Disabilità, la denuncia: nessun aiuto per chi vuole diventare imprenditore
Il caso di Virginia, 20 anni, segnalato da Autismo Abruzzo. La ragazza autistica, con la famiglia e l’associazione, sta provando ad avviare un’attività di commercio elettronico. Ma prima ancora di aver iniziato, deve 885 euro di contributi all’Inps. L’associazione ha scritto al ministro per chiedere l’esonero, ma non l’ha ottenuto
da Redattore sociale
23 marzo 2016
ROMA – Virginia ha 20 anni e un disturbo dello spettro autistico. Sta provando, sostenuta dai suoi familiari e dell’associazione Autismo Abruzzo, ad avviare un’attività lavorativa “in proprio”, una sorta di e-shop, che potrebbe gestire senza troppe difficoltà, naturalmente con il supporto necessario. Ma l’impresa sembra davvero impossibile: prima ancora che abbia incassato un euro, l’Inps già gliene chiede oltre 800 di contributi: 885, per l’esattezza. Ed è sola la prima di 4 rate. In un anno, la sua attività, indipendentemente da quanto frutterà, le costerà oltre 3.500 euro di burocrazia.
L’associazione che la sostiene, di cui è presidente suo papà, Dario Verzulli, non ci sta: trova che sia un’ingiustizia, un impedimento che davvero si potrebbe evitare, un ostacolo ingiustificabile che si potrebbe rimuovere. E le sue ragioni le spiega direttamente al ministro del Lavoro, in una nota inviata un anno fa, in cui chiede che i lavoratori disabili autonomi siano semplicemente “sgravati” di questa spesa. E agevolati, in un certo senso, proprio come accade per i datori di lavoro quando assumono un lavoratore con disabilità. “Ritengo opportuno segnalarle una anomalia importante del sistema previdenziale, per la quale i referenti locali e regionali non hanno saputo fornire risposta – scriveva Verzulli al presidente Mattarella e al ministro Poletti – Virginia Verzulli è una ragazza autistica di 20 anni e nonostante le sue difficoltà la sua vita scorre serena tra le attività scolastiche e quelle riabilitative a carico del sistema sanitario regionale. Le marcate difficoltà di Virginia che deve essere assistita 24h al giorno non ci hanno fermato e dopo aver ottenuto la nomina di ‘amministratori di sostegno’ dal Giudice tutelare a favore di entrambi i genitori, sono stati necessari oltre 6 mesi per convincere la locale sede della Camera di Commercio ad accogliere la richiesta di iscrizione al registro imprese da parte di nostra figlia”. L’idea era quella di avviare una piccola attività di commercio elettronico, in cui Virginia potesse impegnarsi, con il sostegno dei familiari e dell’associazione.
“Pur consapevoli delle difficoltà di gestione degli oneri derivanti, abbiamo avviato il tutto fiduciosi che la natura particolare di nostra figlia potesse essere in qualche modo tutelata e quantomeno parificata ai disabili lavoratori dipendenti – riferisce Verzulli – Per i lavoratori disabili dipendenti vengono riconosciuti ai datori di lavoro agevolazioni e sgravi importanti inesistenti per il lavoratori autonomi disabili. Le scrivo questa lettera oggi perché Virginia ha appena ricevuto dall’Inps la prima delle quattro rate di contributi Inps previsti per la sua attività. Complessivamente dovrà versare per una attività da avviare e per la quale non ha ancora emesso alcuna fattura la somma di 3.543,00€ (885,75 x 4 rate). Virginia continuerà a ricevere dall’Inps per tutta la sua vita una pensione di invalidità di 289 euro mensili che nell’arco di un anno le garantirà la cifra di 3.757 euro. Virginia alla battaglia di vita quotidiana dovrà aggiungere l’onere di pagarsi la propria pensione di invalidità per tutta la vita” Di qui la richiesta di “esonero dai contributi obbligatori per i lavoratori disabili autonomi, in modo da incentivare e agevolare la nascita di piccole attività autonome in grado di coinvolgere direttamente le persone con autismo”.
La risposta, però, si è fatta attendere oltre un anno. Ed è stato un “burocratico no”. Scrive per il ministro Poletti il direttore generale Tangorra: “Occorre evidenziare che gli incentivi alle assunzioni previsti dall’articolo 13 della legge 12 marzo 1999, n.68 sono concessi ai datori di lavoro privati che assumono persone con disabilità alle proprie dipendenze con contratto di lavoro subordinato. Viceversa, per l’avvio e lo svolgimento di attività lavorative autonome, la legge 5 febbraio 1992 n. 104 attribuisce alle regioni la possibilità di provvedere con proprie leggi a disciplinare le agevolazioni alle singole persone con disabilità. Inoltre – continua il ministro – incentivi in favore dell’autoimprenditorialità nei diversi settori della produzione di beni e incentivi in favore dell’autoimpiego sono disciplinati dal decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 185”.
Del tutto insoddisfatto Dario Verzulli: “Non abbiamo inviato una nota per un capriccio o per un pettegolezzo, non abbiamo richiesto tutele per diritti acquisiti o per privilegi. Volevamo solo comprendere la ratio di una norma che impone ad un lavoratore autonomo disabile il pagamento di oneri previdenziali obbligatori Inps pari a 295,25 euro al mese a fronte di una pensione di invalidità di 289 euro al mese. Avevamo proposto – aggiunge – l’esonero dai contributi obbligatori per i lavoratori disabili autonomi, in modo da incentivare e agevolare la nascita di piccole attività autonome in grado di coinvolgere direttamente le persone con autismo. Nessun costo aggiuntivo per il governo, solo una grande opportunità di lavoro per la disabilità mentale. Ci hanno risposto in burocratese e hanno evitato accuratamente di sfiorare i temi. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Troppo presi a tutelare propri interessi e proprie rendite. Magari un giorno scopriremo che i 295,25 euro che pagherà Virginia saranno destinati proprio a sostenere rendite e diritti acquisiti”. (cl)