Sostegno scolastico nelle paritarie, “bene il contributo, ma si adeguino gli standard”

da Superabile

Sostegno scolastico nelle paritarie, “bene il contributo, ma si adeguino gli standard”

L’avvocato Nocera commenta l’emendamento presentato dal governo al Senato: “Il finanziamento era previsto già dalla legge sulla parità scolastica del 2000. E’ giusto, ma a patto che si adeguino gli standard: massimo 20 alunni nella classe con disabilità. E aggiornamento dei docenti curricolari in materia di inclusione”

ROMA – Bene il contributo statale per il sostegno agli alunni disabili nelle scuole paritarie, ma “si adeguino gli standard, in termini di formazione delle classi e aggiornamento degli insegnanti”: così Salvatore Nocera, avvocato esperto in materia di normativa sull’integrazione scolastica, commenta la notizia dello stanziamento di 12,2 milioni di euro previsto nell’emendamento presentato dal governo al Senato. “Non sono contrario a questo finanziamento – ci spiega -, peraltro già contenuto nella legge 62/2000 di Berlinguer sulla parità scolastica, che stanziava circa 2mila euro l’anno ad alunno”. Precisa però Nocera che questo “riguarda e deve riguardare solo le paritarie, non le private. Questo secondo due commi dell’articolo 33 della costituzione: il 3, che prevede che i privati aprano scuole senza oneri per lo Stato. E il 4, che garantisce la parità scolastica. E’ in nome di questa parità, che riguarda appunto solo alcune scuole, private, che il contributo va riconosciuto”. Un’altra precisazione riguarda i destinatari del contributo in questione: “ricordo che nella primaria paritaria l’insegnante di sostegno è già a carico dello Stato. Qui parliamo quindi di scuole dell’infanzia paritarie, scuole primarie parificate (ovvero convenzionate con lo Stato, ma non parificate) e secondarie parificate di primo e secondo grado”.
La questione delle spese per il sostegno scolastico in queste scuole è stata finora piuttosto controversa, “soprattutto a causa di due recenti sentenze della Corte di cassazione controverse: in base a una di queste, l’insegnante di sostegno è a carico della scuola in quanto rientra nel “rischio d’impresa”. Una dicitura, questa, che non mi è mai piaciuta, visto che considera la disabilità un costo. L’altra che, al contrario, poneva il sostegno a carico delle famiglie, in quanto titolari del compito educativo dei figli. Ora, un intervento statale in questo senso potrebbe chiarire la questione”.

Se però da un lato è giusto che le paritarie ricevano questo contributo – diversamente dalle private, per le quali, ribadisce Nocera, “lo Stato non deve spendere una lira” – è necessario che questo vada di pari passo con l’adeguamento delle scuole paritarie agli standard delle statali, in materia di inclusione scolastica. Innanzitutto, rispetto del tetto massimo di 20-22 alunni nelle classi in cui sia presente una disabilità: una condizione certamente onerosa, visto che comporta la rinuncia a un certo numero di rette, laddove nelle paritarie le classi sono composte in media da 30 alunni. E poi c’è la questione della formazione e dell’aggiornamento dei docenti curricolari in materia di inclusione scolastica – aggiunge Nocera – che pure deve essere garantita”. (cl)

Nuovo Isee, il governo ci riprova con un emendamento “fuori luogo”

da Redattore sociale

Nuovo Isee, il governo ci riprova con un emendamento “fuori luogo”

La denuncia di Fish e Coordinamento famiglie disabili. La revisione del nuovo Isee, richiesta dal Consiglio di Stato, è stata introdotta in un emendamento governativo a un decreto in materia di istruzione. Esclude dal reddito le indennità, ma annulla le franchigie e introduce una maggiorazione della scala di equivalenza. “Se necessario, faremo novo ricorso”

ROMA – Il governo va verso l’applicazione delle sentenze del nuovo Isee, ma lo fa prendendo una via “traversa” e profilando, di fatto, “un quadro ancora peggiore” di quello precedente. La denuncia arriva dalla Fish e, contemporaneamente, dal Coordinamento famiglie disabili gravi e gravissimi, promotore del ricorso a cui il Tar prima, il Consiglio di Stato poi, hanno dato ragione.

La “mossa” del governo avviene in Senato due giorni fa, presso la commissione Istruzione, sotto forma di emendamento a un decreto legge (29 marzo 2016, n. 42) che nulla ha a che vedere con fisco e previdenza: il decreto riguarda contiene infatti “disposizioni urgenti in materia di funzionalità del sistema scolastico e della ricerca”. Tra gli “altri emendamenti” presentati dal governo, all’articolo 2-bis su “Incremento dei compensi ai commissari del concorso per docenti”, viene inserito un articolo su “Isee dei nuclei familiari con componenti con disabilità”. Dopo aver confermato che, come previsto dalle sentenze, “sono esclusi dal reddito disponibile i trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari percepiti in ragione della condizione di disabilità”, nel comma successivo il governo cancella le franchigie e introduce “la maggiorazione dello 0,5 al parametro della scala di equivalenza per ogni componente con disabilità media, grave o non autosufficiente”.

Molto critica la Fish: “Il quadro finale è ancora peggiore – commenta il presidente Vincenzo Falabella – Lo strumento che ne esce non è né selettivo né equo: sono considerati allo stesso modo persone che ricevono provvidenze molto diverse in termini di importo, persone con gravità diversa, minori, anziani, adulti. Inoltre, il sistema della maggiorazione della scala di equivalenza finisce per premiare chi ha più redditi e patrimoni a scapito di chi è più povero o ha maggiori spese. Se l’obiettivo era quello si diminuire drasticamente il numero degli Isee nulli o bassi, il risultato è garantito! – aggiunge Falabella – Ora è necessario pensare ad una profonda e ragionata riforma dello strumento elaborando un nuovo Dpcm, che riprenda i principi della sostenibilità, equità e capacità selettiva”.
Forte lo sdegno del Coordinamento famiglie disabili gravi e gravissimi, che si sta già mobilitando, ipotizzando un ennesimo ricorso: “il governo ha ben nascosto dentro una norma assolutamente estranea la modifica dell’Isee e lo ha fatto in modo inaccettabile e nuovamente discriminatorio – commenta Maria Simona Bellini – Ho quindi inviato richiesta urgente di audizione alla Commissione del Senato che sta chiudendo in questi giorni il provvedimento. Vorrei invitare tutte le associazioni a cui sta a cuore la condizione delle persone con disabilità a fare altrettanto per bloccare questa nuova e gravissima iniquità prima di costringerci ad un nuovo ricorso”.

Questa la denuncia del Coordinamento: “Il Governo stravolge la sentenza, con un emendamento che ignora la richiesta del Tribunale di rimodulare le franchigie in modo non discriminatorio, cancellandole in toto e sostituendole con una scala di equivalenza uguale per tutti i livelli di disabilità, ancora più discriminatoria di prima e che favorisce proprio i redditi più alti! Perché non prevedere – propone invece il coordinamento – scale di equivalenza differenziate con uno 0,50 per le disabilità medie per arrivare ad 1,00 per la non autosufficienza?”.

Non solo: “questo emendamento – osserva ancora Simona Bellini – è ben occultato in un provvedimento-marchetta per le scuole paritarie, completamente estraneo ad una materia così delicata che coinvolge una delle fasce più fragili della popolazione. Ma le famiglie non intendono fermarsi – conclude Bellini – Hanno vinto contro questo governo e, se necessario, lo faranno ancora, fino a che le istituzioni italiane non si rivolgeranno al mondo della disabilità per dare sostegno e risposte concrete, come accade in tutti i paesi civili, e non per fare cassa proprio sui più fragili”. (cl)

Test Invalsi 2016 al via per 2 milioni di studenti. Ecco come funzionano le prove

da Il Fatto Quotidiano

Test Invalsi 2016 al via per 2 milioni di studenti. Ecco come funzionano le prove

I primi ad affrontare i quiz saranno i bambini delle classi seconde e quinte delle elementari. Il 12 maggio toccherà agli alunni delle classi seconde delle superiori, mentre i ragazzi di terza media si cimenteranno in occasione dell’esame di Stato il 17 giugno. Le verifiche interessano 10mila istituti e 30mila insegnanti

I test Invalsi partono regolarmente: prove svolte nel 97% delle scuole

da Il Sole 24 Ore

I test Invalsi partono regolarmente: prove svolte nel 97% delle scuole

di Cl. T.

Il «boicottaggio» di insegnanti e sindacati di base, anche quest’anno, non ha inciso sulla regolarità delle rilevazioni: tra classi campione e non il tasso di partecipazione è stato del 97,46% in seconda primaria e del 96,32% in quinta. Ieri gli alunni si sono cimentati con le prove di italiano: la partecipazione è stata di circa 557mila allievi in seconda e circa 554mila in quinta.

Prove regolari
Il grado di partecipazione delle classi alla prova d’italiano per la classe seconda e quinta primaria, spiega l’Invalsi in una nota, «è tale da garantire la significatività della rilevazione sia per le classi campione sia per quelle non campione».

Le prossime date
In queste stesse classi oggi si svolgerà la prova di matematica. La prossima settimana (12 maggio) avranno luogo le prove in seconda superiore.

Dossier sull’applicazione del metodo Clil, l’inglese al primo posto

da Il Sole 24 Ore

Dossier sull’applicazione del metodo Clil, l’inglese al primo posto

di Francesca Malandrucco

E’ l’inglese la seconda lingua più usata nei licei linguistici come veicolo per l’apprendimento delle materie di studio, accanto all’italiano. Nel corso dell’anno scolastico 2014-2015 il 70,35% degli insegnanti ha scelto l’idioma anglosassone per insegnare soprattutto storia e scienze naturali. Al secondo posto c’è il francese, utilizzato nel 21,37% dei casi, seguito dallo spagnolo (4,20%), dal tedesco (3,84%) e dal russo (0,24%). Ma a tre anni dall’inizio dell’adozione della metodologia Clil (Content and language integrated learning), nelle scuole secondarie di secondo grado con indirizzo linguistico, gli insegnanti chiedono ancora maggiore formazione e informazione.

Il monitoraggio
E’ quanto emerge dal monitoraggio effettuato dall’Università Cattolica di Milano per conto dell’Isis Nicolò Macchiavelli di Firenze, capofila della rete nazionale dei licei linguistici, a cui il Miur ha affidato la stesura del rapporto sull’utilizzo della metodologia Clil nel 2014-2015.
Un’equipe di ricerca dell’Ucsc ha contattato tutti gli 804 istituti statali paritari con indirizzo linguistico presenti in Italia, i primi ad essere stati interessati dalla rivoluzione didattica, inviando un questionario a 873 docenti Dnl (discipline non linguistiche) e a 198 dirigenti scolastici.

L’identikit
Dal sondaggio è emerso il profilo tipo del docente Clil: ha un’età superiore ai 45 anni, almeno 21 anni di insegnamento alle spalle e, nel 94,42% dei casi, un rapporto stabile con la scuola. Non solo, mostra di avere una maggiore competenza e padronanza delle lingue rispetto all’anno scolastico 2012-2013, quando la sperimentazione era appena iniziata. Il 63,67% degli insegnanti, infatti, ha dichiarato di avere una competenza linguistica certificata tra il livello B2 e il C2 (il 10% in più rispetto al 2012-2013). Quasi 4 insegnanti su 10 hanno un attestato B2, 3 su 10 un C1, mentre solo il 6,49% ha raggiunto il livello più avanzato, il C2. Il 41 per cento di questi docenti ha conseguito un titolo di perfezionamento metodologico-didattico o sta frequentando corsi presso le istituzioni universitarie.

Voglia di formazione
Tuttavia il corpo docente coinvolto nell’insegnamento Clil denuncia ancora un forte bisogno formativo. Nel 38,67% dei casi viene chiesto un maggior approfondimento della lingua straniera, nel 32,41% più formazione didattica e il restante 22,87% chiede maggiori chiarimenti in merito a verifica e valutazione.
L’equipe dei ricercatori ha registrato un sensibile aumento delle esperienze didattiche Clil rispetto all’anno scolastico 2012-2013, anche se la maggior parte degli insegnanti resta ancora sotto la soglia del 50% del monte ore della disciplina coinvolta. Infine le esperienze Clil faticano ancora ad essere percepite come oggetto di esame di stato. Le verifiche ci sono state solo in un caso su due.
«Abbiamo scelto di concentrare il monitoraggio sui licei linguistici perché hanno avuto la possibilità di fare una sperimentazione di tre anni. Presto passeremo anche ai licei e agli istituti tecnici – spiega Gisella Langé, ispettore tecnico di lingue straniere del Miur, che ha lavorato fianco a fianco con i ricercatori dell’università Cattolica – Ma i dati raccolti sono solo una parte del rapporto. L’obiettivo del lavoro è quello di sostenere le istituzioni scolastiche impegnate in questa innovazione didattica e per questo sono previste una serie di azioni, dallo sviluppo di un repository Clil cui le scuole possono attingere, all’organizzazione di seminari finalizzati alla condivisione di best practice e di modelli innovativi utili per tutti».

«Mille euro per ogni alunno disabile» Scontro sui fondi alle scuole paritarie

da Corriere della sera

«Mille euro per ogni alunno disabile» Scontro sui fondi alle scuole paritarie

Per ora è solo un emendamento, ma trattandosi di una proposta del governo sembra destinata a diventare legge in tempi brevissimi, dopo un passaggio veloce in Aula: le scuole paritarie riceveranno un finanziamento di 1.000 euro per ciascun alunno disabile che ospitano. Visto che sono poco più di 12 mila i bambini e i ragazzi con handicap sui 961 mila studenti delle paritarie, parliamo di un fondo di 12 milioni di euro, che ogni anno scolastico, a partire dal 2016-2017, andrà alle scuole non statali.

Durissima la reazione dei Cinque Stelle: «Con un emendamento al decreto “Scuole belle” il governo dimentica totalmente l’emergenza nelle scuole pubbliche, dove mancano insegnanti di sostegno qualificati e i ragazzi disabili spesso vengono parcheggiati nelle aule abbandonati a loro stessi», tuonano i parlamentari M5S delle commissioni Cultura di Camera e Senato. «Ci sarebbe piaciuto che il governo avesse stanziato fondi anche per la scuola pubblica, in questo modo si crea una discriminazione inaccettabile».

In realtà, precisano dal ministero dell’Istruzione, i fondi stanziati per i 234 mila disabili nelle scuole statali sono di gran lunga più consistenti: solo per i circa 100 mila insegnanti di sostegno, tra assunti a tempo indeterminato e supplenti, si spendono sei miliardi e mezzo l’anno, a cui vanno aggiunti i soldi per le diverse progettualità. L’ultimo finanziamento della 440 (la legge per l’autonomia scolastica), per dire, metteva 2 milioni e mezzo sui progetti per disabili. Mentre alle paritarie fino ad ora viene dato un contributo statale di 500 euro l’anno a studente, ma senza extra per i disabili. Tant’è vero che alcune scuole paritarie, faticando a sostenere il costo del personale di sostegno, aumentavano la retta a tutte le famiglie oppure chiedevano un contributo particolare ai genitori del disabile. Ma i Cinque Stelle insistono: «Si dà la sensazione che si voglia usare il pretesto della disabilità per foraggiare ancora una volta le scuole private, che tra Legge 107 e legge di Stabilità hanno già ricevuto più di 500 milioni di euro».

L’emendamento, applaudito dai parlamentari di Area popolare, e presentato col silenzio-assenso del Pd, rischia davvero di passare per un finanziamento alle private? «Nessuna regalia, è solo un sostegno ai ragazzi che hanno bisogno di un aiuto in più — spiega il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi —. Finora le scuole e le famiglie erano lasciate a se stesse. E poi non sono risorse aggiuntive: si tratta di risparmi venuti dalla riforma 107 — assicura Toccafondi — che vanno a dare una prima significativa risposta alle scuole». Prima, sottolinea il sottosegretario: che infatti sperava di «portare a casa» anche l’aumento delle detrazioni fiscali per le famiglie con alunni disabili. Con la riforma Renzi, i genitori che mandano i figli alle paritarie possono detrarre fino a 400 euro l’anno. «Puntavo ad aumentare questa detrazione a 2.000 euro, non ci sono riuscito. Almeno stavolta».

Valentina Santarpia @ValentinaSant18

Concorso scuola, depositato emendamento per alzare la «diaria»

da Corriere della sera

Concorso scuola, depositato emendamento per alzare la «diaria»

«Il governo ha depositato 6 emendamenti al decreto scuola. Tra i testi presentati, quello che prevede l’aumento dei compensi ai componenti delle commissioni di concorso fino a 8 milioni di euro e quello che prevede l’allargamento del bonus di 500 euro per chi ha compiuto 18 anni anche ai giovani con permesso di soggiorno». Lo rende noto il senatore del Pd Andrea Marcucci, presidente della commissione Istruzione a Palazzo Madama durante i lavori della commissione.

Compensi raddoppiati

Dopo le polemiche suscitate dall’articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere, Renzi aveva promesso che il governo avrebbe corretto l’«ingiustizia». E così il compenso per i commissari del concorso degli insegnanti, pari a un euro e 5 centesimi all’ora è stato praticamente raddoppiato. La norma, che dovrebbe raddoppiare la «diaria» deve essere comunque approvata dal Parlamento entro fine maggio. Il ministro Giannini aveva anticipato nei giorni scorsi «un emendamento governativo che verrà proposto nel decreto che abbiamo presentato la scorsa settimana, che riguarda misure scolastiche». Il compenso per i commissari, aveva garantito il ministro, «sarà aumentato nei limiti dei parametri possibili ma in modo consistente. Più o meno il doppio di quello che era previsto». «Sul compenso dei commissari si è fatta una propaganda fantasiosa e scorretta. Non verranno pagati a ore – un euro all’ora come è stato detto da qualcuno – ma a candidato», aveva poi precisato il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone. Che ha calcolato che con l’emendamento governativo le retribuzioni saranno raddoppiate rispetto a quelle dello scorso concorso: «Un commissario potrà prendere in media dai 7/800 euro ai 3/4.000 euro nel caso dei presidenti di commissione. Si tratta di un’opportunità e non di una scelta obbligatoria, un’opportunità che in molti hanno deciso di sfruttare», ha ribadito Faraone

Commissari concorso docenti, Usr nel panico: nomine d’ufficio e per chi non ha 5 anni di ruolo

da La Tecnica della Scuola

Commissari concorso docenti, Usr nel panico: nomine d’ufficio e per chi non ha 5 anni di ruolo

La mancanza di commissari per il concorso docenti 2016 sta costringendo gli Uffici scolastici regionali a delle vere acrobazie. E non solo.

A Roma, ad esempio, nei giorni scorsi i dirigenti dell’Usr hanno dato mandato agli impiegati di contattare direttamente le scuole dove operano i docenti delle classi di concorso rimaste sguarnite di commissari: una volta raccolta la disponibilità dei docenti, si è quindi chiesto loro di presentare domanda.

Sin qui, nulla di strano. D’altra parte, in mancanza di aspiranti (visto che il paventato raddoppio dei compensi non è servito a molto), può essere comprensibile la decisione degli uffici periferici del Miur di andare a “procacciarli”. Il problema è che almeno in un caso, ci è stato riferito che il docente che ha dato disponibilità avesse alle spalle solo un paio d’anni di servizio di ruolo. Mentre i colleghi con più anzianità non sarebbero stati nemmeno contattati. Visti i tempi ristretti, con molte prove scritte già svolte, la ricerca dei componenti delle commissioni è stata quindi un po’ approssimativa.

Soprattutto perchè, sempre a seguito della penuria di domande, l’amministrazione ha deciso di soprassedere alla norma prevista del quinquennio minimo previsto dalle indicazioni ministeriali che regolano il ‘concorsone’.

Ma le notizie più inattese giungono dall’Usr del Friuli Venezia Giulia. A farle conoscere alla Tecnica della Scuola è Rino Di Meglio, coordinatore della Gilda degli Insegnanti. “Abbiamo raccolto la denuncia di docenti nominati praticamente d’ufficio. Questi docenti, si sono ritrovati – ci dice – con la nomina in mano senza aver mai fatto domanda come commissario”.

“In un caso – continua il sindacalista autonomo – un insegnante di Pordenone è stato nominato per svolgere il concorso a Trieste: si tratta di 120 chilometri di distanza, che in treno equivalgono a due ore e mezza di viaggio di sola andata. Mentre in auto comportano una spesa sicura di almeno 30-40 euro al giorno. Soldi, è vero, che dovrebbero essere rimborsati. Ma riteniamo questo modo di procedere l’emblema di un meccanismo amministrativo privo di progettualità e che non funziona più”.

“Perché – continua Di Meglio – è tutto il concorso che lascia a desiderare. Basti pensare alle decine di migliaia di ricorsi presentati per le troppe esclusioni. Per non parlare della scarsa chiarezza sulle valutazioni delle prove. Sino a questo ‘papocchio’ delle commissioni, con dei casi limite di docenti incaricati di un servizio così delicato senza averne espresso la volontà. E questo è particolarmente grave, visto che anche la normativa dice che non può essere imposto”.

Renzi sul precariato: nessuno lo ha combattuto più di noi, nella scuola cambio di passo

da La Tecnica della Scuola

Renzi sul precariato: nessuno lo ha combattuto più di noi, nella scuola cambio di passo

“Non c’è governo negli ultimi anni che abbia combattuto il precariato più del nostro”: lo sostiene il premier Matteo Renzi.

Parlando alla Camera, il presidente del Consiglio ha detto, ai componenti dell’Aula, che il suo Governo è pronto “a discutere di una diversa organizzazione dei voucher, ma vorrei che come noi siamo intellettualmente onesti, ci fosse da parte vostra il riconoscimento che il jobs act ha fatto svoltare”.

“Il Jobs act – ha aggiunto – dicevate che sarebbe stato un fallimento e non è andata così. Perché ha prodotto 398mila posti in più e se ci sono oggi 373mila disoccupati in meno che hanno potuto festeggiare la festa del lavoro, si deve al Jobs act”.

Renzi ha poi parlato anche delle assunzioni degli 87 mila docenti, conseguente al piano di riforma approvato la scorsa estate e realizzato nei mesi successivi: “l’assunzione nella scuola ha portato a un oggettivo cambio di passo”, ha tagliato corto il premier.

 

Senato, dalla prossima settimana in aula il ddl scuola

da La Tecnica della Scuola

Senato, dalla prossima settimana in aula il ddl scuola

Ieri il governo ha depositato 6 emendamenti al decreto scuola attualmente al Senato. Tra i testi presentati, quello che prevede l’aumento dei compensi ai componenti delle commissioni di concorso fino a 8 milioni di euro e quello che prevede l’allargamento del bonus di 500 euro per chi ha compiuto 18 anni anche ai giovani con permesso di soggiorno. La prossima settimana, presumibilmente martedì 10 maggio, qualora l’esame della legge comunitaria si sia concluso, dovrebbero cominciare nell’Aula di Palazzo Madama la discussione generale del ddl Scuola e Ricerca e l’iter del ddl sulle Agenzie ambientali e della modifica allo statuto del Friuli Venezia Giulia.

Stipendi supplenti: l’emendamento risolverà poco; i precari aspetteranno sempre

da La Tecnica della Scuola

Stipendi supplenti: l’emendamento risolverà poco; i precari aspetteranno sempre

L’emendamento sull’obbligo di pagare i supplenti entro 30 giorni che il Governo intende far approvare al Senato potrebbe essere privo di efficacia reale.
Il pagamento delle supplenze entro 30 giorni è certamente ottima cosa, anzi diciamo che non dovrebbe neppure essere inserito in una disposizione di legge. Ma i continui e sempe più pesanti ritardi che si sono verificati negli ultimi anni hanno indotto il Governo a intervenire sulla materia.
La norma che verrà inserita nel testo della legge di conversione del decreto 42, all’esame del Senato, è finalizzata ad eliminare ogni indebito ritardo. E così si stabilisce, per esempio, che i dirigenti scolastici che non rispetteranno i temi saranno penalizzati anche con una decurtazione della retribuzione di risultato.
Ma è molto difficile che le nuove regole possano risolvere il problema che è dovuto, principalmente, al fatto che molto spesso i ritardi sono dovuti alla mancanza di fondi a livello centrale, tanto che negli ultimi anni si è dovuto spesso intervenire con un apposito decreto legge per rirpistinare i fondi.
Su quuesto punto l’emendamento è chiaro: “Il pagamento deve comunque avvenire entro il trentesimo giorno successivo all’ultimo giorno del mese di riferimento, ferma restando la disponibilità delle risorse iscritte in bilancio per il pagamento delle spese per i predetti incarichi di supplenza breve o saltuaria”.
A poco servirà il codice identificativo unico che accompegnerà d’ora in poi tutti i docenti supplenti: se il capitolo di spesa non sarà adeguatamente coperto i supplenti dovranno continuare ad aspettare il solito decreto di emergenza.

Emendamento di “sostegno al sostegno” alle paritarie: 12,2 milioni

da La Tecnica della Scuola

Emendamento di “sostegno al sostegno” alle paritarie: 12,2 milioni

Sembra che il governo, su vecchia richiesta delle scuole paritarie, stia preparando un emendamento che riconoscerebbe a queste scuole un contributo statale di 1000 euro l’anno per ogni alunno disabile iscritto, per un totale di 12,2 milioni di euro, a partire dal 2017.

Potrebbe essere dunque questa, scrive Il Redattore Sociale, la risposta alla richiesta di “sostegno al sostegno”, avanzata da tempo da queste scuole: a fronte di un numero elevato e crescente di alunni con disabilità nelle paritarie, nessun aiuto arriva dallo Stato perché queste scuole possano rispondere in modo adeguato ai bisogni di questi ragazzi e delle loro famiglie.

Si parla di oltre 12 mila alunni con disabilità: l’incremento percentuale di disabili nelle paritarie, nel decennio 2004/05-2014/15, è stato del 63,1%, malgrado un calo del 2,6% del numero totale di iscritti in queste ultime e di un aumento di disabili nelle statali nettamente inferiore.

Tuttavia, scrivono i sostenitori,  “occorre rilevare che, mentre nella scuola statale molto è stato fatto in questi anni su questo tema (pur permanendo ancora situazioni di carenza a vari livelli), nulla è stato previsto per le famiglie che decidono di iscrivere i propri figli con disabilità nelle paritarie”.

Una difficoltà riconosciuta anche dal ministero dell’Istruzione: “La legge 440/97 prevede un contributo generale a favore delle paritarie, che copre solo una piccola parte dei costi di gestione nell’ambito di questo fondo, fino a qualche anno fa, potevamo destinare una quota anche alla voce specifica ‘handicap’, in relazione al numero di studenti disabili presenti nelle scuole, per sostenere in parte i costi supplementari che la presenza di questi studenti necessariamente comporta. Da qualche anno, però, possiamo destinare alle scuole paritarie solo il contributo generale, mentre ogni altro genere di finanziamento è riservato esclusivamente alle statali”. E prometteva: “Stiamo studiando come superare tecnicamente questo ostacolo”.

L’emendamento è stato presentato nei giorni scorsi al Senato e sembra andare in questa direzione. “Inizia un percorso di riconoscimento di un diritto, quello del sostegno a ragazzi e bambini con disabilità, che frequentano una scuola non statale, per i quali lo Stato non riconosceva niente”, ha dichiarato il sottosegretario Gabriele Toccafondi.

Soddisfatte le associazioni, che in una nota congiunta riconoscono nell’emendamento del governo “un piccolo segnale di attenzione nei confronti degli oltre 12mila alunni con disabilità presenti nelle scuole paritarie, delle loro famiglie e degli istituti che li accolgono”.

La soddisfazione è però solo parziale, visto che “la cifra resa disponibile non rappresenta una riposta adeguata al bisogno e non permette neanche lontanamente alle scuole paritarie di affrontare il costo di un insegnante di sostegno”.

#ScuoleInnovative, Giannini e Faraone presentano il concorso di idee per 52 nuove scuole

da La Tecnica della Scuola

#ScuoleInnovative, Giannini e Faraone presentano il concorso di idee per 52 nuove scuole

Domani, giovedì 5 maggio, nel Salone dei Ministri del Ministero dell’Istruzione, la ministra  Stefania Giannini, il sottosegretario Davide Faraone e la coordinatrice della Struttura di Missione per l’Edilizia Scolastica di Palazzo Chigi Laura Galimberti presenteranno il concorso di idee “Scuole Innovative”, previsto dalla Legge 107/2015.

Il concorso chiama a raccolta architetti e ingegneri affinché realizzino proposte di progetti per istituti scolastici sicuri, sostenibili e a misura di studente. Proposte che poi verranno utilizzate per la costruzione di 52 nuove scuole.

Obiettivo del concorso è quello di acquisire idee progettuali per la realizzazione di scuole innovative dal punto di vista architettonico, impiantistico, tecnologico, dell’efficienza energetica e della sicurezza strutturale e antisismica. Le nuove scuole dovranno inoltre prevedere un rinnovamento degli spazi tale da favorire l’apprendimento e l’apertura al territorio, anche allo scopo di contrastare la dispersione scolastica.

“La scuola rifiuta i test Invalsi”

da La Tecnica della Scuola

“La scuola rifiuta i test Invalsi”

Riceviamo e pubblichiamo dal Sindacato Generale di Base –SGB Scuola

Con la prima giornata dedicata alla somministrazione dei quiz alla scuola primaria, è iniziato lo sciopero di mansione proclamato da SGB. Il sistema Invalsi è infatti il perno del modello di scuola escludente e clientelare inaugurato dai governi degli ultimi anni, addirittura con la benedizione della BCE nel 2011. Bloccare la somministrazione dei quiz rappresenta quindi un duro colpo che i lavoratori della scuola assestano alle politiche di smantellamento della scuola pubblica.

Dai primi dati apprendiamo che lo sciopero sta avendo risultati ben al di là delle più rosee previsioni e con percentuali di prove annullate che supera di molto quelle degli scorsi anni.

A favorire la mobilitazione ha contribuito lo strumento dello sciopero di mansione, grazie al quale gli insegnanti svolgono regolare servizio, ma rifiutano di somministrare e/o correggere i quiz. SGB, vista la novità di questa forma di sciopero, ha messo a disposizione indicazioni ai lavoratori con un “SOSCIOPERO”, reperibile sul sito www.sindacatosgb.it.

Ci giungono segnalazioni molto positive da tutte le regioni d’Italia, nonostante il tentativo di boicottaggio messo in atto da molti dirigenti e, addirittura, da sindacati che li invitavano ad attuare pratiche illegittime che provvederemo a segnalare agli uffici competenti.

In molte scuole sono  saltati i quiz in tutte le classi, in altre solo in alcune, in altre sono stati i genitori stessi a non portare i figli a scuola.

Il segnale per il governo è chiaro: la parte della scuola più attiva e attenta al diritto all’istruzione rifiuta la “mala scuola” e lotta per condizioni di lavoro e salariali dignitose.

L’agitazione proseguirà nei giorni scorsi, mentre il 12 maggio tutti i sindacati di base convergeranno in una giornata di sciopero generale di tutto il settore scuola, per chiedere l’abrogazione della Legge 107, aumenti salariali, aumenti degli organici e democrazia sui posti di lavoro.

Chi difende la scuola statale sciopererà anche domani e proseguirà il 12 maggio.

L’Italia prima ad aprire un corridoio educativo per i migranti

da La Tecnica della Scuola

L’Italia prima ad aprire un corridoio educativo per i migranti

La ministra dell’istruzione, Stefania Giannini, ha presentato “U4refugees”, un progetto per la costituzione di “corridoi educativi” per i rifugiati.

“Consentire a quei rifugiati che sono studenti o ricercatori con un percorso già iniziato nei loro Paesi di avere un’accoglienza non solo umanitaria, ma anche educativa nel nostro Paese”.

L’iniziativa, ha dichiarato ancora, avrà come seguito “un accordo quadro che coinvolgerà le università italiane”.

Presenti alla conferenza stampa, tra gli altri, anche i rappresentanti di atenei che già hanno avviato percorsi nella stessa direzione di “U4Refugees”.

La loro iniziativa è stata rivolta, scrive l’agenzia Dire, in particolare alla formazione specializzata di 50 rifugiati che già avessero una preparazione di base o un’esperienza professionale in materia di sicurezza, gestione e conservazione dei siti patrimonio culturale dell’umanità che si trovano in aree devastate dalla guerra.

Il progetto presentato si avvarrà di una piattaforma digitale multilingue che faciliterà, per gli atenei ospitanti, la valutazione dei titoli di studio e del percorso formativo svolto dai migranti forzati, e nasce su iniziativa dell’europarlamentare Silvia Costa.

Nel mondo, solo “l’1% dei rifugiati mondiali riesce ad accedere a percorsi di istruzione superiore” è il dato fornito da Carlotta Sami, delegata dell’UNHCR, che sottolinea inoltre la necessità di “aprire canali legali e sicuri per l’accoglienza dei rifugiati” e sottolinea che “il 36% dei siriani” che arrivano in Europa “hanno già avuto accesso a una formazione superiore, e arrivano sulle nostre coste proprio per questo: spinti da genitori che li invitano a partire con gli zaini pieni di libri piuttosto che a imbracciare un fucile e partecipare a una guerra”.