fino a 400 ore negli istituti tecnici e professionali – dice – garantirà un «cambio di visione»: va considerata a tutti gli effetti «formazione». E anche il sottosegretario Gabriele Toccafondi assicura: «Il Miur c’è».

La ministra Giannini
Parte da lontano la responsabile del Miur nel corso del suo intervento alla Luiss. Ricordando i contenuti della “Buona Scuola” e sottolineando come il provvedimento contenga una «nuova visione» del rapporto tra scuola e lavoro. «Dobbiamo avere l’ambizione – sottolinea – di cambiare il paradigma e in alcuni casi di ribaltarlo». Un paradigma che «ha avuto un grande funzione nel corso del 900, dando ai licei la funzione specifica di formare la classe dirigente e ai tecnici quella di formare il braccio armato del processo di industrializzazione del paese. Non si deve rinnegare questo impianto – aggiunge – ma dobbiamo renderci conto che siamo in un altro secolo, caratterizzato da una rapidità di cambiamento straordinaria, da una trasversalità del sapere e serve un approccio multidisciplinare. Dai banchi di scuola i ragazzi devono acquisire questa capacità, di tradurre il sapere teorico ed astratto in applicazioni pratiche». Nel partire da cosa l’alternanza non è (non è «avviamento al lavoro» o «rivisitazione del curriculum») la titolare di viale Trastevere passa invece a raccontare cosa dev’essere: «Un’innovazione profonda del modello educativo», che ha tra gli obiettivi quello di dare «competenze trasversali» e «un orientamento precoce». Perchè – è il punto cruciale del suo ragionamento – «l’alternanza con il lavoro che gli studenti fanno in azienda è scuola e non qualcosa di estraneo, è formazione», dice. Ma è anche «un cambiamento culturale che la scuola dovrà incarnare». A patto che anche gli imprenditori cambino prospettiva: «I ragazzi – spiega – devono essere valorizzati in azienda e ritenuti un investimento fondamentale. Gli imprenditori devono trovare un ruolo specifico alle giovani intelligenze».

Il sottosegretario Toccafondi
Sulla stessa lunghezza d’onda il sottosegretario Gabriele Toccafondi: «Il Miur c’è, siamo sicuri che non mancherà neppure il sistema produttivo e imprenditoriale italiano. Per far fare esperienza di alternanza scuola-lavoro ai nostri ragazzi non serve solo una legge ma una volontà culturale condivisa da tutti gli attori». Nel definire «importante» l’iniziativa di Confindutria, l’esponente del Ncd ricorda le novità contenute nella legge 107: «Abbiamo reso l’alternanza obbligatoria, messo finanziamenti, risorse umane in più per le scuole, una carta dei diritti e dei doveri dei ragazzi in alternanza, una guida operativa rivolta a tutte le scuole secondarie di secondo grado. Con la riforma della scuola abbiamo finalmente voluto riconoscere sul piano culturale e legislativo l’insostituibile valenza formativa del lavoro».

Stabilità, nessun ritocco alla 107

da ItaliaOggi

Stabilità, nessun ritocco alla 107

Niente correttivi, dalla chiamata diretta agli ambiti. In ballo una razionalizzazione della spesa per 350 milioni e le supplenze brevi Ata

Alessandra Ricciardi

Nessun correttivo alla Buona scuola. Sarebbe stata la partita probabilmente più interessante della legge di Stabilità per il settore, che dall’eventuale rinnovo del contratto, vista l’aria che tira, potrà sperare ben poco. E invece, secondo quanto trapela da Viale Tarstevere, non ci sarà nessuna modifica alla legge n. 107/2015, pur sollecitata dai sindacati che ne avevano predicato l’utilità soprattutto in termini di minor caos amministrativo.

Due le richieste di peso destinate a non aver seguito: il rinvio di un anno della costituzione degli ambiti territoriali, dal 2016 al 2017, e il conseguente slittamento della chiamata diretta dei docenti da parte dei presidi.

Il ministero dovrà gestire una fase complessa, il prossimo anno, in cui la mobilità straordinaria renderà più complicato anche lo svolgimento del concorso, per il quale in questi giorni i tecnici stanno definendo il contingente per il prossimo triennio da farsi autorizzare dal ministero dell’economia. Senza aver svolto la mobilità, infatti, risulta difficile stimare quanti posti allocare a concorso su ogni disciplina e per ogni regione. Un margine di incertezza che resta anche utilizzando i dati statistici dell’andamento dei trasferimenti degli ultimi anni. La strada inizialmente ipotizzata di una graduatoria unica nazionale, che avrebbe consentito di superare il problema, non è parsa percorribile a legislazione vigente.

A tutto ciò si aggiungerà l’avvio dei nuovi ambiti e della chiamata diretta.

Proprio il concorso che sarà bandito entro dicembre è una delle voci di finanziamento data per certa nella Stabilità: circa 5 milioni di euro, è la richiesta avanzata.

Per il resto il dicastero guidato da Stefania Giannini è stato chiamato a dare un contributo al risanamento: si dovrebbe aggirare sui 350 milioni di euro, concentrate in particolare su università. Si tratta più che di tagli di razionalizzazione della spesa, con il recupero a bilancio, per esempio, di somme accantonate e non impegnate. Nessun ritocco invece ai bilanci già magri delle scuole.

Dal dicastero dell’istruzione e università è giunta anche la richiesta di modificare la norma della precedente legge di stabilità che vieta le supplenze brevi, sotto i 7 giorni, per il personale ausiliario, tecnico e amministrativo. Ma se entra o resta fuori è ancora da decidere.

I nuovi assunti dell’era Renzi ancora senza stipendio

da ItaliaOggi

I nuovi assunti dell’era Renzi ancora senza stipendio

Cedolino ad hoc per i 500 euro di bonus

Carlo Forte

Docenti neoimmessi in ruolo senza stipendio. Il ministero ha trasmesso alle scuole i codici per inserire i neoassunti a sistema solo il 24 e il 30 settembre. E le segreterie non hanno potuto procedere alle operazioni di loro competenza per consentire ai docenti immessi in ruolo entro il 31 agosto di percepire lo stipendio di ottobre.

La spiegazione è contenuta nella nota 3/12755 emanata il 7 ottobre scorso dall’ufficio scolastico regionale del Veneto in risposta ad alcune segnalazioni fatte pervenire allo stesso ufficio da parte dei sindacati. Si tratta, peraltro, di una situazione generale che riguarda tutte le regioni. E a farne le spese sono i neoimmessi in ruolo delle fasi zero, a e b del piano straordinario di assunzioni disposto dalla legge 107/2015.

Che hanno lavorato dal 1° settembre e che avrebbero avuto diritto ad essere retribuiti tempestivamente allo scadere del termine mensile della prestazione. In ogni caso, salvo ulteriori ritardi, i diretti interessato dovrebbero ricevere le loro spettanze entro il mese di ottobre, probabilmente insieme alla retribuzione ulteriormente maturata.

Nulla di fatto, invece, per quanto riguarda i 500 euro per la formazione. Che secondo le anticipazioni del ministro Giannini, dovrebbero essere versati nel mese di ottobre con un cedolino a parte. Il decreto che regola il versamento e l’utilizzo di questi emolumenti, infatti, non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Resta il fatto, però, che il provvedimento sarebbe già stato firmato dal presidente del consiglio. E quindi la pubblicazione, per quanto necessaria ai fini dell’entrata in vigore, dovrebbe essere una mera formalità. Il beneficio sarà corrisposto solo ai docenti di ruolo.

Sarà sospeso per un anno nei confronti dei docenti che, nell’anno in corso, siano stati fatti oggetto della sanzione disciplinare della sospensione. Questa preclusione, peraltro, non è prevista dalla legge 107. E dunque, i diretti interessati potrebbero avere gioco facile a farla disapplicare in sede giudiziale. La bozza di decreto prevede che le spese sostenute dai docenti per l’aggiornamento dovranno essere rendicontate.

E la documentazione sarà fatta oggetto di controlli da parte dei revisori dei conti delle istituzioni scolastiche dove prestano servizio i docenti interessati. L’esigenza di documentare le spese era già emersa in commissione bilancio al senato all’atto dell’emanazione del parere. A questo proposito, infatti, la commissione aveva raccomandato al governo di individuare un obbligo di rendicontazione delle spese.

Proprio per evitare che i docenti potessero utilizzare la somma anche per scopi diversi dal quelli strumentali. Il governo ha recepito l’indirizzo della commissione. Ed ha anche previsto che gli importi delle spese non conformi saranno decurtati dagli ulteriori 500 euro che spetteranno al docente interessato l’anno successivo.

Ma questo non basta a precludere l’insorgenza di eventuali responsabilità. Il docente, infatti, opera in quanto pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio. E viene in possesso dei 500 euro non a titolo retributivo, ma in ragione del suo ufficio. Tant’è che la legge vincola l’utilizzo del denaro così assegnato alla copertura di spese per l’aggiornamento e la formazione professionale. Pertanto, il docente che dovesse intenzionalmente utilizzare i 500 euro per scopi diversi, dandone una rendicontazione truffaldina, potrebbe incorrere nella responsabilità penale.

Contabilità, per la consultazione tempi stretti e risultati incerti

da ItaliaOggi

Contabilità, per la consultazione tempi stretti e risultati incerti

Il nuovo regolamento dovrà semplificare il lavoro delle scuole

Franco Bastianini

Dirigenti scolastici e direttori dei servizi generali e amministrativi, associazioni professionali e organizzazioni sindacali hanno tempo fino alle ore ventiquattro di oggi per fare pervenire alla direzione generale per le risorse umane e finanziarie del ministero dell’istruzione, utilizzando l’indirizzo di posta elettronica revisione DI@istruzione .it, segnalazioni, suggerimenti, idee e proposte emendative/integrative quale contributo alla definizione e conseguente adozione di un nuovo regolamento di contabilità in grado di attualizzare quello vigente di cui al decreto interministeriale 1 febbraio 2001, n. 44. Il 12 ottobre, quale termine ultimo per l’invio del richiesto contributo, era stato indicato nella informativa prot. n.14302 datata 30 settembre 2015 predisposta dalla suddetta direzione generale e inviata a tutte le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, oltre che alla personale attenzione dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi.

Il nuovo regolamento di contabilità che il legislatore, attraverso il comma 143 della legge 107/2015, ha imposto al ministro dell’istruzione di adottare entro centottanta giorni a decorrere dal 16 luglio 2015, data di entrata in vigore della legge 107/2015, ha lo scopo di ridisegnare l’intero sistema di gestione amministrativo-contabile delle scuole e di fornire alla istituzioni scolastiche strumenti innovativi e più coerenti rispetto ai principi di efficienza, tempestività ed efficacia dell’azione amministrativa. Il tutto al fine di incrementare autonomia contabile delle istituzioni scolastiche ed educative statali e di semplificare gli adempimenti amministrativi e contabili.

Poichè per il raggiungimento dei predetti fini sarebbe stata utile se non addirittura indispensabile l’esperienza acquisita dai dirigenti scolastici e soprasttutto quella dei direttori dei servizi generali e amministrativi, è stata sicuramente opportuna la decisione della direzione generale per le risorse umane e finanziarie di invitare la scuola attiva a contribuire alla definizione del nuovo regolamento. Scontato, per tale decisione, anche il plauso di coloro che sono quotidianamente impegnati nella gestione amministrativo- contabile delle scuole e conoscono in prima persona gli aspetti di maggiore criticità che sono derivate e continuano a derivare dall’applicazione dell’apparato di regole contenute nel decreto interministeriale n. 44/2001.

Un contributo che sarebbe stato certamente maggiore se le scuole avessero avuto più tempo a disposizione per meglio approfondire le criticità anziché i soli sette giorni lavorativi concessi. Sempre che poi i contributi comqunue giunti siano presi in debita considerazione

Un contratto da 7 euro al mese

da ItaliaOggi

Un contratto da 7 euro al mese

A tanto ammonterebbe l’aumento a testa nella scuola con i 400 mln della Stabilità. E neanche il bonus di 500 darà una boccata di ossigeno

Carlo Forte

Se le indiscrezioni saranno confermate, sul piatto ci sono 400 milioni di euro l’anno. A tanto ammonterebbe la cifra prevista dal governo nella legge di stabilità per rinnovare i contratti di lavoro dei dipendenti pubblici, complessivamente 1,2 miliardi per il triennio. Considerato che i lavoratori del pubblico impiego sono 3,2 milioni (contro i 5,5 milioni della Francia e i 5,7 milioni della Gran Bretagna) l’aumento medio sarà di poco più di 10 euro mensili lordi a testa. Tolte le tasse, circa 7 euro netti in busta paga, senza la tredicesima. Ma l’esiguità della somma non è l’unico ostacolo sulla strada dei rinnovi contrattuali.

Prima di dare inizio ai negoziati, il governo intende porre la condizione di ridurre il numero dei comparti della pubblica amministrazione dagli attuali 12 a soli 4 comparti. E ciò potrebbe rallentare ancora di più i tempi dei rinnovi. La modifica dei comparti porta con sé anche profondi mutamenti nel quadro della rappresentatività sindacale. E dunque, a pochi mesi dalle elezioni delle Rsu, alcuni sindacati che hanno conquistato il fatidico 5%, valido per accedere alla contrattazione, potrebbero venire nuovamente esclusi dai tavoli negoziali. In pratica il rischio è che si cambino le regole al termine della partita, proprio quando è il giunto il momento di contare i punti. E se ciò dovesse accadere, il contezioso sarà inevitabile. Nella scuola non dovrebbero esserci particolari sorprese. Perché il comparto occupa, da solo, circa un milione di addetti. E i sindacati rappresentativi hanno numeri abbastanza solidi per uscire indenni dal riassetto dei vari settori. Ma siccome l’accordo sui comparti è propedeutico all’apertura dei tavoli per il rinnovo dei contratti, gli effetti si faranno sentire anche sulla contrattazione per la scuola. Quanto ai risvolti economici, va detto subito che la somma di spettanza per finanziare il contratto della scuola non dovrebbe superare i 125 milioni l’anno.

Per avere un’idea dell’esiguità della cifra basti pensare che il finanziamento dell’utilità del 2010 ai fini della progressione di anzianità è costato, da solo, 550 milioni. E i 500 euro per l’aggiornamento costeranno 127 milioni di euro per il 2015 e 381 milioni per il 2016. Giova ricordare, peraltro, che questi soldi saranno posti nella disponibilità dei docenti a titolo di rimborso spese e dovranno essere rendicontati. Non si tratta, dunque, di spettanze retributive da spendere per fare fronte alle cosiddette esigenze alimentari. Ma di soldi vincolati all’acquisto di beni e utilità strumentali. E se le spese già effettuate non risulteranno in linea con il fine dell’aggiornamento, i revisori dei conti delle scuole potranno disporne il recupero sui 500 euro di spettanza nell’anno successivo. Per non parlare delle eventuali responsabilità penali, in tutto simili a quelle degli amministratori locali. In più ci sono i 200 milioni l’anno nella disponibilità dei dirigenti scolastici. Che potranno versarli a titolo di retribuzione accessoria solo ad alcuni docenti individuati secondo il proprio gradimento, ispirandosi a criteri generali che saranno indicati dal comitato di valutazione delle scuole.

Pertanto, se il governo non stanzierà altri soldi, i docenti e i non docenti dovranno continuare a fronteggiare la perdita del potere di acquisto dei salari. Che potrebbe aggravarsi nei prossimi anni a causa del quantitative easing di Mario Draghi. Secondo le stime della banca centrale europea, quest’anno l’indice dei prezzi al consumo salirà dello 0,3%. Ma nel 2016 l’inflazione salirà all’1,5% e nel 2017 all’1,8%. Oltre tutto, il contratto della scuola è bloccato dal 2009. E il legislatore ha disposto anche la cancellazione dell’utilità di 4 anni ai fini della progressione retributiva di anzianità: 2010, 2011, 2012 e 2013. Il 2010 è stato recuperato dall’allora governo Berlusconi con un provvedimento che ha rifinanziato la progressione di carriera utilizzando fondi derivanti dai tagli. Il 2011 e il 2012, invece, sono stati recuperati grazia ad accordi tra i sindacati Cisl, Uil, Snals e Gilda (la Cgil non li ha firmati) e il governo. In questo caso i soldi sono stati presi in buona parte dal fondi di istituto. Il 2013, infine è tuttora inutile ai fini della progressione di anzianità. E ciò comporta, mediamente, una perdita di 1000 euro netti, una tantum, in busta paga. A ciò va aggiunta la perdita salariale derivante dal mancato recupero dell’inflazione già accertata: – 0,7% nel 2009; – 1,6% nel 2010; -2,7% nel 2011; – 3% nel 2012; – 1,1 % nel 2013 e -0,2% nel 2014. In tutto la perdita salariale legata all’andamento dell’inflazione ammonta al 9,3% dal quale va detratta l’indennità di vacanza contrattuale che è bloccata dal 2012.

Considerato che l’importo dell’erogazione è pari al 50% del tasso di inflazione programmato, fino al 2012 dovrebbe essere stata recuperata la metà della perdita del potere di acquisto dei salari. E quindi, ad oggi la perdita secca ammonterebbe al 5,3%. Perdita alla quale va sommato l’effetto del ritardo di un anno della progressione di anzianità derivante dal mancato recupero del 2013.

Dal Miur 2,8 milioni di euro per lo sport e il teatro nelle scuole

da La Stampa

Dal Miur 2,8 milioni di euro per lo sport e il teatro nelle scuole

La scadenza per la presentazione dei progetti è il 19 ottobre

Il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha lanciato un bando da 800mila euro per l’organizzazione e la realizzazione di iniziative dedicate allo sport e un altro bando da 2 milioni di euro per promuovere il teatro in classe. La scadenza per la presentazione dei progetti è per entrambi il prossimo 19 ottobre.

Per quanto riguarda il primo bando, spiegano dal dicastero di viale Trastevere, «le scuole secondarie di primo e secondo grado che vorranno partecipare dovranno presentare iniziative e progetti di interesse nazionale che favoriscano la diffusione tra gli studenti di buone pratiche legate alla valorizzazione dell’educazione motoria, fisica e sportiva in considerazione del significativo ruolo che questa pratica riveste sia per la crescita dei giovani sia per i valori trasversali che vengono veicolati. In particolare, verrà dato risalto alle proposte incentrate sullo sport come strumento di inclusione ed elemento fondante della formazione degli studenti e per la promozione di corretti stili di vita. Verranno valorizzati, inoltre, interventi che prevedano la realizzazione di attività internamente alle istituzioni scolastiche, sia in orario curricolare che extra curricolare».

Il tema sul quale dovranno invece essere sviluppati i progetti che le scuole italiane di ogni ordine e grado sono chiamate a presentare per partecipare al secondo bando è la “promozione del teatro in classe”. L’obiettivo è «promuovere le attività teatrali a scuola, anche in partenariato con altri enti pubblici e del terzo settore, attraverso progetti innovativi e di eccellenza che utilizzando strumenti didattico-educativi approfondiscano, in particolare, cinque tematiche: educazione alla teatralità, la scatola creativa, teatro e socialità, studenti in prima fila, teatro e linguaggi innovativi».

“Noi, prof italiani in trincea, tra ricorsi e auto rigate”

da La Stampa

“Noi, prof italiani in trincea, tra ricorsi e auto rigate”

Sempre più diffusi il malumore e il timore dei docenti italiani: “Se gli studenti ci insultano o si ribellano siamo lasciati soli”
flavia amabile

roma

 Ma alla fine i professori nelle scuole contano sempre meno anche in Italia. Schiacciati tra i dirigenti che da quest’anno avranno ancora più poteri grazie alla riforma della scuola del governo Renzi e gli studenti che in alcuni casi sembrano più a loro agio con le norme che con i compiti da studiare, che cosa resta ai docenti? «Non molto – risponde l’insegnate Angelo Petralia – siamo totalmente privi di strumenti. Se un ragazzo decide di aggredirci, di insultarci o di ribellarsi, alla fine siamo da soli».

«VITTIME»

È difficile immaginare i professori come persone inermi di fronte a una classe e sarebbe anche ingiusto pensare che sia sempre così. La realtà però è che sempre più spesso si verificano casi in cui ai professori non resta che il ruolo della vittima di tutti. Prendiamo la vicenda dello studente che si era presentato nel 2014 all’esame di maturità di un liceo scientifico paritario di Firenze. Era tornato a casa convinto di aver risposto bene e di avercela fatta. Invece è stato bocciato. Il ragazzo e i genitori hanno fatto ricorso al Tar e hanno vinto perché c’era stata una incomprensibile differenza di giudizi all’interno della commissione. Il ragazzo è stato promosso e la scuola è stata condannata a pagare le spese processuali.

Non è l’unico caso. Nel 2014 anche il Tar del Lazio aveva annullato la bocciatura di un ragazzo in un liceo classico romano. Secondo i professori, la media dei voti del ragazzo non era sufficiente a promuoverlo. Ma la famiglia dell’alunno ha contestato il fatto che le insufficienze erano nelle materie scientifiche e che i professori avrebbero dovuto valutare diversamente il profitto dell’alunno, privilegiando i voti su materie umanistiche ed evitando di fare la media matematica prima di decidere il voto in pagella. Ha vinto.

L’ALLEANZA

Sostenuti dai genitori, una parte degli studenti sa di avere sempre più potere e ne approfitta. Angelo Petralia insegna alle superiori a Milano. Ricorda che cosa gli è accaduto l’anno scorso. «Una ragazza mi ha lanciato una sedia e un ombrello addosso perché mi ero rifiutato di mandarla in bagno prima che fosse tornata la sua amica. Volevo evitare che perdessero tempo insieme fuori della classe». Di fronte a un’aggressione ci si aspetterebbe un provvedimento esemplare da parte della scuola. Invece, nulla. «Indifferenza totale da parte del dirigente. Sono talmente tanti gli episodi come questi che si finisce per lasciar correre per evitare problemi più gravi. Per noi professori è imbarazzante, significa perdere completamente il controllo della classe. A quel punto l’assicurazione servirebbe davvero».

I GIUDICI

Genitori e alunni possono opporsi a tutto e a volte trovano giudici che li assecondano. In Lombardia all’esame di maturità un ragazzo non ha consegnato il cellulare come è previsto dalle regole di tutte le scuole italiane. Durante la prova il telefono ha iniziato a squillare, il ragazzo è stato escluso dall’esame e bocciato. La famiglia ha fatto ricorso e il Tar della Lombardia ha accolto la richiesta ammettendo il ragazzo a sostenere le prove perché non era confermato che avesse ricevuto suggerimenti. E anche se li avesse avuti, forse non sarebbe stato sufficiente per la bocciatura, come emerge da una sentenza del 2012 nei confronti di una ragazza trovata a consultare il cellulare durante l’esame. Aveva un curriculum brillante, secondo il tribunale bisognava comprendere il suo stato di ansia. E quindi l’ha riammessa. Maria Luisa Afé insegna in una scuola media della periferia di Napoli: «Il nostro è diventato un lavoro molto difficile. Soprattutto quando dovremmo prendere provvedimenti disciplinari, sappiamo che rischiamo ritorsioni, dalle gomme tagliate alla carrozzeria dell’auto graffiata. Avremmo avuto bisogno di una formazione specifica per affrontare casi come questi, invece ho imparato da sola: la strategia migliore è mantenere la calma, non esasperare le situazioni quando i ragazzi non obbediscono per evitare di essere aggredita anche dai genitori con conseguenze più gravi. I ragazzi hanno sempre ragione, siamo noi a non capire».