È il nostro lavoro che fa la scuola

È il nostro lavoro che fa la scuola.
Scatta la petizione dei sindacati

Contratto, stabilità del lavoro, qualità dell’apprendimento, partecipazione democratica: sono questi, e altri, i punti essenziali contenuti nella petizione rivolta a tutto il personale della scuola per promuovere la campagna di raccolta firme che apre la nuova stagione di mobilitazione su tutto il territorio nazionale lanciata da FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola e SNALS Confsal.

Al centro, il ruolo della contrattazione come strumento principale di esercizio del diritto del lavoro, il valore della collegialità per far ripartire un’idea di scuola come comunità democratica e l’affermazione dei principi-cardine di una amministrazione semplice, dalla funzionalità trasparente.

Le firme raccolte verranno consegnate alla Presidenza del Consiglio in occasione della manifestazione nazionale delle RSU prevista il prossimo 28 aprile a Roma.

No al trattamento sanitario obbligatorio delle scuole speciali

Istruzione, l’Unione ciechi: “No al trattamento sanitario obbligatorio delle scuole speciali”

Buona scuola e cattive tentazioni, Barbuto: “Piccoli cervelli annebbiati dal tempo, con la faciloneria di chi scopre l’acqua calda, vengono a tentarci con idee e proposte alquanto stravaganti, definibili come una sorta di ritorno al passato tecnologico. La via maestra è il diritto”

ROMA – “L’entrata in vigore della nuova legge comunemente intesa come la “Buona Scuola”, segna un passaggio fondamentale per l’intero sistema di istruzione e di formazione che influenzerà anche i percorsi educativi dei nostri bambini e ragazzi ciechi e ipovedenti”. Così il presidente nazionale dell’Unione ciechi e ipovedenti, Mario Barbuto, nella riflessione affidata all’editoriale dell’ultimo numero del Corriere dei ciechi. “La proposta di legge presentata congiuntamente da FAND e FISH, che stiamo tentando di far recepire il più possibile nell’alveo operativo della legge sulla Buona Scuola – prosegue Barbuto – indica una direzione di marcia chiara e condivisa, relativamente all’inclusione scolastica degli alunni con disabilità: garantire la frequenza delle scuole comuni per tutti; accrescere risorse e competenze generali e specifiche da porre al servizio dei processi di inclusione. Non sarà un cammino agevole e veloce, ma non esistono alternative. Non si possono percorrere facili scorciatoie nell’illusione di poter bastare a se stessi, ignorando la realtà circostante e il mondo di tutti”.

Prosegue Barbuto: “Piccoli cervelli annebbiati dal tempo, con la faciloneria di chi scopre l’acqua calda, vengono invece a tentarci con idee e proposte alquanto stravaganti, definibili come una sorta di ritorno al passato tecnologico. Due anni di “scuola speciale” prima di tuffare i bambini ciechi di sei e sette anni nel mondo più vasto della scuola di tutti. Due anni di indottrinamento speciale per imparare le tecniche e le pratiche necessarie a saper sopravvivere, poi, nella scuola comune. Insomma, una specie di “trattamento sanitario obbligatorio” al quale sottoporre i nostri bambini e le nostre bambine per due anni prima di concedere loro il permesso di soggiorno in quella scuola dove tutti gli altri entrano invece fin dal primo giorno, per diritto sancito dalle leggi e dalla Costituzione della Repubblica. Non sarà necessario confutare simili stravaganze sotto il profilo pedagogico! Sarà sufficiente un sano esercizio del buon senso a cogliere l’assurdità e l’inattuabilità di una simile idea”. Un corso biennale forzato e accelerato di autonomie, tecnologie, vita indipendente, somministrato a bambine e bambini di sei anni? Come soldatini da mandare alla guerra dopo averli ben addestrati alle tecniche di assalto e di sopravvivenza? Suvvia, restituiamo il cervello a funzioni e dimensioni normali”.

“Affrontiamo le complesse problematiche dell’inclusione scolastica – incalza il presidente dell’Uici – senza voltarci indietro a cercare patetiche scorciatoie, magari facendo leva sul legittimo disagio che vivono tante famiglie di ragazzi con disabilità per via di una istituzione scolastica troppe volte burocratica e lenta, per non dire incapace di assicurare a tutti il reale diritto all’istruzione, indipendentemente dalle condizioni materiali, sociali, ambientali e personali. Cento anni di storia associativa dell’Unione ci hanno insegnato la via maestra del diritto, da conseguire e garantire in condizioni di uguaglianza e di libertà, persone tra persone, cittadini tra cittadini”.

“In un disegno sinergico con i nostri Istituti operanti sul territorio nazionale, tenendo insieme risorse e competenze delle quali già disponiamo, saremo in grado di supportare le pubbliche istituzioni in quel processo di inclusione che sappia offrire a ciascuno il proprio posto nella scuola di tutti, fin dal primo giorno del primissimo ciclo di istruzione, senza essere costretti a conseguire, già a sei anni, patenti e abilitazioni di sorta”.

Conclude Barbuto: “Uniremo e rafforzeremo le risorse e le competenze delle quali già disponiamo, rendendole sempre più funzionali ai processi di inclusione scolastica che andranno sviluppati e garantiti da parte delle istituzioni pubbliche preposte. Faremo il nostro dovere e la nostra parte per assicurare a tutti un diritto allo studio vero, reale, concreto e operante; ma non cammineremo mai con la testa rivolta all’indietro. Diffidiamo delle puerili suggestioni e delle chimeriche illusioni. E soprattutto diffidiamo della faciloneria e dell’improvvisazione di nuovi apprendisti stregoni”.

Pulizia e decoro delle scuole

Pulizia e decoro delle scuole, a Palazzo Chigi trovata l’intesa: niente licenziamenti

Il programma dedicato alla pulizia e al decoro delle scuole andrà avanti fino a novembre prossimo, in parallelo con la prosecuzione della riflessione su una possibile soluzione di prospettiva. E proseguirà grazie ad un mix di fondi messi a disposizione dal Ministero dell’istruzione e di ricorso alla cassa integrazione. Contestualmente, le imprese del settore ritirano le procedure di licenziamento che sarebbero scattate a fine marzo. Salvaguardati, così, migliaia di posti di lavoro.
E’, questa, la conclusione di una trattativa durata molte ore, cominciata nel pomeriggio di ieri a Palazzo Chigi e terminata a tarda notte con la firma dell’accordo da parte di Cgil, Cisl e Uil e del sistema delle aziende impegnate nel progetto finalizzato al ripristino del decoro e della funzionalità degli edifici scolastici.
La lunga riunione, terminata poi positivamente, è stata coordinata – per l’Esecutivo- dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, affiancato dal Segretario generale di Palazzo Chigi Paolo Aquilanti, dal Sottosegretario al Miur Davide Faraone e da alti dirigenti dei Ministeri dell’Istruzione e del Lavoro.
“Un buon accordo – commenta De Vincenti- che conferma l’impegno del Governo in direzione della riqualificazione del sistema scuola, a partire da quella degli stabili. Ora si tratta di proseguire nel confronto per un ragionamento di prospettiva sul comparto”.

Gli immatricolati nell’a.a. 2015/2016


Gli immatricolati nell’a.a. 2015/2016


Università, gli immatricolati sono 271.000 (+2%)

Le donne sono il 55% dei nuovi ingressi

Il 36% dei nuovi iscritti sceglie un corso di area scientifica

Immatricolazioni in aumento nel sistema universitario italiano. Nell’anno accademico 2015/2016 gli immatricolati sono complessivamente 271.119, 6.000 in più rispetto allo scorso anno. Si registra dunque un +2% di immatricolazioni che diventa +3% se si guarda solo ai nuovi iscritti nel sistema di età non superiore ai 19 anni.
La mappa delle immatricolazioni caratterizza in modo differenziato le diverse aree del Paese: +5,2% di nuovi ingressi nel Nord-Est (valore massimo) e -2,1% nelle Isole (valore minimo). La maggioranza dei nuovi immatricolati sono 19enni (74,7%), a dimostrazione del fatto che l’ingresso all’università avviene soprattutto nei primi anni dopo il diploma. Rimane predominante la presenza femminile (55,2%). I diplomati del Nord tendono a rimanere maggiormente nella propria area geografica, mentre circa 1 diplomato su 4 del Sud e delle Isole sceglie un ateneo del Centro o del Nord.
Gli immatricolati sono per il 5% di nazionalità non italiana e, in linea con la presenza della popolazione straniera sul territorio nazionale, sono maggiormente rappresentati: i rumeni (14,7%), gli albanesi (12,6%) e i cinesi (9,2%). Guardando alle scelte degli iscritti, emerge una più elevata attrattività della macroarea scientifica e della macroarea sociale, scelte rispettivamente dal 36,3% e dal 33,8% delle matricole. In tutte le aree si evidenzia una maggior presenza delle donne, ad eccezione di quella scientifica dove il 62,4% degli immatricolati è di sesso maschile.
Il tasso di passaggio dalla scuola all’università è in crescita dopo diversi anni di fase negativa: più della metà dei diplomati si è iscritta quest’anno ad un corso di laurea subito dopo l’esame di Stato. Il tasso di passaggio risulta differenziato nelle diverse aree del Paese, cambia in base all’area geografica di provenienza dello studente, con un massimo nel Nord-Ovest (54,1%) ed un minimo nelle Isole (43,6%). Rispetto al precedente anno accademico, emerge come il tasso sia aumentato, o comunque rimasto costante, in tutte le aree del Paese. Le regioni con il tasso di passaggio più elevato sono Lombardia, Liguria, Marche, Abruzzo e Molise; le regioni in cui i ragazzi presentano meno propensione a proseguire con lo studio universitario dopo il diploma sono Sardegna, Sicilia, Campania e Puglia. Resta comunque aperto anche il canale degli Istituti tecnici superiori.
Anche nel proseguimento degli studi la componente femminile è più numerosa: il 55,6% delle neodiplomate si iscrive all’università, mentre la percentuale relativa agli uomini è pari al 45%. Al crescere della votazione al diploma aumenta anche la propensione ad immatricolarsi: oltre il 90% delle eccellenze sceglie di continuare gli studi all’università, mentre la percentuale scende al 22% tra coloro che hanno ottenuto 60/100. I diplomati che hanno conseguito una votazione eccellente si iscrivono prevalentemente a corsi dell’area di ingegneria.
Otto immatricolati su 10 provengono dal Liceo. La bassa percentuale di immatricolazioni tra gli studenti degli Istituti professionali e tecnici è però dovuta anche alla possibilità di proseguire gli studi con percorsi di formazione terziaria non universitaria, come gli Istituti tecnici superiori. La scelta del corso di laurea è influenzata dal tipo di maturità conseguita. I diplomati del Classico prediligono l’area giuridica e letteraria; quelli dello Scientifico le aree: ingegneria, economico-statistica, geo-biologica e medica; il 34,5% degli studenti con maturità linguistica prosegue gli studi nella stessa area; area insegnamento e politico-sociale per i diplomi di Scienze umane. Area economico-statistica la più scelta fra i diplomati con maturità tecnica nel settore economico indirizzo Amministrazione, finanza e marketing; linguistica (30,3%) per i diplomati dell’indirizzo Turismo.
Area economico-statistica e ingegneria per i ragazzi provenienti dagli Istituti professionali settore Industria e artigianato; area agraria per quelli degli indirizzi Servizi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale e Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera.

TRAINEESHIP

9 E 10 MARZO A ROMA IL KICK OFF MEETING DI PRESENTAZIONE

FEDERMECCANICA – MIUR – INDIRE
presentano “TRAINEESHIP”
progetto pilota di Alternanza Scuola Lavoro

Da settembre 2016 oltre 500 imprese metalmeccaniche apriranno le porte a 5.000 studenti di istituti tecnici e professionali per offrire un percorso di formazione “on the job”
Sarà presentato nelle giornate di oggi e domani a Roma, presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, “Traineeship” il progetto nato dal Protocollo di Intesa sottoscritto da MIUR e Federmeccanica il 17 giugno 2014 e avviato grazie alla collaborazione con Indire (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione, Ricerca Educativa).
Il progetto si propone come azione pilota rivolta ad un gruppo di istituti tecnici e professionali selezionati a livello nazionale, i cui studenti verranno coinvolti in una esperienza innovativa di alternanza scuola lavoro (ASL) a partire dall’anno scolastico 2016-2017.
L’iniziativa adotta un approccio “on the job” basato su almeno 400 ore di formazione in alternanza, da programmare nell’arco del secondo biennio e dell’ultimo anno del ciclo di studi secondario, con un sistema “a rotazione” durante l’anno (evitando così di concentrare un numero troppo alto di studenti a sessione) coerentemente con quanto previsto dalla riforma della Buona Scuola varata a luglio 2015.
Traineeship ha come obiettivo principale quello di generare un processo di innovazione sociale proponendo, su scala nazionale, un modello di alternanza scuola lavoro che supporti un cambiamento dell’organizzazione della didattica, nel rispetto dell’autonomia degli istituti. Si vuole infatti mettere al centro dell’esperienza dell’alternanza l’apprendimento nei luoghi di lavoro, quale elemento irrinunciabile del percorso curricolare, riconoscendone la piena “equivalenza formativa”.
Anche sul piano metodologico ed operativo, Traineeship si distingue per alcuni elementi caratteristici e innovativi come:
la progettazione e la realizzazione congiunta dei percorsi di ASL tra istituti scolastici e imprese;

lo sviluppo in azienda di contenuti peculiari dell’indirizzo di studi;

l’utilizzo di un sistema di formazione/coaching/tutoring integrato tra scuola e azienda in tutte le fasi del percorso;

la certificazione delle competenze acquisite nel contesto aziendale (con particolare attenzione alle soft skills), il loro riconoscimento e la validazione a livello di filiera metalmeccanica.

Il progetto coinvolge 50 istituti tecnici e professionali di tutte le regioni italiane per un totale complessivo che si aggira intorno alle 200 classi, con circa 5.000 studenti e 600 docenti.
Nel contempo verranno individuate circa 500 imprese metalmeccaniche italiane per l’accoglienza degli studenti all’interno della propria struttura, in modo tale da fornire loro l’esperienza derivante dalla formazione erogata in contesto lavorativo.
L’avvio ufficiale delle attività (settembre 2016) prevede l’apertura di una piattaforma on line per la gestione delle comunicazioni e lo scambio materiali e un servizio di help desk continuo. Nella home page saranno disponibili funzioni di videoconferenza per webinar, discussioni, presentazioni “uno a molti” e “molti a molti”.
Inoltre, per ogni scuola partecipante sarà aperta “una classe virtuale” che permetterà lo scambio di materiali la gestione di un calendario condiviso delle attività Sarà prevista anche una mailing list ed un ambiente per videoconferenza sempre disponibile.
Al termine della realizzazione dei percorsi saranno valutate e certificate dalla Scuola e dall’Impresa le competenze sviluppate dagli studenti e verranno riconosciute a livello di filiera aziendale di Federmeccanica.
Gabriele Toccafondi, sottosegretario al MIUR:

“La vera sfida del Progetto “Traineeship” è far diventare i luoghi di lavoro contesti in grado di avere capacità di sguardo valorizzatore positivo ed educativo nei confronti dei giovani. Devono, quindi, diventare il luogo in cui i giovani acquisiscono competenze, crescono come persone e riflettono sulla propria esperienza fino a conseguire un titolo di studio. Credo fortemente che stiamo percorrendo la strada giusta – avvicinare i due mondi, la scuola e l’impresa per migliorare la possibilità di mettere a frutto i talenti dei giovani, dando una possibilità concreta di trovare la strada che possa farli crescere professionalmente e culturalmente”.
Fabio Storchi, Presidente Federmeccanica:

“Traineeship mette al centro i nostri giovani fornendo loro un apprendimento basato sull’esperienza lavorativa in fabbrica. Si tratta di un cambio di paradigma che enfatizza il ruolo dell’impresa nella formazione delle competenze e allinea il nostro Paese alle esperienze più avanzate dei Paesi europei.
Giovanni Biondi, Presidente Indire:

“L’ Alternanza Scuola Lavoro deve essere una opportunità per cambiare il modello didattico, anche nelle discipline di base. Non possiamo immaginare che una didattica laboratoriale sia possibile solo nei laboratori delle aziende, dobbiamo invece fare in modo che entri anche nella pratica educativa quotidiana e trasformi radicalmente il modello trasmissivo ancora dominante, soprattutto nelle materie di base. Diversamente, l’esperienza dell’alternanza paradossalmente accentuerà la distanza della scuola dal mondo del lavoro”.
Federico Visentin, Vicepresidente di Federmeccanica con delega all’Education:

“Si tratta di un progetto di grande valenza politica, voluto fortemente da Federmeccanica per mettere a sistema in tutta Italia un modello condiviso di alternanza formativa, nel quale le competenze da trasmettere ai giovani, sia trasversali che tecniche, sono individuate, formate e valutate congiuntamente da scuola e impresa. Ora dobbiamo creare le condizioni affinché si estenda in modo importante il numero di aziende disponibili ad accogliere gli studenti e mettersi in gioco. A tal riguardo riteniamo che il governo debba fare la sua parte mettendo a disposizione forme adeguate di incentivi.”

Pompei Finas: Protocollo Traineeship Federmeccanica-Miur

“Pompei Finas: Protocollo Traineeship Federmeccanica-Miur esempio virtuoso di alleanza formativa per l’alternanza scuola-lavoro”

“Il protocollo Traineeship siglato tra la Federmeccanica ed il Ministero dell’Istruzione rappresenta un’esempio virtuoso di alleanza formativa  per l’alternanza scuola-lavoro, le aziende metalmeccaniche di  tutto il paese aprono le porte agli studenti italiani con un’accordo definito e chiaro con le istituzioni che consente agli studenti di mettere in pratica ciò che imparano a scuola.” Questo quanto dichiara Filippo Pompei Segretario Nazionale Finas che prosegue:
“Traineeship è un modello di alternanza che fa da apripista per la formazione in alternanza scuola-lavoro nel nostro paese, l’esperienza del Presidente di Federmeccanica e Presidente di Comer Industries  Fabio Storchi  è l’esempio di come le aziende oggi hanno un ruolo fondamentale nella formazione degli studenti, assumendosi anche importanti responsabilità sociali nel contrasto alla disoccupazione giovanile ed alla valorizzazione dei territori.”
Così conclude la nota del segretario Nazionale FutureIsNow Pompei.

Filippo Pompei
Segretario nazionale Finas

LEGGE 107: NO A LAVORO GRATUITO PER TEAM INNOVAZIONE DIGITALE

LEGGE 107, GILDA: NO A LAVORO GRATUITO PER TEAM INNOVAZIONE DIGITALE

“Il Miur prima sbandiera l’autonomia scolastica come uno dei pilastri della ‘Buona Scuola’ e poi impone alle scuole attività che ledono proprio questo principio. A viale Trastevere contraddizioni e confusione nell’applicazione della legge 107 sono all’ordine del giorno”. E’ quanto dichiara Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, riferendosi alla nota ministeriale, indirizzata a dirigenti scolastici e direttori degli Usr, relativa all’individuazione del personale scolastico da formare tra marzo e agosto e da inserire nel team per l’innovazione digitale.

Nella nota sul Piano nazionale per la scuola digitale, si chiede a ciascuna istituzione scolastica “di individuare, secondo normativa vigente e secondo criteri che tengano conto della ricaduta sul sistema scolastico”, tre docenti, due assistenti amministrativi, un ATA o un docente per l’assistenza tecnica nelle scuole del primo ciclo e un assistente tecnico per le scuole del secondo ciclo. La nota stabilisce che dall’11 al 16 marzo dovranno essere caricati su una piattaforma online, predisposta ad hoc, i dati delle figure individuate.

Oltre alla lesione dell’autonomia scolastica, Di Meglio solleva l’aspetto relativo alla retribuzione del team: “La nota specifica le risorse economiche messe a disposizione per la formazione ma non fa alcun cenno ai fondi destinati ai compensi. Il lavoro prestato dai componenti di questo nuovo gruppo sarebbe dunque su base volontaria e gratuita, una condizione inaccettabile soprattutto perché si tratta di un’attività non obbligatoria e che, quindi, non può essere imposta dal dirigente scolastico”.

“Altrettanto grave – conclude il coordinatore della Gilda – è che questa nota sia stata emanata senza alcuna informativa sindacale, nonostante intervenga direttamente sul personale scolastico”.

INTERVISTA AL PORTAVOCE DEL MOVIMENTO DEI LAVORATORI

900 LAVORATORI CO.CO.CO. D.M. 66/2001 IMPEGNATI NELLE SEGRETERIE SCOLASTICHE ATTENDONO DA 20 ANNI DI ESSERE STABILIZZATI

INTERVISTA AL PORTAVOCE DEL MOVIMENTO DEI LAVORATORI LEONARDO DEL GIUDICE

Reggio Calabria 09/03/2016

Da un decennio attendono di essere sistemati ma ancora la soluzione al loro calvario non si intravede. Stiamo parlando dei lavoratori con contratto di collaborazione che lavorano all’interno delle segreterie scolastiche con mansioni di assistente amministrativo. Nelle ultime settimane hanno annunciato una singolare protesta. Da qualche anno hanno anche costituito un comitato di lavoratori. Abbiamo fatto alcune domande al portavoce del comitato Leonardo Del Giudice.

Perchè avete costituito il comitato

Il Comitato Lavoratori Co.Co.Co. scuola D.M. 66/2001 è stato costituito nel 2014 a Reggio Calabria perché, rispetto alla rivendicazione della stabilizzazione, ha una veduta diversa da quella dei sindacati. Ha valenza nazionale e rappresenta gli interessi e le preoccupazioni dei lavoratori Co.Co.Co. scuola con funzioni ATA. Al comitato hanno aderito colleghi lavoratori delle regioni Sicilia, Calabria, Puglia, Campania, Lazio, Abruzzo e Sardegna.

Non essendo un sindacato riuscite ad interloquire con il Ministero

Fin da quando è stato costituito, il comitato ha sempre intrattenuto con il Ministero dell’Istruzione ed i suoi uffici un dialogo proficuo, costruttivo e propositivo. Purtroppo oggi ancora non vediamo la definitiva stabilizzazione full-time, anzi apprendiamo di nuovi arrivi nelle segreterie scolastiche dove da un ventennio lavoriamo. Sto parlando del passaggio alle scuole statali del personale ATA delle scuole civiche, del personale delle Provincie Regionali e soprattutto dell’art. 2 comma 4 del Decreto Legislativo n. 81 del 15/6/2015, pubblicato sulla gazzetta ufficiale del 24/6/2015, supplemento ordinario n. 34. Tutto ciò genera forte preoccupazione nei 900 lavoratori Co.Co.Co. di cui al D.M. 66/2001.

L’1 gennaio 2017 è fatto divieto alle pubbliche amministrazioni di stipulare i contratti di collaborazione.

Infatti, ma nonostante le reiterate richieste d’incontro operativo, al fine di conoscere come il Ministero vuole stabilizzare questi 900 lavoratori precari da 27 anni,  nulla ci viene detto.

Ma voi in questi anni cosa avete fatto

In varie occasioni e sotto varie forme abbiamo più volte indicato possibili soluzioni, anche a costo zero per il Ministero, finalizzate alla stabilizzazione Full-Time.

Parliamo della protesta

L’iniziativa di protesta programmata dal Comitato Lavoratori Co.Co.Co. scuola D.M. 66/2001 è una iniziativa che non ha precedenti nella storia dei nostri 27 anni di precariato, di cui 16 circa da Co.Co.Co. Si tratta di una protesta ad oltranza che prevede l’applicazione la stretta osservanza delle proprie mansioni, cosa che fino ad ora non era stata fatta. Infatti, tanti colleghi hanno sostituito in tutte le loro funzioni il personale assistente amministrativo di ruolo assumendosi responsabilità che sono del lavoratore dipendente. Alla protesta sta aderendo la maggior parte dei colleghi, anche iscritti a sindacati, che condividono l’iniziativa del Comitato. La protesta durerà fino a quando il M.I.U.R. non definirà i termini, i modi e i tempi della procedura di stabilizzazione dei lavoratori attraverso la loro immissione in ruolo Full-Time.

UN SOLO MONDO, UN SOLO FUTURO: SETTIMANA DELLA COOPERAZIONE

UN SOLO MONDO, UN SOLO FUTURO:  OLTRE 300 EVENTI HANNO COINVOLTO ALUNNI E DOCENTI DI 550 SCUOLE ITALIANE PER LA SETTIMANA DELLA COOPERAZIONE

9 marzo 2016 – A lezione di cooperazione!  Sono stati oltre 300 gli eventi, che hanno coinvolto  scuole di tutta Italia che hanno partecipato, nell’ambito del  progetto “UN SOLO MONDO, UN SOLO FUTURO” alla “Settimana scolastica della cooperazione internazionale allo sviluppo” promossa dal Miur – Direzione Generale per lo Studente e dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che si è volta  dal 22 al 28 febbraio scorso.

Un bilancio più che positivo per un’iniziativa di grande impatto che ha ottenuto numeri importantissimi come il coinvolgimento di 65.000 studenti e più di 5.000 insegnanti e che chiude simbolicamente l’Anno Europeo per lo Sviluppo 2015 entro cui era stata concepita:

“L’Anno Europeo per lo Sviluppo, proclamato dall’Unione Europea – ha detto il Direttore Generale alla Cooperazione allo Sviluppo del Maeci, Giampaolo Cantini, nel commentare la “settimana”-  è stato un’occasione per promuovere la conoscenza delle attività di cooperazione e la consapevolezza che gli individui possono avere un ruolo nell’influenzare i processi globali: un’opportunità senza precedenti per stimolare gli europei a sentirsi partecipi dello sviluppo”.

Ai fini di questo risultato il progetto “Un solo mondo, un solo futuro”, promosso da un consorzio di 20 Organizzazioni Non Governative e sostenuto proprio dal Maeci e dal Miur, ha dato un contributo fondamentale all’iniziativa, con la sua rete di istituti scolastici già coinvolti fin dal mese di ottobre nello studio dei temi della sovranità alimentare, dell’economia sociale, delle migrazioni:  “La Settimana della cooperazione nelle scuole con il sostegno dell’iniziativa ‘Un solo mondo, un solo futuro’, – ha infatti commentato Cantini -ha coinvolto gli studenti con appositi programmi di formazione alla cittadinanza globale. Diffondere, in particolare fra i giovani, la consapevolezza che la Cooperazione è il miglior investimento per il futuro è essenziale per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030”.

Sguardo al futuro anche dal Miur che punta a mettere in rete e a diffondere le buone pratiche di questa intensa settimana: “Per il corrente anno scolastico la settimana scolastica della cooperazione è stata un’importante occasione per far lavorare le scuole di ogni ordine e grado sui temi della Cooperazione internazionale e dello Sviluppo sostenibile -ha detto Giuseppe Pierro, dirigente del Miur-  Il 31 marzo si conclude l’Anno Europeo per lo Sviluppo, entro quella data i due Ministeri presenteranno un portale web proprio su questi temi in cui saranno inserite anche tutte le attività e le buone pratiche realizzate dalle scuole in occasione della Settimana.”

Tra le buone pratiche: un corso per riflettere sull’importanza del lavoro in relazione alla dignità dell’uomo e uno per interpretare con spirito critico l’immagine dei migranti vista in tv, ma anche lezioni studiate ad hoc per far conoscere la provenienza dei cibi consumati ogni giorno e per imparare a riconoscere gli stereotipi e i pregiudizi verso il “diverso”, scambi didattici con la Cina e con le scuole italiane all’estero, flash mob contro lo spreco alimentare, incontri con esperti della cooperazione, laboratori teatrali su migrazioni e sovranità alimentare, passeggiate interculturali, cineforum, mostre e anche testimonianze di volontari, giornalisti, operatori umanitari.  Metodi creativi e innovativi per diffondere la cultura della solidarietà internazionale e dello sviluppo sostenibile attraverso la formazione e i processi di apprendimento: elementi che stanno alla base di una  riflessione critica sulla realtà e di un impegno di cittadinanza attiva.

Molte delle storie e degli eventi sono state raccontati quasi “in diretta” dagli insegnanti e dagli studenti   con foto, video e testi sul blog www.unmondounfuturo.org/blog che è stato visitato in due settimane da più di 150.000  utenti.

Le proposte didattiche svolte nelle varie discipline scolastiche sono documentate sul sito web dedicato al progetto www.unmondounfuturo.org e garantiscono la replicabilità nel tempo.

Girls Code it Better: 500 ragazze tech protagoniste nel Mese delle STEM

Girls Code it Better:  500 ragazze tech protagoniste nel Mese delle STEM

Dal libro/diario digitale al riciclo creativo, dal sito web per combattere il bullismo al game per imparare le regole a scuola: nel mese delle STEM saranno presentati i progetti delle 500 studentesse di 24 scuole medie che hanno partecipato al progetto promosso a MAW  – Men at Work per scoprire le tecnologie informatiche e le tecnologie dei maker.

Milano, 9 marzo 2016 –   Con l’8 marzo, Festa della Donna, è partito Le studentesse vogliono “contare”! Il mese delle STEM, iniziativa promossa dal MIUR in collaborazione con il dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio per promuovere l’innovazione e la scienza nelle scuole, al di là degli stereotipi di genere che ancora oggi pesano in particolare sulle scelte di studio delle ragazze.

E’ necessario abbattere questi stereotipi e la più utile arma a disposizione è fare in modo che le ragazze e le loro famiglie possano mettersi alla prova senza timore, mettendo mano a computer e stampante 3D per scoprire che la tecnologia è “cosa da ragazze”, uno strumento potentissimo per sviluppare la propria creatività e immaginare il proprio futuro.

Per questo Girls Code it Better, iniziativa promossa da MAW – Men at Work nelle scuole medie di tutta Italia, partecipa al mese delle STEM ed è stata selezionata fra le iniziative per il portale dedicato www.noisiamopari.it.  Durante il mese delle STEM, fra marzo e aprile, si terranno le presentazioni pubbliche dei progetti realizzati dalle studentesse che hanno partecipato all’edizione 2015/2016 di questa iniziativa: sono ben 500 le studentesse, in 24 scuole medie, che hanno partecipato a un percorso di formazione di 45 ore di laboratorio. Sotto la guida di un docente e di un maker hanno realizzato progetti (e oggetti) legati alla realtà in cui esse vivono e al loro territorio.

La presentazione è un momento importante che nasce con il giusto obiettivo di valorizzare i risultati ottenuti e quanto appreso, dimostrando a chi ancora abbia dei dubbi al riguardo che il genere di appartenenza non è certo un ostacolo quando si tratta di utilizzare la tecnologia, e soprattutto con l’obiettivo di “contagiare” più ragazze e ragazzi possibile.

image004.jpgAlcuni esempi?

·         Le ragazze della scuola secondaria di primo grado Paolo Bagnoli, di San Pietro in Casale (BO), hanno realizzato un progetto per sensibilizzare gli studenti sul tema del rispetto; è stata creato un personaggio, stampato in 3D, che sarà una “mascotte” della scuola e sarà protagonista di altre iniziative

·         image006.jpgAll’Istituto Comprensivo Scarperia san Piero a Sieve stanno lavorando su un progetto legato al loro al territorio, in cui è forte la tradizione della coltelleria artigianale:  una tradizione che vogliono rilanciare attraverso la cultura dell’artigianato digitale, realizzando prodotti innovativi.
·         All’Istituto Comprensivo di Fiorenzuola d’Arda le studentesse hanno scelto di realizzare un progetto di riciclo creativo, orientato alla vendita di prodotti creati a partire da materiali riciclati utilizzando tecnologie quali la stampa 3D…
·         Le ragazze dell’Istituto Comprensivo Bruno Munari di Milano hanno creato un gioco online per imparare giocando le regole di comportamento a scuola…

In tutte le scuole partecipanti, MAW ha messo a disposizione le risorse per i corsi e la formazione per docenti e maker, che seguono le ragazze coinvolte nel progetto utilizzando il metodo didattico Lepida Scuola.

“MAW è una agenzia per il lavoro e incontriamo quotidianamente aziende che ci chiedono di aiutarle a trovare lavoratori con competenze tecniche e scientifiche: se c’è questa difficoltà, soprattutto nell’area informatica, è anche perché manca ancora troppo l’apporto della metà femminile del potenziale bacino di futuri professionisti” spiega Costanza Turrini, responsabile del progetto Girls Code it Better per MAW.

“Noi li aiutiamo, ma parliamo loro anche di Girls Code it Better perché vogliamo trasformarlo in un fenomeno nazionale, senza dovere lasciar fuori studentesse perché le nostre risorse non bastano.  E’ difficile far capire che è necessario investire su ragazzine di 12 anni per sperare di ritrovarle a 19 anni o più al colloquio di lavoro: ma è l’unica strada possibile se vogliamo chiudere lo skills gap nelle professioni tecnologiche e scientifiche, e fare in modo che tra qualche anno  non sia più necessario pensare di dedicare iniziative a convincere i giovani che il talento è di tutti a prescindere dal genere”.

#

Chi è MAW

MAW è un’Agenzia per il Lavoro specializzata sui settori dell’Industria ed è presente nel Centro Nord Italia con filiali in Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, e Toscana.

MAW aiuta le aziende ad avere successo tramite la migliore gestione del Capitale Umano; raggiunge questo obiettivo svolgendo le seguenti attività per le aziende: ricerca e selezione del personale, somministrazione lavoro, formazione del personale e consulenza aziendale.

MAW, tramite gli stessi servizi, offre alle persone opportunità lavorative, con continuità e sempre migliori, per consentire un percorso di carriera adeguato alle loro competenze, attitudini e aspettative.

Italia agli ultimi posti in Europa per la conoscenza dell’inglese

da Il Sole 24 Ore

Italia agli ultimi posti in Europa per la conoscenza dell’inglese

di Eu. B.

In Italia si fa sempre più fatica a parlare inglese. Il nostro Paese si piazza Italia al 28esimo posto al mondo su 70 per la conoscenza di questa lingua straniera. Agli ultimi posto in Europa e peggio della rilevazione precedente quando era 27esimo. A è la classifica Ef Epi 2015 di EF English Live, che vede il podio occupato da svedesi, olandesi e danesi.

Il ranking
L’Europa si conferma in testa all’indice, registrando i livelli di competenza più alti. Grazie ai risultati ottenuti dai paesi dell’Europa Settentrionale e da quella Centrale. Dell’Italia si è detto: scende dal 27esimo al 28esimo posto e si posiziona dietro alla Slovacchia ma ancora davanti alla Francia, che nel 2015 perde 8 posizioni rispetto all’anno precedente e si avvicina alle realtà dell’Est.

Come funziona l’Ef Epi
L’indice messo a punto da Ef Learning Labs (divisione dell’azienda che si occupa di corsi e viaggi studio per l’apprendimento delle lingue straniere), testa 910 mila adulti in 70 Paesi secondo una scala che è allineata al Quadro comune di riferimento europeo per le lingue straniere: l’alto livello di competenza corrisponde al livello B2; i livelli di competenza buono, medio e basso corrispondono al livello B1. La competenza molto bassa corrisponde al livello A2.

Le differenze di genere
In particolare, le donne conoscono meglio la lingua straniera rispetto agli uomini. In Italia conquistano un punteggio medio di 54.58 contro il 53.46 dei maschi. In linea con le tendenze globali: in Europa il dato è molto simile, 56.56 per le donne e 54.74 per gli uomini; nel resto del mondo 53.40 contro 52.08. Numeri che risentono anche della diffusione più o meno alta di internet tra la popolazione. In Italia è stata registrato un valore del 58,5%, superiore rispetto alla media, ma di molto inferiore rispetto a quello della prima della classe, la Svezia, che raggiunge addirittura il 94,8%.

Le reazioni
«In un momento difficile per l’Italia come quello che stiamo attraversando, la conferma della posizione in classifica non mi stupisce anche se mi piacerebbe assistere a una crescita – commenta Federica Tilgher, direttore advertising Europa della Divisione Digitale EF English Live – Non tutti possono sostenere il costo di un corso di lingua all’estero e, per questo, la nostra missione è rendere l’apprendimento più accessibile attraverso la tecnologia».

Nessun posto senza concorso

da ItaliaOggi

Nessun posto senza concorso

Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, in audizione al Senato

Carlo Forte

o ai concorsi per titoli per reclutare i docenti della scuola statale. Il monito viene dal ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, che lo ha pronunciato nel corso di un’audizione presso la VII commissione del senato il 1° marzo scorso.

Dunque, il governo non procederà ad alcuna stabilizzazione dei docenti precari tramite procedure diverse dal concorso per titoli ed esami.

Perché la legge non lo consente. Ma continuerà ad immettere in ruolo i docenti secondo il criterio del cosiddetto «doppio canale» fino al completo scorrimento delle graduatorie a esaurimento. Per quanto riguarda assunzioni, il ministro ha spiegato che il reclutamento deve necessariamente avvenire tramite un concorso a tutti gli effetti selettivo, fermo restando che si tratta di una misura diversa rispetto alla stabilizzazione.

Quanto ai 63.712 docenti che saranno assunti con il prossimo concorso, ha fatto presente che tale numero deriva dalla stima dell’effettivo fabbisogno, tenuto conto delle cessazioni e delle assunzioni che sarà possibile effettuare mediante lo scorrimento delle graduatorie ad esaurimento.

E siccome la legge 107 prevede espressamente che rimanga in vita il «doppio canale», la metà dei posti disponibili sarà assegnata scorrendo questi elenchi, fino a disporre complessivamente, nel prossimi triennio, circa 90mila assunzioni, comprensive delle immissioni in ruolo sul sostegno.

Secondo stime ministeriali comunicate ai sindacati, i docenti attualmente inclusi nelle graduatorie a esaurimento sono 44.721. Di questi, 24.322 di scuola dell’infanzia, 7537 di scuola primaria, 3373 di scuola secondaria di I grado e 9489 di scuola secondaria di II grado. I precari di scuola dell’infanzia sono in numero maggiore, perché a loro non è stato consentito rientrare nel piano straordinario di assunzioni previsto dalla legge 107.

Malgrado il divieto, peraltro, gli aspiranti docenti di scuola dell’infanzia che hanno presentato la domanda di partecipazione al piano assunzionale (e che se la sono vista rigettare) sempre secondo i dati diffusi dal ministero, sono 9.592. In ogni caso, il ministro ha precisato che per la scuola dell’infanzia è stato emanato un bando per 7.237 posti. Alle quali si sommeranno le assunzioni per scorrimento delle graduatorie, analogamente alle altre assunzioni che sono coperte con il «doppio canale».

Quanto al divieto di conferire supplenze a coloro che hanno già maturato 36 o più mesi di servizio, contenuto nella legge 107/2015, la titolare del dicastero di viale Trastevere ha chiarito che esso si applica solo alle supplenze su posti vacanti e disponibili, ossia alle supplenze annuali.

Un’eventuale ulteriore proroga, ha spiegato Stefania Giannini, comporterebbe la violazione della sentenza della Corte di giustizia europea relativa al precariato nella scuola. E ciò comporterebbe a sua volta la riapertura della procedura di infrazione, attualmente chiusa anche per effetto delle misure contenute nella summenzionata legge n. 107.

Giova ricordare che è ancora pendente davanti alla Corte costituzionale una questione riguardante la legittimità costituzionale delle norme che hanno consentito finora la reiterazione dei contratti a termine oltre i 36 mesi. L’udienza di discussione, salvo ulteriori rinvii, è stata fissata al 16 maggio prossimo.

A breve sarà indetto anche il concorso per il reclutamento dei dirigenti scolastici.

Il ministro ha ricordato, peraltro, che la legge di stabilità per il 2016 ha riattribuito al ministero dell’istruzione, e non più alla scuola nazionale dell’amministrazione, la competenza a svolgere la selezione. Il ministro dell’istruzione ha detto, inoltre, che il dicastero di viale Trastevere sta avviando il relativo iter per indire nuovi tirocini formativi attivi (Tfa). E cioè i corsi che vengono tenuti da atenei, conservatori e accademie al termine dei quali viene rilasciata l’abilitazione all’insegnamento.

Per quanto riguarda la mobilità, il ministro ha spiegato che per l’anno scolastico 2016/2017 essa sarà caratterizzata da due novità, in quanto avverrà tra ambiti territoriali, e non più solo tra scuole, e sarà prevista una fase straordinaria su tutti i posti disponibili, aperta a tutto il personale già di ruolo, incluse le assunzioni di quest’anno.

L’accordo sottoscritto a febbraio con i sindacati prevede che gli assunti entro l’anno scolastico 2014/2015 potranno fare domanda fra scuole, nella provincia di titolarità, altrimenti tra ambiti; gli assunti nelle fasi 0 ed A del piano di assunzioni avranno una sede definitiva nella provincia in cui hanno preso servizio ma potranno fare domanda di mobilità territoriale verso ambiti territoriali delle altre province; gli assunti nelle fasi B e C provenienti dal concorso otterranno un ambito tra quelli della provincia in cui sono stati assunti ma potranno fare domanda di mobilità verso ambiti territoriali di altre province; infine, gli assunti nelle fasi B e C delle graduatorie ad esaurimento parteciperanno alla mobilità tra tutti gli ambiti a livello nazionale.

Giannini: “L’82% degli insegnanti è donna ma bisogna lavorare per allargare le loro opportunità ”

da La Stampa

Giannini: “L’82% degli insegnanti è donna ma bisogna lavorare per allargare le loro opportunità ”

Al via una campagna per invitare le donne a farsi avanti

«L’82% degli insegnanti è donna, ed è un dato storico accertato che rappresenta un valore. Ma se le maestre di scuola primaria sono il 99%, solo il 65% dei dirigenti e degli insegnanti superiori è donna». A dirlo il ministro dell’Istruzione, università e ricerca (Miur), Stefania Giannini, intervenendo a Roma a un evento Farmindustria dedicato alla donne.

«Per quanto riguarda le università – ha aggiunto Giannini – il 55% delle matricole è donna e speriamo questa percentuale si stabilizzi. Ma se andiamo a vedere l’avanzamento in carriera nelle università i dati cambiano: 50,6% tra gli assegnisti di ricerca al 35,6% tra i professori associati e al 21,4% professori ordinari. Questo è un dato che è anche a livello europeo: i full professor donne in Ue sono al 20%. Il protagonismo femminile in campo scientifico va sostenuto con trasparenza nella valutazione, e i tempi sono maturi perché ciò avvenga. Ma il cambiamento culturale deve partire dal basso, dalle donne stesse. Per nominare una donna brava ci vogliono molte candidature di donne brave, ci si deve proporre per essere leader nel processo decisionale. Dall’8 marzo partirà una campagna che spinge le donne a farsi avanti».