MANCATA IMMISSIONE IN RUOLO PER L’A.S. 2015/2016

MANCATA IMMISSIONE IN RUOLO PER L’A.S. 2015/2016:
ANCORA UNA VOLTA IL GOVERNO PRENDE IN GIRO GLI A.T.A.

Colleghe/Colleghi, il governo annuncia tramite il ministro Madia che le assunzioni per noi Ata potranno riprendere dal prossimo anno scolastico e dopo che non ci saranno più esuberi da altre pubbliche amministrazioni.

E durante quest’anno scolastico si sono scordati di noi?

E perché non autorizzano le immissioni in ruolo di nostri Colleghi che non hanno esuberi di dipendenti delle province?

Cosa hanno in mente di fare ancora, di scaricare nelle nostre scuole qualche altra categoria di personale pubblico in esubero?

Noi A.T.A. non ne possiamo più di sopportare i loro soprusi, siamo stufi di essere considerati all’interno delle scuole meno di niente o come depositi di scarico dove buttare dentro ogni tipo di personale, senz’arte né parte e noi a fare di tutto e di più per mandare avanti i servizi generali e amministrativi.Finalmente i nostri governanti si sono smascherati e giocano a carte scoperte e la CGIL è finalmente contenta che riprenderanno le nostre assunzioni da settembre 2016 rivendicandone il risultato positivo (…ci hanno persino rubato un anno scolastico di immissione in ruolo… e li dobbiamo pure ringraziare!…ci trattano da scemi…); finalmente TUTTI hanno mostrato la loro vera faccia verso noi A.T.A..

ecco perché dobbiamo scioperare;
ecco perché dobbiamo far chiudere tutte le scuole d’Italia;
ecco perché dobbiamo riempire la piazza.

Dobbiamo farci sentire che ci siamo anche noi, e che debbono smetterla di ignorarci e di prenderci in giro, come se fossimo un “branco di persone senza cervello pensante”, “una sottospecie” del comparto scuola a cui possono fare di tutto: tagli di personale, divieti di potersi ammalare, divieti di aggiornarsi professionalmente, e tutto il resto che noi Ata sappiamo e sopportiamo ogni giorno.

Adesso dobbiamo dire:

“BASTAAA, SIAMO STUFI, E SMETTETELA DI PRENDERCI IN GIRO”!

DOBBIAMO GRIDARE TUTTI: F O R Z A   A. T. A.!!!

UNITI E COMPATTI SI VINCE E   S C  I O P E R I A M O   TUTTI …  TUTTI!!!

Perché i dirigenti scolastici non possono più tollerare le attuali condizioni lavorative

Perché i dirigenti scolastici non possono più tollerare le attuali condizioni lavorative

Come annunciato nel nostro comunicato del 19 febbraio, abbiamo di recente avviato una serrata interlocuzione politica per rendere consapevole l’Esecutivo che la situazione dei dirigenti scolastici è grave come non mai e che deve essere risolta al più presto.

L’eccezionale senso di responsabilità e l’autocontrollo manifestati finora dalla categoria meriterebbero ben altro trattamento che la scandalosa applicazione di tagli stipendiali, tanto più inaccettabili se si pensa al notevole superlavoro, al limite dello stress psico-fisico, richiesto dall’attuazione della legge 107/2015. Legge che, paradossalmente, ha riconosciuto l’esistenza di quel superlavoro al punto da postare specifiche risorse economiche per compensarlo. Risorse di cui si è persa ogni traccia!

I dirigenti scolastici hanno accettato la sfida del miglioramento del sistema di istruzione. Ma non è più possibile abusare del loro senso dello Stato per costringerli a sopportare l’insopportabile. Non si ricordano precedenti, in Italia, di categorie di dipendenti pubblici che, a fronte di maggior lavoro e maggiori responsabilità, abbiano subìto decurtazioni salariali.

Mentre si moltiplicano attacchi, anche caricaturali, alla funzione, d’altro canto l’Amministrazione sembra incapace di riconoscere che la categoria dei dirigenti costituisce una irrinunciabile leva strategica del cambiamento.

Si ricorda che ANP, tramite il Consiglio Nazionale riunitosi il 12 e 13 dicembre 2015, ha approvato le Linee guida per il rinnovo del CCNL di area V ed ha chiaramente ribadito la posizione e l’aspettativa dei suoi iscritti che, è bene sottolinearlo, ormai superano il 50% dei dirigenti in servizio.

La complessità dell’attività dirigenziale è giunta ad un livello tale da ritenere improcrastinabile, tra l’altro, la creazione di un middle management stabile, come da noi sempre auspicato, costituito dai docenti più motivati e preparati. Questo è uno strumento ormai assolutamente indispensabile per la nuova governance delle scuole e per far fronte all’enorme mole di lavoro. La Legge 107 ha posto le premesse per il suo riconoscimento giuridico, ma è necessario ora trovare le risorse da mettere a disposizione del dirigente per compensare il lavoro di collaborazione.

Chiediamo intanto al Governo di rendere subito disponibili le risorse economiche già previste dalla legge 107 per remunerare i maggiori impegni dei dirigenti.

Ci riserviamo di valutare gli elementi che dovessero emergere dall’attuale fase di interlocuzione politica, in occasione dell’imminente Consiglio Nazionale del 19 e 20 marzo e di assumere in quella sede tutte le decisioni opportune.

Tablet e wi-fi a scuola: e lo chiamano progresso

da Il Fatto Quotidiano

Tablet e wi-fi a scuola: e lo chiamano progresso

Il genitore separato deve pagare la metà delle spese per la scuola privata del figlio anche se non è d’accordo

da Il Sole 24 Ore

Il genitore separato deve pagare la metà delle spese per la scuola privata del figlio anche se non è d’accordo

di Andrea Alberto Moramarco

Il padre non affidatario del figlio, nonostante abbia espresso un parere contrario, è tenuto a pagare il 50% delle spese sostenute dalla ex moglie per iscrivere il figlio ad una scuola privata, in modo da consentirgli il recupero del ritardo scolastico. A meno che non dimostri che tale scelta non sia di interesse per il minore o per lui economicamente insostenibile. Questo è quanto emerge dall’ordinanza 4182 depositata il 2 marzo dalla Cassazione.

Il caso
All’origine della vicenda c’è il mancato accordo tra due genitori separati in relazione alle scelte da effettuare per l’ istruzione del figlio. La madre affidataria del minore aveva prospettato all’ex marito l’opportunità di iscrivere il ragazzo in una scuola privata, in maniera tale da consentirgli il recupero del ritardo scolastico. Nonostante l’opposizione del padre, la donna decise di iscrivere ugualmente il figlio presso la scuola privata e si rivolse al giudice per ottenere la condanna dell’ex marito al pagamento della metà delle spese sostenute, pari a poco meno di 5mila euro. Di qui l’evolversi della vicenda giudiziaria che arriva sino in Cassazione, dove il padre sostiene, in sostanza, che una decisione così importante per il percorso di crescita del figlio, quale appunto quella relativa alla sua istruzione, debba essere presa di comune accordo tra i genitori, ai sensi dell’articolo 155 c.c., e non invece in maniera autonoma dal genitore affidatario.

La decisione
La Corte la pensa però diversamente e dichiara inammissibile il ricorso del padre del ragazzo. Per i giudici, infatti, da un lato, non risulta prescritto dall’ordinanza presidenziale di separazione che le spese scolastiche debbano essere concordate fra i genitori; dall’altro, in caso di disaccordo tra questi, potrà comunque controvertesi sulla necessarietà di tali spese, fornendo però al giudice gli elementi per valutare la rispondenza della scelta all’interesse del figlio e alle condizioni economiche dei genitori. E nella specie, la difesa del padre è stata semplicemente «assertiva» e non ha specificato i motivi per cui la decisione non era di interesse per il figlio o insostenibile dal punto di vista economico.
In altri termini, afferma la Corte, non esiste «un obbligo di concertazione preventiva fra i coniugi al fine di poter effettuare le spese straordinarie che corrispondano al maggior interesse dei figli». E in caso di mancata concertazione, dovranno indicarsi al giudice gli elementi per verificare la rispondenza della scelta all’interesse del minore e la sostenibilità delle spese in relazione alle condizioni economiche dei genitori.

Il «public speaking» arriva tra i banchi: firmata l’intesa tra Miur e l’associazione Ted

da Il Sole 24 Ore

Il «public speaking» arriva tra i banchi: firmata l’intesa tra Miur e l’associazione Ted

di Alessia Tripodi

Un piano di formazione al «public speaking» per aiutare gli studenti a migliorare la propria capacità di parlare in pubblico, sia in italiano che in inglese. E’ l’obiettivo del protocollo d’intesa firmato ieri al Miur dal ministro Stefania Giannini e dal curatore di Ted Global, Bruno Giussani, grazie al quale docenti e ragazzi delle scuole superiori di tutta Italia potranno avvalersi dei percorsi formativi dei Ted-Ed Clubs. E partecipare a un concorso che offre visibilità alle migliori idee sviluppate a scuola.

Nuove competenze
«Sono orgogliosa che l’Italia sia il primo Paese ad adottare il metodo Ted a livello nazionale. Imparare ad argomentare le proprie idee per farle capire e valorizzarle è un tema antico quanto la storia del pensiero occidentale» ha sottolineato il ministro durante la presentazione del progetto, al quale si potrà aderire su base volontaria.
Con la firma del protocollo verrà dato avvio al progetto pilota TEDxYouth@Bologna2016, il primo evento-concorso TEDxYouth rivolto a tutti gli studenti italiani delle scuole superiori che potranno candidarsi e raccontare le proprie idee con un proprio talk in 11 diverse categorie: scienze, matematica, musica, arte, pensiero critico, start-up/idee imprenditoriali, tecnologia, sostenibilità, informatica, sport e «X» (cioè categoria libera).
Dal 3 marzo al 30 settembre prossimi gli alunni potranno candidarsi sul portale www.tedxyouthbologna.com . Gli 11 finalisti, selezionati dal web e da una giuria qualificata, saliranno sul palco di TEDxYouth@Bologna 2016 presso l’Opificio Golinelli di Bologna il 12 novembre 2016, in contemporanea con numerosi altri eventi TEDxYouth in tutto il mondo.

Circolazione delle idee
Ted è un’organizzazione non-profit votata alle «idee che meritano di essere diffuse» – «ideas worth spreading». Iniziata come una conferenza di quattro giorni in California 30 anni fa, Ted ha poi sviluppato numerose iniziative per diffondere conoscenza e idee. In occasione delle conferenze ufficiali, i maggiori protagonisti del “pensare” e del “fare” sono stati invitati a raccontare le proprie idee in presentazioni di massimo 18 minuti. Gli interventi sono stati poi diffusi via Web, app, tv e radio, superando i 2 miliardi di visualizzazioni.

Accordo Tim-Anp per promuovere la didattica innovativa

da Il Sole 24 Ore

Accordo Tim-Anp per promuovere la didattica innovativa

Promuovere la diffusione di metodologie didattiche e tecnologie innovative nelle scuole italiane. E’ l’obiettivo del protocollo d’intesa siglato dall’Anp (Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità) e dalla Tim.

Didattica hi-tech
L’iniziativa permetterà a 15 scuole di utilizzare gratuitamente gli strumenti più avanzati disponibili nell’ambito dell’offerta Kit scuola digitale di Tim: dalla piattaforma per la didattica Scuolabook network integrata con store di e-book scolastici, al registro elettronico cloud, dai software gestionali fino ai dispositivi per le aule e gli studenti quali lavagne interattive e tablet. Il progetto consentirà anche di arricchire la piattaforma Scuolabook network con nuovi contenuti attraverso l’integrazione del metodo didattico «Service design thinking» sviluppato da Anp.
È inoltre prevista la realizzazione di una serie di iniziative per la condivisione con altre scuole delle attività didattiche progettate e svolte grazie alle soluzioni del Kit scuola digitale, con l’obiettivo di dare massima diffusione alle esperienze maturate sia attraverso eventi dedicati sia attraverso videotutorial e altri strumenti di comunicazione digitale.

Scuola digitale, accordo Anp-Tim per diffondere un metodo didattico

da La Tecnica della Scuola

Scuola digitale, accordo Anp-Tim per diffondere un metodo didattico

Diffondere le metodologie didattiche e tecnologie innovative nelle scuole italiane, mettendo a disposizione degli studenti sempre più strumenti informatici.

Con questo obiettivo, il 3 marzo è stato sottoscritto un protocollo d’intesa tra l’Anp – l’Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità – e la Tim.

Il progetto consentirà anche di arricchire la piattaforma Scuolabook Network con nuovi contenuti attraverso l’integrazione del metodo didattico “Service Design Thinking” sviluppato da Anp.

È inoltre prevista la realizzazione congiunta di una serie di iniziative per la condivisione con altre scuole presenti sul territorio delle attività didattiche progettate e svolte grazie alle soluzioni del Kit Scuola Digitale per dare massima diffusione alle esperienze maturate sia attraverso eventi dedicati sia attraverso videotutorial e altri strumenti di comunicazione digitale.

Inizialmente, l’accordo permetterà a 15 scuole di utilizzare gratuitamente gli strumenti più avanzati disponibili nell’ambito dell’offerta Kit Scuola Digitale di TIM: dalla piattaforma per la didattica Scuolabook Network integrata con store di e-book scolastici al registro elettronico cloud, dai software gestionali fino ai dispositivi per le aule e gli studenti quali lavagne interattive e tablet.

Chimienti (M5S): “Dirigenti scolastici sottopagati, nessuna notiza sul concorso”

da La Tecnica della Scuola

Chimienti (M5S): “Dirigenti scolastici sottopagati, nessuna notiza sul concorso”

I pessimi effetti della legge 107 sono legati anche al continuo slittamento e alla continua rivisitazione delle regole per il bando di concorso per Dirigente Scolastico, l’ennesima espressione chiara del risiko portato avanti dal Miur.

“In un momento in cui per i Dirigenti Scolastici aumentano responsabilità, ritmi e carichi di lavoro, in conseguenza delle troppe reggenze su tutto il territorio nazionale, il Governo testimonia la scarsa attenzione verso la categoria ritardando ulteriormente la pubblicazione del bando di concorso, prevista per fine dicembre 2014”, afferma la deputata del M5S Silvia Chimienti che ha depositato un’interrogazione parlamentare.

“Il Ministro chiarisca i motivi di questo ritardo e le future modalità di svolgimento, in particolare per quanto riguarda il corso di formazione che, secondo quanto scritto sulla Legge di Stabilità, non sarà più gestito dalla Scuola Nazionale della Pubblica Amministrazione ma direttamente dal Miur.

La situazione è aggravata dal fatto che il Decreto Ministeriale n. 466/2015 non ha ancorato la dotazione organica di Dirigenti Scolastici al reale numero di autonomie scolastiche, portando così ad avere, a luglio 2015, una previsione di 1740 reggenze per l’anno scolastico in corso. I dirigenti devono perciò sobbarcarsi un eccessivo aggravio di lavoro per seguire, con enorme difficoltà e a discapito della qualità del servizio, un numero elevato di plessi, di personale e di allievi”, continua la deputata Chimienti.

“L’attuale quadro a tinte fosche è peggiorato dalla mancata certificazione delle risorse contrattuali e dalla mancata apertura dei tavoli di Contrattazione Integrativa Regionale nonché dalle decurtazioni stipendiali derivanti dall’interpretazione restrittiva del decreto-legge 78/2010, che permangono nonostante gli incrementi disposti dalla Legge 107/2015. Questa situazione fa sì che i nostri Presidi siano pagati molto meno di qualsiasi altro dirigente della PA, pur avendo una mole di lavoro più gravosa e responsabilità e funzioni sociali decisamente più delicate.

Chiediamo che il Miur studi il reale fabbisogno di dirigenti scolastici su tutto il territorio nazionale e pubblichi immediatamente il tanto atteso bando di concorso”, conclude Silvia Chimienti.

L’edilizia scolastica nella Legge di Stabilità 2016

da La Tecnica della Scuola

L’edilizia scolastica nella Legge di Stabilità 2016

Il Governo ha realizzato un report riepilogativo delle previsioni della Legge di Stabilità 2016 (Legge 28 dicembre 2015, n. 208) in materia di edilizia scolastica. In esso confluiscono le risorse stanziate per gli enti locali (comma 754 art. 1), gli interventi di INAIL per le scuole innovative (comma 717) e le Regole di finanza pubblica per gli enti territoriali (comma 713). A tal riguardo il sopra citato comma 754 assegna un contributo in favore delle Province e delle Città metropolitane delle Regioni a statuto ordinario finalizzato al finanziamento delle spese connesse allefunzioni relative alla viabilità e all’edilizia scolastica pari a:

  • 495 milioni di euro per l’anno 2016,
  • 470 milioni per ciascuno degli anni dal 2017 al 2020,
  • 400 milioni di euro annui a decorrere dal 2021.

M5S: “Ridicola la circolare sul prof-meccanico, va ritirata”

da La Tecnica della Scuola

M5S: “Ridicola la circolare sul prof-meccanico, va ritirata”

Francamente manca soltanto che il Miur chieda agli insegnanti di guidare il pullman della gita e, già che c’è, di cambiare l’olio e dare una pulita ai vetri. La circolare appena emanata dal ministero dell’Istruzione è fuori dal mondo: il docente dovrebbe accertarsi, oltre che dell’incolumità dei suoi studenti, anche delle condizioni di salute del conducente e dello stato del mezzo di trasporto, ‘empiricamente’.  Di questa circolare chiediamo conto al ministero dell’Istruzione: non si può chiedere agli insegnanti di assumersi anche questa responsabilità e sarebbe quantomeno opportuno che la stessa venisse ritirata”.

Così i parlamentari M5S in commissione Cultura di Camera e Senato commentano la notizia, rispetto alla quale la deputata Silvia Chimienti ha presentato un’interrogazione.

“Se è del tutto logico e comprensibile che gli insegnanti si occupino della sicurezza degli studenti, appare davvero folle che gli stessi dovrebbero anche verificare, tra le varie, l’affidabilità  dell’azienda che offre il mezzo di trasporto, le condizioni di salute e lucidità dell’autista e lo stato di usura delle gomme, l’idoneità delle cinture di sicurezza e del sistema di illuminazione del mezzo. E’ incomprensibile come al ministero non si siano resi conto del fatto che questa misura, oltre ad essere irricevibile, sia offensiva nei confronti del nostro corpo insegnante.  Chiediamo che questa assurdità abbia immediatamente fine, siamo oltre il ridicolo”.

Concorso docenti, attenzione ai siti Miur non originali: l’Iban della tassa di 10 euro è sbagliato

da La Tecnica della Scuola

Concorso docenti, attenzione ai siti Miur non originali: l’Iban della tassa di 10 euro è sbagliato

In Italia il paradosso è dietro l’angolo, sempre in agguato. Come un “avvoltoio”. Se poi c’è di mezzo la scuola, i rischi di incrociarlo aumentano.

Così accade che, tra le tante polemiche che ha già suscitato, con tanti ricorsi nascosti nel bando già annunciati, il nuovoconcorso per diventare insegnanti può diventare terreno di fraintendimenti.

Lo conferma alla Tecnica della Scuola il candidato docente A.C., uno dei tanti precari ufficiali in procinto di essere messo alla prova per sapere se merita o no di stare dietro alla cattedra in modo stabile.

Lo incontriamo in una Roma uggiosa, il 3 marzo, il quarto giorno utile al pagamento della tassa di iscrizione di 10 euro. Che, se sarà rispettato il tetto dei 200mila partecipanti abilitati, porterà nella casse del Miur almeno 2 milioni di euro.

A.C. è abilitato alle superiori da qualche anno e preferisce rimanere nell’anonimato: conosce poco i meandri della burocrazia scolastica. Ma quanto basta per dire che non è infastidito dall’obolo dei 10 euro, richiesto per la prima volta per partecipare al concorso a cattedra, ma dall’invio della tassa di segreteria attraverso il codice Iban indicato.

“È fantastico – ci dice con un tono tra l’allarmato e il meravigliato – come il codice Iban sia diverso tra quello che ho trovato su internet e quello che invece è stampato nel bando ufficiale della Gazzetta del 26 febbraio. Perché il primo riporta una O, circa a metà del codice indicato. Il secondo, invece, uno 0 (zero). Allora, mi sono chiesto: quale sarà quello giusto?”.

Nel dubbio il prof precario ha cercato di aggirare l’ostacolo: “non mi sono perso d’animo – racconta – e ho deciso di inviare la ‘tassa’ dei dieci euro con entrambi i codici. Avrei speso dieci euro di più, pagando due bonifici distinti: uno sarebbe andato perso, ma in ogni caso sarei risultato iscritto”.

Tutto risolto, quindi? “Invece niente: non sono riuscito a fare il bonifico con BancoPosta online, perché il codice bancario non esiste, trattandosi di una tesoreria, e nel bando nulla è specificato sul pagamento della tassa tramite Posta”.

Anche in questo caso, il nostro precario non aspetterà la risposta: “ho deciso che presto mi metterò in fila in una qualsiasi banca”.

Salutiamo A.C. e facciamo una verifica. Per scoprire, stavolta noi con meraviglia, che il sito internet che ci ha indicato il precario non è quello ufficiale del Miur. Ma un contenitore on line di documenti e di normativa scolastica, chiamato “Miur Istruzione”. Con notizie fornite attraverso una grafica istituzionale. Tanto basta per far cadere nell’errore gli aspiranti docenti.

E non sono pochi. Perché, nel frattempo, colleghiamo questa denuncia con le tante che stanno arrivando in redazione di invii Iban non andati a buon fine.

Ricordiamo, a tal proposito, come indicato nella guida al concorso fornita dalla Tecnica della Scuola, le corrette modalità di pagamento dei 10 euro di iscrizione al concorso per titoli ed esami:

“Ricevuta di versamento tramite bonifico bancario di dieci € intestato a: sezione di tesoreria 348 ROMA SUCCURSALE, IBAN: IT 28S 01000 03245348 0 13 241000 Causale: “regione procedura concorsuale/posto comune – nome e cognome – codice fiscale del candidato”.

Posizioni economiche Ata, ulteriori chiarimenti Miur sui destinatari dei benefici economici

da La Tecnica della Scuola

Posizioni economiche Ata, ulteriori chiarimenti Miur sui destinatari dei benefici economici

L.L.

La FLC Cgil dà notizia della nota 6034 del 3 marzo 2016, indirizzata agli USR, con cui il Miur precisa che i destinatari, da inserire tramite flusso telematico MIUR/MEF, del beneficio economico previsto dalle posizioni economiche sono quelli che non hanno beneficiato dell’emolumento una tantum riconosciuto dal CCNL del 7 agosto 2014.

La nota fa seguito alla precedente nota prot. n. 5083 del 22 febbraio 2016, con la quale erano state inviate le indicazioni in merito alla riattivazione della funzione del flusso telematico col MEF ai fini dell’inserimento e dell’invio dell’elenco dei destinatari di posizione economica ATA con decorrenza economica dal 1° gennaio 2015.

Con l’ulteriore nota di chiarimento il MIUR ribadisce che non possono essere inserite decorrenze economiche antecedenti al 1° gennaio 2015.

Dispersione al 17,6% in Europa 12,8%

da tuttoscuola.com

Dispersione al 17,6% in Europa 12,8%

La dispersione scolastica in Italia riguarda il 17,6% delle scuole superiori. Secondo i dati del ministero dell’Istruzione, nell’Unione europea, che ha una media del 12,8%, ci collochiamo in terz’ultima posizione.

Il dato fa riflettere soprattutto nel giorno in cui 67 genitori di Scampia (Napoli) sono stati denunciati dai carabinieri perché da mesi non mandavano i figli, di età comprese tra i 6 e i 16 anni, a scuola.

L’Italia continua a scontare un gap con gli altri Paesi come ad esempio la Germania dove la quota è sensibilmente più bassa ( 9,9%).   Peggio di noi soltanto Spagna ( 24,9%) e il Portogallo ( 20,8%). L’obiettivo  al 2020 fissato dalla Commissione europea, è di scendere sotto il 10%, ma l’obiettivo che si è posto il Governo italiano da qui a quattro anni è di arrivare quota 16% di abbandoni. A livello nazionale il Molise è l’unica regione ad aver raggiunto il target europeo con un valore pari al 9,9%.

Il fenomeno continua ad interessare in misura più sostenuta il Mezzogiorno con punte del 25% in Sardegna, in Sicilia e 21% in Campania. E sono i maschi a subirlo di più con una media di abbandoni che, dopo la scuola dell’obbligo, supera il 20%.In Europa sono gli studenti croati a vantare, con il 3,7% il più basso livello di dispersione. Bene anche cechi, polacchi e sloveni. Tra gli obiettivi europei da raggiungere nel 2020 c’è il calo della dispersione scolastica al 10% medio. Con il 9,9% la scuola tedesca si è già posta in linea con il target che l’Europa si è prefissata di raggiungere entro il 2020, come la Francia che è al 9,7%.

Concorso DS: In Campania nuovo corso intensivo per contenziosi pendenti

Concorso DS: In  Campania nuovo corso intensivo per contenziosi pendenti

Con nota prot.n. AOODRCA.3316 del 01.03.2016, pubblicata sul sito del MIUR Campania in data 3 marzo 2015, è stato istituito un nuovo corso intensivo, nella regione Campania, “di formazione, con relativa prova scritta finale, ai sensi del D.M. n. 499 del 20.07.2015, in applicazione dell’art. 1, comma 87, della L. 13.07.2015, n. 107, destinato ai soggetti di cui al punto b) dell’art. 1, comma 88, della medesima Legge, relativamente alle procedure concorsuali di cui al D.D.G. 22.11.2004 e al D.M. 03.10.2006. Il corso, che si svolgerà presso l’I.S. “Casanova” di Napoli – Piazzetta Casanova, 4 -, avrà inizio il 14 marzo 2016, secondo l’allegato calendario”.  Nella nota vengono poi indicati i nominativi degli undici ammessi. Si precisa inoltre quanto segue: ” La frequenza del corso sarà equiparata a tutti gli effetti a prestazione di servizio. I Dirigenti scolastici competenti vorranno intraprendere ogni opportuna iniziativa per agevolare i docenti ammessi, organizzandone l’eventuale sostituzione senza oneri per l’erario. Ai sensi dell’art.1, comma 3, del D.M. 499/15, per l’ammissione alla prova scritta di cui all’articolo 3, i docenti interessati dovranno frequentare il corso per almeno 65 ore “. Dal momento che la prova scritta non prevede, in base alla norma richiamata, alcuna selezione, coloro che frequenteranno il corso per il numero minimo di ore prescritto, di fatto potranno, espletata la prova scritta, poi avere la nomina a dirigenti scolastici, in analogia a quanto già avvenuto per molti di coloro che hanno precedentemente completato tale iter procedurale. In base al calendario pubblicato, che prevede lo svolgimento del corso intensivo nel periodo dal 14 marzo all’8 aprile 2016, l’intera procedura potrebbe completarsi entro lo stesso mese di aprile. In relazione ai contenziosi pendenti va infine ricordato che si fa espressamente riferimento ai concorsi per dirigenti scolastici banditi nel  2004 e nel 2006 – quest’ultimo riservato a coloro che avevano, almeno per un anno, ricoperto la funzione di preside incaricato. A seguito della bocciatura alle prove indicate nei relativi bandi, furono presentati numerosi ricorsi. La norma richiamata si riferisce esclusivamente ai contenziosi ancora pendenti all’atto dell’entrata in vigore della legge sulla “buona scuola”, avvenuta il 16 luglio 2015.

Gennaro Capodanno