Incontro dei referenti scolastici

Incontro dei referenti scolastici delle sezioni AIPD

Incontro dei referenti scolastici delle sezioni AIPD
Oggi pomeriggio e domani mattina, presso il Centro Congressi Villa Aurelia, a Roma, si terrà il secondo seminario dei referenti scolastici delle sezioni, organizzato dall’Osservatorio scolastico AIPD Nazionale, nell’ambito del progetto “Fare rete per un’inclusione scolastica di qualità“, finanziato dalla Tavola Valdese.
Durante il seminario si discuterà delle possibili azioni di sensibilizzazione nelle scuole, affrontando il tema della diversità di ciascuno e in particolare degli alunni con sindrome di Down: si parlerà di come rendere fruibili, alle scuole interessate, suggerimenti e materiali utili, con lo scopo da parte dell’AIPD di realizzare anche un’apposita sezione del nostro sito che tratta i temi sopra citati.
Parteciperanno all’ incontro Nicola Tagliani, Paola Gherardini, responsabili dell’Osservatorio scolastico dell’Area Psicopedagogica Nazionale e l’Avvocato Nocera responsabile del Settore Legale che darà gli ultimi aggiornamenti sulla normativa dell’inclusione scolastica e risponderà alle domande dei partecipanti.
Saranno presenti le seguenti sezioni: Belluno, Brindisi, Campobasso, Castelli Romani, Foggia, Mantova, Napoli, Potenza, Prato, Ravenna, Termini Imerese, Roma.

Non bastano gli insulti, adesso si arriva alle aggressioni

Non bastano gli insulti, adesso si arriva alle aggressioni

L’incredibile aggressione subita dalla dirigente dell’Istituto Comprensivo di viale Romagna a Milano, oltre a provocare l’esecrazione da parte di tutti i colleghi, deve interrogarci sulle condizioni nelle quali oggi coloro che hanno la responsabilità di dirigere un istituto scolastico sono costretti a vivere.

Si raccolgono i frutti avvelenati di una campagna diffamatoria, durata più di un anno, che ha mirato a dipingere il dirigente scolastico nelle sembianze del despota, del podestà o dello sceriffo, a seconda dei gusti, soltanto perché una legge dello Stato ha introdotto elementi di rafforzamento del ruolo del dirigente scolastico, come elemento indispensabile per richiedere a tutto il sistema e a tutte le componenti scolastiche una maggiore assunzione di responsabilità circa la qualità del servizio d’istruzione.

I fatti di Milano sono gravissimi in sé, ma sono altresì preoccupanti per il messaggio che trasmettono: se un dirigente non è gradito, magari perché si permette di pretendere che le norme e le regole siano rispettate, è possibile trovare il modo perché se ne vada. Nella scuola di viale Romagna si è scelta la strada più diretta e più incivile, ma tante sono le strategie, più raffinate di un pugno sferrato in pieno viso, messe in atto affinché un dirigente decida che la misura è piena e che è arrivato il momento di togliere il disturbo, anche per la propria salute fisica e mentale, affinché tutto ritorni come prima e ognuno si riappropri dei propri spazi di potere e di privilegio.

L’ANP esprime la sua piena solidarietà alla dirigente di Milano e chiede ad alta voce che l’accaduto diventi occasione di una riflessione ampia sulle condizioni di lavoro dei dirigenti scolastici e sui ricorrenti tentativi di delegittimarne il ruolo e la funzione istituzionale e sociale. Non bisognerebbe arrivare ad atti di bullismo adulto per accorgersi che non si possono abbandonare i dirigenti a presidiare da soli una prima linea sempre più calda ed esposta a rischi quotidiani.

Sulle responsabilità dei fatti di Milano daranno risposte gli organi di sicurezza; sulle condizioni di lavoro dei dirigenti delle scuole attendiamo risposte dall’amministrazione e dai decisori politici.

Greco e Latino, premiati i vincitori delle Olimpiadi

Greco e Latino, premiati i vincitori delle Olimpiadi
In gara 133 studenti per la migliore traduzione

Sono stati assegnati questa mattina i riconoscimenti ai vincitori delle Olimpiadi di Lingue e Civiltà Classiche. A ricevere la medaglia i nove studenti che si sono distinti nella traduzione e nell’analisi di un brano in lingua greca o latina.

Le Olimpiadi di Lingue e Civiltà Classiche, giunte quest’anno alla V edizione, sono promosse annualmente dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nell’ambito del programma per la Promozione della cultura classica. La competizione è rivolta agli studenti degli ultimi due anni di corso dei Licei, statali e paritari, e rientra tra le iniziative per la Valorizzazione delle Eccellenze del Miur. Tre le sezioni di gara: Lingua Greca, Lingua Latina, Civiltà Classiche.

Le Olimpiadi si sono tenute quest’anno nella cornice del Salone del Libro di Torino. La gara per la finale si è tenuta mercoledì 11, presso il Politecnico. A sfidarsi per il podio i 133 alunni provenienti da tutta Italia (76 i ragazzi e 57 le ragazze) che hanno superato le selezioni regionali o che hanno vinto uno dei Certamina accreditati.

Per la sezione Lingua Greca (47 gli alunni in corsa per l’alloro) e la sezione Lingua Latina (61 i ragazzi in competizione) gli studenti sono stati chiamati a tradurre un testo di prosa, nella rispettiva lingua, accompagnato da un commento strutturato. Per la sezione Civiltà Classiche (25 in gara) è stato chiesto ai concorrenti un lavoro di interpretazione, analisi e commento di testimonianze della civiltà latina o greco-latina.

La premiazione, oggi, si è tenuta presso la Sala Rossa del Salone del Libro. A consegnare le medaglie sono intervenuti anche Luciano Canfora, Valerio Massimo Manfredi, Carlo Ossola, Armando Spataro, Fabio Vaccarono. La cerimonia è stata moderata dal giornalista Alberto Sinigaglia.

Gli alunni premiati:

SEZIONE LINGUA GRECA
1.   Anna COLNAGO – Liceo G. Casiraghi, Cinisello Balsamo (MI)
2.   Alessandro DE INNOCENTIIS – Liceo Classico G. Galilei, Legnano (MI)
3.   Irene SIBILLE – Liceo Classico V. Gioberti, Torino

Menzione D’Onore
1.   Mario CECERE – Liceo Classico J. Sannazaro, Napoli
2.   Francesco SALMERI – I.I.S. La Farina-Basile, Messina

SEZIONE LINGUA LATINA
1.   Vincenzo NUGARA – Liceo Virgilio, Mussomeli (CL)
2.   Sergio LOMBARDO – Istituto Superiore Caminiti-Trimarchi Santa Teresa di Riva (ME)
3.   Rosario LANCELLOTTI – Liceo Quinto Orazio Flacco, Portici (NA)

Menzione D’Onore
1.   Matteo FACCHINA – Liceo G. Leopardi-E. Majorana, Pordenone
2.   Stefano BANAUDI – Liceo Classico G. Bruno, Albenga (SV)

SEZIONE CIVILTA’ CLASSICHE
1.   Stefano MONTARSIO – Liceo Classico B. Zucchi, Monza
2.   Giuseppe NANFITÒ – Liceo Classico G. Galilei, Catania
3.   Edoardo Mario CATALE – Liceo Classico G. Plana, Alessandria

Menzione D’Onore
1.   Claudia RIZZO – Liceo Classico G. Palmieri, Lecce
2.   Gabriele UBOLDI – Liceo Classico A. Volta, Como

DECRETO SCUOLA, PIU’ FUMO CHE ARROSTO

DECRETO SCUOLA, PIU’ FUMO CHE ARROSTO

“La montagna ha partorito il topolino: il decreto scuola, che ieri ha incassato la fiducia del Senato, è un pannicello caldo che ha lasciato inalterati chiamata diretta, ambiti territoriali e comitato di valutazione, cioè gli aspetti più deleteri della legge 107/2015”. E’ un giudizio critico quello espresso dalla Gilda degli Insegnanti sul provvedimento votato ieri a Palazzo Madama.

Secondo il coordinatore nazionale Rino Di Meglio, il tanto sbandierato aumento dei compensi per i commissari e i presidenti di concorso è tanto fumo ma ben poco arrosto: “Si passa da 1.30 euro l’ora in media di lavoro a poco più di 2,50 euro lordi, una cifra che non valorizza assolutamente il lavoro svolto dai docenti. Inoltre, non è previsto alcun esonero o semiesonero all’attività didattica durante il periodo dell’esame, come invece aveva chiesto la Gilda”.

Critica la posizione anche sul finanziamento di 12,2 milioni di euro come contributo alle scuole paritarie a favore dell’inclusione degli allevi con disabilità, “una misura dalla nobile finalità – afferma il sindacato – ma concepita senza che si faccia riferimento all’organizzazione e agli organici dedicati alla disabilità che tali scuole dovrebbero attivare concretamente”.

“Da rilevare poi – conclude Di Meglio – che la decisione di posticipare dal 1 al 15 settembre l’assunzione per i futuri neo immessi in ruolo dimostra il grave stato di difficoltà operativa in cui versa il Miur”.

Diritto al reinserimento in GaE dei docenti cancellati per non aver prodotto domanda

L’ANIEF conquista anche Milano sul diritto al reinserimento in GaE dei docenti cancellati per non aver prodotto domanda.

Il Tribunale di Milano – sovvertendo il precedente orientamento – accoglie senza riserve le tesi ANIEF e dichiara il diritto dei docenti cancellati per non aver prodotto domanda di aggiornamento ad essere reinseriti, a domanda, nelle Graduatorie a Esaurimento di interesse. Gli avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Francesca Lideo danno un’ulteriore e soddisfacente lezione al MIUR sul rispetto della normativa primaria e ottengono piena ragione in tribunale con l’immediato reinserimento nelle GaE di una docente cancellata nel 2007 cui il MIUR aveva ripetutamente negato la possibilità di rientrare nelle graduatorie per le immissioni in ruolo.

Anche in seconda superiore prove Invalsi regolari nel 90% delle scuole

da Il Sole 24 Ore

Anche in seconda superiore prove Invalsi regolari nel 90% delle scuole

di Cl. T.

Ieri si sono svolte le prove Invalsi nella scuola secondaria di secondo grado: le prove hanno registrato la partecipazione di circa 550.00 mila studenti delle classi seconde, e la percentuale di regolarità ha superato di poco il 90% delle scuole. Pertanto, comunica l’Invalsi: il grado di partecipazione delle classi alla prova di italiano e di matematica è tale da garantire la significatività della rilevazione sia per le classi campione sia per quelle non campione.

Sindacati fuori dal coro
Ma i sindacati sono di diverso avviso: l’adesione al boicottaggio dei test Invalsi «è stata altissima – dichiara l’Uds – In attesa di sapere i dati del Miur possiamo ritenerci soddisfatti per il grande segnale dato al Governo».

Scuola, i confederali scioperano il 20. Governo: fiducia sul decreto

da l’Unità

Scuola, i confederali scioperano il 20. Governo: fiducia sul decreto

Massimo Franchi

Guadagnano 1.400 euro l’anno in meno del 2009. Hanno stipendi di diecimila euro l’anno inferiori della media europea della zona Euro. Soprattutto per questo i sindacati confederali chiamano allo sciopero i lavoratori della scuola docenti e personale Ata (assistenti tecnici amministrativi) -venerdì 20 maggio per chiedere il rinnovo del contratto scaduto da ben sette anni e che la Corte Costituzionale ha intimato di rinnovare. Oggi invece a scioperare e a boicottare i test Invalsi saranno Cobas e Gilda (insieme agli studenti dell’Uds), quest’ultimo l’anno scorso scioperò con i confederali il 5 maggio con la grande manifestazione a piazza del Popolo a Roma contro la Buona scuola. I sindacati la riforma la chiamano sempre e solo «legge 107». «Noi scioperiamo in primo luogo per il contratto e per ricostruire un sistema di relazioni sindacali spiega Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil ma è chiaro che indirettamente puntiamo a modificare la legge 107 che ora è stata rimessa in discussione non solo dall’opposizione per le tante contraddizioni e i problemi irrisolti che ha lasciato». Il piccolo dossier a corredo della conferenza stampa racchiuso nello slogan L’unione fa la scuola parte dunque dai dati sui salari. Come certifica il Conto annuale del Ministero  dell’Economia, la retribuzione media del comparto scuola è scesa .dai3O.570 euro del 2009 ai 29.130 del 2014 (1440 in meno), mentre nel raffronto con gli altri paesi europei i docenti italiani sono davanti solo Grecia, Cipro, Malta e Slovacchia e sono lontanissimi dagli altri. E se l’Ocse dice che per migliorare la situazione «un dialogo proficuo fra governi e sindacati», il segretario della Uil Scuola Pino Turi sottolinea come «l’ultima volta che abbiamo visto il ministro Giannini è stato il 23 settembre». La segretaria generale della Cisl Scuola Lena Gissi invece mette l’accento sul ruolo dei dirigenti scolastici e della gestione del Bonus di 200 milioni a loro disposizione per premiare i docenti migliori. «Molti sono stati d’accordo a concordare con i nostri Rsu i criteri per erogare quello che è a tutti gli effetti salario accessorio». La situazione più critica è però certamente quella dei 2O3mila Ata: «Loro nella legge 107 non sono neanche citati e nonostante ne siano andati in pensione 6mila, nessuna assunzione è stata autorizzata nemmeno quella dei dipendenti delle Province», denuncia Achille Massenti dello Snals. Maxiemendamento blindato Nel pomeriggio il governo ha deciso di porre la questione di fiducia sul decreto sulla funzionalità della scuola e la ricerca. Tra le norme oltre all’aumento dei compensi per i commissari agli esami c’è una norma contestata dai sindacati: 12 milioni per finanziare le scuole paritarie che accoglieranno alunni disabili.

Scuola, sciopero il 20 maggio, «Pronti a denunciare la Giannini»

da Corriere della sera

Scuola, sciopero il 20 maggio, «Pronti a denunciare la Giannini»

Ci sono già 150mila firme raccolte nelle scuole, da portare al governo quando li riceverà. Ma soprattutto c’è la data del 20 maggio, giorno del nuovo sciopero generale della scuola. «Un grido di allarme» più che una protesta dicono i sindacati che hanno proclamato l’agitazione di tutto il personale della scuola, Flc Cgil, Uil scuola, Cisl scuola, Snals-Confsal. Un modo per dire che «il clima nelle scuole è diventato irrespirabile», sottolinea Domenico Pantaleo della Flc Cgil. «Il primo obiettivo – dice – resta il contratto, scaduto da sette anni, ma anche il ripristino di corrette relazioni sindacali, le modifiche alle legge 107 della Buona scuola, la libertà d’insegnamento, il riconoscimento del ruolo personale Ata, la risoluzione del precariato, la valutazione di prof e dirigenti scolastici».

Cortei e presidi

Il 20 maggio ci saranno cortei e presidi un po’ in tutte le città d’Italia cui prenderanno parte docenti ma anche bidelli e presidi, «perché con la legge 107 – dice Pino Turi della Uil – la scuola sta subendo una mutazione genetica dove c’è una dipendenza gerarchica che ammazza l’autonomia prevista dalla legge, dove il dirigente dà i premi noi siamo contro i fannulloni, ma questa è una battaglia che si fa per via contrattuale». Il 20 maggio 2016 non sarà come il 5 maggio 2015, giorno dello sciopero generale della scuola che vide un’adesione di quasi il 70 per cento con migliaia di prof e studenti in piazza contro l’approvazione della Buona scuola. Ma, dicono i sindacati, stavolta «seguiamo la teoria di Gandhi, lanciamo un grido d’allarme per la scuola italiana in una situazione di silenzio assordante» (Pino Turi, Uil). Alla protesta non parteciperanno i docenti impegnati nel concorso perché esonerati, ma «sarà una lunga battaglia».

«Causa alla Giannnini»

Il nuovo contratto non arriva e i sindacati lamentano la mancanza di relazioni con il governo. «L’ultima volta che la ministra Stefania Giannini ci ha ricevuto – dice Tuti (Uil) è stato il 23 settembre, da allora più nulla, nonostante più volte abbiamo chiesto incontri». Noi, dice Lena Gissi della Cisl, chiediamo un sistema di relazioni sindacali serie, continuiamo a chiedere incontri con rappresentanti delle istituzioni e neanche riceviamo risposta, in un Paese serio questo non è possibile». Perciò, i 4 sindacati stanno pensando ad una denuncia per la ministra Giannini per inadempienze sindacali: «C’è una legge, la numero 300 – ricorda Gissi – che prevede che dopo la richiesta di incontri sindacali ci sia una risposta, va rispettata».

L’altro sciopero e il boicottaggio dell’Invalsi

Giovedì intanto ci sarà l’altro sciopero della scuola, quello proclamato dai Cobas insieme con la Gilda insegnanti, giornata che coincide con il test Invalsi per i ragazzi delle scuole superiori che le associazioni studentesche chiedono di boicottare.

Studenti stranieri, in aumento i nati in Italia: 55% alla primaria

da Corriere della sera

Studenti stranieri, in aumento i nati in Italia: 55% alla primaria

Sono 814mila gli alunni con cittadinanza non italiana (il 9,2% degli iscritti). Mappa delle scuole multiculturali: Indiani a Mantova, romeni in Sicilia. In aumento alle secondarie, dove però due su tre abbandonano. Dodicimila in viaggio da soli

Alessandra Coppola

Per la gran parte romeni, albanesi e marocchini, ancora soprattutto nelle scuole primarie, ma progressivamente sempre più numerosi alle secondarie, in maggioranza nati in Italia, qualcuno arrivato già adolescente, addirittura senza famiglia. Non ci sono sorprese nel nuovo Rapporto nazionale del ministero dell’Istruzione e della Fondazione Ismu sugli «Alunni con cittadinanza non italiana» (814mila in tutta la Penisola, il 9,2% degli iscritti). Ma, al solito, alcuni interessanti dati che contribuiscono a mettere a fuoco i cambiamenti nelle aule del Paese e a sfatare luoghi comuni.

Nati in Italia

I bambini che (in attesa della riforma della legge di cittadinanza) hanno il passaporto di un altro Paese ma sono nati in Italia sono ormai un’ampia maggioranza degli iscritti: 55,3 per cento nell’anno scolastico 2014/2015. Concentrati, prevedibilmente, nella scuola d’infanzia dove l’84,8 per cento degli «stranieri» è venuto alla luce qui. Le seconde generazioni nate in Italia, però, in questi anni sono anche cresciute, arrivando fino alle superiori: il dato è quadruplicato rispetto al 2007/2008, da 8.111 a 34.788.

Le secondarie

Nel complesso, il ciclo di studi finora meno frequentato dagli «stranieri», le superiori, si arricchisce: +2,8 per cento di alunni con cittadinanza non italiana. Resta però questo il grado d’istruzione che più discrimina gli «stranieri», che registrano un tasso di abbandono scolastico più alto, un numero maggiore di ripetenti, un ritardo scolastico che tra i sedicenni arriva ai due terzi. Molti hanno frequentato le scuole in un altro Paese e sono arrivati in Italia con i ricongiungimenti familiari. Qualcuno addirittura è emigrato da solo: fenomeno in grande aumento, a dicembre 2015 si contavano almeno 11.921. Più complicato rintracciarli nei registri scolastici, nel Comune di Milano nell’anno scolastico 2015/16 ne risultano 281.

Dal Veneto alla Sicilia

La Regione con il maggior numero di alunni stranieri è la Lombardia, seguita da Emilia Romagna e Veneto. È interessante però leggere in quali aree sono concentrate le nazionalità dei bambini iscritti, perché rispecchiano esattamente la distribuzione (legate alle specializzazioni lavorative) dei genitori. Gli studenti cinesi sono più presenti a Prato; gli ucraini nelle province campane; gli indiani a Mantova e Cremona, Latina, Reggio Emilia e Brescia; i filippini a Milano, così come i peruviani; i romeni nell’Agrigentino. Nel complesso, in tutto il Paese, sono i romeni i più numerosi (157 mila) seguiti da albanesi (108 mila) marocchini (101 mila) cinesi (41 mila) e filippini (26 mila).

A Milano una preside aggredita a scuola, l’ira dei colleghi contro il Miur: basta lavorare in trincea

da La Tecnica della Scuola

A Milano una preside aggredita a scuola, l’ira dei colleghi contro il Miur: basta lavorare in trincea

L’aggressione subita da una dirigente scolastica di un istituto primaria di Milano, avvolta nel mistero, ha scatenato l’ira di una quarantina di presidi.

All’indomani della vicenda, su cui stanno indagando i carabinieri, il folto gruppo di capi d’Istituto ha sottoscritto una lettera-documento, resa pubblica, inviata al ministero dell’Istruzione, attraverso la quale sostengono che l’operato dei dirigenti scolastici è sempre più stressante e privo di adeguato sostegno da parte dell’amministrazione centrale.

“Non si può lavorare in trincea, con mille scadenze e difficoltà e poi essere lasciati soli alla mercé di violenze private, fisiche e morali – si legge nella lettera dei presidi lombardi -. La barbarie della violenza, a maggior ragione su una donna, non può e non deve essere tollerata tanto meno in un contesto educativo come quello scolastico. Noi dirigenti scolastici ci stringiamo intorno alla collega e chiediamo con forza che si prenda una posizione chiara e netta da parte del ministero”.

Le proteste sono giunte, dicevamo, a seguito dell’aggressione che avrebbe subito a scuola, la mattina di mercoledì 11 maggio, la dirigente Anna Lamberti, responsabile dell’istituto primario statale Nolli Arquati di viale Romagna, a Milano.

La donna, preside dal 2012 e giunta nell’attuale scuola lo scorso febbraio, ha raccontato ai carabinieri della compagnia Monforte di essere stata colpita in faccia con un pugno attorno alle 9.30 di ieri nell’atrio davanti all’ascensore.

Alcune testate giornalistiche avrebbero raccolto l’ipotesi di qualche insegnante, circa la possibilità che si sia trattato di un’aggressione legata a presunte tensioni nate al suo arrivo.

A detta dei militari, invece, la dirigente scolastica non ha fatto alcun riferimento a tale possibilità e inoltre non sarebbe riuscita neppure a dire se l’aggressore fosse maschio o femmina. Chi l’ha colpita l’avrebbe raggiunta alle spalle sfruttando l’effetto sorpresa.

A rendere più difficile il caso c’è l’assoluta mancanza di testimoni, nessuno ha assistito alla scena. La donna è stata accompagnata alla clinica Città Studi dove è stata dimessa poco dopo con un collarino. Al momento, comunque, la ds non avrebbe presentato alcuna denuncia.

 

Precari da assumere dopo 36 mesi, il 17 maggio la sentenza delle sentenze in Corte Costituzionale

da La Tecnica della Scuola

Precari da assumere dopo 36 mesi, il 17 maggio la sentenza delle sentenze in Corte Costituzionale

Mancano pochissimi giorni a quella che, per tantissimi docenti e Ata della scuola, rappresenta la sentenza delle sentenze.

Il giorno X è martedì 17 maggio, quando la Consulta si dovrà esprimere sull’abuso di precariato scolastico italiano, già sollevato in sede di giustizia europea da diversi legali e sindacati. Come in tanti ricorderanno, nel novembre del 2014 la Corte di Giustizia Ue, nel ribadire la necessità di assorbire il personale precario con oltre 36 medi di servizio svolto su posti liberi, decise di rimandare la questione proprio alla Corte Costituzionale. La quale dieci mesi fa rimandò il parere.

Nel frattempo, però, è stata approvata la Legge 107/2015. E con essa il piano straordinario, che all’inizio doveva essere di 150mila nuovi docenti immessi in ruolo, poi ridotti a 100mila, poi ancora a 87mila per via delle tante classi di concorso rimaste prive di candidati.

Della complessa vicenda si è occupata anche l’Ansa, che avvia il suo focus parlando delle “ordinanze giunte alla Corte dai tribunali di Trento, Vibo Valenzia e Roma. In discussione norme nazionali, provinciali, l’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato legato alla direttiva europea del ’99”.

Si parla, quindi, di “una questione complessa, sulla carta, ma semplice nella sostanza: sono legittimi i reiterati contratti a termine per le supplenze in attesa di bandire concorsi? E la disciplina per reclutare i docenti a tempo, è in contrasto con le regole europee? Dietro tale quesito c’è la realtà della scuola italiana, fatta di tanti precari, e ora alle prese con una nuova riforma. Di fronte alla Corte sfileranno molti avvocati: quelli dei singoli che hanno fatto ricorso e hanno ottenuto che i giudici ordinari rimettessero gli atti alla Consulta; quelli di Cgil e Gilda (anche se i sindacati si sono costituiti in ritardo e non sarà data loro la parola); e i legali del Codacons”. Ma il plotone dei legali e delle associazioni, anche sindacali, che patrocinano le cause è ben più lunga: il 17 maggio, alla Corte Costituzionale si recheranno, ad esempio, anche quelli dell’Anief. Che sostengono da tempo di allargare l’eventuale sentenza positiva a tutta la pubblica amministrazione.

Martedì 17 maggio, il giudice costituzionale relatore sarà Giancarlo Coraggio. Tanti occhi saranno puntati su di lui.

Riportiamo l’intera crono-storia dell’Ansa, secondo cui la Consulta potrebbe demandare le decisioni ai singoli giudici ordinari.

La ragione per cui il caso è aperto da così tanto tempo è, in parte, legata al fatto che la stessa Consulta nel luglio 2013 decise di ‘stoppare’ l’iter e di sottoporre in via pregiudiziale alla Corte di Giustizia Europea alcune questioni interpretative delle norme in esame: estensore dell’ordinanza fu Sergio Mattarella, allora giudice costituzionale, oggi Capo dello Stato. Un’analoga richiesta fu rivolta anche dal Tribunale di Napoli. L’esito di quell’istanza è stata, nel novembre 2014, la cosiddetta sentenza Mascolo, dal nome della prima ricorrente. Quella pronuncia bacchettava l’Italia per l’assenza di limiti nella successione dei contratti a tempo utilizzati per coprire una “mancanza strutturale di personale di ruolo”, chiedeva di garantire i concorsi, affermava che l’accordo quadro per evitare i contratti a ripetizione vale anche per la scuola. Ora l’intero caso torna alla Consulta, che non è detto decida subito. Nel frattempo, però, si è introdotta una variabile: la riforma della buona scuola.

L’Avvocatura dello Stato, con Gabriella D’Avanzo, farà leva su questo, a nome della Presidenza del Consiglio, per chiedere che la questione sia dichiarata inammissibile e infondata. Tre le memorie che sono state depositate: a marzo 2013, a maggio 2015, in vista di un’udienza il successivo 23 giugno poi rinviata; e l’ultima il 16 aprile scorso per l’udienza ormai prossima, che è anche la più rilevante.

In 11 pagine il documento riassume il caso e punta sulle misure della legge 107/2015, la “buona scuola” appunto, con il piano di assunzioni straordinario che “ha consentito di stabilizzare 86.076 unità di personale destinatario di supplenze per oltre 36 mesi”, e il nuovo concorso per “il reclutamento di 63.712 docenti per il periodo 2016/2018”. A partire dall’anno scolastico 2016/2017, ricorda la memoria, “le procedure concorsuali avranno cadenza triennale per espressa previsione della legge”. Una lettura che i legali di ricorrenti e sindacati confuteranno, sostenendo tra l’altro che un piano di assunzioni straordinario non è una misura strutturale. Ma l’ipotesi che la Corte Costituzionale, di fronte a una riforma da poco varata, decida di rinviare tutto ai giudici ordinari perché valutino le cause alla luce delle nuove norme, è molto alta.

Mobilità, ecco perchè varranno ancora le vecchie classi di concorso: le nuove zeppe d’errori

da La Tecnica della Scuola

Mobilità, ecco perchè varranno ancora le vecchie classi di concorso: le nuove zeppe d’errori

Le nostre anticipazioni stanno trovando riscontro: per gli organici e la mobilità del prossimo anno scolastico si continuerà a tenere conto delle vecchie classi di concorso.

Come continueranno a rimanere in vigore le discusse tabelle di confluenza, anche in sede di confronto sul testo di riforma della Buona Scuola, che nell’ultimo periodo hanno permesso a migliaia di docenti della secondaria di insegnare una o più discipline pur non essendo in possesso della specifica abilitazione.

Per rendere ufficiale questa decisione, il Miur sta predisponendo una Nota specifica. Che sostanzialmente confermerà la Nota A00DIGIPER Prot. N. 3119, del 1° aprile 2014, con oggetto “Attuali classi di concorso su cui confluiscono le discipline dei cinque anni del corso degli istituti di secondo grado interessati al riordino”, firmata dall’allora Dirigente Vicario Gildo De Angelis, oggi responsabile Usr del Lazio, con la quale si comunicava che “in presenza, nella scuola, di più di un titolare di insegnamenti “atipici”, si darà la precedenza a coloro che, in relazione al numero dei posti, risulteranno collocati con il maggior punteggio nella graduatoria di istituto unificata incrociando la varie graduatorie”.

Rimarranno così delusi, se non basiti, i tanti docenti (ma anche gli studenti con le rispettive famiglie, i primi danneggiati dall’adozione di tante confluenze forzate) che attendevano le nuove classi di concorso per voltare pagina. Ancora di più quando scopriranno il motivo del permanere in vita del DM 39/1998: alla base della decisione c’è il fatto che le nuove tabelle, approvate con il D.P.R. n. 19 del 14 febbraio 2016, sono piene zeppe di errori.

Ad accorgersene sono stati i sindacati. Che lo hanno confermato nell’ultimo incontro tenuto sull’argomento, il 10 maggio. E lo ribadiranno per iscritto entro venerdì 13, inviando al ministero dell’Istruzione i tanti nodi ancora da sciogliere sulle tabelle. Che non potranno, di certo, sanarsi in pochi giorni. Ed è per questo che ancora per un altro anno, stavolta davvero l’ultimo (si spera!), dovranno continuare a valere le vecchie classi di concorso. Con tanto di tabelle di confluenza.

Sull’argomento è intervenuta la Uil Scuola, che parlando di “sequela infinita di errori” del decreto di riordino dei nuovi codici, si è tolta più di qualche sasso dalle scarpe. “L’iter di revisione, avviato ad agosto 2015 e concluso a febbraio scorso – scrive il sindacato -, ha escluso perentoriamente il confronto con le rappresentanza dei lavoratori reputando di poter assumere perfette ed immodificabili decisioni di gestione di un sistema così complesso. I fatti, purtroppo, hanno dato ragione alle organizzazioni sindacali le quali hanno sempre rappresentato la loro disponibilità al confronto pur di evitare disagi e preoccupazioni ad un larghissimo numero di insegnanti”.

Perché solo ora, continua il sindacato guidato da Pino Turi, “il Miur ha dovuto riconoscere gli errori e  rivedere alcuni aspetti delle classi di concorso che, nonostante l’emanazione del DPR 19/16, dovranno essere modificati”. Con le nuove classi concorsuali che potranno “essere operative – auspica il sindacato – solo per le nuove assunzioni da concorso, mentre per le assunzioni da GAE e per le supplenze devono continuare ad essere utilizzate le vecchie classi di concorso”.

I rappresentanti dei lavoratori, del resto, sanno bene che modificare un decreto presidenziale, che è un atto del Governo realizzato su delega del Parlamento, non è una “passeggiata”: non è necessario attivare un iter parlamentare, tuttavia serve che le commissioni di competenza (potrebbero bastare le due di Cultura e Istruzione) diano il parere sul nuovo regolamento, rivisto e corretto. Poi, lo stesso dovranno fare gli altri organismi deputati, come il Consiglio di Stato.

Insomma, nella migliore delle ipotesi, potremmo avere il via libera alla seconda versione delle classi di concorso non prima di tre mesi. Anche perchè nel mezzo c’è anche l’estate. Troppo tardi, quindi, anche per assumere dalle graduatorie del nuovo “concorsone”, sempre che si riescano ad allestire.

E troppo tardi pure per tentare di attuare utilizzazioni e assegnazioni provvisorie con le nuove classi concorsuali, riviste e corrette, come si apprestano a chiedere i sindacati per “salvare” almeno qualche docente di ruolo. Per l’ennesimo anno beffato dalle invise tabelle di confluenza. Quelle che più di qualcuno ha chiamato, forse non a torto, le tabelle della “vergogna”.

Giannini: “Il decreto valorizza le eccellenze”. Di che parla il Ministro?

da La Tecnica della Scuola

Giannini: “Il decreto valorizza le eccellenze”. Di che parla il Ministro?

Toni trionfalistici del Governo dopo l’approvazione del decreto scuola da parte del Senato.

Il ministro Stefani Giannini non ha dubbi e lancia un suo tweet: “Un altro tassello per valorizzare eccellenze e rendere sistema più efficiente“.
Ora, per la verità, l’unica disposizione che può in qualche modo rientrare nel capitolo della valorizzazione delle eccellenze è quella che riguarda la stabilizzazione della Scuola sperimentale Gran Sasso (ma nel corso del dibattito in aula c’è anche chi ha fatto osservare che è facile recuperare fondi per questa Scuola togliendoli ad altri settori della ricerca);
per il resto si tratta di provvedimenti largamente dovuti e finalizzati non tanto a migliorare l’efficienza del sistema quanto piuttosto ad eliminare storture ed errori assolutamente evidenti per i quali non si dovrebbe neppure ricorrere ad una legge.
E’ questo il caso della norma sugli stipendi dei supplenti: è curioso che si debba approvare un’apposita norma per stabilire che i pagamenti vanno fatti entro 30 giorni; una regola del genere dovrebbe essere del tutto ovvia e scontata e che comunque non può in alcun modo essere contrabbandata come una disposizione adottata per “rendere più efficiente il sistema”.
Quanto poi alle norme che modifcano in qualche misura alcuni commi della legge 107 c’è davvero da chiedersi come sia possibile che a distanza di pochissimi mesi dalla sua approvazione quella che Giannini e altri membri del Governo hanno definito “riforma epocale” abbia già bisogno di interventi di “manutenzione”.

Biblioteche scolastiche da rinnovare, il Miur punta su testi di narrativa italiani moderni

da La Tecnica della Scuola

Biblioteche scolastiche da rinnovare, il Miur punta su testi di narrativa italiani moderni

Arrivano 5 milioni di euro per creare biblioteche innovative in ogni scuola italiana e 10 libri di narrativa scelti dagli studenti fra quelli italiani editi dal 2000.

La doppia iniziativa è stata lanciata il 12 maggio dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, in occasione dell’apertura del Salone Internazionale del Libro di Torino di cui il Miur è, da quest’anno, fra i soci fondatori.

Particolare interesse ha avuto il progetto, che porterà i 10 libri moderni in ogni istituto, denominato “Generazione 2000. I contemporanei in classe”.

“Per l’apertura del Salone del Libro – ha detto il ministro in un video trasmesso ad inizio kermesse – abbiamo voluto avviare due iniziative concrete. Da un lato, il rilancio della biblioteca scolastica, che va ripensata e immaginata come un vero e proprio laboratorio innovativo. Dall’altro, un progetto per portare nella dotazione libraria delle scuole anche i testi più recenti della narrativa italiana. Saranno i ragazzi a scegliere dieci titoli che, a seguito di una votazione che avviamo oggi al Salone e che andrà avanti on line e nelle scuole fino a ottobre, forniremo a tutti gli istituti in formato digitale o misto”.

“Il Miur è entrato nella struttura del Salone perché questo Governo ha scelto da subito di investire su una società fondata sulla cultura e sull’istruzione. Su questo abbiamo organizzato, in questi due anni di mandato, politiche molto coerenti” ha aggiunto il ministro che non ha potuto presenziare all’inaugurazione perché impegnata nel G7 in Giappone.

Ecco, in sintesi le diverse iniziative nell’ambito del rinnovamento delle biblioteche scolastiche italiane.

LE 500 BIBLIOTECHE INNOVATIVE Da oggi è on line, sul sito del Ministero, un avviso pubblico dal valore di 5 milioni di euro per crearle. Le nuove biblioteche dovranno essere aperte al territorio, anche fuori dall’orario scolastico, per essere fruibili dagli studenti, dai cittadini e dalle famiglie. Dovranno promuovere la lettura e l’educazione all’informazione anche attraverso il prestito dei testi in formato digitale, dovranno informatizzare il loro patrimonio, dotarsi di abbonamenti on line a riviste e quotidiani. Possono partecipare al bando scuole statali di ogni ordine e grado, dall’infanzia alla secondaria. Ogni progetto ammesso al finanziamento riceverà fino a 10.000 euro.

I CONTEMPORANEI TRA I BANCHI Presso lo stand del Miur al Salone sarà disponibile una postazione informatica attraverso cui i ragazzi presenti alla manifestazione potranno partecipare all’iniziativa “Generazione 2000. I contemporanei in classe”. Da oggi e fino a ottobre, on line e attraverso dibattiti in aula, il Miur chiederà agli studenti della secondaria di I e II grado di indicare i 10 libri di narrativa contemporanea che vorrebbero avere nella dotazione libraria della loro scuola. L’hashtag sui social sarà #iMiei10libri. Per gli alunni della primaria i testi dovranno essere fiabe, racconti e testi di letteratura per bambini. Libri non solo italiani, ma anche europei. Dopo la chiusura del Salone, e fino ad ottobre, sarà aperta un’apposita piattaforma per registrare i voti degli studenti, attraverso un’attività di approfondimento in classe, per la scelta dei 10 libri che saranno poi forniti a tutte le scuole in formato digitale o misto e quindi accessibili a tutti gli studenti.

IL MIUR AL SALONE Un Ted Lab per raccontare la forza e l’eccellenza della formazione italiana. La sfida per il podio delle Olimpiadi di Lingue e Civiltà classiche. E poi convegni, incontri, laboratori. Sono fra le principali iniziative che segnano la presenza del Miur al Salone dedicato al tema “Visioni”. Il Miur sarà presente con un proprio stand presso il Bookstock Village.

Decreto scuola approvato con polemiche

da La Tecnica della Scuola

Decreto scuola approvato con polemiche

Il disegno di legge sulla funzionalità del sistema scolastico “passa” al Senato con il voto di fiducia, fra proteste e polemiche.

Le opposizioni non hanno dubbi: il voto di fiducia rappresenta uno schiaffo non solo al Senato e ai senatori della Repubblica ma alla stessa democrazia.
In effetti per oltre un mese le commissioni del Senato (Cultura e Bilancio in particolare) hanno lavorato per limare il testo del decreto del Governo e per aggiungere altre disposizioni su questioni emerse nel corso del dibattito.
Ma alla fine tutto si risolve con un voto dell’aula sul maxi-emendamento proposto dal Governo.
“E’ vero – ha fatto osservare nel corso del dibattito il senatore Marcucci, presidente della Commissione Cultura – ma è anche altrettanto vero che in realtà il maxi-emendamento rappresenta e riassume tutto il lavoro che i senatori hanno svolto nelle settimane precedenti”.
In realtà non è proprio così perchè alcune disposizioni inserite nel provvedimento sono state solo sfiorate in Commissione (per esempio la revisione dei criteri per il calcolo Isee per le famiglie con persone disabili); altre non sono neppure state toccate: la più curiosa è quella che riguarda l’adeguamento della normativa di accesso alle professioni regolamentate per agrotecnici, geometri, periti agrari e periti industriali.
A conti fatti rispetto al testo originario, che riguardava solo la Scuola sperimentale Gran Sasso e la proroga del progetto “Scuole belle”, le novità sono numerose: contributi alle scuole paritarie che accolgono alunni con disabilità, incremento dei compensi per i commissari del concorso a cattedre, estensione della card di 500 euro ai giovani con permesso di soggiorno, disposizioni sui docenti di scuola dell’infanzia e altre ancora.
L’iter del provvedimento non è però concluso perchè il disegno di legge deve passare ancora alla Camera dove è probabile che il dibattito nelle Commissioni possa iniziare martedì 17. I tempi però sono terribilmente stretti perchè il voto finale deve arrivare imporogabilmente il 29 maggio.
E quindi appare ormai scontato che anche alla Camera si ripeterà il rito, poco gradito alle opposizioni, del voto di fiducia.