Analfabetismo di ritorno o di partenza?

Analfabetismo di ritorno o di partenza?

di Luigi Manfrecola

Non concordando con le riflessioni dell’amico Ispettore Tiriticco, in qualche modo poste a commento dell’articolo di Vertecchi, anche da me esaminato, ritengo opportuno qui sviluppare alcune riflessioni focalizzando il significato che, almeno per me, assumono determinati termini da entrambi usati.

A cominciare dal vocabolo “ignoranza” che mai ricorreva nella mia analisi e che diviene un punto di riferimento nel ragionamento di Maurizio. Peraltro, nelle sue argomentazioni, esso rinvia e si lega al correlato termine di “cultura”. Ammesso e non concesso che tale termine di cultura lo si voglia intendere nella sua più ampia accezione antropologica, non è questo il punto focale dell’analisi da sviluppare a proposito del cosiddetto “analfabetismo”.

L’equivoco, che a me pare affiorare dalle nostre opposte analisi, deriva da ciò e principalmente dal non intendere il nocciolo duro della questione che non concerne né la “conoscenza” né la “comunicazione”.

Personalmente non dubito del fatto che la comunicazione possa essere favorita ed incrementata dal linguaggio iconico: un dato ovvio ed acquisito fin dai tempi della Didattica Magna di Comenio o, a voler essere precisi, perfino dalle prime pitture rupestri di Altamira. La questione vera riguarda la capacità di pensiero consequenziale e logico, o, se preferite, “digitale”. Quel medesimo posto a base della stessa programmazione algoritmica che alimenta quei computer che troneggiano sugli odierni altari eretti devotamente alla cibernetica ed all’informatica. Insomma, un pensiero ricco e profondo – sempre essenziale per un’effettiva ed efficace capacità di giudizio critico e di valutazione –  deve nutrirsi di mappe concettuali articolate, di sinapsi molteplici, di reti neurali ampie, di quelle fertili interconnessioni alle quali accenna lo stesso Morin in testi che, peraltro, so essere ben noti all’amico Tiriticco.

Non si tratta dunque, a mio modesto avviso, di una semplice “perdita di certe competenze logico/sintattiche indotte dalla scrittura digitale”. E nemmeno è vero che “la strumentazione digitale implementa la competenza scrittoria manuale”… per il solo fatto che “chi scrive ha la possibilità di autocorreggersi all’infinito” grazie alla presenza di correttori automatici… Questi, a mio giudizio, impigriscono viceversa l’emittente rendendone superflua ogni attenzione alla correttezza grammaticale, oltre tutto assolutamente ignorando quella correttezza sintattica che ha ben più a che fare con la chiarezza del discorso.

Allora, alla luce di quanto osservavamo, possiamo anche condividere la domanda che dubbiosamente Maurizio rivolge a se stesso quando si chiede scetticamente SE il fenomeno del quale abbiamo parlato (il presunto analfabetismo di ritorno) ≪ Indica una caduta verticale e inarrestabile della competenza linguistica in senso lato? E, quindi, della competenza comunicativa e creativa? Oppure siamo alla vigilia di nuovi modi di comunicare, che non passano più attraverso l’interazione circolare e progressiva dita-mano-occhio-carta-cervello? O meglio, siamo forse costruendo senza avvedercene mezzi e modi nuovi di produrre pensiero, di comunicare e di produrre cultura? ≫

E’ chiaro che, però, la nostra condivisione può essere solo parziale e si limita a non vedere compromesse dal declino della parola argomentativa unicamente le competenze comunicative e creative. Certo non si estende all’idea che si stia costruendo inconsapevolmente “mezzi e modi nuovi di produrre pensiero, di comunicare e di produrre cultura?”

Per quest’aspetto, non sento di dover affiancare solo Vertecchi nel netto rifiuto di questa visione falsamente ottimistica, anche perché siamo entrambi in buona compagnia: da Platone alla Nelson, da Morin a Damiano fino ai più recenti studi neurologici, non dimenticando quel Postman che ebbi a citare in precedenza e per il quale la primitiva “cultura” orale socratica aveva molto provvidenzialmente lasciato il posto a quella “platonica”, incardinata nella parola scritta …

In conclusione: è il caso di parlare, come dicevamo, di analfabetismo di ritorno e non di un fantomatico “analfabetismo di partenza” verso nuove ed improbabili mete di progressiva consapevolezza.

Scuola, governo rinvia di un anno adeguamento a norme antincendio: manca decreto del ministero dell’Interno

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, governo rinvia di un anno adeguamento a norme antincendio: manca decreto del ministero dell’Interno

Il decreto Milleproroghe rimanda al 31 dicembre 2016 la messa a norma degli edifici in attesa del provvedimento che dovrebbe aggiornare la normativa risalente al 1992. In più slitta l’ultima tranche del piano sicurezza perché la riassegnazione dei fondi non utilizzati va per le lunghe. Rimandati invece “solo” di qualche mese i lavori della programmazione nazionale di edilizia scolastica

Istat, nel 2014 oltre 23mila iscritti in meno ai percorsi scolastici

da Il Sole 24 Ore

Istat, nel 2014 oltre 23mila iscritti in meno ai percorsi scolastici

di Alessia Tripodi

I dati dell’Annuario Statistico rilevano un calo delle iscrizioni nonostante la crescita degli studenti stranieri. Giù anche i diplomati che scelgono di continuare gli studi

Calano gli iscritti alla scuola dell’infanzia e alle elementari, nonostante la crescita continua degli studenti stranieri. Segno più, invece, per le secondarie, mentre scende la percentuale di diplomati che sceglie di immatricolarsi all’università.
Sono i numeri contenuti nell’Annuario Statistico dell’Istat, la consueta pubblicazione che ogni anno offre un ritratto dell’andamento del Paese.

A scuola 23mila iscritti in meno
Gli studenti iscritti nell’anno scolastico 2013/2014 nei vari corsi scolastici, dice l’Istat, sono 8.920.228, 23.473 in meno rispetto al precedente anno. Per il secondo anno consecutivo diminuiscono gli iscritti sia alle scuole dell’infanzia (-22.140) sia alle scuole secondarie di primo grado (-18.992) mentre si registra un aumento di iscritti alle scuole secondarie di secondo grado (+15.788) e alle scuole primarie (+1.871). Aumentano anche gli iscritti ai percorsi triennali di istruzione e formazione professionale, gli allievi che li frequentano sono oltre 316 mila (+27.077 rispetto all’anno precedente). La diminuzione degli iscritti nei percorsi scolastici, sottolinea l’istituto di statistica, è «principalmente dovuta al calo demografico delle nuove generazioni, non sufficientemente compensato dalla crescente presenza nelle nostre scuole di alunni con cittadinanza non italiana (i quali presentano tassi di partecipazione più bassi di quelli dei ragazzi italiani)».

Alunni stranieri in crescita
Gli alunni stranieri nelle scuole italiane arrivano a 803.104 unità, il 9% degli iscritti. Secondo i dati, la crescita della presenza straniera appare però meno sostenuta rispetto al recente passato: nell’anno scolastico 2013/14 è pari al 2,0% mentre nell’anno scolastico precedente era del 4,1%. Sono le regioni del Nord e del Centro ad accogliere il maggior numero di giovani stranieri: la loro presenza nelle scuole dell’obbligo è pari rispettivamente a 14,5% e 11,9%, mentre nel Sud e Isole si attesta intorno al 3%.

Il livello di istruzione
Gli esami di terza media sono superati dalla quasi totalità degli studenti (99,7%), con voti mediamente più alti rispetto all’anno scolastico precedente: scende al 54,6% il numero di alunni che conseguono il titolo con un voto non superiore al sette e sale al 7,9% (dal 6,5%) la quota di chi supera l’esame con i voti più alti (dieci o dieci e lode).
Il livello di istruzione della popolazione italiana, spiega ancora l’Istat, si è costantemente innalzato nel corso del tempo. Nel 2014 oltre tre persone su dieci hanno una qualifica o diploma d’istruzione secondaria superiore (35,6%), mentre sono il 12,7% quelli che hanno conseguito un titolo di studio universitario.

Meno diplomati all’università, più laureati
Il passaggio dalla scuola secondaria all’università (calcolato come la percentuale di neo-diplomati che si iscrive per la prima volta all’università nello stesso anno in cui ha conseguito il diploma di scuola secondaria di II grado) diminuisce leggermente rispetto all’a.a. 2012/13 (-0,4): sono poco meno della metà i diplomati del 2013 che si sono iscritti all’università (49,7%), con i valori più alti per Molise (56,2), Abruzzo (55,2) e Liguria (55,1).
Nell’anno accademico 2013-2014 la popolazione universitaria è composta da 1.676.955 studenti, in ulteriore flessione rispetto al precedente (-1,9%). Continuano a calare gli iscritti ai corsi triennali (-2,3%) e a crescere le iscrizioni ai corsi magistrali a ciclo unico (+1,3%).
Gli studenti che hanno conseguito un titolo universitario nel 2013 sono 302.231, 4.783 in più rispetto all’anno precedente (+1,6%). In generale, dicono i numeri, negli ultimi anni le donne rappresentano la maggioranza degli iscritti in tutte le tipologie di corso, in particolare in quelli magistrali a ciclo unico dove sono il 62,4%. E il loro percorso di studi è più brillante: le 25enni che nel 2013 hanno conseguito per la prima volta la laurea è al 39,6% (contro 25,5% degli uomini), mentre quelle che raggiungono la laurea magistrale sono il 23,6% contro il 15,3% degli uomini.

Studiare paga
In ogni caso, dice l’Istat, permane un vantaggio competitivo associato al titolo di studio del dottorato di ricerca e, più in generale, a un titolo di studio più elevato. Nel 2014, ha un’occupazione la quasi totalità dei dottori di ricerca che hanno conseguito il titolo quattro anni prima, anche indipendentemente dall’area geografica di provenienza. In particolare, ha un’attività lavorativa il 91,5% dei dottori che hanno conseguito il titolo nel 2010, mentre la percentuale sale al 93,3% per quelli che lo hanno ottenuto nel 2008.

Guastaferro (Conitp): agli ITP andrebbero gli stipendi dei prof laureati, ma la riforma li ignora

da La Tecnica della Scuola

Guastaferro (Conitp): agli ITP andrebbero gli stipendi dei prof laureati, ma la riforma li ignora

Si parla tanto di alternanza scuola-lavoro. Perché la Buona Scuola ha raddoppiato le ore di formazione in azienda e introdotto 200 ore pure nel triennio finale dei licei. Negli istituti superiori, però, con la riforma Gelmini le lezioni di laboratorio si erano “ristrette”. Nemmeno di poco. E nel frattempo alle scuole sono giunti sempre meno soldi, anche per questo genere di attività.

Così, in attesa che i finanziamenti per l’alternanza scuola-lavoro della L. 107/15 si concretizzino, mettere a disposizione degli studenti attrezzature e macchinari all’avanguardia è diventato un obiettivo praticamente impossibile.

A farne le spese sono prima di tutto gli studenti. Ma anche chi, a scuola, dovrebbe metterli nelle condizioni migliori per passare dal sapere al saper fare: quegli insegnanti tecnico-pratici ed assistenti tecnici che oggi più che mai lavorano in condizioni disagiate. Spesso, ciò accade proprio per la riduzione dei posti in organico a seguito della soppressione di diverse ore settimanali d’insegnamento, hanno anche perso la titolarità. E sono stati costretti a cambiare sede.

Su come si potrebbero risolvere questi problemi, abbiamo tenuto un colloquio con Crescenzo Guastaferro, alla guida del Conitp, il giovane sindacato nazionale creato proprio per rappresentare e tutelare tutte le categorie della scuola, con un’attenzione particolare proprio ad ITP e tecnici di laboratorio.

 

Guastaferro, è d’accordo con chi sostiene che in Italia l’attenzione mediatica per Insegnanti tecnico-pratici e assistenti tecnici è ridotta ai minimi termini?

Come presidente del Conitp, uno dei maggiori sindacati che conosce i problemi di questa categoria, sono perfettamente d’accordo: gli insegnanti tecnico pratici, cosi come gli assistenti tecnici, non sono valorizzati come si dovrebbe. Eppure, gli istituti tecnici e professionali si sorreggono sulla didattica laboratoriale e quindi i docenti tecnico pratici svolgono un ruolo fondamentale all’interno della formazione tecnica e professionale. Il sindacato che rappresento si è sempre battuto contro le scellerate riforme che tentavano di cancellare questa categoria dalla scuola. Con molta fatica, alla fine, Governo e ministero nell’ultima riforma hanno compreso che gli istituti tecnici e professionali esistono, perché vi si svolgono attività laboratoriali, ma hanno ridimensionato proprio le ore di laboratorio, riducendo notevolmente l’efficacia della didattica del saper fare.
Quanti sono gli Itp nel territorio nazionale? E i tecnici?

Gli Insegnanti tecnico pratici sul territorio nazionale sono circa 18mia. Mentre gli assistenti tecnici poco meno di 10mila unità.
Spesso si dice che gli insegnanti tecnico-pratici non sono all’altezza dell’insegnamento, perchè non sono laureati. Ma non hanno portato a termine l’Università nemmeno la gran parte dei maestri d’infanzia e della primaria. E una parte dei docenti della scuola media. Perché costoro godono di maggiore considerazione?

In tantissime scuole, gli Itp svolgono ruoli importantissimi: collaboratori del dirigente, funzioni strumentali. Anno anche i vice presidi. Quindi non è vero che gli ITP non sono all’altezza. È da sottolineare, piuttosto, che gli allievi Italiani che frequentano gli istituti tecnici e professionali, nonostante il Miur e la politica abbiano ridimensionato le ore e l’organizzazione laboratoriale, in molti settori risultano professionalmente all’altezza dei colleghi europei: meccanici, modellisti, cuochi, barman, addetti di sala, al ricevimento, agrari , elettricisti  tanti altri risultano  tra i migliori anche nel mondo. Tutto questo avviene proprio grazie alla grande capacità dei docenti tecnico pratici che riescono con capacità, pazienza, semplicità a trasmettere il saper e il sapere fare.

 

La Legge 107/15 non sembra aver favorito le figure professionali da voi tutelate.

La riforma aveva dimenticato nuovamente gli ITP e le attività laboratoriali: solo grazie all’intervento del nostri sindacato è stata apportata una modifica, nella Legge 107/15, che prevede la possibilità di richiedere per il potenziamento insegnamenti di laboratorio. E quindi di nominare docenti Itp. Un piccolo risultato che, però, non colma i tagli falcidianti della riforma Gelmini.

Nella Buona Scuola per i tecnici, come per tutti gli Ata, non sono state previste assunzioni, né investimenti specifici per il personale: solo una dimenticanza?

Il Governo per il personale Ata, nonostante la sentenza ottenuta anche dal Conitp alla Corte di Giustizia europea, attraverso i legali Coppola e Balbi, volutamente ha lasciato fuori una categoria da sempre dimenticata. Noi, comunque, non ci arrendiamo: dopo le lotte passate a tutela di tutto il personale Ata, a novembre abbiamo avuto un incontro al Miur, dove abbiamo chiesto il ripristino delle supplenze per il personale Ata senza veti. Oltre che l’effettuazione delle immissioni in ruolo 2015/16, il ripristino dei contratti sui posti di diritto al 31 agosto, la valorizzazione economica del personale Ata che è la più bassa d’Europa.

 

Anche con i docenti, la Buona Scuola ha escluso più di qualcuno…

È vero, il Governo ha dimenticato migliaia di docenti inseriti in seconda fascia, abilitati. E tra questi docenti ci sono anche tra i 6mila e i 7mila tecnico-pratici. E questo è accaduto nonostante decine di emendamenti presentati dal nostro sindacato, tramite deputati e senatori, al fine di inserire anche loro nelle GaE, in modo da permettere la loro immissione in ruolo. Solo che il Governo ha alzato un veto impietoso, prevedendo esclusivamente un concorso per l’assunzione in ruolo.
Di quali interventi avrebbero bisogno gli Itp?

La categoria degli Itp avrebbe bisogno innanzitutto del ripristino delle ore laboratoriali, come ha sentenziato il Tar del Lazio, che valorizzerebbe, com’erano un tempo, le discipline tecnico pratiche di laboratorio. Valorizzare l’unicità della funzione del docente tecnico-pratico, come quella dei docenti dell’infanzia e primaria, sul piano economico livellando tutti gli stipendi, restituirebbe poi a questa figura il giusto prestigio e le motivazioni per fare ancora meglio. Inoltre, dotare sempre del registro e della possibilità di attribuire un voto pratico anche al docente Itp, perfezionerebbe e valorizzerebbe l’insegnante tecnico pratico.

 

E i tecnici? Come andrebbero tutelati?

Per quanto riguarda gli assistenti tecnici, la valorizzazione passa attraverso due aspetti: uno economico e l’altro professionale, riconoscendo la competenza e l’essenzialità del tecnico all’interno del laboratorio.

Parliamo dei laboratori scolastici: in molti casi sono obsoleti e da rimodernare, ma i soldi non ci sono. Come se ne esce?

Il Governo Renzi ha investito molto per la ristrutturazione delle scuole, ha introdotto il bonus per i docenti, ma ha dimenticato la modernizzazione dei laboratori. Infatti, moltissimi laboratori sono obsoleti e vecchi e non al passo della tecnologia: bisognerebbe investire molto di più, perché molte scuole non riescono a farlo per l’alto costo dei macchinari. E probabilmente questo è uno dei motivi per cui il Governo non investe sugli istituti tecnici e professionali.

 

Cosa chiedete, concludendo, a chi governa e gestisce le scuole?

Il nostro appello è al Governo. A cui chiediamo maggiore attenzione alla realtà della formazione tecnica e professionale, la quale passa per delle strutture laboratoriali adeguate e per la valorizzazione dei docenti e tecnici. Perché solo un equo connubio tra tutte le componenti, permetterà una formazione professionale eccellente dei nostri allievi.

Befana arriva ogni ora

BEFANA ARRIVA OGNI ORA NELLA SCUOLA BUONA di Umberto Tenuta

CANTO 603 NELLA BUONA SCUOLA LA BEFANA ARRIVA AD OGNI ORA

  La befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
viene e bussa alla tua porta
sai tu dirmi che ti porta?

 

 

Nella Scuola Buona la Befana arriva ad ogni ora!

Ad ogni ora la Professoressa offre il suo regalo.

Lo offre ad ogni suo alunno.

Lo offre personalizzato.

Lo offre su misura.

I suoi regali sono scrigni.

Scrigni di cultura.

Cultura vera, autentica, originale.

Mica da manuale!

POESIA d’Autore.

PROSA d’Autore.

STORIA d’Autore, tipo Erodoto, Paolo Diacono…

GEOGRAFIA d’Autore, tipo Il Milione di Marco Polo…

Mica ai suoi alunni la Professoressa offre il riassuntino, la mappa concettuale…!

La Professoressa legge

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.

O Professorèèè, TU sei la più bella Befana!

Ogni giorno tu ci offri i doni della cultura!

Regalo più bello tu non ci potresti fare.

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

Altri saggi sono pubblicati in

www.rivistadidattica.com

E chi volesse approfondire questa o altra tematica

basta che ricerchi su Internet:

“Umberto Tenuta” − “voce da cercare”

 

 

 

Anno nuovo Scuola nuova

ANNO NUOVO SCUOLA NUOVA di Umberto Tenuta

CANTO 602 È IL MIO SOGNO, IL SOGNO DELLA MIA VITA.

UNA SCUOLA NUOVA!

 

La sognavo.

Avevo diciannove anni, e la sognavo.

Ero un maestro diciannovenne, e la sognavo.

Ero un dirigente ventottenne, e la sognavo.

Ero un ispettore quarantenne, e la sognavo.

Una scuola nuova.

La scuola dell’amore!

La scuola dei bimbi che piangono all’uscita.

La scuola dei bimbi che piangono alla fine della settimana.

La scuola dei bimbi che amano la scuola.

La scuola dello studio, la scuola dell’amore di imparare, la scuola dell’amore dei compagni di avventura.

La scuola senza banchi.

La scuola senza cattedra.

La scuola senza lavagna.

La scuola senza lezioni.

La scuola senza compiti.

La scuola senza voti.

La scuola senza esami.

La scuola della scoperta.

La scuola dell’invenzione.

La scuola della ricerca.

La scuola dei tavoli pentagonali.

La scuola laboratorio.

La scuola del laboratorio di matematica.

La scuola del laboratorio di geografia.

La scuola del laboratorio di fisica.

La scuola del laboratorio di storia.

La scuola dei laboratori attrezzati con le cianfrusaglie agazziane.

La scuola dei laboratori attrezzati con i materiali strutturati della Montessori.

La scuola dei notebook

La scuola dei tablet.

La scuola dell’educazione digitale.

La scuola senza voti.

La scuola senza medaglie.

La scuola dell’amore di imparare.

La scuola dell’amore di alimentarsi alle fonti dei saperi.

La scuola dell’amore di crescere.

La scuola dell’amore di diventare adulti.

La scuola dell’amore di diventare uomini.

Mi hanno mandato via dalla scuola!

Ma io la amo ancora.

La amo più di prima.

La amerò sempre!

 

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