Università, al via l’iter di assegnazione del Fondo 2016

Università, al via l’iter di assegnazione del Fondo 2016 da 6,9 mld
Quota premiale: dal 2017 gli atenei potranno
‘scommettere’ sui loro punti di forza
Giannini: “Programma Nazionale Ricerca muove primi passi: fondi per incentivare il numero dei ricercatori e la loro mobilità”

Al via l’iter per l’assegnazione alle università statali del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) 2016 da 6,9 miliardi. Il decreto con i criteri di ripartizione è stato inviato alla Conferenza dei Rettori (CRUI), al Consiglio Universitario Nazionale (CUN), al Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU) e all’Agenzia di valutazione del sistema universitario (ANVUR) per il previsto parere.

Insieme al decreto sul Fondo 2016 il Ministro Stefania Giannini ha inviato per i pareri di rito anche la nuova Programmazione triennale del sistema universitario – con le linee di indirizzo per il triennio 2016-2018 – che contiene tre importanti novità. La prima. Dal 2017 il 20% della quota premiale del Fondo per le università sarà ripartito in base a indicatori scelti dagli stessi atenei tra quelli forniti dal Miur, in modo che ciascuno di essi possa scommettere sulle proprie strategie di sviluppo.

La seconda. Nel decreto sulla Programmazione triennale si rafforzano e si semplificano le possibilità di reclutamento dei vincitori di programmi ERC, che potranno essere chiamati dalle università sia come ricercatori che come professori universitari. La terza. Agli atenei viene concessa finalmente una maggiore flessibilità nella costruzione dei percorsi di laurea, dando loro la possibilità di rendere i corsi più innovativi e vicini al mondo del lavoro.

“La valorizzazione dell’autonomia degli atenei, la maggiore flessibilità e la semplificazione della progettazione didattica, gli incentivi per la mobilità del personale e la promozione della ricerca sono al centro del piano di sviluppo delle università per il prossimo triennio. Piano che recepisce immediatamente, così come il decreto di ripartizione dei fondi statali agli atenei, gli obiettivi e le strategie del Programma Nazionale per la Ricerca che abbiamo presentato lunedì scorso”, sottolinea il Ministro Stefania Giannini. “Stiamo dando al sistema accademico strumenti innovativi per essere più competitivo e per rispondere meglio alle esigenze di chi studia”.

Il Fondo di finanziamento 2016
Con gli interventi previsti nella legge di stabilità, le risorse restano stabili, per un totale di 6,9 miliardi. Con il decreto FFO 2016 il Programma Nazionale per la Ricerca presentato lo scorso lunedì entra subito nel vivo. Rispetto al 2015, aumentano gli stanziamenti – da 122,9 milioni a oltre 135 – per i dottorati e le borse post lauream. In particolare, il 60% del budget dovrà essere utilizzato dagli atenei nel rispetto delle priorità del PNR. Così come, sempre in linea con il PNR, il 10% dei 59 milioni del Fondo Giovani dovrà servire ad incentivare la mobilità internazionale dei dottorandi. Sono confermati i 5 milioni per il bando Montalcini, destinato al rientro di studiosi dall’estero. Viene poi rinnovato un significativo cofinanziamento (10 milioni di euro) per chiamate dirette, nuovi ricercatori di tipo B e incentivi alla mobilità dei docenti.

La Programmazione triennale
Sono le Linee di sviluppo che consentono agli atenei di adottare un loro piano strategico sulla base degli obiettivi di sistema previsti per i prossimi tre anni.

Fra le priorità, il miglioramento dei risultati conseguiti nella programmazione 2013-2015 su azioni come l’orientamento in ingresso e in itinere degli studenti e l’internazionalizzazione dell’offerta formativa. Ma anche la modernizzazione degli ambienti di studio e ricerca e l’innovazione delle metodologie didattiche.

Altra novità è la combinazione tra specializzazione dell’ateneo e quota premiale del Fondo Ordinario. Ciascuna università potrà farsi valutare in relazione alla propria strategia di sviluppo: a partire dal 2017 il 20% della quota premiale dell’FFO verrà ripartita sulla base di indicatori individuati dalle stesse università, da scegliere in un paniere proposto dal Ministero che include indicatori per la ricerca, la didattica e l’internazionalizzazione. A ciascun ateneo sarà richiesto, entro la fine del 2016, di identificare i propri indicatori. Gli atenei saranno poi misurati sia sui risultati acquisiti in ciascun ambito strategico, sia sui miglioramenti ottenuti con cadenza annuale.

Infine, per rafforzare la dimensione internazionale dell’offerta, l’occupabilità degli studenti e la sperimentazione didattica, il decreto rende più flessibile l’organizzazione dell’offerta formativa consentendo alle Università di caratterizzare maggiormente i percorsi di studio.

Prima Informativa sul nuovo sistema di valutazione della dirigenza della scuola

Prima Informativa sul nuovo sistema di valutazione della dirigenza della scuola

Ieri, 6 maggio, si è tenuta una prima riunione informativa presso il MIUR sul Sistema di valutazione dei dirigenti delle scuole, che dovrebbe essere avviato dal prossimo anno scolastico. Secondo l’Amministrazione, la valutazione sarà strettamente connessa all’incarico triennale del dirigente,  che verrà integrato con  specifici obiettivi sui quali annualmente sarà effettuata la valutazione e la conseguente attribuzione della retribuzione di risultato. Oltre a quelli derivanti dalle priorità nazionali, ne potranno essere previsti altri dai singoli piani regionali come pure dalla tipologia di scuola assegnata e dagli specifici obiettivi di miglioramento contenuti nel RAV della stessa.

Da quanto finora emerso, pare – almeno nelle intenzioni – si voglia dare luogo ad una valutazione finalizzata alla valorizzazione della dirigenza ed al miglioramento della qualità del servizio.

Si dovrà, naturalmente, far sì che le misure di dettaglio previste per la realizzazione del sistema, che saranno contenute in apposite Linee guida ancora da presentare alle OO. SS. dell’area V nei prossimi giorni, siano rispettose delle prerogative dirigenziali ed affidate a Nuclei di Valutazione, con le modalità definite dall’art.25 del D. Lgs. 165/2001.

All’attività istruttoria dei nuclei, dovrà seguire l’adozione  del provvedimento di valutazione da parte del Direttore  dell’USR di riferimento e la conseguente attribuzione di una retribuzione di risultato proporzionale al livello conseguito e definita in seno alla contrattazione integrativa regionale. Da quanto comunicato in occasione dell’informativa, le procedure dovrebbero prevedere un ampio coinvolgimento del personale dirigenziale attraverso un’attività autovalutativa, di cui saranno a breve illustrati strumenti e metodi, e dalla considerazione di elementi desunti dalla documentazione già posta in essere dalle scuole. Sarà cura dell’ANP valutare con attenzione tutti i passaggi della costruzione del nuovo sistema di valutazione e tenerne costantemente informati i dirigenti.

Concorso scuola. Pc difettosi, black-out e polemiche: tutti gli ostacoli affrontati dai candidati. “Costretti a ricominciare test”

da Il Fatto Quotidiano

Concorso scuola. Pc difettosi, black-out e polemiche: tutti gli ostacoli affrontati dai candidati. “Costretti a ricominciare test”

Oltre alle otto domande a risposta aperta che decideranno gli ammessi agli orali, i 165mila partecipanti si sono trovanti davanti numerosi imprevisti. Già centinaia di segnalazioni di vere o presunte irregolarità a venti giorni dalla fine delle prove. Il rischio è quello di una pioggia di ricorsi da parte di chi non ce la farà

L’appello di prof e genitori: “Basta seggi nelle scuole”

da La Stampa

L’appello di prof e genitori: “Basta seggi nelle scuole”

Sull’altare della democrazia sono stati immolati due giorni di scuola ad aprile per il referendum, altri tre per le amministrative di giugno
flavia amabile

Alcuni professori delle superiori hanno già avvertito i loro alunni: chi ha bisogno di recuperare ha meno di un mese, la scuola finisce il 31 maggio. In realtà in molte regioni d’Italia il calendario ufficiale indica l’8 giugno come ultimo giorno di scuola ma quest’anno saranno in pochi a frequentare le lezioni e studiare dopo il primo giugno. Sull’altare della democrazia sono stati immolati due giorni di scuola ad aprile per il referendum, altri tre per le amministrative di giugno. Tre giorni che diventano molti di più se si considera l’effetto del pericoloso allineamento del ponte del 2 giugno, seguito dalle elezioni del 5 e 6 e dalla fine delle scuole stabilita in molte regioni per l’8 giugno.

E quindi tutti a casa il 31 maggio, o giù di lì ma chi lavora o non ha nonni e nonne ed è già disperato all’idea di riavere i pargoli scorazzanti per casa dopo la prima settimana di giugno, ha i capelli dritti in testa da quando si è capito che la realtà andava ben oltre le più fosche previsioni.

Il problema riguarda centinaia di migliaia di famiglie italiane. Soltanto nelle scuole primarie di Roma ci sono quasi 200 mila alunni, in quelle di Milano oltre 120mila e in quelle di Torino oltre 30mila. E le elezioni si terranno in 1370 comuni. Fine d’anno da brividi, insomma, per i genitori ma anche per professori e dirigenti. Studenti a parte, nessuno ha gradito il doppio appuntamento elettorale a distanza di due mesi. «Da anni chiediamo che le scuole non siano più seggio elettorale. L’abbiamo chiesto al Ministero dell’Interno e al Ministero dell’Istruzione. La nostra è stata una voce nel deserto, non abbiamo mai ottenuto risposta», spiega Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi.

Essere una voce nel deserto non vuol dire essere da soli. Angela Nava, presidente del Coordinamento Genitori Democratici: «E’ sconcertante che le tornate elettorali si susseguano con questa frequenza e che il luogo pubblico debba essere sempre identificato con le scuole. Perché non le caserme? Ormai nell’immaginario dei professori si è consolidata l’idea che ogni anno c’è un’interruzione durante l’anno scolastico e che bisogna organizzarsi le lezioni in questo senso. E nell’immaginario degli studenti le elezioni corrispondono ad una vacanza, gli altri votano noi andiamo al mare. Non è educativo».

I professori la pensano allo stesso modo. Alessandra Cenerini, presidente dell’associazione docenti e dirigenti scolastici ricorda le battaglie nella sua scuola per evitare la maledizione del seggio. Ora che è presidente dell’Adi non cede di un millimetro: «Ci rendiamo conto delle difficoltà ma di sicuro chi ha definito il calendario delle elezioni quest’anno non ha pensato al diritto alla scuola e all’istruzione».

Presidi, docenti e genitori alleati senza alcuna esitazione, eppure non basta. Al Miur hanno ricevuto gli appelli e le richieste dell’Anp. In teoria sarebbero d’accordo anche a viale Trastevere sulla necessità di pesare meno sulle scuole. La ministra dell’Istruzione Stefania Giannini ha appena annunciato un progetto per tenere aperte le scuole da giugno a settembre a Napoli. Si chiamerà Scuola Al Centro e «fa di Napoli il primo esempio concreto di una misura immediata per tenere aperte le scuole da giugno a settembre, quando se non si va in vacanza l’alternativa è la strada e da lì si passa ad altro».

In caso di elezioni, però, non esistono alternative, fanno sapere. «Tecnicamente in ogni elezione il Miur su richiesta del Ministero dell’Interno scrive circolari in cui indica il periodo di sospensione delle lezioni in vista delle elezioni. Ad oggi non ci sono strutture così capillarmente presenti sul territorio da poter essere usate come seggi al posto delle scuole».

Organici 2016, varranno le vecchie classi di concorso: rispuntano atipicità e tabelle di confluenza

da La Tecnica della Scuola

Organici 2016, varranno le vecchie classi di concorso: rispuntano atipicità e tabelle di confluenza

Perché i sindacati hanno fatto modificare la Nota Miur 11729 del 29 aprile sugli organici del prossimo triennio? Perché s’attende una nota a parte per le classi di concorso?

La risposta – che riguarda da vicino centinuaia di migliaia di docenti di medie e superiori – è contenuta nei resoconti pubblicati nei giorni a seguire dalle stesse organizzazioni sindacali. In particolare, dallo Snals, che spiega di aver “posto una pregiudiziale riguardo l’inserimento nella circolare ministeriale di un capitolo intitolato “nuove classi di concorso” che faceva riferimento ad atti non ancora a conoscenza delle OO.SS., neppure a livello di informativa, citando degli allegati riferiti a “schemi di quadri orari e classi di concorso” relativi alle scuole secondarie di 2° grado di cui si ignorano i contenuti”.

“Di fronte alla ferma presa di posizione della nostra delegazione – continua l’organizzazione guidata da Nigi -, condivisa anche dagli altri sindacati, che ha minacciato di attivare le procedure di concertazione, l’amministrazione ha cassato sia il capitolo contestato, sia il riferimento ad allegati che è stato dichiarato non erano ancora definiti”.

A quel punto, “è stata inserita, invece, una clausola di salvaguardia che prevede, in caso di provvedimenti relativi a nuovi schemi di quadri orari e classi di concorso, l’emanazione di nuove istruzioni operative, previa la riattivazione delle procedure di informativa sindacale previste dal vigente CCNL sul tema della definizione degli organici”.

Il rischio sembrerebbe quello di vedere attivate – già per la formulazione dei prossimi organici – delle nuove tabelle di confluenza, realizzate stavolta sulla base delle tabelle relative ai nuovi insegnamenti introdotti lo scorso febbraio.

Dell’argomento si è occupata pure la Cisl, dal cui sito internet conferma che “nell’iniziale testo proposto l’amministrazione aveva introdotto il riferimento a nuovi quadri orario per licei, istituiti tecnici e professionali, in via di definizione, nei quali dovrebbero essere recepite le novità del dPR 19/2015 (nuovo regolamento delle “classi di concorso“)”.

Detto ciò, il sindacato Confederale annuncia la notizia che per l’anno scolastico “2016/17, dunque, la determinazione degli organici e la mobilità saranno effettuate con le vecchie “classi di concorso” stabilite dal DM 39/1998 (come avvenuto con le domande di trasferimento, presentate con i vecchi codici) con la previsione, come negli anni scorsi, dell’utilizzo delle cosiddette “atipicità“”.

E qui sta il punto: come saranno queste atipicità? Si baseranno ancora sulle vecchie tabelle di confluenza, che nell’ultimo quinquennio sono state utilizzate dai dirigenti – spesso a danno della didattica e degli studenti – per “salvare” dalla soprannumerarietà di migliaia di docenti?

La domanda è d’obbligo. Ma nessuno sinora ha fornito risposte certe. Al Miur, i dirigenti ci dicono che valgono oramai le nuove classi di concorso. Solo, ribattiamo, che sono fortemente diverse da quelle utilizzate sinora. E, quindi, se varranno le nuove, il prossimo anno assisteremo ad un vero stravolgimento degli organici. A sentire gli esperti di Viale Trastevere, però, le cose non stanno così: le modifiche sugli organici saranno minime.

Però a noi il dubbio rimane. Ad esempio, nei laboratori dei corsi di studio “Produzione Industriali e Artigianato”, dove operano gli Insegnanti tecnico pratici, negli ultimi cinque anni sono stati collocati una ventina di classi di concorso diverse, prescindendo dalla specificità dell’insegnamento. Così, tanto per capirci, i laboratori di grafica sono stati assegnati (udite udite) e degli Itp di elettrotecnica. In quelli di ceramica sono andati a finire colleghi di arti navali. Il tutto, in virtù di graduatorie d’istituto unificate, avallate proprio dalle tabelle di confluenza del Miur.

Solo che le nuove classi di concorso hanno fatto decadere questo “calderone”, con i raggruppamenti rimasti in vita solo per gli insegnamenti realmente affini: tanto per rimanere sugli Itp grafici, oggi si ritrovano assieme con i fotografi. E basta.

Un esempio più comune è quello dei geografi (ex A039), che con le vecchie tabelle erano stati accorpati ai colleghi di Scienze (ex A060). Ma con le nuove classi di concorso, la geografia nelle superiori rimarrà appannaggio dei primi. Tutto chiaro? Non proprio.

Tanto che pure i componenti del Coordinamento Nazionale S.O.S. Geografia hanno in questi giorni invitato le Direzioni Generali del Miur “a voler specificare, nell’ emanando Decreto Interministeriale relativo agli organici, l’univocità dell’ attribuzione degli insegnamenti di “Geografia”, “Geografia turistica”, “Geografia generale ed economica” alla classe di concorso A-21 Geografia (nuova denominazione n.d.r.) e la cessazione di validità di ogni forma di attribuzione atipica relativa agli stessi insegnamenti, ai sensi del D.P.R. 19/2016”.

Nei prossimi giorni, quando le disposizioni del Miur su organici e classi di concorso saranno pubbliche, scopriremo come stanno le cose. Se le nuove discipline supereranno del tutto certi accoppiamenti disciplinari improbabili, applicando da subito e in toto le nuove tabelle introdotte con il D. P. R. n. 19 del 14 febbraio 2016.

Compensi per commissari concorso: è lotta contro il tempo

da La Tecnica della Scuola

Compensi per commissari concorso: è lotta contro il tempo

L’iter della legge di conversione del decreto 42 sulla funzionalità del sistema scolastico procede lentamente al Senato.
Il voto in aula sul provvedimento era atteso già per la fine di aprile, in modo da dare tempo anche alla Camera di prendere in esame il testo del disegno di legge.
Ma poi, di rinvio in rinvio, si è arrivati al 5 maggio quando in Commissione Cultura si è registrato un ulteriore stop dovuto al fatto che sugli emendamenti del Governo non è ancora arrivato il parere obbligatorio della Commissione Bilancio.
Ma per quale motivo l’esame del disegno di legge sta andando così a rilento?
Il fatto è che il Governo ha deciso di inserire nel provvedimento anche alcune disposizioni nuove rispetto al testo originario del decreto che riguardava in sostanza il rinnovo dei contratti per gli LSU e la stabilizzazione della scuola di specializzazione Gran Sasso Science Institute.
Come spesso accade la Ragioneria Generale dello Stato ha però voluto vederci chiaro sulla copertura finanziaria delle modifiche che il Governo vuole introdurre; quella più importante riguarda l’aumento dei compensi per i commissari dei concorsi a cattedre (8 milioni di euro); ma ci sono anche un emendamento per un piano straordinario di assunzioni presso l’Invalsi (poco più di due milioni di euro) e una disposizione per assumere con contratti di co.co.co. personale da assegnare alle segreterie scolastiche.
Sta di fatto che la Commissione Bilancio non ha ancora espresso il proprio parere su tutte le proposte del Governo; forse se ne parlerà martedì 10 maggio; a quel punto il parere del Bilancio dovrà essere inviato alla Commissione Cultura che potrebbe concludere i propri lavori l’11 o il 12 maggio. Il disegno di legge potrebbe quindi andare in aula venerdì 13.
Se non ci saranno intoppi il provvedimento potrebbe iniziare il suo percorso alla Camera il 16-17 maggio, con un problema di non poco conto perchè la data ultima per convertire in legge il decreto è quella del 28 maggio.
Anche un leggero ritardo potrebbe quindi compromettere l’intera operazione.

Mobilità, inoltro delle domande dal 12 maggio per B1 e B2. Chiusura posticipata al 2 giugno

da La Tecnica della Scuola

Mobilità, inoltro delle domande dal 12 maggio per B1 e B2. Chiusura posticipata al 2 giugno

Le operazioni di mobilità per l’anno 2016/17, dopo la definizione del Contratto Integrativo con i principali Sindacati del comparto scuola, prevedono due fasi distinte. Dopo la fase A, in cui si sono effettuati i trasferimenti dei docenti all’interno delle singole province, con la consueta mobilità  da scuola a scuola, ora è il turno della seconda fase (B, C e D dell’art. 6 del CCNI), nella quale si effettueranno i movimenti dei docenti tra province, con trasferimenti tra ambiti territoriali. Sarà  questa la fase straordinaria di mobilità  prevista dalla legge 107/15 su tutti i posti vacanti e disponibili e su tutto il territorio nazionale.

 

C’è una novità dell’ultim’ora, come ha comunicato il Miur. Infatti le funzioni per la presentazione delle domande di mobilità relative alle fasi B1 e B2 dell’Allegato 1 al CCNI relativo alla mobilità 2016/17 saranno disponibili a partire dal 12 maggio per questo motivo la chiusura di tutte le funzioni relative alla mobilità interprovinciale (fasi B,C e D) è prorogata sino al giorno 2 giugno.

  • FASE B1 e FASE B2 (riservata ai docenti immessi in ruolo entro l’a.s. 2014/15) – Trasferimenti e passaggi interprovinciali;
  • FASE B3 (riservata ai neo assunti nelle fasi B e C da GM) – Trasferimenti nella provincia di titolarità;
  • FASE C (riservata ai neo assunti nelle fasi B e C da GAE) – Trasferimenti interprovinciali;
  • FASE D (riservata ai neo assunti sia nelle fasi 0 e A sia nelle fasi B e C da GM) – Trasferimenti interprovinciali.

Parte la mobilità sugli ambiti territoriali senza regole chiare

da La Tecnica della Scuola

Parte la mobilità sugli ambiti territoriali senza regole chiare

Con l’inizio della prossima settimana si potrà accedere, tramite il sistema di istanze online del Miur alla mobilità della Fase B, C e D. Si tratta, al 90% dei casi, di mobilità su ambito.

Soltanto i docenti entrati in ruolo entro il 2014 che chiedono trasferimento interprovinciale, limitatamente al solo primo ambito scelto, potranno aspirare ad avere titolarità in una scuola. Infatti tali docenti, richiedendo trasferimento di provincia o passaggio di ruolo o di cattedra interprovinciale, nel primo ambito che sceglieranno, potranno selezionare l’ordine preferito di tutte le scuole di quell’ambito. In buona sostanza questi docenti se soddisfatti nella domanda per il primo ambito avrebbero titolarità in una scuola di questo ambito (secondo l’ordine selezionato nella domanda o, se non è stata fatta tale selezione, secondo l’ordine stabilito dal sistema), altrimenti, se soddisfatti per altri ambiti espressi successivamente al primo, otterrebbero titolarità sul primo ambito in cui ci fosse il posto disponibile.

Per cui mentre per la scelta degli ambiti ci si può limitare anche ad un solo ambito, senza aggiungerne altri, invece per le scuole del primo ambito si è obbligati a sceglierle tutte, avendo l’opportunità, se si desidera, di ordinarle secondo particolari preferenze. Se su questa parte della mobilità le cose appaiono abbastanza chiare e definite, quello che ancora resta senza regole è la chiamata dei docenti dal loro prossimo ambito di titolarità. Infatti su ambito finiranno una certa percentuale di docenti entrati in ruolo entro il 2014 che chiederanno trasferimento interprovinciale, tutti i docenti neoassunti da concorso in fase B e C del piano straordinario di assunzioni, i neoassunti da Gae in fase B e C, i docenti entrati in ruolo il primo settembre 2016 in fase 0 e A che volessero cambiare provincia e che per farlo chiederanno la mobilità in fase D. Una domanda sorge spontanea: “Tutti questi docenti, con quali regole verranno incaricati triennalmente in una scuola dell’ambito di appartenenza?”.

La risposta è scrittanel comma 79 dell’art.1 della legge 107/2015, in cui è spiegato che per la copertura dei posti dell’istituzione scolastica, il dirigente scolastico propone gli  incarichi  ai  docenti  di  ruolo  assegnati  all’ambito territoriale di riferimento, prioritariamente sui posti comuni  e  di sostegno, vacanti e disponibili, al fine di garantire il regolare avvio delle lezioni, anche tenendo conto delle candidature presentate dai docenti medesimi e della precedenza nell’assegnazione della  sede ai sensi degli articoli 21 e 33, comma  6,  della  legge  5  febbraio 1992, n. 104.

Questa norma legislativa, sarebbe dovuta essere oggetto della sequenza contrattuale, ai sensi del comma 5 art.1 del CCNI sulla mobilità. In tale comma si riporta quanto segue: “Le procedure, le modalità e i criteri attuativi per l’assegnazione alle scuole dei docenti titolari di ambito saranno oggetto di apposita sequenza contrattuale, da adottarsi entro 30 giorni dalla stipula del CCNI sulla mobilità”. I trenta giorni sono ormai scaduti, ma di criteri attuativi ancora nemmeno l’ombra e il silenzio sta diventando assordante e addirittura pesante.

Al via la valutazione dei dirigenti scolastici

da La Tecnica della Scuola

Al via la valutazione dei dirigenti scolastici

Verrà firmata nei prossimi la direttiva ministeriale sulla valutazione dei dirigenti scolastici che oggi 6 maggio è stata illustrata dai tecnici del Miur alle organizzazioni sindacali.

Cosa cambierà con l’entrata della direttiva?
“In agosto, quando firmeranno il loro contratto– spiega il Ministero – i dirigenti scolastici troveranno inseriti in questo documento gli obiettivi di miglioramento che saranno di tre tipi: ci saranno obiettivi generali individuati dal Ministero, obiettivi legati alle specificità del territorio individuati dagli USR e obiettivi specifici sulla scuola che deriveranno dal RAV (il Rapporto di autovalutazione) dell’istituto che il dirigente dovrà guidare”.
Ma la faccenda potrebbe non essere così semplice perchè i contratti dei dirigenti sono triennali e quindi solo coloro che hanno il contratto in scadenza perchè quello attuale risale al 2013 dovranno firmare un nuovo contratto.
Successivamente un apposito nucleo di esperti compilerà la valutazione dei dirigenti con un esito che potrà andare dal mancato raggiungimento degli obiettivi al completo raggiungimento che corrisponderà ad una valutazione ‘eccellente’.
E, dall’anno prossimo, l’esito della valutazione sarà utilizzato per la retribuzione di risultato dei dirigenti che attualmente arriva nel migliore dei casi a 3.500-4mila euro annui (per la maggior parte dei dirigenti pubblici questa “fetta” di stipendio e 10 volte più alta).
Obiettivo dell’operazione – afferma il Ministro – è quello di sostenere la crescita professionale dei dirigenti scolastici e, di conseguenza, il miglioramento della comunità scolastica in cui operano.
Non tutti però sono così convinti che si tratti di una svolta decisiva.
L’Associazione nazionale presidi, per esempio, non condivide affatto le ultime decisioni del Ministero in materia di RAV e PTOF che – a partire dal prossimo anno – dovrebbero seguire una tempistica diversa.
“Ma non si può costruire una cultura della valutazione tessendo una tela di Penelope”, protesta il sindacato di Giorgio Rembado.

DS pronti a contrattare il bonus con le RSU

da La Tecnica della Scuola

DS pronti a contrattare il bonus con le RSU

Sulla assegnazione del bonus premiale ai docenti siamo ormai alle battute finali e i sindacati stanno cercando un ragionevole compromesso che metta d’accordo tutti.

Il dato fornito dalla segretaria nazionale della Cisl Scuola Maddalena Gissi conferma quanto abbiamo più volte scritto sull’argomento: il 50 per cento (e anche più) dei dirigenti scolastici italiani sarebbe pronto a confrontarsi con le rappresentanze sindacali in materia di distribuzione del bonus premiale.

Cisl Scuola sostiene di aver svolto una indagine su più di 1.200 scuole di tutta Italia e di aver rilevato che c’è un diffuso interesse ad accogliere pienamente il suggerimento del Miur di “coinvolgere l’intera comunità scolastica” nella definizione dei criteri per la valutazione dei docenti.
Il dato del 50% corrisponde esattamente alla percentuale dei dirigenti scolastici che fanno riferimento ai sindacati del comparto (l’altro 50% fa riferimento all’Anp che come è noto e contro ogni forma di contrattazione del bonus).
Ma se le cose stanno in questi termini non sarà difficile trovare una soluzione condivisa nella maggior parte delle scuole anche se c’è il rischio che l’ “operazione merito” proceda a due diverse velocità a seconda dell’appartenenza sindacale del dirigente scolastico.
Intanto, da alcune scuole arrivano notizie su un aspetto collaterale ma non del tutto insignificante: c’è chi sostiene che i docenti che fanno parte del comitato di valutazione non possono essere retribuiti con le risorse del MOF in quanto la legge 107 parla di comitato istituito senza ulteriori oneri per le finanze pubbliche.
Ma dalle informazioni che abbiamo raccolto presso le segreterie nazionali dei sindacati del comparto (compresa quella della Cisl-Scuola), l’interpretazione sarebbe del tutto errata.
Dalla Cisl, come dagli altri sndacati fanno sapere che – su questo punto – le parti che sottoscrivono il contratto di istituto sono del tutto autonome e – se lo ritengono opportuno – possono senza dubbio riservare una quota del fondo per retribuire l’impegno dei docenti nominati nel comitato.

Disegniamo la scuola del futuro

da La Tecnica della Scuola

Disegniamo la scuola del futuro

Dotare il paese di 52 nuove scuole, all’avanguardia, a misura di studente. Istituti caratterizzati da spazi didattici innovativi, ad alta prestazione energetica, e con aree verdi fruibili che diventino punti di riferimento per il territorio. E’ questo

Parte il concorso di idee #Scuoleinnovative, previsto dalla legge Buona Scuola, per progettare scuole proiettate nel futuro grazie ad uno stanziamento di 350 milioni di euro. Il bando sarà on line dal 10 maggio 2016, si chiuderà il 30 agosto 2016 e sarà scaricabile sul sito www.Scuoleinnovative.It. Si tratta di un bando internazionale: possono partecipare al concorso di idee ingegneri, architetti, singoli o associati, le società di ingegneria e le società professionali sia italiane che straniere. Grande novità: la procedura si svolgerà esclusivamente on line attraverso la piattaforma “concorrimi” messa a disposizione dall’ordine degli architetti di Milano. Una commissione di esperti individuerà le prime tre proposte vincitrici che saranno premiate rispettivamente con 25.000, 10.000 E 5.000 Euro.

Qui entra in gioco INAIL, l’stituto nazionale per le assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro, che acquisterà le aree e realizzerà le scuole, mentre il Miur pagherà i canoni di locazione per trent’anni con fondi messi a disposizione dalla legge Buona Scuola.

Nello spiegare l’operazione, la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini ha ribadito la volontà di realizzare 52 scuole sicure, belle e attrattive, che favoriscano l’apprendimento e l’apertura all’esterno, che diventino punti di riferimento per il territorio per un cambiamento culturale che passi anche dal ripensamento degli spazi educativi per una scuola più accogliente, da vivere sempre, anche in orario extra scolastico.

Giannini e Faraone hanno presentato la nuova app del Miur disponibile on line e già scaricabile sul sito www.Istruzione.It .  Attraverso “la buona scuola – edilizia scolastica”,  cittadini potranno verificare quanti finanziamenti sono stati stanziati per l’edilizia scolastica nel loro comune, come e se sono stati spesi quei soldi. Sarà anche possibile ricevere informazioni sui nuovi finanziamenti in tempo reale e dare il proprio contributo inviando segnalazioni, dando un feedback sugli interventi, inviando la propria opinione.

Turi: un’altra tegola sul concorso

da tuttoscuola.com

“Un colabrodo che lascia fuori centinaia di precari ed aspiranti docenti”
Turi: un’altra tegola sul concorso
Il Consiglio di stato di Stato conferma la partecipazione con riserva alle prove di esame del concorso scuola del 2016 per i docenti laureati, privi di abilitazione.

Per il segretario della Uil scuola Pino Turi si tratta di “un’altra tegola su concorso della scuola“. Questa volta ci pensa il Consiglio di Stato, che apre per i docenti laureati la possibilità di partecipare alle prove scritte del concorso scuola del 2016.

L’ordinanza è di oggi  (n. 1732) e dichiara inammissibile l’istanza di revoca presentata dal ministero avverso il provvedimento che ammetteva con riserva alla partecipazione al concorso due ricorrenti laureate evidenziando come nell’ordinanza che ammetteva al concorso ed oggetto di riesame o revoca non vi sarebbe “…un principio generale di diritto contrario alla regola normativa in base alla quale il titolo abilitativo e’ requisito necessario alla partecipazione al concorso…” .

A questo punto non resta che attendere le decisioni del tribunale amministrativo regionale previste per la prossima settimana.

In questo  caso“, a giudizio del sindacalista, “sarebbe  a rischio l’intero concorso per il gran numero dei candidati interessati all’ammissione. Ad un concorso che già fa acqua da tutte le parti potrebbero aggiungersi ulteriori “sentenze brevi” che potrebbero annullare parti del bando di concorso a favore di determinate categorie, come per esempio gli insegnanti tecnico-pratici (ITP), i docenti di ruolo e docenti magistrali ad indirizzo linguistico. Tra i paradossi inaccettabili anche la situazione dei docenti idonei al concorso di scuola dell’infanzia che hanno subito sperequazioni ed ingiustizie. Diversamente da quanto è accaduto agli insegnanti idonei al concorso 2012 che invece sono stati tutti assunti in ruolo”.

A questo punto, conclude Turi, “sarebbe il caso di fermarsi a riflettere, piuttosto che (rin)correre misure che creano ulteriore confusione ed incertezze. Il tutto merita un’attenta riflessione da parte della politica che non può lascare alla magistratura la soluzione di problemi peraltro noti e continuamente sottovalutati“.

Sindacati: ecco i motivi dello sciopero

da tuttoscuola.com

Sindacati: ecco i motivi dello sciopero

Motivazioni e obiettivi dello sciopero generale proclamato da Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals Confsal e che coinvolgerà tutto il personale della scuola (docente, educativo, ATA e dirigente) per la giornata di venerdì 20 maggio, saranno illustrati in modo dettagliato nel corso di una conferenza stampa che si terrà mercoledì 11 maggio alle ore 10,30 presso l’Hotel Nazionale di piazza Montecitorio a Roma.

Al termine della conferenza stampa vi sarà la consegna al Governo delle firme raccolte sulla petizione sottoscritta nelle settimane scorse in tutte le scuole italiane, un testo che evidenzia le diverse emergenze su cui da mesi i lavoratori e i sindacati sono mobilitati.

Comune a tutto il personale del comparto è la richiesta di vedere rinnovato il contratto fermo da parecchi anni. Per tutti si rivendicano percorsi di valorizzazione professionale e una sburocratizzazione del lavoro, nella prospettiva di un consolidato patto educativo tra scuola, famiglie e comunità sociale sostenuto anche da una forte e mirata politica di investimenti. Si rivendica inoltre la stabilizzazione dei tanti precari cui nè il piano straordinario di assunzioni nè le procedure concorsuali in atto hanno dato risposta.

Tra le questioni riguardanti in modo più specifico il personale ATA la mobilitazione sostiene la richiesta di una diversa politica degli organici, l’istituzione di un organico funzionale di istituto; la cancellazione delle disposizioni che impediscono di sostituire gli assenti e lo sblocco del turn over; l’introduzione della figura dell’assistente tecnico anche nelle scuole del primo ciclo; il bando dei concorsi per i Direttore dei Servizi Amministrativi; la ripresa dei processi di mobilità professionale interna; la fine delle ricorrenti disfunzioni del sistema informativo

Giannini: 10 mln per 541 scuole aperte d’estate in 4 grandi città

da tuttoscuola.com

Giannini: 10 mln per 541 scuole aperte d’estate in 4 grandi città
“Ci vuole un esercito di maestre ed educatori per occupare spazi”

Il progetto “scuola al Centro”, illustrato ieri dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, che prevede l’apertura delle scuole nel periodo estivo per risollevare le aree degradate, non riguarderà solo Napoli: “Ci sarà un bando, pubblicato sul sito www.areearischio.it destinato a 4 aree metropolitane (Napoli, Palermo, Milano e Roma) per un investimento complessivo, con mio decreto, di 10 milioni di euro in 541 istituti scolastici.

Ci vuole un esercito di maestre ed educatori, per occupare spazi di cui potrebbe impossessarsi chi ha altri progetti sulla vita dei ragazzi”, ha detto Giannini in un’intervista all’Avvenire.

“Non ignoreremo la richiesta d’aiuto che sale da luoghi dove il tessuto sociale è sfilacciato, le famiglie disgregate o in difficoltà, la criminalità pronta a reclutare i ragazzini. Faremo partire da Napoli – ha proseguito il ministro – un progetto che nasce da un’emergenza, ma che non risponde a una scelta occasionale.

Risponde alla visione di società del nostro governo”.

Il progetto, ha spiegato, tiene conto del fatto che “in estate, quando le scuole sono chiuse, per moltissimi bambini e ragazzi che non possono andare in vacanza l’alternativa è stare sulla strada”.

Per quanto riguarda Napoli “vogliamo tenere aperte le scuole dal prossimo 15 giugno fino a settembre. Abbiamo stanziato 4 milioni e 100mila euro, destinati a 275 istituti partenopei.

Il nostro impegno è deciso e immediato”, ha concluso il ministro.

Nessuno sconto di tempo per chi va in bagno al concorso

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Nessuno sconto di tempo per chi va in bagno al concorso
Avviso dell’USR Veneto

L’USR Veneto ha pubblicato un avviso per regolare modalità e tempi per esigenze di allattamento e accesso ai bagni nei confronti delle candidate e dei candidati del concorso durante la prova scritta.

È stato disposto che lo svolgimento delle prove e il tempo trascorso per esigenze personali deve, comunque, rientrare nei 150 minuti assegnati.

“Al fine di consentire alle candidate madri che eventualmente dovessero rappresentare ai componenti della Commissione giudicatrice o del Comitato di vigilanza la necessità di allontanamento dall’aula per provvedere all’allattamento del proprio figlio, si invitano i Dirigenti Scolastici delle scuole sedi delle prove scritte a predisporre un adeguato locale.

Si ritiene utile precisare che, stante la necessità di contemperare il diritto di cui sopra con la normativa che disciplina la procedura concorsuale, l’allontanamento delle candidate per le ragioni anzidette non comporta la sospensione del tempo previsto per lo svolgimento della prova.

Analogamente, l’eventuale necessità dei candidati di usufruire dei sevizi igienici non comporta la sospensione del tempo previsto per lo svolgimento della prova”.