Un catalogo di 12 mila libri: la rivoluzione dell’editoria accessibile

da Redattore sociale

Un catalogo di 12 mila libri: la rivoluzione dell’editoria accessibile

Alla ventottesima edizione del Salone del libro, presentato il servizio che da quattro anni certifica la piena accessibilità dei libri. Ad oggi, sessantotto case editrici hanno aderito, con un catalogo che conta più di dodicimila uscite. E l’Italia, per una volta, si sta dimostrando all’avanguardia

TORINO – A leggere le classifiche internazionali – quanto a numero di lettori, libertà di stampa o spesa pubblica per il patrimonio archeologico  – pare che l’Italia si sia ormai rassegnata a perdere ogni sorta di primato culturale. L’ultima parola, però, potrebbe ancora non esser detta; secondo Cristina Mussinelli, segretario generale della fondazione LIA, un barlume di riscatto potrebbe essere in arrivo dal settore dell’editoria accessibile, ove il Belpaese si sta già dimostrando all’avanguardia. L’acronimo Lia sta per “Libri italiani accessibili”: da cinque anni l’ente, con base a Milano, si è lanciato in una capillare opera di formazione e sensibilizzazione, tesa a persuadere le case editrici italiane a rendere pienamente fruibili da ciechi e ipovedenti le proprie uscite digitali. Il che, peraltro, conduce a una prima, necessaria, puntualizzazione; “perché la maggior parte degli ebook che negli ultimi anni sono stati pubblicizzati come tali – spiega Mussinelli – alla prova dei fatti lo erano in maniera quantomeno parziale”.

Per questo, nel 2011, con il sostegno dell’Associazione italiana editori e un finanziamento del Ministero dei beni culturali, la fondazione ha creato un servizio di certificazione per l’accessibilità dei libri digitali: oggi, cinque anni dopo, il “bollino verde” Lia (rilasciato, secondo Mussinelli, “soltanto dietro superamento di una serie di test di fruibilità”) sta diventando lo standard universalmente adottato dall’editoria nazionale. Attualmente, sono 68 le case editrici che lo hanno adottato: la prima è stata la milanese Iperborea, seguita a ruota da Mondadori e Rizzoli; mentre l’ultima è la De Agostini, che a gennaio ha pubblicato le sue prime uscite “certificate”.  Nel frattempo, il catalogo e shop online lanciato nell’ambito dell’iniziativa ha ormai sfondato la soglia dei 12mila titoli, ognuno dei quali riporta in dettaglio le possibilità di fruizione: “Il fu Mattia Pascal” di Pirandello, attualmente al primo posto nella top ten del portale, permette ad esempio “l’ingrandimento dei caratteri del testo e la modifica dei colori e dei contrasti; riporta una descrizione alternativa breve di immagini, grafici, tabelle e ogni altro contenuto non testuale, e consente alla sintesi vocale di rispettare le regole di pronuncia e sillabazione della lingua del testo”.

Le potenzialità di alcuni di quei titoli Mussinelli le ha illustrate al pubblico torinese durante un incontro organizzato dall’Unione italiana ciechi alla 28esima edizione del Salone del libro di Torino: “per ottenere una piena accessibilità – ha spiegato – il formato ePub, che oggi è lo standard universalmente adottato dagli editori, deve essere implementato in ogni sua funzionalità. In questo modo, il testo potrà essere agevolmente letto tramite “barra braille” o dispositivi di sintesi vocale; mentre in caso contrario il testo soffrirà di tutte quelle disfunzioni che, di fatto, hanno finora allontanato dalla lettura buona parte dei due milioni di ciechi e ipovedenti presenti in Italia”. Tra queste, secondo la Segretaria, spiccherebbero ad esempio la scarsa navigabilità dell’indice e l’assenza di demarcazione tra strutture semantiche: “vale a dire – precisa Mussinelli  – che titoli, sottotitoli e note a margine, ad esempio, non costituiranno dei blocchi distinti; il che è un po’ quello che accade quando si cerca di convertire, con un programma obsoleto, un file Word in formato Pdf”.

Ma non è solo sul lato produttore che la Fondazione sta facendo pressione per risvegliare l’amor di lettura di ciechi e ipovedenti: a questi ultimi, il personale Lia sta infatti dedicando una serie di seminari formativi sul corretto uso di ebook e dispositivi correlati. Il prossimo partirà a Milano, alla fine di questo mese, mentre per informazioni e materiale didattico è possibile consultare il portale dell’ente.  Nel frattempo, spiega la Segretaria, “oltre a una corretta implementazione sul versante tecnico, l’obiettivo resta quello di stimolare la nascita di un solido mercato nel bacino di due milioni di disabili visivi presenti nel paese”. Ed è proprio in questo che, dati alla mano, l’Italia pare voler primeggiare: perché al momento, secondo Mussinelli, le case editrici nostrane “sembrano rispondere a questi standard anche meglio di giganti multinazionali come la Apple: a differenza di questi ultimi, espongono nei rispettivi cataloghi il bollino che certifica la fruibilità degli ebook, oltre a impegnarsi per ridurre al minimo lo scarto temporale tra la pubblicazione di un titolo e quella del corrispettivo accessibile”. A conti fatti, dunque, pare proprio che la rivoluzione dell’editoria accessibile dovrà partire da casa nostra. (ams)

Exposanità, ecco le tecnologie all’avanguardia per l’assistenza

da Redattore sociale

Exposanità, ecco le tecnologie all’avanguardia per l’assistenza

I numeri dell’edizione 2016, gemellata con l’Argentina: 630 espositori, 235 iniziative, oltre 660 ore di formazione professionale, 830 relatori e 54 partner. Sono i numeri della mostra internazionale che si apre domani a Bologna

BOLOGNA – 4.368 aziende attive sul territorio nazionale con un fatturato pari a 10 miliardi di euro e che produce 70 mila posti di lavoro (di cui l’8 per cento impiegato in ricerca e innovazione), 26 mila brevetti depositati e 291 start up. Sono i numeri del settore sanità in Italia (dati Assobiomedica 2015) che si presenta alla ventesima edizione di Exposanità. Dal 18 al 21 maggio alla Fiera di Bologna si potranno conoscere tutte le novità, la produzione più innovativa e le soluzioni tecnologiche all’avanguardia del settore.

Sono oltre 630 le aziende espositrici, 235 le iniziative tra workshop, convegni e incontri, oltre 600 le ore di formazione professionale rivolte agli operatori, da 830 relatori e 54 partner. L’edizione 2016 della manifiestazione è gemellata con l’Argentina, al taglio del nastro il 18 maggio alle 10, insieme al Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, ci saranno anche Carolina Inés Rocca, direttore generale Sanità per la Provincia di Buenos Aires, e Franco Condò, del ministero della Salute. L’Emilia-Romagna sarà presente a Exposanità con un centinaio di aziende che rappresentano un tessuto produttivo fondamentale per la regione in termini di produzione, innovazione tecnologica, competitività e occupazione. Seconda in Italia dopo la Lombardia, l’Emilia-Romagna esprime l’11,7 per cento delle imprese che operano nel settore dei dispositivi medici con una distribuzione di fatturato pari all’11,6 per cento.
A Exposanità si discuterà di politiche sanitarie e crescita del mercato, in Italia e all’estero. La quattro giorni bolognese terrà infatti a battesimo l’Osservatorio di economia sanitaria Italia-America Latina. Nato dalla collaborazione tra Regione Emilia-Romagna, assessorato regionale alla Sanità e ministero argentino della Salute, l’Osservatorio ha come obiettivo quello di identificare, partendo dall’analisi del mercato, dalla domanda e dall’aspettativa di salute delle persone, le opportunità di cooperazione produttiva tra le imprese dell’America Latina e d’Europa. Il comparto medicale ha registrato un incremento nella produzione e nelle vendite grazie alle attività di export che coinvolgono il 79 per cento delle imprese del settore: oltre all’Argentina, Exposanità ospita delegazioni della Federazione Russa, India, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Tunisia, Turchia per favorire l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese del settore.

Il convegno inaugurale della sedicesima edizione di Exposanità inizia alle 10.30 e tratta di “Innovazioni tecnologiche in sanità: tra spending review e necessità di garantire salute” (Sala Concerto, Centro servizi blocco D) ovvero come affrontare la neccessità di tagli e rigore senza mettere a rischio la qualità del nostro sistema sanitario e il difficile equilibrio tra prestazioni, efficienza e spending review, come colmare il divario tra regione e regione che ancora caratterizza il quadro nazionale, qual è l’apporto che aziende e nuove tecnologie possono offrire per mantenere e migliorare le prestazioni in sanità. Sono i temi su cui si confronteranno Mario Marazziti, presidente Commissione Affari sociali della Camera dei deputati, Stefano Bonaccini,  presidente della Regione Emilia-Romagna, Sergio Venturi, assessore alla Sanità dell’Emilia-Romagna, Antonino Saitta, assessore alla Sanità del Piemonte, Lorenzo Gubian, responsabile Ict Sanità Regione Veneto, Luigi Boggio, presidente di Assobiomedica. Porteranno il loro saluto Carolina Inés Rocca, direttore generale Sanità per la Provincia di Buenos Aires, Giuseppe Nardella, presidente Senaf, Franco Boni, presidente Bologna Fiere.

Dinanzi alla Corte Costituzionale abbiamo affermato i diritti negati ai precari della scuola

La Corte Costituzionale ha discusso oggi della questione di legittimità costituzionale dell’abuso dei contratti a termine del personale della scuola. La FLC CGIL e la Cgil sono intervenute nel giudizio proposto alla Corte di Giustizia europea che si è concluso con la sentenza Mascolo del 26 novembre 2014. La sentenza, storica, ha riconosciuto la inadeguatezza e l’illegittimità delle norme italiane di contrasto alla precarietà che hanno consentito la reiterazione illegittima dei contratti a tempo determinato in ambito scolastico per oltre 36 mesi. Tuttavia, con decisione del tutto inattesa, la Corte Costituzionale ha ritenuto di considerare legittimi soltanto gli interventi dei lavoratori che fossero parti dei procedimenti, escludendo le organizzazioni sindacali, nonostante queste ultime fossero state parti attive sia nel procedimento presso il Tribunale di Napoli (che ha rimesso la questione in Corte di Giustizia europea) sia presso la medesima Corte di Lussemburgo. Contrariamente a quanto comunicato da alcune agenzie di stampa, le organizzazioni sindacali hanno tuttavia potuto evidenziare, nel corso della discussione presso i giudici della Consulta, il diritto dei precari della scuola ad essere stabilizzati in virtù dei principi affermati dalla Corte di Giustizia, ed hanno sottolineato come la legge 107/2015 abbia escluso un’ampia platea di personale con i requisiti per essere stabilizzati.

Attendiamo dunque fiduciosi la pubblicazione della sentenza da parte dei giudici della Consulta, ed auspichiamo che essa sia in grado di dare risposta ai tanti precari con più di 36 mesi di servizio, i quali attendono finalmente la stabilizzazione del proprio rapporto di lavoro.

La battaglia a tutela dei precari della scuola non finisce qui: il 19 maggio è prevista l’udienza presso il Tar Lazio nel ricorso presentato dalla FLC CGIL unitariamente alle altre organizzazioni sindacali contro l’esclusione di molti precari della scuola dal piano straordinario di assunzioni previsto dalla legge 107/2015.

Principio costituzionale del merito nelle GaE

Tribunale di Benevento: nelle GaE il MIUR deve sempre rispettare il principio costituzionale del merito

Nuova vittoria Anief presso il Tribunale del Lavoro di Benevento a tutela del diritto dei docenti precari ad essere inseriti nelle Graduatorie a Esaurimento nel pieno rispetto dei principi costituzionali. Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Vincenzina Salvatore ottengono ragione in favore di una nostra iscritta che, pur in possesso di un punteggio utile alla stipula di contratti di lavoro a tempo determinato, si era vista pretermessa dal MIUR rispetto ad altri docenti in possesso di punteggio inferiore in quanto collocata “in coda” nelle GaE 2009/2011 in applicazione di disposizioni normative illegittime e dagli evidenti profili di incostituzionalità. L’Anief si dimostra, nuovamente, roccaforte di tutela per i diritti dei precari.

 

La proposta dell’Ocse: ai test Pisa del 2018 un questionario su tolleranza e apertura alla diversità culturale

da Il Sole 24 Ore

La proposta dell’Ocse: ai test Pisa del 2018 un questionario su tolleranza e apertura alla diversità culturale

di Alessia Tripodi

Un questionario per «misurare» l’apertura alla diversità culturale e la tolleranza dei 15enni che partecipano al test Pisa. È la proposta avanzata dall’Ocse, che nel 2018, accanto alla consueta valutazione delle conoscenze in lettura, matematica e scienze, vorrebbe inserire nel programma Pisa anche un indicatore delle «competenze globali» dei ragazzi. Con l’obiettivo di comprendere gli atteggiamenti dei giovani verso la multiculturalità, i loro valori e il livello di conoscenza delle questioni globali.

Educazione alla multietnicità
La riunione del G7 dei ministri dell’Istruzione che si è svolta lo scorso 14 maggio a Kurashiki, in Giappone, è stata l’occasione per discutere di questo nuovo strumento di valutazione che, secondo i ministri, potrebbe fornire un «parametro utile» per misurare i progressi dell’educazione nel settore della diversità culturale. Il nuovo test Pisa, spiega l’Ocse, potrebbe infatti offrire la prima visione completa «della capacità dei sistemi di istruzione mondiali di dotare i giovani delle attitudini necessarie allo sviluppo di comunità pacifiche».
«La capacità delle persone di agire in modo etico e di collaborazione è essenziale per risolvere problemi sempre più urgenti, come l’esaurimento delle risorse naturali e la iniqua distribuzione della ricchezza, ma in molti paesi la coesione sociale è sempre più debole» ha detto al G7 in Giappone Gabriela Ramos, capo Ocse del personale , spiegando che quindi « la sfida è ora quella di incorporare la competenza globale nelle scuole di tutto il mondo, in modo che i giovani siano in grado di affrontare le sfide di un mondo sempre più globalizzato».

Il nuovo questionario
Un questionario da affiancare alle prove di matematica, scienze e capacità di lettura per analizzare alcuni atteggiamenti dei 15 enni, come l’apertura e il rispetto per gli altri, la responsabilità, ma anche per «misurare» il valore che i giovani attribuiscono alla dignità umana e alla diversità culturale. Tutti elementi che concorrono alla valutazione delle nuove «competenze globali», intese come conoscenze «multidimensionali» – spiega ancora l’Ocse – che permettono di stabilire «rapporti produttivi e rispettosi» con persone provenienti da culture diverse.

Fondo di istituto: una delle promesse non mantenute del Ministro

da La Tecnica della Scuola

Fondo di istituto: una delle promesse non mantenute del Ministro

E’ già in corso presso il Ministero il confronto con i sindacati per il fondo di istituto 2016/2017.

L’importo complessivo del fondo per il MOF per il 2016/2017 sarà praticamente uguale a quello di quest’anno e dell’anno scorso.
Ovviamente bisognerà poi tenere conto delle eventuali economie che saranno accertate ma che comunque non incideranno in modo significativo sulla quantità delle risorse disponibili.
Va considerato che l’invarianza dell’importo complessivo del fondo determinerà comunque una minore disponibilità di risorse pro-capite, dal momento che con l’entrata in vigore dell’organico potenziato aumenta comunque la platea dei docenti che possono accedere al fondo.
Questione che è poi uno dei motivi per cui i sindacati continuano a chiedere che i fondi del bonus premiale (200 milioni di euro) vengano contrattati e soprattutto utilizzati per retribuire il maggior impegno orario del personale. Insomma, la linea sindacale è chiara: se non si riesce a retribuire adeguatamente il personale con il fondo per il MOF, si utilizzino anche i soldi destinati alla premialità.
Difficile prevedere ora cosa davvero accadrà nelle scuole, ma un fatto è assolutamente certo: rispetto a 3-4 anni il fondo di istituto è praticamente dimezzato; quando era arrivata a viale Trastevere, il ministro Giannini aveva annunciato che ripristinare il fondo era un suo obiettivo imprescindibile.
Ma, per il momento, l’obiettivo è ben lontano dall’essere raggiunto.

Concorso a cattedra, per l’ispettore Miur Bruschi hanno fondatezza i ricorsi dei prof di ruolo e degli ITP

da La Tecnica della Scuola

Concorso a cattedra, per l’ispettore Miur Bruschi hanno fondatezza i ricorsi dei prof di ruolo e degli ITP

Se i giudici del Tar del Lazio ammetteranno alle prove scritte i ricorrenti, anche solo in via cautelare, si avvieranno ulteriori contenziosi in tribunale.

A sostenerlo è Max Bruschi, ispettore Miur, che dal suo profilo Facebook commenta l’avviso inoltrato dallo stesso Tar che preannucia la possibile indizione di sessioni concorsuali suppletive per i ricorrenti, anche alla luce del semaforo verde del Consiglio di Stato dei giorni scorsi.

Secondo Bruschi, questa possibilità “da un lato contempera gli eventuali interessi dei soggetti, dall’altro i tempi della giustizia amministrativa, vista la mole di decisioni da affrontare. Pone, però, problemi giuridici non indifferenti”.

Per l’ispettore, infatti, “l’eventuale sessione suppletiva, infatti, pone lo scoglio della difformità delle prove tra candidati che sarebbero inseriti in una identica graduatoria e, parallelamente, la questione dell’anonimato”.

Secondo Bruschi, inoltre, per alcuni profili professionali “sussistono dubbi sulla legittimità dell’esclusione: docenti di ruolo – destinati, a mio avviso, ad essere tutti ammessi, visto il ricorso al giudizio di legittimità costituzionale; ITP con diploma – almeno coloro i quali non erano nella possibilità di accedere alle procedure riservati”.

Per capire cosa pensa l’esperto di normativa scolastica sui “laureati d’annata” non abilitati, bisogna andare a leggere un ‘post’ di qualche giorno addietro.

A proposito dei laureati non abilitati, solo qualche giorno fa, Bruschi aveva scritto: “posta la legittimità del titolo di abilitazione quale titolo unico per la partecipazione alle procedure concorsuali, è la possibilità “in concreto” di conseguirlo ad essere dirimente. Ovviamente, in attesa dei pronunciamenti sui laureati ante 2001/2002, che chiama in causa un altro principio, quello del legittimo affidamento”. Quindi, anche nei confronti dei laureati Bruschi sembra dare più di una speranza.

Bruschi, infine, auspica che la magistratura amministrativa, qualora decida per le prove suppletive, ipotesi definita “inusuale procedura”, “indichi in dispositivo le strade più opportune, a prevenzione di ulteriori contenziosi”. Confermando, aggiungiamo noi, la tradizione italica dei ricorsi e controricorsi senza fine.

Ecco come si arriva alla scuola digitale 2.0

da La Tecnica della Scuola

Ecco come si arriva alla scuola digitale 2.0

La strada tortuosa verso la scuola 2.0 passa attraverso un percorso di nuovi modelli d’apprendimento che prevedono l’adozione di sistemi tecnologici abilitanti.

Oltre che piattaforme di Information Tecnology integrate. Ad una prima sintesi dello stato attuale della scuola digitale, possiamo sicuramente affermare che i vari finanziamenti eterogenei ed i “piani scuola” fin qui utilizzati  hanno portato ad avere una diffusione non armonica di sole LIM e di connessioni internet: due asset importanti, ma che non completano il quadro delle esigenze digitali .

Analizziamo in maniera più approfondita gli elementi essenziali necessari per avere un percorso completo ed esaustivo di conversione scolastica al digitale.

Come primo fattore fondamentale citiamo la necessità di avere piattaforma abilitante ai servizi digitali, in termini di accesso internet, wifi nei locali della scuola per connettersi ovunque e sistemi di sicurezza in grado di garantire una navigazione sicura e copertura da qualsiasi tipo di attacco informatico, virus, cybercrime.

Secondo passo importante del percorso sono i servizi cosiddetti Gestionali come il registro elettronico meglio ancora se in piattaforma Cloud, accedibile quindi da qualsiasi parte e non solo all’interno dell’edificio scolastico.

Terzo fattore sono i servizi di didattica digitale, cioè l’utilizzo di libri elettronici reperibili su appositi store dedicati da utilizzare tramite Tablet. La tecnologia consente inoltre una serie di utilizzi nuovi per la didattica che vanno ad integrarsi o sostituirsi alle metodologie classiche:

  • Studiare e prendere appunti direttamente all’interno dei libri digitali, con possibilità di smaterializzare il cartaceo.
  • condividere file e documenti come  video, esercizi interattivi, documenti di approfondimenti .
  • gestire il sito social della classe e della scuola (il vecchio giornalino della scuola).
  • sistemi di messaggistica in grado di far dialogare docenti, genitori , studenti in maniera integrata.
  • calendario on line per la condivisione di impegni, lezioni, interrogazioni, gite.
  • Ambienti di discussione su specifiche tematiche tipiche dei social che consentono la condivisione e l’approfondimento anche a livello di interclasse e di interscuola.

Quarto elemento del processo sono gli strumenti: LIM e Tablet su tutti che consentono un cambiamento sostanziale alla didattica. I tablet possono sostituire tutto o almeno in parte la logica del libro stampato consentendo minori costi ai genitori, meno peso sui zaini, e possibile integrazione ed approfondimento  degli argomenti dei testi scolastici con internet.

Quinto elemento: l’utilizzo di piattaforme web per l’apprendimento (sistemi di E-learning) sia come supporto alla didattica, che come formazione per il corpo docente e scolastico.

È importante dunque che il percorso che porta ad una vera digitalizzazione della scuola passi attraverso tutti gli elementi che abbiamo provato a descrivere, perché solo se integrati tra di loro, possono fornire valore aggiunto e portare alla nuova dimensione della scuola 2.0

Non ha senso infatti, avere l’accesso ad internet senza tablet per poter navigare, o avere i tablet senza l’utilizzo degli ebook.

La scuola digitale non può essere tale senza tutti gli “attrezzi del mestiere”.

La Scienza entra nelle scuole: assegnati i premi ai vincitori delle Olimpiadi

da La Tecnica della Scuola

La Scienza entra nelle scuole: assegnati i premi ai vincitori delle Olimpiadi

Il Miur ha assegnato i premi ai vincitori delle Olimpiadi delle Scienze naturali, che vanno dalla biochimica, all’ecologia, sino alle scienze della terra.

Le finali nazionali dela gara, giunta alla XIV edizione, è promossa dall’Anisn (Associazione degli Insegnanti di Scienze Naturali), con il patrocinio Miur, si sono tenute a Senigallia nei giorni scorsi.

A sfidarsi per il podio, comunicano gli organizzatori, sono stati 129 studenti provenienti dalle scuole Superiori, statali e paritarie, di tutta Italia.

“Le Olimpiadi delle Scienze Naturali vogliono incentivare la diffusione della cultura scientifica a scuola. La competizione seleziona anche gli studenti per due importanti gare internazionali: le Olimpiadi Internazionali di Biologia (IBO) che quest’anno si disputeranno ad Hanoi, in Vietnam, e le Olimpiadi Internazionali di Scienze della Terra (IESO) che si svolgeranno a Mie, in Giappone. Tre le categorie della gara: Biennio, Triennio – sezione biologia e Triennio – sezione scienze della terra. Per la categoria Biennio ai ragazzi in gara è stato chiesto – informa una nota ministeriale – di rispondere a quesiti teorici di Scienze della Terra e di Scienze della Vita basati soprattutto sulla capacità di risolvere problemi e di affrontare situazioni reali utilizzando le competenze acquisite nel corso degli studi”.

“Mentre, per le due categorie Triennio, le prove sono state tarate più sui contenuti disciplinari (anche in vista delle prossime gare internazionali), senza però perdere di vista un forte approccio basato sulle competenze. Alle prove teoriche hanno fatto poi seguito una serie di prove pratiche sia di Biologia (biochimica, ecologia), sia di Scienze della Terra”.

Tra i premi in palio anche la possibilità, per 20 studenti, di partecipare gratuitamente a uno stage di una settimana presso l’Università di Camerino e l’Università Federico II di Napoli, in vista delle gare internazionali. E ancora, in premio, anche una scuola estiva gratuita di una settimana per 30 ragazzi su tematiche scientifiche (presso il Convitto Nazionale “Principe di Napoli” di Assisi).

 

Con “Valore PA” dell’Inps, i dipendenti pubblici studiano gratis

da La Tecnica della Scuola

Con “Valore PA” dell’Inps, i dipendenti pubblici studiano gratis

È in scadenza il 20 maggio 2016 il bando con il quale Inps finanzia integralmente corsi di formazione universitari riservati ai dipendenti pubblici (tra cui anche della scuola) su temi gestionali e amministrativi.

Per usufruire dell’opportunità le Amministrazioni interessate devono aderire al programma entro il 20 maggio 2016.

Queste le tematiche e i contenuti dei corsi di formazione per il personale amministrativo dipendente delle pubbliche amministrazioni:

  • Progettazione Europea;
  • Previdenza obbligatoria e complementare;
  • Anticorruzione e trasparenza;
  • Tutela della privacy e diritto di accesso;
  • Appalti e contratti pubblici;
  • Valutazione dell’impatto e dell’efficacia delle politiche pubbliche;
  • Disciplina del lavoro;
  • Lavoro di gruppo;
  • Bilancio e contabilità;
  • Personale, organizzazione e riforma della Pubblica Amministrazione;
  • Gestione del documento informatico: produzione e conservazione dei documenti digitali o digitalizzati;
  • La spending review e la valutazione delle spese pubbliche;
  • Comunicazione efficace: public speaking, linguaggio non verbale, comunicazione sul web;
  • Gestione delle risorse umane: focus sull’intelligenza emotiva e sulla psicologia dei gruppi, gestione delle relazioni;
  • Politiche e normative di prevenzione e protezione ambientale. Normativa statale e regionale per il recupero e la gestione dei rifiuti;
  • L’indagine ambientale e il rischio biologico nell’ambiente di lavoro;
  • Gestione della sicurezza e tutela della salute;
  • Gestione dei conflitti;
  • Leadership e management.

In più per il personale direttivo, docente, educativo e ATA, sono previste le seguenti, ulteriori tematiche:

  • Metodologie didattiche per i disturbi di apprendimento;
  • Prevenzione del disagio giovanile;
  • Progetto “EIPASS” per la scuola per la promozione e diffusione della cultura digitale nell’ambito scolastico.

I corsi verranno attivati entro il 31/12/2016.

Amministrative: non si vota di lunedì

da tuttoscuola.com

Amministrative: non si vota di lunedì
Tuttoscuola aveva denunciato una ricaduta negativa sugli ultimi adempimenti dell’anno scolastico

Il buon senso ha prevalso: nelle elezioni amministrative si voterà soltanto di domenica anche nel caso di ballottaggio.

La proposta del ministro degli Interni, Angelino Alfano, di aggiungere un altro giorno, il lunedì, alle votazioni previste per domenica, al fine di favorire un maggior accesso al voto, aveva incontrato un certo interesse e consenso.

Sembrava ormai deciso: si sarebbe votato anche lunedì 6 e lunedì 20 giugno. Il Consiglio dei ministri, con un premier un po’ dubbioso, doveva decidere oggi.

E ha deciso: resta confermato che si voterà soltanto di domenica.

Non conosciamo tutte le ragioni di opportunità che hanno indotto il Consiglio dei Ministri a confermare la scelta.

Vogliamo però credere che tra i motivi di ordine politico, economico e sociale vi sia stata anche l’attenzione al maggior disagio che vi sarebbe stato per le scuole, sedi di seggio, sia per la prima consultazione del 5-6 giugno che per  il ballottaggio del 19-20

Disagio che Tuttoscuola ha evidenziato nel servizio pubblicato tempestivamente sul nostro sito e riportato anche dalle agenzie di stampa nel quale ancora una volta, sono state invocate soluzioni alternative all’uso delle scuole come sedi di seggi elettorali.

Se si fosse votato anche il lunedì, nelle scuole in cui le lezioni terminano tra il 6 e l’8 giugno, l’ultimo giorno di scuola sarebbe stato il 1° giugno, mettendo a rischio il raggiungimento minimo dei 200 giorni di lezione.

Per il ballottaggio le aule sarebbero state agibili solo a ridosso dell’esame di Stato e dell’esame suppletivo di scuola media.

Il problema dei precari domani davanti alla Corte Costituzionale

da tuttoscuola.com

Il problema dei precari domani davanti alla Corte Costituzionale

C’è attesa per la decisione della Corte Costituzionale sull’annoso problema dei precari.

Dopo la pronuncia della Corte di Giustizia europea che aveva dichiarato non legittime le reiterazioni dei contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi, vi erano state pronunce di giudici del lavoro che avevano condannato il ministero dell’istruzione a rifondere docenti precari per i mancati emolumenti integrali. Vi era stata anche qualche pronuncia isolata (non sappiamo se impugnata) di stabilizzazione in ruolo di taluni docenti.

La speranza che la legge sulla Buona Scuola risolvesse la delicata questione del precariato è andata parzialmente delusa, perché il piano straordinario di immissioni in ruolo ha lasciato scoperta una parte dei precari.

La Consulta è ora chiamata a pronunciarsi. Domani, 17 maggio, è prevista l’udienza in merito con l’audizione di alcune parti che hanno portato il problema all’attenzione dei giudici.

Sarà presente l’Avvocatura dello Stato chiamata a difendere il Governo in carica per quanto ha fatto per porre rimedio alla questione.

Probabilmente la sentenza della Corte non sarà immediata.

Nota 17 maggio 2016, AOODGSIP 4250

Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione
Ufficio II
“Welfare dello Studente, partecipazione scolastica, dispersione e orientamento”

ai Dirigenti scolastici delle scuole di ogni ordine e grado delle Aree metropolitane di Roma, Milano, Napoli e Palermo
ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali del Lazio, Lombardia,
Campania e Sicilia
e, p.c. ai Dirigenti degli Ambiti Territoriali di Roma, Milano, Napoli e Palermo
LORO SEDI

Nota 17 maggio 2016, AOODGSIP 4250

Oggetto: “La Scuola al Centro”. Piano Nazionale per la prevenzione della dispersione scolastica nelle periferie.


Decreto Ministeriale 27 aprile 2016, AOOUFGAB 273