PER UNA RIPRESA DELLA MOBILITAZIONE UNITARIA

INCONTRO NAZIONALE DOMENICA 29 NOVEMBRE

PER UNA RIPRESA DELLA MOBILITAZIONE UNITARIA

ore 10.00 – 18.00

Aula Magna Istituto “G. Galilei” Via Conte Verde, 51 – ROMA Metro linea A – fermata Manzoni

Inizio dei lavori alle ore 10.00
 Introduzione ai lavori della giornata, a cura del tavolo di presidenza (Comitato nazionale LIP);
 Sessione referendum: i possibili quesiti abrogativi; la campagna referendaria in difesa della democrazia; il comitato promotore del referendum abrogativo della 107
 interventi a invito dei soggetti promotori di referendum
 intervento del prof. Villone sul tema del referendum sulla Legge 107
 interventi di 8 minuti dei partecipanti (un intervento per ogni soggetto collettivo; all’ingresso troverete la scheda di richiesta di intervento da compilare);
 chiusura del dibattito a fine mattinata e pausa pranzo alle 13.15;
 redazione di un documento di sintesi e di intenti;
 ripresa dei lavori alle ore 14.15; discussione e approvazione del documento di sintesi e di intenti;
 (a seguire) Sessione altre forme di mobilitazione: Comitato di valutazione; Alternanza scuola-lavoro; Deleghe: ricognizione sullo stato della mobilitazione e costruzione di proposte e percorso unitari
 Intervento introduttivo sul tema a cura del tavolo di presidenza;
 Interventi di 8 minuti dei partecipanti (un intervento per ogni soggetto collettivo; all’ingresso va presa la scheda di richiesta di intervento);
 Sintesi finale, con valorizzazione degli elementi comuni e delle proposte emerse dal dibattito.
Chiusura dei lavori ore 18.00

FIRMATO PROTOCOLLO D’INTESA TRA MIUR E CONFINDUSTRIA

JOB&ORIENTA 2015
Salone nazionale dell’orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro
25a edizione, alla Fiera di Verona dal 26 al 28 novembre

Presentati in anteprima i dati nazionali Miur sull’alternanza:
+12,79% dei percorsi in licei, istituti tecnici e professionali nel 2014-15
Parte ora l’alternanza obbligatoria: nel prossimo triennio per 1,5 milioni di studenti

FIRMATO PROTOCOLLO D’INTESA TRA MIUR E CONFINDUSTRIA
MINISTRO GIANNINI: «Un importante passo avanti nell’attuazione della “Buona Scuola”. Mondo della scuola e aziende buoni alleati»
MARCO GAY, Giovani Confindustria: «Importante anche per sviluppo imprese»

Verona, 27 novembre 2015 – Firmato questa mattina a JOB&Orienta, salone nazionale dell’orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro, un protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e Confindustria, che garantirà per i giovani lo sviluppo di competenze e abilità professionalmente riconoscibili e spendibili nel mercato del lavoro. L’accordo prevede un’azione congiunta tesa a favorire la diffusione nelle scuole della pratica dell’alternanza scuola lavoro, resa obbligatoria dalla recente legge di riforma del sistema di istruzione per tutti gli studenti degli ultimi tre anni della scuola secondaria di secondo grado. Con il Protocollo Confindustria si impegna a sostenere l’attuazione della “Buona Scuola” mobilitando le aziende associate, anche attraverso la propria articolazione territoriale e settoriale.
«Il Protocollo siglato oggi costituisce un importante passo avanti nell’attuazione della “Buona Scuola”. Grazie anche a questa intesa il 2016 sarà l’anno in cui scuola e lavoro stringeranno un’alleanza vera» ha dichiarato il Ministro STEFANIA GIANNINI. «L’alternanza è uno strumento eccezionale per innovare l’impianto formativo della nostra scuola. Introduciamo per tutti i ragazzi la didattica “del fare e del progettare” e apriamo la scuola al territorio e all’innovazione. Si tratta di una tappa decisiva verso una maggiore e migliore occupabilità dei giovani. È un grande salto verso un orientamento che mostra subito ai ragazzi la strada per individuare e potenziare i loro talenti».
Al Ministro fa eco l’altro firmatario del Protocollo, il presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria MARCO GAY, che così commenta: «È un passo significativo anche per le imprese, che da lungo tempo chiedono l’alternanza nella formazione: aiuterà non solo i ragazzi a conoscere prima il mondo del lavoro ma anche le aziende, promuovendone lo sviluppo con nuove competenze».
L’alternanza scuola lavoro integra l’istruzione con la formazione “on the job”, ossia svolta in un contesto lavorativo. La riforma, già in vigore, ha visto le scuole presentare le progettualità entro lo scorso 16 novembre relativamente alle prime classi che sperimenteranno la nuova obbligatorietà nei prossimi mesi, ovvero le terze. Previste 400 ore complessive per ciascun triennio negli istituti tecnici e professionali, mentre 200 nei licei. Novità di quest’anno, i percorsi di alternanza potranno essere svolti anche in periodi extrascolastici (inclusi i mesi estivi) e all’estero. Inoltre le strutture riceventi potranno essere anche enti pubblici e istituzioni culturali.
Intanto, i dati relativi all’alternanza riferiti all’anno scolastico 2014-2015 evidenziano già un aumento dei percorsi realizzati negli istituti tecnici, negli istituti professionali e nei licei, così come è cresciuto in misura rilevante il coinvolgimento degli studenti. È quanto emerge dai numeri del rilevamento effettuato quest’anno direttamente dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca presentato in anteprima oggi a JOB&Orienta, in Fiera a Verona fino a sabato 28 novembre.
Scendendo nel dettaglio, i dati Miur (sempre per l’anno scolastico 2014-2015) evidenziano che il 48,56% delle scuole secondarie di secondo grado ha utilizzato questa metodologia didattica: 2.756 sul complessivo di 5.675, di cui 1.109 sono istituti tecnici (il 55,56% del totale di questa tipologia di istituti), 1.051 sono istituti professionali (il 68,51% del totale dei professionali) e 596 sono licei (il 27,79% del totale dei licei).
Guardando al numero dei percorsi, gli 11.585 (più 12,79% rispetto all’anno precedente 2013/2014) che hanno coinvolto 270.555 studenti (pari al 10,36% degli alunni delle scuole secondarie di secondo grado) sono stati realizzati per la maggior parte negli istituti professionali (5.407 pari al 46,67% del totale dei percorsi) e in misura minore negli istituti tecnici (4.165 pari al 35,95% del totale) e nei licei (2.013 pari al 17,38%), registrando complessivamente per queste due ultime tipologie una crescita rispettiva del 35,49% e 63,12% su base annuale.
Nell’anno scolastico in corso, a seguito della riforma appunto, il numero degli studenti impegnati in attività di alternanza scuola lavoro salirà sensibilmente, coinvolgendo più di 720mila studenti (il 27,35% del totale degli alunni delle scuole secondarie di secondo grado): di questi circa 529mila iscritti nelle classi terze (in modalità obbligatoria).
Fra tre anni, dunque a regime, l’attività di alternanza scuola lavoro coinvolgerà circa un milione e mezzo di studenti. Le imprese e le altre strutture ospitanti, sia pubbliche che private, sono chiamate quindi a uno sforzo comune per offrire alle ragazze e ai ragazzi l’opportunità di acquisire le cosiddette “nuove competenze della scuola del ventunesimo secolo”. Obiettivo a cui stanno lavorando anche Unioncamere e il Miur per costruire un Registro nazionale delle imprese, che raccoglierà le aziende disponibili a ospitare ragazzi in alternanza.
A JOB&Orienta, a raccontare al ministro le esperienze eccellenti di alternanza di quattro istituti superiori sono stati gli stessi ragazzi. A Perugia, gli studenti della classi quarte e quinte dell’Itts Volta sono coinvolti per circa 500 ore annue totali in percorsi di alternanza finalizzati ad avviarli alla cultura di impresa, grazie a convenzioni con aziende, associazioni di categoria e la Camera di commercio locale. L’Itis Paleocapa di Bergamo, in collaborazione con l’Istituto Marconi di Dalmine, Confindustria Bergamo e Noviter Milano, ha ideato e sperimentato una nuova modalità di alternanza denominata ECLI, che prevede visite in azienda, stage e periodi di alternanza in azienda, in Italia o all’estero. Tra i risultati, la realizzazione di una maglietta per ciclisti dotata di indicatori direzionali e di arresto posizionati nei quanti, comandati attraverso segnale wi-fi; e ancora, la ”tweet-machine”, ovvero pannelli a matrici di led sui quali scorrono, aggiornati in tempo reale, messaggi provenienti da un account Twitter. C’è poi l’Istituto Severi-Guerrisi di Gioia Tauro (Reggio Calabria) che ha attivi tre corsi propedeutici all’alternanza: sicurezza sul posto di lavoro, tutela della privacy, educazione all’alternanza. Il progetto vede la partecipazione di oltre 500 alunni e il coinvolgimento di circa 250 aziende; gli studenti, grazie agli stage svolti in azienda, hanno acquisito preparazione specifica e settoriale rispetto alle principali piattaforme informatiche, integrando la formazione scolastica con elementi tecnici e scientifici.
Significativo anche il progetto sperimentale MUSA, avviato nel 2013, che oggi mette in rete 11 licei del Veneto e ha attivi una decina di percorsi di alternanza scuola lavoro in musei, ville venete e fondazioni. A raccontarsi, i ragazzi del liceo Marco Polo di Venezia che a Palazzo Grassi si stanno occupando, affiancati dallo staff del museo, della programmazione, dello sviluppo e del follow up di iniziative specifiche curandone tutti gli aspetti. Coinvolti in un programma destinato agli adolescenti dal titolo “Palazzo Grassi Teens”, gli studenti contribuiranno ad avvicinare i loro coetanei al museo e all’arte contemporanea in generale.
Sul palco veronese anche due studenti del Galileo Galilei di Jesi, istituto tecnico che, candidando il progetto “Oli vegetali di frittura: un modello sperimentale” al concorso europeo “I giovani e le scienze 2015”, ha vinto la partecipazione all’Expo Sciences Mexico 2015 che si terrà a Tampico (Messico) nel prossimo dicembre. In qualità di “Ambasciatori della Buona scuola nel mondo” rappresenteranno l’Italia in un workshop internazionale: il Ministro li ha premiati oggi a JOB con una targa e biglietti aerei per Tampico.
Numerose altre le buone pratiche e le eccellenze presenti presso l’area espositiva del Miur in Fiera a Verona. Come quella degli studenti dell’Istituto Ettore Majorana di Martina Franca (Taranto) che, coinvolti in un’esperienza di alternanza simulata, hanno progettato e realizzato, a partire da un’idea di uno studente, “Lilybike”, una giacca “low-cost” per la sicurezza dei ciclisti con la quale è possibile essere facilmente identificati durante la corsa, soprattutto nelle ore notturne; visto il successo raccolto dal progetto, lo studente sta ora pensando di brevettare l’idea. Due classi quarte dell’Istituto professionale Puecher Olivetti di Rho (Milano) hanno invece realizzato un progetto di impresa formativa simulata all’interno della rete di scuole di Rho per Expo Junior: gli studenti dell’indirizzo commerciale hanno redatto un business plan per l’ideazione di un’impresa di abiti ecosostenibili, all’insegna del made in Italy artigianale rispettoso dell’ambiente; la classe a indirizzo moda ha quindi disegnato e creato un’intera collezione di abiti, in seta shantung e in denim non trattato. Gli studenti dell’Istituto tecnico tecnologico Bernardino Lotti di Massa Marittima (Grosseto) si sono invece messi alla prova con il già noto codice QrCode, da loro “ricostruito” ad hoc per indirizzare il consumatore a una pagina web istituzionale, con dominio .gov.it, che gli garantirà l’autenticità e la provenienza made in Italy del prodotto informandolo in modo trasparente. L’idea di start-up è stata presentata all’Expo di Milano. E ancora eccellenze di alternanza nei licei, tra cui la “Rete robotica a scuola” che vede capofila il Galileo-Ferrari di Torino con il progetto di studio e ricerca “Robotica medicale”: i ragazzi di cinque classi del liceo classico (quarta ginnasio e prima liceo) hanno realizzato una mano bionica – il cui prototipo è stato presentato in anteprima proprio a JOB&Orienta – in grado di interagire con l’uomo e di replicarne i movimenti della mano.
Tra le fruttuose collaborazioni tra scuola e imprese, anche quella di sette istituti tecnici industriali (elettrotecnici) di altrettante regioni (Toscana, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Puglia, Campania e Lazio) che, grazie a un progetto di alternanza e formazione in apprendistato avviata lo scorso anno da Enel, ha visto coinvolti nell’anno scolastico 2014-2015 ben 145 studenti apprendisti.

La ricetta miracolosa del Ministro Poletti: studiare non serve

“Prendere 110 e lode a 28 anni non serve a un fico”, così ha esordito il Ministro del Lavoro Poletti in un’altra delle sue assurde dichiarazioni a Verona ai tanti studenti presenti alla convention di apertura di Job&Orienta.

Avrebbe risolto così, lui, sostenendo che studiare non serva. “Le affermazioni del Ministro sono sconcertanti e assolutamente diseducative, perché figlie della falsa ideologia della conoscenza “utile” e dell’illusione di un mondo del lavoro, delle imprese, accogliente e flessibile” replica immediatamente Domenico Pantaleo, Segretario Generale FLC CGIL. “In un Paese nel quale il lavoro  manca, cresce la povertà e l’esclusione sociale nel sud, la disoccupazione giovanile è tra le più alte d’Europa, il precariato dilaga, le imprese non assumono laureati perché non investono in ricerca e innovazioni e manca una seria legge sul diritto allo studio, il ministro del Lavoro scopre una ricetta miracolosa sostenendo che studiare non serva.”

“Basta laurearsi o diplomarsi più presto possibile – ha continuato Pantaleo – in modo che si possa entrare prima nel mondo del lavoro e cosi, secondo il Ministro, si risolvono tutti i problemi”.

Sembra, insomma, che per il Governo la Scuola e l’Università non debbano più essere luoghi di formazione e cultura ma debbano semplicemente “addestrare i giovani a approcciarsi il prima possibile al lavoro a qualsiasi condizione e rinunciando a una istruzione all’altezza dei tempi” – ha incalzato Pantaleo.

“Naturalmente questo vale solo per i ragazzi in condizioni economiche disagiate perché tutti gli altri troveranno aperte le porte di un’istruzione adeguata che li possa far accedere alle professioni che desiderano. Praticamente il prossimo passo sarà l’ abolizione del valore legale del titolo di studio, il chè porterà al definitivo trionfo del mercato anche nei sistemi di istruzione e formazione.”

“È esattamente questo l’impianto della legge Giannini/Renzi sulla brutta scuola e dei provvedimenti che si annunciano anche per le università – conclude Pantaleo. Più che a ricette miracolistiche, dunque, le dichiarazioni di Poletti inducono a pensare che siamo di fronte a scelte regressive. Occorre cambiare percorso e individuare scelte che valorizzino il sapere e la conoscenza come occasioni di crescita, individuale, collettiva e del Paese intero, garantite a tutti, per superare le disuguaglianze sociali.

CONTRO LA CAMORRA E I SUOI OMICIDI “LE MAMME DI NAPOLI CHIEDONO IL TEMPO PIENO A SCUOLA”

CONTRO LA CAMORRA E I SUOI OMICIDI
“LE MAMME DI NAPOLI CHIEDONO IL TEMPO PIENO A SCUOLA”

LO ANTICIPA A NANOPRESS.IT IL PARROCO DEL RIONE SANITÀ, DON ANTONIO LOFFREDO,
IN VISTA DELLA MANIFESTAZIONE DI SABATO 5 DICEMBRE 2015 IN PIAZZA DEL PLEBISCITO

«Quello che chiedono le mamme di Napoli al Governo non è un progetto speciale o un intervento straordinario ma una riforma strutturale che porti a Napoli, soprattutto nei quartieri difficili, quello  che in altre parti d’Italia è già la normalità: il tempo pieno a scuola». Lo anticipa a NanoPress.it Don Antonio Loffredo, Parroco del Rione Sanità, uno dei quartieri più colpiti dalla guerra di camorra che a Napoli negli ultimi mesi ha già fatto 49 morti, tutti giovanissimi. L’intervista, online oggi su nanopress.it, anticipa la manifestazione in programma sabato 5 dicembre in Piazza del Plebiscito.

Dopo l’omicidio di Genny, Gennaro Cesarano, di appena 17 anni, avvenuto domenica 6 settembre, 15 parroci di Napoli hanno avviato un progetto per ascoltare le richieste delle donne e della mamme dei quartieri più difficili della città. «Lo sanno tutte – spiega Don Antonio – che ci vuole il lavoro, che è la madre di ogni cosa, sanno che ci vuole la sicurezza, e detto da certe persone fa capire come ora abbiano molto più rispetto della vita, ma soprattutto chiedono il tempo pieno a scuola».

In effetti la Campania risulta il fanalino di coda nei risultati dei test Invalsi, volti proprio a verificare la preparazione degli studenti, ma anche per il tempo pieno a scuola: i dati ufficiali del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca aggiornati a settembre 2014 indicano che nella regione su 15.327 classi di suola dell’obbligo solo 1.125 sono a tempo pieno, pari al 7%. Il che vuol dire che solo 1 bambino campano su 10 ha diritto al tempo pieno, mentre la media nazionale è del 30%, con punte del 47% in Basilicata e Lombardia, del 45% nel Lazio e del 44% in Emilia e Toscana.

«La richiesta – continua Don Antonio Loffredo – sinceramente mi sembra legittima: è un fatto politico, perché per dare più scuole a Napoli, per fare una variante o una riforma strutturale è necessario dare più soldi, anche se vuol dire toglierli da un’altra parte. In una logica di governo fatto da mamme, infatti, è il più debole che va aiutato: se devi togliere il cappotto dal più forte per farlo indossare al più debole, lo fai sapendo che equilibri la situazione».

«Trovo straordinario che le mamme di Napoli abbiano capito che è la scuola la salvezza dei loro figli. Per questo l’impegno di noi parroci dei quartieri difficili di Napoli (Forcella, San Giovanni a Teduccio, quartieri Spagnoli, Scampia e altri) sarà di non disperdere queste energie e ottenere un intervento strutturale da parte del Governo: sabato 5 dicembre manifesteremo in Piazza del Plebiscito, sotto la sola etichetta #unpopoloincammino, e consegneremo al Prefetto di Napoli la richiesta delle mamme napoletane» ha concluso Don Antonio Loffredo, che invita tutta la popolazione italiana a unirsi a loro per l’occasione.

(Fonte: NanoPress.it)
http://www.nanopress.it/cronaca/2015/11/27/scuole-a-tempo-pieno-contro-la-camorra-la-proposta-delle-mamme-di-napoli/102157/

Scuola, Miur: “Cattedre a tempo determinato, infrazione archiviata grazie a Buona scuola”. Ma non è così

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, Miur: “Cattedre a tempo determinato, infrazione archiviata grazie a Buona scuola”. Ma non è così

Il ministro Giannini esulta a fronte dell’archiviazione, che attribuisce alla riforma della scuola. Ma non può essere così, perché la procedura era stata aperta per il personale Ata che nella Legge 107 non compare neanche. In più, l’infrazione non ha nulla a che vedere con la famosa sentenza della Corte Europea. E il procedimento giuridico per il riconoscimento dei diritti negati ai precari va avanti

 

Francia off-limits per gite e viaggi d’istruzione fino al 29 novembre

da Il Sole 24 Ore

Francia off-limits per gite e viaggi d’istruzione fino al 29 novembre

di Ludovica Ciriello

Francia off-limits per le gite scolastiche e viaggi d’istruzione fino al 29 novembre. Gli effetti degli attacchi terroristici entrano di prepotenza, anche così, nella programmazione scolastica. E proprio per l’intreccio tra crisi economica e paura del terrorismo internazionale, il turismo scolastico, così come lo conosciamo, è destinato a non esistere più. Secondo l’Osservatorio sul turismo scolastico – avviato dal Touring Club nel 2007 – nell’anno scolastico 2011/2012, il settore aveva un valore di 405 milioni di euro (per un totale di studenti partecipanti pari a 46,5 % nelle scuole secondarie e a 52 % per gli istituti medi); salvo poi attestarsi su valori inferiori già nel 2012/2013: -13,6 %, per un totale di 350 milioni quanto al giro d’affari e una riduzione delle classi partecipanti, soprattuto nelle medie (il 35,1 %) .
A cambiare, già da qualche anno, non è stato però solo volume d’affari e numero dei partecipanti, ma anche la durata dei viaggi (prima quasi sempre di 4 giorni, oggi in media 2) e, soprattutto, le mete: se fino a pochi anni fa, le scelte dei consigli d’istituto (cui spetta l’ultima parola al riguardo) ricadevano spesso su città estere (quasi sempre, Francia e Germania) le mete italiane, ultimamente, comportando una riduzione dei costi a carico dei genitori e delle difficoltà organizzative per la scuola, sono tornate ad attirare l’attenzione dei docenti.

Mete italiane e difficoltà organizzative
Una scelta, sempre più italiana, a quanto pare è cosa destinata a diffondersi anche per altre ragioni: a fronte degli ultimi fatti di Parigi, il governo francese ha imposto uno stop ai viaggi scolastici fino a ieri, prorogandolo poi al 29 novembre. Ma, rimanere in Italia, secondo alcuni, potrebbe non essere sufficiente a risolvere i problemi legati alla gita di fine anno, sulla cui opportunità si è ormai aperto un vero e proprio dibattito.
Se durante l’anno 2014/2015, in ragione della presenza dell’Esposizione universale sul territorio italiano, il Miur ha infatti stanziato per il turismo verso Expo circa 200 milioni, proprio Milano è stata teatro degli ultimi drammatici eventi di cronaca legati alle gite. Questo perché, dice Cristina Marchini, responsabile ufficio scuola educazione del Fai – Fondo ambientale italiano (che da sempre accompagna i docenti nell’organizzazione delle visite su territorio italiano): «Quando una gita scolastica non è organizzata in modo tale da responsabilizzare e coinvolgere attivamente i ragazzi, diventa per loro un momento di svago, da vivere anche al di fuori delle regole e che, dunque, risulta impossibile da gestire per i docenti. Il pericolo nasce dalla noia».

Pianificazione
In quest’anno così delicato per il turismo scolastico, il Fai ha così pianificato un manuale di consigli rivolti ai docenti secondo il quale, ad esempio, i ragazzi devono essere messi in condizione di muoversi liberamente, ma anche di saper consultare mappe e utilizzare schede di approfondimento che li portino ad acquisire una consapevolezza difficilmente ottenibile nel chiuso di un’aula scolastica. Se la gita scolastica ci sarà ancora, dunque, secondo la rappresentate Fai: «Per i ragazzi, dovrà rappresentare una nuova metodologia didattica, che li veda protagonisti».

La proposta-concorso del Fai
«Nel mondo di oggi i ragazzi viaggiano tanto e hanno a disposizione esperienze, come l’Erasmus, molto più strutturate rispetto alle gite scolastiche. Andare all’estero con la scuola è, quindi, divenuto poco sensato oltre che inutilmente costoso – continua Cristina Marchini – è per questo che abbiamo deciso di creare un concorso che premierà la migliore gita scolastica organizzata su territorio italiano: è bene valorizzare anche le nostre bellezze».
La proposta Fai che mira a rendere più partecipativi i ragazzi durante le gite, al contempo, ambisce anche a valorizzare il patrimonio italiano e si sposa perfettamente con lo sfortunato stato della realtà internazionale, ma – sottolinea Marchini – non nasce dalla paura del terrorismo, bensì dal fatto che «il proprio territorio può essere altrettanto interessante di una meta straniera e i molteplici beni presenti in Italia offrono altrettanti spunti di riflessione sulla storia, l’arte, la cultura e la nostra identità».
Il settore Educazione scuola del Fai, in collaborazione con Fondazione Italia patria della bellezza, nell’anno scolastico 2015/2016, bandisce quindi il premio “Scegli l’Italia”: in palio, per la gita meglio organizzata (tra quelle iscritte a concorso), un weekend per i due docenti accompagnatori, ovviamente in una meta italiana.

Dalle borse di studio agli organici di fatto nelle scuole: gli emendamenti della commissione Cultura alla manovra

da Il Sole 24 Ore

Dalle borse di studio agli organici di fatto nelle scuole: gli emendamenti della commissione Cultura alla manovra

di Marzio Bartoloni

Tredici emendamenti approvati all’unanimità e inviati alla commissione Bilancio della Camera che da domenica 6 dicembre comincerà a votare le modifiche alla legge di stabilità già approvata dal Senato. La commissione Cultura lancia il suo sasso nello stagno della manovra con la richiesta di alcune modifiche, alcune con più possibilità di passare altre molto meno: si va dai 50 milioni per il diritto allo studio (le risorse promesse dal premier Renzi ) alla trasformazione nelle scuole dell’attuale organico di fatto in organico di diritto (la misura però vale oltre 200 milioni).

Le modifiche approvate dalla commissione Cultura
Tra gli altri emendamenti approvati all’unanimità dalla settima commissione della Camera se ne segnalano anche altri – firmati in particolare dalla deputata Manuela Ghizzoni (Pd) – che impattano soprattutto sul fronte università: in particolare una modifica chiede la sterelizzazione dei tagli da 34 milioni alle università e agli enti di ricerca decisi in manovra con il ricorso al Mepa (il mercato elettronico degli acquisti della Pa). In pista anche la richiesta dello sblocco totale del turn over negli atenei (e non solo ai ricercatori di tipo a come già prevede la stabilità) già dal 2016. Mentre sul fronte borse di studio – oltre ai 50 milioni in più promessi dal premier – i 5 milioni aggiuntivi trovati nel passaggio al Senato saranno destinati (questa la richiesta dell’emendamento a firma Ghizzoni) a coprire le borse di studio degli studenti esclusi quest’anno per effetto del nuovo Isee a invarianza di redditi e patrimonio. Tra le altre modifiche approvate dalla commissione Cultura ci sono anche misure per gli Ata (dalla formazione alla loro sostituzione temporanea negli istituti), per le accademie di belle arti e su proposta del movimento Cinque Stelle anche la cancellazione del requisito della sola laurea triennale per partecipare al concorso per 500 posti da funzionario al ministero dei Beni culturali.

La Discoll da estendere ad assegnisti e dottorati
Tra le altre modifiche che potrebbero arrivare nel corso della discussione della legge di stabilità alla Camera va segnalato anche un possibile emendamento che estenderebbe la Discoll – l’indennità di disoccupazione prevista dal jobs act per i collaboratori coordinati e continuativi – anche ad assegnisti e dottori di ricerca. Nei giorni scorsi al Senato -proprio durante la discussione della manovra – era stato approvato un ordine del giorno che chiedeva questa misura in quanto si tratta di figure che «svolgono attività di ricerca nelle Università e negli Enti di Ricerca con forme contrattuali perfettamente sovrapponibili ai contratti di collaborazione coordinata e continuativa». Ora l’ordine del giorno potrebbe diventare una modifica ad hoc durante la discussione alla Camera.

Anno di prova, valutazione e docenti assegnati in altro ordine di scuola

da La Tecnica della Scuola

Anno di prova, valutazione e docenti assegnati in altro ordine di scuola

Ci sono migliaia di casi di docenti immessi in ruolo nelle scuole secondarie, durante la fase C del piano straordinario di assunzioni, che risultano essere stati mandati a espletare servizio negli ordini di scuola inferiore.

Stranezze della “Buona Scuola”, dove, per esempio, docenti neo immessi in ruolo su organico potenziato nella classe di concorso A019 di discipline giuridiche ed economiche, sono stati assegnati burocraticamente a scuole secondarie di II grado ma con sede di servizio in una scuola primaria o una scuola secondaria di primo grado.

In buona sostanza per alcune classi di concorso in particolare, come ad esempio l’A019, A017, A025, A029, A050, A246 e A346 dove il numero degli immessi in ruolo è stato alto, soprattutto in alcune province, si è verificato il fenomeno dell’assegnazione in un’istituzione scolastica dell’ordine e del grado di appartenenza con espletamento del servizio in ordine di scuola inferiore.

Tralasciando l’aspetto didattico, per cui non è chiaro come possa operare un docente di economia aziendale con una scolaresca di prima elementare, o che tipo di competenza pedagogica possa avere un esperto di discipline giuridiche per sviluppare un progetto per bambini della scuola primaria, quello che più ci preme osservare, è la stranezza con cui verrà svolto, per tali docenti, l’anno di prova.

Una domanda che ci poniamo è: “Da chi e in che modo tali docenti verranno valutati nel loro anno di prova?”. Sarà la scuola secondaria di II grado a cui il docente è stato assegnato (solo burocraticamente) a dare una valutazione, o sarà la scuola di ordine inferiore in cui presterà il servizio a valutare il docente che entra in ruolo nella scuola secondaria di II grado?

Sembra strano, come per altro sostengono alcuni dirigenti scolastici, che la valutazione spetti alla scuola di servizio di ordine inferiore piuttosto che alla scuola che gestisce l’assegnazione del docente dello stesso ordine del ruolo professionale dell’immesso in ruolo.

Tale stravaganza ha due precise ragioni: la prima è quella che in una scuola primaria o dell’infanzia il tutor del docente neo immesso in ruolo sarebbe una maestra, che non ha le competenze culturali specifiche ad esempio di una disciplina come il diritto o l’economia aziendale, piuttosto che la matematica; la seconda ragione è quella che il comitato di valutazione di una scuola di un ordine inferiore non potrebbe essere legittimato a valutare la professionalità di un docente di scuola secondaria di II grado. Cosa accadrebbe se uno di questi docenti non superasse l’anno di prova?

Ci piacerebbe avere dal Miur chiarimenti su questa stravagante situazione, in modo tale che si possa capire chi sarà a valutare i docenti immessi in ruolo in fase C, costretti a svolgere il servizio su scuole di ordine diverso da quello del loro ruolo.

Ma temiamo che come capita spesso, quando il Ministero dell’istruzione deve dare delle spiegazioni scomode, il silenzio diventa assordante e la confusione regna sovrana.

Valorizzazione docenti: ruolo del Comitato di valutazione e criteri valutativi

da La Tecnica della Scuola

Valorizzazione docenti: ruolo del Comitato di valutazione e criteri valutativi

L.L.

Nella sezione “Docenti” del sito dedicato al Sistema Nazionale di Valutazione sono state pubblicate alcune nuove faq riguardanti la valorizzazione del merito del personale docente.

Le riportiamo tutte di seguito:

Da quale anno scolastico parte la valorizzazione del merito del personale docente nelle istituzioni scolastiche?

Si parte subito con l’anno scolastico 2015/2016.
La legge 107 al comma 126 evidenzia che, per la valorizzazione del merito del personale docente, a decorrere dall’anno 2016 viene costituito presso il Miur un apposito fondo del valore di 200 milioni di euro rinnovato di anno in anno.

Quale sarà la somma destinata ad ogni scuola?

Un decreto specifico del Ministro ripartirà il fondo a livello territoriale e tra le istituzioni scolastiche in proporzione alla dotazione organica dei docenti, considerando altresì i fattori di complessità delle istituzioni scolastiche e delle aree soggette a maggiore rischio educativo. Comunque il livello medio di finanziamento per ogni scuola su cui è possibile iniziare a fare delle ipotesi è di mediamente 24.000 euro.

Il fondo è rivolto a tutti i docenti?

Il fondo è indirizzato a valorizzare il merito del personale docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado presenti sui posti della dotazione organica (posti comuni, sostegno, irc). Viene definito “bonus” in quanto è da considerare come una retribuzione accessoria che può essere confermata o non confermata di anno in anno in relazione ai criteri stabiliti e alle valutazioni ricevute.

Chi stabilisce il bonus per i docenti?

I criteri vengono stabiliti dal rinnovato Comitato di valutazione (vedi composizione in comma 129) mentre l’assegnazione della somma, sulla base di una motivata valutazione, spetta al Dirigente scolastico. È indubbio che la maggior o minor definizione dei criteri implicherà la minor o maggior discrezionalità del Dirigente scolastico, ma queste decisioni sono lasciate all’autonomia gestionale delle istituzioni scolastiche.

Il bonus ha una cifra minima ed una massima a cui attenersi per ogni docente?

No, non ci sono cifre di riferimento in quanto il tutto è determinato dai criteri del Comitato e dall’applicazione attraverso i rilievi e le valutazioni del Dirigente.
Comunque, bisogna tenere in considerazione che il fondo è indirizzato specificatamente al merito professionale del personale docente, prefigurando di conseguenza dei criteri che sappiano effettivamente rilevarlo e valutarlo per poi promuoverlo e valorizzarlo. Più i criteri saranno condivisi ma nello stesso tempo stringenti, puntuali, rilevabili, misurabili, valutabili più probabilmente implicheranno una differenziazione fra i docenti e nello stesso tempo un consenso in quanto andranno effettivamente a premiare il merito.

Come vengono “scelti” dal Collegio dei docenti gli insegnanti che fanno parte del Comitato di valutazione?

La legge 107/2015 non indica procedure e modalità per la scelta dei componenti proprio per favorire l’autonomia delle istituzione scolastiche. Pertanto è competenza dell’istituzione scolastica definire in modo autonomo come “scegliere” i docenti.

Per la “scelta” dei due componenti del Comitato di valutazione da parte
del Collegio dei docenti è prevista la presentazione di liste come per altre elezioni?

Il Collegio può autonomamente definire le modalità di scelta, prevedendo od escludendo autocandidature, presentazione di liste, proposte di candidature, ecc.
Trattandosi di scelta di persone, si ritiene, comunque, necessaria la votazione a scrutinio segreto.

Come vengono “scelti” dal Consiglio d’istituto il docente, i genitori (o lo studente per gli istituti d’istruzione secondaria di II grado) che fanno parte del Comitato di valutazione?

Come per il Collegio dei docenti, il Consiglio d’istituto può autonomamente definire le modalità di scelta dei tre componenti da inserire nel Comitato, prevedendo od escludendo autocandidature, presentazione di liste, proposte di candidature, ecc.
Trattandosi di scelta di persone, si ritiene, comunque, necessaria la votazione a scrutinio segreto.

Gli eleggibili nel Consiglio d’istituto devono essere componenti di quell’organismo?

La scelta può avvenire non necessariamente nell’ambito del Consiglio, in quanto la “rappresentanza” può essere intesa in senso lato, come possibile individuazione di rappresentanti anche all’esterno del Consiglio (es., membro di Consiglio di classe, ecc.).

Chi nomina il componente esterno?

Il componente esterno è nominato dall’Ufficio scolastico regionale fra docenti, dirigenti scolastici e dirigenti tecnici. Il MIUR fornirà a breve indicazioni agli Uffici scolastici al fine di tenere alcuni criteri comuni su tutto il territorio nazionale, mettendo così i Comitati nella condizione di svolgere da subito il loro lavoro.

Come si può assicurare negli istituti comprensivi la rappresentanza dei diversi settori presenti (infanzia, primaria, secondaria di I grado)?

Sull’opportunità di prevedere la rappresentanza dei vari settori decidono autonomamente gli organi collegiali di istituto

Come si procede nella scelta dei membri del Comitato nei CPIA, negli Istituti omnicomprensivi, nei Convitti ed Educandati e nelle Scuole militari?

Attualmente in queste istituzioni scolastiche particolari opera normalmente un commissario straordinario che provvederà a individuare i tre componenti previsti (docente, genitore/studente). Poiché il DPR 263/2012 ha previsto che nei CPIA la rappresentanza dei genitori è sostituita con la rappresentanza degli studenti, il Commissario straordinario provvederà a individuare, oltre al docente, due studenti al posto dei due genitori

Quando si può ritenere che il Comitato è validamente costituito?

Una norma di carattere generale sulla costituzione degli organi collegiali (art. 37 del Testo Unico) prevede che l’organo collegiale è validamente costituito anche nel caso in cui non tutte le componenti abbiano espresso la propria rappresentanza. Ciò vale, ad esempio, se il Consiglio d’Istituto o il Collegio dei docenti non provvede volontariamente alla scelta dei componenti di sua spettanza

Una volta conclusa la fase di scelta dei componenti, il Comitato quando può cominciare a funzionare?

Il Comitato è interamente costituito non solo quando il Collegio dei docenti ha espresso i suoi due rappresentanti e il Consiglio d’istituto ha scelto i tre componenti di sua competenza, ma quando anche l’Ufficio scolastico regionale ha designato il componente esterno tra docenti, dirigenti scolastici e dirigenti tecnici.
A composizione completata, è opportuno che il dirigente scolastico provveda alla formale costituzione del Comitato, tenendo conto delle scelte e designazioni dei tre soggetti istituzionali.
Lo stesso dirigente scolastico, quale presidente del Comitato di valutazione, provvede alla convocazione per l’insediamento.

Quali sono le regole per la validità delle convocazioni e delle deliberazioni del Comitato?

La norma generale sugli organi collegiali, relativa alla validità delle convocazioni e delle decisioni, è contenuta nell’art. 37 del Testo Unico. Prevede due momenti successivi: la validità della seduta e la validità delle deliberazioni.
La seduta del Comitato regolarmente convocato è valida quando interviene almeno la metà più uno dei componenti in carica.
Poiché i componenti del Comitato sono sette (se tutti in carica), la seduta è valida se vi intervengono almeno quattro componenti.
In tal caso il presidente, constatata la presenza del numero legale, può dare avvio ai lavori.
Per qualsiasi decisione da assumere il voto è palese; la votazione è segreta solo quando si faccia questione di persone.
Le deliberazioni sono adottate a maggioranza assoluta dei voti validamente espressi dai componenti presenti. Nella seduta di insediamento è opportuno che il Comitato definisca la natura del voto validamente espresso, precisando, in particolare, se l’astensione può essere considerata una manifestazione di “volontà valida”.

Il Collegio dei docenti e il Consiglio d’Istituto hanno titolo a definire i criteri valutativi per il riconoscimento del merito?

La legge 107/2015, comma 129, non lascia dubbi interpretativi in proposito: è il comitato che individua autonomamente i criteri per la valorizzazione dei docenti, sulla base di indicatori esplicitati dalla legge stessa.
Nell’adozione dei criteri valutativi il Comitato è quindi pienamente autonomo e opera senza vincoli di sorta.
Tuttavia il Comitato può discrezionalmente e senza vincolo decidere di considerare eventuali proposte presentate dagli organi collegiali d’istituto o da altro soggetto (assemblea dei genitori, degli studenti).

La legge 107/2015 individua come base per la definizione dei criteri valutativi tre distinte aree. Il Comitato deve definire i criteri su ogni area oppure può anche escluderne una o due?

In linea generale è opportuno che il Comitato operi su tutte e tre le aree, eventualmente assegnandovi valore e pesi diversi.
È altrettanto opportuno che non vengano individuate altre aree diverse da quelle indicate dalla legge, mutuandole, ad esempio, da contesti istituzionali di altra natura.
In considerazione delle caratteristiche organizzative e strutturali dell’istituzione scolastica, il Comitato può eventualmente decidere, con adeguata motivazione, di definire criteri valutativi non per tutte e tre le aree in cui si esplica la qualità professionale degli insegnanti.
In una logica di trasparenza, tali decisioni preliminari, unitamente ai criteri che verranno successivamente adottati, è opportuno che vengano resi pubblici.

Molte istituzioni scolastiche sono strutturate in diversi settori, come, ad esempio, gli istituti comprensivi. È opportuno tener conto della presenza di tali settori per l’assegnazione del bonus?

La legge non ha previsto in proposito una proporzionalità di assegnazione del bonus per il merito. Il Comitato, pertanto, non ha alcun vincolo di ripartizione di quote per settore scolastico, pur essendo, ad esempio, quasi sempre minoritario negli istituti comprensivi il settore della scuola dell’infanzia.
L’assenza di qualsiasi vincolo normativo in materia lascia piena autonomia decisionale da parte del Comitato che opera avendo a riferimento soltanto le tre aree di esercizio della professionalità indicate dalla legge.
Anche tale criterio di ripartizione è opportuno che venga reso pubblico.

Massima riservatezza per i dati sulla disabilità nell’Anagrafe studenti

da La Tecnica della Scuola

Massima riservatezza per i dati sulla disabilità nell’Anagrafe studenti

L.L.

Il Garante per la protezione dei dati personali ha dato il via libera allo schema di regolamento in materia di “Trattamento dei dati idonei a rivelare lo stato di disabilità degli alunni censiti nell’Anagrafe nazionale degli Studenti”.

Lo schema di regolamento Miur si compone di un unico articolo e di un allegato tecnico che ne costituisce parte integrante.

In particolare, tale articolo stabilisce che, per il perseguimento delle finalità di rilevante interesse pubblico, l’Anagrafe nazionale degli studenti raccoglie in una “partizione separata” i dati che rivelano lo stato di disabilità degli alunni, la cui conoscenza sia indispensabile ai fini della loro integrazione scolastica, ma privi di elementi identificativi degli alunni stessi (diagnosi funzionale, profilo dinamico-funzionale, piano educativo individualizzato). L’allegato tecnico individua i tipi di dati e le operazioni su di essi eseguibili, indispensabili per le finalità anzidette e indica i soggetti legittimati al trattamento, nel rispetto delle competenze attribuite dalla legge e dei principi di pertinenza, non eccedenza ed indispensabilità previsti dal Codice.

Nel dettaglio, i dati trattati concernono:

  • “la certificazione dello stato di handicap o dello stato di handicap in situazione di gravità” ai sensi della legga 104 del 1992 (verbale di accertamento);
  • “la diagnosi funzionale” dell’alunno alla cui redazione provvede l’unità multidisciplinare;
  • “il profilo dinamico funzionale” alla cui redazione provvedono congiuntamente, con la collaborazione dei genitori dell’alunno, l’unità multidisciplinare e, per ciascun grado di scuola, il personale specializzato della scuola;
  • “il piano educativo individualizzato” per la formulazione della proposta relativa all’individuazione delle risorse necessarie, compresa l’indicazione del numero delle ore di sostegno.

Lo schema di regolamento prevede che i dati idonei a rivelare lo stato di salute degli studenti disabili siano raccolti privi di elementi identificativi nella partizione separata dell’Anagrafe, distinta sia dal punto di vista logico che fisico dalla parte che contiene i dati identificativi (anagrafici, curriculari e di frequenza) riferiti agli studenti.

Nei limitati casi in cui i predetti dati idonei a rivelare lo stato di salute devono essere associati all’interessato (cfr. c.d. “assegnazione dei posti in deroga” di cui oltre), una chiave numerica, memorizzata sulla base dati in formato crittografato e mai visualizzata, “separata e custodita in un server ad accesso limitato e controllato (…) accessibile esclusivamente dal software applicativo che utilizza la chiave di cifratura”, consente di effettuare tale operazione.

Sono state, invece, espunte le informazioni relative agli studenti affetti da Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), il cui diritto all’integrazione scolastica risulta, infatti, garantito da una specifica e differente disciplina di settore.

Sulla base delle misure di sicurezza individuate all’interno del Regolamento, il Garante ha pertanto espresso parere favorevole, con un’unica condizione: l’allegato tecnico dello schema sia perfezionato con l’individuazione di un termine di conservazione dei log congruo e proporzionato rispetto alle finalità perseguite, non essendo sufficiente la locuzione “non inferiore a” 12 mesi.

Presentate dal Miur le iniziative per l’educazione alla legalità

da La Tecnica della Scuola

Presentate dal Miur le iniziative per l’educazione alla legalità

Sono state presentate a Roma le iniziative per l’educazione alla legalità del Miur in collaborazione con il Consiglio Superiore della Magistratura, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e l’Associazione Nazionale Magistrati.

I nuovi progetti per diffondere e consolidare la cultura della legalità tra gli studenti sono stati illustrati presso la sede del CSM, nell’ambito della “Giornata per l’educazione alla legalità – Il ruolo della Scuola per la cittadinanza attiva e democratica”.

Erano presenti il Ministro Stefania Giannini, il Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Giovanni Legnini, il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone, il Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara e il rappresentante della Direzione Nazionale Antimafia Antonio Patrono.

In un comunicato del Miur si sottolinea un intervento del Ministro Giannini che dice: “È la prima volta che si mettono insieme tante istituzioni che hanno un ruolo fondamentale nel diffondere nella società la cultura della legalità. I tantissimi ragazzi coinvolti nel progetto sono un esercito della speranza, educato al rispetto dei principi e dei valori di responsabilità, legalità, socialità, vero antidoto al terrorismo, oltre che alla corruzione. L’etica individuale, quando si somma, diventa etica sociale”.

Classi di concorso, c’è il sì del Senato. Ora la parola al Governo

da La Tecnica della Scuola

Classi di concorso, c’è il sì del Senato. Ora la parola al Governo

La VII Commissione del Senato ha dato il via libera al nuovo regolamento sulle classi concorso della scuola. Il parere, non vincolante, proposto dalla relatrice Elena Ferrara riguarda l’atto del governo n. 220 ‘Regolamento per la razionalizzazione ed accorpamento delle classi di concorso a cattedre e a posti di insegnamento’. Sull’articolato, come abbiamo scritto in precedenza, sarebbe anche arrivato anche il sì, ma non ancora formale, da parte del Governo. Il testo potrebbe essere posto con urgenza tra gli ordini del giorno del prossimo Consiglio dei ministri. E permettere la pubblicazione del bando nei tempi previsti dalla Legge 107/15 (il 1 dicembre).

 

Ecco quanto deliberato dal Senato:

La Commissione, esaminato lo schema di decreto  esprime parere favorevole con le seguenti condizioni:

i) per quanto riguarda le classi di concorso:

  1. sia eliminato dalla premessa del regolamento il riferimento all’art. 50 del decreto-legge n. 5 del 2012, poiché questo è stato abrogato dall’art. 1, comma 199, della legge n. 107 del 2015, a decorrere dall’inizio dell’anno scolastico in corso;
  2. sia disciplinata, nel provvedimento, l’ipotesi di consentire ai docenti già assunti a tempo indeterminato e titolari su di una classe di concorso oggetto di accorpamento con altre classi di concorso,di poter insegnare la nuova disciplina frutto dell’accorpamento effettuato e prevedere tale medesima possibilità anche per i docenti non di ruolo ma abilitati su una delle singole classi di concorso accorpate;
  3. siano ampliati gli insegnamenti attribuiti alla classe di concorso A47 (matematica applicata), in considerazione delle comuni competenze da perseguire per l’asse matematico e della sostanziale omogeneità dei percorsi curricolari previsti per il primo biennio degli indirizzi tecnici e professionali;
  4. siano ampliati gli insegnamenti previsti per la classe di concorso A50 (scienze naturali, chimiche e biologiche), in considerazione del fatto che la tabella delle confluenze già prevista in allegato al decreto del Presidente della Repubblica n. 88 del 2010 attribuiva alla ex 60/A l’insegnamento della chimica in diverse articolazioni ed indirizzi dell’istituto tecnico, settore tecnologico;
  5. sia rimodulata la tabella ” indirizzi di Studi” per la classe di concorso A18 ( Filosofia e Scienze umane) nella parte relativa a Liceo Scientifico-Opzione Scienze Applicate-Filosofia 2° Biennio e 5° anno prevedendo tale possibiltà di insegnamento solo “fino ad esaurimento” inserendo il relativo asterisco “*” stante la specificità dell’insegnamento della Filosofia nei Licei Scientifici;
  6. sia rimodulata la tabella “indirizzi di Studi” per la classe di concorso A 65 (teoria e tecnica della comunicazione) inserendo i seguenti indirizzi:
    a) Istituto Professionale-Indirizzo Servizi Commerciali Tecniche di comunicazione 2° biennio e 5° anno
    b) Istituto professionale – Indirizzo Servizi per l’enogastronomia e l’ospitabilità Alberghiera-Articolazione –Accoglienza Turistica-Tecniche di comunicazione 2° biennio e 5° anno
  7. sia modificata la tabella ” note” relativa alla classe di concorso A84 (Trattamento testi, dati e applicazioni) considerata ” classe di concorso ad esaurimento” in quanto, al contrario, è ancora previsto l’insegnamento presso l’Istituto Professionale, Settore Servizi- indirizzo Servizi Commerciali- laboratorio di tecniche professionali dei servizi commerciali in compresenza per cui non è da considerarsi ad esaurimento; ( nuova)
  8. siano introdotte nuove classi concorsuali corrispondenti ad insegnamenti previsti dagli ordinamenti vigenti ma non codificate dallo schema di decreto ma che necessitano, invece, di una maggiore specificità disciplinare per caratterizzare meglio l’offerta formativa delle singole istituzioni scolastiche.
    Si segnalano peraltro le seguenti classi concorsuali in integrazione a quelle previste:
    a. per le discipline della tabella A: A66 storia della danza;
    b. rinominare la classe di concorso A59 in Teoria, pratica musicale per la danza e tecniche di accompagnamento alla danza , rivedendo titoli di accesso, note e indirizzi di studi se necessario; la nuova classe di concorso, dunque, include e sostituisce la A59 ed è necessario sottrarre l’insegnamento di Teoria e pratica per la danza alla classe di concorso A55; ( nuova)
    c. per le discipline della tabella B: ex classe C440 massochinesiterapia fino ad esaurimento
  9. si rinumerino, in tabella A, le classi successive alla A67, poiché mancano le classi A68, A69;

ii) per quanto riguarda i titoli di accesso alle classi di concorso:

Sia chiarito che, laddove la tabella A indica tra i titoli di accesso i diplomi accademici di secondo livello, tuttora mancanti di un corretto e definitivo inquadramento ordinamentale, si intenda comunque valido il possesso dei diplomi accademici di secondo livello attivati in via sperimentale dalle istituzioni AFAM ai sensi dell’articolo 5, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 212/2005.

  1. sia svolta una revisione complessiva della congruità dei titoli di accesso alle diverse classi concorsuali, nonché dei crediti formativi universitari e accademici uniti al possesso di specifiche lauree magistrali o lauree specialistiche, come in buona sostanza auspicato nel parere espresso dal Consiglio Universitario Nazionale nonché da altri autorevoli enti esponenziali, quali gli organismi dell’AFAM e la Cabina di Regia della rete nazionale “Qualità e sviluppo dei licei musicali e coreutici” (in tale contesto, la Commissione in questa sede indica, a titolo esemplificativo alcune delle correzioni più significative, senza negare pregnanza alle altre numerose e ragionevoli osservazioni pervenute);

  2. per gli insegnamenti di discipline letterarie delle classi A12 e A22, si aggiornino i CFU indicati nelle note, prevedendo almeno ulteriori 16 CFU acquisiti nel settore scientifico disciplinare di latino;

  3. per la classe di concorso A18, sia inserita la LM50 (programmazione e gestione dei servizi educativi) e la LM64 (scienza delle religioni) e per la classe di concorso A19, sia inserita la LM85 (scienze pedagogiche) e la LS87 (scienze pedagogiche), allo stesso tempo prevedendo, in nota, un congruo numero di CFU integrativi nelle discipline caratterizzanti della classe di concorso;

  4. per la classe di concorso A50 (Scienze naturali, chimiche e biologiche) siano inserite le classi LM-13 e 14/S (Farmacia e farmacia industriale);

  5. per le classi di concorso A-17 (Disegno e storia dell’arte), A-37 (Scienze e tecnologie delle costruzioni, tecnologie e tecniche di rappresentazione grafica) e A-60 (Tecnologia) siano inserite le classi LM-12 (Design) e 103/S (Teoria e metodi del disegno industriale);

  6. per le classi di concorso A-20 (Fisica) e A-32 (Scienze della geologia e della mineralogia) siano inserite le classi LM-79 e 85/S (Scienze geofisiche);

  7. per la classe di concorso A-41 (Scienze e tecnologie informatiche) siano inserite le classi LM-91 e 100/S (Tecniche e metodi per la società dell’informazione);

  8. per la classe di concorso A-42 (Scienze e tecnologie meccaniche) siano inserite le classi LM-20 e 25/S (Ingegneria spaziale e astronautica), LM-34 e 37/S (Ingegneria navale);

  9. per la classe di concorso A-45 (Scienze economiche e aziendali) sia inserita la classe LM-76 (Scienze economiche per l’ambiente e la cultura);

  10. per le classi di concorso A-51 (Scienze, tecnologie e tecniche agrarie) e A-52 (Scienze, tecnologie e tecniche di produzioni animali) siano inserite le classi LM-70 e 78/S (Scienze e tecnologie alimentari);

  11. per le classi di concorso dell’ambito artistico, del design, della grafica, del disegno, della musica, sia inserito tra i requisiti di accesso il diploma accademico di secondo livello;

  12. per le classi concorsuali afferenti ad ambiti del design, del tessuto e della moda, siano previsti anche diplomi specifici, quale il diploma di Istituto professionale in tecnica dell’abbigliamento e della moda;

  13. i diplomi previsti in nota per la classe A09 dovranno prevedere anche il diploma di maturità professionale per Disegnatore e stilista di moda, quello di maturità professionale in Tecnico dell’abbigliamento e della moda e quello di maturità professionale settore industria e artigianato, indirizzo produzioni industriali e artigianali, articolazione industria;

  14. siano considerate le seguenti osservazioni in ordine alla classe A23. La mancata indicazione specifica, nello schema di Decreto, degli indirizzi di studi nei quali è possibile attuare l’insegnamento previsto potrebbe generare confusione e generalizzazione che di fatto mortificherebbero la matrice culturale e scientifica della nuova classe concorsuale. La stessa assenza potrebbe, inoltre, favorire la creazione di classi di alunni interamente composte da stranieri tradendo i principi di inclusione che permeano il nostro sistema scolastico e come ribaditi dalla legge n. 107 del 2015.

Alla luce, infatti, delle recenti novità introdotte dalla medesima legge di riforma, si potrebbe prevedere la possibilità di utilizzare i docenti di L2 per l’insegnamento della “lingua italiana per discenti di lingua straniera” nelle scuole di ogni ordine e grado in attività di potenziamento in modo da creare un percorso educativo e didattico trasversale di inclusione. I nuovi docenti di L2, infatti, rappresentano una novità all’interno del nostro panorama scolastico anche se su specifici territori vi sono già esperienze codificate in tal senso per cui è fondamentale la loro presenza e la professionalità di cui sono portatori per una scuola che sia davvero inclusiva e che possa dotarsi di un Piano triennale dell’offerta formativa in grado di garantire a tutti la pari opportunità. Gli stessi docenti rappresentano, ancora, una concreta possibilità per strutturare e codificare percorsi educativi e didattici in grado di contrastare l’insuccesso e la dispersione scolastica che vedono, tra gli alunni stranieri, alte percentuali. Sicché per la classe di concorso A23:

a. sia esplicitato con precisione che i docenti saranno utilizzati all’interno del potenziamento;
b. siano riconosciuti, quali titoli specifici, percorsi abilitanti autorizzati con Decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca;
c. siano previsti quali titoli di accesso tutti quelli già contemplati per le classi di concorso A12 e A22

  1. quanto alla classe di concorso A43, anche in virtù della disciplina internazionale e comunitaria – in particolare Convenzione internazionale STCW/78 em. Manila 2010, Direttive 106/2008/Ce e 35/2012/UE –che ha come finalità primaria la sicurezza e la salvaguardia di persone e merci in navigazione, è necessario intervenire per rafforzate le competenze tecnico-professionali degli operatori scolastici, sia dei docenti che degli alunni, per cui si rende necessario richiedere il possesso di certificazioni aggiuntive rispetto a quelle già previste ai docenti disciplinaristi.

A tal fine:
– tra i titoli di accesso di vecchio ordinamento sia previsto, oltre al titolo di ufficiale superiore di vascello della Marina Militare proveniente da corsi regolari dell’Accademia Navale, anche il titolo della Marina Mercantile;
– là dove il titolo di accesso non sia direttamente afferente al settore scientifico disciplinare delle scienze nautiche, sia previsto, congiuntamente al diploma di istituto tecnico-settore tecnologico indirizzo trasporti e logistica, articolazione conduzione del mezzo, opzione mezzo navale, anche il titolo di capitano di lungo corso (patentino);

  1. circa le classi di concorso relative agli insegnamenti in lingua slovena ed a quelli in lingua tedesca si tenga conto di quanto segue:

a. per le scuole con lingua di insegnamento slovena e od o bilingue del Friuli Venezia Giulia, siano mantenute distinte le classi di concorso per la lingua italiana (seconda lingua) e la lingua slovena, sia per la scuole secondarie di primo grado che per le scuole secondarie di secondo grado. Allo sloveno siano aggiunte per le prime storia ed educazione civica, geografia, per le seconde le discipline letterarie. I requisiti di accesso/classi di abilitazione vengano definiti in accordo con l’Ufficio speciale, di cui all’articolo 13 della legge 23 febbraio 2001, n. 38, che sarà chiamato a gestire i concorsi a livello regionale.

b. le specificità vigenti in materia di classi di concorso per la scuola secondaria di primo e secondo grado nella provincia autonoma di Bolzano, ai sensi dello statuto speciale per il Trentino-Alto Adige, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670 e successive modificazioni, e delle relative norme di attuazione, prevedendo un’apposita clausola di salvaguardia, con particolare riguardo alle classi di concorso individuate nella Tabella A allegata al regolamento con i codici alfanumerici da A-75 a A-84, per le quali la Provincia autonoma di Bolzano ha già provveduto alla definizione, in modo che le disposizioni del presente regolamento trovino applicazione per le scuole in lingua italiana, tedesca e delle località ladine della Provincia autonoma di Bolzano, fino a quando le stesse disposizioni, a norma dell’articolo 12, comma 13, del decreto del Presidente della Repubblica 10 febbraio 1983, n. 89, non saranno sostituite, nonché che ci sia la corrispondenza della denominazione delle nuove classi di concorso alle indicazioni provinciali per la definizione dei curricula delle scuole della Provincia autonoma di Bolzano;

  1. circa le discipline dell’ambito musicale (A55 e A56 strumento musicale, nelle scuole secondarie di secondo grado e di primo grado), si osserva che il Legislatore è più volte intervenuto per normare la disciplina dei titoli di accesso previsti per l’insegnamento di tali classi di concorso. Tutti gli interventi avutisi hanno contribuito a generare una sorta di coacervo di diversi titoli accademici e di abilitazione, generando spesso confusione negli operatori del settore stante la peculiarità degli stessi titoli. Alcune norme prevedevano anche come valido accesso all’insegnamento di dette discipline alcuni titoli di studio che, a loro volta, non prevedevano necessariamente il precedente possesso del Diploma di istituto Superiore di II grado. La legge n. 268 del 2002, con valore retroattivo, ha sanato tale situazione modificando l’articolo 4 della legge n. 508 del 1999. Il “possesso del diploma di istruzione secondaria di secondo grado” per “l’accesso ai pubblici concorsi” è stato quindi esteso e posto quale condizione a tutti i titoli rilasciati dalle istituzioni dell’AFAM e conseguiti anteriormente alla data di entrata in vigore della legge. Quindi, per tali titoli e la loro equiparazione alle lauree di cui alla legge n. 508 del 1999, pur mantenendo la loro validità ai fini dell’accesso all’insegnamento e ai corsi di specializzazione, sono state poste le seguenti condizioni:
    “3-bis. Ai fini dell’accesso ai pubblici concorsi, sono equiparati alle lauree di cui al decreto del Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica 3 novembre 1999, n. 509, i diplomi di cui al comma 1, conseguiti da coloro che siano in possesso del diploma di istruzione secondaria di secondo grado”.

Tale ratio è stata in ultimo confermata con la legge n. 228 del 2012 (commi 102-107) anche ai fini delle equipollenze dei titoli di vecchio ordinamento ai “diplomi di secondo livello”. Ciò specificato si ritiene che per tutti gli insegnamenti di musica e di strumento nella scuola secondaria di primo e secondo grado dovrà essere previsto, insieme al titolo di accesso di vecchio ordinamento, il titolo di scuola secondaria superiore. L’assenza di specifiche abilitazioni per le nuove classi di concorso previste per i licei musicali impedirebbe l’accesso al concorso previsto dalla legge n. 107 del 2015 che pone come requisito d’accesso il possesso di titolo abilitante.

Senza interventi adeguati si rischia di impedire il reclutamento sugli insegnamenti ordinamentali previsti nei licei musicali. A tal fine, si intervenga prevedendo:

  • una conversione delle ex classi di concorso 31/a 32/a e 77/a nelle nuove classi di concorso A29 A30 e A56 ricollocando e rinominando le nuove;

  • limitatamente al solo periodo transitorio, la previsione di corrispondenze per abilitazioni affini tra le nuove classi di concorso A53 A55 A63 A64 e le abilitazioni delle ex classi di concorso 77/A 31/A e 32/A.

  • riconoscendo la validità dell’abilitazione per l’ accesso al concorso specificando, in nota, appropriate condizioni da esprimere esclusivamente in termini di CFA e o CFU o titoli di studio aggiuntivi, in relazione al tipo di abilitazione posseduta in particolar modo per quanto riguarda le classi di concorso A63 (Tecnologie musicali) e A 64 (Teoria Analisi e composizione);

iii) sia corretto – nell’allegata tabella A/1 relativa alle omogeneità degli esami previsti nei piani di studio dei titoli di vecchio ordinamento per l’accesso alle classi di concorso – l’omogeneità tra linguistica generale e glottologia, al pari di quanto previsto per glottodidattica.

e le seguenti osservazioni:

a) appare utile precisare in maniera inequivocabile che quando si lega l’accesso non solo al possesso di un dato titolo di studio ma anche all’acquisizione di CFU in specifici settori scientifico-disciplinari, tale acquisizione può avvenire nel corso dell’intera carriera universitaria o anche successivamente,

b) appare necessario evidenziare alcune perplessità suscitate da un’attenta ed approfondita analisi dei titoli di accesso alle diverse classi di concorso. Nello specifico è utile evidenziare come in alcuni casi il titolo accademico, per essere ritenuto valido per l’accesso all’insegnamento, deve essere congiunto ad un alto numero di CFU integrativi per cui, di fatto, viene snaturato lo spesso percorso universitario seguito dall’aspirante docente. In alcune note, infatti, sono contemplati fino a 132 CFU che corrispondono ad una nuovo percorso di laurea.

In altri casi, il titolo di accesso previsto appare lontano dalla disciplina di insegnamento per cui sembra non andare nella direzione della specificità dello stesso. A titolo esemplificativo si riporta l’esempio della laurea in architettura del paesaggio che, pur congiunta a specifici CFU, non sembra essere sempre pertinente con la relativa classe di concorso, come puntualmente rilevato dal CUN.
In altri casi, invece, gli stessi titoli sono enucleati con troppa approssimazione, come nel caso della classe di concorso A61 (Tecnologie e tecniche delle comunicazioni multimediali) dove è riportato: ” LM qualsiasi” pur con nota. Si rappresenta che non solo in ambito universitario ma anche all’interno dell’AFAM esistono specifici corsi accademici, come Diploma di II livello -Indirizzo arti multimediali e tecnologiche- Indirizzo cinema e televisione.

c) si auspica che nella tabella B si operi in modo che gradualmente fra i titoli di accesso necessari si inseriscano anche opportune lauree triennali.

Poletti a Job&Orienta: puntare sulle soft skills

da tuttoscuola.com

Poletti a Job&Orienta: puntare sulle soft skills

Alternanza scuola-lavoro, competenze da acquisire e ruolo del lavoro nella propria vita. Sono questi i temi che il ministro del lavoro Giuliano Poletti ha affrontato stamane rispondendo alle domande di un gruppo di studenti a Verona, all’apertura di Job&Orienta a Veronafiere.

Sono convintissimo che sia molto importante” – ha detto il ministro riferendosi al tema dell’ alternanza scuola-lavoro: “Abbiamo cercato di introdurla per produrre esperienza, per mettere le competenze formative e didattiche che la nostra scuola produce con competenze specifiche e con modi di essere e saper essere“, ha continuato Poletti.

Oggi un’azienda che si mette in relazione con un giovane la prima cosa che vuol capire non è cosa sappia, ma chi sia, e questo non si impara solo dentro un’aula. Per questo, l’alternanza è decisiva, consente di fare esperienza, conoscere, mettersi in relazione e valutare meglio nostre attitudini, perché il lavoro è una parte essenziale della nostra esistenza“.

Le competenze specifiche sono importanti ma oggi abbiamo sempre più bisogno di promuovere le cosiddette soft skill, quelle competenze trasversali su come risolvere un problema, su come lavorare con gli altri“, ha concluso il ministro.

Anagrafe studenti: sezione separata per dati disabilità

da tuttoscuola.com

Anagrafe studenti: sezione separata per dati disabilità
Le informazioni saranno conservate nella sezione separata per tutto il periodo di frequenza nel sistema nazionale di istruzione per poi essere cancellate in modo irreversibile. Nell’Anagrafe non saranno inseriti i dati relativi agli studenti affetti da DSA

Via libera del Garante privacy alla dematerializzazione delle procedure per l’assegnazione del personale di sostegno agli studenti disabili. Lo rende noto la Newsletter del Garante, che specifica che il parere favorevole dell’Autorità è stato espresso su uno schema di regolamento del Miur che disciplina la raccolta ed il successivo trattamento dei dati riferiti alla disabilità degli alunni censiti nell’Anagrafe nazionale degli studenti.

Per garantire la massima riservatezza, documenti delicati quali la certificazione dello stato di handicap, la diagnosi funzionale, il profilo dinamico funzionale e il piano educativo individualizzato saranno inseriti in una sezione separata dell’Anagrafe e senza il nominativo dell’alunno.

Esclusivamente per la cosiddetta “assegnazione dei posti in deroga” su richiesta della famiglia e previa autorizzazione del dirigente scolastico sarà possibile per gli uffici competenti associare i dati identificativi degli studenti con quelli relativi alla loro disabilità, ciò attraverso le specifiche funzioni del sistema informativo del Miur. Le informazioni degli alunni disabili saranno conservate nella sezione separata per tutto il periodo di frequenza nel sistema nazionale di istruzione per poi essere cancellate in modo irreversibile.

Nell’Anagrafe non saranno inseriti i dati relativi agli studenti affetti da Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), il cui diritto all’integrazione scolastica è garantito da una differente disciplina di settore.

L’Anagrafe degli studenti, istituita presso il Miur per la vigilanza sull’assolvimento dell’obbligo scolastico e per lo svolgimento delle funzioni istituzionali del Ministero, sarà alimentata anche con i dati degli alunni che frequentano le scuole dell’infanzia. Il Garante ha, infatti, dato parere positivo anche sullo schema di decreto del Miur che prevede tale modifica, precisando però che i predetti dati non dovranno essere utilizzati per vigilare sull’assolvimento dell’obbligo scolastico, tenuto conto che la scuola dell’infanzia, che accoglie i bambini tra i 3 e i 5 anni compiuti, non rientra nella scuola dell’obbligo rivolta alla fascia di età tra i 6 e i 16 anni.

I due schemi sottoposti all’Autorità accolgono le indicazioni fornite dall’Ufficio del Garante nel corso di incontri e contatti, volti a renderli conformi alle regole in materia di privacy e a garantire un elevato livello di tutela dei diritti, delle libertà fondamentali e della dignità degli studenti, tenuto conto anche della minore età degli interessati e della loro condizione di disabilità.

Senatori Pd: ok nuove classi di concorso

da tuttoscuola.com

Senatori Pd: ok nuove classi di concorso

In Commissione istruzione al Senato è stato approvato il parere proposto dalla relatrice Elena Ferrara sull’atto del governo 220 ‘regolamento per la razionalizzazione ed accorpamento delle classi di concorso a cattedre e a posti di insegnamento’. Lo riferisce la stessa senatrice, anche a nome degli altri senatori democratici della Commissione Istruzione.

L’aggiornamento delle classi di concorso da tempo atteso – spiega la parlamentare – si è reso necessario anche alla luce delle disposizioni contenute nella legge 107/15 di riforma della scuola recentemente approvata, per ridefinire i requisiti accademici utili per accedere all’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado“.

Sono stati così riallineati i nuovi ordinamenti scolastici e universitari – prosegue Elena Ferrara –  ‘secondo principi di semplificazione e di flessibilità fermo restando l’accertamento della competenza nelle discipline insegnate’. Il provvedimento, nel tutelare il personale in servizio con una razionalizzazione ed un accorpamento delle classi di concorso, è funzionale al concorso che sarà bandito entro l’anno dal MIUR e rappresenta un passo avanti verso il nuovo assetto di formazione iniziale previsto al comma 181 della legge 107. Una particolare attenzione è stata dedicata al settore artistico musicale e coreutico con la proposta di migliore riformulazione della classi di concorso dei licei coreutici musicali e la validazione dei diplomi accademici di secondo livello dell’AFAM. L’articolato parere è stato accolto dal Governo“.