Imparare la lingua dei segni diventa un gioco con le mani stampate in 3D

da Redattore sociale

Imparare la lingua dei segni diventa un gioco con le mani stampate in 3D

Uno strumento per favorire l’integrazione tra bimbi sordi, sordociechi e udenti. L’idea è della giovane friulana Elena Dall’Antonia, che ha realizzato il kit come tesi di laurea. “Gli educatori ne sono felici, ma questo non è che un primo passo”

08 marzo 2016

BOLOGNA – Uno strumento per favorire l’integrazione tra bimbi sordi, sordociechi e udenti; un gioco per apprendere la dattilologia Lis; un progetto per insegnare la lingua italiana dei segni anche agli adulti. L’idea è di Elena Dall’Antonia, 25 enne friulana che come tesi magistrale in Comunicazione multimediale all’università di Udine ha presentato il progetto ‘MANIpolare per comunicare’: si tratta di un kit prototipo ludico-educativo a basso costo abbinato a una mano robotica controllata con Arduino, hardware economico utile per creare rapidamente prototipi e per scopi hobbistici e didattici. “Queste tecnologie si dimostrano davvero adatte a fini educativi, poiché permettono di trasformare delle idee in un qualcosa di concreto in maniera semplice, rapida ed economica. Target di riferimento, i bambini delle scuole elementari e i loro educatori, ma tutti possono usufruirne”, spiega Elena.

Il kit si compone di 26 manine modellate e stampate in 3D: ognuna di esse rappresenta una lettera dell’alfabeto Lis. Sono utili per gli udenti per capire esattamente come posizionare le mani, per i bambini sordociechi per sviluppare il tatto, per i bimbi sordi per potenziare, invece, la memoria visiva. Manine e mano robotica, poi, possono comunicare: alla mano robotica è collegata una base in cui inserire le varie manine. Tutte le manine sono abbinate a un codice binario ben preciso, che la mano robotica riconosce attraverso delle calamite, riuscendo così a capire di che lettera si tratta.

Elena ha sviluppato tre programmi interattivi. Grazie al primo, la mano robotica può segnare le varie lettere in Lis e i bimbi possono riconoscere la manina corrispondente (un programma di base, per studiare la dattilologia giocando). Il secondo è il Simon visual game, una sorta di Simon visivo e tattile per allenare la memoria: la mano robotica mostra una sequenza di lettere casuali; il bambino deve riprodurre correttamente la sequenza inserendo le manine giuste nella base; la mano robotica riconoscerà le mani inserite e potrà verificare che la sequenza riprodotta sia corretta. Se è corretta, la sequenza sarà incrementata di una lettera, se no il gioco ripartirà dall’inizio. Il terzo è ‘Impara la dattilologia’: la mano robotica riproduce in sequenza dei nomi propri, geografici o di persone, e nomi non conosciuti e di parole straniere che non possono essere segnati tramite Lis per mostrare come si usa la dattilologia. Il bambino dovrà riprodurre la parola mostrata dalla mano inserendo le corrispettive manine nella base: se sbaglia, la mano si affloscia e bisogna ripartire da zero, se le manine inserite sono quelle corrette la mano segna l’I love you’ della lingua dei segni americana, con pollice, indice e mignolo alzati.

Il progetto, realizzato in collaborazione con Scientific FabLab Trieste (ICTP – International Centre for Theoretical Physics) ha prezzi accessibili: il kit di manine (solo il materiale, non è inclusa la manodopera) costa circa 60 euro; la manodopera 260, per un totale di 320 euro. Non un prezzo esagerato, se si pensa che in ambito universitario una mano robotica di solito non costa meno di mille dollari. Il kit, poi, è open source, disponibile pubblicamente ricreabile da chiunque; personalizzabile, perché la mano robotica può essere programmata a piacimento per creare tanti giochi differenti e le manine possono essere stampate con diversi colori, materiali, dimensioni, ecc.; portatile, perché è abbastanza leggero e poco ingombrante.

“Dai riscontri ottenuti tramite questionario, dalle interviste e dai pareri forniti dagli utenti, il progetto è stato giudicato benissimo e considerato molto utile, soprattutto dal punto di vista educativo. Mi hanno spiegato che può aiutare realmente le persone a cui è rivolto, bambini ed educatori. E poi, dai riscontri e dai pareri forniti da esperti di tecnologia e da educatori, il progetto è stato giudicato innovativo poiché ha delle enormi potenzialità e al momento non esiste niente di simile”, spiega Elena.

“Abbiamo sperimentato il kit in classi con bimbi sordi, e sono state bellissime esperienze: i bimbi sordi si sono sentiti protagonisti, perché avevano il compito di insegnare ai compagni – continua –. Abbiamo capito cosa significa inclusione”.

Il progetto è ulteriormente innovabile e perfettibile: la mano robotica può sì riprodurre tutte le lettere dell’alfabeto Lis, ma non tutte sono chiare come dovrebbero: posizioni simili, sfumature lievi, difficilissimi da riprodurre: l’obiettivo è riuscire a rendere la mano robotica ancora più utile e perfetta, grazie all’aiuto degli ingegneri e grazie ai feedback degli ‘utilizzatori’. Per il momento infatti, nell’interazione tra mano e manine Elena ha deciso di utilizzare solamente le lettere più comprensibili: 15 lettere su 26. “Non tutte le falangi della mano robotica si piegano come quelle umane. Poi ci sono lettere che per essere segnate sfruttano tutto il braccio, non solo il polso. Insomma, si può ancora fare molto: è per questo che cerco investitori che abbiamo voglia di collaborare per lo sviluppo di questo strumento di inclusione”. (Ambra Notari)

In arrivo i fondi per la retribuzione accessoria

FUN: importante risultato dell’iniziativa politica Anp

In arrivo i fondi per la retribuzione accessoria.

 

L’iniziativa politica che Anp aveva annunciato con il proprio comunicato del 19 febbraio scorso, e ribadito in data 4 marzo, ha dato i suoi frutti. Un comunicato stampa del Ministro rende noto che – a seguito di un serrato confronto con il MEF – si è addivenuti ad un’intesa sulla rideterminazione del FUN, in senso molto più favorevole alle aspettative della categoria.

Dal comunicato diramato in data odierna, si apprende che l’entità del Fondo per il 2015-2016 sarà di 163 milioni di euro (lordo dipendente), con un incremento complessivo di oltre il 40% rispetto all’entità indicata dallo stesso MEF per il 2012-2013.

Si conferma così la giustezza della via fin qui seguita da Anp, che ha privilegiato la costanza e la concretezza dell’interlocuzione con la controparte governativa alle proteste meramente di facciata. Altri hanno scelto strade diverse: e non si può fare a meno oggi di chiedersi come pensino di tenere assieme la richiesta dell’equiparazione solo economica alle restanti dirigenze, quando sono stati i più decisi avversari del ruolo unico dei dirigenti. O come possano elevare sdegnati accenti sul contenzioso e le tensioni di cui sarebbero quotidiane vittime i dirigenti, quando quelle tensioni sono il più delle volte da loro stessi alimentate. O ancora come possano chiamare gli interessati a mobilitarsi proprio contro quegli aspetti della legge 107 che più sono connessi con l’esercizio delle responsabilità dirigenziali.

Vertice Italia-Francia

Vertice Italia-Francia, Giannini: borse studio intitolate a Valeria Solesin contro violenza e terrore

“L’Italia, in collaborazione con la Francia, istituirà un programma di dottorato intitolato a Valeria Solesin, la giovane studentessa italiana uccisa a Parigi nell’attacco terroristico nel teatro Bataclan. Un segnale contro la violenza e il terrore”. Lo ha dichiarato il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Stefania Giannini, a margine del vertice bilaterale Italia-Francia che si è svolto a Venezia.
Sei le borse previste per corsi con titolo congiunto nei campi della demografia, della sociologia e dei settori scientifici affini, che rispecchiano il percorso formativo di Valeria Solesin. Il programma sarà realizzato nel quadro delle collaborazioni universitarie promosse dall’Università Italo-francese (Uif), la piattaforma che mette a sistema gli atenei italiani e francesi, per le finalità di cooperazione e mobilità tra i nostri due Paesi.

Il Ministro, nel corso degli incontri bilaterali, ha annunciato anche l’imminente estensione del doppio diploma italo-francese (ESABAC) agli Istituti tecnici (in Italia è già attivo nei licei) e la disponibilità a sviluppare progetti di cooperazione nel settore dell’istruzione e formazione professionale con l’obiettivo di promuovere l’occupazione giovanile.
Sul fronte della Ricerca e dell’Innovazione, il Ministro ha ricordato l’eccellente collaborazione fra i due Paesi nel quadro geografico del Mediterraneo per promuovere e sviluppare un “Partenariato per la Ricerca e l’Innovazione nell’Area Mediterranea” (PRIMA) sulla base dell’art. 185 del Trattato di Funzionamento dell’UE per progetti di ricerca nel settore dell’alimentazione e dell’acqua e per lanciare un’iniziativa di programmazione congiunta (JPI) in ambito Horizon 2020, sul tema dei migranti, delle migrazioni e dell’integrazione.
Infine, il Ministro Giannini ha sottolineato l’importanza strategica della cooperazione bilaterale nei settori dello Spazio e della ricerca polare, confermando l’impegno di rinnovare gli accordi esistenti e di estendere i campi di ricerca per far fronte alle sfide globali come il cambiamento climatico e la protezione dell’ambiente e per avanzare le frontiere della conoscenza.

Sbloccato il Fondo Unico per la retribuzione dei dirigenti scolastici

Scuola, sbloccato il Fondo Unico per la retribuzione dei dirigenti scolastici

Grazie a la ‘Buona Scuola’ stanziate le risorse più alte di sempre

Sbloccato il Fondo Unico per le retribuzioni di risultato e posizione dei dirigenti scolastici. Oggi la Direzione Generale per le Risorse Umane e Finanziarie del Miur ha adottato il provvedimento necessario che, previa registrazione presso gli organi di controllo, consentirà i pagamenti per l’anno scolastico corrente. Negli scorsi mesi il Miur aveva già sbloccato i pagamenti relativi agli anni scolastici precedenti che risultavano fermi dal 2012/2013.
Con la riforma della Buona Scuola il Fondo Unico è stato incrementato in modo permanente di 26 milioni (lordo dipendente) a decorrere dal 2016. E grazie ad una ulteriore erogazione straordinaria il finanziamento per il 2015/2016 sarà di 163 milioni (lordo dipendente), il più alto mai stanziato. Nel 2014/2015, prima della Buona Scuola, era pari a 114 milioni. Le risorse extra sono destinate in particolare alle retribuzioni di risultato, per remunerare in modo adeguato la categoria dei dirigenti scolastici, riconoscendo loro quel rafforzato ruolo nel sistema dell’Istruzione previsto proprio dalla riforma.
Con l’atto di oggi si inverte il trend negativo che ha caratterizzato la quantificazione delle risorse in passato e si sbloccano e si risanano le situazioni pregresse consentendo ai dirigenti di recuperare le somme mancanti.

Scuola: i supplenti vanno tempestivamente pagati

Scuola: i supplenti vanno tempestivamente pagati. Inaccettabile scaricabarile fra MIUR e MEF

I ritardi nel pagamento delle supplenze che continuano a verificarsi tuttora a distanza di tre mesi dai pubblici impegni presi a dicembre da autorevoli esponenti del Governo provano che quelle parole erano parole al vento e nulla avevano a che fare con la fase di transizione ad una situazione nuova ed efficiente.
I ritardi nel pagamento delle supplenze, dunque continuano.

Ma ora si aggiunge una novità: siamo allo scaricabarile delle responsabilità fra MIUR e MEF.

La situazione sarebbe da rubricare alla dimensione del comico se non fosse seria e se non implicasse una sequenza di fatti negativi che sono i seguenti: precari non pagati, segreterie scolastiche portate allo stress di un lavoro tempestivo ma poi non raccolto dalle superiori autorità amministrative, clausole contrattuali violate, sistema informatico in perenne ritardo e in costante, ma mai esaurito, adeguamento.

Il Governo della velocità dimostra di privilegiare l’andatura del gambero.

La domanda è: possibile che per rendere esigibile un diritto, la retribuzione per il lavoro prestato, il lavoratore debba continuamente adire le vie giudiziarie?

LA VALORIZZAZIONE DEL MERITO DEI DOCENTI

LA VALORIZZAZIONE DEL MERITO DEI DOCENTI
Il Direttivo nazionale

Premesso che l’ANDIS ha affrontato il tema della valorizzazione del merito in diverse iniziative di formazione (Consiglio nazionale Battipaglia 26/27 settembre 2014, Seminari nazionali di Nova Siri (Mt) 17/18/19 aprile 2015 e 9/10 ottobre 2015, Convegno nazionale Jesolo 12/13 febbraio 2016) e che da esse sono emersi i seguenti punti fermi:
– è sicuramente necessario e urgente avviare un sistema di riconoscimento della professionalità docente capace di rilevare anche le differenze di risultati e di impegno fra i vari docenti;
– riconoscere e valorizzare le risorse umane non è compito facile né privo di insidie per le implicazioni giuridiche e contrattuali; diventa. a tal fine, prioritario evitare il rischio che l’attribuzione di un bonus economico, legato a criteri non correlati a dati di evidenza concreti e circostanziati, possa generare dinamiche e atteggiamenti divisivi all’interno della comunità scolastica;
– occorre che le comunità scolastiche sappiano individuare modalità e strumenti condivisi per oggettività e trasparenza, capaci di riconoscere il merito professionale individuale rapportato al contesto in cui si opera e all’azione complessiva della scuola di appartenenza; un sistema di valutazione, quindi, che sappia rilevare anche in quale misura il docente apporta risorse e plusvalore al miglioramento dell’azione educativa complessiva.
– il livello qualitativo di un’istituzione, il miglioramento degli esiti formativi degli studenti non sono apprezzabili annualmente e non sono frutto del lavoro di un singolo docente. La ricerca internazionale evidenzia che l’efficacia di un docente aumenta laddove è l’intera comunità professionale dei docenti ad essere protagonista;
– un sistema per l’apprezzamento del merito presuppone che i valutatori abbiano ricevuto un’adeguata formazione e che abbiano consapevolezza dei ruoli e dell’oggetto della valutazione.
– i criteri da definire nel Comitato di valutazione dovranno essere coerenti con il RAV, il Piano di Miglioramento e il Piano Triennale dell’Offerta Formativa, correlati agli esiti degli alunni (non solo Invalsi, ma anche prove comuni per istituto), caratterizzati da innovazione didattica (non necessariamente legata all’uso della tecnologia), definiti da indicatori collegati al miglioramento di esiti e processi organizzativi, connotati dal valore aggiunto dato dalla percezione delle famiglie, degli studenti e/o del territorio;
– per superare il rischio della soggettività e della competizione sarebbe utile condividere in seno al Collegio Docenti obiettivi pluriennali congruenti e criteri di qualità della didattica;
– sarebbe auspicabile l’utilizzo di strumenti di autovalutazione del docente, da corredare con evidenze, documentazione in itinere, verifica finale;
– la valorizzazione del merito dovrebbe apprezzare la capacità dell’insegnante di prendersi cura: a) degli allievi e della didattica, b) della gestione della scuola, c) della propria professionalità e della propria formazione.
Rilevato che i Comitati di valutazione in diverse realtà sono ancora in via di costituzione e che, a causa del ritardo che ne consegue ai fini della definizione dei criteri, si corre il rischio di ridurre la valorizzazione del merito ad un’attività affrettata, confinata nella parte terminale dell’anno scolastico e poco coerente con quanto si prefigge la legge;
Preso atto che sulle questioni relative alla costituzione e al funzionamento dei Comitati di valutazione, nonché al presunto obbligo di contrattare i criteri di distribuzione della parte retributiva del fondo, sono emerse negli ultimi giorni posizioni sindacali nettamente divergenti e tali da far presagire un inasprimento del clima e delle relazioni all’interno delle singole comunità scolastiche;
sollecita l’Amministrazione
– a fornire alle istituzioni scolastiche indicazioni e orientamenti utili all’avvio immediato delle procedure per la valorizzazione del merito;
– a comunicare al più presto alle scuole la quota di fondo spettante in base al comma 126 art.1. della legge 107/2015.

Il Presidente nazionale
Paolino Marotta

Equiparazione dell’AFAM all’Università

Equiparazione dell’AFAM all’Università:
se non ora, quando?

La giornata dell’8 marzo 2016, simbolo della eliminazione di ogni disparità di trattamento, è stata scelta dal CNAFAM come giornata simbolica nella quale rilanciare la grande petizione nazionale per l’equiparazione dell’AFAM all’Università.

Nel documento, indirizzato alle più alte cariche dello Stato, ai due rami del Parlamento e alle Organizzazioni Sindacali, si chiede alla classe politica di operare immediatamente e fattivamente affinché il personale delle Istituzioni di Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (AFAM) sia definitivamente equiparato a quello universitario. Il personale di entrambe le predette Istituzioni fa già infatti parte, con eguale dignità, del sistema accademico statale italiano riconducibile all’art. 33, ultimo comma della Costituzione, svolge identiche funzioni e rilascia pari titoli del massimo livello ottenibile in Italia, egualmente spendibili ai fini dei pubblici concorsi, ivi compresi i titoli di conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento per i docenti della scuola.

Nelle sei pagine della petizione viene ripercorsa in sintesi tutta la storia dell’evoluzione normativa del settore, a partire dall’approvazione della legge 508/99 di riforma di Accademie e Conservatori. Tale evoluzione, come le numerose sentenze citate hanno confermato, ha avuto come effetto il definitivo mutamento delle funzioni del personale delle Istituzioni AFAM in senso universitario, ma non ha ancora visto il riconoscimento di tale mutamento nel trattamento giuridico ed economico dei docenti.

Infatti, a garanzia dell’assoluta libertà di insegnamento artistico e scientifico, tutelata dall’art. 33 della Costituzione, il trattamento giuridico ed economico dei professori universitari è regolato solo ed esclusivamente dalla legge; al contrario, nonostante Costituzione, leggi, decreti, sentenze e note ministeriali citate dalla petizione stabiliscano chiaramente l’equiparazione tra AFAM e Università, il trattamento giuridico ed economico del personale docente AFAM continua ad essere incostituzionalmente regolato da contrattazione collettiva, al pari di quello scolastico.

Ciò ci allontana inevitabilmente dall’Europa.

Il Governo, già il 30 novembre 2011, comprendeva l’importanza della questione e prendeva l’impegno di equiparare lo status giuridico ed economico dei professori AFAM a quello dei professori universitari, accogliendo come ordine del giorno un emendamento al DDL 1693 del 30 novembre 2011 approvato al Senato nella XVI legislatura.

Il Ministro Giannini, successivamente insediatosi al MIUR, dichiarava di avere a cuore le sorti del comparto AFAM e dell’intera filiera della formazione artistica, musicale e coreutica italiana. La disponibilità e la sensibilità al tema dimostrata dal Ministro e dai Sottosegretari lasciavano sperare in una svolta positiva nell’annosa questione.

Ma nessuna azione concreta veniva poi portata avanti.
Da qui la decisione di intraprendere un’azione forte e decisa a tutela del settore AFAM.

Giannini: è donna l’82% dei docenti ma solo il 65% dei dirigenti

da Il Sole 24 Ore

Giannini: è donna l’82% dei docenti ma solo il 65% dei dirigenti

La scuola si conferma un comparto fortemente tinto di rosa. Anche se in proporzioni diverse a seconda dei ruoli ricoperti. A dirlo è stata ieri la ministra Stefania Giannini. «L’82% degli insegnanti è donna, ed è un dato storico accertato che rappresenta un valore. Ma se le maestre di scuola primaria sono il 99%, solo il 65% dei dirigenti e degli insegnanti superiori è donna», ha dichiarato la responsabile del Miur intervenendo a Roma a un evento di Farmindustria dedicato alla donne.

La presenza negli atenei
Oltre che sulla scuola Giannini si è soffermata anche sulle università: «Il 55% delle matricole è donna e speriamo questa percentuale si stabilizzi. Ma se andiamo a vedere l’avanzamento in carriera nelle università – ha spiegato la ministra – i dati cambiano: 50,6% tra gli assegnisti di ricerca al 35,6% tra i professori associati e al 21,4% professori ordinari. Questo è un dato che è anche a livello europeo: i full professor donne in Ue sono al 20 per cento». A suo giudizio, il «protagonismo femminile in campo scientifico va sostenuto con trasparenza nella valutazione, e i tempi sono maturi perché ciò avvenga. Ma il cambiamento culturale deve partire dal basso, dalle donne stesse. Per nominare una donna brava ci vogliono molte candidature di donne brave, ci si deve proporre per essere leader nel processo decisionale».

Le iniziative nelle scuole
Sempre la titolare di viale Trastevere ha annunciato che da oggi «partirà una campagna che spinge le donne a farsi avanti». Aggiungendo subito dopo: «A partire dall’8 marzo, e fino all’8 aprile, le scuole – nell’ambito della loro autonomia didattica e organizzativa – potranno promuovere momenti di riflessione (anche al di fuori dell’orario di lezione), o aderire alle iniziative sul tema, con l’obiettivo di accrescere negli studenti e nelle studentesse la consapevolezza del pari contributo per lo sviluppo sociale e culturale del Paese».

8 MARZO – Ecco perché le tecnologie digitali favoriscono la parità di genere

da La Tecnica della Scuola 

8 MARZO – Ecco perché le tecnologie digitali favoriscono la parità di genere

Le tecnologie digitali favoriscono la parità di genere? Sembrerebbe proprio di sì.

Questo è quanto emerge da un recente studio di Accenture (società specializzata nella consulenza e nei servizi IT)  “getting To equal”.

Le tecnologie digitali vengono infatti sempre più utilizzate  dalle donne per accrescere le proprie competenze ed essere sempre più connesse, accrescendo il proprio know how e assicurandosi quindi un margine sempre più ampio nella formazione  e nel lavoro rispetto agli uomini.

L’utilizzo del digitale consente, inoltre, di rimuovere gli ostacoli che impediscono alle donne di lavorare, migliorando il compromesso lavoro-famiglia e favorendo l’accesso allo smart working.

Facendo un focus sull’Italia il buon livello di competenze digitali aiuta le donne ad emergere nel lavoro anche se gli skill digitali non sono completamente sufficienti a colmare il divario nei livelli più alti in azienda. Questo almeno fino a quando non ci saranno sempre più donne nei livelli più alti del management delle grandi aziende.

Tutto questo, ovviamente, dovrà essere contestualizzato ad un adeguato welfare che consenta il corretto supporto dello Stato nel trovare il giusto equilibrio tra carriera e famiglia che il solo “Digital fluency” non consente.

La festa della donna è una ulteriore occasione per ricordare dunque che il divario di genere in ambito tecnologico può essere eliminato.

Fino al 13 marzo sono previsti decine di eventi in tutta Italia chiamati “petali rosa”, dedicati a donne di tutte le età che vogliono avvicinarsi al mondo del digitale e sessioni più tecniche per chi già “mastica” la conoscenza tecnologica.

8 MARZO – L’82% degli insegnanti è donna, ma poche fanno carriera

da La Tecnica della Scuola 

8 MARZO – L’82% degli insegnanti è donna, ma poche fanno carriera

“L’82% degli insegnanti è rappresentato da donne, ma solo il 65% dei dirigenti scolastici sono donne”.

È questo uno dei dati numerici aggiornati che il Miur ha deciso di presentare l’8 marzo, in occasione della Festa della donna del 2016.

I numeri, anticipati di qualche ora dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini rispetto a quelli complessivi che verranno a breve diffusi, confermano tutti gli ostacoli insuperati, soprattutto per presenze al vertice da parte del sesso femminile: “esiste ancora una piramide, anche nel mondo della scuola rispetto alla partecipazione femminile nei posti dirigenziali”.

Il responsabile del Miur ha quindi ricordato che il 99% degli insegnanti della scuola primaria sono donne, ma la percentuale scende al 65% se si considerano gli insegnanti delle scuole secondarie: “Ciò indica – ha detto partecipando ad un convegno di Farmindustria sulla farmaceutica – che anche i diversi ruoli sono percepiti in modo differente”.

Purtroppo, se si guarda all’Università la “musica” di genere e di prospettive professionali non cambia: “se il 55% delle matricole sono donne, avanzando nella carriera si vede come i dati cambino, tanto che solo il 38% dei professori associati sono donne e il 21% di quelli ordinari”.

I maestri laureati figli di un dio minore?

da tuttoscuola.com 

I maestri laureati figli di un dio minore?

Nel nostro sistema scolastico c’è una questione tanto antica quanto dimenticata che vogliamo portare, ancora una volta, all’attenzione del mondo politico e sindacale. Parliamo dei laureati della scuola dell’infanzia e della scuola primaria.

Dati non ufficiali rilevati tre anni fa dal Miur sulla base delle dichiarazioni personali degli insegnanti registrate nella anagrafe dei docenti fornivano questo quadro: laureati nella scuola dell’infanzia 16,5%, nella scuola primaria 28,7%.

Vi sono province, come, ad esempio, Pesaro, Pescara, Ferrara, Bologna e Roma, che sono di poco al di sotto del 50% di maestri laureati nella scuola primaria.

Certamente in questi ultimi anni la percentuale di laureati è andata aumentando per effetto di un turn over generazionale che vede in uscita insegnanti anziani provvisti soltanto di diploma.

La laurea dei maestri, come si sa, non ha nulla di meno di altre lauree utili per l’insegnamento.

Nonostante un certo assalto alla diligenza che vi sarà tra poco da parte di vecchi diplomati magistrali che, grazie al tardivo riconoscimento del valore abilitante del diploma, tenteranno di entrare in ruolo con il nuovo concorso, la percentuale di laureati tenderà gradualmente ad aumentare con una previsione di generalizzazione del possesso di laurea tra 10-15 anni.

I 300 mila e più maestri laureati come verranno considerati contrattualmente?

Attualmente, come si sa, non vi è alcuna differenza di trattamento giuridico ed economico tra diplomati e laureati all’interno dei due settori.

Nel confronto con i docenti laureati della secondaria, i maestri laureati ci perdono due volte: hanno un orario di servizio maggiore (24/25 ore settimanali contro le 18 dei professori) e guadagnano meno.

Perché un diplomato che pensa di intraprendere la strada dell’insegnamento dovrebbe scegliere di essere docente in un settore dove si lavora di più e si è pagati meno?

Prima o poi la questione della perequazione scoppierà. Perché non cominciare fin d’ora ad avviare un avvicinamento, cominciando a riconoscere valore giuridico ed economico ai maestri laureati?

A chi la prima mossa in vista del rinnovo contrattuale?

ANP rilancia il middle management

da tuttoscuola.com 

ANP rilancia il middle management

In un documento pubblicato sul suo sito, intitolato ‘Perché i dirigenti scolastici non possono più tollerare le attuali condizioni lavorative’, l’ANP annuncia di aver avviato “una serrata interlocuzione politica per rendere consapevole l’Esecutivo che la situazione dei dirigenti scolastici è grave come non mai e che deve essere risolta al più presto”.

L’Associazione, facendo presente che i propri iscritti “ormai superano il 50% dei dirigenti in servizio”, ne sottolinea  “l’eccezionale senso di responsabilità e l’autocontrollo manifestati finora” malgrado il “notevole superlavoro, al limite dello stress psico-fisico, richiesto dall’attuazione della legge 107/2015” e perciò chiede al Governo di “rendere subito disponibili le risorse economiche già previste dalla legge 107 per remunerare i maggiori impegni dei dirigenti”.

Ma l’aspetto forse più interessante del documento dell’ANP non è quello che riguarda la retribuzione dei dirigenti (“non è più possibile abusare del loro senso dello Stato per costringerli a sopportare l’insopportabile”) bensì la richiesta della “creazione di un middle management stabile,  costituito dai docenti più motivati e preparati”, “uno strumento ormai assolutamente indispensabile per la nuova governance delle scuole e per far fronte all’enorme mole di lavoro”.

Una richiesta non nuova per l’ANP, ma che in questa delicata fase di implementazione della legge 107 ne diventa quasi una condizione di fattibilità, e potrebbe anche essere condivisa da altri sindacati. Il fatto è però che l’ANP chiede al governo di trovare le risorse “da mettere a disposizione del dirigente per compensare il lavoro di collaborazione”.

Questo è il punto: gli altri sindacati possono anche concordare sulla necessità e sull’utilità del middle management, ma non sulla sua dipendenza funzionale ed economica dal dirigente scolastico in un rapporto top-down: essi lo concepiscono piuttosto come interfaccia tra comunità docente (Collegio, consigli di classe) e dirigenza in un’ottica partecipativa e bottom-up. Una mediazione tra queste due diverse, quasi opposte concezioni del middle management è certamente difficile, ma è il terreno sul quale il governo e il ministro Giannini sono chiamati a giocare alcune carte importanti della partita della Buona Scuola.

Giannini, 82% insegnanti è donna, solo 65% è dirigente

da tuttoscuola.com 

Giannini, 82% insegnanti è donna, solo 65% è dirigente
Al via una campagna di un mese, a partire dall’8 marzo, per invitare le donne a proporsi come leader

L’82% degli insegnanti è donna, ed è un dato storico accertato che rappresenta un valore. Ma se le maestre di scuola primaria sono il 99%, solo il 65% dei dirigenti e degli insegnanti superiori è donna“. A dirlo il ministro dell’Istruzione, università e ricerca (Miur), Stefania Giannini, intervenendo oggi a Roma a un evento Farmindustria dedicato alla donne proprio alla vigilia dell’8 marzo, festa delle donne.

Per quanto riguarda le università – ha aggiunto Giannini – il 55% delle matricole è donna e speriamo questa percentuale si stabilizzi. Ma se andiamo a vedere l’avanzamento in carriera nelle università i dati cambiano: dal 50,6% tra gli assegnisti di ricerca al 35,6% tra i professori associati e al 21,4% professori ordinari. Questo è un dato che è anche a livello europeo: i full professor donne in Ue sono al 20%. Il protagonismo femminile in campo scientifico va sostenuto con trasparenza nella valutazione, e i tempi sono maturi perché ciò avvenga. Ma il cambiamento culturale deve partire dal basso, dalle donne stesse. Per nominare una donna brava ci vogliono molte candidature di donne brave, ci si deve proporre per essere leader nel processo decisionale. Da domani partirà una campagna che spinge le donne a farsi avanti“.

A partire dall’8 marzo, e fino all’8 aprile, infatti, le scuole – nell’ambito della loro autonomia didattica e organizzativa – potranno promuovere momenti di riflessione (anche al di fuori dell’orario di lezione), o aderire alle iniziative sul tema, con l’obiettivo di accrescere negli studenti e nelle studentesse la consapevolezza del pari contributo per lo sviluppo sociale e culturale del Paese.

Il compito di un governo e del Miur – ha concluso il ministro – è accogliere la sfida e diffonderla in tutti gli altri settori di ricerca e scienza. La società italiana ne ha bisogno“.

Gilda, per i commissari superlavoro e 1,9 euro all’ora

da tuttoscuola.com 

Gilda, per i commissari superlavoro e 1,9 euro all’ora
Chiesto un riconoscimento economico adeguato e l’esonero dalle lezioni e dagli impegni scolastici

Carichi di lavoro estenuanti e compensi da fame per i commissari del prossimo concorso”. La denuncia arriva dalla Gilda degli Insegnanti che definisce “ai limiti dello sfruttamento” il trattamento economico riservato ai docenti cui spetta il delicato compito di esaminare i candidati.

Gilda fa i conti calcolando che se occorrono almeno 20-30 minuti per la correzione di un compito, un commissario che debba giudicare 100 candidati sarà presumibilmente impegnato per una media di 50 ore per la correzione e 75 ore per gli orali. Alle 125 ore si devono poi aggiungere almeno 10 ore per le riunioni di commissione e la sorveglianza alle prove. In tutto, 135 ore di lavoro qualificato. “A conclusione del concorso, con soli 100 candidati (una cifra molto prudente rispetto alle previsioni dei concorrenti per commissione), un commissario prenderà 259 euro lordi, pari a 1,9 euro per ogni ora”.

Il lavoro che svolgeranno questi insegnanti – afferma Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda – è di estrema importanza perché consiste nel selezionare i futuri docenti che si occuperanno dell’istruzione degli studenti. Ciononostante, i commissari riceveranno un compenso decisamente non all’altezza della grande responsabilità affidata. Inoltre – sottolinea Di Meglio – questi docenti non potranno godere di alcun esonero dal servizio e quindi saranno costretti a tour de force assurdi tra attività didattica e commissioni concorsuali. Un super lavoro che li vedrà impegnati anche nei mesi di luglio e agosto, con una conseguente lesione del diritto alle ferie”.

Chiediamo pertanto – conclude il sindacalista – che vi sia un intervento politico urgente, per evitare che le commissioni siano svuotate delle professionalità richieste, e che siano adeguatamente riconosciuti in termini economici e normativi, per esempio con esonero dalle lezioni e dagli impegni scolastici, i complessi impegni e le responsabilità a carico dei commissari di concorso”.

Temi e problemi che saranno trattati anche durante il seminario online di Tuttoscuola dell’8 marzo, previsto dalle ore 18 alle 19. Per l’iscrizione gratuita cliccare qui.