A Bologna la prima scuola calcio per ragazzi con disabilità

da Il Fatto Quotidiano

A Bologna la prima scuola calcio per ragazzi con disabilità. L’Aiac: “Insegneremo a comunicare tramite il pallone”

Diritti
Unica in Italia nel suo genere, inaugurata il 2 maggio scorso, la Renzo Cerè fa parte del progetto Edu In-Formazione dell’Associazione italiana allenatori. “Chi soffre di una patologia come l’autismo o la sindrome di down spesso si sente solo o è emarginato – racconta Elenia Poli, psicologa e coordinatrice del progetto – noi invece includeremo questi ragazzi, li renderemo parte di un gruppo”

di Annalisa Dall’Oca | 6 maggio 2016

“Il calcio in fin dei conti è fantasia, un cartone animato per adulti” diceva lo scrittore argentino Osvaldo Soriano. Ma per qualcuno, a volte, può essere anche una metafora della vita. Un’occasione per mettersi in gioco al di là del campo o della divisa, per imparare, assieme alle regole, a rapportarsi con gli altri. E’ con questo obiettivo, infatti, che nasce la scuola di calcio Renzo Cerè di Castel San Pietro Terme, in provincia di Bologna: per trasformare il pallone in uno strumento per aiutare i ragazzi con disabilità a integrarsi, a stringere amicizia, ad assaporare – forse per la prima volta – l’esperienza di fare parte di un gruppo. Unica in Italia nel suo genere, la scuola, inaugurata il 2 maggio scorso, fa parte del progetto Edu In-Formazione  dell’Associazione italiana allenatori di calcio (Aiac), che promuove l’avviamento al pallone per i ragazzi diversamente abili. E a settembre accoglierà una trentina di giovani iscritti, di un’età compresa tra i 6 e i 18 anni, che si alleneranno fianco a fianco con coetanei normodotati. “Chi soffre di una patologia come l’autismo o la sindrome di down spesso si sente solo, o è emarginato dagli altri – racconta Elenia Poli, psicologa e coordinatrice della parte operativa del progetto – noi invece includeremo questi ragazzi, li renderemo parte di un gruppo, introducendoli a uno sport che ha la propria forza nella squadra”.

In Italia di esperienze sportive per i ragazzi con disabilità ne sono state avviate diverse. Per quanto riguarda il calcio, l’Aiac ad esempio ha organizzato campus estivi presso la Totti Soccer School, il progetto “Calciando la disabilità” di Savignano sul Rubicone, il City campus di Ascoli Piceno. La particolarità della scuola Renzo Cerè, però, è che non è un’iniziativa da qualche giornata, né una divisione all’interno di una polisportiva per normodotati. “E’ un progetto pensato appositamente per giocatori diversamente abili – spiega Davide Bucci, presidente di Edu In-Formazione Bologna – a maggio incontreremo le famiglie per spiegare loro come funziona la scuola, e da settembre 2016 a giugno 2017 si svolgeranno le attività”. A seguire gli allievi uno staff di 14 operatori appositamente formati per aiutare i ragazzi, tra educatori, psicologi e allenatori certificati dall’Aiac, “perché a seconda della disabilità c’è bisogno di un tipo di attenzione diversa – spiega Poli – ad esempio, per ogni ragazzo autistico è bene avere un rapporto uno a uno con un assistente, mentre per chi ha la sindrome di down il rapporto può essere anche di due ragazzi per operatore”.

In campo, tuttavia, non si giocherà solo a calcio. “Il nostro scopo non è creare campioni, ma costruire, attraverso la palla, un nuovo tipo di linguaggio – racconta la psicologa – un modo, per i ragazzi, di comunicare con i compagni di squadra e gli allenatori. Non tutti sanno che per un ragazzo autistico, ad esempio, già fare parte di un gruppo è un traguardo molto importante, perché la patologia comporta una chiusura verso l’esterno, e la paura per tutto ciò che è relazione e rapporti interpersonali. Accettare il pallone passato da un compagno, quindi, rappresenta di per sé una vittoria: significa aprirsi alla vita, non averne timore”. La partita, perciò, è anche una forma di terapia: “E’ difficile dire quali benefici, se piccoli o grandi, comporterà per i ragazzi questa esperienza, perché ogni individuo è un mondo a sé stante. Sicuramente l’attenzione che riceveranno, il sostegno degli operatori e i rapporti che stringeranno con i compagni di squadra provocherà in loro un’apertura verso l’esterno molto importante”. E anche la presenza di allievi con patologie diverse, secondo la psicologa, avrà un’influenza positiva: “Di solito i progetti sportivi per ragazzi con disabilità tendono a tenere separate le patologie. Noi, invece, creeremo un gruppo misto, nel quale saranno inseriti anche ragazzi normodotati, perché speriamo che ciascuno di loro, pur con le proprie difficoltà, possa accorgersi che ci sono altri ragazzi con altri problemi, e quindi sentirsi meno solo. Anche in questo la scuola è innovativa”.

A cadenza settimanale, inoltre, gli operatori si incontreranno per parlare dei loro allievi e per fare formazione: “Noi vogliamo che i ragazzi si divertano – sottolinea Poli – ma lavoriamo per il loro benessere quindi per noi non è un gioco, o un semplice momento di sport”. L’esperienza di Castel San Pietro, poi, potrà anche essere esportata in altre città. “La scuola di calcio Renzo Cerè organizzerà corsi di formazione per allenatori che in futuro vorranno insegnare la disciplina a ragazzi con disabilità – spiega Giovanni Grassi, presidente dell’Aiac Bologna e allenatore di calcio Figc – è un modo per sensibilizzare sull’importanza dell’integrazione, e ricordare a tutti ciò che di bello può fare uno sport come il calcio”.

Baccalauréat Tecnologico

Oggi a Firenze incontro bilaterale fra i Ministri
Stefania Giannini e Najat Vallaud Belkacem
Firmato accordo per il Baccalauréat Tecnologico
Impegno comune sulla Carta europea dello studente

Il Ministro francese dell’Educazione nazionale, dell’Insegnamento superiore e della Ricerca, Najat Vallaud Belkacem, e il Ministro italiano dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, hanno partecipato, venerdì 6 maggio, a Firenze, alla conferenza sullo stato dell’Unione, dedicata quest’anno al ruolo delle donne in Europa e nel mondo. La conferenza era organizzata, come ogni anno, dall’Istituto Universitario Europeo (IUE) di Firenze, di cui la Francia presiede il consiglio superiore da marzo 2016, per un anno.

In questa occasione i Ministri hanno ricordato l’importanza che attribuiscono alle attività dell’IUE e allo sviluppo delle sue relazioni con i sistemi nazionali universitari e della ricerca. Hanno insistito sul ruolo sempre maggiore che l’Università e la Ricerca devono svolgere per superare le crisi che l’Europa attraversa e permettere la prosecuzione della costruzione europea.

In questa prospettiva, Najat Vallaud Belkacem e Stefania Giannini hanno ricordato il loro impegno a favore dell’istituzione della carta europea dello studente.

La carta europea dello studente si basa sul riconoscimento dell’identità studentesca, qualunque sia l’istituzione a cui si è iscritti, nel rispetto delle procedure proprie di ciascun Paese. La carta mira a favorire la cooperazione tra istituzioni e permette la reciprocità di acquisizioni di diritti e servizi per gli studenti.

Il progetto della carta europea dello studente è frutto della collaborazione tra gli organismi europei per i servizi agli studenti e specialmente del dialogo italo-francese (Fondazione Endisu-Cnous). Si è strutturato a partire dalla firma, a gennaio 2016, di un “Memorandum of understanding” tra Italia, Francia, Germania e Irlanda.

In questo ambito, Italia e Francia lanciano una piattaforma tecnica di condivisione dei dati e dei servizi che sarà operativa a settembre 2016, con il fine di lanciare le prime sperimentazioni del progetto in alcuni territori: la rete Educatt (Milano, Piacenza, Brescia e Roma: 40.000 studenti), il Trinity College di Dublino (17.000 studenti), Besançon (22.358 studenti), Strasburgo (55.500 studenti) e il campus transfrontaliero Eucor (115.000 studenti).

L’Italia e la Francia riaffermano il proprio impegno per sviluppare la carta europea dello studente, sostenendo questo progetto all’interno delle istituzioni dell’Unione europea, nell’ambito del programma “Erasmus +”. La diffusione generalizzata della carta europea dello studente è una delle priorità che saranno sostenute dall’Italia e dalla Francia in vista della prossima conferenza ministeriale dell’area europea dell’istruzione universitaria, prevista a Parigi nel 2018.

I due Ministri hanno poi firmato oggi l’accordo che dà il via all'”Esabac tecnologico”, che consentirà il conferimento simultaneo del doppio diploma di Baccalauréat tecnologico e dell’Esame di Stato di Istituto tecnico.

Il dispositivo italo-francese “Esabac” permetterà il doppio rilascio dei diplomi di Baccalaureato e dell’Istituto tecnico agli studenti dei due Paesi che avranno seguito un percorso di formazione integrata di 3 anni.

Per l’Italia, il coordinamento e l’organizzazione del dispositivo saranno a cura, come già avviene per l’Esabac di tipo generale, della Direzione generale per gli Ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione.

Questo doppio diploma esiste già per i licei. La sua estensione all’insegnamento dell’istruzione tecnica entrerà in vigore, in Italia e in Francia, dall’anno scolastico 2016/2017. L’Italia e la Francia desiderano, tramite questo progetto comune, aumentare la mobilità e dare una risposta alla sfida dell’inserimento professionale dei giovani.

 

Precarietà e famiglia

Precarietà e famiglia, precisazioni del Ministro Giannini
su alcuni articoli di stampa

Con riferimento ad alcuni articoli apparsi su giornali on line si precisa quanto segue:

il Ministro Stefania Giannini è Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e non del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Contrariamente a quanto riportato negli articoli, che facevano un resoconto dell’incontro bilaterale con la Germania che si è tenuto a Villa Vigoni il 2 e 3 maggio scorsi, il Ministro Giannini ritiene che la “flessibilità non voglia dire automaticamente precariato” e non, come scritto, che “flessibilità significa precariato che non è sinonimo di malessere”. Quest’ultima affermazione è fermamente smentita dal Ministro secondo cui è invece necessario, come ha effettivamente dichiarato a Villa Vigoni, abituarsi ad una “sempre maggiore mobilità lavorativa”.

Giannini è altresì convinta, diversamente da quanto evidenziato dagli autori dei resoconti, “che non si possa innestare in un sistema come quello italiano un modello tipicamente americano”.

Il Ministro, infine, non ha assolutamente dichiarato che la famiglia “come l’abbiamo conosciuta esisterà sempre meno”, ma ha fatto riferimento alle trasformazioni sociali che il nucleo familiare, inteso come ammortizzatore sociale conosciuto nei decenni passati, ha inevitabilmente subito.

MOBILITA’: TITOLARITA’ SU AMBITI ANCHE PER I ‘VECCHI’ DOCENTI

MOBILITA’, GILDA: TITOLARITA’ SU AMBITI ANCHE PER I ‘VECCHI’ DOCENTI

“Lunedì 9 maggio inizierà la fase interprovinciale della mobilità con un’amara sorpresa per i docenti assunti prima dell’anno scolastico 2014/2015: anche per loro l’assegnazione della titolarità avverrà sugli ambiti”. E’ quanto afferma la Gilda degli Insegnanti dopo una riunione avvenuta ieri pomeriggio al Miur.
“A differenza dei precari assunti nelle fasi B e C, per questi insegnanti non è prevista la chiamata diretta da parte del dirigente scolastico ma è comunque reale il rischio di finire in cattedra a chissà quanti chilometri di distanza dal proprio comune di residenza. La causa di questo rischio – spiega il sindacato – è l’obbligo, definito dall’ordinanza ministeriale sulla mobilità, di indicare nel primo ambito scelto tutti gli istituti del proprio ordine di scuola, l’unica libertà concessa è l’ordine di precedenza. In questo modo, non esiste la garanzia di ottenere solo gli istituti desiderati, ma il rischio concreto, se non si riescono ad ottenere le prime scuole scelte, di scalare la lista fino all’ultima sede dell’ambito inserito nella domanda di mobilità”.
“Se a questo si aggiunge che la sequenza contrattuale, prevista dal CCNI mobilità, è stata di nuovo rinviata alla prossima settimana, nonostante dovesse essere definita entro 30 giorni dalla firma del contratto, – conclude la Gilda – si può dire che i ‘vecchi’ docenti, cioè quelli entrati in ruolo prima della legge 107/2015, anticipano quello che sarà il futuro e, pur senza la chiamata diretta sperimenteranno, come avevamo previsto, l’infernale novità degli ambiti territoriali”.

Competenze digitali di studenti e docenti nelle regioni del Sud

Scuola, una ricerca Indire su Competenze digitali di studenti e docenti nelle regioni del Sud

I dati su 9.508 studenti e 7.732 docenti presentati all’Università di Udine

L’utilizzo delle tecnologie nell’attività quotidiana da parte di studenti e docenti. E’ questo il filo conduttore di una ricerca “Competenze digitali di studenti e docenti delle Regioni PON” (Programma Operativo Nazionale), presentata da Indire (Istituto Nazionale di Documentazione e Ricerca Educativa) all’Università di Udine, durante un convegno sull’innovazione per la didattica.

La ricerca, condotta nel 2015, è stata finanziata nel contesto del programma PON 2007-2013 “Competenze per lo Sviluppo” FSE e ha coinvolto 9.508 studenti e 7.732 docenti di istituti scolastici di ogni ordine e grado delle regioni dell’obiettivo Convergenza, che sono: Campania, Calabria, Puglia e Sicilia.

 

STUDENTI – Dai dati emerge come la formazione delle competenze digitali, soprattutto quelle definite “trasversali” e “soft”, richiede un impegno diretto e costante della scuola, non solo nell’accompagnamento e nel controllo dei ragazzi, ma soprattutto nel loro indirizzamento verso un approccio consapevole, critico e partecipativo ai media digitali. Proprio nelle scuole, dove vengono svolte queste attività formative, viene infatti riscontrata, da parte dei ragazzi, una maggiore frequenza di comportamenti digitali “consapevoli” e creativi.

Ad esempio, tra gli studenti che usano quotidianamente in classe software creativi (linguaggi di programmazione, montaggio video, ecc.) il 44% pubblica propri contenuti creativi anche a casa, mentre la percentuale scende al 22% per chi non ha mai svolto a scuola tale attività. Inoltre, possono rilevarsi diversi “stili digitali” nei ragazzi che non sempre sono  coerenti con il rendimento scolastico: uno stile “ludico”, basato soprattutto sul frequente utilizzo di videogame, si associa ai ragazzi scolasticamente più deboli;  uno stile definito come “pratico”, basato sull’utilizzo della rete in chiave di accesso a informazioni e utilizzo delle reti sociali come sostegno, si associa ai ragazzi dai voti sufficienti e medi, mentre gli studenti  “eccellenti “ (con medie di 8 e superiori) paiono tendenzialmente meno coinvolti dalle attività in rete, se non per specifici ambiti di interesse scolastico.

DOCENTI – L’indagine evidenzia che nei sette anni di programmazione del PON 2007-2013 il bisogno formativo sul tema delle competenze digitali è stato particolarmente sentito dai docenti delle regioni Obiettivo Convergenza: circa il 30% dei 173.000 insegnanti, di ogni ordine e grado che si è formato nel PON, ha scelto questo ambito, all’interno di una offerta molto ampia (Lingue straniere 11%, Valutazione 14%). I Programmi Operativi Nazionali hanno accompagnato e sostenuto questa esigenza supportando le scuole nell’acquisto di strumenti tecnologici e dando l’opportunità al personale scolastico di frequentare corsi di formazione.

Tuttavia, a fronte di un buon investimento anche personale da parte dei docenti, in termini di formazione frequentata e di tecnologie possedute, emerge come l’integrazione di strumenti e risorse digitali nella pratica quotidiana è ancora parziale. Le percentuali più alte (circa il 65%) di uso frequente del digitale in classe è connesso con attività di tipo fruitivo e informativo, mentre sono minori le percentuali riguardanti le attività di creazione di contenuti (circa il 30%). I docenti che utilizzano frequentemente le potenzialità del digitale mostrano  un impiego finalizzato soprattutto alla preparazione delle lezioni. Scarse le percentuali (circa il 10%) di chi realizza spesso attività che favoriscono negli studenti l’uso autonomo e consapevole delle risorse digitali. Quest’ultima percentuale sembra essere quella di maggiore criticità, sulla quale intervenire con azioni specifiche.

 

La ricerca è stata finanziata dal PON 2007-2013 “Competenze per lo Sviluppo” FSE ed è stata realizzata da un team di ricercatori Indire diretto dalla dirigente di ricerca Caterina Orlandi e composto da Annalisa Buffardi, Samuele Calzone, Claudia Chellini e Gabriella Taddeo, dell’Area Azioni di sistema, analisi del sistema scolastico nazionale e internazionale, rapporti col mondo del lavoro.

Le confessioni di Roberto Andò

Le confessioni, un film di Roberto Andò

di Mario Coviello

confessioniDio e denaro, politica ed economia, poveri e ricchi, realtà e illusione, tempo ed eternità. Ed ancora scrittura e musica, natura e artificio. Roberto Andò sceneggiatore e regista de “Le confessioni” con rigore e leggerezza, facendo impersonare il suo credo da un grande Toni Servillo, già protagonista di “ W la libertà”, il suo penultimo film, non si stanca di usare la macchina da presa per indagare la realtà e anticiparla, non smette di suscitare nello spettatore attento interrogativi, domande sul senso ultimo della vita.

Un albergo con tutti i confort che è in fondo una prigione. Un incontro dei grandi della terra che decidono il destino del mondo ,diventa un’occasione per interrogarci su noi stessi, sulle nostre capacità di comprendere quello che accade .

Con una scrittrice di successo e un cantante pop , il monaco certosino Roberto Salus, proprio lui che ha fatto il voto del silenzio, è stato invitato al summit perché “ I media, da quando portiamo avanti la politica dell’austerità a tutti i costi ci vedono male”. Ed è costretto ad ascoltare le confessioni di molti, anche se “ i peccati degli altri mi imbarazzano”.

Confessa il ricco finanziare Rochè che ha il cancro, non si pente,non riceve l’assoluzione e si suicida con una busta di plastica. Da quel momento il monaco è assediato perché i potenti, che hanno deciso l’ennesima manovra di tagli, credono conosca segreti che potrebbero, se rivelati, sconvolgere l’equilibrio finanziario mondiale.

Spiato, interrogato, resiste alle lusinghe e alle minacce. E continua a confessare chi a lui si avvicina perché con Sant’Agostino sa che “la confessione è un grido dell’anima” . Si confessa il ministro dell’economia italiano Antonio Vailati, un Pierfrancesco Favino intenso e finalmente pentito. Vailati, come il suicida Rochè, sostiene che “ la democrazia è una menzogna, l’economia comanda la politica , i parlamenti sono retti da anime morte”.

Roberto Salus ha il coraggio di affermare che “perdere tempo non ha mai fatto male a nessuno”,lui che era un matematico e si è fatto monaco, che scrive libri in odore di eresia, legge sempre e non guarda la tv.

“Io sono dalla parte della pietà” e poiché “ Gesù ama il caso” il monaco riesce a sconfiggere “ l’astratta nozione di austerità”…”la distruzione creativa” del credo economico capace solo di “ sfoltire l’albero”, “ lasciare fuori qualcuno” ,distruggere i più deboli per conservare il potere dei più forti.

Convinto che “non c’è alcuna utilità nel male”, con il silenzio che è “ l’ultima forma di libertà”, Salus Servillo costringe i potenti a rinunciare agli interventi “lacrime e sangue” che abbiamo conosciuto in questi anni e ribadisce nel discorso finale con Gesù “ Date e vi sarò dato, perché nella stessa misura in cui misurerete, sarete misurati”

Con il monaco Roberto Salus che registra il canto degli uccelli, ama il silenzio, si tuffa nel mare e, scandalizza i potenti che conoscono solo la piscina e la sauna, che non passeggiano nei boschi ma sudano solo correndo sulle spiagge, Roberto Andò chiude il film con un cerchio alla Hitchock di “ Io confesso” e alla Charlot con il monaco accompagnato dal cane che ha abbandonato il potente ed è stato ribattezzato Bernardo.

Ho ritrovato in “ Le confessioni” non solo Sant’Agostino e Pascal, ma soprattutto l’enciclica “ Laudato sì” di papa Francesco che invita la politica a riprendere il timone dell’economia per difendere i più deboli, gli umili, stritolati dai meccanismi della grande finanza.

Anche alle prove di matematica test Invalsi regolari nel 98% delle elementari

da Il Sole 24 Ore

Anche alle prove di matematica test Invalsi regolari nel 98% delle elementari

di Cl. T.

Si chiudono le rilevazione degli apprendimenti Invalsi in seconda e quinta elementare: complessivamente, nelle due classi, hanno partecipato, rispettivamente, 557mila e 554mila studenti, per un totale di 1,1 milioni. Nelle classi campione hanno svolto regolarmente le prove di matematica, ieri, il 97% delle classi sia in seconda primaria che in quinta.

Complessivamente, considerando anche le classi non campione, le prove sono state svolte sempre dal 97% degli istituti.

Prove regolari
Il grado di partecipazione delle classi alla prova di matematica, ha reso noto l’Invalsi, è tale da garantire la significatività della rilevazione sia per le classi campione sia per quelle non campione. La prossima settimana (12 maggio) avranno luogo le prove nella seconda secondaria di secondo grado.

Concorso docenti, per ora solo 11 ricorrenti faranno gli scritti. Ma in 40mila sperano

da La Tecnica della Scuola

Concorso docenti, per ora solo 11 ricorrenti faranno gli scritti. Ma in 40mila sperano

A oggi sono 11 i ricorrenti ammessi a sostenere le prove del concorso a cattedra: il numero, ancora molto basso, è stato reso pubblico dal ministro Giannini.

Sapremo nei prossimi giorni, a partire dal 6 maggio, se effettivamente le prime sentenze positive del Consiglio di Stato – attraverso cui alcuni ricorrenti non abilitati sono stati ammessi con riserva a partecipare al concorso, pur senza l’abilitazione richiesta dal Miur, oltre che dalla Legge 107/2015 – si allargheranno a macchia d’olio. O rimarranno casi isolati, per interpretazione di giudici amministrativi in controtendenza.

Ad attendere, speranzosi, ci risulta che vi siano non meno di 40mila ricorrenti. I quali, comunque, anche se dovessero essere ammessi alle prove attraverso il tanto atteso decreto monocratico, farebbero bene a non esultare troppo: la prima sentenza che entrerà nel merito della questione, infatti, arriverà solo tra diversi mesi. Quando le prove, almeno in certi casi, saranno già terminate.

Intanto, sempre in tema di “concorsone”, il responsabile del Miur ha anche tenuto a sottolineare, a margine della presentazione di un concorso di idee per 52 scuole innovative, che le operazioni per la composizione delle commissioni d’esame non stanno comportando problemi particolari.

“Non ho nessuna segnalazione di sofferenze, di difficoltà particolari”, ha detto Giannini ricordando che sono previste 93 prove totali.

“Servono quindi tante commissioni e certamente agli Uffici scolastici regionali è richiesto un grande impegno”.

“E’ un concorso pesante e dunque riteniamo che meriti uno sforzo in più” ha aggiunto riferendosi al raddoppio del compenso dei commissari deciso dal Governo ed in via di approvazione.

Progetti aree a rischio: scadenza 6 maggio

da La Tecnica della Scuola

Progetti aree a rischio: scadenza 6 maggio

Si ricorda che, secondo quanto previsto dal CCNI del 18 febbraio e dalla nota 1598/2016, le istituzioni scolastiche interessate a presentare un progetto hanno tempo fino alle ore 23:59 del 6 maggio 2016.

Per farlo, devono collegarsi all’area riservata del portale www.areearischio.it, e dopo avere effettuato il login trasmettere il progetto elaborato, relativo alle aree a rischio, a forte processo immigratorio e per contrastare  la dispersione scolastica e l’emarginazione sociale, di cui all’art.9 del vigente CCNL 2006/2009, per l’anno scolastico 2015/2016.

Saranno poi le commissioni regionali ad approvare i progetti beneficiari dei finanziati.

97% di partecipazione alle prove Invalsi

da tuttoscuola.com

97% di partecipazione alle prove Invalsi
Si sono svolte il 4 e il 5 maggio le prove di italiano e matematica per le classi II e V della scuola primaria

Dai comunicati stampa dell’INVALSI.

Le prove d’italiano nella giornata del 4 maggio hanno visto la seguente partecipazione

Le classi II e V primaria coinvolte hanno registrato la partecipazione, rispettivamente, di circa 557.000 e circa 554.000 studenti, secondo la seguente ripartizione percentuale:

  II PRIMARIA V PRIMARIA
Partecipazione classi campione 97,47% 98,43%
Partecipazione classi non campione 97,44% 96,28%
Partecipazione complessiva (classi

campione e non campione)

97,46% 96,32%

“Il grado di partecipazione delle classi alla prova d’Italiano per la classe II e V primaria è tale da garantire la significatività della rilevazione sia per le classi campione sia per quelle non campione”.

 

Le prove di matematica nella giornata del 5 maggio hanno visto la seguente partecipazione.

Le classi II e V primaria coinvolte hanno registrato la partecipazione, rispettivamente, di circa 557.000 e circa 554.000 studenti, secondo la seguente ripartizione percentuale:

  II PRIMARIA V PRIMARIA
Partecipazione classi campione 96,92% 97,26%
Partecipazione classi non campione 97,62% 97,63%
Partecipazione complessiva (classi

campione e non campione)

97,58% 97,59%

“Il grado di partecipazione delle classi alla prova di Matematica è tale da garantire la significatività della rilevazione sia per le classi campione sia per quelle non campione”.

“La prossima settimana (12 maggio 2016) avranno luogo le prove nella II secondaria di secondo grado.

Si coglie l’occasione per rinnovare il nostro ringraziamento ai docenti, ai dirigenti e agli stessi alunni che hanno partecipato alla rilevazione”.

Giannini: concorso pesante, bene raddoppiare compensi

da tuttoscuola.com

Giannini: concorso pesante, bene raddoppiare compensi

La questione dei compensi per i commissari del concorso della scuola “nel complesso è stata risolta bene: abbiamo raddoppiato la cifra che andrà a compensare una fatica straordinaria“. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, a margine della presentazione del concorso di idee per 52 nuove scuole.

Anche se la partecipazione alle commissioni concorsuali talvolta è a compenso zero e a costo zero“, ha spiegato il ministro, “questo è un concorso pesante e abbiamo ritenuto che, dato il suo carattere straordinario, meritasse un compenso in più“.

Concorso di idee per 52 scuole innovative

da tuttoscuola.com

Concorso di idee per 52 scuole innovative
Il bando illustrato oggi al Miur dal Ministro Giannini, dal Sottosegretario Faraone e dalla coordinatrice per l’Edilizia Scolastica di Palazzo Chigi Galimberti

Al via il concorso di idee per la progettazione e la realizzazione di 52#Scuole Innovative grazie allo stanziamento di 350 milioni di euro, previsto dalla legge ‘Buona Scuola’.

Grazie a questo bando doteremo il Paese di 52 nuove scuole, all’avanguardia, sostenibili, a misura di studente. I progettisti dovranno immaginare istituti dotati di spazi didattici innovativi, ad alta prestazione energetica, con aree verdi fruibili. Scuole belle, attrattive che favoriscano l’apprendimento e l’apertura all’esterno, che diventino punti di riferimento per il territorio. Il cambiamento culturale che abbiamo immaginato con la Buona Scuola passa anche da qui, dal ripensamento degli spazi educativi per una scuola più accogliente, da vivere sempre, anche in orario extra scolastico”, ha dichiarato il Ministro Stefania Giannini.

Sul capitolo edilizia – ha proseguito il Ministro – sono stati compiuti sforzi importanti, abbiamo mobilitato nei primi due anni di governo quasi 4 miliardi di risorse per interventi di ristrutturazione, manutenzione ordinaria e straordinaria, decoro e ripristino. A questi si aggiungono i fondi per lo sblocco del patto di stabilità e il Fondo Kyoto per l’efficientamento energetico. Grazie all’ultima stabilità abbiamo 1,7 miliardi in più di risorse che potremo utilizzare per opere di costruzione e ristrutturazione. Per un investimento totale di oltre 7 miliardi”.

Appena due anni fa Matteo Renzi diventava premier e nel suo discorso d’insediamento metteva al centro della sua azione di governo l’edilizia scolastica. Oggi dimostriamo che l’impegno è stato mantenuto, che continua a essere mantenuto e che addirittura stiamo andando molto oltre le previsioni con interventi mirati e rapidi, monitoraggio e confronto con i vari attori coinvolti, risorse certe. Fino all’estate scorsa parlavamo di 4 miliardi destinati a questo settore: oggi quei miliardi sono oltre 7, di cui 1,7 stanziati nell’ultima legge di Stabilità. Scuole sicure, funzionali alla didattica, sostenibili: di questo hanno bisogno i nostri ragazzi e in questa direzione va la costruzione di 52 istituti altamente innovativi. Stiamo mettendo in atto una rivoluzione culturale: dall’edilizia all’architettura scolastica, perché apprendere non è solo studiare da un libro ma imparare “attraverso” la scuola”, ha sottolineato il SottosegretarioDavide Faraone.

La parola d’ordine è l’innovazione che, per la prima volta, viene istituzionalizzata e diffusa in tutte le regioni italiane. Oggi abbiamo parlato di 52 scuole, ma questi istituti sono degli apripista da cui partire per una riqualificazione del patrimonio scolastico che non punti solo alla messa in sicurezza degli edifici esistenti, ma che si proponga di studiare nuove soluzioni architettoniche per una didattica all’avanguardia e per realizzare scuole che siano dei veri e propri civic center, punti di riferimento nei quartieri. Vogliamo avviare una rivoluzione culturale che, al lavoro di architetti ed ingegneri, affianchi le competenze dei pedagogisti e di chi la scuola la vive tutti i giorni“, ha aggiunto Laura Galimberti, coordinatrice della Struttura di Missione per l’Edilizia Scolastica della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Il bando per le #ScuoleInnovative sarà on line all’inizio della prossima settimana e si chiuderà il prossimo 30 agosto. Sarà scaricabile sul sito www.scuoleinnovative.it dove è già disponibile la mappa delle 52 aree su cui sorgeranno le nuove scuole. Per ogni area sarà possibile visualizzare una scheda tecnica della tipologia di istituto da costruire con il costo stimato delle opere. Le aree sono state individuate dalle Regioni attraverso una procedura selettiva.

Il bando lanciato oggi è un bando internazionale. Possono partecipare al concorso di idee ingegneri, architetti, singoli o associati, le società di ingegneria e le società professionali. La procedura si svolgerà on line attraverso la piattaforma ‘Concorrimi’ messa a disposizione dall’Ordine degli Architetti di Milano.

Una Commissione di esperti individuerà per ciascuna area di intervento le prime tre proposte vincitrici che saranno premiate rispettivamente con 25.000, 10.000 e 5.000 euro. I progettisti potranno concorrere per una sola area. La progettazione finale sarà curata dagli Enti locali e potrà essere affidata anche agli stessi progettisti individuati dal concorso di idee.

L’Inail acquisterà le aree oggetto degli interventi di costruzione e realizzerà le scuole, mentre il Miur pagherà i canoni di locazione per trent’anni con fondi messi a disposizione dalla legge Buona Scuola. Gli studenti che frequenteranno i nuovi edifici saranno coinvolti nella progettazione della loro scuola attraverso un hackathon per l’edilizia scolastica.

Da oggi è disponibile sul sito www.istruzione.it anche una App ‘La Buona Scuola – Edilizia scolastica’ attraverso la quale i cittadini potranno verificare quanti finanziamenti sono stati stanziati per l’edilizia scolastica nel loro comune, come e se sono stati spesi quei soldi. Sarà anche possibile ricevere informazioni sui nuovi finanziamenti in tempo reale e dare il proprio contributo inviando segnalazioni, dando un feedback sugli interventi, inviando la propria opinione.

Circolare Agenzia Entrate 6 maggio 2016, n. 18/E

Agenzia delle Entrate
Direzione Centrale Normativa
Ufficio Redditi Fondiari e di Lavoro

Circolare Agenzia Entrate 6 maggio 2016, n. 18/E

Prot. n. 2016/

Alle Direzioni regionali e provinciali
Agli Uffici dell’Agenzia delle entrate

OGGETTO: Questioni interpretative in materia di IRPEF prospettate dal Coordinamento Nazionale dei Centri di Assistenza Fiscale e da altri soggetti

Sentenza Corte di Cassazione 6 maggio 2016, n. 9217

Corte di Cassazione, sez. Lavoro

Sentenza 6 maggio 2016, n. 9217
Presidente Amoroso – Relatore Bronzini

Svolgimento del processo

II Tribunale di Lanciano dichiarava l’illegittimità dei licenziamento per giusta causa intimato dalla Sevel spa a M. M. in quanto, come da accertamento di Agenzia investigativa. II M. pur avendo richiesto alcuni permessi ex L. n. 104/1992 era stato visto recarsi presso l’abitazione dell’assistita (cognata non convivente) affetta da grave disabilità per un numero di ore inferiore a quello previsto. Il Tribunale annullava il licenziamento con le conseguenze di cui alla sentenza e rigettava il reclamo della società. La Corte di appello con sentenza del 14.10.2014 accoglieva Invece il reclamo della società e dichiarava la legittimità del recesso. La Corte territoriale osservava che dall’accertamento non contestato dell’Agenzia investigativa Incaricata delta verifica il M. era stato visto recarsi presso l’abitazione dell’assistita solo il 12. 12 per un totale di 4 ore e 15 minuti e per tre ore e 25 minuti il 13. 12. Circa la deduzione dei lavoratore di avere il 10.12 svolto nella mattina attività di assistenza osservava che il permesso riguardava il pomeriggio, durante il quale il M. non sl era invece visto. Ricorreva la

figura dell’abuso dei diritto in relazione a permessi che dovevano essere svolti in coerenza con la loro funzione; per oltre due terzi dei tempo previsto il lavoratore non aveva svolto alcuna attività assistenziale o accedendo ad alcune circostanze addotte dai M. per la metà del tempo previsto. Erano stati violati i principi di correttezza e buona fede ed il fatto (non previsto espressamente dal CCNL) era certamente di gravità tale da comportare il venir meno del vincolo fiduciario. Irrilevante era che l’assistenza era stata in parte fornita e l’insussistenza di un danno quantificabile.
Per la cassazione di tale decisione propone ricorso il M. con 9 motivi; resiste controparte con controricorso. Parte ricorrente depositava memoria di replica alla conclusioni del P.G.

Motivi della decisione

Con il primo motivo si allega la violazione e/o erronea applicazione dell’art. 115 c.p.c. in relazione all’art. 116 c.p.c. nonché di ogni altra norma e principio di pacifica e/o incontroversa ricostruzione del quadro fattuale su cui esprimere il giudizio giuridico o di diritto, di omessa valutazione di fatti decisivi e delle risultanze processuali e di valutazione delle prove. Con il secondo motivo si allega l’omesso esame circa fatti decisivi per il giudizio oggetto di discussione tra le parti.
Il p~imo motivoappare inammissibile in quanto si propone in sostanza un vizio di motivazione no . coerente con la nuova formulazione dell’art. 360 n. 5 c.p.c. applicabile ratione temporis.
infatti rimarcato che il vizio di violazione o falsa applicazione di norma di diritto, ai sensi
‘~ dell’art. 360, primo comma, n. 3 c.p.c., ricorre o non ricorre a prescindere dalla motivazione (che può concernere soltanto una questione di fatto e mai di diritto) posta dal giudice a fondamento della decisione (id est: dei processo di sussunzione), per l’esclusivo rilievo che, in relazione al fatto accertato, la norma, della cui esatta interpretazione non si controverte (in caso positivo vertendosi in controversia sulla “lettura” della norma stessa), non sia stata applicata quando doveva esserlo, ovvero che lo sia stata quando non si doveva applicarla, ovvero che sia stata “male” applicata, e cioè applicata a fattispecie non esattamente comprensibile nella norma (Cass. 15 dicembre 2014, n. 26307; Cass. 24 ottobre 2007, n. 22348). Sicchè, il processo dl sussunzione, nell’ambito del sindacato sulla violazione o falsa applicazione di una norma di diritto, presuppone la mediazione di una ricostruzione del fatto incontestata; al contrario dei sindacato ai sensi dell’art. 360, primo comma n. 5 c.p.c. (oggetto della recente riformulazioneinterpretata quale riduzione al “minimo costituzionale” del sindacato di legittimità sulla motivazione: Cass. s.u. 7 aprile 2014, n. 8053), che invece postula un fatto ancora oggetto di contestazione tra le parti”. Peraltro, anche il relazione al secondo motivo, la Corte territoriale ha già valutato la pretesa assistenza prestata nella giornata del 10 ed ha osservato che nel turno pomeridiano dalle ore 16,20 alle ore 20 (per il quale il permesso era stato in realtà richiesto) in ogni caso l’assistenza non era stata effettuata come dagli accertamenti dell’Agenzia investigativa, così come è stata anche valutato il periodo trascorso in farmacia. Gli altri, confusi, episodi menzionati al motivo non fanno che riscontrare l’accertamento effettuato dalla Corte di appello sul fatto che l’assistenza per la quale il permesso fu richiesto non fu effettuata per l’orario dovuto in quanto il ricorrente si occupò di altro, nonostante la richiesta di un permesso per assistenza presupponga, come logico, che ci si obblighi effettivamente a fornirla senza che sia lecito occuparsi proprio in quelle ore, come sembra di capire, di sospetti pericoli di furti nella propria abitazione o pedinamenti anomali e via dicendo. Si tratta di circostanze che non sono in alcuna contraddizione obiettiva con l’accertamento effettuato dal Giudici diappello per i quali l’assistenza alla disabile non fu effettuata per tre giorni per la maggior parte dei tempo dovuta in relazione ad ” attività estranee all’assistenza alla cognata disabile”. Per cui non può neppure dirsi che tale pretese attività dei ricorrente non siano state valutate dalla Corte di appello che le ha giudicate dei tutto irrilevanti in quanto svolte in contrasto ed ad onta degli impegni presi.
Con il terzo motivo si allega l’omesso esame circa fatti decisivi per Il giudizio che è stato oggetto di discussione tra le parti. Non era stata considerato dalla Corte lo svolgimento di attività concernente lo stato di gravidanza della moglie, le preoccupazione ingenerate dallo scoperto pedinamento, la visita in farmacia.
Il terzo motivo appare inammissibile. Va ricordato che o “Fart. 360, primo comma, n. 5, cod. proc. civ., riformulato dall’art. 54 del d.l. 22 giugno 2012, n. 83, conv, in legge 7 agosto 2012, n. 134, introduce nell’ordinamento un vizio specifico denunciabile per cassazione, relativo all’omesso esame di un fatto storico, principale o secondario, la cui esistenza risulti dal testo della sentenza o dagli atti processuali, che abbia costituito oggetto di discussione tra le parti e abbia carattere decisivo (vale a dire che, se esaminato, avrebbe determinato un esito diverso dellacontroversia). Ne consegue che, nel rigoroso rispetto delle previsioni degli artt. 366, primo comma, n. 6, e 369, secondo comma, n. 4, cod. proc. civ., il ricorrente deve indicare il “fatto storico”, il cui esame sia stato omesso, il “dato”, testuale o extratestuale, da cui esso risulti esistente, il “come” e il “quando” tale fatto sia stato oggetto di discussione processuale tra le parti e la sua “decisività”, fermo restando che l’omesso esame di elementi istruttori non integra, di per sé, il vizio di omesso esame dì un fatto decisivo qualora il fatto storico, rilevante in causa, sia stato comunque preso in considerazione dal giudice, ancorché la sentenza non abbia dato conto di tutte le risultanze probatorie” ( Cass. SSUU n. 805312014 ). Ora il ” fatto”, nella sua dimensione storica fattuale è stato, come detto, esaminato: la Corte ha accertato che per il maggior tempo dovuto l’assistenza non era stata effettuata e che le attività svolte erano estranee a quanto si era obbligato a compiere il ricorrente.
Con il quarto motivo si allega la violazione e/o falsa applicazione dell’art. 33 L. n. 104/1992 nonché di altra norma e principio in tema di permessi fruiti dal lavoratore per l’assistenza al disabile. L’assistenza era stata fornita in via continuativa, mala legge non richiede più che venga svolta per l’intero arco del permesso fruito.
II motivo appare infondato alla luce dell’orientamento di questa Corte che si condivide ed al quale si intende dare continuità secondo li quale ” il comportamento dei prestatore di lavoro subordinato che, in relazione al permesso ex art. 33 L. n. 104/1992, si avvalga dello stesso non per l’assistenza al familiare, bensì per attendere ad altra attività, integra l’ipotesi dell’abuso di diritto, giacché tale condotta si palesa, nei confronti del datore di lavoro come lesiva della buona fede, privandolo ingiustamente della prestazione lavorativa in violazione dell’affidamento riposto nel dipendente ed Integra nei confronti dell’Ente di previdenza erogatore dei trattamento economico, un’indebita percezione dell’indennità ed uno sviamento dell’intervento assistenziale ( cass. n. 4984/2014). Nel caso in esame è stato accertato che l’assistenza non è stata fornita per due terzi dei tempo dovuto o in base agli stessi riferimenti dei ricorrente per metà del tempo dovuto con grave violazione dei doveri di correttezza e buona fede sia nei confronti del datore di lavoro ( che sopporta modifiche organizzative per esigenze di ordine generale) che dell’Ente assicurativo, norme codicistiche che non risultano rispettate dalricorrente, anche a non voler seguire necessariamente la figura dell’” abuso di diritto” che comunque è stata integrata tra i principi della Carta dei diritti dell’Unione europea (art. 54), dimostrandosi così il suo crescente rilievo nella giurisprudenza europea.
Con il quinto motivo si allega l’omesso esame circa fatti decisivi per il giudizio che è stato oggetto di discussione tra le parti. La Corte di appello non aveva considerato che il M. aveva svolto attività urgenti ed indifferibili.
II motivo appare inammissibile in quanto emerge, come già osservato, che le attività pretesamente urgenti ed indifferibili svolte dai ricorrente sono state nel complesso esaminate.
Con il quinto motivo si allega la violazione e/o erronea applicazione degli artt. 5, 2,3 e 4 legge n. 300/70 nonché di ogni altra norma in tema dl inutilizzabilità degli accertamenti disposti dal datore di lavoro tramite agenzia investigativa . Violazione e/o erronea applicazione degli artt. 2697 c.c. 115, 116 c.p.c. nonchè di ogni altra norma e principio di tema di inutilizzabilità delle prove illecite e/o acquisite Illecitamente o illegittimamente. Gli accertamenti erano avvenuti in modo invasivo turbando la tranquillità familiare. Erano illegittimi pedinamenti senza il minimo sospetto dei compimento di Illeciti.
Il motivo appare infondato alla streguadella giurisprudenza di questa Corte secondo la quale Le disposizioni dell’art. 5 della legge 20 maggio 1970, n.300, in materia di divieto di accertamenti da parte del datore di lavoro sulle infermità per malattia o infortunio del lavoratore dipendente e sulla facoltà dello stesso datore di lavoro di effettuare il controllo delle assenze per infermità solo attraverso i servizi ispettivi degli istituti previdenziali competenti, non precludono al datore medesimo dì procedere, al di fuori delle verifiche di tipo sanitario, ad accertamenti di circostanze di fatto atte a dimostrare l’insussistenza della malattia o la non idoneità di quest’ultima a determinare uno stato d’incapacità lavorativa e, quindi, a giustificare l’assenza. (Nella specie, la S.C. ha confermato la sentenza di merito che aveva ritenuto legittimi gli accertamenti demandati, dal datore di lavoro, a un’agenzia investigativa, e aventi a oggetto comportamenti extralavorativi, che assumevano rilievo sotto il profilo dei corretto adempimento delle obbligazioni derivanti dal rapporto di lavoro)” (Cass. n. 25162/2014). Appare evidente che il controllo di Agenzie investigative, come si è detto del tutto lecito, non può che avvenire attraverso forme di controllo sui comportamenti e spostamenti del lavoratore; il fatto che questi abbia chiamato i Carabinieri non comprova cheme modalità sia state invasive della tranquillità familiare posto che si sono seguiti i molteplici spostamenti del ricorrente. Certamente rientrava nel potere del datore di lavoro di verificare la correttezza, sotto il profilo dell’effettività, della richiesta di permessi di lavoro per l’assistenza a cognata non convivente ( pur essendo la moglie dei ricorrente vicina al parto); effettività smentita in pieno dalla verifica effettuata su tre giorni lavorativi.
Con il sesto motivo si allega la violazione e/o falsa applicazione dell’art. 2119 c..c e dell’art. 32 dei CCNL nonché di ogni altra norma o principio dì tema di sussistenza della giusta causa ai fini dell’irrogazione del licenziamento- di sussistenza del fatto materiale, oltre che del fatto giuridicamente qualificato addebitato disciplinarmente. II fatto non era così grave; l’assistenza era stata prestata e comunque per il periodo in cui non lo era stata il ricorrente aveva svolto attività utili alla tranquillità della sua famiglia. II CCNL non prevedeva il recesso per simili ipotesi.
II motivo appare infondato in quanto già la Corte territoriale ha ampiamente e correttamente motivato sul punto; si tratta di grave violazione dei doveri di correttezza e buona fede sia nei confronti del datore di lavoro ( che sopporta modifiche organizzative per esigenze di ordinegenerale) che dell’Ente assicurativo, norme codicistiche che non risultano rispettate dal ricorrente in relazione ad episodi che sono stati scoperti solo grazie al ricorso ad una Agenzia investigativa e che quindi dimostrano una particolare attitudine del lavoratore a strumentalizzare forme legittime di sospensione dal lavoro. E’ orientamento costante di legittimità quello per cui il codice disciplinare dei CCNL ha funzione meramente indicativa e certamente non esclude il ricorso all’art. 2119 c.c. laddove ne ricorrano i presupposti. Peraltro il CCNL disciplina il diverso caso della mera assenza dal lavoro mentre qui abbiamo un ben diverso caso di strumentalizzazione, particolarmente insidiosa, di un istituto disposto a fini di interesse generale che incide notevolmente sulla libera autorganizzazione imprenditoriale ed anche sulle risorse pubbliche che in questo modo vengono attribuite sine titolo.
Con il settimo motivo si allega l’omesso esame circa fatti decisivi per il giudizio. Non era stata valutata la condotta complessiva dei ricorrente.
li motivo appare inammissibile in quanto il “fatto” e cioè la condotta tenuta dal ricorrente risulta valutata dalla Corte di appello così come le pretese attività svolte In luogo di quella, doverosa, per la quale erano stati richiesti e connessi i permessi di cui è processo.
Conl’ottavo motivo sì allega la violazione e /o falsa applicazione degli artt. 2106 e 2119 c.c. del CCIVL e di ogni altra norma e principio in tema di proporzionalità della sanzione disciplinare irrogata rispetto alla violazione. La proporzionalità della sanzione non era stata adeguatamente valutata, anche in relazione al caso specifico ed all’assenza di precedenti disciplinari.
Il motivo, con il quale si reiterano le doglianze di quelli precedenti, è infondato avendo la Corte territoriale correttamente con argomentazioni congrue e logicamente coerenti spiegato la gravità del fatto con l’inevitabile rottura dei vincolo fiduciario.
Con il nono motivo si allega l’omesso esame in relazione alle circostanze menzionate nel motivo precedente.
II motivo è inammissibile in quanto la condotta del ricorrente, la sua gravità, l’inidoneità dell’episodio a rompere il rapporto fiduciario tra le parti sono stati dalla Corte di appello. Non sussistono carenze motivazionali con quelle caratteristiche che possono oggi essere denunciate alla luce dell’art. 360 n. 5 nella nuova formulazione, alla stregua dell’orientamento di questa
Corte che è già stato ricordato.
Si deve quindi rigettare il proposto ricorso.
Le spese di lite dei giudizio di legittimità- liquidate come ai dispositivo- seguono lasoccombenza.
La Corte ai sensi dell’art. 13 comma 1 quater, r del d.p.r. n. 115 del 2002, dà atto della sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte dei ricorrente in via
principale, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per
il ricorso principale, a norma dei comma 1-bis, dello stesso articolo 13.

P.Q.M.

La Corte.
rigetta il ricorso. Condanna parte ricorrente al pagamento delle spese del giudizio dì legittimità che si liquidano in euro 100,00 per esborsi, nonché in euro 3.500,00 per compensi oltre accessori di legge nella misura del 15% .
La Corte ai sensi dell’art. 13 comma 1 quater, r dei d.p.r. n. 115 del 2002, dà atto della sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte del ricorrente in via principale, dell’ulteriore importo a titolo di contributo Unificato pari a quello dovuto per il ricorso principale, a norma del comma 1-bis, dello stesso articolo 13.

Avviso 6 maggio 2016

OGGETTO: D.D.G. n. 105 del 23 febbraio 2016 – Concorsi per titoli ed esami finalizzato al reclutamento del personale docente per i posti comuni dell’organico dell’autonomia della scuola dell’infanzia e della scuola primaria – Avviso relativo alle prove scritte.

Si fa seguito all’avviso pubblicato il 12 aprile 2016 sul sito internet www.istruzione.it e, in pari data, nella Gazzetta Ufficiale – Serie Concorsi ed Esami – n. 29, per comunicare che le prove scritte della scuola primaria e della scuola dell’infanzia, il cui svolgimento è stato previsto rispettivamente per i giorni 30 e 31 maggio 2016, si svolgeranno su tutto il territorio nazionale nel turno del mattino delle stesse giornate.
L’elenco delle sedi d’esame, con la loro esatta ubicazione e con l’indicazione della destinazione dei candidati, nonché l’orario di convocazione, sarà reso noto con successivo avviso pubblicato sui siti internet e sugli albi degli Uffici Scolastici Regionali competenti all’espletamento della procedura concorsuale, nonché sulla rete intranet e sul sito internet del Ministero (www.istruzione.it).

Il Direttore Generale
Maria Maddalena Novelli