Autismo: Messaggio del Ministro Lorenzin

Agenzia Noodls del 03-04-2016

Autismo: Messaggio del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin in occasione della presentazione del libro “Lo spettro autistico, la legge 134/2015 e i suoi risvolti”.

Alle famiglie e alle associazioni che hanno partecipato oggi alla presentazione del libro ‘Lo spettro autistico, la legge 134/15 e i suoi risvolti clinici e sociali’ che si è tenuta presso l’Università Lumsa di Roma, voglio dire che i disturbi dello spettro autistico sono da sempre all’attenzione del ministero della Salute e del Governo, insieme a tutte le forme di disabilità e non autosufficienza. L’autismo è un disturbo che riguarda tante persone, tante famiglie e che necessita di una presa in carico multidisciplinare che si sviluppi per tutto l’arco della vita. Sono quindi importanti la presenza di una rete integrata di servizi sanitari, socio-sanitari ed educativi, l’approccio multi-professionale e interdisciplinare e un intervento abilitativo tempestivo, intensivo, strutturato e individualizzato. Riguardo le azioni messe in campo dal Ministero della salute e dal Governo, esse sono molteplici, a testimonianza del nostro impegno per dare risposte ai bisogni di assistenza di questi pazienti e delle loro famiglie.

Nello specifico abbiamo finanziato un Progetto finalizzato alla costituzione di un ‘Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio dei Disturbi dello Spettro Autistico’, in considerazione dell’evidenza crescente che l’individuazione precoce del rischio di autismo e un tempestivo intervento, ancor prima che il disturbo si esprima nella sua pienezza, possano significativamente ridurre la sua interferenza sullo sviluppo e attenuarne il quadro clinico finale. L’Osservatorio sarà utile anche per avere dati consolidati sull’entità delle persone affette da questo disturbo.

Sempre in quest’ottica abbiamo attivato all’Istituto superiore di sanità un network nazionale per la diagnosi precoce e gestione dei disturbi dello spettro autistico con 2 milioni di euro di finanziamento.

Inoltre nell’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza abbiamo previsto all’interno del capitolo relativo all’assistenza sociosanitaria un nuovo stanziamento di 50 milioni di euro per l’attuazione della legge 134 del 2015 sull’autismo per l’attività di individuazione precoce e proattiva del disturbo e per specifici interventi di abilitazione e riabilitazione a vari livelli di intensità sia individuale sia di gruppo.

Voglio sottolineare che la legge che abbiamo approvato è un provvedimento moderno perché oltre al miglioramento delle condizioni di vita, guarda all’inserimento nella vita sociale delle persone con disturbi dello spettro autistico.

Ma non basta, siamo attivi in molti tavoli interministeriali e di raccordo con il MIUR per intercettare il disagio giovanile o specifici disturbi dello sviluppo evolutivo ed inoltre, con il nuovo Piano nazionale della Prevenzione 2014-2018 abbiamo previsto una serie di macrobiettivi che le Regioni dovranno realizzare nei loro Piani Regionali di prevenzione, in contiguità con le problematiche citate.

Accanto a questo ricordo anche che in generale in tema di disabilità, non autosufficienza, cronicità, abbiamo anche inserito nella legge di stabilità misure di rilievo dedicate proprio all’assistenza a disabili e malati cronici. Basti pensare ai 90 mln stanziati per il finanziamento del progetto ‘Dopo di noi’ per il sostegno delle persone con disabilità grave prive di legami familiari.

A questi si aggiungono 70 mln destinati all’assistenza per l’autonomia degli alunni con disabilità fisiche o sensoriali, e 5 mln per alcune misure finalizzate a rendere effettivamente indipendente la vita delle persone con disabilità grave.

Mediashow 2016

L’Istituto d’Istruzione Superiore “Federico II” di Melfi e il suo Mediashow 2016

di Mario Coviello

 

Dall’1 al 3 aprile l’Istituto Superiore “Federico II” di Melfi ha accolto oltre 150 studenti delle scuole medie e superiori, tra i quali 60 stranieri per il suo Mediashow.

Da 18 anni questa scuola, guidata con passione dal Michele Corbo che ha saputo raccogliere il testimone dal dirigente scolastico emerito Riccardo Rigante, organizza l’Olimpiade della multimedialità.

Quest’anno, purtroppo, questo evento che richiede al comitato organizzatore un impegnativo lavora che dura un anno, è offuscato dallo scandalo petrolio. La Basilicata è all’attenzione nazionale per Tempa Rossa, e il centro oli di Viggiano e l’impegno, il sorriso, la bellezza di questi ragazzi che hanno vinto le selezioni all’interno di ciascuna scuola non hanno ricevuto l’attenzione che meritano.

Il tema della XVIII Olimpiade è “ Scuola digitale non è digitale a scuola” e il presidente del media show Nicola Cavallo dell’Università degli studi di Basilicata, con molti altri esperti ha aggiornato docenti dell’Albania, Ungheria e Svezia, e di tutta Italia, da Imola, Iesi a S. Agata Militello, passando per Ferrara,Napoli, Bitonto, Casarano e Roma che hanno accompagnato i loro alunni per questo concorso.

I ragazzi, per otto ore sono stati chiamati a raccontare in un video di tre minuti come il digitale ha cambiato il rapporto fra genitori e figli. E’ questo infatti il tema che il Ministero dell’istruzione ha assegnato quest’anno ai concorrenti. Ho fatto parte della giuria composta da docenti, giornalisti, registi e attori e con oltre otto ore di impegnativo lavoro ho esaminato più di cento video. I giovani sono padroni e consapevoli delle potenzialità del digitale e vogliono vivere da protagonisti quest’epoca di grandi trasformazioni. Chiedono alla società di poter realizzare i loro sogni.

Per tre giorni questi ragazzi hanno vissuto insieme, si sono confrontati e conosciuto la splendida Melfi di Federico II, gustato cibi genuini, raccontato la scuola che si trasforma, si aggiorna, impegna, si apre al territorio.

L’assessore regionale alla formazione e alle attività produttive Raffaele Liberali, confrontandosi con la vicepresidente di Confidustria di Basilicata Gabriella Megale ha presentato la scuola digitale lucana che ha utilizzato per connessioni, banda larga, hardware e software oltre cinque milioni di euro. Il Ministero dell’istruzione con Daniele Barca e Pasquale Costante ha presentato il Piano Nazionale Scuola Digitale che fino al 2020 impiega 2 miliardi di euro per rinnovare la scuola italiana.

L’associazione “Impara Digitale con Marcella Iacono, l’Aica con Pierfranco Ravotto, l’università di Padova con Cinzia Ferranti hanno formato i docenti sul pensiero computazionale, le didattiche attive, la scuola e la classe scomposta. Lo scrittore Raffaele Nigro,giornalista e critico si è interrogato su “ Informazione e cultura ai tempi della rete”. E nelle serate gli alunni del liceo e dell’ITIS di Melfi hanno presentato il musical “ 1789, storie d’amore e di rivoluzione”, che portano in tournee a Venosa e a Potenza.

L’Europa e il mondo in questi anni di crisi, terrore, paura, migrazioni hanno bisogno di speranza e di futuro e il Liceo “Federico II” di Melfi con il suo” Mediashow 2016“ porta avanti con passione questo impegno.

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Pensioni da cambiare, non si può tenere una classe fino a 67 anni!

da La Tecnica della Scuola

Pensioni da cambiare, non si può tenere una classe fino a 67 anni!

“Non si può stare fino a 67 anni su un ponteggio o a tenere una classe di un asilo”.

È una realtà amara quella descritta il 2 aprile da Dalida Angelini, segretaria della Cgil Toscana, nel giorno in cui sono scesi in piazza in diverse città Cgil, Cisl e Uil, per chiedere di cambiare la legge Fornero sulle pensioni e rendere meno rigidi i criteri per l’uscita.

“Non si può far immaginare ai giovani una vecchiaia da poveri”, ha detto ancora la sindacalista.

Per questi motivi, ha continuato, “il sistema va cambiato radicalmente, bisogna ricostruire una

solidarietà. Il messaggio che arriva dai tanti presìdi e dalle tante iniziative di oggi in Toscana è chiaro, la gente vuole cambiare la legge Fornero: l’esecutivo ci ascolti subito o la mobilitazione continuerà”.

Non solo in Toscana si tornerà in piazza, hanno promesso anche i leader dei tre sindacati nazionali.

Inoltre, aggiungiamo noi, il malessere per l’obbligo di permanenza a scuola fino a 67 anni inoltrati è davvero palpabile. E ad esprimerlo non sono soltanto i maestri dell’asilo nido: l’insofferenza vale per tantissimi docenti over 60 appartenenti a tutti i cicli scolastici. Per non parlare di quanto accaduto ai 4mila Quota 96.

I segnali che arrivano dal governo e dal Partito Democratico, tuttavia, nel seguono la stessa direzione. La stagione delle proteste, seguendo queste premesse, è appena cominciata.

Gli alunni leggono poco? Forniamo loro i tablet per “sfogliare” i quotidiani

da La Tecnica della Scuola

Gli alunni leggono poco? Forniamo loro i tablet per “sfogliare” i quotidiani

Bisogna ripartire dalla scuola con una campagna degli editori per promuovere la lettura dei giornali già dalla scuola media attraverso i tablet.

Lo sostiene il segretario nazionale della Federazione nazionale della stampa italiana, Raffaele Lorusso, nel corso del suo intervento in un incontro con i giornalisti organizzato a Pescara dal Sindacato Giornalisti Abruzzesi.

“Io non credo – ha detto Lorusso – che al mondo Fieg costerebbe tanto fare una campagna in cui mette a disposizione delle scuole un certo numero di tablet per farci arrivare un certo numero di giornali ogni giorno: sono convinto che se questa cosa qui si facesse già dalle medie, a partire dalla prima superiore, almeno a un quotidiano, quei ragazzi lì si andranno ad abbonare o lo andranno ad acquistare”.

“Bisogna creare – ha sottolineato – una cultura che educhi alla lettura. Gli editori devono infatti farsi carico di quella fetta di lettori che hanno perso, che dovrebbe essere la loro prima preoccupazione come imprenditori, formando una nuova generazione di lettori: parliamoci chiaro qui la gente che legge i quotidiani ha i capelli sempre più bianchi, i giovani non leggono”.

Proprio in questi giorni, su questa testata giornalistica si è parlato di “analfabetismo funzionale”, ovvero “l’incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura”, oltre che di scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. E del fatto che in Italia il 47% della popolazione, quasi un italiano su due, si informa vota e lavora, seguendo soltanto una capacità di analisi elementare.

In effetti, leggere i quotidiani potrebbe essere un cambio di tendenza importante. Ma non sarà facile, considerando la scarsa propensione, anche storica, dell’italiano media a leggere libri e giornali. Tendenza che negli ultimi anni si è acuita con l’avvento delle nuove tecnologie interattive. Chissà se i tablet di cui ha parlato il presidente della Fieg non compiano il miracolo. Sempre se arrivino.

Laurea per maestre ed educatori

da La Tecnica della Scuola

Laurea per maestre ed educatori

Il disegno di legge che prevede la laurea obbligatoria per gli educatori è stata discussa presso la commissione istruzione della Camera che lo ha appena approvato, per cui presto  sarà legge. Se ne parlava da almeno 10 anni. L’obiettivo della proposta firmata da Vanna Iori (Pd) con relatrice Milena Santerini (Demos-Cd) è disciplinare la professione di educatori e pedagogisti: «Per professioni così delicate — dice Iori —, non ci si può improvvisare: ora si fissano requisiti basilari, percorsi di studio, competenze, titoli, sbocchi professionali».

Certo, la laurea (purtroppo) non garantisce che non ci siano abusi, ma affrontare un corso di studi più qualificato (e più duro) per lavorare con i più deboli, può diventare una selezione tra chi «sente» davvero di farlo e chi cerca solo un ripiego.

Cambiate la Fornero: ultimatum dei sindacati

da La Tecnica della Scuola

Cambiate la Fornero: ultimatum dei sindacati

La  segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso parlando della necessità di cambiare la norma sulle pensioni, a margine della manifestazione sulle pensioni promossa dalle tre sigle sindacali, ha dichiarato: “Le pensioni devono cambiare radicalmente, deve cambiare la norma per quel che riguarda la costruzione di una previdenza per i giovani, quindi la possibilità non di immaginarsi un futuro da poveri, ma di persone che nella loro vita lavorativa metteranno insieme una condizione civile di pensione. Deve cambiare il rapporto coi singoli lavori non si può usare una media indefinita per cui sarebbe lo stesso lavorare su un’impalcatura o in un ufficio”.

Per la leader della Cgil “ci vuole una relazione con la faticosità del lavoro come ci vuole una relazione con l’inizio dell’attività lavorativa. Chi va a lavorare a 15 anni – ha proseguito – non può immaginare che lavora un numero di anni infinito, così come bisogna costruire un sistema solidale: chi ha avuto anche troppo da questo sistema, deve essere disponibile a dedicarlo a una solidarietà interna che punti a fare della pensione ciò che è sempre stato ossia la condizione di una vecchiaia delle persone dopo una vita di lavoro”.

“Uno dei problemi del sistema previdenziale – ha spiegato ancora Camusso – e dei numeri che vengono ogni volta ripubblicati, è che noi non abbiamo una separazione seria tra le politiche di assistenza e di previdenza”.

“Quelle di previdenza sono quelle che riguardano i contributi versati dai lavoratori e devono avere una loro dinamica che riguarda il lavoro, poi ci sono gli istituti di assistenza sui quali bisogna essere molto attenti sulla gestione ma anche smettere di pensare che l’unica strategia è di tagliare le risorse in basso e rendere sempre piu’ povero questo paese”.

La Camusso ha inoltre ribadito la necessità di “riscrivere lo statuto dei lavoratori attraverso un’iniziativa popolare. Abbiamo fatto una campagna di assemblea alla quale hanno partecipato anche gli iscritti alle altre organizzazioni. La nostra proposta la offriamo a tutte le forme di organizzazione del lavoro e a tutto il dibattito del Paese. Questo è il luogo in cui tutti possono partecipare”.

Carmelo Barbagallo, leader della Uil, concludendo a Napoli la manifestazione contro la legge Fornero ha invece detto : “Quando va via un ricercatore che è costato alla collettività e alle famiglie 800mila euro – ha aggiunto Barbagallo – se lo regaliamo agli Stati europei piangiamo con un occhio perchè è sempre Europa, ma se lo regaliamo agli Stati Uniti, al Giappone, alla Cina, all’India piangeremo lacrime amare perch è saranno i nostri competitori del futuro. E allora bisogna cambiare la Fornero”.

“Un anno fa il ministro Poletti aveva detto che la Fornero aveva creato disagio sociale e immediatamente gli avevamo chiesto di aprire un tavolo di discussione, ma stiamo ancora aspettando. Oggi da tutte le piazze gridiamo che è ora di smettere, non possiamo aspettare più. Migliaia di lavoratori sono esodati, in attesa di avere una pensione decente”.

“Non ci servono buone intenzioni – ha detto Furlan riferendosi alle dichiarazioni del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nel corso del Question Time di giovedì al Senato – ma una proposta del governo che finora non è stato in grado di formulare. Siamo già abbondantemente in ritardo; il governo deve convocare il tavolo domani, perché la situazione è diventata insopportabile”.

Don Milani diventa un musical

da La Tecnica della Scuola

Don Milani diventa un musical

L’insegnamento di don Lorenzo Milani in un musical “Ultimo anch’io” che verrà messo in scena a Firenze dalla Compagnia teatrale “Fiaba Junior”.

Una compagnia teatrale, composta da giovani studenti, il più giovane ha 12 anni, la più grande ne ha 20, che partecipa alla 3° rassegna teatrale “In scena la fede” promossa dal Centro Diocesano di Pastorale Giovanile, rivolto a gruppi di giovani per rappresentazioni che sviluppino tematiche religiose.

Dal 9 al 15 aprile, inoltre, sarà allestita una mostra fotografica su don Lorenzo Milani presso il punto lettura Luciani Gori, nel viale dei Pini all’Isolotto. Organizzata dalla Fondazione don Milani e dal quartiere 4 la mostra è in collaborazione con l’Associazione Lib(e)ramente Pollicino che gestisce il punto lettura.

Fare teatro insieme, dicono i promotori,  è un antidoto bellissimo per allontanare l’individualismo. Lo stesso don Milani invitava i suoi ragazzi ad uscire dal “guscio” di Barbiana. E gli diceva che era il sapere l’unica maniera per uscire dall’isolamento perché il sapere è la vostra consistenza e la vostra libertà e questa la si misura con le relazioni

Berlinguer, l’autonomia cambia la scuola

da tuttoscuola.com

Berlinguer, l’autonomia cambia la scuola
“Tante cose buone ma anche tante pecche” nella Buona Scuola

Ci vuole tempo ma sta cambiando. L’autonomia è stata soffocata, non è stata aiutata, quei soldi che noi le avevamo destinati sono stati spostati altrove. Hanno fatto molto per ostacolare l’autonomia, ma questa c’è. Oggi nelle varie scuole si inventano le cose, si inventa una personalizzazione del rapporto didattico molto legata alle condizioni diverse e quindi sta crescendo. Naturalmente se fosse aiutata in questa direzione andrebbe come una saetta“. Parola di Luigi Berlinguer, già ministro dell’istruzione dal 1996 al 2000 e sostenitore storico dell’autonomia delle scuole, che così si è espresso a Napoli, a margine della conferenza stampa di presentazione dell’evento “La piazza incantata”, in programma nel capoluogo partenopeo il prossimo 9 aprile.

Alla Buona Scuola renziana l’ex ministro riconosce “tante cose buone ma anche tante pecche“. A suo giudizio la “cosa principale  è che bisogna restituire all’autonomia di ogni scuola il budget che fu dato all’inizio attraverso una legge chiamata 440 e che è stata prosciugata perchè spostata altrove. L’autonomia della scuola non cresce senza fondi, non può essere fatta solo di parole perchè ci sono delle spese da sostenere per svolgere un’attività moderna nelle scuole. Se tutto è solo una lezione e poi l’indomani una interrogazione questa non è più la scuola di domani ma neppure di oggi, è povera e priva di queste tante sfaccettature che la cultura presenta oggi. Bisogna sapere l’italiano, la storia, la matematica se no si è ignoranti ma se si conoscono solo l’italiano, la storia, la matematica e si ignora il resto del mondo, la realtà, allora non basta. Dalla scuola deve uscire una persona colta ma anche un cittadino responsabile e questo non si insegna a parole, con una predica, ma creando un’altra attività in cui lo studente sia partecipe, si misuri, e sia spinto a costruire il suo percorso mettendoci un pezzo di sè. Questa è la scuola dell’autonomia“.

Rispondendo a una domanda dell’agenzia Dire Berlinguer ha individuato nella musica e nell’educazione artistica in generale le attività che meglio potrebbero prestarsi a un maggior coinvolgimento attivo degli studenti nella costruzione del proprio percorso formativo.

Detrarre le spese per la mensa o il contributo, questo è il dilemma

Detrarre le spese per la mensa o il contributo, questo è il dilemma

di Cinzia Olivieri

 

C’è un aspetto di questa novità normativa che appare spesso non adeguatamente considerato.

La Legge n. 107/2015, com’è ormai noto, ha inserito la lettera e-bis) all’art. 15, comma 1 del TUIR prevedendo la detraibilità delle “spese per la frequenza di scuole dell’infanzia, del primo ciclo di istruzione e della scuola secondaria di secondo grado del sistema nazionale di istruzione di cui all’articolo 1 della legge 10 marzo 2000, n. 62 e successive modificazioni, per un importo annuo non superiore a 400 euro per alunno o studente.

Dunque è ora possibile detrarre fino al 19% delle spese di istruzione, comunque documentate e tracciabili, sostenute per la frequenza nei limiti di 400 euro per alunno o studente.

In pratica per le famiglie è ammessa una detrazione fino ad un massimo di 76 euro per ciascun figlio a carico. È quindi possibile ridurre di tale costo l’importo delle tasse da pagare.

 

L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato la C.M. n. 3/E/2016 dopo aver interpellato il MIUR riguardo le specifiche spese detraibili rientranti nella suindicata previsione, individuate da questo in:

  • tasse;
  • contributi obbligatori;
  • contributi volontari e altre erogazioni liberali, deliberati dagli istituti scolastici o dai loro organi e sostenuti per la frequenza scolastica per finalità diverse di quelle della lettera i-octies.

Sono citate espressamente a titolo esemplificativo: la tassa di iscrizione, la tassa di frequenza e la spesa per la mensa scolastica.

Se per le tasse non sorgono dubbi, andrebbero meglio definiti i contributi “obbligatori”, non potendosi considerarsi tali gli importi per l’assicurazione integrativa o l’acquisto dei libretti per giustificare le assenze, da intendersi piuttosto inclusi tra le erogazioni liberali deliberati dal consiglio di istituto, non essendo riconosciuta alle scuole (ed alle delibere del consiglio) capacità impositiva (Nota 7 marzo 2013 n. 593), ma neanche quelli per il servizio mensa in quanto tipicamente “a richiesta” ed i cui costi sono generalmente determinati dall’ente locale al quale sono altresì corrisposti.

 

Sicché l’art. 15 comma 1 lett. i-octies del TUIR già prevede la detraibilità di erogazioni liberali “finalizzate all’innovazione tecnologica, all’edilizia scolastica e universitaria e all’ampliamento dell’offerta formativae senza limiti di importo purché il pagamento avvenga “tramite banca o ufficio postale ovvero mediante gli altri sistemi di pagamento previsti dall’articolo 23 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241.

La questione non è priva di importanza poiché la lettera e-bis) all’ultimo capoverso precisa“Per le erogazioni liberali alle istituzioni scolastiche per l’ampliamento dell’offerta formativa rimane fermo il beneficio di cui alla lettera i-octies), che non è cumulabile con quello di cui alla presente lettera”.

Insomma sono deluse le aspettative di chi pensava di poter detrarre anche le spese per il servizio mensa.

Premesso che la somma massima di 76 euro potrebbe apparire già di per sé modesta rispetto ai costi complessivi, bisognerà decidere: mensa o contributo volontario.

Le famiglie dovranno effettuare una scelta: detrarre il 19% delle spese per il servizio mensa (e/o tasse di iscrizione e frequenza ovvero altri contributi) su un importo massimo di 400 euro per figlio ovvero di quelle per il contributo volontario finalizzato all’innovazione tecnologica, all’edilizia scolastica e universitaria e all’ampliamento dell’offerta formativa ma senza un limite massimo, optando per la soluzione economicamente più vantaggiosa.

S. Zweig, I miracoli della vita

In nome dell’idea

di Antonio Stanca

zweigSi è tornati a parlare di Stefan Zweig, scrittore austriaco di origine ebrea, a Ottobre del 2015 quando la casa editrice Passigli di Firenze ha pubblicato, nella serie “Le Occasioni”, due suoi racconti nel libro I miracoli della vita, pp.126, €8,50. La traduzione è di Loredana De Campi.

Zweig è nato a Vienna nel 1881 ed è morto suicida, insieme alla seconda moglie, a Petropolis, Rio de Janeiro, nel 1942. Di famiglia agiata Stefan aveva avuto la possibilità di coltivare, raffinare i suoi interessi culturali. Diplomatosi a Vienna, si laureò a Berlino e a poco più di vent’anni cominciò a scrivere. Primi lavori furono traduzioni, in particolare di poeti francesi moderni o a lui contemporanei, poi vennero poesie, novelle, opere teatrali, di saggistica e biografie romanzate. Suoi sono stati anche dei racconti, il romanzo storico Erasmo da Rotterdam (1935) ed infine l’autobiografia Il mondo di ieri, completata l’anno prima della morte.

Con molti generi si è cimentato Zweig fin dall’inizio della sua attività e così avrebbe continuato: studioso è stato oltre che autore. Molto ha viaggiato in quell’Europa dei primi del Novecento, molti intellettuali, artisti ha conosciuto, molti rapporti con loro ha intrattenuto. Era un’epoca pervasa in ogni ambiente culturale da un’idealità, da una spiritualità che voleva andare oltre i limiti della realtà, oltre i confini delle nazioni, che tutte voleva unire nel suo segno. Erano i tempi del Decadentismo, della soggettività assoluta che aveva fatto di quella trascendente la sua dimensione, di quella ideale la sua arte. Si trattò di un fenomeno così sentito, così vissuto, così rappresentato da superare anche i gravi problemi che dalla prima guerra mondiale sarebbero derivati a tanti stati europei. Ma col tempo questa fiammata si andò esaurendo poiché l’affermazione sempre più estesa del nazismo, la realtà di terrore e di morte da esso comportata divennero un dramma dal quale non si poteva prescindere. Fu allora, nel 1935, quando il nazismo si diffuse anche in Austria insieme al suo portato di persecuzioni razziali, che Zweig lasciò Salisburgo, dove risiedeva, per rifugiarsi a Londra ed infine in Sudamerica, a Rio de Janeiro, dove si sarebbe tolto la vita. Egli aveva partecipato di quell’atmosfera di accensione morale, spirituale, l’aveva tanto assorbita da non potersi rassegnare alla sua fine. In nome dei valori dell’idea, della loro altezza, della loro superiorità Zweig era vissuto, aveva viaggiato, aveva operato, aveva scritto e di fronte a quanto li stava offendendo si diede la morte convinto che niente avrebbe potuto riscattarli, in nessun altro modo sarebbe potuto vivere. Questo del grave confronto tra l’ampiezza, la vastità dell’idea che Zweig perseguiva e gli ostacoli, i limiti della realtà che si frapponevano sarà il tema ricorrente dell’intera sua produzione, da quella dello studioso a quella dell’autore, da quella dei primi anni a quella che tra il 1925 e il 1930 lo renderà noto, gli procurerà successo, lo farà tradurre, giungerà agli ultimi tempi.

Anche nei due racconti della recente raccolta, che risalgono al 1904, si assiste ad un confronto, ad un conflitto tra le forze dell’idea, della sua purezza, della sua bellezza e quelle della realtà, della sua minaccia, della sua offesa. Nel primo, I miracoli della vita, che dà il titolo all’opera, l’ambientazione risale alle Fiandre del secondo Cinquecento, dove imperversano le guerre di religione tra cristiani e protestanti, tra spagnoli cattolici, che di quei luoghi sono sovrani, e abitanti luterani. Qui la giovane ebrea Esther che da bambina è sfuggita ad un primo pericolo, che è stata adottata da un oste di Anversa, che si è liberata molto lentamente dallo stato di isolamento, di paura nel quale era precipitata, che lo ha fatto grazie agli incontri, ai dialoghi con un pittore che la vuole come modella per un quadro della Madonna, che a questa funzione assolve acquistando sempre più fiducia in sé, sempre più coscienza della propria identità, della propria bellezza e di quella del bambino da tenere in grembo ai fini della raffigurazione, che sicura è ormai diventata di ogni suo pensiero, di ogni sua azione e orgogliosa di essere stata scelta per un compito così importante, per un’immagine così famosa, che di quella vita prima rifiutata ora partecipa in modo eccellente, superbo, da protagonista, quella giovane ebrea vedrà violentata, oltraggiata tanta meraviglia, tanta passione da un gruppo di protestanti infervorati che assaliranno la chiesa cattolica dove si era rifugiata, profaneranno gli altari, sfasceranno ogni arredo sacro, ogni sacra immagine e lei colpiranno, feriranno, uccideranno.

Anche nel secondo racconto, Il pellegrinaggio, l’uomo che nella Palestina, nella Giudea dei tempi di Cristo, si mette in cammino per raggiungere Gerusalemme, dove si trova quel Messia del quale ormai tanto si parla, che tanti miracoli si dice che compia, che di tanto bene, di tanto amore si dice che sia capace, non riuscirà a vederlo né a sentirlo perché crocifisso lo troverà una volta giunto. Neanche il bisogno di bene, di pace di questo pellegrino verrà soddisfatto, anche per lui la realtà sarà grave, funesta. Sembra un destino inevitabile, inalterabile per l’umanità ché identico si mostra pur in tempi diversi, in luoghi diversi, tra persone diverse. Tragica è una simile constatazione e Zweig più volte vi è giunto nelle sue opere, più volte l’ha rilevata perché propria della sua condizione. In questa lo scrittore si sarebbe ritrovato con tanti suoi personaggi. Né lui né loro sarebbero sfuggiti all’assalto dei tempi, alla volgarità degli ambienti, all’inselvatichimento della società. Come l’uomo anche l’autore, come nella vita anche nell’opera Zweig viveva un’altezza che superava ogni bassezza ma che nessuna realtà poteva contenere.

Piero Angela

PIERO ANGELA INNAMORA INSEGNANDO di Umberto Tenuta

CANTO 654 Se Piero Angela insegnasse in una classe…?

 

Se Piero Angela insegnasse in una scuola, che cosa accadrebbe?

Azzardo una risposta.

Piero Angela contagerebbe agli studenti il suo amore per il sapere.

Ovvero, Piero Angela non distruggerebbe l’innato amore del sapere, che si presenta come innata curiosità[i].

Molto spesso -per non dire, quasi sempre- la scuola, anziché coltivare l’innato desiderio di imparare, lo distrugge.

Lo distrugge in mille modi.

Innanzitutto, lo distrugge imponendo l’obbligo di imparare.

Prima di andare a scuola, il bambino ha imparato moltissimo.

Ha imparato a bere, a mangiare, a camminare, a saltare, a correre, a prendere, a parlare una lingua, compresa la sua grammatica, a rapportarsi con le persone… (IBUKA M., A un anno si pattina, a tre si legge, e si suona il violino, Armando, Roma, 1984).

Ha imparato senza essere obbligato, senza premi e senza castighi.

Arriva a scuola, e l’imparare diventa un obbligo!

-Tu devi imparare a saltare, a nuotare, a danzare…

-Tu devi imparare la grammatica della lingua portoghese!

-Tu devi imparare la grammatica della lingua degli antichi Greci e dei Romani!

-Tu devi imparare che il sole sorge ad oriente e tramonta ad occidente!

-Tu devi imparare che le piante hanno le radici, il fusto, i rami, le foglie…

-Tu devi imparare…

-E se non impari, io ti castigo!

-Ti do un cattivo, cattivissimo voto!

-Ti do 2, ti do 3, ti do 4 meno meno…

Oddio che rivoluzione!

La gioia di imparare diventa l’odio dell’imparare!

La cosa più grande che si impara a scuola è l’odio dell’imparare.

Piero Angela non insegna nella scuola.

Piero Angela non è un insegnante.

Piero Angela è un innamorato!

Innamorato del sapere.

Il suo è un amore grande.

Un amore così grande che non riesce a tenerselo tutto per sé.

E lo contagia.

Lo trasmette a chiunque lo ascolti.

Senza premi e senza castighi.

Senza voti!

Ed i docenti sono innamorati?

I concorsi che essi fanno per entrare nella scuola mica verificano se essi sono innamorati!

 

[i] http://www.edscuola.it/archivio/didattica/gusto.html

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

Altri saggi sono pubblicati in

www.rivistadidattica.com

E chi volesse approfondire questa o altra tematica

basta che ricerchi su Internet:

“Umberto Tenuta” − “voce da cercare”