LEGGE 107: FAQ SENZA VALORE GIURIDICO, MIUR INTERVENGA CON CIRCOLARI

LEGGE 107: FAQ SENZA VALORE GIURIDICO, MIUR INTERVENGA CON CIRCOLARI

“Basta con le faq, la responsabilità delle scelte interpretative da parte degli uffici deve essere chiara”. La Gilda degli Insegnanti lancia un monito al Miur, deprecandone l’uso smodato delle frequently asked questions per fornire indicazioni e interpretazioni autentiche di atti e provvedimenti di legge o amministrativi.

“Le faq – spiega Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda – non hanno valore giuridico. Ciononostante, ne sono state pubblicate molte sui più disparati provvedimenti applicativi della legge 107, ad esempio riguardo il bonus di 500 euro per l’aggiornamento professionale dei docenti, la composizione dei comitati di valutazione e i bandi del prossimo concorso. Sarebbe opportuno che il Miur la smettesse di affidarsi alle faq ed emanasse, invece, circolari chiare e precise sull’applicazione delle norme, assumendosi la responsabilità di ciò che scrive. Non vorremmo che questo impiego improprio delle faq sia mirato a evitare eventuali ricorsi. La ‘Buona Scuola’ – conclude Di Meglio – è una riforma cattiva nella forma e nella sostanza e non è possibile continuare a metterci pezze ricorrendo alle faq”.

SPORTELLI AUTISMO

SPORTELLI AUTISMO DEI CTS DI ROMA: RILEVAZIONE COMPETENZE DOCENTI E BISOGNI FORMATIVI

Tale rilevazione, effettuata dai CTS di Roma, ha due scopi: 1) individuare nel territorio della provincia di Roma docenti competenti sugli interventi educativo-didattici rivolti agli alunni con disturbo dello spettro autistico per eventuali collaborazioni con gli sportello; 2) individuare i bisogni formativi dei docenti per avviare corsi di formazione specifici.

https://docs.google.com/forms/d/1GntlGh4h5croLvkX7MVISWT2D8p_dprcMsLFIiWExTQ/viewform

Cessione a titolo gratuito di apparecchiature informatiche

Agenzia delle Entrate

Cessione a titolo gratuito di apparecchiature informatiche

L’Agenzia delle Entrate cede gratuitamente a scuole ed enti PC, laptop e server funzionanti non più utilizzabili per le proprie attività.

L’Agenzia delle Entrate intende cedere gratuitamente apparecchiature informatiche di diverse tipologie (PC, PC portatili, server) non più utilizzabili per le attività dell’Agenzia, ma ancora funzionanti, e magari adatti alle esigenze di altri enti (scuole, amministrazioni pubbliche, associazioni, etc.).

Le organizzazioni interessate possono fare richiesta partecipando al bando dedicato, consultabile sul sito dell’Agenzia delle Entrate e scaricabile dalla sezione Per saperne di più in fondo alla pagina.

Chi può fare richiesta

Possono fare richiesta tutti gli istituti scolastici statali e paritari, le pubbliche amministrazioni, gli enti e organismi non-profit (anche privati). Per identificare gli istituti scolastici si utilizzerà il Codice Meccanografico dell’Istituto attribuito dal MIUR.

Come fare richiesta

La richiesta di partecipazione  dovrà essere fatta utilizzando l’applicazione online “Phoenice” (www.fiscooggi.it/phoenice):

Il codice del bando è AE2016
Una volta inseriti i dati l’applicazione genera il file phoenice.xml, da scaricare e allegare alla PEC
Deve essere inviata esclusivamente tramite PEC alla casella: cessionigratuite@pec.agenziaentrate.it con le seguenti caratteristiche:

Deve avere come oggetto: AE2016
Deve contenere in allegato il file phoenice.xml generato dall’applicativo (attenzione: non rinominare il file altrimenti la richiesta verrà scartata automaticamente dal sistema)
ATTENZIONE – Non saranno ritenute valide richieste pervenute in forma diversa dalla Posta Elettronica Certificata, richieste che non contengano l’allegato previsto, né messaggi di altro tipo. A tali richieste non verrà dato riscontro.

Graduatoria

Nella formulazione della graduatoria, la priorità andrà agli istituti scolastici statali e paritari degli enti locali e, a seguire, alle amministrazioni pubbliche e alle varie tipologie di enti pubblici e privati, secondo quanto indicato nel bando.

Scadenza

Le richieste di partecipazione devono essere inviate entro le ore 12 del 13 maggio 2016.

Informazioni

Per maggiori informazioni è possibile scrivere all’indirizzo di posta elettronica entrate.ae2016@agenziaentrate.it entro e non oltre il giorno 11 maggio 2016.

Bullismo, per il 77% dei presidi è la Rete il «luogo» più a rischio

da Il Sole 24 Ore 

Bullismo, per il 77% dei presidi è la Rete il «luogo» più a rischio

di Alessia Tripodi

E’ la Rete il luogo dove i fenomeni di bullismo la fanno da padrone, più che a scuola o nei luoghi di aggregazione tra i giovani. Secondo il 77% dei presidi delle scuole medie e superiori, infatti, il web è il luogo più a rischio, e il 90% è convinto che i fenomeni di cyberbullismo siano molto più gravi di quelli che accadono in classe o, per esempio, nel tragitto casa-scuola. Un fenomeno che può diventare ingestibile, visto che che il 91% dei 14-18enni è iscritto ad almeno un social network e l’87% usa una smartphone connesso a Internet.
Sono i dati di una ricerca Censis-Polizia Postale presentata ieri e realizzata attraverso un questionario al quale hanno risposto 1.727 dirigenti scolastici di tutta Italia.

I numeri
Il 52% dei presidi intervistati ha dovuto gestire personalmente episodi di cyberbullismo, il 10% casi di sexting (l’invio con il telefonino di foto o video sessualmente espliciti) e il 3% casi di adescamento online. Per il 45% dei dirigenti il cyberbullismo ha interessato non più del 5% dei loro studenti, mentre per il 18% il sexting vede coinvolto tra il 5% e il 30% dei ragazzi. «Il cyberbullismo è un fenomeno difficile da mettere a fuoco – dice il Censis – data la grande varietà di comportamenti che possono essere qualificati come bullismo digitale». Ma il 77% dei presidi ritiene il bullismo hi-tech un vero e proprio reato, tanto che nel 51% dei casi il dirigente si è dovuto rivolgere alle forze dell’ordine.

Scuole sempre più hi-tech
I numeri del Censis dicono che praticamente tutte le scuole hanno un sito internet, che nel 65% dei casi è gestito dai docenti, nel 16% da personale non docente e nel 12% da consulenti esterni. Nell’86% delle scuole esiste una rete wi-fi, che solo nel 5% degli istituti è liberamente accessibile agli studenti. Il 93% delle scuole ha un laboratorio multimediale, che però solo nel 17% dei casi è aperto anche oltre l’orario scolastico. Il 46% dei presidi è a conoscenza dell’esistenza di una pagina sui social network che riguarda la scuola, anche se nel 55% dei casi è gestita dagli studenti. Nel 47% delle scuole il responsabile della sicurezza informatica è un insegnante, nel 34% un consulente esterno e nel 19% un operatore amministrativo.

Ritratto del cyberbullo
Per il 70% dei dirigenti scolastici i cyberbulli sono indifferentemente maschi o femmine, per il 19% invece sono in prevalenza ragazze e per l’11% soprattutto ragazzi. Secondo il 78% dei presidi i cyberbulli tendono a colpire i ragazzi psicologicamente più deboli.

Il ruolo dei genitori
Per l’81% dei dirigenti scolastici i genitori tendono a minimizzare il problema, ritenendo il bullismo digitale poco più che «uno scherzo tra ragazzi». Per il 49% dei presidi la maggiore difficoltà da affrontare è proprio rendere consapevoli i genitori della gravità dell’accaduto, per il 20% capire esattamente cosa sia successo. Secondo l’89% delle opinioni raccolte il cyberbullismo è più difficile da individuare rispetto a episodi di bullismo tradizionale, perché gli adulti sono esclusi dalla vita online degli adolescenti.

Il ruolo delle scuole
Il 39% degli istituti scolastici, dice la ricerca, ha già attuato alcune azioni specifiche contro il cyberbullismo previste dalle linee di orientamento del Miur e il 63% intende farlo nel corso di questo anno scolastico. Ma nel 36% degli istituti la partecipazione non va oltre la metà circa dei genitori e nel 59% dei casi si ferma solo a pochi genitori. Il 48% delle scuole che hanno avviato un programma di contrasto al cyberbullismo ha attivato un programma di informazione rivolto ai genitori e il 43% uno sportello di ascolto. Solo il 10% degli istituti, però, ha un vero e proprio programma di monitoraggio attraverso questionari rivolti a studenti e genitori.

Concorso scuola. Pronti migliaia di ricorsi. L’appello del ministro Giannini ai sindacati: “Approfittiamo di questa straordinaria opportunità”. “Carte bollate non sono una scelta vincente”

da Il Sole 24 Ore 

Concorso scuola. Pronti migliaia di ricorsi. L’appello del ministro Giannini ai sindacati: “Approfittiamo di questa straordinaria opportunità”. “Carte bollate non sono una scelta vincente”

di Maria Piera Ceci

Verso il concorsone della scuola. C’è tempo fino al 30 marzo per inoltrare online la domanda per partecipare alla selezione. 63.700 i posti disponibili per oltre 200.000 candidati previsti. Il numero messo a disposizione dal Ministero dell’istruzione dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 18.00, è preso d’assalto. Tante le telefonate di richiesta di aiuto o di informazioni che stanno arrivando allo 080.9267603, tanto che a rispondere è una segreteria che dà tempi di attesa troppo elevati per attendere in linea. Miur dunque a lavoro per aiutare chi avesse bisogno di supporto per compilare la domanda, ma anche i sindacati sono a lavoro per preparare i ricorsi.

L’Anief ha già raccolto 2.000 adesioni. 30.000 invece le richieste di informazioni. Anche in questo caso si può chiedere di fare ricorso fino al 30 marzo. Si tratta soprattutto di insegnanti della terza fascia, laureati non abilitati, esclusi dalla selezione, nonostante in molti lavorino nella scuola da anni e abbiano anche quest’anno supplenze annuali.

Il ministro dell’istruzione Stefania Giannini – ai microfoni di Radio 24 – invita i sindacati a non sprecare questa buona occasione. “Noi stiamo impostando questo lavoro in modo molto serio e rigoroso, in modo che sia una selezione tra pari, corretta ma anche severa” – dice Stefania Giannini. “I numeri parlano da soli, il concorso offre un’occasione ad una platea amplissima, oltre 200mila i candidati previsti per 63.700 posti. Credo che impostare questa straordinaria opportunità che sulla base della Costituzione italiana finalmente viene restituita al mondo della scuola fra tribunali amministrativi e carte bollate è una scelta che i sindacati sono liberi di fare, ma credo che non sarebbe una scelta vincente e la direbbe lunga sulla loro visione del mondo”.

Come mai ogni intervento che si fa sulla scuola finisce fra centinaia di ricorsi e battaglie in tribunale? “Non è solo un male della scuola, è un virus che nel nostro paese si è molto esteso, soprattutto nel comparto pubblico per evidenti motivi anche di formalizzazione dell’accesso, delle regole che sono alla base dei contratti di lavoro. Credo che sia un cambiamento culturale che dobbiamo fare e il nostro forse è il settore che ha il potenziale di successo maggiore e anche la responsablità maggiore.

Da qui l’appello ai sindacati del ministro Giannini: “Approfittiamo insieme di questa straordinaria opportunità per dare alla scuola quello di cui ha bisogno: giovani che regolarmente possano confrontarsi con i loro talenti e la loro vocazione per fare quello che – senza retorica, io lo faccio all’università ma la sostanza è la stessa – è uno dei mestieri più belli del mondo”.

I nuovi ragazzi di Don Milani sono migranti

da Corriere della sera

I nuovi ragazzi di Don Milani sono migranti

Don Lorenzo Milani non ci ha lasciato un metodo da praticare, ma uno spirito da vivere.

Emiliano Sbaraglia

Terminato di leggere «L’uomo del futuro. Sulle strade di Don Lorenzo Milani» (Mondadori), viene subito voglia di parlare con il suo autore, Eraldo Affinati, che non è soltanto un insegnante, o «maestro di strada», come alcuni amano definirlo. Affinati è uno scrittore che si racconta attraverso i battiti di una vita vissuta ogni giorno seguendo obiettivi concreti, come descrivono altri suoi libri e sue iniziative, la più importante delle quali può considerarsi la fondazione della scuola Penny Wirton, animata dai corsi di italiano per stranieri. Appena concluso un incontro insieme ai suoi studenti con un liceo romano, riusciamo a scambiare qualche battuta al telefono. Al solito, le parole arrivano d’impatto al cuore dell’argomento.

«L’uomo del futuro è un libro autobiografico, costruito sulle tracce di questo grande profeta, di questo grande maestro, di questo sacerdote, non so neanche come chiamarlo… E’ difficile definirlo, perché Don Lorenzo Milani aveva una personalità propulsiva poliedrica. Così sono andato nei luoghi della sua vita: a Firenze, dove è nato e morto; a Barbiana, a San Donato di Cavenzano, dove sono sorte le sue prime scuole. Poi però sono andato anche in tutto il mondo, in Africa, in Cina, in Giappone, per cercare e incontrare i Don Milani di oggi, quei maestri di frontiera, quegli educatori isolati che non conobbero certo mai Don Milani, ma che però ne mettono in pratica ogni giorno lo spirito. Quindi è un libro in cui ho cercato di superare i confini del genere romanzesco, per raccontare anche qualcosa di me stesso, della mia vita quotidiana di insegnante, rivolto soprattutto agli immigrati, a questi ragazzi che arrivano da noi senza punti di riferimento, e che per me sono i ragazzi di Barbiana di oggi».

Inevitabile chiedere perché il nome di Don Lorenzo Milani venga legato al concetto di futuro. «Secondo me perché dobbiamo recuperare lo stimolo etico che Don Milani ci dà, perché stiamo vivendo una crisi etica profonda. Allora credo che ritornare all’esperienza straordinaria e rivoluzionaria di Don Lorenzo Milani possa essere utile non per ieri, ma per oggi, e anche per domani».

Ma i metodi di ieri possono funzionare anche nella scuola di oggi? Tra nuove tecnologie, perdita di riferimenti e… «Don Lorenzo Milani non ci ha lasciato un metodo da praticare, ma uno spirito da vivere. Se vogliamo recuperare questo spirito dobbiamo guardare in faccia i nostri studenti, rompendo la finzione pedagogica e i conformismi didattici, uscendo dal “mansionario”. Non possiamo limitarci a mettere i voti, a spiegare il programma e basta. Dobbiamo conoscere i nostri studenti, e per fare questo dobbiamo metterci in gioco, ritrovando quell’autenticità del rapporto umano che è la condizione fondamentale per riuscire a trasmettere una nozione. Per questo penso che la scuola sia l’ultimo angolo etico rimasto, e il lavoro dell’insegnante è determinante e decisivo, oggi più di ieri, perché oggi viviamo una rivoluzione digitale in cui tutto sembra uguale a tutto; invece, grazie anche a Don Milani, dobbiamo ritrovare le gerarchie di valore anche all’interno del mare magnum del web. Quindi ecco la ragione per cui fare scuola significa oggi guardare negli occhi i nostri ragazzi ed assumerci la responsabilità del loro sguardo: quindi significa qualcosa di profondo che chiama in causa anche i nostri fantasmi interiori. Si tratta di un lavoro forte e potente, che ci chiama in causa direttamente per essere credibili, per riuscire a incarnare il limite. Anche questo ci ha spiegato Don Lorenzo».

La scuola Penny Wirton, naturalmente, tenta di realizzare tutto questo. «La nostra Penny Wirton è una scuola gratuita di italiano per immigrati, che si basa sull’uno a uno, sul rapporto diretto docente-studente: niente classi, ma tanti ragazzi con altrettanti professori e professoresse. In più abbiamo anche i liceali italiani, studenti italiani che con il metodo peer to peer insegnano l’italiano ai loro coetanei immigrati. E anche tutto questo significa recuperare Don Milani. Lo scenario diventa così quello di uno spettacolo antropologico unico, in cui un giovane italiano parla e insegna il verbo essere e avere a un giovane di origini straniere che viene da un centro di pronta accoglienza. Ecco, in questi momenti mi rendo conto fino a che punto Don Milani sia ancora vivo. Però dobbiamo lavorare per questo, perché non è facile superare i pregiudizi e gli stereotipi, smettendo di credere che la nostra identità sia una cassaforte chiusa a riccio. C’è bisogno di un lavoro umano da compiere: ma se non facciamo questo, delegando tutti ai politici, la società non va avanti. Non possiamo delegare tutto alla classe politica: loro devono scrivere i regolamenti, d’accordo, ma noi poi dobbiamo vivere, dobbiamo impastarci con queste persone».

Ascoltando queste ultime riflessioni di Eraldo Affinati torna alla mente un passaggio del suo libro, laddove l’autore, in uno tra i numerosi viaggi descritti, racconta degli emigranti italiani che all’inizio del Novecento sbarcavano a New York senza conoscere la lingua inglese, e iniziavano poi a studiare nelle anguste aule-magazzino del Lower East Side. Nel 2010 Affinati arriva ad Ellis Island, luogo-simbolo dell’emigrazione italiana nella Grande Mela, e fotografa un vecchio cartellone scritto in un italiano ancora incerto:

«Il governo degli Stati Uniti e le scuole pubbliche aiutano i nostri Amici Stranieri che fanno applicazione per ottenere CITTADINANZA AMERICANA ed imparare la nostra lingua ed i principi del nostro Governo per prepararsi a essere buoni cittadini. Il Governo fornisce gratis i libri di testo. Iscrivetevi subito. Venite a scuola!»

 Ecco come il passato richiama il nostro presente; ecco perché, per un insegnante come Eraldo Affinati, Don Lorenzo Milani non possa esser altro che “l’uomo del futuro”.

Gissi (Cisl Scuola): se salta l’accordo sulla mobilità, pronti al ricorso e nuovo anno a rischio

da La Tecnica della Scuola

Gissi (Cisl Scuola): se salta l’accordo sulla mobilità, pronti al ricorso e nuovo anno a rischio

Cosa faranno i sindacati se la Funzione Pubblica dovesse bocciare l’accordo sulla mobilità sottoscritto con l’assenso del Miur?

Lo abbiamo chiesto a Lena Gissi, segretario generale della Cisl Scuola, una delle quattro organizzazioni sindacali impegnate per diverse settimane nella stesura del testo.

 

Gissi, ha saputo della notizia che il ministero della Pubblica Amministrazione potrebbe cassare il pre accordo sulla mobilità perché in conflitto con le indicazioni della Legge 107/15?

No, non abbiamo avuto indicazioni di questo genere. Ma non sarebbe comunque un fulmine a ciel sereno. Perché da tempo abbiamo allertato i nostri uffici legali, proprio nel caso si fosse arrivati alla produzione unilaterale del regolamento.

 

Quindi farete ricorso?

Certamente. È il primo concetto che abbiamo espresso, quando ci siamo messi seduti al tavolo della contrattazione per un rinnovo contrattuale sulla mobilità particolarmente importante con 200mila lavoratori coinvolti. L’esigenza, condivisa alla lunga dal Miur, è sempre stata quella di migliorare certi effetti della Legge 107/2015, che se applicata in toto sarebbero stati negativi per tutti: personale, studenti e famiglie.

 

Quindi, secondo lei il Miur è cosciente di cosa andrebbe incontro se si arrivasse all’atto unilaterale?

Confidiamo nel fatto che l’amministrazione possa valutare comunque i contenuti della proposta sottoscritta con i sindacati. Peraltro condivisa dopo mesi di contrattazione.

 

In che senso?

Nel senso che in passato ci sono già stati dei casi di rifiuto, da parte della Funzione Pubblica, di questo genere di contratto. Ma poi l’amministrazione centrale dell’Istruzione ha portato a compimento un’ordinanza sufficientemente in linea con la proposta iniziale sottoscritta con i sindacati.

Però l’Anp ha molti dubbi: sostiene che lo “strappo” rispetto al comma 73 della 107 sarebbe troppo grosso.

I precedenti ci dicono di essere cauti. Già l’altro giorno è accaduto che più di qualcuno si compiacesse per smontare le nostre rivendicazioni, come nel caso dello sblocco del fondo unico per la retribuzione dei dirigenti scolastici. Peccato che già poche ore dopo si è scoperto che le cifre indicate dal Miur erano sbagliate. E pure contraddittorie nello stesso comunicato ufficiale.

 

E se stavolta, invece, il primo sindacato dei dirigenti avesse ragione? Cosa accadrebbe?

Che tutti i docenti andrebbero negli ambiti territoriali. Con una striscia enorme di contenziosi presso la magistratura. La quale non crediamo proprio abbia bisogno di questa mole di lavoro. A chi conviene che i tribunali vengano invasi dal personale della scuola?

 

Quindi è solo un problema di contenziosi?

Non solo. Perché anche la macchina organizzativo della scuola si incepperebbe: far saltare l’accordo significherebbe mettere a rischio anche la regolarità del nuovo anno scolastico.

 

Allora la decisione finale sarebbe extra-scolastica?

Sicuramente. La questione diverrebbe tutta politica. E credo proprio che chi di dovere, ad iniziare dal Governo, farebbe meglio a produrre un’ampia riflessione. Altrimenti, si prenderebbe tutta la responsabilità del pasticcio prodotto.

 

Mobilità 2016/17, per Anp l’accordo potrebbe essere bocciato dalla Funzione Pubblica: tutti negli ambiti?

da La Tecnica della Scuola

Mobilità 2016/17, per Anp l’accordo potrebbe essere bocciato dalla Funzione Pubblica: tutti negli ambiti?

Il contratto sulla mobilità potrebbe non avere il “visto” della Funzione Pubblica, con tutto il personale di ruolo che così finirebbe negli ambiti territoriali.

La Tecnica della Scuola lo sostiene da tempo. Ma oggi pomeriggio, nell’aula magna del Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” di Reggio Calabria, alla presenza di numerosi dirigenti scolastici e docenti, abbiamo avuto conferme in questa direzione.

Assistendo ad un seminario di formazione, dal titolo “Valutazione dei docenti e Bonus premiale. Assegnazione degli incarichi dagli ambiti territoriali”, ne ha parlato Antonello Giannelli, dirigente tecnico Miur.

Nel corso dell’evento, promosso dall’Anp e moderato dalla dirigente scolastica Giusy Princi, del Liceo Scientifico “Da Vinci” in rete con il Convitto Campanella e con l’I.T.G “A. RIGHI” di Reggio Calabria, il professor Giannelli ha spiegato, con efficaci grafici matematici, che il nuovo sistema valutativo, obbligatorio per legge nelle nostre scuole, non valuta la persona ma più propriamente la sua prestazione lavorativa.

In un passaggio, l’Ispettore del Miur, che è stato docente di matematica e fisica, ha illustrato alcune parti della Legge 107/2015, precisando che l’accordo di ipotesi contrattuale sulla mobilità 2016/2017 firmata dai sindacati lo scorso 10 febbraio deroga pesantemente proprio rispetto a quanto stabilito dal comma 73 della Buona Scuola: per tale motivo, non sarebbe affatto scontato che la Funzione Pubblica sia disponibile a dare l’ok sull’ipotesi di contratto 2016/17.

Secondo Giannelli non sarebbe, quindi, un colpo di scena se la Funzione Pubblica lo bloccasse. Perché le norme accordate dai sindacati con il Miur infrangono palesemente la legge di riforma della scuola approvata lo scorso mese di luglio. In tal caso, il CCNI sulla mobilità non sarebbe identico all’ipotesi siglata il 10 febbraio.

Il dubbio sibillino esposto da Giannelli, che in più occasioni la nostra testata ha messo in evidenza, conferma la drammatica possibilità di azzerare l’accordo raggiunto con i sindacati.  In buona sostanza si può certamente affermare che “sull’accordo sulla mobilità 2016/2017 incombe, come un macigno, la grossa incognita della Funzione Pubblica”.

Per il bene dei docenti che chiederanno trasferimento, si spera che non ci siano interventi ostativi dei ministeri economici. Ma quali sarebbero i punti dell’accordo, che potrebbero essere ostacolati dalla Funzione Pubblica?  Per esempio, c’è la fase A della mobilità che contraddice la Legge 107/2015, per il semplice fatto che gli assunti entro il 2014, i docenti in sovrannumero e/o in esubero, e coloro che hanno diritto al rientro entro l’ottennio, potranno fare domanda di mobilità su scuola, nel limite degli ambiti della provincia di titolarità, contrariamente a quanto la legge prevede, e che i docenti della fase B della mobilità che chiedono il trasferimento in altra provincia, sempre in contrasto con la Legge 107/2015, potranno chiedere tutte le scuole del primo ambito scelto. Ora, anche questi docenti rischiano di non poter fare più domanda “secca” sulla singola scuola.

In sostanza, anche l’Anp pone degli evidenti dubbi di legittimità sul pre accordo sulla mobilità 2016/2017, ponendosi la domanda su cosa deciderà di fare la Funzione Pubblica. Quale sarà la reazione dei sindacati, nel caso malaugurato che la FP dovesse fare saltare l’accordo raggiunto il 10 febbraio? Non osiamo immaginare!

Contratto mobilità: tutto come previsto

da La Tecnica della Scuola

Contratto mobilità: tutto come previsto

Che la vicenda del contratto sulla mobilità potesse finire male lo avevamo scritto in tempi non sospetti.

D’altra parte è almeno dal 2009, anno in cui venne approvati la legge n. 15 e il decreto legislativo 150, che le disposizioni di legge in materia di lavoro pubblico non possono più essere disapplicate mediante una legge successiva.
Per rafforzare questo principio la legge 107 ha anche aggiunto la consueta formula: “Le disposizione di cui alla presente legge non sono derogabili daila contrattazione  collettiva nazionale”.

E’ probabile che sia sindacati e Ministero dell’Istruzione fossero ben consapevoli della impossibilità di sottoscrivere un contratto in deroga alla 107, ma è evidente che non c’erano molte alternative.
I sindacati non avrebbero mai firmato un contratto che ratificasse in modo palese albi territoriali e chiamata diretta; il Miur, per parte sua, non se l’è sentita di instaurare un braccio di ferro con i sindacati che in tal modo hanno anche potuto convincere i docenti che con il contratto sarebbero state modificate le norme considerate più sgradevoli della legge 107.

Diciamo pure che la firma del contratto ha consentito al Miur di evitare il braccio di ferro e ai sindacati di accreditarsi come fermi oppositori della legge di riforma.

Ma come è possibile che i massimi dirigenti del Miur abbiano sottoscritto un contratto che si sta rivelando illegittimo? In un Paese in cui chi sbaglia paga, dirigenti da 200mila euro all’anno sarebbero seriamente sanzionati. Ma siamo in Italia e il meccanismo è diverso. In realtà negli ultimi 10 anni di contratti bloccati dagli organi di controllo ce ne sono stati più di uno, ma i dirigenti che li hanno firmati sono sempre rimasti al loro posto. Anzi, in qualche caso – dopo essere andati in pensione – sono stati persino richiamati come consulenti di chiara fama.

E c’è già qualcuno che minaccia di rivolgersi ai tribunali della repubblica se il contratto dovesse essere bloccato dalla Funzione Pubblica.

Ma che tipo di ricorso verrebbe presentato?
“Ricorriamo contro la decisione della FP di bloccare un contratto che disapplica una legge che secondo noi è sbagliata”:  non siamo esperti giuristi ma non ci risulta che il nostro ordinamento consenta di ricorrere in tribunale contro una legge considerata sbagliata.

Ma forse l’obiettivo di chi vuole rivolgersi ai tribunali non è quello di vincere una battaglia legale ma semplicemente di ribadire la proria avversione nei confronti della legge 107.

Non è bello dirlo ma questa vicenda ha tutte le caratteristiche di un pessimo “gioco delle parti” svoltosi secondo la le peggiori regole tipiche del nostro Paese.

Valutazione docenti al palo: pochi i comitati già riuniti

da La Tecnica della Scuola

Valutazione docenti al palo: pochi i comitati già riuniti

A tre mesi scarsi dal termine delle lezioni la vicenda del comitato di valutazione e dei criteri per l’attribuzione del “bonus” per il merito è ancora irrisolta.

E’  da più di un mese che gli Usr hanno nominato gli “esperti” esterrni ma dalle informazioni in nostro possesso sono ancora molto poche le scuole in cui i comitati sono stati convocati.
La motivazione di questo stato di “inerzia” sembra legata soprattutto al fatto che molti attendono “lumi” o chiarimenti da parte del Ministero.
In realtà molto difficilmente il Miur interverrà sulla vicenda, lasciando invece alle scuole ampia autonomia decisionale.
Peraltro va anche osservato che – su questo aspetto – la posizione dei sindacati del comparto appare alquanto contraddittoria: essi sostengono infatti che l’attribuzione del bonus deve passare attraverso la contrattazione di istituto; ma se così fosse non si capisce davvero perchè invocare l’intervento del Miur che, come è noto, non ha alcun titolo per fornire indicazioni su materie contrattuali.
Di avviso completamente diverso è l’ANP che invece ritiene che le scuole possano tranquilamente procedere alla definizione dei criteri sulla base dei quali i dirigenti dovranno distribuire il fondo.
Va detto che nonostante che il tema sia già stato ampiamente discusso e dibattuto, c’è ancora un po’ di confusione: basta leggere qua e là nei social network per rendersi conto che non mancano docenti convinti che dovranno essere proprio i comitati a valutare i docenti.
Senza considerare che molti sono ancora convinti che potranno accedere al bonus solamente i docenti che ne faranno esplicita richiesta.
Insomma, la confusione non manca ed è davvero difficile che a giugno tutto sia chiaro.

UilScuola: sbloccare il contratto

da La Tecnica della Scuola

UilScuola: sbloccare il contratto

Il segretario generale Uil Scuola, Pino Turi intervenendo a Bologna all’incontro con i segretari territoriali e le rsu della Uil Scuola, ha concentrato il suo intervento sulla annosa ormai questione del rinnovo del contratto di lavoro.

«Siamo alla vigilia di una mobilitazione unitaria tesa a supportare una fase di confronto contrattuale con il Governo», ha esordito il segretario generale UilScuola. «La scuola è stata investita da una legge di riforma, peraltro di dubbia costituzionalità, che non modifica l’impianto istituzionale dei cicli di istruzione, ma interviene sostanzialmente sulla governance con uno spostamento di  poteri tra dirigente, docenti ed organi collegiali, rappresentativi del personale docente ed Ata, genitori ed alunni, che ne mortificano ruolo e funzione».

I problemi che affliggono la scuola «non sono stati risolti.  Con il Governo non stiamo cercando uno scontro ideologico, bensì un confronto nel merito. La firma dell’accordo sulla mobilità del personale docente va proprio in questa direzione. Abbiamo dimostrato di non avere pregiudiziali. Certo è che se ci sarà contrapposizione, non sarà per scelta nostra.

Il sistema scuola va riformato, avendo ben chiara la visione d’insieme e soprattutto la visione reale. Aspetto questo di cui il sindacato consapevolnon vivendo, al contrario di altri, in una torre d’avorio».

Quanto «alla mancanza del rinnovo contrattuale del personale della scuola, orami si protrae da oltre sei anni – ha concluso Turi -. E ha  inciso soprattutto sul valore del  lavoro nel sistema di istruzione, oltre che sul potere di acquisto reale delle retribuzioni e quelle degli insegnanti italiani, faccio notare, sono tra le più basse d’Europa.

Importante è la fase di rinnovo perché è uno degli strumenti per modificare la legge 107. In quest’occasione non si potranno nascondere i problemi sotto il tappeto, ma si vedrà chi  ha idee. La Uil Scuola ha idee  e proposte».

Licei musicali, tavolo di confronto fra Miur e sindacati

da La Tecnica della Scuola

Licei musicali, tavolo di confronto fra Miur e sindacati

La vicenda dei licei musicali arriva al Ministero dell’Istruzione. Infatti, come si legge sul sito Flc Cgil, è previsto per la prossima settimana un tavolo di confronto fra sindacati e Amministrazione.

“Come era facilmente prevedibile data la mancanza di riscontro da parte del MIUR, si legge sul sito della Flc Cgil, in questi giorni stanno salendo le proteste e gli appelli a mezzo-stampa perché l’emergenza dei tempi sta mettendo in seria preoccupazione i docenti interessati e a rischio concreto la continuità didattica delle materie di indirizzo”.

La nota del sindacato prosegue facendo luce sull’intera vicenda: “Il cuore della protesta è l’accesso agli insegnamenti di questi nuovi percorsi ordinamentali che, nell’azione congiunta tra mobilità straordinaria prevista dalla legge 107/15 e reclutamento previsto dal prossimo concorso, potrebbero perdere il patrimonio di professionalità acquisito nei tempi recenti della loro formazione.
Abbiamo chiarezza delle questioni in campo e già nel testo sulla mobilità 2016/2017 è stata inserita una sequenza contrattuale relativa all’assegnazione dei docenti sui posti destinati, cioè il 50% di quelli vacanti”.

Quindi, le speranze dei docenti dei licei musicali e coreutici passano dai sndacati: “Insieme alle altre sigle sindacali ci siamo fatti interpreti della richiesta di un tavolo tecnico col Miur sulle questioni cruciali ancora senza indicazioni: in primis la trasparenza sulla costituzione delle cattedre e il relativo fabbisogno di organico nelle discipline di indirizzo, quindi le modalità che regolano il passaggio alle nuove classi di concorso atte a valorizzare la professionalità e il profilo specifico già acquisito. Attualmente risultano attive 126 sezioni, per un totale di 147 corsi. Dalla lettura delle programmazioni dell’offerta formativa 2016/2017 approvata dalle Regioni, emerge che il numero dei licei musicali crescerà ulteriormente”.

Il sindacato guidato da Domenico Pantaleo precisa: “in assenza di specifiche classi di concorso, in questi anni, in via transitoria e con interpretazioni anche “territoriali”, sono stati utilizzati docenti delle discipline musicali delle secondarie di primo e secondo grado, sia con contratto a tempo indeterminato che precari. In entrambi i casi, il loro impegno e la loro capacità di ricerca hanno costruito ex-novo il corso di studi, sviluppando una didattica specifica che ha portato al forte incremento della richiesta e alla necessità di istituire tante nuove sezioni”.

La Flc Cgil ricorda che “con le norme attuali in via di applicazione, solo una parte di questi docenti potrà trovare conferma definitiva negli insegnamenti del liceo musicale: da qui nasce la forte protesta a cui, forse già da oggi, il Miur pare dare ascolto”.

Cyberbullismo: per 77% presidi è reato, ma i genitori minimizzano

da tuttoscuola.com  

Cyberbullismo: per 77% presidi è reato, ma i genitori minimizzano
Una ricerca del Censis evidenzia la diversa valutazione del fenomeno che danno i dirigenti scolastici rispetto ai genitori

Il bullismo diventa sempre di più “cyber”. Per il 77% dei presidi delle scuole italiane medie e superiori internet è l’ambiente dove il fenomeno è più frequente, più che nei luoghi di aggregazione dei giovani (47%), nel tragitto tra casa e scuola (35%) o all’interno della scuola stessa (24%).

I dati sono tratti dalla ricerca  “Verso un uso consapevole dei media digitali”, realizzata dal Censis in collaborazione con la Polizia postale e delle comunicazioni sulla base delle risposte fornite da 1.727 dirigenti scolastici di tutta Italia.

Il 52% dei presidi ha dovuto gestire personalmente episodi di cyberbullismo, il 10% casi di sexting – l’invio con il telefonino di foto o video sessualmente espliciti – e il 3% casi di adescamento online.

Il 77% dei presidi ritiene il cyberbullismo un vero e proprio reato, e nel 51% dei casi accaduti è stato necessario rivolgersi alle forze dell’ordine: eppure, per l’81% dei dirigenti scolastici i genitori tendono a “minimizzare il problema“, giudicando il bullismo digitale poco più che uno scherzo tra ragazzi. Al punto che per il 49% dei presidi la maggiore difficoltà da affrontare è proprio rendere consapevoli i genitori della gravità dell’accaduto, per il 20% capire esattamente cosa sia successo.

Didascoperta

DIDASCOPERTA di Umberto Tenuta

CANTO 643 DIDATTICA DELLA SCOPERTA

Didattica attiva.

Didattica operativa.

Didattica intuitiva.

Didattica capovolta.

 

Le mille e una didattiche.

Decantate, amate, attuate.

Ma una sola è la più bella.

Quella che l’UOMO ha utilizzato nel cammino dei millenni.

Quella che gli uomini attuavano quando non c’era la scuola.

Quella che ha costruito l’intelligenza dell’uomo.

Quella che ha fatto uomo l’uomo.

Quella che ha costruito la CULTURA.

Se l’uomo, senza maestri, ha costruito la cultura che lo ha fatto uomo, non è logico che ogni figlio di donna, per diventare uomo, segua la stessa strada?

Ed allora, per piacere, smettiamola di cincischiare sul parto dei figli di donna.

Il parto alla condizione umana.

Dal grembo materno viene alla luce il bimbo.

E non è un uomo.

È solo un candidato alla condizione umana.

Resterà il Selvaggio dell’Aveyron, se un altro parto non lo farà nascere uomo.

È il parto dell’EDUCAZIONE.

Educare significa aiutare il figlio di donna a farsi uomo.

Se l’ostetricia è giunta ormai a livelli ottimali per garantire il parto della donna, l’EDUCAZIONE rimane troppo spesso ai livelli primordiali della lezione, orale, intuitiva, digitale.

Amici miei, diamoci una mossa!

Ben so quanto sia faticoso e difficile cambiare il metodo didattico.

Ma avanti così non si può più andare!

Soprattutto non si può più continuare a far lezioni, ripetizioni, interrogazioni, valutazioni, lasciando immobili gli alunni seduti nei banchi.

Non è l’attività del docente che deve cambiare.

Ma è l’attività degli studenti che deve cambiare.

Non più attenti ad ascoltare, a guardare, a memorizzare, a vomitare quanto ingerito il giorno prima.

Suvvia, torniamo indietro nei Millenni!

Lasciamo che nel mondo reale nel quale vivono gli studenti ricerchino, scoprano, inventino le risposte ai loro perché.

Cessiamo di sgolarci.

Facciamo silenzio.

Non loro.

Noi!

Sono loro che debbono mettere in moto le loro intelligenze.

Per scoprire, inventare, costruire le risposte ai loro perché.

Perché la barca galleggia?

Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?

Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
Di mirar queste valli?

Perché l’erba cresce?

Perché noi non voliamo che le colombe?

Perché i tetti con le tegole?

Perché la maestra Lina canta?

Perché…

Zitta, zitta, zitta, tu, o Maestra sapientona!

Sono loro che debbono scoprire, inventare, costruire le risposte.

Solo così imparano a trovare le risposte ai loro mille perché.

Solo così un giorno non avranno più bisogno di te.

Maestra, il tuo più grande merito è quello di renderti inutile!

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

Altri saggi sono pubblicati in

www.rivistadidattica.com

E chi volesse approfondire questa o altra tematica

basta che ricerchi su Internet:

“Umberto Tenuta” − “voce da cercare”

 

Nota 11 marzo 2015, AOODGOSV 2842

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
D.G. per gli Ordinamenti scolastici e la Valutazione del S.N.I.

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI
Al Sovrintendente agli Studi per la Regione Autonoma della Valle d’Aosta
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia Autonoma di Bolzano
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia Autonoma di Trento
All’Intendente Scolastico per le scuole delle località ladine di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca di Bolzano

Nota 11 marzo 2015, AOODGOSV 2842

Oggetto: II edizione del Concorso a tema “AVUS PER SAN GIULIANO DI PUGLIA” – anno 2016.