L’autismo in pochi minuti: a Cagliari il festival “Autismovie”

da Redattore sociale del 23-05-2016

L’autismo in pochi minuti: a Cagliari il festival “Autismovie”

Promosso da Diversamente onlus e l’associazione In MediAzione, giunge alla quarta edizione. Brevi documentari e fiction, che raccontano la vita quotidiana di chi ha un disturbo dello spettro autistico. Il 1 giugno la proiezione dei 5 finalisti e la presentazione di due progetti: InAltoMare e AspieDubProject.

CAGLIARI. Raccontare l’autismo in pochi minuti: le sue sfaccettature, le sue complicazioni, il suo particolare punto di vista. E’ questo uno degli obiettivi di Autismovie, il festival internazionale di cortometraggi sull’autismo, promosso da Diversamente onlus insieme a InMediAzione e giunto alla sua quarta edizione. Il 1 giugno a Cagliari (Cineteca Sarda – Viale Trieste, 126), a partire dalle 18, saranno proiettati i 5 video finalisti, proclamati i vincitori ma anche presentati due progetti: InAltoMare e AspieDubProject.

“Sono stati candidati circa 30 video – ci racconta Marco Spanu, tra gli organizzatori dell’iniziativa – Parlano per lo più della vita quotidiana delle persone con disturbo dello spettro autistico, di come queste persone vedano il mondo, delle loro necessità e dei loro diritti. Solitamente il documentario è il linguaggio privilegiato: esistono però anche dei corti di fiction interpretati da persone con autismo, in cui loro stesse si raccontano, con sorprendente entusiasmo e voglia di vivere”.

“AutisMovie ha come obiettivo di diffondere nella società la cultura e le tematiche dell’autismo e dei disturbi dello spettro autistico spiegano gli organizzatori – attraverso l’immediatezza comunicativa del prodotto audiovisivo (cortometraggi, documentari, animazione). Il fine ultimo non è fare spettacolo ma incontrarsi per condividere esperienze e prospettive per migliorare concretamente la qualità di vita delle persone con autismo e non”. In giuria, persone con autismo, psicologi, filmaker, che hanno selezionato i cinque finalisti: tutti video che rappresentano, naturalmente, l’autismo nelle sue diverse forme e manifestazioni, ma che parlano anche di amore, amicizia, integrazione, felicità, “insegnandoci come l’autismo – spiegano i promotori – non sia solo un disturbo ma anche un diverso modo di vedere la realtà”. Quest’anno in finale cinque cortometraggi, dei quali soltanto uno italiano:

Bumblebees, di Jenna Kannel (Usa, 2015). Racconta dell’ennesima sfida che Vance si trova ad affrontare. Uscire con una ragazza. I medici avevano detto che Vance non avrebbe mai parlato, né camminato. Ma lui ha dimostrato di riuscire a fare ciò che tutti credevano impossibile. Riuscirà di nuovo ad avere la meglio?
For the love of dogs, di Tim O’Donnel (Usa, 2014). Il video accompagna Cory, undicenne Asperger, appassionato cinofilo, a una mostra canina, dove il suo amore per gli animali diventerà un ponte comunicativo con il mondo circostante.
Nell’acqua, di Paolo Geremei (Italia, 2014). Simona è una ragazza autistica, che ripete le parole tante volte di seguito e sa calcolare esattamente quante bracciate servono per percorrere 10 chilometri a nuoto. Ha paura di tutto, ma non di arrivare dall’altra parte della vasca… In acqua si trasforma, acquista sicurezza e vince l’ansia. E il video ce lo fa vedere chiaramente.
Hers, di Martin C. Pariseau (Canada, 2014). Ilr regista segue per tre giorni Bogden, un ragazzo in un centro psichiatrico. Le immagini ci raccontano la sua relazione con la musica, con gli animali, con la solitudine.
Travels with my brother, di June Chua e Christine Alexiou (Canada, 2009). E’ un documentario a tecnica mista, che ci racconta il rapporto tra Vas, un uomo con autismo, e sua sorella. Attraverso una serie di conversazioni su amore, famiglia, arte e umorismo, ci rivela l’esperienza che Vas ha del mondo e delle realtà

Quest’anno, oltre alla serata di proiezione dei corti finalisti, accompagnata da incontri nelle scuole, mostre artistiche e dibattiti, saranno presentati due progetti, per dare ancora maggiore spessore, ma soprattutto continuità e concretezza a questa attenzione verso l’autismo: InAltoMare e AspieDubProject.

InAltoMare è sia un film documentario che un reportage fotografico sul viaggio nel Mediterraneo realizzato da un gruppo di persone con autismo. Il progetto è una partnership tra Diversamente onlus, InMediAzione e Marraiafura, con il sostegno della Fondazione Sardegna. Saranno presenti i registi Gabriele Meloni e Marco Spanu, insieme al fotografo Giorgio Marturana, che presenteranno il progetto proiettando anche un’anteprima del documentario e della mostra fotografica.

AspieDubProject è invece un progetto della scuola di doppiaggio “Teatro8” di Torino, che utilizza il doppiaggio cinematografico come strumento di crescita personale per le persone con sindrome di Asperger. Sarà presente Patrizia Darold, curatrice del progetto. A fine serata verranno premiati i due migliori film con targhe e premi in denaro rispettivamente di 600 e 400 euro. Il pubblico in sala potrà votare il film preferito al quale sarà attribuito il premio della giuria popolare.

Le buone pratiche inclusive della scuola bergamasca


La scuola bergamasca celebra l’inclusione
Il 25 maggio un convegno e un libro sulle buone pratiche

“Le buone pratiche inclusive della scuola bergamasca” è il titolo del convegno in programma mercoledì 25 maggio 2016, ore 14.30-17.30, all’auditorium dell’Istituto superiore “Giulio Natta” di Bergamo, via Europa 15, organizzato dall’Ufficio Scolastico Territoriale per riflettere e confrontarsi su alcune esperienze scolastiche inclusive, in grado cioè di rispondere ai bisogni di tutti gli alunni e in particolare a quelli di ciascuno, in classi sempre più eterogenee negli stili di apprendimento degli studenti e nei loro bisogni, in gruppi multiculturali e multilivello.

“Una scuola inclusiva si fa ambiente accogliente e valorizza tutte le differenze, etniche, culturali, le varie abilità, fino alle eccellenze e agli alunni superdotati – spiega Patrizia Graziani, dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo – La scuola bergamasca da anni è in prima linea: la sfida è quella di adottare pratiche didattiche e organizzative sempre più rispettose delle peculiarità di ogni singolo studente”.

“La governance per l’inclusione nella provincia di Bergamo” sarà il tema approfondito dalla dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale Patrizia Graziani nella relazione d’apertura. Giuliana Sandrone, direttrice del CQIA (Centro di Ateneo per la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento) dell’Università degli Studi di Bergamo, allargherà la prospettiva allo sfondo teorico-scientifico: “Il docente riflessivo e la scuola inclusiva”.

A seguire il focus su alcune buone pratiche inclusive. Salvatore Lentini, dirigente Istituto comprensivo di Sovere, illustrerà “L’importanza del Bequadro: la musica come strumento di inclusione”; Nico Rinaldi, dirigente Istituto comprensivo di Tavernola, lo sport per l’inclusione nell’esperienza pluriennale “Insieme con TraSPORTo”; Luciano Mastrorocco, dirigente Istituto comprensivo De Amicis di Bergamo, parlerà di come “Rendere visibile il pensiero – la sfida che ci attende”; Luigi Airoldi, dirigente Istituto comprensivo di Scanzorosciate, presenterà un “Incontro-dialogo sull’accoglienza degli stranieri”; mentre Alessandra Calzi, docente di italiano L2 all’Istituto comprensivo di Trescore, parlerà di alcuni “Approcci e strumenti inclusivi per lo studio delle discipline”.

Le conclusioni sono affidate a Raffaele Ciambrone del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione). Modera Antonella Giannellini, referente provinciale Inclusione presso l’Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo.

Durante il convegno viene presentato in anteprima il volume “Una Scuola inclusiva”. Il libro, che a breve sarà in distribuzione gratuita alle scuole bergamasche come utile strumento di lavoro, presenta i risultati di un importante progetto di ricerca-azione sulle pratiche inclusive di diversi istituti: Istituto comprensivo De Amicis di Bergamo, Istituti comprensivi di Nembro, Calcinate, Zanica, Suisio, Istituto superiore Natta di Bergamo, Istituto Figlie del Sacro Cuore di Gesù di Bergamo. Il progetto è stato deliberato e finanziato dal Glip (Gruppo di lavoro interistituzionale provinciale per l’integrazione scolastica degli alunni disabili) ed ha avuto il supporto scientifico della direttrice del CQIA Giuliana Sandrone.

Le pratiche inclusive della ricerca-azione hanno riguardato la flessibilità organizzativa, la progettazione intenzionale, la valutazione delle competenze e del grado di inclusività delle scuole, il rapporto tra le Indicazioni nazionali e l’Index per l’inclusione, il rapporto tra scuola e famiglia.

Per sostenere le scuole nella didattica esiste la rete territoriale per l’inclusione. Riorganizzata dal 2014 su direttiva Miur, è formata dal Centro territoriale di supporto provinciale (Cts), che sostiene le scuole nella didattica inclusiva attraverso le tecnologie informatiche ed ha come compito istituzionale il coordinamento dei sette Centri territoriali per l’inclusione (Cti): si occupano del piano di formazione provinciale, promuovono ricerca e sperimentazione, offrono consulenza pedagogica, raccolgono e diffondono le buone pratiche inclusive, organizzano i laboratori di italiano per gli studenti con cittadinanza non italiana.

Il Centro territoriale di supporto provinciale (Cts) ha sede operativa all’Ic Muzio di Bergamo ed ha inglobato il Centro per l’integrazione degli alunni dislessici (Cidad). I sette Centri territoriali per l’inclusione (Cti) hanno inglobato, facendone propria la ricca esperienza maturata, gli undici Sportelli scuola-stranieri e i sette Centri territoriali risorse per l’handicap (Ctrh) provinciali. Ecco dove sono: Cti di Bergamo con sede all’Ic De Amicis; Cti di Verdellino con sede all’Ic di Verdellino; Cti di Seriate con sede all’Ic Battisti; Cti di Borgo di Terzo con sede all’Ic di Borgo di Terzo; Cti di Gazzaniga con sede all’Ic di Gazzaniga; Cti di Suisio con sede all’Ic di Suisio; Cti della bassa pianura bergamasca con sede all’Ic di Casirate d’Adda.

Il convegno “Le buone pratiche inclusive della scuola bergamasca” è rivolto a dirigenti scolastici, docenti, studenti, genitori.

Per informazioni: www.istruzione.lombardia.gov.it/bergamo

Social network e lavoro


Social network e lavoro: ecco le nuove professioni per lavorare e guadagnare online

Social network e rete, il web è in continua evoluzione. Il cambiamento del mondo del lavoro passa da qui e nell’era di Facebook, Instagram e Twitter dove qualsiasi persona puo’ improvvisarsi video-reporter grazie a Youtube per i giovani sono nati tanti nuovi tecno-mestieri virtuali che sono molto richiesti da aziende che non vogliono restare indietro. Bill Gates stesso ha dichiarato che “qualsiasi azienda che entro il 2018 non investirà almento il 20% delle proprie risorse nel marketing digitale sarà tagliata fuori dal mercato”. Gestore di pagine Facebook, Social media marketing, Blogger, Esperto di digital marketing, questa è solo l’inizio di una lista di nomi di nuovi lavori che sono possibili grazie al web: secondo un’indagine dell’autorevole settimanale britannico Economist, le professioni più richieste dalle imprese nei prossimi anni saranno quelle create dal web e dal marketing digitale tanto che addirittura a Roma, l’università Luiss ha lanciato tre nuovi corsi di laurea, dedicati al marketing digitale e ai big data. Ma cosa sono di preciso questi mestieri 3.0? Si tratta di mestieri che mettono in condizione chi li persegue di utilizzare le proprie capacità nell’usare strumenti mobili e digitali a favore di uno o dell’altro brand: “Per fare qualche esempio abbiamo il data scientist cioè il responsabile dell’analisi dei big data, cioè la capacità di rielaborare enormi quantità di dati e informazioni in tempo reale, oppure l’ esperto nel campo dell’information tecnology, il digital manager, che conosce i processi di digitalizzazione all’interno della gestione dell’azienda e il social media manager che si occupa della gestione di pagine Facebook e di altri social network”. L’ambito di applicazione di questi nuovi mestieri è molto vasto, si va dalle aziende innovative, a manager che cercano persone con competenze manageriali e di analisi dei big data, fino al mondo delle start up. Esistono siti web per agenzie web che vogliono ampliare i propri sistemi di promozione online o vendere addirittura a terzi nuovi servizi che si occupano proprio di questo (agenzie che procacciano reseller per fornire supporto e servizi gia testati che producono in house). Secondo i dati di Jobpricing in Italia il 40 percento dei laureati sviluppa una start up nel settore dell’Ict e nel Digital, mentre il 20 percento dei diplomati lo sviluppa nel settore del commercio e dell’ edilizia, con la differenza che rispetto al passato il mercato oggi lo fa il web e non più il mattone. Ed ecco allora come nel marketing non bisognerà conoscere non solo le classiche nozioni che regolano la pubblicità, ma anche essere capace di analizzare e gestire i dati statistici provenienti dal web per costruire nuove strategie utilizzando un insieme di strumenti che vanno da Facebook a Instagram fino ad arrivare a campagne mobile marketing ed altro. E’ prassi infatti ormai consolidata che grandi aziende utilizzino social network come Facebook, Twitter o Youtube per costruire nuove strategie di mercato. E Bill Gates ha gia avvertito gli imprenditori.

Istruzione e formazione in carcere e nei servizi minorili

Protocollo d’intesa Giustizia-Miur

Ai soggetti adulti ristretti nelle strutture penitenziarie e ai minori sottoposti a provvedimenti penali non detentivi da parte dell’autorità giudiziaria minorile dovranno essere garantite integrazione e pari opportunità di trattamento nei percorsi scolastici. E questi percorsi formativi dovranno essere finalizzati a favorire l’acquisizione e il recupero di abilità e competenze individuali e a sviluppare una politica dell’istruzione integrata con la formazione professionale, in collaborazione con le Regioni e il mondo delle imprese, anche attraverso percorsi di apprendistato e tirocinio. È quanto prevede un Protocollo d’intesa siglato oggi a Palermo, in occasione del 24mo anniversario della strage di Capaci, dai Ministri della Giustizia, Andrea Orlando, e dell’Istruzione, Università e Ricerca, Stefania Giannini, per la realizzazione di un Programma speciale per l’istruzione e la formazione negli istituti penitenziari e nei servizi minorili della giustizia, da realizzarsi con il coinvolgimento di enti pubblici, fondazioni e associazioni di volontariato, categorie di imprese e confederazioni. Fra le azioni che nasceranno dalla collaborazione dei due dicasteri, la definizione di un Patto Formativo individuale nell’ambito delle attività di accoglienza e orientamento; l’integrazione dell’istruzione con la formazione professionale, da realizzarsi in collaborazione con le Regioni; la creazione di un libretto formativo con le competenze acquisite, per facilitare l’entrata nel mercato del lavoro. E poi formazione in apprendistato, flessibilità e personalizzazione dei percorsi formativi, previsione di laboratori didattici e tecnici, potenziamento delle biblioteche e formazione anche per il personale dell’Amministrazione penitenziaria, della Giustizia minorile, dell’Amministrazione scolastica, nonché per i volontari e gli operatori che operano negli istituti. Un Comitato paritetico, composto da rappresentanti del Ministero della Giustizia e del Miur, curerà la stesura del Programma, l’approvazione di un piano annuale delle attività e le conseguenti azioni di monitoraggio.

AI PROMOTORI DI LIBERARE LA SCUOLA

RISPOSTA DI DIRIGENTISCUOLA AI PROMOTORI DI LIBERARE LA SCUOLA

 

DIRIGENTISCUOLA, ringraziando per l’attenzione ricevuta, comprende e condivide la sacrosanta esasperazione che avete espresso nel vostro Documento con apprezzabile garbo istituzionale ed altrettanta chiarezza di propositi: finalmente la categoria si muove, per pretendere, puramente e semplicemente, di svolgere la sua precipua funzione pubblica e di essere trattata da dirigenza vera.

La comprende e la condivide, perché già vissuta, all’incirca cinque anni fa, da uno sparuto gruppo di vostri colleghi nel non volersi rassegnare , benché in un’età non più verde o alle soglie della pensione, ad essere maltrattati come figli di un dio minore, e contestualmente determinandosi a percorrere l’unica strada possibile per conquistare una dignità mai riconosciuta e non smarrire definitivamente il senso di autostima.

Oggi quel gruppo sparuto, dopo non lievi peripezie, è un sindacato rappresentativo della dirigenza scolastica, che possiede i numeri, di imminente ufficializzazione da parte dell’ARAN, per esserlo anche nella nuova ricompattata area dell’Istruzione e della Ricerca, potendo così presenziare a pieno titolo ai tavoli negoziali e parimenti poter interloquire con il livello politico: perché nessun riscatto della categoria può fondarsi sulla benevolenza altrui.

Di sicuro non su quella dei sindacati di comparto, che legittimamente, dal loro punto di vista, al netto delle ecumeniche ma sterili rassicurazioni, antepongono gli interessi dei soci di maggioranza (docenti e ATA, gli stessi ad aver sprezzatamente risposto al vostro appello per invitarvi a dimettervi se non vi sentite in grado di assumere le responsabilità che la dirigenza comporta), piuttosto impegnati ad erodere i poteri della controparte datoriale ed ora, dopo l’emanazione della legge 107, padronale, in funzione di tutela di un’indistinta massa impiegatizia di lavoratori. Emblematica è l’ultima loro congiunta performance, condita dagli immarcescibili arzigogoli e perenni distinguo, dell’ennesimo radicale niet alla valutazione dei dirigenti scolastici, così privati della chance di accorciare significativamente il differenziale retributivo con tutta la – valutata – dirigenza pubblica, e senza per questo essere liberati dalle proliferanti molestie burocratiche; che si è concluso con l’invito ad unirsi allo sciopero del 20 maggio per quest’altra ragione, cioè per non essere valutati e quindi non legittimati a valutare i propri dipendenti, le altre essendo quelle di contrastare l’istituzione degli ambiti territoriali e rendersi di conseguenza impossibilitati ad individuare i docenti necessari per realizzare il PTOF dell’istituzione scolastica, e di non consentirsi l’attribuzione del bonus premiale o almeno costringersi a contrattarlo, benché la norma imperativa lo vieti. Insomma, uno sciopero contro se stessi! Per autosvuotarsi di tutte le ordinarie prerogative di una figura dirigenziale e regredire nella felice era pre-autonomistica di semplici coordinatori della didattica, se proprio non dovesse riuscire un ulteriore salto all’indietro, di quarant’anni e passa, di una democratica elezione.

E se pure non in termini così solari, non pochi dubbi suscita la supposta benevolenza di più autorevoli e più rappresentativi sindacati della dirigenza scolastica, che da un lato danno mostra di volerne l’integrale assimilazione alla dirigenza amministrativa pura (pur consapevoli che, per ragioni di ordine tecnico, ciò è impossibile in radice), dall’altro conservano un oggettivo interesse a mantenerla reclusa nel recinto dell’aborrita – sempre a parole – specificità, per continuare a lucrare una rendita di posizione e spenderla per consentire ad un’inamovibile monarchia, da oltre un quarto di secolo, di cumulare la guida di una confederazione di dirigenti pubblici normali, che – e non si può non averne pari consapevolezza – mai tollererebbero di compartecipare alcunché con ingombranti parenti poveri.

Nel rispondere ora alle singole domande, abusando del privilegio della vostra pazienza per questa non breve premessa, mette conto rimarcare che certamente DIRIGENTISCUOLA si spenderà in tutte le sedi per rendere effettiva, e non un vacuo nomen iuris, la dirigenza scolastica, anche e soprattutto prospettando interventi razionali di sistema, ma mai per depotenziarla delle competenze, e delle correlate responsabilità, che vanno sicuramente meglio definite per poter essere in concreto esigibili.

1.Allo stato degli atti, sulla sicurezza si dovrà sollecitare il Legislatore ad introdurre nel corpus del D. Lgs. 81/08 una normativa semplificata per le istituzioni scolastiche che non possono essere paragonate a cantieri di lavoro e/o a stabilimenti industriali, sanando peraltro un’omissione del MIUR, che avrebbe potuto provvedervi per tempo esercitando la relativa facoltà prevista nella stessa legge generale. Ma va pure ricordato che in capo al dirigente scolastico-datore di lavoro vi è solo un obbligo di tipo organizzativo, di predisporre e controllare un sistema di sicurezza, operando le necessarie e tempestive segnalazioni all’Ente proprietario per gli interventi strutturali e all’Amministrazione per le risorse finanziarie necessarie alla formazione del personale et similia, oltre l’obbligo di adottare provvedimenti ictu oculi urgenti, e/o resi possibili con le risorse a disposizione.

  1. Il condivisibile snellimento amministrativo disegnato sulla specificità delle scuole ha perso la prima preziosa occasione del mancato recepimento dell’art. 8 del d.d.l. 1577 nel testo finale della legge delega 124/15, c.d. Riforma Madia, che opportunamente aveva introdotto una definizione plurale di pubbliche amministrazioni, distinguendole in ragione delle differenziate strutture e funzioni al fine di evitare che la norma generale figurante nell’art. 1, comma 2 del D. Lgs. 165/01 si applicasse indistintamente ad un elefantiaco Dicastero e a una Direzione Didattica di seicento alunni o anche meno. E ne ha perso una seconda, per essere stata espunta dalla legge 107/15 la previsione che nel documento programmatico La buona scuola voleva allocare in istituendi centri specializzati tutti quegli adempimenti amministrativi di tipo seriale o non strettamente correlati all’indispensabile supporto alla didattica. L’attuale soluzione dei volontari accordi di rete, più o meno in corrispondenza dei nuovi ambiti territoriali, sembra un palliativo, anche perché si accompagna alla desertificazione degli uffici di segreteria. Margini di un ripensamento, che DIRIGENTISCUOLA non mancherà di stimolare nel corso delle canoniche audizioni ed oltre, potrebbero trovar luogo in sede di decretazione delegata, nell’ambito della prefigurata compilazione del nuovo testo unico dell’istruzione, che contempla modifiche innovative.

Sembra invece segnata da un’insanabile contraddizione la risposta inviatavi dal più autorevole e più rappresentativo sindacato della dirigenza scolastica , che condivide la necessità di ridurre drasticamente gli adempimenti burocratici che sono deleteri anche perché distolgono i capi d’istituto dall’esercizio della vera dirigenza, ma poi in fatto la nega quando rivendica la piena equiparazione delle scuole alle altre amministrazioni pubbliche, che sono strutturalmente contrassegnate da procedure in larga prevalenza standardizzate per la produzione di atti giuridici che siano immuni da vizi di legittimità, nel mentre le istituzioni scolastiche sono organi-enti dotati di autonomia funzionale alla produzione di un servizio tecnico, d’indole immateriale (istruire-educare-formare), erogato da soggetti professionali la cui azione, connotata da ampi margini di discrezionalità (laddove l’interpretazione prevale sull’esecuzione), va coordinata e condotta a sistema da un dirigente ad esse preposto in posizione apicale.

Di più, sfugge il nesso logico tra la predetta piena equiparazione delle scuole alle altre amministrazioni pubbliche e l’essere questa il presupposto oltretutto indispensabile per l’equiparazione retributiva ai restanti dirigenti; la cui realizzazione, a giudizio di DIRIGENTISCUOLA, dipende invece dalla volontà politica di stanziare le inerenti risorse, ovvero da quel Giudice a Berlino ( leggasi: Corte Europea per i Diritti Dell’Uomo) aduso a decidere con criteri sostanzialistici in luogo dei nostrani cavilli formali, allorquando fosse chiamato a comparare le 22 tipologie di competenze-responsabilità che si scaricano sugli specifici dirigenti scolastici con le 4 che incidono, e non tutti, i generici dirigenti pubblici di analoga fascia: rese con plastica evidenza nell’ultima tabella pubblicata dalla rivista Tuttoscuola.

  1. La culpa in vigilando, normata dal codice civile ma la cui radice è nella Costituzione, è tipica di tutti i soggetti di garanzia e perciò ineliminabile. Vi è peraltro da precisare che essa è primariamente intestata all’Amministrazione, che potrà esercitare l’azione di rivalsa provando il dolo o la colpa del dipendente. In particolare, per il dirigente scolastico la soggiacenza alla responsabilità civile, come di regola alle altre tipologie di responsabilità codificate nell’ordinamento, risiede in un difetto di organizzazione a lui imputabile, anche per quella peculiare forma di responsabilità amministrativa penale che lo riguarda a titolo personale come datore di lavoro e/o rappresentante legale, impropriamente qualificata responsabilità oggettiva, nel mentre trattasi, correttamente, di inversione dell’onere della prova, sul paradigma degli artt. 2047-2054 del codice civile.
  2. L’accordo sull’indizione immediata e regolare (senza il ricorso a sanatorie più o meno mascherate) del concorso a dirigente scolastico è scontato, così come è pieno sulla necessità di incardinare nel sistema un articolato middle management, appositamente formato e selezionato e non frutto di felici congiunture , una sorta di varie ed eventuali: per motivi di oggettiva funzionalità di qualsivoglia struttura organizzativa, per costruire una carriera per il personale docente e amministrativo, e non meno per rendere effettivo ed appropriato l’esercizio della funzione dirigenziale, posto che il dirigente – ogni dirigente che non sia attributario di mere posizioni dirigenziali – è per definizione un soggetto generalista, o una figura organizzatoria, cui non è richiesto il possesso (e l’esercizio) di competenze specialistiche, di matrice tecnica o professionale, bensì la capacità di combinare in modo ottimale (efficiente-efficace-economico) le eterogenee risorse assegnate (umane, finanziarie e strumentali) per il raggiungimento del risultato atteso – e valutato – dal committente, sia esso un soggetto fisico o lo stesso Legislatore.

DIRIGENTISCUOLA sosterrà tutti i percorsi orientati in questa direzione con la stessa tenacia da sempre dispiegata dalle corporazioni generaliste per contrastarli sistematicamente, e sinora con successo, in nome di un’inconferente e mai declinata unicità della funzione docente e di una, suggestiva, leadership senza gerarchie e – beninteso – senza accertate competenze e senza esigibili responsabilità. Così come, per intanto, si impegna quotidianamente a contrastare gli accaniti reiterati tentativi di vanificare quei più tenui, ma comunque significativi, istituti che , pur a fatica, il Legislatore è riuscito ad introdurre, quali la facoltà del dirigente scolastico di individuare nell’ambito dell’organico dell’autonomia fino al 10% dei docenti che – formalizzato un atto d’incarico – lo coadiuvino in attività di supporto organizzativo e didattico (art, 1, comma 83, legge 107/15).

  1. Le ragioni di una retribuzione adeguata al profilo del dirigente scolastico, già deducibili da quanto argomentato, sono dettagliate nella corposa documentazione presente sul sito nazionale, non potendo qui, per economia espositiva, riproporle neanche qualora si riuscisse a compendiarle in una strettissima sintesi.

Già ridefiniti, e ridotti a quattro, sia i comparti che le corrispondenti aree dirigenziali, a breve dovranno avviarsi le trattative per il rinnovo del nostro contratto. E DIRIGENTISCUOLA, il sesto ed indesiderato incomodo, siederà al tavolo negoziale con un indelebile senso di colpa – instillatole sempre dal più autorevole e più rappresentativo sindacato della dirigenza scolastica – per aver accentuato la frammentazione della sua rappresentanza, che l’ha finora indebolita contrattualmente. A questi tavoli, e non più attraverso autoreferenziali resoconti, potrà verificare la cifra di veridicità delle sdegnate dichiarazioni di esimi segretari nazionali della Pentiade che pare si siano, alla buon’ora, accorti del sovraccarico di incombenze e responsabilità di chi subisce una penalizzazione di almeno trentamila euro annui lordi rispetto a tutte le altre dirigenze. E vedremo se, dopo aver firmato tutti i precedenti contratti collettivi della distinta ex area quinta – che, anziché restringere, hanno sempre più dilatato lo iato economico con la dirigenza pubblica – si indurranno ad apporre una firma congiunta nella solita dichiarazione a verbale in cui si (ri)concorda di rinviare ancora l’equiparazione retributiva al prossimo giro. Hic Rhodus, hic salta!

Il segretario nazionale DIRIGENTISCUOLA

                                                                             Attilio Fratta

Istituti aperti in estate e di domenica in tutt’Italia solo dal prossimo anno

da Il Sole 24 Ore

Istituti aperti in estate e di domenica in tutt’Italia solo dal prossimo anno

di Cl. T.

L’apertura straordinaria delle scuole in estate e la domenica che riguarderà tutta l’Italia partirà «con l’anno scolastico 2016/2017 e riguarderà soprattutto le zone dove ci sono situazioni di dispersione scolastica particolarmente elevata». Quest’estate invece «sarà gestita soltanto l’emergenza che riguarda quattro grandi città: Roma, Palermo, Napoli e Milano».

La precisazione del ministro
La precisazione arriva direttamente dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini: «Bisogna distinguere le due dimensioni del progetto. Uno di medio termine, che significa destinare una quota significativa dei fondi europei a questo tipo di problema, cioè dare alla scuola la possibilità di aprirsi negli orari e nelle iniziative. E sono 140 milioni di euro che noi cominceremo a destinare dal prossimo anno scolastico. Questa parte del progetto riguarderà tutta l’Italia laddove ci sono situazioni in cui la dispersione scolastica è particolarmente elevata».

A Napoli già assegnati 4 milioni e 100mila euro
Poi c’è l’emergenza, che parte quest’estate «in quelle quattro grandi città che hanno questioni urgenti ed emergenti. Siamo partiti da Napoli dove si è sollevato un grido dal basso con il movimento Popolo in Cammino di don Loffredo. A questa città abbiamo immediatamente destinato 4 milioni 100mila euro per aprire le scuole da questa estate, quindi da quando chiuderanno sino a settembre. Per essere chiari – precisa ancora il ministro – non per studiare latino o matematica il pomeriggio, cioè per fare il doposcuola, ma per strappare questi ragazzi alla strada».

In Campania arriva «Scuola Viva»: fondi a 500 istituti per combattere la dispersione

da Il Sole 24 Ore

In Campania arriva «Scuola Viva»: fondi a 500 istituti per combattere la dispersione

di Ludovica Ciriello

Approvata una programmazione triennale per oltre cento milioni da destinare alle scuole presenti nella Regione Campania, nel quadro del progetto «Scuola Viva». Voluto dalla giunta del governatore Vincenzo De Luca e, in particolare, dall’assessore all’Istruzione e alle Politiche sociali, Lucia Fortini, «Scuola Viva» usufruirà di risorse erogate dal Fondo Sociale Europeo, per potenziare l’offerta formativa delle Sistema Scolastico Regionale, sostenendo soprattutto gli istituti ubicati in zone dove il disagio sociale è più alto e dove, dunque, della Scuola si sente ancor più l’esigenza.

L’iniziativa
Una programmazione triennale (2016/2019), di 50mila euro l’anno per ognuna delle 500 scuole che saranno selezionate – attraverso un avviso pubblico, cui si potrà rispondere entro il 31 maggio di quest’anno – tra le circa mille presenti in Campania. Tante le attività – da realizzarsi esclusivamente in orario extrascolastico e nel periodo che va da luglio a settembre – che potranno così essere finanziate: da quelle legate a materie già oggetto di insegnamento ad altre volte ad introdurre gli studenti allo studio di discipline aggiuntive (come, ad esempio la musica o il teatro). Obiettivo principale del progetto è avvicinare gli studenti al mondo della Scuola, arginando il fenomeno della dispersione scolastica: da sempre, un grande problema per gli istituti campani. «Scuola Viva» si propone poi di coinvolgere, nelle attività che saranno organizzate, le famiglie degli studenti ed altre energie positive presenti sul territorio, come parrocchie o associazioni, per implementare anche il legame tra le scuole e il territorio in cui queste sono insediate.

Le attività
I progetti sostenuti da «Scuola Viva» – per i quali è previsto un costante monitoraggio da parte della Regione e degli istituti proponenti – saranno destinati a studenti di ogni ordine e grado e alle loro famiglie (con esclusione delle scuole d’infanzia). Sarà, però, data priorità a quanti presentano situazioni di svantaggio, disabilità o maggiori difficoltà di apprendimento nell’acquisizione delle competenze di base. Se, infatti, la dispersione scolastica è il principale problema della Scuola campana, non sarà però l’unico problema cui si proverà a porre un freno. Ogni istituto avrà la possibilità di progettare e avanzare nuove proposte, in ragione delle esigenze specifiche al suo territorio. Laboratori tematici in orari extracurricolari, corsi volti al recupero delle competenze di base, tutoring, percorsi mirati per soggetti con disabilità, incontri di orientamento, consulenza psicologica: sono solo alcune delle attività che potranno essere ospitate da ognuna delle scuole selezionate. Gli istituti superiori potranno, infatti, portare avanti anche progetti di alternanza scuola-lavoro, progetti di apprendimento (formazione in aula e stage in azienda) o, infine, i cosiddetti progetti di rete, articolati in 4 fasi: orientamento, formazione in aula o visite di studio, attività di impresa simulata e, infine, project work.

L’assessore Fortini: così aiutiamo il territorio
Dal prossimo anno scolastico, «Scuola Viva» raccoglierà il testimone da «Scuole Aperte»: il progetto del Miur, operativo già da quest’estate, che consentirà a istituti scolastici di quattro città italiane (Napoli, Milano, Palermo, Roma) di proseguire le proprie attività anche nel periodo estivo. «Abbiamo deciso d’accordo con il Miur che, avendo loro già a disposizione le risorse necessarie, avrebbero aperto le scuole fin da subito, mentre noi avremmo portato avanti il nostro progetto dal prossimo anno: come in una sorta staffetta. Credo sia un ottimo esempio di collaborazione tra istituzioni», spiega l’assessore Lucia Fortini. «L’idea di «Scuola Viva» nasce dalla lettura del territorio – continua l’assessore – da più parti, infatti, ci veniva chiesto di tenere le scuole aperte il più possibile. E questo perché, soprattutto nelle zone più disagiate, la scuola è sempre presidio di legalità. Anche se generalmente si lavora su programmazioni annuali, abbiamo quindi deciso di muoverci su un quadro triennale, così da poter apportare un cambiamento più profondo, che arrivi ad incidere anche sull’approccio culturale di studenti e genitori e sul loro modo di guardare alla Scuola».

Invalsi alla primaria, continuando così stroncheranno creatività, fantasia ed immaginazione

da La Tecnica della Scuola

Invalsi alla primaria, continuando così stroncheranno creatività, fantasia ed immaginazione

Ancora una volta è stato usato un testo di Piumini per le prove dell’Invalsi nella scuola primaria.

I testi di Piumini sono noti per la loro creatività, perché incentivano lo sviluppo della fantasia, della immaginazione ed anche lo spirito critico dei bambini. E ripeto, dei bambini.

Circa 20 pagine e 45 minuti di tempo a disposizione. Un testo di 44 righe, seguito dal solito schema dell’Invalsi è quello che ha caratterizzato una delle prove dell’Invalsi per i bambini della scuola elementare.

Un testo che se letto con velocità ti costringerà a ritornare diverse volte alla sua lettura per cercare di rispondere correttamente alle domande, sempre che la risposta sia corretta per l’Invalsi. Con la spada del tempo che penderà sulla tua testa. Il testo scelto è L’erba che le lepri non mangiano.

La prima prova si incentra sul titolo del testo. La domanda generale sarà la seguente: Le informazioni che trovi nel titolo fanno già capire alcune cose del racconto che leggerai e fanno nascere alcune domande.

Quali domande fanno nascere? Ed i bambini dovranno mettere una crocetta sul sì o sul no per ogni domanda che ora segue. Per quale motivo le lepri non mangiano quell’erba? Le lepri troveranno degli amici? Le lepri correranno più veloci di tutti? Quale erba non mangiano le lepri? Ci si deve ricordare che stiamo parlando di bambini di scuola elementare.

Tolta la prima risposta che è scorretta, visto che non si fa riferimento ad alcuna erba specifica, il problema si pone con due sicuramente delle tre rimanenti.

Le lepri troveranno degli amici? Certo, si dirà, non c’entra assolutamente nulla con il titolo, e se un bambino immagina una sorta di amicizia che può nascere in quel contesto? Se le lepri troveranno degli amici? E se l’amico o meglio l’amica sarà proprio l’erba? Anche perché poi dalla lettura del testo, che comunque i bambini non hanno ancora effettuato, emergerà una sorta di amicizia tra l’erba e la lepre. E come verrà valutato dall’Invalsi un bambino che risponde sì a questa domanda? E che non ha ancora letto il testo?

Veniamo brevemente al testo. Il racconto parla di un’erba particolare, con specificità determinate, lunghezza, colore, profumo, gusto. Di una lepre, che inseguita da una volpe troverà riparo in un prato dove crescerà questa erba e che gli salverà la vita, perché la lepre riuscirà a confondersi con le sue foglie.

E da quel momento, visto che l’erba o meglio quell’erba ha salvato la vita alla lepre, le lepri non la mangeranno più “per ringraziare dell’aiuto gentile” dunque nasce una sorta di amicizia tra l’erba e la lepre.

Tra le tante domande, che comunque in via complessiva possiamo definire normali, ne segnalo due, che ben evidenziano la particolarità di questo sistema.

Ad un bambino si chiede se è importante o se non è importante quanto ora segue: Se l’erba è o non è importante perché ha le foglie lunghe, perché ha i fiorellini con un profumo che copre altri odori, perché si può mangiare, perché ha foglie con sapore gustoso. Ora tutte queste sono peculiarità dell’erba considerata che la rendevano mangiabile per le lepri. Ai fini della storia, per come vuole l’Invalsi quali saranno le voci importanti? Rilevato che alla fine tutte possono essere importanti?

Insomma, la scuola deve aiutare i bambini sicuramente alla comprensione del testo, ma anche ad incentivare la loro creatività, la fantasia, l’immaginazione, che queste prove semplicemente rischiano di stroncare sul nascere se continueranno a trovare affermazione e diffusione.

Anche perché nel momento in cui i risultati di queste prove saranno sempre più determinanti per il grado di attrazione di una scuola, è chiaro che i bambini verranno addestrati sempre con maggior frequenza a questi schemi perché la scuola possa essere una buona scuola per la macchina Invalsi.

Una scuola senza immaginazione, una scuola dove la risposta giusta dovrà essere solamente una, quella decisa dal sistema per il sistema, ci renderà tutti migliori? Ne siamo certi?

Piano triennale per la trasparenza e l’integrità, va inviato entro il 30 maggio ma è una fatica inutile

da La Tecnica della Scuola

Piano triennale per la trasparenza e l’integrità, va inviato entro il 30 maggio ma è una fatica inutile

Fa discutere il Piano Triennale per la Trasparenza e l’Integrità, il complesso documento che tutte le nostre scuole devono predisporre entro il 30 maggio.

Secondo la Cisl Scuola, il PTTI, rappresenterebbe un documento impegnativo, da redigere in poco tempo, ma senza reali benefici. In tre parole, “una fatica inutile”.

Per Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola, rasenta le “molestie burocratiche” che “sconfinano nella vessazione”.

Nella sua valutazione negativa del documento da realizzare, la dirigente sindacale parte dalle “indicazioni – discutibilissime – del MIUR” , per arrivare però a rilevare che “il Consiglio dei Ministri, nella sua riunione del 16 maggio, avrebbe approvato il FOIA, infelice acronimo con cui viene definito il decreto legislativo di revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza (Freedom of information act)”.

“Ebbene – continua Gissi – , nel FOIA la redazione del PTTI da parte delle scuole non è più prevista. Nel frattempo i dirigenti scolastici stanno lavorando, con procedura complessa, a un adempimento per il quale incombe una scadenza (30 maggio), ma che in base a quanto già deciso dal Governo non dovrebbe più essere richiesto alle scuole”.

Peccato che il decreto legislativo, come è noto, produca i suoi effetti solo 15 giorni dopo la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, quindi sicuramente dopo il 30 maggio.

“A questo punto i dirigenti scolastici – sottolinea la leader della Cisl Scuola – vivono un vero e proprio paradosso: devono rispettare la scadenza del 30 maggio, sapendo che il Piano sarà dichiarato non più dovuto solo pochi giorni dopo, o possono farne a meno, come logica e buon senso suggeriscono?”.

“Dal MIUR, manco a dirlo, assoluto silenzio. Viene da chiedersi: ma la ministra Giannini, era presente o no alla riunione del Consiglio dei Ministri? Si è accorta di quello che è stato deciso?”, chiede pubblicamente Gissi.

E poi chiude con una richiesta esplicita. “Nel caso le fosse sfuggito glielo ricordiamo noi, chiedendole di non perdere altro tempo e di fare subito ciò che avrebbe dovuto fare da una settimana: rimuova un obbligo assurdo ed eviti di costringere i dirigenti a sobbarcarsi una fatica del tutto inutile”.

#PalermoChiamaItalia: la carica di 50mila studenti per dire no alla mafia

da La Tecnica della Scuola

#PalermoChiamaItalia: la carica di 50mila studenti per dire no alla mafia

Palermo chiama e l’Italia risponde: lunedì 23 maggio, 50mila studenti di tutto il Paese si uniranno in un grande coro contro la mafia e per la legalità.

L’occasione è ancora una volta fornita dall’anniversario delle stragi di Capaci e Via d’Amelio, giunto alla 24esima edizione.

Il cuore delle manifestazioni si svolgerà a Palermo, nel ricordo di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesca Morvillo e degli agenti delle loro scorte. Ma l’evento “Palermo chiama Italia”, organizzato dalla Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone”, con la direzione generale per lo Studente del Miur, si estenderà a tutto il Paese, toccando altre otto città italiane, in cui cittadini e studenti saranno presenti per dare testimonianza del loro impegno per la legalità.

 

Vi proponiamo, qui di seguito, il lungo comunicato stampa prodotto dal Miur sull’avvenimento nazionale.

 

Dal 2002 la Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone”, in collaborazione con il Miur, ha avviato percorsi di educazione alla legalità a livello nazionale che culminano ogni anno nell’evento del 23 maggio, giorno dell’anniversario dell’attentato di Capaci. Dal 2015 la manifestazione, prima concentrata a Palermo, è stata estesa a tutto il Paese.

L’edizione 2016 del 23 maggio si svolgerà anche a Milano, Gattatico (RE), Firenze, Napoli, Roma, Pescara, Bari, Barile (PZ). Le piazze della legalità saranno collegate con l’Aula Bunker del carcere Ucciardone di Palermo a partire dalle 9.45 con una diretta su Rai Uno.

Nell’Aula Bunker saranno presenti, fra le autorità, il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, il presidente della Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone” Maria Falcone, il presidente del Senato Pietro Grasso, il ministro della Giustizia Andrea Orlando, il ministro dell’Interno Angelino Alfano, il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, il presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, il procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti. Nell’aula ci saranno oltre 800 studenti.

“Con la Buona Scuola abbiamo rafforzato il nostro impegno per la diffusione nelle scuole della cultura della legalità e della cittadinanza attiva. Nel 2015, in occasione del 23 maggio, abbiamo siglato a Palermo un accordo con il Consiglio Superiore della Magistratura che ha dato vita ad un anno intenso di lavoro nelle scuole che culminerà con la grande manifestazione di quest’anno.

Lunedì 23 maggio, 50.000 ragazzi da Nord a Sud offriranno al Paese l’immagine di un’Italia che non intende abbassare la guardia, che vuole raccogliere l’eredità di uomini come Falcone e Borsellino per continuare a combattere ogni giorno le mafie e l’illegalità. Nella consapevolezza che la mafia teme la scuola e l’istruzione più di ogni altra cosa”, sottolinea il Ministro Giannini.

“I percorsi di cittadinanza attiva che svolgono gli studenti di tutta Italia sono possibili, grazie al supporto del Miur ma anche grazie all’impegno di tante realtà associative e di volontariato sociale diffuse in tutto il Paese e che quotidianamente lavorano con le scuole per divulgare una cultura civile della consapevolezza di contrasto ai fenomeni mafiosi” ricorda Maria Falcone.

 

#PalermoChiamaItalia, il 23 maggio sui social

L’edizione 2016 sarà caratterizzata da numerose iniziative che porteranno sui social la manifestazione, con l’obiettivo di diffondere sempre di più i suoi messaggi. Sarà possibile seguire gli eventi in live twitting sui profili @MiurSocial e @23maggioItalia.

Gli hashtag della manifestazione saranno #23maggio, #PalermoChiamaItalia. Foto e momenti salienti degli eventi saranno raccontati su Facebook attraverso gli account Miur Social e Palermo Chiama Italia. Sul profilo del Miur sarà trasmessa, dalle 16.00, la diretta del corteo che partirà dall’Aula Bunker per arrivare sotto casa del giudice Falcone. Grazie all’impegno degli studenti dell’Istituto CineTV “Rossellini” di Roma, che riprenderanno tutte le fasi dell’organizzazione, sarà possibile seguire i momenti che precederanno la giornata del 23 maggio sul canale Youtube Palermo Chiama Italia.

Per la prima volta verrà lanciata anche la APP della manifestazione “Palermo chiama Italia”, realizzata dagli studenti dell’Istituto “Europa” di Pomigliano d’Arco (NA), attraverso la quale sarà possibile essere informati e aggiornati su tutte le iniziative e seguire i principali momenti della giornata di Palermo in streaming. Mentre Voicebookradio.com, la webradio gestita dagli studenti del Liceo “Kennedy” di Roma, seguirà l’intera manifestazione in diretta da Palermo.

Le piazze della legalità

In ogni piazza si alterneranno interventi di figure istituzionali, magistrati, esponenti della società civile, studenti, docenti e verranno premiate le scuole che hanno partecipato al concorso indetto dal Miur e dalla Fondazione per promuovere la cultura della legalità.

Bari – A Catino, una delle zone della città maggiormente disagiate, presso il Giardino “Peppino Impastato”, si susseguiranno momenti di musica ed interventi di personalità della società civile e magistrati come Marco Guida.

Gattatico (Reggio Emilia) – Manifestazione presso Casa Cervi, per unire la resistenza al nazifascismo alla resistenza alle mafie, legame ancora più opportuno dopo le ultime operazioni contro la presenza locale della ‘ndrangheta. Parteciperà all’iniziativa Raffaele Ruberto, Prefetto di Reggio Emilia.

Firenze – Presso lo Spazio Reale di Campi Bisenzio la giornata vedrà, oltre all’esibizione degli studenti, l’intervento di Giovanna Maggiani Chelli, Presidente dell’Associazione di Via de’ Georgofili, e del Sostituto Procuratore della Repubblica Laura Canovai.

Napoli – In Piazza del Municipio, dove c’è dal 1997 un Albero Falcone e da poco è stata posta una lapide in ricordo di tutte le vittime del 1992, è previsto il contributo del Presidente della Giunta Distrettuale dell’Associazione Nazionale Magistrati Antonio D’Amato e del Procuratore di Napoli Giovanni Colangelo. Si esibirà inoltre il Coro Giovanile del San Carlo.

Pescara – Il Palazzetto “Giovanni Paolo II” ospiterà la manifestazione che vedrà l’esibizione dell’orchestra del Conservatorio. Saranno presenti esponenti del mondo del giornalismo, atleti e paratleti. Tra gli ospiti, Marco Alessandrini (figlio del giudice assassinato) e il Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura Giovanni Legnini.

Milano – La manifestazione avrà luogo presso l’Università degli Studi, grazie alla collaborazione dell’Associazione Libera, e vedrà la presenza del magistrato Donata Patricia Costa della Procura della Repubblica di Milano.

Barile (PZ) – Allo Stadio Comunale, manifestazione ispirata a Pier Paolo Pasolini che scelse questo luogo per girare alcune delle scene del film “Il Vangelo secondo Matteo”. Tra gli interventi è prevista la presenza del Sostituto Procuratore della Repubblica Salvatore Colella.

Roma – Alla Casa del Jazz, giornata all’insegna della musica. Durante la manifestazione, oltre ad artisti di fama, si esibiranno i finalisti del concorso indetto per le scuole e i gruppi musicali studenteschi “Un brano contro le Mafie”. Tra gli ospiti sono previsti gli interventi del Prefetto Francesco Paolo Tronca, del magistrato Alfonso Sabella e del Consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura Luca Palamara. Sarà inoltre esposta la mostra realizzata in collaborazione tra Miur e Ansa su Falcone e Borsellino.

 

La giornata a Palermo – 23 maggio 2016

La mattina evento in diretta su Rai Uno, a partire dalle 9.45, presso l’Aula Bunker di Palermo, luogo simbolo del Maxiprocesso contro l’organizzazione Cosa Nostra. Nel pomeriggio – tra le 15.30 e le 16.30 –  partiranno i due cortei: uno dall’Aula Bunker e l’altro da Via d’Amelio.

Entrambi i cortei si ritroveranno sotto l’Albero Falcone in Via Notarbartolo per celebrare insieme il momento solenne del Silenzio suonato dalla Polizia di Stato alle 17.58, ora della strage. Sul palco, oltre alle principali autorità delle Istituzioni, si avrà il contributo di artisti come Lorenzo Fragola, Gio’ Sada & BSS, Davide Shorty e Roberto Lipari. Ci saranno inoltre eventi: presso le Scalinate del Teatro Massimo dove il coro “Arcobaleno”, composto da studenti delle comunità immigrate di Palermo, aprirà la giornata eseguendo l’Inno d’Italia e altri brani del repertorio musicale sia classico che moderno (ore 8.00-8.30);a Piazza Magione, presso il Teatro Biondo (dalle 9.00 alle 13.00) e presso le scuole di Palermo che apriranno alla cittadinanza proponendo iniziative sui temi della legalità attraverso l’utilizzo di diverse forme espressive: musica, dibattiti, proiezioni cinematografiche e performance teatrali.

Presso l’Aula Magna delle “Scuole Giuridiche, economiche e sociali” dell’Università di Palermo, alle 10.30, si terrà un incontro congiunto promosso da tutte le associazioni universitarie per presentare il protocollo d’intesa tra Miur-Fondazione Falcone-Crui-CNSU. Alle 19 verrà celebrata una messa nella Chiesa di San Domenico dove riposano le spoglie di Giovanni Falcone.

In Provincia di Palermo e nel resto della Sicilia sono diversi i Comuni che si sono organizzati per realizzare iniziative locali in memoria della strage. Tra questi ricordiamo Trapani, Partinico, Paternò, Catania, Capaci, Carini, Ficarazzi, Bagheria, Terrasini, Trabia, Misilmeri, Corleone, Piana degli Albanesi.

Link utili:

Il sito della Fondazione.

Il canale YouTube di ‘Palermo Chiama Italia’.

Docenti assunti da concorso 2012 con meno di 35/50: il rischio decadenza esiste

da La Tecnica della Scuola

Docenti assunti da concorso 2012 con meno di 35/50: il rischio decadenza esiste

Dopo l’Ordinanza del Consiglio di Stato, non possono dormire sonni tranquilli quei docenti che non hanno inizialmente superato le prove preselettive del concorso 2012.

Ma che poi, a seguito del ricorso presentato al Tar, sono stati comunque immessi in ruolo. Per capire meglio cosa potrebbe succedere, ripercorriamo brevemente la vicenda.

Il DDG 82/2012, bando dell’ultima procedura concorsuale a cattedre, prevedeva che per l’accesso alle prove scritte era necessario superare la prova preselettiva con un punteggio minimo di 35/50, pari alla votazione di 7/10.

Moltissimi candidati che avevano ottenuto un punteggio inferiore al minimo di 35 punti previsto da bando, ma pari o superiore a 30 punti, equivalente quindi alla sufficienza (6/10), hanno proposto ricorso al Tar Lazio. Il quale, dopo averli ammessi con riserva alle successive fasi concorsuali, in sede di decisione nel merito del ricorso ha accolto le loro tesi.

Degli originari ricorrenti, solo una minima parte è riuscita a superare lo scoglio delle prove scritte e della prova orale, e solo un ulteriore minoranza si è collocata, con riserva, nelle graduatoria finale di merito in posizione utile per essere individuata quale vincitore di concorso.

In seguito al deposito delle sentenze del Tar di accoglimento dei vari ricorsi presentati, i vincitori inseriti con riserva nella graduatoria di merito sono quindi stati assunti con contratto a tempo indeterminato, ma sulle loro posizioni, ancora non del tutto consolidate, pende la spada di Damocle dell’appello proposto dal ministero dell’Istruzione.

L’amministrazione di viale Trastevere non ha infatti perso tempo nel procedere all’appello innanzi al Consiglio di Stato delle sentenze via via depositate dal Tar Lazio, per cercare di contrastare le posizioni dei ricorrenti e confutare la tesi dei giudici di primo grado, secondo cui la previsione di un punteggio minimo pari a 7/10 per una prova, quale quella preselettiva, che non è volta a saggiare le conoscenze dei candidati, appare manifestamente arbitraria, illogicità, oltre che irragionevole.

In realtà, la posizione di resistenza del Miur appariva suffragata già da alcuni segnali del Consiglio di Stato che, in sede di decisione di un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, aveva già espresso la sua opinione, sebbene in sede consultiva, circa la legittimità della soglia minima di 35/50 prevista dal bando per il superamento della prova preselettiva.

Su uno dei ricorsi in appello proposti dal Miur avverso le decisioni favorevoli del Tar, qualche giorno fa, in sede di discussione dell’istanza di sospensione dell’efficacia della sentenza, il Consiglio di Stato ha confermato il proprio orientamento, disponendo la sospensione della sentenza appellata per “evitare il consolidamento di posizioni che potrebbero essere poi travolte dalla sentenze di merito, anche tenendo conto della pari dignità dell’interesse dei controinteressati”.

Nell’accogliere l’istanza del Miur, i Giudici di Palazzo Spada hanno peraltro evidenziato che la soglia minima di punteggio prevista dal bando per il superamento della prova preselettiva non appare irragionevole.

A questo punto non ci sono più dubbi circa il rischio che corrono i non pochi ricorrenti che, ammessi inizialmente con riserva alle prove scritte, dopo la decisione favorevole del Tar in primo grado, essendosi collocati in posizione utile in graduatoria, sono stati immessi in ruolo.

È evidente infatti, e lo stesso Consiglio di Stato lo ha evidenziato nell’ordinanza in esame, che le loro posizioni potrebbero essere travolte da una decisione di merito del giudizio di appello.

Peraltro, nei contratti a tempo indeterminato che si stipulano con il ministero dell’Istruzione, ma detta clausola vale come principio generale, è sempre previsto che gli stessi perdono efficacia in caso di annullamento (anche in sede giurisdizionale) della procedura di reclutamento.

In questo caso, l’eventuale giudizio del Consiglio di Stato di annullamento della sentenza del Tar, in virtù della quale i vincitori del concorso sono stati assunti a tempo indeterminato, travolgerebbe inevitabilmente i contratti già stipulati, determinandone l’inefficacia.

Si tratta, purtroppo, di un pericolo concreto. Ed in ragione degli effetti che deriverebbero per i non pochi ricorrenti già assunti lo scorso anno scolastico grazie alle sentenze del Tar, i giudici di appello dovrebbero ponderare, in sede di merito, la loro decisione.

Proprio in tale contesto, in sede di merito, sebbene il Consiglio di Stato abbia già fatto intendere come la pensa, i ricorrenti potranno comunque cercare di dire l’ultima parola.

Spending review: nuove misure anche al Miur?

da La Tecnica della Scuola

Spending review: nuove misure anche al Miur?

In vista della stesura a ottobre della nuova legge di Bilancio, il governo studia misure ulteriori per dare più spinta alla spending review.

Public Policy fa il punto sulle ulteriori misure che il governo intende prendere attraverso un approccio non più improntato a tagli una tantum ma a un programma, con verifiche vincolanti, per i tagli di tutti i ministeri.

E fra tutti i ministeri c’è pure quello dell’istruzione.

Il Def 2016 pianifica risparmi derivanti dagli interventi di spending già avviati per 25 miliardi nel 2016 e 27,6 miliardi nel 2017, di cui 2,7 miliardi nel 2016 e 2,1 miliardi nel 2017 dai ministeri.

Il governo è però intenzionato a fare di più.

Come prevede lo stesso Pnr del Def 2016 “dal 2017 la legge di Stabilità non costituirà più uno strumento separato rispetto alla legge di Bilancio, ma si avrà un unico provvedimento di natura sostanziale che conterrà, nella prima parte, norme di variazione di entrata e di spesa e nella seconda parte le previsioni di entrata e di spesa a legislazione vigente

Queste modifiche aprono la strada ad una revisione sistematica e strutturale della spesa, in cui il quadro delle risorse emergerà con diversi mesi di anticipo rispetto alla legge di Bilancio, grazie alle definizione degli obiettivi di spesa dei ministeri già nel Def e alla loro conferma in appositi dpcm, entro maggio di ogni anno.

A regime (e quella di quest’anno sarà la manovra di transizione) entro il 10 aprile dovrà essere presentato il Def con gli obiettivi programmatici del governo per il triennio successivo. E il 15 ottobre con il nuovo Bilancio verranno indicate le misure correttive da apportare a legislazione vigente per recepire sia le indicazioni degli obiettivi fissati del Def che gli obiettivi di spesa specifici per ogni ministero.

Se dunque anche il ministero dell’istruzione, come appare più che probabile, entrerà nell’orbita della spendig review tempi duri si profilano nella scuola, anche non si riesce a capire cosa altro ci sia da raschiare nella botte.

Vedremo

Scioperiamo sì, ma come in Francia

da La Tecnica della Scuola

Scioperiamo sì, ma come in Francia

Il flop dello sciopero del 20 maggio ha dato il via ad un vivace dibattito su come e quando sia opportuno scioperare per rendere efficace la protesta.
In questo momento, uno dei commenti più diffusi in rete è questo: “Dovremmo scioperare come stanno facendo in Francia: si continua fino a quando il Governo non accetta le richieste sindacali”.
Tralasciando ogni considerazione sulla effettiva adesione che azioni “forti” potrebbero riscuotere nel mondo della scuola, è sempre bene ricordare che in Italia esiste un codice di autoregolamentazione degli scioperi nei servizi pubblici essenziali che pone non pochi limiti all’iniziativa sindacale.
Intanto è vietato proclamare scioperi a tempo indeterminato e la durata massima di ogni azione è di due giorni; inoltre fra uno sciopero e un altro devono sempre passare almeno 7 giorni. Nella scuola primaria e nell’infanzia ogni insegnante può scioperare al massimo per 40 ore in un anno (8 giorni); il limite è di 60 ore (12 giorni) negli altri ordini di scuola.
Ogni azione deve essere annunciata con almeno 15 giorni di anticipo.
Senza contare che in alcuni periodi (per esempio nei giorni degli scrutini e degli esami finali) le limitazioni sono ancora maggiori.
Allo stato attuale, quindi, scioperi in stile “francese” sono del tutto impossibili nel settore pubblico e in particolare nella scuola.
A meno che i sindacati non decidano di dichiarare di non sentirsi più vincolati dal codice di autoregolamentazione, ma si tratta certamente di una possibilità remota, anzi inesistente.

La laurea non premia più? Puglisi (PD) in disaccordo con l’Istat

da tuttoscuola.com

La laurea non premia più? Puglisi (PD) in disaccordo con l’Istat

Nel Rapporto 2016 sulla situazione del Paese, l’Istat ha rilevato che “Laurearsi non aiuta più a trovare lavoro e per i giovani cercare un’occupazione è sempre più difficile. Oltre un ragazzo su tre tra i 15 e i 34 anni è “sovraistruito”, troppo qualificato per il lavoro che svolge. La quota è 3 volte superiore a quella degli adulti (13%). Tra i giovani inoltre è più diffuso il part time, soprattutto involontario (77,5% dei part timer giovani, contro il 57,2% degli adulti), “ad indicare un’ampia disponibilità di lavoro in termini di orario che rimane insoddisfatta. Inoltre anche il lavoro temporaneo – sottolinea l’Istat – è diffuso soprattutto tra i giovani: ha un lavoro a termine un giovane su 4 contro il 4,2% di chi ha 55-64 anni”. Capita quindi che le professioni più frequenti nell’approccio al mercato del lavoro siano quelle di commesso, cameriere, barista, addetti personali, cuoco, parrucchiere ed estetista. A tre anni dalla laurea solo il 53,2% dei laureati ha trovato un’occupazione ottimale, con un contratto standard, una durata medio-lunga e altamente qualificata”.

La senatrice Puglisi (PD) ha preso le distanze da quella lettura dei dati.

“La lettura dei dati Istat sulla ‘laurea che non premia’, rischia di dare ai giovani un messaggio profondamente sbagliato. Infatti – ha affermato la Puglisi – l’Istat non dice cosa accade a chi non è in possesso di un titolo di istruzione terziaria.

Bisogna risalire all’ultimo trimestre 2015 per fare un raffronto. Per i ragazzi in possesso di laurea il tasso di occupazione era del 70%, solo del 62% chi non è in possesso del medesimo titolo di studio. Forbice ancora maggiore per le ragazze: 72% di occupate tra le laureate, solo il 29% le altre.

E come ben dimostrano tutte le ricerche, nel tempo della crisi chi aveva la laurea ritrovava lavoro più facilmente di chi aveva un basso titolo di studio”. Lo afferma Francesca Puglisi, componente della segreteria nazionale del PD.

“La lettura dei dati Istat – osserva – questa volta sembra dunque quanto meno ‘discrezionale’ e riecheggia vecchi slogan ‘con la cultura non si mangia’ che sono stati la rovina del Paese.

Il Governo invece è impegnato a migliorare la qualità del capitale umano del nostro Paese, innanzitutto irrobustendo il diritto allo studio (55 milioni in più nella legge di stabilità 2016) per raddoppiare il numero di ragazzi e ragazze entro il 2020 in possesso di un titolo di istruzione terziaria. Non solo laurea, ma anche Istruzione Tecnica Superiore”, conclude.

Cisl-scuola. La Giannini eviti alle scuole e ai Dirigenti una fatica inutile

da tuttoscuola.com

Cisl-scuola. La Giannini eviti alle scuole e ai Dirigenti una fatica inutile
Non sarebbe più previsto il piano Triennale per la Trasparenza e l’Integrità che le scuole devono redigere.

La segretaria generale della Cisl-scuola, Maddalena Gissi, chiede di far chiarezza su un adempimento urgente richiesto ai dirigenti scolastici, che non sarebbe più previsto.

“Quando le molestie burocratiche sconfinano nella vessazione – titola polemicamente la Gissi. È il caso del Piano Triennale per la Trasparenza e l’Integrità (PTTI), complesso documento che le nostre scuole sono state invitate a predisporre entro il 30 maggio, come da indicazioni, discutibilissime, del MIUR.

Ora si apprende che il Consiglio dei Ministri, nella sua riunione del 16 maggio, avrebbe approvato il FOIA, infelice acronimo con cui viene definito il decreto legislativo di revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza (Freedom of information act).

Ebbene, nel FOIA la redazione del PTTI da parte delle scuole non è più prevista.

Nel frattempo i Dirigenti Scolastici stanno lavorando, con procedura complessa, a un adempimento per il quale incombe una scadenza (30 maggio), ma che in base a quanto già deciso dal Governo non dovrebbe più essere richiesto alle scuole.

Peccato che il decreto legislativo, come è noto, produca i suoi effetti solo 15 giorni dopo la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, quindi sicuramente dopo il 30 maggio.

A questo punto i Dirigenti Scolastici vivono un vero e proprio paradosso: devono rispettare la scadenza del 30 maggio, sapendo che il Piano sarà dichiarato non più dovuto solo pochi giorni dopo, o possono farne a meno, come logica e buon senso suggeriscono?

Dal MIUR, manco a dirlo, assoluto silenzio.

Viene da chiedersi: ma la ministra Giannini, era presente o no alla riunione del Consiglio dei Ministri? Si è accorta di quello che è stato deciso?

Nel caso le fosse sfuggito glielo ricordiamo noi, chiedendole di non perdere altro tempo e di fare subito ciò che avrebbe dovuto fare da una settimana: rimuova un obbligo assurdo ed eviti di costringere i dirigenti a sobbarcarsi una fatica del tutto inutile.