Il TAR Lazio chiarisce l’esclusiva competenza delle ASL nelle certificazioni per l’inclusione scolastica

Il TAR Lazio chiarisce l’esclusiva competenza delle ASL nelle certificazioni per l’inclusione scolastica (Sent. 2093/16)

La Regione Lazio aveva emanato nel 2009 la circolare n° 18157/D4/00 che consentiva le certificazioni per l’inclusione scolastica, oltre che alle ASL, anche ad Aziende ospedaliere, Centri universitari, centri convenzionati ai sensi dell’art. 26 della L. n° 833/78 e a centri accreditati ai sensi del D.lgs n° 502/92.

Essendo negli anni successivi cresciuta la percentuale di certificazioni di alunni con disabilità nel Lazio rispetto alla media nazionale, nel 2014 la Regione Lazio ha emanato la Circolare n° 212522 nella quale si stabilisce che le uniche certificazioni per l’inclusione scolastica sono quelle rilasciate dai TSMREE (Tutela, Salute Mentale e Riabilitazione in Età Evolutiva) dell’ASL (vedi scheda n° 473. Certificazioni per l’inclusione scolastica nel Lazio (Reg. Lazio 212522/14)).

Alcuni centri convenzionati ed accreditati hanno impugnato con ricorso al TAR quest’ultima circolare.

Il TAR lazio con la sentenza n° 2093 del 9/2/2016 depositata in segreteria il 17/2/2016 ha rigettato il ricorso condannando i ricorrenti al pagamento delle spese.

L’argomentazione della corte poggia sull’esclusività della funzione certificativa pubblica delle ASL e sulla libertà di scelta delle famiglie nel rivolgersi ai centri convenzionati o accreditati per gli adempimenti successivi alle certificazioni, cioè formulazione della Diagnosi Funzionale, del Profilo Dinamico Funzionale e dei PEI.

Ecco due passaggi significativi delle motivazioni:

“obiettivo [della circolare impugnata n.d.r.] (è) anche quello di limitare la produzione di certificazioni di provenienza assai varia e foriera di incontrollata eterogeneità di giudizi diagnostici, che mal si concilia con la funzione pubblica di assicurare eguali trattamento e risorse a situazioni comparabili.”

“Ancora, è infondato il motivo di ricorso che denuncia una cesura tra la fase certificativa e i successivi specifici adempimenti, tenuto conto, per quanto si è detto più sopra, che ai GLHO e alla definizione dei PEI assolvono sia i TSMREE che i Centri di riabilitazione presso cui gli alunni sono in trattamento.”


OSSERVAZIONI

Ferma restando l’importanza dell’affermazione dell’esclusiva potestà certificativa pubblica delle ASL, si pongono alcuni problemi interpretativi con riguardo all’organismo delle ASL cui spetta tale potere certificativo.

Infatti la L. n° 104/92 all’art. 4 stabilisce che l’individuazione delle persone con disabilità (che quindi hanno diritto alle misure previste dalla stessa l. 104/92, compreso l’insegnante per il sostegno e l’AEC) è di competenza delle commissioni mediche ASL per l’accertamento dell’invalidità che, integrate da un operatore sociale e da un esperto dei casi da esaminare, assumono anche la competenza per l’accertamento dell'”handicap”.

Però il regolamento applicativo della L. n° 104/92 emanato con DPR del 24/2/1994, per l’individuazione degli alunni con disabilità, all’art. 2 introduceva una grossa novità prevedendo che a tale accertamento provvedeva uno specialista della patologia segnalata o uno psicologo della ASL o di centri con essa convenzionati. Con ciò si legittimava una certificazione individuale di alunno con disabilità, ai soli fini dell’esercizio del diritto allo studio, diversa dalle certificazioni collegiali previste dall’art. 4 della L. n° 104/92 per tutti gli altri effetti della stessa Legge (permessi, congedi, agevolazioni, ecc.).

Essendo aumentate in modo esponenziale le certificazioni di alunni con disabilità ai fini scolastici negli anni successivi, il Governo fece approvare nella L. n° 289/2002 l’art. 35 comma 7 nel quale si stabilisce che:

“All’individuazione dell’alunno come soggetto portatore di handicap provvedono le aziende sanitarie locali sulla base di accertamenti collegiali, con modalità e criteri definiti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri”.

Il DPCM è stato emanato nel 2006 con n° 185. Esso ribadisce la competenza della ASL tramite un “organismo collegiale” (senza individuarlo) che comunque deve occuparsi della certificazione degli alunni con disabilità, separata dagli altri accertamenti di persona con disabilità previsti dall’art. 4 della L. n° 104/92.

Però nello stesso anno il Parlamento ha approvato la L. n° 80/06 che all’art. 6, comma 1 stabilisce che:

“Le regioni, nell’ambito delle proprie competenze, adottano disposizioni dirette a semplificare e unificare le procedure di accertamento sanitario […] effettuate dalle apposite Commissioni in sede, forma e data unificata per tutti gli ambiti nei quali e’ previsto un accertamento legale.”

Conseguentemente, anche l’individuazione degli alunni con disabilità avrebbe dovuto rientrare nella logia di semplificazione e di unificazione degli accertamenti con un unica visita.

Però nel 2008 viene sancita l’Intesa Stato-Regioni del 20 marzo sull’inclusione scolastica che all’art. 2 prevede che sia l’Unità multidisciplinare del servizio per l’infanzia e l’adolescenza della ASL ad individuare l’alunno con disabilità, separando nuovamente la certificazione di alunno con disabilità dalle altre certificazioni di invalidità e di handicap.

Successivamente la L. n° 111/11  sembra dare attuazione alla L. n° 80/06 laddove prevede all’art. 19, comma 11, ultimo periodo che:

“Le commissioni mediche di cui all’articolo 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, nei casi di valutazione della diagnosi funzionale costitutiva del diritto all’assegnazione del docente di sostegno all’alunno disabile, sono integrate obbligatoriamente con un rappresentante dell’INPS, che partecipa a titolo gratuito.”

Infatti qui l’organo collegiale previsto per l’individuazione dell’alunno con disabilità torna ad essere la commissione medico-legale di cui all’art. 4 della L. n° 104/92 che deve essere integrata con un medico dell’INPS (si accennerà in seguito all’anomalia introdotta da questa norma consistente nella diagnosi funzionale come “costitutiva del diritto all’assegnazione del docente di sostegno”).

Malgrado quest’ultima norma alcune regioni, tra cui il Lazio ed il Veneto, hanno individuato come organismo collegiale per le certificazioni della disabilità degli alunni le unità multidisciplinari dei servizi per l’infanzia e l’adolescenza delle ASL (TSMREE, UVMD…).

Invero tali regioni hanno solo in parte recepito l’Intesa Stato-Regioni del 20/3/2008, limitatamente alle Unità multidisciplinari per l’individuazione degli alunni con disabilità, ignorando totalmente la parte concernente la riformulazione della Diagnosi Funzionale ad opera non solo della ASL ma anche della famiglia e della scuola.

Quanto al Veneto, a seguito delle proteste delle associazioni, l’apposita circolare n° 1400/16 che assegnava a dette unità multidisciplinari l’accertamento degli alunni con disabilità è stata ritirata dal sito, ripristinando quindi la competenza delle commissioni medico legali ASL/INPS dell’art. 4 della L. n° 104/92 (Vedi le schede n° 515 e n° 517).

Quanto al Lazio invece detta regione ha ottenuto la sentenza del TAR oggetto di questa scheda che ribadisce la validità degli accertamenti svolti dalle unità multidisciplinari dei servizi per l’infanzia e l’adolescenza delle ASL (TSMREE).

A questo punto ci si augura che il MIUR nell’emanando Decreto Delegato sull’inclusione scolastica in attuazione della L. n° 107/15, art. 1, comma 181, lett. c), voglia chiarire definitivamente la questione o confermando il dualismo tra le certificazioni dell’unità multidisciplinare delle ASL per i soli alunni con disabilità e le altre certificazioni previste dalla stessa L. n° 104/92 oppure facendo coincidere tutte le certificazioni in capo alla commissione dell’art. 4 della L. n° 104/92.

Le associazioni preferirebbero la seconda soluzione al fine di evitare doppie visite di accertamento.

Resta definitivamente da chiarire pure la novità introdotta dall’art. 19, comma 11 della L. n° 111/11 secondo cui sarebbe la Diagnosi Funzionale l’unico documento per l’assegnazione delle ore di sostegno e redatta dalla medesima commissione di cui all’art. 4 della L. n° 104/92 (commissione per l’accertamento dell’invalidità e dell’handicap sia pure integrata dal medico dell’INPS).

In proposito sia consentito far presente che sino a tale norma l’assegnazione delle ore di sostegno e delle altre risorse (AEC…) è stata prevista sempre dal PEI e non dalla diagnosi funzionale o dalla certificazione della disabilità dell’alunno. Ne fa fede l’esplicita affermazione contenuta nella L. n° 122/10, art. 10, comma 5 che così recita:

“I soggetti di cui all’articolo 12, comma 5, della legge 5 febbraio 1992, n. 104 (GLH), in sede di formulazione del piano educativo individualizzato, elaborano proposte relative all’individuazione delle risorse necessarie, ivi compresa l’indicazione del numero delle ore di sostegno, che devono essere esclusivamente finalizzate all’educazione e all’istruzione, restando a carico degli altri soggetti istituzionali la fornitura delle altre risorse professionali e materiali necessarie per l’integrazione e l’assistenza dell’alunno disabile richieste dal  piano educativo individualizzato.”

Ciò in continuità con quanto già stabilito dal DPCM n° 185/06, art. 5 e confermato anche dalla sentenza della Corte di Cassazione n° 25011/14 che considera il PEI l’unico documento vincolante ai fini dell’assegnazione delle risorse per l’inclusione scolastica da parte dell’Amministrazione Scolastica.

Anche l’Intesa Stato-Regioni del 20/03/2008, pur se poco e/o parzialmente recepita dalle singole regioni, nell’art. 3 conferma come sia il PEI il documento dove vanno individuate ed indicate le risorse ritenute utili all’inclusione scolastica:

“Il Piano [Educativo Individualizzato – n.d.r.] segnala la tipologia e la funzionalità delle esigenze complessive di risorse professionali”.

Ed invero sembra irragionevole attribuire alla certificazione di alunno con disabilità o alla Diagnosi Funzionale, che vengo elaborati dalla sola ASL, l’assegnazione delle risorse per l’inclusione scolastica necessarie alla realizzazione del PEI, che invece è formulato dal GLHO composto da tutti i soggetti coinvolti in questo processo (tra cui anche la ASL).

Si confida che anche su questo aspetto il Ministero, nell’elaborazione del Decreto Delegato sull’inclusione scolastica, faccia chiarezza modificando il disposto della L. n° 111/11.

Alternanza scuola-lavoro: Protocollo Miur e Polo Museale della Toscana

Alternanza scuola-lavoro
Firmato Protocollo tra Miur e Polo Museale della Toscana
Toccafondi: “Musei toscani diventano luogo di crescita per i ragazzi”

È stato firmato oggi, presso l’Istituto ‘Russell Newton’ di Scandicci, il Protocollo d’intesa tra Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ed il sistema museale della Toscana, intitolato “La Vita Civile – Sistema Toscana”.  Insieme al Sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi, hanno partecipato alla firma del documento Eike Schmidt, Direttore del Museo Statale Autonomo “Galleria degli Uffizi”, Marco Ciatti, Direttore del Museo Autonomo del MIBACT “Opificio delle Pietre Dure”, e  Domenico Petruzzo, Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale della Toscana.

“Grazie a questo protocollo, in Toscana gli studenti potranno andare in alternanza scuola-lavoro anche nei musei della Regione – sottolinea Toccafondi -. L’alternanza, grande novità introdotta dalla riforma della scuola, è far fare esperienza ai ragazzi e questo non avviene solo andando in azienda. Molte sono le iniziative che le scuole stanno sperimentando con associazioni, amministrazioni comunali, parchi, università, musei. Questi ultimi, locali e statali, stanno rispondendo positivamente alle nostre richieste”.

Con questo accordo i ragazzi delle scuole secondarie di II grado delle Province di Firenze, Prato e Pistoia avranno la possibilità di attuare i percorsi di alternanza nei musei, in realtà incardinate all’interno del Polo Museale Regionale della Toscana alle quali si aggiungono il Museo Statale Autonomo “Galleria degli Uffizi”, il “Museo Nazionale del Bargello” ed il Museo Autonomo del MIBACT “Opificio delle Pietre Dure.

Ad oggi sono già 23 le realtà museali toscane che hanno aderito al protocollo. “Questi numeri – ha aggiunto Toccafondi – sono segno dell’importanza e del valore di questo progetto. Delle oltre 45 scuole secondarie coinvolte, inoltre, sono già 32 quelle che hanno aderito, comunicando ognuna il numero di ragazzi che vorrebbero impegnare nel progetto di alternanza, per un totale di 3.783. Numeri molto significativi che sottolineano la volontà della scuola di aprirsi, di effettuare progetti di alternanza validi e con una proposta formativa di livello”.

Giornata persone Down. Lavorare sull’indipendenza, pensando al “Dopo di noi”

da Redattore sociale

Giornata persone Down. Lavorare sull’indipendenza, pensando al “Dopo di noi”
Si celebra oggi nel mondo. Più della metà non sa prendersi cura della propria salute, la stragrande maggioranza non lavora. Speziale (Anffas): “Situazione che deve essere modificata radicalmente, dando alle persone con Sindrome di Down gli strumenti e i sostegni adeguati per essere cittadini al pari di tutti gli altri”

21 marzo 2016

ROMA – Si celebra oggi, 21 marzo 2016, la Giornata Internazionale delle Persone con Sindrome di Down, evento riconosciuto dall’Onu che si svolge il 21 marzo proprio perché il 21 è il numero della coppia cromosomica presente all’interno delle cellule che caratterizza la Sindrome di Down e il 3 (marzo, terzo mese dell’anno) rappresenta il cromosoma in più. In programma alle Nazioni Unite vi è la Conferenza Internazionale dal titlo “My Friends, My Community – The benefits of inclusive environments for today’s children and tomorrow’s adults”, ossia “I miei amici, la mia comunita’ – i benefici degli ambienti inclusivi per i bambini di oggi e gli adulti di domani” che è così divenuto il tema della Giornata stessa. L’obiettivo di quest’anno quindi è sensibilizzare sull’importanza degli interventi precoci e dei supporti adeguati che possono e devono essere dati alle persone con Sindrome di Down perché è con questi che- come ampiamente dimostrato anche dalla ricerca scientifica- si possono raggiungere alti livelli di autonomia ed indipendenza in tutti gli ambiti della vita.

Pienamente consapevole di questo aspetto, Anffas Onlus – Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale, da tempo ha incentrato la sua attenzione sulla dimensione adulta delle persone con Sindrome di Down partecipando anche al recente convegno “L’invecchiamento delle persone con Sindrome di Down in Italia: i risultati del progetto di ricerca Dosage (Functioning and disability of AGEing people with DOwn Syndrome)”, progetto finanziato dalla Fondazione Jerome Lejeune di Parigi e coordinato dalla SOSD Neurologia, Salute Pubblica e Disabilità della Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Neurologico Carlo Besta in collaborazione con Anffas e Aipd”.

Secondo i dati presentati durante il convegno in Italia, la stima di persone con Sindrome di Down nel 2007 era di 48.000 persone, di cui 10.500 tra 0 e 14 anni, 32.000 tra i 15 e i 44 anni, e 5.500 oltre i 44 anni. Il progetto ha preso in esame, attraverso dei questionari somministrati ad operatori e familiari, la vita di 136 persone con Trisomia 21 tra i 45 e i 67 anni- 53.3 anni la media esatta, 61 femmine (44.9%) e 75 maschi (55.1%)- presenti in 15 Regioni Italiane, studiando come la loro condizione di salute e di disabilità interagisce con l’ambiente che le circonda, e mettendo in evidenza alcuni dati importanti: il 42.6% delle persone non ha conseguito alcun titolo di studio, del 54.5% che ha conseguito un titolo di studio, il 27.2% ha conseguito la licenza elementare, il 26.5% la licenza di scuola media inferiore e solo una persona ha conseguito il diploma di scuola media superiore. Di conseguenza, vi è un 46.3% che ha nulla la capacità di lettura, un 40.7% nulla la capacità di scrittura e un 68.4% nulla la capacità di eseguire i calcoli.

Secondo i familiari e gli operatori intervistati, inoltre, il 56.3% delle persone con SD non è in grado di prendersi cura della propria salute e il 48.1% non sa assumere autonomamente le medicine, mentre sono per lo più in grado di lavare e asciugare il proprio corpo (76.3%). Per quanto riguarda l’attività lavorativa, il 79.4% del campione non lavora e non ha mai lavorato, solo l’8.1% ha lavorato in passato e solo il 5.1% oggi lavora. Il futuro è un’altra area che presenta dati significativi: il 44.1% degli intervistati ha dichiarato che ad essersi occupati dell’organizzazione del futuro sono stati soprattutto i fratelli o le sorelle quando sono venuti a mancare i genitori oppure se ne sono occupati i genitori ancora in vita (25.0%). Infine, il 53.7% ha dichiarato che la persona con Sindrome di Down non ha mai espresso particolari desideri o aspettative riguardanti il suo futuro, mentre il 25.7% ha espresso nel tempo il desiderio di poter continuare con la propria famiglia, oppure insieme ai propri amici/da solo o con il partner (12.5%), continua Anffas Onlus.

“I risultati di questa ricerca a cui Anffas ha partecipato con entusiasmo, consapevole del quadro che si sarebbe venuto a creare, ha permesso ancora una volta di affermare quanto da tempo stiamo portando all’attenzione dell’opinione pubblica, delle istituzioni e delle famiglie stesse, ossia che è fondamentale lavorare sin dall’infanzia alla realizzazione ed attuazione di progetti individualizzati nel durante noi per arrivare al massimo livello di autonomia possibile, promuovendo in questo modo non solo l’indipendenza delle persone con Sindrome di Down ma anche la costruzione del ‘Dopo di Noi’, tassello fondamentale- ed oggi al centro di numerosi dibattiti e discussioni- per garantire la migliore qualità di vita possibile soprattutto in un’ottica di società inclusiva. È necessario riflettere attentamente su questa ricerca per innescare un cambiamento: è ormai ovvio, infatti, come questa sia una situazione che deve essere modificata radicalmente, dando alle persone con Sindrome di Down, già dai primi anni di vita, gli strumenti e i sostegni adeguati per essere cittadini al pari di tutti gli altri ed avere così un futuro da adulti autonomi, consapevoli, attivi in ogni ambito della nostra comunità, dalla scuola al lavoro, con la possibilità di dare all’ambiente che li circonda l’apporto e il contributo che possono e devono dare come ogni altra persona, eliminando così il pregiudizio che li vede solo come persone da assistere o da curare per tutta la loro vita”, dichiara Roberto Speziale, presidente nazionale di Anffas e padre di un ragazzo con Sindrome di Down. (DIRE)

Il segnale forte del personale ATA…….. NOI ESISTIAMO!!!!!

Il segnale forte del personale ATA…….. NOI ESISTIAMO!!!!!
18 MARZO 2016…..GRANDE SUCCESSO DELLO SCIOPERO PROCLAMATO DALLA FEDER.A.T.A
100.000 ATA hanno scioperato- NO all’esternalizzazione dei servizi

“Dopo tutti i boicottaggi  messi in campo dal Governo e dai sindacati FLC-CGIL, CISL, UIL, SNALS contro la FederATA, nel silenzio degli organi d’informazione nazionale, più del 70% delle scuole ieri  sono rimaste chiuse e più di 100.000 colleghi ATA  hanno scioperato”- ha dichiarato il Presidente Mancuso.

Purtroppo ci dispiace che molti dirigenti scolastici non abbiano rispettato la Legge sui servizi minimi da garantire, facendo aprire le scuole ai docenti e facendo attività didattica senza collaboratori scolastici. Anche nella scuola della Sig.ra Renzi abbiamo avuto la totale adesione del personale ATA allo sciopero.

“Siamo molto contenti, continua Mancuso, che finalmente il personale ATA inizi ad essere unito e compatto in difesa della propria dignità professionale, in difesa dei posti di lavoro e contro la esternalizzazione dei servizi, NON VOGLIAMO LE COOPERATIVE!!!”
Massiccia è stata anche la partecipazione alla manifestazione davanti al Ministero.

Alla manifestazione, a sostegno della categoria, sono intervenute  le On. Silvia Chimienti e Maria Marzana del M5S.

Una delegazione della Feder.ATA composta dal  Presidente Giuseppe Mancuso, dai componenti della Direzione Nazionale Luigi C. Calabrò, Antonella Brandetti, Pasquale Bontà, Antonio Carrella, Simonetta Carbone e Giuseppe Diodato, durante la manifestazione è stata ricevuta dal Dirigente dell’Ufficio V del MIUR Personale ATA  Dott. Giacomo Molitierno e dal Dott. Tonino Proietti Dirigente alle Relazioni Sindacali del M.I.U.R.

Dopo un ampio confronto sui punti oggetto delle nostre rivendicazioni – dichiara il Presidente Mancuso- non abbiamo ricevuto risposte concrete, anzi, continuano a prenderci in giro con la complicità della FLCGIL, CSIL, UIL e SNALS, ED È PER QUESTO CHE LA FEDER.ATA INTRAPRENDERÀ IL PERCORSO DEI RICORSI, ANCHE SE I DIRIGENTI DEL MIUR HANNO  DICHIARATO CHE SU  ALCUNI  PUNTI A  BREVE  RICEVEREMO DEI SEGNALI POSITIVI.

Abbiamo compreso che non ci saranno immissioni in ruolo, vogliono ridurre al massimo l’organico dei collaboratori scolastici e degli assistenti amministrativi per far posto alle cooperative, non vogliono gli assistenti tecnici  negli istituti comprensivi.

Con l’ampia partecipazione allo sciopero, il personale ATA- dichiara il Presidente Mancuso- ha detto basta a tutti i soprusi che la categoria riceve giornalmente ed è sceso in campo con l’unico sindacato di categoria, la Feder.ATA.- Ora che siamo riusciti a risvegliare la coscienza e la dignità di tutto il personale A.T.A. – dichiara Mancuso – inizia il percorso dell’organizzazione della Feder.ATA su tutto il territorio nazionale.

La Feder.ATA si pone come unico sindacato del personale ATA, alternativo alla FLCGIL, CISL, UIL e SNALS, complici del Governo Renzi, che invece di aiutarci e scendere in campo con noi, hanno remato contro con piccoli stratagemmi, talvolta con dicerie assurde.

In conclusione, il Presidente Nazionale della FederATA, Giuseppe Mancuso- rivolge un appello ai colleghi ATA:

NON FATEVI PRENDERE IN GIRO DAI CONFEDERALI E DALLE OO.SS. FLCGIL, CISL, UIL e SNALS,
STRAPPATE LE TESSERE E DIAMO FORZA ALL’UNICO SINDACATO DEL PERSONALE ATA – LA FEDER. ATA!!!
AVVIAMO I RICORSI PER FAR VALERE I NOSTRI DIRITTI!!!

Tiriticco – Pace, Professione Docente

prof_doc

Un libro ben fatto per fare buone teste

la professione docente in una scuola che cambia

 

Maurizio Tiriticco e Salvatore Pace hanno scritto per la Tecnodid un libro con cui si affrontano ad ampio raggio e con mirate puntualizzazioni le numerose problematiche che riguardano oggi il nostro “Sistema Nazionale di Istruzione e Formazione” soprattutto in relazione agli ultimi interventi normativi e alle modifiche che propongono all’organizzazione scolastica e alle attività di insegnamento/apprendimento.

Dopo un excursus relativo alla storia della nostra scuola, dall’Unità al varo dell’autonomia e alle innovazioni indotte dal novellato Titolo V della Costituzione e delle recenti riforme, segue una dettagliata trattazione sulle modifiche organizzative e didattiche proposte dalla legge 107/2015. Particolare importanza assumono oggi le indicazioni che ci giungono da parte dell’Unione europea, con particolari e mirate Raccomandazioni, in materia di istruzione generalista e di formazione professionale, delle quali occorre tenere il debito conto per garantire ai nostri giovani l’accesso a conoscenze e competenze sempre più mirate e a un mercato del lavoro sempre più sovranazionale.

Un’attenzione particolare viene data alle problematiche pedagogiche quanto mai necessarie per insegnare oggi secondo metodologie attive e quella didattica autenticamente laboratoriale costantemente richiamata sia dalle Indicazioni nazionali per il primo ciclo e per i licei che dalle Linee guida per gli istituti tecnici e professionali. Non mancano precise indicazioni relative sia ai problemi emergenti da situazioni di disagio (Dsa, Bes, alunni stranieri) che all’apprendimento per competenze, sempre nella prospettiva di uno scenario europeo. Particolare attenzione viene data alla professione docente per quanto riguarda – pur nel contesto della libertà di insegnamento, in quanto principio costituzionale – i doveri e le responsabilità che le derivano sia dal contratto di lavoro che dalla più recente normativa.

Chiude il volume una serie di allegati: le due Raccomandazioni europee relative rispettivamente alle competenze di cittadinanza e a quelle culturali; indicazioni per la progettazione per competenze; i modelli di certificazione delle competenze attualmente in vigore nella nostra scuola, nonché una serie di link utili per accedere a documenti di rilievo reperibili dal sito della Tecnodid: www.notiziedellascuola.it.

Maurizio Tiriticco, ispettore emerito, esperto di politiche formative, ha insegnato lettere in tutti gli ordini e gradi di scuola e scienze dell’educazione a Roma Tre con la cattedra di Raffaele Laporta. E’ stato rappresentante italiano a Bruxelles dal 1987 fino al 1995 presso il Comitato Europeo dell’Educazione – nell’ambito CEE, poi UE – costituitosi per le attività di ricerca e di definizione dei primi documenti propositivi sulla Dimensione Europea nell’Insegnamento. E’ attivo nella formazione continua degli insegnanti per quanto attiene le problematiche della progettazione didattica e della valutazione degli apprendimenti. E’ autore di numerose pubblicazioni di carattere pedagogico.

Salvatore Pace, nato a Napoli nel 1957 e lì laureatosi in Storia e Filosofia, è stato docente di Scienze Umane e Storia fino al 1991, anno in cui vinse il concorso per il ruolo dei Capi di Istituto. Ha sviluppato nel tempo un’intensa produzione su riviste specialistiche di Scienze dell’Educazione ed ha pubblicato testi di Pedagogia e legislazione scolastica ampiamente usati, sin dal 1990, per preparazione ai concorsi ed attività aggiornamento per Docenti e Dirigenti Scolastici. Attualmente dirige il Liceo Classico “Adolfo Pansini” di Napoli.

“Le scuole pubbliche cadono a pezzi e noi pensiamo a sperperare con l’Olimpiade 2024”

da La Tecnica della Scuola

“Le scuole pubbliche cadono a pezzi e noi pensiamo a sperperare con l’Olimpiade 2024”

“Le Olimpiadi si sono rivelate nel corso degli anni un modo per sperperare i soldi pubblici”, che invece vanno usati per il quotidiano, a partire dalla scuola.

È una stroncatura senza riserve, quella espressa da Virginia Raggi, candidata sindaco di Roma del Movimento 5 Stella, ospite de ‘L’intervista’ su SkyTg24, a proposito della volontà del Governo, con l’avallo del Coni, di attuare le Olimpiadi nella capitale nell’edizione del 2024.

Raggi sostiene che “tantissime altre città del mondo si stanno ritirando come Stoccolma e Oslo. Tutte le statistiche ci dicono che gli Stati si indebitano. Roma ha bisogno di puntare sul quotidiano”.

A poco meno di 100 giorni all’elezione del nuovo sindaco, nella capitale la campagna elettorale di avvicinamento è già viva. La candidata sindaco ha infatti snocciolato una carrellata di problematiche irrisolte con cui si debbono confrontare tutti i giorni cittadini romani.

“Abbiamo un sistema di trasporto pubblico che è inefficiente e addirittura la scorsa amministrazione ha deciso di tagliare le linee degli autobus – ha concluso l’esponente del M5S – abbiamo una rete di strade devastata dalle buche, una gestione dei rifiuti fallimentare, le scuole pubbliche che cadono a pezzi. Noi dobbiamo ripartire dal quotidiano”. Il riferimento della Raggi, quindi, va anche alle scuole dell’infanzia gestite dal comune capitolino, come all’assistenza e manutenzione degli istituti primari e secondari di primo grado.

Il Pd sa bene che la riforma è osteggiata dalla maggior parte dei docenti

da La Tecnica della Scuola

Il Pd sa bene che la riforma è osteggiata dalla maggior parte dei docenti

“È stato facile andare nelle scuole italiane e sostenere una riforma della scuola avversata da larga parte di studenti e insegnanti?”.

La domanda provocatoria è di Roberto Speranza, deputato Pd che guida Sinistra riformista, ed è giunta il 20 marzo nel suo intervento al congresso dei Giovani democratici.

L’ammissione non è da poco: perché il partito di maggioranza di Governo, seppure per bocca di un componente non troppo vicino all’entourage renziano, di fatto fa sapere di essere cosciente che le novità della Legge 107/15 (albi territoriali, 200 milioni di euro al 10-20% dei prof, dirigenti con più poteri e responsabilità) non piacciono alla maggior parte di chi opera negli istituti scolastici. E fare politica con la Scuola contro non è un’opera agevole.

“Da dirigente Pd – ha infatti detto ancora Speranza -, è dura per me certe volte spiegare perché il Pd è la risposta ai problemi del Paese. E’ stato facile spiegare che togliamo la tassa sulla casa anche a chi è miliardario? Io penso di no”.

Il deputato è cosciente del malcontento dei cittadini. “Il Pd vorrei fosse un soggetto che dice nel Paese che guarda al mondo con gli occhi di una generazione che non ce la fa più. Sono molto preoccupato, perché la generazione di chi è venuto dopo di me rischia di essere l’epicentro della rottura del rapporto tra politica e cittadini: non nascondiamoci, non mettiamo la testa sotto la sabbia”,

Quella di Speranza, però, vuole essere una critica costruttiva. “Penso che nonostante tutto abbiamo bisogno di credere in questo partito. Le speranze e il futuro dell’Italia dipendono dalla capacità del Pd di essere all’altezza delle proprie sfide. Il Pd è il futuro del Paese”, conclude.

“Abbiamo una enorme responsabilità: siamo il Pd e se non ce la facciamo noi fuori c’è il trio Berlusconi-Salvini-Grillo, vecchi e nuovi populisti, uno scenario inquietante”.

Il Codacons promuove un ricorso in favore degli esclusi dal concorso

da La Tecnica della Scuola

Il Codacons promuove un ricorso in favore degli esclusi dal concorso

Il Codacons della Toscana lancia una azione legale a favore dei docenti della regione esclusi dal Concorso Scuola 2016.

“Un’occasione già importante di per sé, ma irripetibile nel desolante panorama lavorativo attuale, per entrare a pieno titolo nel sistema educativo nazionale e garantirsi una qualche stabilità professionale: anche per questo, sono moltissimi – giovani e meno giovani – gli italiani interessati.

Considerato, scrive Codacons,  che i bandi, come già avvenuto nel 2012, lasciano fuori tutti coloro che non sono in possesso del titolo di abilitazione all’insegnamento, nonché il personale docente ed educativo già assunto con contratto di lavoro a tempo indeterminato nelle scuole statali, senza parlare delle cervellotiche esclusioni che riguardano la scuola primaria (non possono partecipare, infatti, coloro i quali non abbiano conseguito il titolo di studio entro l’A.S. 2001/2002, al termine dei corsi quadriennali e quinquennali sperimentali dell’istituto magistrale, iniziati entro l’A.S. 1997/1998) e la scuola dell’infanzia (restano “fuori” coloro i quali non abbiano conseguito il titolo di abilitazione entro l’A.S. 2001/2002, al termine dei corsi quadriennali e quinquennali sperimentali della scuola magistrale, iniziati entro l’A.S. 1997/1998, aventi valore abilitante),  l’Associazione ha deciso di intervenire con un ricorso al TAR del Lazio (dove proporrà, anche, questione di legittimità costituzionale dell’art. 1, comma 110, L. 107/2015), con l’obiettivo di ottenere l’ammissione al concorso per le seguenti categorie di esclusi:

docenti con 36 mesi di servizio privi del titolo di abilitazione;

1  Laureati che non hanno avuto la possibilità di partecipare ad un percorso abilitativo;

2  Personale docente educativo già assunto con contratto di lavoro a tempo indeterminato nelle scuole statali;

3  Docenti che, pur avendo conseguito l’abilitazione all’estero, non hanno avuto il riconoscimento dell’equivalenza da parte del MIUR;

4  Docenti abilitandi;

5  Docenti iscritti alla III fascia delle graduatorie d’istituto;

6  Candidati in possesso del titolo di diploma di sperimentazione ad indirizzo linguistico di cui alla Circolare Ministeriale 11 febbraio 1991, n. 27.

Scatti di anzianità, per il Miur c’è da stare tranquilli: non verranno toccati

da La Tecnica della Scuola

Scatti di anzianità, per il Miur c’è da stare tranquilli: non verranno toccati

“Il Governo non intende toccare gli aumenti stipendiali collegati all’anzianità di servizio”.

La precisazione è del Miur, dopo che l’Anief  ha denunciato che “la Legge 107/2015, adottando il comma 126 e altri a seguire, prevede un meccanismo premiale, ai sensi del Decreto Legislativo 150/2009, che presto riguarderà soltanto i docenti individuati dal dirigente scolastico”.

Per il dicastero dell’Istruzione, però, “l’affermazione contenuta nel comunicato di una nota sigla sindacale è destituita di ogni fondamento e potrebbe creare un allarme ingiustificato fra i docenti”.

“I 200 milioni per la valorizzazione del merito degli insegnanti previsti dalla Buona Scuola – ha continuato il Miur – sono risorse nuove e aggiuntive che non vanno a toccare la retribuzione dei docenti e gli scatti di stipendio. Con i 200 milioni per il merito e i 500 euro di bonus per l’aggiornamento assegnati a ciascun docente le risorse per gli insegnanti sono aumentate”.

Controreplica dell’Anief: “sulla conferma per il futuro degli scatti di anzianità, il Governo non deve smentire il sindacato ma il Decreto Legislativo 150/2009, nella parte in cui prevede gli aumenti stipendiali legati alle performances individuali piuttosto che all’anzianità di servizio”.

Giannini: da settembre 10mila docenti in più nelle discipline artistiche e storiche

da La Tecnica della Scuola

Giannini: da settembre 10mila docenti in più nelle discipline artistiche e storiche

“Dal primo settembre 2016 ci saranno diecimila insegnanti in più nelle discipline artistiche e storiche”.

A ricordarlo – facendo riferimento alle nuove classi concorsuali e al concorso per titoli ed esami con oltre 63mila posti banditi – è stato, il 19 marzo, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini a Perugia, nel corso dello workshop organizzato nell’ambito del Progetto Cultura in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia.

Giannini ha tenuto a dire che, a differenza di quanto è stato fatto sino ad oggi, “agiremo non solo sul piano della quantità, ma soprattutto su quello della qualità“.

Perché “ci stiamo spostando da una posizione quantitativa, che ha prodotto solo fallimenti, ad una qualitativa”. Per dimostrare come il Governo abbia “invertito la tendenza”, il ministro ha portato alcuni esempi.

Come il “non aver aggiunto più ore di una disciplina, né tanto meno averle eliminate, o più specializzazioni, ma di aver lavorato sull’autonomia scolastica e sul potenziamento della conoscenza in campo artistico, culturale, linguistico e musicale”.

Il ministro si è poi soffermato sull’importanza dell’alternanza scuola-lavoro sia nei licei sia negli istituti tecnici “come nuovo modello educativo in grado di colmare il gap fra il sapere il fare“. Perché, ha detto ancora Giannini, “se c’è separazione tra mondo della conoscenza e mondo del lavoro non si può mai arrivare alla contaminazioni di saperi oltre che di attività”.

Il ministro Giannini ha poi valutato positivamente i rapporti fra il suo dicastero e quello dei Beni Culturali, auspicando di ” superare la distanza tra i due ministeri, della cultura e dell’istruzione, per valorizzare le contaminazioni piuttosto che le separazioni”.

Secondo Giannini tutto questo “è un primo passo, un segnale di cambiamento di orizzonte anche in tema di educazione alla cultura. A Pompei siamo riusciti a coinvolgere 1.300 studenti che diventeranno i primi consapevoli gestori di questo patrimonio”.

De Mauro: sul metodo Clil troppa improvvisazione, mandiamo i prof d’inglese un anno all’estero

da La Tecnica della Scuola

De Mauro: sul metodo Clil troppa improvvisazione, mandiamo i prof d’inglese un anno all’estero

“Il metodo Clil per l’apprendimento integrato di lingua e contenuto è buono a patto però che ci siano insegnanti adeguati e forse siamo ancora lontani da questo obiettivo”.

La denuncia è arrivata, il 19 marzo, da Tullio De Mauro, linguista ed ex ministro dell’Istruzione, intervenuto al Festival delle Lingue in corso di svolgimento a Rovereto.

Secondo l’accademico “occorrono insegnanti preparati ad insegnare in maniera credibile. Non vorrei che fosse solo una moda”.

De Mauro ha anche fatto riferimento al fatto che in molte università italiane, specie nelle facoltà scientifiche, alcuni docenti approcciano lezioni in lingua straniera con troppa improvvisazione.

“Si insegna in inglese perché ciò attrae studenti dall’estero”, ha detto l’ex ministro.

Poi De Mauro è passato dalle bacchettate alle proposte: serve uno sforzo per preparare docenti “capaci di dare vita ad un Clil serio e capace di formare le nuove generazioni”.

“Temo che non ci siano altre vie se non quello dei soggiorni all’estero dei docenti. Un anno per perfezionare una lingua non è un anno di vacanza. Potrebbe essere una soluzione per far fare un salto di qualità”.

L’idea dell’ex ministro non è nuova, ma averla rilanciata farà sicuramente farà piacere ai tanti docenti che insegnano nella lingua d’Oltre Manica che accoglierebbero con entusiasmo un periodo formativo, anche un anno, fuori dai confini italiani.

Il problema principale, però, è sempre lo stesso: considerando che si tratta di un numero considerevole di insegnanti, chi pagherà la loro formazione all’estero e il loro supplente per l’anno di aggiornamento?

E’ ora di varare il Liceo Economico Sociale (LES)

da tuttoscuola.com

E’ ora di varare il Liceo Economico Sociale (LES)

In Italia solo il 37% della popolazione adulta possiede adeguate competenze finanziarie. Il dato emerge dalla recente S&P Global Financial Literacy Survey (vedi: http://gflec.org/wp-content/uploads/2015/11/Finlit_paper_16_F2_singles.pdf ), condotta su 150.000 adulti di 140 paesi. Lontani gli italiani dagli oltre 50% degli adulti che nei maggiori paesi industrializzati hanno risposto correttamente ai classici quesiti di Annamaria Lusardi su diversificazione dei rischi, inflazione, calcolo numerico e interesse composto.

Perché gli italiani sono così indietro? Che fare, sperando intanto che nei prossimi risultati dell’OCSE PISA sulla financial literacy i quindicenni italiani risalgano dal penultimo posto dell’edizione 2012? I nostri concittadini mostrano segnali contrastanti, quasi schizofrenici: invocano quell’indispensabile cultura finanziaria che avrebbe forse consentito di capire che le obbligazioni subordinate sono in realtà capitale di rischio; affollano gli studenti a ranghi compatti saloni del risparmio e conferenze di economia. Ma al tempo stesso gli iscritti ai corsi tecnici economici per il prossimo anno calano dello 0,5% scendendo ormai a un modesto 10% della popolazione scolastica, quando fino a pochi lustri fa un terzo degli studenti delle superiori si iscriveva ai corsi per ragionieri.

L’Opzione economico-sociale del Liceo delle Scienze Umane (convenzionalmente chiamato Liceo Economico Sociale) non decolla, inchiodata a poco più del 2% degli iscritti totali. E’ debole in Italia la cultura dell’economia,  intesa come scienza delle scelte, se comparata a quella di tanti altri paesi. E’ delegata ai tecnici, l’amministratore si occupa dei conti e dei lavori del condominio, il consulente e la banca suggeriscono gli impieghi dei risparmi, il commercialista o il Caf disbrigano il pagamento delle tasse e così via. E’ sovrastata dalle regole giuridiche, dalla necessità incombente di adempiere a qualche pratica amministrativa, dalla litigiosità causidica del “le faccio scrivere una lettera dal mio avvocato”.

L’economia non è una scienza semplice, non tutti se ne innamorano, va avvicinata con un approccio giusto, in modo aperto e dialettico. Al tempo stesso occorre non sottacere che l’economia (e attorno ad essa il grappolo delle altre scienze sociali) ha uno statuto conoscitivo denso e mutevole, che deve essere ben padroneggiato pena il rischio di un’infarinatura inutile. Ma tanto al momento giusto ci sarà a provvedere il tecnico giusto. Come invece dare scacco matto al nostro analfabetismo economico e finanziario? Come far divenire l’economia una componente della moderna cultura di cittadinanza, quando sempre più i fatti economici impregnano la nostra quotidianità?

Quando il mondo della scuola, quantomeno nella tradizione italiana, riconosce la forza culturale di un’area scientifica e disciplinare gemella ad essa un liceo. Gli attuali sei licei hanno questo significato.

E’ arrivato così il momento di percorrere per l’economia un’identica strada: far sorgere un settimo Liceo Economico Sociale distaccando l’attuale Opzione economico-sociale dal Liceo delle Scienze Umane. Questo è quanto hanno proposto in una Conferenza coordinata da Armando Massarenti all’Università Cattolica di Milano lo scorso 14 marzo le società scientifiche degli economisti SIE, aziendalisti AIDEA, statistici SIS e sociologi AIS assieme all’Associazione Europea per l’Educazione Economica AEEE Italia, vedi: http://www.aeeeitalia.it/wp/2016/economia-e-scienze-sociali-nella-scuola-i-passi-necessari-per-un-nuovo-liceo-economico-sociale/

L’idea è stata raccolta dal Direttore Generale per gli Ordinamenti del MIUR Carmela Palumbo, dal Presidente dell’INPS Tito Boeri e dalle deputate Simona Malpezzi ed Elena Centemero con buona coralità. Il monitoraggio in corso sui licei, previsto dall’art.12 del DPR 89/2010, si concluderà prima dell’estate e l’idea si renderà pienamente fattibile. La parola passa quindi alla politica. Non sarebbe opportuno che l’occasione di un più forte e organico Liceo Economico Sociale fosse persa.

Enrico Castrovilli, Associazione Europea per l’Educazione Economica AEEE Italia

Tablet come laboratori

TABLET COME LABORATORI DIDATTICI DIGITALI di Umberto Tenuta

CANTO 648 Trasformare il tablet in laboratori digitali relativi alle diverse discipline di studio.

 

Le aule scolastiche trasformate in laboratori didattici multimediali.

Concreti e digitali (iconici e simbolici).

Prima le operazioni concrete, con materiali comuni (agazziani) e strutturati (montessoriani).

Poi le operazioni iconiche, anche digitali, bidimensionali e tridimensionali.

Infine le operazioni simboliche su supporto concreto (carta, lavagna ecc.) o digitale.

In tale prospettiva, i TABLET o i PHABLET possono costituire strumenti didattici validissimi.

Soprattutto se utilizzati in una didattica operativa fondata sulla ricerca/riscoperta/invenzione/costruzione, nella quale gli alunni, anziché destinatari delle lezioni dei docenti, si presentano come ricercatori, riscopritori, inventori, costruttori dei propri saperi, in situazioni di problem solving e di cooperative learning.

Più volte abbiamo offerto esemplificazioni, relative soprattutto all’apprendimento matematico.

Pertanto, è quanto mai opportuno presentare esemplificazioni relative alle altre discipline.

Per comodità esemplificativa, consideriamo la Botanica.

Anziché partire dal libro di testo, corredato da qualche illustrazione, è opportuno, anzi necessario, partire dal mondo reale, ove le piante abbondano, tranne che nei centri urbani, ove pure sono reperibili.

Raccogliere piante, osservarle ed analizzarle.

Radici, fusto, rami, foglie, fiori.

E poi, radici a fittone, fascicolate…

Oh, gli animali intorno a noi!

A casa, nelle terre, nei mari e nei cieli.

Osservare piante ed animali, poi fotografarli, infine scriverne il nome.

Una volta sul quadernone.

Ora sul TABLET.

E sul tablet cerchiamoli su INTERNET.

Gli animali della terra, delle acque e dei cieli.

Gli animali del nostro ambiente.

Gli animali delle terre lontane.

Tutti memorizzati sui tablet.

Li vediamo nascere, crescere, vivere e morire.

Li vediamo in tutte le loro caratteristiche.

Atlante digitale personalizzato degli animali sul tablet di ogni alunno!

Piccoli biologi crescono.

E poi!

E poi la Geografia.

La casa, le case.

La strada, le strade.

Le pianure, le colline, i monti, le sorgenti, i laghi, i fiumi, i mari, gli oceani.

Li vediamo, li fotografiamo, li memorizziamo sui tablet.

Ed ancora la Geografia antropica!

Gli uomini e le donne di tutte le terre, i loro usi ed i loro costumi, le loro culture.

L’uomo, animal politicus.

Viaggiare per il mondo, vedere terre e culture diverse.

Il Tablet del turismo scolastico.

Ma la Storia?

Piccoli storici crescono nelle aule scolastiche.

Babilonia… Alta Valle del Nilo… Piramidi… Partenone… Colosseo… Machu Picchu…

E perché no, il QUO VADIS?

E perché no, la storia con Alberto Angela!

Non solo leggere, ma vedere le cavalcate di Alessandro e di Carlo Magno?

Prima sul Tablet.

Poi sulla carta patinata.

Ma la GRAMMATICA NO!

Chi lo ha detto?

La GRAMMATICA SÌ!

Fare grammatica sul Tablet.

Cercare BELL… bello bella belli belle.

Cercare AM.. amo ami ama amiamo amate amano… amavo amavi amavate…

Oddio, questo TABLET!

Miracoloso TABLET.

I miracoli li fanno solo i bravi docenti!

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

Altri saggi sono pubblicati in

www.rivistadidattica.com

E chi volesse approfondire questa o altra tematica

basta che ricerchi su Internet:

“Umberto Tenuta” − “voce da cercare”

 

Quantità e Qualità

Quantità e Qualità

di Enrico Maranzana

 

 

 

L’on. Stefania Giannini, intervenuta a Perugia al convegno della Federazione nazionale dei cavalieri del lavoro, ha affermato: “Ci stiamo spostando da una posizione quantitativa, che ha prodotto solo fallimenti, ad una qualitativa“.

Per dimostrare come il Governo abbia “invertito la tendenza“, ha proseguito dicendo di “non aver aggiunto più ore di una disciplina, né tanto meno averle eliminate, o più specializzazioni, ma di aver lavorato sull’autonomia scolastica e sul potenziamento della conoscenza in campo artistico, culturale, linguistico e musicale“.

 

Affermazioni che dimostrano la perdita di contatto con la realtà.

 

Ci stiamo spostando da una posizione quantitativa ad una qualitativa”.

Uno slogan pubblicitario. La qualità non ha valore assoluto: varia al variare dello scopo.

Le qualità di una fragola, per un pittore, differiscono sostanzialmente da quelle ricercate da un cuoco.

Il ministro Giannini avrebbe dovuto collocare il suo punto d’osservazione sulla costituzione della Repubblica Italiana [“I capaci e meritevoli hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi” – costituzione art. 34] e sulle relative implementazioni [“Nel rispetto delle norme costituzionali è da promuovere, attraverso un confronto aperto di posizioni culturali, la piena formazione della personalità degli alunni” – TU 297/94].

La titolazione della legge 107 sopprime la finalità educativa (piena formazione della personalità degli alunni) e l’aspetto qualitativo, veicolato dal termine “capacità”, è assente nella relativa articolazione.

 

 

Non aver aggiunto più ore di una disciplina“.

Un’asserzione che certifica la mancanza di conoscenza del mondo della scuola e del suo orientamento!

Una giustificazione fasulla, inconsistente per la dimostrazione della ratio del passaggio dal quantitativo al qualitativo.

I mezzi sono stati sovrapposti ai fini: le materie d’insegnamento sono “strumento e occasione per uno sviluppo unitario ma articolato e ricco, di funzioni, conoscenze, capacità e orientamenti” [CFR programmi scuola media]; filosofia rinforzata dall’art. 2 della legge 53/2003 che finalizza il sistema educativo allo “sviluppo di capacità e di competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche“.

Si persevera nell’errore che ha indotto il legislatore a identificare, tra gli “obiettivi formativi prioritari“, cui finalizzare l’attività educativa in “la prevenzione e il contrasto della dispersione“, “l’apertura pomeridiana della scuola”, la valorizzazione dei percorsi formativi individualizzati” … [paragrafo 7 legge 107/2015].

 

Ci stiamo spostando da una posizione quantitativa, che ha prodotto solo fallimenti“.

Quanta superficialità!

Quale incapacità di diagnosticare l’origine delle disfunzioni!

Se fossero state ricercate le cause del fallimento degli esami di maturità del 69, dei programmi della scuola media, dell’introduzione della certificazione della qualità, dell’assetto scientifico dell’organizzazione della scuola .. lampante sarebbe apparsa l’origine dei fallimenti: la trasgressione dei vincoli posti dai regolamenti.

 

Aver lavorato sull’autonomia scolastica“.

Falso e fuorviante! La buona scuola ha sterilizzato il DPR sull’autonomia scolastica: le singole questioni sono state affrontate separatamente, sradicate dal loro nucleo generativo.

L’autonomia scolastica “si sostanzia di progettazione formativa, educativa, dell’istruzione” [DPR 275/99]: l’insegnamento, cuore della legge 107, é attività esecutiva, terminale del processo progettuale.

 

 

Governo sta costruendo uno schema di alternanza scuola-lavoro perché “se c’è separazione tra mondo della conoscenza e mondo del lavoro non si può mai arrivare alla contaminazione di saperi oltre che di attività“.

Quanta miopia! Il mondo corre, si ristruttura, apre scenari oggi inimmaginabili. Gli studenti devono essere attrezzati per interagire con mondi sconosciuti, devono possedere le capacità necessarie per governare situazioni ignote.

E’ perdente prendere a modello la contemporaneità.