IL 20 NOVEMBRE SARA’ GIORNATA DI LOTTA

IL 20 NOVEMBRE SARA’ GIORNATA DI LOTTA.
CONDANNIAMO FERMAMENTE LA REPRESSIONE CONTRO GLI STUDENTI!

Il 20 novembre Milano sarà una città di nuovo pienamente democratica, attraversata da un corteo composto dal Blocco Sociale che si
batte in difesa dei servizi pubblici e che ospiterà anche gli studenti che vorranno unirsi a noi per gridare basta alle repressioni,
agli arresti indiscriminati, alle privatizzazioni.
Le vertenze dei singoli segmenti della categoria e delle singole scuole devono ora tornare nelle piazze a dare visibilità alla nostra rabbia.
I sindacati complici, dopo aver tentato di cavalcare e ammorbidire con poca voglia il movimento contro la “buona scuola”, hanno seminato
i germi della rassegnazione, ma l’effetto principale delle mobilitazioni della scorsa primavera è proprio un aumento forte della coscienza
e della combattività dei lavoratori. Serve ora dare gambe a questa combattività e abbiamo chiaro come sia necessario uscire dagli angusti
limiti di un singolo settore, per unirsi ad una lotta generale, in difesa di tutti servizi pubblici.

USB SCUOLA MILANO

Dio è morto tradito un’altra volta

Dio è morto tradito un’altra volta

di Vincenzo Andraous

 

Parigi siamo noi, ogni morto e ferito siamo noi, ogni piazza e periferia devastata siamo noi, sopra e sotto l’inferno siamo noi, di lato e al centro di ogni eventuale paradiso siamo noi.
Prepariamoci a un dispendio inusitato di strategie ad alta tensione e retoriche a bassa violenza contrapposta, buonisti e giustizialisti faranno stelle filanti, ci saranno saggi e sapienti che non sono a dirci cosa è accaduto, cosa è meglio fare, cosa accadrà oggi che è già domani.
Il sangue della vergogna come ha detto un mio carissimo amico, si tratta davvero di sangue della vergogna, sangue degli innocenti, sparso all’intorno dalle bugie, delle costruzioni sottobanco, delle menzogne vendute a caro prezzo, sangue che sgorga dagli innocenti trucidati a sangue freddo.

In ogni dove a da ogni parte.

No, non è guerra, non è conflitto, non è mondialità che s’arrocca alla tutela dei principi universali, è ciò che la fede concima quando diventa politica nella volontà di conquista, è sterco di infamia quando il debole serve a fare grande un Dio che non c’è più, perchè spazzato via dalle vendette, ritorsioni, reazioni, nelle carni smembrate di donne, vecchi e bambini, di giovani improvvisamente annientati da ogni diritto e dovere di una possibile speranza.
Parigi siamo noi, forse occorre ritrovare DIGNITA’, consegnare DIGNITA’, fare debita manutenzione alla DIGNITA’ di ognuno e di ciascuno, forse è giunto il momento di smetterla con i veti incrociati, con gli interessi di parte, con le parole valigia in cui fare stare dentro tutto e il contrario di tutto, con i voli pindarici delle guerre sante e delle guerre svolte per fare notizia.

Forse quel sangue innocente una volta per tutte ha dichiarato guerra vera all’ingiustizia, ingiustizia, ingiustizia.

Piano delle attività del Personale ATA

Piano delle attività del Personale ATA

di Gerardo Marchitelli

 

Non è facile avere consapevolezza giuridica del “tutto”, quel tutto da tradurre in atti e disposizioni, spesso in una manciata di secondi, spiccioli di tempo in cui si regola l’intera organizzazione scuola. Di frequente, fermi propositi di approfondimenti, sfumano magicamente nel cammino quotidiano, in quel vortice senza soste delle decisioni che ci catapultano, ancora una volta, lontano, in altre innumerevoli problematiche. E’ un perdersi di continuo, senza soste.

Erasmus Plus, l’unica scuola elementare italiana coinvolta nel progetto mostra le migliori pratiche a docenti stranieri

da Il Fatto Quotidiano

Erasmus Plus, l’unica scuola elementare italiana coinvolta nel progetto mostra le migliori pratiche a docenti stranieri

“Abbiamo organizzato un programma con laboratori di scienza e matematica in inglese e un tour all’interno del Duomo e al Castello Sforzesco, con presentazione dei luoghi effettuate dagli alunni sempre in inglese”, dice Tea Pacini, insegnante dell’istituto comprensivo statale Armando Diaz di Milano. I professori europei: “Siamo rimasti estremamente colpiti da questa esperienza”

Quale futuro per l’insegnante di sostegno?

da La Stampa

Quale futuro per l’insegnante di sostegno?

rosalba miceli

Il sistema scolastico italiano è considerate, presso l’Agenzia europea per i Bisogni educativi speciali e l’educazione inclusiva e presso gli organismi internazionali di riferimento, all’avanguardia nel mondo in tema di inclusione. Lo Stato italiano ha abolito – primo fra tutti, sin dal 1971 – le classi speciali, ed è tuttora lo Stato che investe di più nella scuola inclusiva.

 

In origine, con la L.517/77, l’integrazione a favore degli alunni “portatori di handicaps” (art.2) doveva essere attuata attraverso la prestazione di “insegnanti specializzati”. Tale compito doveva essere affidato a personale di ruolo con preparazione specifica e percorso formativo più complesso rispetto ai colleghi curricolari. Nel corso degli anni è stata abbandonata la definizione di “docente specializzato” a favore di “docente di sostegno”. Riguardo alla formazione, i corsi di specializzazione sul sostegno sono cambiati, in durata e contenuti, nel tempo. Negli ultimi anni, i bandi universitari per la specializzazione sul sostegno prevedono un anno accademico di studio, a cui accedono, previa selezione su base regionale, docenti già abilitati nella propria disciplina.

 

Ma quale futuro si delinea oggi per l’insegnante di sostegno? Il dibattito suscitato dalla proposta dell’Onorevole Davide Faraone, sottosegretario del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e Ricerca, Norme per migliorare la qualità dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità e altri Bisogni educativi speciali (delega al Governo sul sostegno prevista dalla Buona Scuola) si fa ogni giorno più acceso. Se molte delle proposte contenute nella bozza del decreto delegato – la maggiore attenzione alla prospettiva del Progetto di vita, la riflessione sull’evoluzione della diagnosi funzionale, l’aumento dei crediti universitari nella formazione iniziale dei docenti di scuola secondaria, la formazione continua in servizio, i livelli essenziali delle prestazioni scolastiche per l’integrazione, gli indicatori di qualità – sono largamente condivise da coloro che, nel corso di questi anni, hanno lavorato per promuovere un’inclusione di qualità, altre proposte fanno invece emergere punti di vista diversi.

 

Un aspetto particolarmente dibattuto riguarda la separazione della formazione universitaria e delle carriere tra docenti curriculari e di sostegno. Ciò, per alcuni, condurrebbe a incoraggiare il meccanismo di delega dei docenti curriculari a quelli per il sostegno, fenomeno già noto e purtroppo frequente, che il pedagogista Dario Ianes definisce “degenerativo dell’integrazione” (Dario Ianes, L’evoluzione dell’insegnante di sostegno. Verso una didattica inclusiva, Erickson, nuova edizione, 2015) mentre, per altri (principalmente le associazioni dei famigliari) sarebbe il modo più idoneo a potenziare le competenze sia degli insegnanti curriculari che di quelli specializzati per il sostegno, favorendo la continuità nella relazione tra l’insegnante di sostegno e l’alunno con disabilità.

 

Questi temi saranno al centro della Tavola Rotonda «Iperspecializzazione dell’insegnante di sostegno. Una buona via per la Qualità dell’integrazione?» (Palacongressi di Rimini, 14 novembre 2015), prevista nell’ambito del Convegno internazionale «La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale», promosso dal Centro Studi Erickson di Trento. La Tavola Rotonda – a cui è stato invitato l’Onorevole Davide Faraone – sarà l’occasione per riflettere sulla riforma del sostegno che interessa circa 120.000 insegnanti e quasi 230.000 studenti con disabilità ed avanzare, ove possibile, proposte alternative rispetto al documento del Governo, dando voce alla pluralità di posizioni che provengono dal mondo della scuola e dalle Associazioni del settore. Il coordinamento è affidato a Luigi Guerra (Università di Bologna). Interverranno: Daniela Boscolo (insegnante istituto tecnico, specializzata per il sostegno, inserita, di recente, dalla Varkey Foundation, nella lista dei 50 migliori insegnanti al mondo), Alessandra Cenerini (Presidente ADI), Evelina Chiocca (Presidente CIIS), Lucio Cottini (Presidente SIPeS), Gianfranco de Robertis (ANFFAS Onlus nazionale), Giuseppe Desideri (Presidente AIMC), Vincenzo Falabella (Presidente FISH), Paolo Fasce (insegnante di matematica, specializzato per il sostegno), Giulia Giani (insegnante di lettere e latino, specializzata per il sostegno), Dario Ianes (Libera Università di Bolzano e co-fondatore Edizioni Centro Studi Erickson, Trento), Paolino Marotta (Presidente ANDIS), Salvatore Nocera (Osservatorio scolastico AIPD) .

I ragazzi vanno a scuola di App

da La Stampa

I ragazzi vanno a scuola di App

App4Kids progetto di formazione rivolto alle scuole secondarie di primo grado

Grazie alla seconda edizione di App4Kids, il primo progetto di formazione in Italia rivolto alle scuole secondarie di primo grado, ideato con l’obiettivo di sensibilizzare i ragazzi al mondo delle applicazioni per dispositivi mobili, gli studenti vanno a scuola di App.

 

A promuoverlo Samsung Electronics Italia, leader globale nell’elettronica di consumo e nelle tecnologie digitali, in collaborazione con i docenti del Politecnico di Milano. Avviato lo scorso anno in fase sperimentale in due scuole a Milano e Cremona, l’iniziativa, unica nel suo genere, torna rinnovata e, dato il successo riscosso, si estende per l’anno scolastico 2015/2016 a quattro nuove città – Bologna, Roma, Lecce e Venezia – per un totale di 6 scuole e oltre 150 studenti coinvolti, ampliandosi così a tutto il territorio nazionale.

 

Organizzato e supportato da vari professori del Politecnico di Milano, il corso si propone di offrire ai ragazzi dai 10 ai 14 anni competenze sullo sviluppo di App per Smartphone e Tablet su piattaforma Android. Il corso sperimentale, della durata di 10 settimane, si svolge in sessioni al di fuori dell’orario ordinario di lezione e coinvolge tutti gli studenti delle scuole partecipanti che desiderano avvicinarsi al mondo della programmazione.

 

Facendo leva sulla tecnologia Samsung (in particolare i ragazzi lavoreranno su tablet), il corso è basato su due diversi approcci: il Creative Computing, volto a sviluppare il pensiero creativo, il ragionamento schematico e la collaborazione con altre persone e l’Action Learning, metodo che aiuta gli studenti a concretizzare in un progetto quanto appreso durante le lezioni più teoriche teoria.

 

Le scuole che parteciperanno alla seconda edizione di Samsung App for Kids sono: la scuola secondaria di primo grado Cavour di Minerbio (Bologna), il Convitto Foscarini di Venezia, l’Istituto comprensivo via San Biagio Platani di Roma, e la scuola secondaria di primo grado Virgilio di Cremona, l’Istituto comprensivo statale Presicce Acquarica del Capo di Lecce e la scuola secondaria di primo grado Tiepolo di Milano.

 

Una tastiera per creare basi musicali e un gioco del ping pong sono solo alcuni esempi dei lavori svolti dai ragazzi lo scorso anno scolastico attraverso l’utilizzo dei programmi per la programmazione come Scratch e App Inventor.

 

«È stata una soddisfazione notevole vedere i primi risultati di App4Kids: i ragazzi si sono appassionati – afferma Filippo Renga, coordinatore del progetto App4Kids per il Politecnico di Milano – e hanno imparato facilmente un nuovo linguaggio e nuove tecnologie che solitamente vedono da semplici utenti. Ora sanno che possono esserne anche i creatori».

 

«Abbiamo avviato questa tipologia di corso – ricorda – perché d’accordo con Samsung riteniamo che lo sviluppo di applicazioni sia ormai una competenza fondamentali che deve far parte del bagaglio culturale e professionale di ogni ragazzo, qualsiasi sia la carriera professionale o scolastica che intraprenderà. Cercheremo con determinazione di estenderli a più scuole possibili e a più fasce di età».

 

«Il digitale ha rivoluzionato in pochi anni – spiega Mario Levratto, Head of Marketing & External Relations Samsung Electronics Italia – il nostro modo di vivere e di lavorare. Le App e i servizi che abilitano sono ormai diventati indispensabili nella nostra vita quotidiana, semplificando molte operazioni che compiamo tutti i giorni, dall’accesso a qualsiasi tipo di informazione alla comunicazione e gli spostamenti. Ma non solo: la `mobile economy´ è un settore in forte crescita nel nostro Paese, che vale ormai l’1,65% del Pil e che richiede figure professionali preparate».

 

«In Samsung ci stiamo impegnando per promuovere anche in Italia iniziative che possano stimolare la curiosità nei confronti del mondo delle App, offrendo ai teenager italiani l’opportunità di sviluppare fin da giovani competenze a valore aggiunto che li renderanno in futuro professionisti competitivi nel mercato globale e contribuire all’innovazione del nostro Paese», sottolinea.

Sciopero, i sindacati cantano vittoria: aderisce il 25%, sfilano in 10mila

da La Tecnica della Scuola

Sciopero, i sindacati cantano vittoria: aderisce il 25%, sfilano in 10mila

“Un ottimo sciopero e una bellissima manifestazione: 1 lavoratore su 4 non è andato a scuola e oltre diecimila hanno manifestano a Roma tra Miur e Parlamento”.

A dirlo, al termine della giornata di mobilitazione organizzata dai sindacati minori della scuola contro Legge di Stabilità è riforma Renzi-Giannini, è stato il portavoce nazionale Cobas Piero Bernocchi .

“A Roma oltre diecimila manifestanti – docenti, Ata e studenti – hanno sfilato in corteo dal Miur (ove numerosi interventi hanno criticato aspramente le politiche governative) fino al Parlamento, ove decine e decine di voci hanno rinnovato la loro volontà di continuare la lotta”, ha detto il sindacalista dei comitati di base.

“Qualche giornalista in piazza – ha puntualizzato – ci faceva notare che uno sciopero del 25% è un passo indietro rispetto al 65-70% del 5 maggio scorso. Ma a noi pare comunque un ottimo risultato, tenendo conto che avviene a legge approvata (anche se non ancora messa in opera) e con l’incredibile e inspiegabile defezione dei Cinque sindacati (Cgil-Cisl-Uil, Snals e Gilda) che allora scioperarono con noi e che ci seguirono persino nel blocco degli scrutini, in passato da essi sempre giudicato ‘estremista'”.

“Dell’importanza di tale unità – ha contiunato il sindaalista Cobas – eravamo così convinti da attendere pazientemente, fin dall’inizio di settembre, che i Cinque (Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda) si decidessero a convocare lo sciopero, disposti a prendere anche la loro data pur di ripresentare un’alleanza plebiscitaria. Purtroppo, i Cinque non hanno dato alcuna risposta ai nostri ripetuti inviti a lottare e scioperare insieme, ma si sono limitati a convocare una manifestazione del pubblico impiego a fine novembre, senza sciopero, in cui la lotta contro la 107 svanisce, inviando al governo Renzi e a docenti ed Ata un segnale di resa incondizionata”.

Dunque, il 25% della categoria in sciopero ha mandato un forte segnale agli altri docenti ed Ata: “possiamo impedire l’applicazione dei deleteri provvedimenti della 107, bocciare l’umiliante ‘proposta’ degli 8 euro, dopo sei anni di blocco contrattuale e una perdita salariale negli ultimi anni tra i 250 e i 300 euro, imporre la stabilizzazione dei precari esclusi dalla 107. Basta non arrendersi e recuperare l’unità e la voglia di lottare dei mesi scorsi”,  ha concluso Bernocchi.

Sulla stessa lunghezza d’onda si è posto Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “questa giornata di mobilitazione è la prima risposta della scuola Governo contro gli ultimi provvedimenti vessatori del Governo Renzi contro la scuola. Perché, nonostante le 49mila assunzioni di questi giorni e le 46mila precedenti, che erano un atto imposto dalla Commissione Europea e conseguente all’azione del sindacato, oggi docenti e Ata stanno paradossalmente perdendo sempre più diritti. Per questo siamo scesi in piazza, per chiedere quel rispetto professionale negato da chi ci governa e continua a considerare l’istruzione pubblica prima di tutto una spesa da abbattere”.

Il presidente dell’Anief ha poi ricordato che lo stesso rispetto viene negato agli alunni, “perchè dopo tante promesse, il mondo studentesco è preoccupato da questa confusa introduzione dell’alternanza scuola-lavoro: siamo stati i primi a dire sì al modello di formazione sul ‘campo’, avviato con successo in tutti i paesi moderni. Ma senza regole chiare, che tutelino i nostri studenti, non si va da nessuna parte. Allo stesso modo, tutto il mondo della scuola, famiglie comprese, è preoccupato per la trasformazione sempre più netta degli istituti in una sorta di aziende. Con il preside manager che concentra potere e responsabilità eccessive a sé e i privati che entrano sempre più massicciamente nelle scuole”.

“È poi sintomatico – dice ancora Pacifico – che oggi alcune scuole siano rimaste chiuse. Confermando che con questi organici, ridotti all’osso dalla soppressione di 200mila posti a partire dal 2008, basta che si assentino appena uno o due collaboratori scolastici per metterle in ginocchio. Perché, per effetto di una spending review ottusa, che opera tagli ragionieristici senza considerarne gli effetti, il personale Ata che si è assenta oggi non è più sostituibile per la prima settimana: il dirigente scolastico è infatti impossibilitato a chiamare il supplente e sorveglianza, pulizia, ma anche apertura e chiusura dei plessi scolastici, vengono messi in seria crisi. Anche la didattica subirà delle conseguenze negative, persino gli alunni più piccoli, di infanzia e primaria, perché il divieto di sottoscrizione delle supplenze è esteso al primo giorno di assenza di tutti i docenti”.

Per il sindacalista Anief, inoltre, il personale scolastico, “è fortemente preoccupato per l’inerzia del Governo rispetto agli stipendi: un docente italiano percepisce quasi metà rispetto al collega tedesco, malgrado le ore d’insegnamento, tabelle alla mano, settimanale siano persino superiori. Con la beffa che sempre i docenti tedeschi possono accedere alla pensione dopo 27 anni di servizio. Mentre i nostri, grazie alla riforma Fornero lasceranno la cattedra, per accedere ad assegno di quiescenza sempre più mini, alle soglie dei 70 anni. E tutto ciò paralizzerà pure il turn over, non permettendo quello svecchiamento indispensabile per abbassare l’età media del nostro corpo insegnante, oggi maglia nera dell’area Ocse. E che dire dei nuovi prossimi assunti, pagati nei primi anni 400 euro al mese, meno di un apprendista, dopo essersi laureati, abilitati e vinto in concorso pubblico?”

“Con queste prospettive – conclude Pacifico – i nuovi insegnanti stanno diventano il sottoproletariato del lavoro italiano: per questo diciamo basta. Ma non solo oggi: se non si volta pagina, la nostra protesta continuerà”.

Renzi: imprese e scuole sempre più insieme

da La Tecnica della Scuola

Renzi: imprese e scuole sempre più insieme

«Le piccole e medie imprese non sono soltanto uno degli assi portanti della nostra economia, sono un luogo dove si crea innovazione e si tramanda conoscenza», anzi, scrive Matteo Renzi nel messaggio di auguri alla Sesta Giornata del Pmi Day Confindustria, che si svolge oggi e che è riportata dal Sole 24 Ore, «le nostre piccole e medie imprese non vanno a rimorchio di questi primi segni di ripresa ma ne sono alla testa».

«Il governo a questo vostro incontro ci crede. Per due ragioni. Perchè occorre diffondere una cultura che valorizzi la vivacità del nostro sistema produttivo, la capacità delle nostre imprese di creare lavoro e sviluppo. E perché imprese e scuole dovranno sempre più camminare insieme, favorendo una vera alternanza tra percorsi formativi negli istituti e percorsi di inserimento in azienda».

Il premier scrive che finalmente si è «interrotta la caduta nel numero delle Pmi e i loro conti economici hanno ripreso a crescere. Nello stesso tempo, è migliorata la sostenibilità del debito delle Pmi e, grazie alla riforma della giustizia, i tempi di estinzione delle sofferenze si sono accorciati del 20 percento. Non solo le Pmi stanno meglio, ma sono tornate a creare occupazione. E occupazione stabile: secondo il rapporto Unioncamere, i rapporti di lavoro a tempo indeterminato delle PMI sono cresciuti addirittura dell’82,5 percento».

«Vi faccio i miei migliori auguri affinché questo vostro incontro sia pieno di stimoli, di curiosità e di arricchimento reciproco», scrive Renzi che intanto sottolinea come «un bellissimo segnale che, in occasione della Sesta Giornata Nazionale delle Piccole e Medie Imprese, promossa dalla Piccola Industria di Confindustria, così tante aziende abbiano deciso di aprire le loro porte alle ragazze e ai ragazzi delle scuole, e che in tanti abbiano accettato questo invito».

Crediamo, conferma, «che vadano rafforzati i rapporti tra imprese, piccole e grandi, e mondo della scuola. La riforma della Buona Scuola va in questa direzione, ma non solo. Il Jobs Act ha rilanciato l’apprendistato formativo, rendendolo più conveniente per le imprese, ampliando l’offerta formativa e rendendo possibile l’acquisizione di un titolo di studio arricchito da esperienze di lavoro e crescita professionale nelle aziende. Questa vostra giornata di incontro è davvero il modo migliore per rispondere alle sfide che abbiamo di fronte e per accompagnare questa stagione di riforme».

Il “sostegno” piace ai genitori, non ai docenti

da La Tecnica della Scuola

Il “sostegno” piace ai genitori, non ai docenti

Il “nuovo” insegnante di sostegno è uno dei temi al convegno Erickson su “La qualità dell’integrazione scolastica”, in programma per oggi e sabato a Rimini, dove sono stati già prenotati i 4.750 posti disponibili

Tanti i temi sul tavolo, “e tutti quelli a noi più cari dall’inizio della nostra storia – riferisce in un’intervista a Vita.it Dario Ianes, docente di pedagogia speciale e didattica speciale – ma uno in particolare mi interessa: l’evoluzione dell’insegnante di sostegno”.

A questo proposito, ricorda Ianes, che al sottosegretario Faraone dice la scuola non ha bisogno di eroi: “nella Buona scuola è prevista la delega al Governo: a quanto pare, si sta cercando di utilizzare il disegno di legge Fish e Fand, di cui riconosco molti aspetti positivi, ma contesto, insieme a quasi tutti i docenti di Pedagogia speciale, l’idea di creare un percorso universitario e un ruolo separato”.

E’ questa infatti una delle più importanti e più discusse proposte di Fish e Fand, “che pare stia entrando nella delega che Faraone vuole portare come decreto”, riferisce Ianes.

A questo tema sarà dedicata la tavola rotonda di sabato pomeriggio, in occasione della quale Ianes illustrerà anche i risultati di un sondaggio che ha lanciato on line nei giorni scorsi: “ho posto due domande: la prima sul percorso universitario distinto per l’insegnante di sostegno e la seconda sul ruolo separato. Hanno risposto 2.020 persone e sono emerse posizioni differenti. In generale, il 70% circa è contrario all’una e all’altra ipotesi”.

Interessante però che “se disaggreghiamo i dati di insegnanti e genitori, questi ultimi rovesciano del tutto il risultato, dichiarandosi per lo più a favore tanto della separazione del ruolo quando della differenziazione del percorso formativo. C’è insomma una vera e propria frattura tra chi opera professionalmente nel mondo della scuola e chi invece ne usufruisce come utente. Una frattura che va ricomposta”.

Perché i genitori siano tanto favorevoli a questa idea della separazione, Ianes lo spiega così: “per i familiari, come pure per i promotori del disegno di legge, avere un insegnante specifico che compia la scelta del sostegno fin dall’inizio della sua carriere è garanzia di motivazione, qualità, continuità e quindi integrazione. Per noi, invece, si verificherebbe una spaccatura strutturale tra insegnante ‘normale’e e ‘speciale’, accentuando quei meccanismi di microespulsione e di ‘dentro-fuori’ che già troppo spesso si verificano nelle nostre scuole. Se il disegno di legge dovesse essere accolto – spiega ancora Ianes – ai nostri studenti di scienze della formazione primaria e secondaria dovremmo dire di scegliere, dopo i primi tre anni comuni, tra il biennio di specializzazione per insegnanti curriculari e quello destinato invece al sostegno. Noi crediamo invece che, anche in linea con gli altri paesi europei, il superamento dell’istruzione ‘speciale’ debba portare anche il superamento di questa separazione tra docenti: prima si diventa insegnanti a tutti gli effetti, poi ci si specializza”.

Certo, di casi infelici nelle ultime settimane se ne sono verificati tanti: scuole che non hanno saputo accogliere ragazzi con problemi di salute o relazionali e hanno scelto di “esclude”, anziché includere. Di qui, probabilmente, la forte esigenza, da parte delle famiglie, di una maggiore qualità del sostegno. “Comprendo e condivido – commenta Ianes – e sono convinto che un altro modo di fare sostegno sia possibile e necessario. Penso però che il problema, in particolare quello che riguarda più spesso gli studenti con autismo, si risolva aumentando il livello di competenza per tutti gli insegnanti, non solo per qualcuno. Chi manda il ragazzo disabile fuori dalla classe è infatti l’insegnante curriculare, che con lui non sa come comportarsi. Dobbiamo fare come prima, ma più di prima”.

Renzi: ”Insegnanti che hanno detto no si mangiano le mani”

da tuttoscuola.com

Renzi: ”Insegnanti che hanno detto no si mangiano le mani”

48 mila insegnanti hanno firmato l’assunzione a tempo indeterminato, a dimostrazione che questo governo le promesse le mantiene. Esprimo vicinanza e solidarietà a quegli insegnanti che fidandosi di cattivi consiglieri hanno rifiutato di fare la domanda per la buona scuola”. Questo il commento del premier Matteo Renzi al termine del Consiglio dei ministri sulla riforma della Buona Scuola nel giorno in cui sindacati, insegnanti e studenti sono scesi in piazza per protestare.

Il presidente del Consiglio ha poi criticato i sindacati: “alcuni sindacati hanno consigliato di non farla: oggi credo – prosegue – che quegli insegnanti si stiano mangiando le mani perché si è visto che il processo era serio“.

Cobas: Adesione a sciopero del 25%; puntiamo a referendum

da tuttoscuola.com

Cobas: Adesione a sciopero del 25%; puntiamo a referendum

È stata di circa il 25% l’adesione degli insegnanti e dei lavoratori della scuola allo sciopero indetto oggi da Cobas, Anief e altre sigle sindacali minori. Lo afferma il portavoce nazionale dei Cobas, Piero Bernocchi, annunciando contestualmente l’intenzione dei sindacati di base e del movimento contro la “buona scuola” di Renzi, di puntare a un referendum nel 2017 che cancelli la legge 107.

La prospettiva – spiega Bernocchi – è di inserirlo all’interno di una stagione referendaria insieme ad altri provvedimenti, come il jobs act e altre normative ambientali“. Nel frattempo, però, i sindacati di base annunciano una forte mobilitazione su alcuni aspetti della legge, in particolare i criteri meritocratici di valutazione degli insegnanti, il ruolo del “preside padrone”, gli aumenti retributivi irrisori per una categoria che negli ultimi anni “ha perso il 15% del salario“.

Allo sciopero odierno non hanno aderito i sindacati confederali, e nemmeno Snals e Gilda. “Abbiamo cercato di coinvolgerli – riferisce Bernocchi – ma hanno preferito rinunciare a una lotta significativa, per questo li critichiamo fortemente“.

Insegnare ad amare ed a cercare il sapere

INSEGNATE AD AMARE ED A CERCARE IL SAPERE di Umberto Tenuta

CANTO 569 Il compito della scuola non è quello di fare acquisire i contenuti delle diverse discipline, ma è essenzialmente quello di fare maturare il desiderio e la capacità di apprendere ogni contenuto della cultura umana.

Sembra che l’impegno più grande dei docenti sia quello di riempire le sacche della memoria degli studenti.

La sacchetta dell’Aritmetica!

La sacchetta della Storia.

La sacchetta della Grammatica.

La sacchetta della Geometria…

Sacchette innumerevoli.

Sacchette che riempi e svuoti ad ogni soffiar di vento.

Sacchette che non si riempiono mai.

Sacchette che pesano tanto.

Sacchette del TEMPO PERDUTO.

Tempo perduto, oggi più di ieri.

Fatica di Sisifo: riempi e svuoti.

Svuoti delle conoscenze di ieri, stamattina già obsolete!

E poi, sciagurati, non vedete che oggi alle sinapsi abbiamo sostituito i chip, memorie infinite dell’intero scibile umano?

Educare per una civiltà in cammino[1].

Educare ai nostri giorni significa innanzitutto coltivare l’innata curiosità umana[2], perché in ogni giovane viva l’atteggiamento proprio dello scienziato.

Educare ai nostri giorni significa, poi, fare acquisire le competenze necessarie per l’inesausta ricerca dei saperi.

Docenti!

Per favore, smettete di fare ingurgitare nozioni!

Smettete!!!

Impegnate invece il vostro cuore ad innamorare i vostri alunni.

Innamorateli con il vostro amore.

Fate sentire loro il fuoco del vostro amore.

Offritelo ai loro occhi.

Fateglielo ascoltare.

Fateglielo toccare.

Fategli sentire che voi siete innamorate folli.

Fategli vedere l’affanno dei vostri amori.

Contagiateli.

Innamorateli.

Fate che essi rubino i vostri amori.

E, poi, non siate gelosi!

Mostrate loro come soddisfate i vostri amori.

Mostrate le vostre strategie per disvelare[3] che cosa c’è dentro il guscio di una noce.

Mostrate le vostre strategie per scoprire le radici di un fico.

Mostrate le vostre strategie per scoprire come dividere in parti eguali le due tavolette di cioccolato ai vostri quattro figli.

Innamorateli a scoprire le risposte ai loro mille perché.

Perché…

PARLO – PARLERò – AVRò PARLATO

7 X 4 = 28

AREA DEL TRIANGOLO = b.h/2

ISOLA – PENISOLA

MONTE – PROMONTORIO

PADRE NONNO BISNONNO ­AVO

PALAZZO ­– CASA – CAPANNA

FAGIOLO – FAGIOLO CON RADICI – PIANTA – FIORI – FAGIOLI

Chiedo alla mamma, chiedo alla nonna, chiedo alla zia…

Chiedo al PICCì.

Chiedo al TABLET.

Chiedo io, chiede Antonella, chiediamo assieme, io ed Antonella.

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

 

http://www.edscuola.it/dida.html

Altri saggi sono pubblicati in

www.rivistadidattica.com

E chi volesse approfondire questa o altra tematica

basta che ricerchi su Internet:

“Umberto Tenuta” − “voce da cercare”

 

 

 

[1] William Kilpatric, Educazione per una civiltà in cammino, La Nuova Italia, Firenze, 1953

[2] HODKIN R.A., La curiosità innata – Nuove prospettive dell’educazione, Armando, Roma, 1978.

[3] Amor da prima in core T’infiammò del desio che disvelata Volea bellezza[effigiandola nel marmo] (Foscolo)

 

Attacchi di Parigi, lunedì momento di riflessione

Attacchi di Parigi, lunedì momento di riflessione 

I gravissimi fatti di Parigi rappresentano un attacco al cuore dell’Europa senza precedenti. Un attacco al quale dobbiamo subito dare una riposta, innanzitutto educativa e culturale. ¿#PorteOuverte, Porta Aperta, è stata la parola d’ordine lanciata sui social network dai cittadini di Parigi subito dopo gli attacchi terroristici, per offrire un riparo a chi era in strada terrorizzato. Una reazione di grande civiltà e coraggio.
Porta Aperta deve essere anche la nostra risposta. Non possiamo restare indifferenti, paralizzati e chiuderci nelle nostre paure. Per questo, invito le scuole, le università, le istituzioni dell’Alta formazione artistica e musicale a dedicare, nella giornata di lunedì, un minuto di silenzio alle vittime della strage parigina e almeno un’ora alla riflessione sui fatti accaduti. Porte Aperte significa anche coinvolgere la cittadinanza, le famiglie.
Le nostre scuole, le nostre università, i nostri centri di ricerca sono il primo luogo dove l’orrore può essere sconfitto, a diversi livelli di consapevolezza, che resta l’antidoto più efficace di fronte alla violenza e a questa guerra senza frontiere e senza eserciti.

I nostri ragazzi hanno il diritto di sapere, di conoscere la storia, di capire da dove nasce ciò che stiamo vivendo in queste ore. Il nostro patrimonio di valori può essere difeso solo se le nuove generazioni sono aiutate ad uscire dall’indifferenza. Non possiamo cambiare ‘canale’ davanti a queste immagini di morte. Dobbiamo parlarne con i nostri studenti e aiutarli a capire che c’è e ci potrà sempre essere un principio di ricostruzione della nostra identità in cui credere e riconoscersi. E dobbiamo aiutarli a rifiutare, oggi più che mai, qualsiasi tentazione xenofoba o razzista. È già successo tante volte nella storia, siamo figli e nipoti di persone che hanno dato la vita per affermarlo. L’educazione è il primo spazio in cui riaffermare i nostri valori, le nostre radici, quindi la nostra libertà.

Grazie ragazzi, grazie insegnanti, professori e ricercatori per il vostro impegno e per la vostra testimonianza.
Firmato

Stefania Giannini