Archivi giornalieri: mercoledì 4 Maggio 2016
Scuole paritarie, “mille euro per ogni alunno disabile”
da Redattore sociale
Scuole paritarie, “mille euro per ogni alunno disabile”
L’emendamento del governo, che stanzia un contributo di 12 milioni di euro, presentato oggi in commissione al Senato. Il sottosegretario Toccafondi: nell’ultimo decennio gli alunni con disabilita’ iscritti alle scuole paritarie sono aumentati del 60%.
ROMA. Da oggi i 12.000 ragazzi disabili che frequentano una scuola paritaria iniziano ad avere una risposta dallo Stato. Con la proposta del Governo, adesso al vaglio del Senato, arriva una prima significativa risposta alle scuole. Dare un contributo di 1000 euro alla scuola per ogni alunno con disabilita’ significa abbattere un muro e aiutare i ragazzi. Per noi la scuola e’ tutta pubblica e i ragazzi tutti uguali”. Cosi’ Gabriele Toccafondi, Sottosegretario al Miur, commenta positivamente la presentazione da parte del Governo dell’emendamento che stanzia un contributo di 12 milioni di euro alle scuole paritarie che accolgono studenti con disabilita’ presentato oggi in commissione al Senato durante i lavori sul decreto legge 42/2016 sulla funzionalita’ del sistema scolastico e della ricerca.
“Fino ad ora le scuole e le famiglie erano lasciate a se’ stesse, eppure anche in Italia dopo la legge 62 del 2000 la cosiddetta legge Berlinguer, la scuola e’ tutta pubblica e si divide in statale e non statale. Con oggi – aggiunge Toccafondi – inizia un percorso di riconoscimento di un diritto, quello del sostegno a ragazzi e bambini con disabilita’, che frequentano una scuola non statale, per i quali lo Stato non riconosceva niente. Nell’ultimo decennio gli alunni con disabilita’ iscritti alle scuole paritarie sono aumentati del 60% a fronte di una diminuzione delle iscrizioni, questo dato ha ulteriormente messo in difficolta’ realta’ scolastiche paritarie e famiglie”. “Il Governo – conclude il Sottosegretario – sta facendo la sua parte invertendo la rotta, un altro passo verso la parita’ scolastica, attendiamo adesso approvazione del Senato”. (DIRE)
Al via le prove Invalsi per 2,2 milioni di studenti: si parte con italiano alla primaria
da Il Sole 24 Ore
Al via le prove Invalsi per 2,2 milioni di studenti: si parte con italiano alla primaria
di Claudio Tucci
Circa 10mila scuole, 30mila docenti, e oltre 2.200.000 studenti complessivamente coinvolti (circa 550.000 per ogni ordine di classe). Questa mattina iniziano le prove Invalsi: si partirà con i consueti quesiti di italiano in seconda e quinta primaria. Domani toccherà alla prova di matematica sempre in seconda e quinta primaria, il 12 maggio italiano e matematica in seconda superiore; per chiudere con le prove di giugno in terza media in sede di esame di Stato.
Le novità di quest’anno
Quest’anno non sono intervenute novità dal punto di vista di redazione e somministrazione delle prove. Ci sono però alcuni accorgimenti presi dall’Invalsi. Le prove per gli alunni con bisogni educativi speciali (Bes) vengono somministrate con formati ad hoc per tutte le classi coinvolte, per esempio le prove vengono registrate in formato audio per i ragazzi che necessitano del cosiddetto “donatore di voce”. Un altro dato interessante è costituito dalla novità che da quest’anno la strumentazione per gli insegnanti utilizzata per il rilevamento è disponibile anche in formato non proprietario, vale a dire «open source».
Eventuali boicottaggi
Come ogni anno, i sindacati di base hanno proclamato lo sciopero per “boicottare” le prove Invalsi. Lo scorso anno le proteste e le astensioni dai test sono stati un pò più elevate perchè si sono sommate alle contestazioni della riforma Renzi-Giannini. Negli anni precedenti il campione di classe rilevato dall’Invalsi indicava prove effettuate nel 98% dei casi. Una nuova bordata alle prove è giunta ieri dalla Flc Cgil, con Domenico Pantaleo, che chiede al governo di «cambiare pagina». In particolare, si propone la necessità di «superare il carattere censuario delle prove Invalsi previste all’interno del percorso scolastico. In questo senso la sospensione delle loro somministrazione per un arco di tempo predeterminato, appare, in questa fase, la soluzione più efficace; eliminare la prova nazionale all’interno degli esami di stato al termine del primo ciclo; bloccare il percorso che sta conducendo inesorabilmente l’Invalsi a diventare un mero “testificio” e di orientarne la mission verso la ricerca e la messa in campo di processi e pratiche valutative in collaborazione con le istituzioni del sistema educativo nazionale».
E in terza media le prove potrebbero «uscire» dall’esame di Stato
da Il Sole 24 Ore
E in terza media le prove potrebbero «uscire» dall’esame di Stato
di Cl. T.
L’ipotesi allo studio
Dal prossimo anno, tutto questo potrebbe cambiare. L’idea allo studio è quella di far uscire i test Invalsi dalla prova d’esame per essere anticipati a gennaio-febbraio in chiave di certificazione delle competenze (e non più, quindi, come “materia” d’esame). Sarebbe anche un primo alleggerimento dell’esame di terza media che oggi conta di ben sei prove: italiano, matematica e tecnologia, inglese, seconda lingua comunitaria, la prova nazionale predisposta dall’Invalsi e la prova orale.
Restyling anche per la maturità
Il cantiere della delega su valutazione ed esami porterebbe novità anche in quinta superiore: le prove Invalsi sbarcherebbero in quinta, ma non all’esame di maturità, piuttosto in un diverso periodo dell’anno e sempre in funzione di certificazione delle competenze. L’esame di maturità cambierà ancora, dovendo comprendere le novità della legge 107 (alternanza obbligatoria e curriculum dello studente). «La delega su valutazione e certificazione degli apprendimenti è tra le più importanti della riforma – spiega la responsabile Scuola dem, Francesca Puglisi -. E vogliamo valorizzare la funzione di certificazione delle competenze, che possono poi essere un aiuto alle scuole per migliorare l’0fferta didattica».
Così funziona il sistema di verifica in Francia, Germania, Inghilterra e Spagna
da Il Sole 24 Ore
Così funziona il sistema di verifica in Francia, Germania, Inghilterra e Spagna
di Maria Cristina Tubaro
In molti paesi europei da anni è in vigore un sistema di rilevamento degli apprendimenti su base nazionale o regionale.
In Francia, ad esempio, la valutazione su scala nazionale del livello di apprendimento degli alunni è affidata a test standardizzati redatti dalla Direzione generale dell’istruzione scolastica (Dgesco) su direttive ministeriali, mentre la Depp (Direzione della valutazione, della prospettiva e della performance) elabora e mette a disposizione gli strumenti di supporto alla valutazione, alla misura della performance, al monitoraggio e alla decisione. I test vengono somministrati ad alunni di 7 e 10 anni di età, ovvero quelli che frequentano il secondo e l’ultimo anno della scuola elementare e le materie oggetto della valutazione sono il francese e la matematica. La somministrazione delle prove è affidata agli stessi insegnanti, durante una settimana predeterminata a livello nazionale; gli insegnanti stessi valutano le prove ma la correzione vera e propria viene effettuata per via informatica dalla Depp.
L’obiettivo di queste valutazioni è quello di verificare il percorso compiuto dagli studenti in rapporto ad obiettivi ben definiti dei programmi scolastici, così da consentire agli insegnanti di effettuare interventi personalizzati per gli alunni che hanno bisogno di un particolare supporto. I risultati del singolo sono comunicati alla famiglia dell’alunno.
Al tempo stesso il ministero effettua una comparazione dei risultati con quelli degli anni precedenti. Vengono inoltre effettuate delle “valutazioni bilancio” che tengono conto di un arco temporale di 6 anni.
Risultati globali e anonimi, invece, vengono resi pubblici sul sito del ministero, con una comparazione che tiene conto anche del sesso e della provenienza sociale degli alunni.
In Germania, nel 2003-2004, la Conferenza permanente dei ministri dell’istruzione dei Länder (Kultusministerkonferenz – Kmk) ha individuato degli standard educativi nazionali (Bildungsstandards) e, nel 2006, ha delineato una strategia globale per il monitoraggio del sistema educativo. Dal 2009 vengono annualmente somministrati dei test agli alunni del terzo e dell’ottavo anno dell’istruzione obbligatoria (Vera 3, che riguardano matematica, tedesco, e Vera 8, che riguardano matematica, tedesco e prima lingua straniera).
Gli standard educativi sono previsti per alunni del quarto e ultimo anno della scuola primaria (Grundschule), e per quelli del nono/decimo e ultimo anno, a seconda del Land, della scuola secondaria inferiore generale (Hauptschule/Realschule), in particolare per quelli che conseguono i certificati finali Hauptschulabschluss (e in questo caso vengono testate le competenze acquisite in tedesco, matematica, prima lingua straniera) e Mittlerer Schulabschluss (e in questo caso vengono testate le competenze acquisite in tedesco, matematica, prima lingua straniera, biologia, chimica e fisica).
In Inghilterra esistono prove obbligatorie al termine del Key Stage 1, ovvero per gli alunni di 7 anni e, sebbene sviluppate a livello nazionale, vengono erogare direttamente dagli insegnanti e possono essere svolte in qualsiasi momento dell’anno a partire dal mese di gennaio. Altri test sono previsti e al termine del Key Stage 2, ovvero per gli alunni di 11 anni, e che vengono somministrati nel mese di maggio.
Le prove riguardano inglese e matematica, mentre la materia scienze è valutata solo su un campione nazionale.
Esistono anche test facoltativi alla fine di ciascuno dei primi tre anni del Key stage 2 (ovvero a 8,9 e 10 anni di età) e alla fine di ciascuno dei tre anni del Key Stage 3 (cioè 12,13 e 14 anni di età). I risultati delle prove, assieme ai risultati della valutazione interna delle scuole e delle ispezioni, concorrono all’individuazione delle strategie da applicare per apportare miglioramenti sulla qualità delle scuole e sull’efficacia dell’insegnamento. I test facoltativi sono invece destinati a valutare le singole classi e i singoli alunni, individuandone punti di forza e di debolezza.
In Spagna esistono due tipi di valutazioni: una organizzata a livello nazionale dall’Istituto di Valutazione e realizzata a livello territoriale, ogni 3 anni, dalla singola Comunità Autonoma, e una valutazione diagnostica di livello territoriale, demandata alle singole CA e che avviene con cadenza annuale.
I test vengono somministrati a campione sugli alunni al termine del quarto anno della scuola primaria (10 anni di età) e al termine del secondo anno di scuola secondaria inferiore (14 anni di età). Le tematiche oggetto del test riguardano, a rotazione, le 8 competenze di base del curriculum. I risultati, vengono utilizzati per la valutazione dell’intero sistema educativo, ma rappresentano anche una fonte di informazione per le famiglie circa il sistema educativo territoriale.
Card da 500 euro per i neo 18enni estesa anche agli stranieri
da Il Sole 24 Ore
Card da 500 euro per i neo 18enni estesa anche agli stranieri
di Eugenio Bruno
C’è una novità curiosa che emerge dalle pieghe del Dl scuola. Nel pacchetto di emendamenti governativi al decreto ex Lsu (attualmente all’esame della commissione Istruzione del Senato), accanto a quelli che raddoppiano i compensi dei commissari del “concorsone” oppure destinano 12 milioni alle scuole paritarie che ospitano studenti disabili, ne è comparso uno che estende anche agli stranieri il bonus da 500 euro per i neo 18enni. Eliminando il riferimento ai soli «cittadini italiani o di altri Paesi membri dell’Unione europea» contenuto nella norma. Una scelta curiosa, soprattutto alla vigilia di una tornata elettorale (le comunali del 5 giugno) a cui parteciperanno appunto anche gli stranieri, purché residenti in Italia.
La card per i neo 18enni
Risultato: la card prevista dall’articolo 1, comma 979, della legge di stabilità per il 2016 verrà erogata a tutti i residenti sul territorio nazionale «in possesso, ove previsto, di permesso di soggiorno in corso di validità». Un bonus che – come forse si ricorderà- può essere utilizzata per assistere agli spettacoli teatrali e alle proiezioni cinematografiche, per acquistare libri nonché per accedere a musei, mostre ed eventi culturali, monumenti, gallerie, aree archeologiche, parchi naturali e spettacoli dal vivo. Fermo restando che i 500 euro non costituiranno reddito imponibile e non rileveranno ai fini dell’Isee.
Quanto costerà l’intera operazione “carta elettronica per i diciottenni”? Ce lo dice la relazione tecnica all’emendamento. Attingendo alle stime della Sogei i ragazzi che abitano nel nostro paese e diventeranno maggiorenni quest’anno sono 576.953. Di cui 24.304 in possesso di nazionalità extra-Ue. Nel complesso l’esborso per le casse dello Stato sarà di 288,4 milioni. A cui andranno aggiunti circa 300mila euro di «costi di gestione». Al di sotto dunque dei 290 milioni stanziati a tal fine dalla stabilità. Fermo restando che toccherà poi a un successivo Dpcm fissare le modalità di monitoraggio ed eventualmente bloccare gli accrediti in caso di sforamento del plafond.
Scuole paritarie
Tra le altre novità spicca la previsione di uno stanziamento aggiuntivo di 12,2 milioni per gli istituti paritari. Che se lo vedranno recapitare – grazie a un altro emendamento del Governo – in proporzione al numero di studenti con disabilità. L’obiettivo lo chiarisce la relazione tecnica alla norma. Ed è destinare alle scuole paritarie un bonus di 1.000 euro per ogni ragazzo diversamente abile così da far salire il loro peso sull’intera popolazione scolastica. Attualmente pari all’1,27%, la metà circa rispetto agli istituti statali.
Compensi commissari
Il governo interviene anche sui compensi dei componenti delle commissioni d’esame del concorsone, dopo le parole del premier Matteo Renzi che aveva criticato la bassa remunerazione (1 euro l’ora). La norma aggiunge 8 milioni alle risorse già in cantiere per il concorsone, e ciò dovrebbe portare al raddoppio dei compensi. I fondi arriveranno da una partita di giro: saranno anticipato da un taglio al fondo di funzionamento, ma saranno restituiti, nel 2017, allo stesso fondi utilizzando i risparmi della Buona Scuola.
Its, scendono i crediti
Un altro emendamento del governo interviene sui crediti universitari legati agli Its. La legge 107 ha fissato un tetto ai Cfu: non meno di 100 per i percorsi formativi che durano quattro semestri e 150 per quelli di sei semestri (praticamente circa l’80% dei crediti necessari per il conseguimento di una laurea triennale). Un’asticella, però, giudicata subito troppo elevata sia dal mondo accademico, sia, soprattutto, dalle imprese che hanno segnalato il rischio, concreto, di snaturare la funzione principale di questi “super istituti tecnici” che devono preparare i giovani al lavoro, e non a proseguire con gli studi universitari, La norma riduce ora questi Cfu. Il valore minimo dei crediti scenderebbe così: per i percorsi biennali si passa da 100 a 40 Cfu, corrispondenti a 4/5 esami; per i percorsi triennali da 150 a 62 Cfu, corrispondenti a 6/7 esami (circa un anno di università).
Gli importi specifici erogati ai disabili escono dall’Isee
da Il Sole 24 Ore
Gli importi specifici erogati ai disabili escono dall’Isee
di Davide Colombo
Tutte le prestazioni previdenziali e indennitarie, i trattamenti assistenziali e le carte di debito percepite da soggetti disabili sono escluse dal calcolo del reddito disponibile ai fini Isee. Cancellato anche il sistema di franchigie e detrazioni che serviva – nella nuova versione dell’indicatore della situazione economica equivalente dei nuclei familiari – a garantire i non autosufficienti dalle penalizzazioni legate al mutato calcolo delle prestazioni loro concesse. Al posto di questi “bilanciatori fiscali” ritorna, invece, la maggiorazione dello 0,5 della scala di equivalenza per ogni componente disabile di una famiglia.
Sono queste le modifiche che il Governo ha voluto introdurre al Dpcm 159/2013 che ha cambiato il design dell’Isee. Correzioni che recepiscono in pieno le sentenze del Consiglio di Stato che hanno respinto l’appello al pronunciamento del Tar dell’anno scorso in cui s’impone di considerare come «emolumenti riconosciuti a titolo risarcitorio quelli a favore di situazioni di disabilità».
Il provvedimento, nella forma di emendamento al Dl scuola all’esame del Senato, è stato adottato dall’ultimo Consiglio dei ministri e appena trasmesso a palazzo Madama.
Nell’emendamento c’è anche una norma di chiarimento che riguarda le borse di studio: questo beneficio va valorizzato sì ai fini del calcolo Isee, ma l’ente erogatore dovrà sottrarre il valore della stessa borsa in rapporto alla scala di equivalenza. Le nuove regole scatteranno dopo 45 giorni dalla pubblicazione del testo, mentre gli enti erogatori di prestazioni basate sulla prova dei mezzi dovranno adeguarsi entro un mese. Le nuove regole, che faranno rivivere per le famiglie con disabili le modalità di calcolo previgenti, dovranno essere adottate nel rispetto dei limiti di bilancio degli stessi enti erogatori.
Secondo la relazione tecnica che accompagna l’emendamento, circa il 20% delle famiglie che ha presentato una dichiarazione sostitutiva (Dsu) per avere il nuovo Isee ha un disabile. Le nuove regole dovrebbero avere un effetto limitato a non più di un milione di euro l’anno in termini di impatto sui saldi di finanza pubblica (risorse che verranno coperte con l’utilizzo del Fondo nazionale per le politiche sociali). In particolare, sulla base delle simulazioni Inps, risulterebbe che la presenza di disabili in nuclei che beneficiano dell’assegno familiare con almeno tre figli minori non supera il 10%, percentuale che si dimezza per i nuclei che invece beneficiano dell’assegno di maternità.
Chiamata diretta? Si procederà senza contratto. Mef e Funzione pubblica contrari, l’Istruzione blocca le trattative
da ItaliaOggi
Chiamata diretta? Si procederà senza contratto. Mef e Funzione pubblica contrari, l’Istruzione blocca le trattative
E per i licei musicali niente passaggi di ruolo, possibili solo le utilizzazioni
La trattativa per le sequenze contrattuali sulla chiamata diretta e sulla mobilità nei licei musicali non si farà. Almeno per quest’anno. È quanto è emerso in un incontro che si è tenuto a viale Trastevere giovedì scorso, tra i rappresentanti del ministero dell’istruzione e dei sindacati rappresentativi della scuola: Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, il niet del dicastero guidato da Stefania Giannini sarebbe il risultato di uno stop imposto dal ministero dell’economia e dal dicastero della funzione pubblica. Per quanto riguarda la chiamata diretta, i motivi sarebbero di merito: la materia è riservata alla legge e non vi sarebbe spazio per gli accordi sindacali. Per quanto riguarda i licei musicali vi sarebbe, invece, una pregiudiziale economica, che avrebbe indotto il ministero dell’economia a non autorizzare i circa 2mila posti aggiuntivi necessari. Il dicastero di viale Trastevere, invece, è di diverso avviso. Tanto più che i rappresentanti dell’amministrazione al tavolo negoziale hanno regolarmente firmato il contratto sulla mobilità dove sono contenuti i rinvii alle sequenze. Si tratta di accordi integrativi volti a regolare materie specifiche che necessitano di ulteriori norme di dettaglio rispetto all’accordo principale. In ogni caso, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, sulla chiamata diretta non sembra vi siano elementi per procedere. E dunque, a meno che il governo non decida di intervenire con un provvedimento legislativo ad hoc, volto a contrattualizzare la materia della chiamata diretta, la relativa sequenza non si farà. Qualche spiraglio potrebbe esserci, invece, per la sequenza sulla mobilità nei licei musicali. Ma solo a partire dal prossimo anno. A quel punto, però, l’accoglimento delle domande di passaggio di ruolo o di cattedra verso questi istituti avrà come effetto la perdita della titolarità della sede per i docenti interessati. Che non potranno chiedere il passaggio in specifiche sedi scolastiche, ma solo nell’ambito territoriale dove le sedi interessate risultino comprese. E poi dovranno attendere la chiamata dei dirigenti scolastici, che conferiranno loro incarichi triennali. Perché «dall’anno scolastico 2016/2017», recita l’ultimo periodo del comma 73, dell’articolo 1 della legge 107, «la mobilità territoriale e professionale del personale docente opera tra gli ambiti territoriali».
Tra altro, l’assoggettamento al sistema degli ambiti e della chiamata diretta riguarderà sia i trasferimenti (mobilità territoriale) che i passaggi di ruolo e di cattedra (mobilità professionale). E dunque, si applicherà anche ai docenti di musica e di strumento musicale delle medie che chiederanno di andare ad insegnare nei licei musicali. Quest’anno, invece, nel contratto sulla mobilità è stata introdotta una sorta di deroga, che consente ai docenti già in ruolo nel 2014/2015 e ai docenti immessi in ruolo in fase 0 e in fase A di acquisire la titolarità della sede che sarà loro assegnata in sede di mobilità. La deroga è stata introdotta grazie ad un intervento interpretativo della legge 107, che ha consentito di prorogare di un anno il diritto all’acquisizione della titolarità della sede per coloro che erano già in ruolo. Ciò è potuto avvenire perché la stessa legge 107 prevede l’acquisizione della titolarità per i neoimmessi in ruolo in fase 0 e in fase A.
La deroga insomma è stata estesa anche ai docenti già in ruolo in forza di una lettura costituzionalmente orientata del dispositivo. In caso contrario si sarebbe verificata una disparità di trattamento in odore di incostituzionalità, che avrebbe potuto mettere a rischio la validità dei movimenti. L’anno prossimo, invece, la legge 107 andrà a regime per tutti. Chi deciderà di trasferirsi oppure il passaggio di ruolo o di cattedra, dovrà necessariamente rinunciare alla titolarità, accettando l’incertezza della sede e l’assoggettamento alla chiamata diretta dei dirigenti scolastici. Resta il fatto, però, che la mancata stipula della sequenza contrattuale, per quest’anno, dovrebbe consentire l’applicazione (in via sussidiaria e suppletiva) delle disposizioni generali contenute nel contratto in materia di passaggi di ruolo e di cattedra. A maggior ragione se si considera il fatto che adesso esistono le nuove classi di concorso.
Nel nuovo regolamento è espressamente previsto che i titolari delle abilitazioni nelle classi A032 e A031 in possesso del diploma specifico avrebbero titolo a chiedere il passaggio nei licei musicali. In pratica non vi sarebbero più ostacoli di natura giuridica in tal senso, se non fosse per il fatto che i termini per la presentazione delle domande è ormai scaduto. E il sistema, anche quando i termini erano ancora aperti, non consentiva materialmente ai possessori di tali titoli la possibilità di presentare la domanda. Si rischia, dunque, l’ennesimo contenzioso seriale non solo verso l’amministrazione, ma anche tra colleghi con interessi contrapposti
I sindacati vanno all’assalto, il concorso è tutto sbagliato
da ItaliaOggi
I sindacati vanno all’assalto, il concorso è tutto sbagliato
Dai confederali agli autonomi. Governo e Pd: assurdo
La Cgil-Flc denuncia che per gli errori e la fretta così come per il «pressapochismo» nell’organizzazione, il ministero ha «combinato enormi pasticci» spingendo i docenti verso le vie legali, ed; la confederazione dei lavoratori della conoscenza contesta comunque la procedura concorsuale scelta al posto di un piano pluriennale di immissione in ruolo dei precari. La stessa Cgil, insieme a Cisl scuola, Uil scuola e Snals-Confsal, hanno organizzato un presidio in piazza Montecitorio, giovedì scorso, per contestare, tra l’altro, «i concorsi effettuati senza criterio» e la mancanza di dialogo del ministero con le sigle.
I Cobas, dal canto loro, avevano già esortato al ricorso anche i docenti (ad esempio, quelli di sostegno) che avevano in corso i Tfa con fine programmata oltre la data di presentazione delle domande, così di fatto escludendoli dal bando. Anche Unicobas si unisce al coro che grida del «concorso-beffa»: si tratta di un concorso inadeguato e fuori legge per gli stessi limiti che si era dato il governo e che arriva molto dopo rispetto ai termini ordinatori prefissati. Nel merito, non si tiene conto della realtà: l’unico modo per risolvere l’utilizzazione smisurata dei precari sarebbe un canale di reclutamento stabile, con concorsi a doppio canale in cui almeno la metà dei posti fosse riservato a chi è in servizio ed è abilitato.
Difedono il concorso il governo e i partiti di maggioranza. «Torniamo alle regole cosituzionali, nella scuola si entra per concorso», replica il ministro dell’istruzione, Stefania Giannini. E il responsabile scuola del Pd, Francesca Puglisi: «Le contestazioni? Assurdo, con la Buona scuola stiamo dando certezze e dignità a 180 mila docenti».
Il potenziamento? Pro esuberi
da ItaliaOggi
Il potenziamento? Pro esuberi
Soprannumerari, sì agli spezzoni. I docenti della fase C rischiano di andare in altre province
Carlo Forte
docenti che diventeranno soprannumerari, nell’organico di diritto, potranno essere riassorbiti nell’organico di potenziamento. Sempre che nella scuola di titolarità vi sia una cattedra della stessa tipologia o classe di concorso. E il posto di potenziamento utilizzato per riassorbire il docente in esubero in organico di diritto non potrà più essere occupato da un docente neoimmesso in ruolo nella fase C. È questa una delle novità più importanti contenute nella bozza di decreto interministeriale sugli organici firmato mercoledì scorso dal ministro dell’istruzione, Stefania Giannini.
Nella scuola primaria si perderanno 1. 251 posti comuni (l’anno scorso se ne erano persi 865) per effetto di una flessione dello 0,61% della popolazione scolastica. E dunque saranno attivati 196.707 cattedre. Nella secondaria I grado è prevista la costituzione di 131.033 cattedre: 170 posti in più a fronte di una crescita del numero degli alunni nell’ordine dello 0,13%. E infine, nella secondaria di II grado, le cattedre saranno 191.328: 1045 in più rispetto all’anno scorso, per effetto di una crescita dello 0,55% della popolazione scolastica di questa fascia di età (14-15/ 19 anni). Stabile l’organico del sostegno, fissato nell’ordine di 90.034 posti nel triennio. Resta confermata per tutto il triennio 2016/2019 la dotazione organica di potenziamento: 48.818 cattedre su posto comune (18.133 nella primaria, 7206 nella secondaria di I grado e 23.473 nella secondaria di II grado) e 6446 per il sostegno.
I criteri di utilizzo dei posti di potenziamento, inoltre, sono stati indicati nella circolare di accompagnamento del decreto emanata il 29 aprile scorso (11729). Nella quale è spiegato che i posti del potenziamento potranno subire solo una riallocazione tra le varie scuole. Ma rimarranno sempre gli stessi. E dunque, non sarà consentito mutare la classe di concorso del posto già costituito in occasione delle immissioni in ruolo della fase C, ma sarà consentito spostarlo in altra istituzione scolastica, secondo le richieste avanzate dalle scuole in sede di formazione del piano triennale dell’offerta formativa. Più precisamente, l’amministrazione centrale ritiene operabile una ridistribuzione dell’organico tra le diverse istituzioni scolastiche autonome.
Prima di considerare le richieste di attivazione da parte delle istituzioni scolastiche, gli uffici dovranno dare priorità alle situazioni di esubero non riassorbibili nell’ordinario sviluppo degli organici delle singole autonomie. E dovranno farlo consentendo, nei limiti del possibile, la permanenza dei docenti soprannumerari nelle scuole di titolarità. Il ministero ha spiegato che i posti di potenziamento, nella scuola secondaria di II grado, potranno essere frazionati per completare eventuali spezzoni presenti in organico di diritto. A patto che lo spezzone risulti della stessa classe di concorso del posto di potenziamento. In tutti gli altri casi i posti di potenziamento non potranno essere frazionati. In buona sostanza, dunque, non sarà consentito suddividere le ore di potenziamento tra cattedre della stessa classe di concorso, così da costituire cattedre miste.
Resta il fatto però che la legge 107 non prevede questa preclusione e il regolamento sull’autonomia scolastica sembrerebbe consentirlo. In più va detto che l’utilizzo dei posti di potenziamento, per sanare le situazioni di soprannumerarietà in organico di diritto, precluderà ai docenti neoimmessi in ruolo nella fase C la possibilità di continuare a lavorare nella provincia di attuale destinazione. Provincia che spesso coincide con quella di residenza.
Perchè ogni volta che un docente attualmente in esubero nell’organico di diritto sarà assorbito (anche solo parzialmente) con posti dell’organico di potenziamento, lo stesso posto, attualmente occupato da un docente neoimmesso in ruolo, non sarà più utilizzabile per quest’ultimo. Che dovrà adattarsi ad essere ricollocato dove vi sarà una disponibilità utile a tal fine, accettando la mobilità su tutto il territorio nazionale
Diplomati magistrale, per l’inserimento in GaE è quasi fatta
da La Tecnica della Scuola
Diplomati magistrale, per l’inserimento in GaE è quasi fatta
“È assai raro che il Tar non si adegui a quanto stabilito dal più alto consesso amministrativo”, ovvero il Consiglio di Stato.
A sostenerlo sono i legali Santi Delia e Michele Bonetti, impegnati a sostenere i ricorsi di alcune migliaia di diplomati magistrali che chiedono di essere inseriti nelle GaE, attraverso le quali si concretizzerebbero supplenze più durature e continuative. Ma anche, nel tempo, pure l’agognata immissione in ruolo.
“Nonostante i tentativi di bloccare l’ingresso dei precari nelle GAE a seguito della rimessione all’adunanza plenaria nella vicenda dei diplomati magistrali – scrivono i legali – la stessa si è pronunciata favorevolmente alle nostre tesi il 27 Aprile”.
Santi Delia e Michele Bonetti ricordano che “già il giorno successivo, dando segno di convinta continuità, la Sesta sezione del Consiglio di Stato ha riformato l’Ordinanza del T.A.R. Lazio n. 1015/2016 sul ricorso 1738/2016, disponendo l’ammissione nelle G.A.E. dei nostri ricorrenti”.
In effetti, l’incipit di quell’ordinanza non sembra lasciare adito a dubbi: “considerato che, con ordinanza n. 1 del 27 aprile 2016, l’Adunanza Plenaria ha ritenuto, in una fattispecie analoga”.
“A questo punto i nostri diplomati magistrale in GAE diventano 4.000”, sostiene in modo perentorio la coppia di legali.
Certo, si tratta pur sempre di “un’ammissione con riserva” – continuano – ma è la prima ammissione dinanzi alla Sesta Sezione che dopo la rimessione alla plenaria aveva iniziato a non ammettere più con riserva, rimettendo la questione al Tar del Lazio per la decisione nel merito. Da parte nostra ciò vuole rappresentare un forte segnale”.
“Pertanto lo scenario concretizzatosi appare favorevole per le eventuali future pronunce, a cui il Tar dovrebbe uniformarsi”, concludo Santi Delia e Michele Bonetti.
Le prospettive dei due legali, quindi, confermano quanto espresso dalla Tecnica della Scuola, subito dopo aver appreso dell’esito positivo della plenaria del Consiglio di Stato sull’annosa questione: il Tar, “come giudice di primo grado – avevamo scritto -, dovrà certamente tenere conto di questa tanto attesa pronuncia. Con decine di migliaia di precari coinvolti, che sperano con sempre maggiore fondatezza”.
Ricordiamo, in conclusione, che la linea intrapresa dalla coppia di legali è, nella sostanza, la stessa che stanno conducendo da alcuni anni anche altri avvocati, oltre che associazioni e sindacati. Pertanto, un eventuale, a questo punto sempre più probabile, disco verde per un raggruppamento, rappresenterebbe lo stesso risultato anche per gli altri.
Dall’Invalsi nuovi materiali per le scuole secondarie di II grado
da La Tecnica della Scuola
Dall’Invalsi nuovi materiali per le scuole secondarie di II grado
Oltre ai verbali e a documenti specifici per la primaria, l’Istituto ha pubblicato due riepiloghi per le scuole superiori.
In particolare si tratta di:
- Comunicazione al Dirigente Scolastico e al Referente – Riepilogo operazioni per le Prove INVALSI 2016 della scuola secondaria che hanno richiesto formati speciali
- Comunicazione al Dirigente Scolastico e al Referente – Riepilogo operazioni per le Prove INVALSI 2016 della scuola secondaria che non hanno richiesto formati speciali
Per tutta la documentazione vai alla pagina
Concorso docenti, depositato emendamento per aumento compensi dei commissari
da La Tecnica della Scuola
Concorso docenti, depositato emendamento per aumento compensi dei commissari
Il governo ha depositato 6 emendamenti al decreto scuola attualmente al Senato. Tra i testi presentati, quello che prevede l’aumento dei compensi ai componenti delle commissioni di concorso fino a 8 milioni di euro e quello che prevede l’allargamento del bonus di 500 euro per chi ha compiuto 18 anni anche ai giovani con permesso di soggiorno”. Così il senatore del Pd Andrea Marcucci, presidente della commissione Istruzione a Palazzo Madama.
Cgil contro prove Invalsi
da La Tecnica della Scuola
Cgil contro prove Invalsi
Alla vigilia dell’avvio delle rilevazioni degli apprendimenti degli alunni, la Flc Cgil esce con un comunicato che non lascia spazio ad equivoci.
E adesso a mettere in discussione le prove Invalsi non sono soltanto i sindacati di base e i Cobas in particolare, che da anni – meticolosamente e puntualmente – promuovono lo sciopero del comparto scuola proprio in concomitanza con i giorni delle prove stesse.
Anche la Flc-Cgil di Mimmo Pantaleo ha deciso di ribadire chiaramente la propria posizione che sembra quest’anno ancora più netta rispetto a quella del passato.
Intanto la Flc chiede nuovamente che i test Invalsi vengano eliminati dalle prove conclusive dell’esame di Stato di terza media.
Ma c’è anche la richiesta di sospendere la rilevazione nelle altre classi di primaria e di secondaria di secondo grado.
Per la precisione la Flc chiede “la sospensione delle loro somministrazione [delle prove Invalsi, ndr] per un arco di tempo predeterminato”, anche se è del tutto evidente che sarebbe comunque del tutto impossibile, a questo punto, bloccare la rilevazione che inizia appunto domani 4 maggio.
Il sindacato di Pantaleo ricorda anche che già da tempo ha segnalato al Garante della Privacy l’anomalia legata alla diffusione dei dati delle rilevazioni attraverso i “Rapporti di autovalutazione” delle singole scuole: dai risultati delle prove – sostiene il sindacato – si può facilmente risalire ai nomi dei docenti e questo potrebbe determinare indebite valutazioni sul loro operato.
In realtà la legge n. 15 del 2009 (la legge dalla quale deriva il cd decreto Brunetta) contiene una deroga esplicita alle norme sulla privacy: “Le notizie concernenti lo svolgimento delle prestazioni di chiunque sia addetto ad una funzione pubblica e la relativa valutazione non sono oggetto di protezione della riservatezza personale”.
Dirigenti responsabili per stipendi supplenti in ritardo
da La Tecnica della Scuola
Dirigenti responsabili per stipendi supplenti in ritardo
L’esame della legge di conversione del decreto 42 sulla funzionalità del sistema scolastico sta subendo un ulteriore rallentamento.
Nell’intento di risolvere la vicenda dei compensi per i commissari di concorso la maggioranza di Governo sta dilazionando ancora i lavori della Commissione Cultura del Senato dove ci sarà tempo fino alla mattina del 4 maggio per presentare modifiche agli emendamenti della relatrice Francesca Puglisi e del Governo stesso.
La modifica più importante al disegno di legge riguarda appunto lo stanziamento di 8 milioni di euro per raddoppiare i compensi dei commissari di concorso.
Ma nelle ultime ore è spuntata una novità interessante: c’è anche un articolo aggiuntivo che prevede che l’Amministrazione scolastica dovrà pagare gli stipendi dei supplenti entro il termine di 30 giorni. In caso contrario i dirigenti responsabili del ritardo potrebbero vedersi decurtata la retribuzione di risultato, che è di pochissime migliaia di euro per i dirigenti scolastici ma può arrivare anche a 30-40mila per i dirigenti di prima fascia che operano presso i Ministeri.
In realtà i ritardi nei pagamenti non sono quasi mai imputabili alle segreterie delle scuole e ai dirigenti scolastici, ma molto spesso sono dovuti a errori nella previsione di spesa annuale, tanto negli ultimi anni, nel mese di dicembre, Miur e MEF hanno sempre dovuto adottare provvedimenti di emergenza per poter liquidare gli stipendi maturati a partire da settembre. Ma ovviamente per il Governo e per il Miur è molto più semplice (e più “popolare”) scaricare le responsabilità sui “presidi-sceriffo”. Per intanto, però, l’emendamento sta solo sulla carta e per entrare nella legge dovrà essere approvato dal Senato. I tempi però sono molto stretti ed è anche possibile che il Governo debba ricorrere al voto di fiducia.