Concorso a cattedra: ammissione laureati

Concorso a cattedra: Tar Lazio continua a ignorare le ordinanze del CdS e a non ammettere i laureati

Incredibile la posizione del Collegio che ignora, nei dispositivi nn. 2757, 2758, 2763, 2764 del 2016, l’unico precedente sul tema favorevole, l’ordinanza n. 1600 del giudice di appello, confermata dallo stesso con ordinanza n. 1732 per inammissibilità del riesame proposto dal Miur preoccupato del precedente, citando una diversa ordinanza sull’esclusione degli ITP. I ricorrenti laureati al Tar Lazio dei nn. 4415, 4419, 4420, 4422 del 2016, devono aderire all’appello in Consiglio di Stato, sul portale Anief e inviare tutta la documentazione entro il 27 maggio.

La valutazione della dirigenza scolastica allo stato degli atti

La valutazione della dirigenza scolastica allo stato degli atti

di Francesco G. Nuzzaci

da Scuola e Amministrazione, n. 5, Maggio 2016

1.Le disposizioni originarie

 

Il Decreto Legislativo 59/98, di attuazione della Legge delega 59/97 (c.d. Bassanini 1), in parte qua confluito nell’articolo 25 del D. Lgs. 165/01, statuisce che I dirigenti scolasticirispondono, agli effetti dell’art. 21, in ordine ai risultati, che sono valutati tenuto conto della specificità delle funzioni e sulla base delle verifiche effettuate da un nucleo di valutazione istituito presso l’amministrazione scolastica regionale, presieduto da un dirigente e composto da esperti anche non appartenenti all’amministrazione stessa.

A seguire, l’articolo 27 del CCNL 01.03.02, comma 10, richiamato nel vigente CCNL 15.07.10, ad integrazione della norma primaria, prevede che La valutazione ha carattere pluriennale legata alla durata dell’incarico conferito. Si articola altresì in fasi annuali in funzione della retribuzione di risultato, privilegiando, in tale fase, l’aspetto auto valutativo. Entrambe le tipologie di valutazione sono espresse in forma descrittiva, evidentemente allo scopo di differenziarle dal modello in uso per la dirigenza, sia amministrativa che tecnica, del medesimo datore di lavoro (infra).

 

  1. Delle reiterate, e sterili, sperimentazioni

In ragione di questo principio di specialità, dopo qualche estemporaneo tentativo di corrispondere alle previsioni legali e contrattuali, è stato prodotto dall’INVALSI un primo, organico Sistema sperimentale di valutazione della dirigenza scolastica, in sigla SIVADIS, sempre a base volontaria e articolato in un triennio (dall’a.s. 2003-04 all’a.s. 2005-06), ma rimasto privo di effettività; per essere poi rilevato dall’asserito meno concettoso e più maneggevole dispositivo denominato Guida alla progettazione del servizio scolastico (GPSS): nei fatti, un mostruoso documento di 21 pagine di tabelle, raggruppate in 5 aree – Offerta formativa, Progettazione, Organizzazione, Controllo dell’erogazione, Valutazione –, comprendenti ben 229 indicatori da integrare e comprovare con una corrispondente montagna di carte, da cui estrapolare la valutazione del dirigente scolastico, per attribuirgli, al termine del triennio e se positiva, non più di euro 1.500, a fronte di un costo annuo di euro 3000 per ogni dirigente valutato! E con simili premesse, non poteva che naufragare, come puntualmente avvenuto e ancor prima di essere messo alla prova.

Ciò nonostante, ancora sperimentazioni, questa volta sulla scia del D. Lgs. 150/09, improntato alla valutazione della performance e al riconoscimento selettivo del merito. Sono state tre e a più ampio spettro, in parte intersecate tra loro: la Valutazione per lo sviluppo della qualità delle scuole, in sigla VQS (2010-2013) e la subentrante Valutazione e sviluppo della scuola, in sigla VALeS (2012-2015), con in mezzo l’inglobato Progetto Valorizza.

All’interno di VALeS, un capitolo è destinato alla valutazione dell’azione del dirigente scolastico, con un protocollo strutturato in indicatori individuati all’interno di 6 macro-aree (Direzione, coordinamento, valorizzazione delle risorse umane; Organizzazione e gestione delle risorse finanziarie e strumentali; Promozione della qualità dei processi interni della comunità professionale; Sviluppo delle innovazioni; Attenzione alle famiglie e alla comunità sociale; Collaborazione con i soggetti istituzionali, culturali, professionali, sociali ed economici del territorio).

VALeS è il fondamento del Sistema Nazionale di Valutazione, di cui al D.P.R. 80/13, seguito dalla direttiva del ministro, n. 11 del 18 settembre 2014 e dalla circolare esplicativa n. 47 del 21 ottobre 2014.

Nell’afferente articolo 6, commi 4 e 5, il nuovo formalizzato dispositivo si struttura nella sequenza Autovalutazione, Valutazione esterna (temporalmente ristretta ad un numero predeterminato di istituzioni scolastiche), Azioni di miglioramento, Rendicontazione sociale; ed è altresì preordinato a evidenziare le aree di miglioramento organizzativo e gestionale delle istituzioni scolastiche direttamente riconducibile al dirigente scolastico, al fine della valutazione dei risultati della sua azione dirigenziale, secondo quanto già previsto dall’art. 25 del D. Lgs. 165/01 e CCNL (ante), ma da raccordarsi con i vincoli del cennato D. Lgs. 150/09, in particolare, nel punto in cui restringe lo spazio della contrattazione collettiva, ora entro gli esclusivi limiti previsti dalle norme di legge nella valutazione delle prestazioni ai fini della corresponsione del trattamento accessorio (art. 55, confluito nell’art. 40, comma 1, del D. Lgs. 165/01).

I piani di miglioramento, con i risultati conseguiti dalle singole istituzioni scolastiche, sono comunicati al direttore generale del competente USR, che ne tiene conto ai fini dell’individuazione degli obiettivi da assegnare al dirigente scolastico in sede di conferimento del successivo incarico e della valutazione.

 

  1. La Legge 107/15

In tema di valutazione dei dirigenti scolastici, l’ultimo intervento normativo – in una linea di chiara continuità – è l’articolo 1, comma 93, della Legge 107/15, che indica con maggior dettaglio i criteri generali che devono fondarla:

  1. competenze gestionali e organizzative finalizzate al raggiungimento dei risultati, correttezza, trasparenza, efficienza ed efficacia dell’azione dirigenziale, in relazione agli obiettivi assegnati nell’incarico triennale;
  2. valorizzazione dell’impegno e dei meriti professionali del personale d’istituto, sotto il profilo individuale e negli ambiti collegiali;
  3. apprezzamento del proprio operato all’interno della comunità professionale e sociale;
  4. contributo al miglioramento del successo formativo e scolastico degli studenti e dei processi organizzativi e didattici, nell’ambito dei sistemi di autovalutazione, valutazione e rendicontazione sociale;
  5. direzione unitaria della scuola, promozione della partecipazione e della collaborazione tra le diverse componenti della comunità scolastica, dei rapporti con il contesto sociale e nella rete di scuole.

Il comma 94 consente poi che il nucleo di valutazione di cui all’art. 25 del D. Lgs. 165/01 possa avere una diversa composizione in relazione al procedimento e agli oggetti di valutazione, in cui è parte attiva e integrante quel nucleo dei dirigenti tecnici ad tempus assunti per il triennio 2016-2018 ai sensi dell’art. 19, commi 5-bis e 6, del D. Lgs. 165, cit.

Sulla scorta di tale canovaccio, entro il 31 dicembre 2014 l’INVALSI avrebbe dovuto definire gli indicatori su cui declinare la valutazione dirigenziale in coerenza con i criteri legali sub a)-e) e all’interno di una proposta organica, poi oggetto di un confronto con le associazioni sindacali e professionali della dirigenza scolastica.

 

  1. Gli interventi in corso dell’Amministrazione

Il 6 maggio 2016 il ministro Giannini ha illustrato alle associazioni sindacali rappresentative una bozza di valutazione a maglie larghe, come base della direttiva all’INVALSI e dopo l’acquisizione del parere del Consiglio superiore della pubblica istruzione.

In sintesi, la valutazione dovrebbe essere effettuata in prima istanza dal nucleo di cui all’art. 25 del D. Lgs. 165/01 e seguire i criteri generali figuranti nella Legge 107, per essere: coerente con l’incarico triennale e con il profilo professionale; connessa alla retribuzione di risultato; in grado di rilevare il contributo del dirigente al perseguimento dei risultati per il miglioramento del servizio scolastico previsti nel RAV (D.P.R. 80/13) e in coerenza con le disposizioni contenute nel D. Lgs. 150/09.

L’art. 19, comma 2, del D. Lgs. 150/09 (collocato nel Titolo III, Capo I – Meriti e Premi) prescrive, a fini premiali, la costituzione di tre fasce per distribuire le risorse destinate al trattamento economico accessorio collegato alla performance individuale secondo la seguente ripartizione: il 50% del budget al 25% della platea e l’altro 50% al 50% della platea, nel mentre il restante 25% non prende nulla perché non meritevole per definizione. Per i dirigenti, il suddetto trattamento economico accessorio si intende retribuzione di risultato. Alla contrattazione è consentita una deroga per la seconda e terza fascia, con reciproche compensazioni non oscillanti, in più e in meno, oltre il 5%.

Queste disposizioni non risultano inserite nel preesistente D. Lgs. 165/01, Testo unico sul pubblico impiego, a differenza di quelle dell’art. 54 (collocato nel Titolo IV, Capo IV – Contrattazione collettiva nazionale e integrativa), confluite nell’art. 40, comma 3-bis, che, per assicurare adeguati livelli di efficienza e di produttività dei servizi pubblici, incentivando l’impegno e la qualità della performance, impone alla contrattazione integrativa di destinare al trattamento economico accessorio collegato alla performance individuale una quota prevalente del trattamento accessorio comunque denominato.

Sicché è da verificare se – per la norma di chiusura di cui all’art. 73 del D. Lgs. 165/01, Norma di rinvio – il contenuto dell’art. 19 sia abrogato o meno per incompatibilità con la più elastica seconda formula.

A partire dell’anno scolastico 2016-2017, i provvedimenti d’incarico dei dirigenti scolastici sono integrati da una triplice tipologia di obiettivi di miglioramento: obiettivi generali individuati dal Ministero, obiettivi legati alla specificità del territorio individuati dall’USR, obiettivi specifici dell’istituzione scolastica derivanti dal RAV.

Il nucleo di esperti compilerà la valutazione dei dirigenti, il cui esito potrà andare dal mancato raggiungimento degli obiettivi al loro completo conseguimento, che corrisponderà ad una valutazione eccellente. Alla loro attività istruttoria seguirà l’adozione del provvedimento di valutazione del direttore generale regionale, impugnabile se negativa.

La valutazione si svolgerà con cadenza annuale per essere correlata alla retribuzione di risultato. Se non positiva, sarà supportata dall’USR per il miglioramento del proprio lavoro. E solo in caso di responsabilità dirigenziali gravi è previsto il non rinnovo del contratto nella scuola già affidata.

Fondamentalmente, per il ministro, la valutazione dei dirigenti ha come obiettivo principale la loro crescita professionale e, di conseguenza, il miglioramento della comunità scolastica in cui operano.

 

  1. Le reazioni

Pur a fronte di una (provvisoria) versione ministeriale ictu oculi meno cruenta rispetto a quanto deducibile dalla legge, FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola e SNALS Confsal hanno reclamato, a firma congiunta, una profonda modifica di un testo che rende di fatto il dirigente scolastico funzionale e dipendente dal potere esecutivo, siccome inciso da una valutazione ingiusta e offensiva ad opera di una burocrazia esterna e in violazione della vigente normativa contrattuale.

Trattasi, con ogni evidenza, di un approccio puramente ideologico, privo del minimo ancoraggio al diritto positivo; che fa di una dirigenza specifica l’unica a non essere valutata. Che ciò produca la naturale – e pesante, per la categoria – conseguenza di continuare a non percepire la remunerazione di risultato, e così avere la possibilità di accorciare significativamente il differenziale retributivo con la dirigenza generica, non pare avere importanza per i sostenitori dell’ennesimo niet alla valutazione. Perché – è questo che sembra veramente contare – un dirigente scolastico non valutato non è legittimato a valutare il proprio personale e – a cascata – a individuare i docenti dagli ambiti territoriali e stipulare i relativi atti d’incarico, ad attribuire il bonus premiale. Il che è a dire che, al di là del nudo nomen iuris, il dirigente scolastico non è – non dev’essere – un dirigente! E così tout se tient.

Il quinto dei sindacati di area attualmente rappresentativi, l’ANP, ha assunto invece una posizione di attesa, riservandosi di valutare con attenzione tutti i passaggi della costruzione del nuovo sistema di valutazione e tenerne costantemente informati i dirigenti.

Per quanto riguarda le due principali associazioni professionali dei dirigenti scolastici, ANDiS e DiSAL, per ora si è espressa, con una lettera aperta, solo quest’ultima, riproponendo alcune riflessioni pur non prive di pregio, ma collocate in un complessivo disegno preordinato alla costruzione, per i presidi, di un modello di valutazione…che valorizzi la dimensione educativa…di una professione direttiva che, in luogo di fondarsi sulle caratteristiche di managerialità gestionale, si indirizzi ai bisogni formativi e culturali delle nostre scuole e del paese: laddove l’esito è, ancora, quello – e a dispetto della legge – di dismettere le prerogative, consustanziali e indefettibili, di ogni dirigente pubblico, che dovrebbe rivestire i panni di un coordinatore della didattica, tipico della scuola pre-autonomistica dipendente dal Signor Provveditore agli Studi, ovvero odierna figura nelle scuole paritarie e/o libere – prevalentemente cattoliche –, cui del resto si fa esplicito riferimento ideologico.

 

  1. Alla ricerca di soluzioni sensate

6.1.Emanata la direttiva ministeriale, si vorrebbe chiedere all’INVALSI, e agli esperti di complemento, di far tesoro della pregressa esperienza di inconferenti pretese palingenetiche per planare su dimensioni più terrestri. E, pur dovendosi vincolare all’ambizioso – o pretenzioso? – schema legale, lo interpretino con intelligenza e azionando il buon senso, provando a costruire modelli che funzionino, magari sulla falsariga di quello che, collaudato da due lustri di sua applicazione, valuta regolarmente – e remunera generosamente – la dirigenza amministrativa e tecnica del MIUR, sino ai direttori generali e ai capidipartimento.

Il protocollo è codificato nella direttiva MIUR n. 4072 del 12.05.05. e si compendia in una sola scheda SOR (Scheda di programmazione degli obiettivi e dei risultati), eventualmente integrabile da una seconda scheda denominata EDE (Elementi di difficoltà evidenziati).

L’intero costrutto è essenziale, chiaro, maneggevole e trasparente: con pochi obiettivi concordati e con un solo valutatore, senza che altri soggetti entrino in scena, se non in via eventuale.

Pochi obiettivi prioritari e qualificanti; soprattutto operazionalizzati e assistiti dall’assegnazione di inerenti e specifiche risorse finanziarie, umane e strumentali per poterli conseguire: quindi riassunti in un punteggio complessivamente pari a 100, con ulteriori 10 punti assegnabili dal valutatore per premiare il comportamento organizzativo (esplicitato in sole tre righe sulla scheda SOR: Analisi e programmazione, Gestione e realizzazione, Relazioni e coordinamento), ovvero per compensare, a mo’ di paracadute, le difficoltà evidenziate dal valutato nella scheda EDE.

 

6.2.Certamente, questo modello andrebbe adattato – ma non stravolto e/o inutilmente appesantito – alla peculiarità delle istituzioni scolastiche, non assimilabili ad un ufficio amministrativo, siccome strutturalmente contrassegnato da procedure in larga prevalenza standardizzate per la produzione di atti giuridici esenti dai canonici vizi di legittimità (incompetenza, eccesso di potere, violazione di legge). Essendo esse piuttosto, e propriamente, organi-enti dotati di autonomia funzionale alla produzione di un servizio tecnico, d’indole immateriale (istruire, educare, formare), mediato da organi collegiali con poteri deliberanti, idonei a esprimere determinazioni volitive finali, ed erogato da soggetti professionali la cui azione, connotata da ampi margini di discrezionalità, va parimenti coordinata e condotta a sistema dal dirigente preposto alla conduzione di queste, molto particolari, strutture organizzative, caratterizzate dai c.d. legami deboli, in cui l’interpretazione prevale sull’ordinata esecuzione, con la conseguenza della non prevedibilità-omogeneità degli esiti, secondo un rigido nesso di causalità meccanica.

Sicché le priorità del modello ministeriale poc’anzi sunteggiato andrebbero invertite, nel senso che il peso predominante non dovrebbe essere quello dei risultati, attingibili con strumenti quantitativi (valutazione di prodotto), bensì dei comportamenti organizzativi, essenzialmente rilevabili con un sistema di indicatori e descrittori, la cui frequenza e la cui intensità siano, convenzionalmente, ritenuti significativi, in termini di causalità adeguata, salvo verifica e loro consequenziale rimessa a punto (valutazione di processo).

 

6.3.L’INVALSI dovrà dunque costruire – sull’intelaiatura della Legge 107 – questo sistema di indicatori e descrittori, con parametri quanti-qualitativi, differenziandoli nei pesi ad essi attribuiti; purché siano nella diretta disponibilità del dirigente scolastico, anche riguardo ad ambiti che – pur fatti oggetto di rilievi critici un po’ da tutte le parti e talvolta con toni aspri – non possono di certo stimarsi impropri.

Il riferimento è alla lettera c) del comma 93, relativo all’apprezzamento del proprio operato all’interno della comunità professionale e sociale, i cui ruoli non sono stati affatto svuotati dalla legge sulla Buona Scuola, in forza di espliciti e rimarcati richiami disseminati nel testo. Tra i tanti, e a scopo esemplificativo, oltre alla successiva lettera e), si vedano:

-comma 2, sulla garanzia della partecipazione alle decisioni degli organi collegiali;

-comma 3, sulla valorizzazione…della comunità professionale scolastica con lo sviluppo del metodo cooperativo, nel rispetto della libertà d’insegnamento, la collaborazione e…l’interazione con le famiglie e il territorio;

-comma 7, ancora sulla valorizzazione della scuola intesa come comunità attiva, aperta al territorio e in grado di sviluppare e aumentare l’interazione con le famiglie e con la comunità locale, comprese le organizzazioni del terzo settore e le imprese;

-comma 14, in virtù del quale la predisposizione del PTOF deve assicurare, in ogni istituzione scolastica, la partecipazione di tutte le sue componenti…e riflette le esigenze del contesto culturale, sociale ed economico della realtà locale, tenendo conto della programmazione dell’offerta formativa. E in ragione di ciò, prima che sia elaborato dal collegio dei docenti e poi approvato dal consiglio d’istituto, il dirigente scolastico avrà promosso i necessari rapporti con gli enti locali e con le diverse realtà istituzionali, culturali, sociali ed economiche operanti sul territorio e avrà altresì tenuto conto delle proposte e dei pareri formulati dagli organismi e dalle associazioni dei genitori e, per le scuole secondarie di secondo grado, degli studenti;

-comma 78, che impone, ancora una volta, al dirigente scolastico il rispetto delle competenze degli organi collegiali, ovviamente fermi restando i livelli unitari e nazionali di fruizione del diritto allo studio;

-comma 127, che vincola il dirigente scolastico ad una motivata valutazione nell’assegnazione del bonus premiale, rispettosa dei criteri individuati dal comitato per la valutazione dei docenti.

Potrebbe allora ben affermarsi che l’apprezzamento dell’operato del dirigente scolastico da parte della comunità professionale e sociale è il contraltare dei suoi potenziati poteri e funge da bilanciamento del sistema. E’ dunque legittimo elemento della sua valutazione, beninteso avendosi cura di definirne il peso e di predisporre idonei accorgimenti allo scopo di tenere il più possibile sotto controllo effetti distorsivi.

 

6.4.Dall’INVALSI, organo tecnico, è lecito pretendere una rigorosa definizione di obiettivi, enunciati in forma chiara ed univoca, suscettibili di cadere sotto il dominio dei sensi, vale a dire operazionalizzati; senza inutili e devianti aggettivazioni, e che dovranno poi essere formalizzati in ogni provvedimento d’incarico e/o integrati, e concordati, anche nel corso del rapporto. Obiettivi, non declaratorie di profilo, giustamente stigmatizzate dagli organi di controllo (cfr., da ultimo, Corte dei conti per la regione Sicilia, 04.03.14), che, fotocopiate, ridondino nei predetti provvedimenti.

Sottolinea infatti la Magistratura isolana che ogni declaratoria di profilo semplicemente delinea il perimetro dell’oggetto dell’incarico annuale anziché gli obiettivi da perseguire…, sicché viene a mancare il presupposto della retribuzione di risultato che, costituendo parte della complessiva remunerazione dell’incarico, non è rinunciabile e costituisce elemento essenziale del contratto stesso.

E, quanto alla controdedotta impossibilità, in concreto, di definire obiettivi specifici per l’esorbitante numero della platea coinvolta, è stato replicato che l’Amministrazione può adoperarsi per tempo elaborando una mappatura degli obiettivi delle varie istituzioni scolastiche, analizzate e classificate per fasce di complessità secondo le esigenze di ciascuna, sulla scorta di indicatori e variabili (numero degli alunni, territori a rischio, ubicazione disagiata, popolazione scolastica multietnica…) in grado di individuare un sistema di pesatura degli incarichi equanime, di modo che, all’atto del conferimento dell’incarico, quest’ultimo risulti assistito da una contestuale definizione di obiettivi concreti, che in ogni caso potranno essere meglio specificati e/o variati nel corso del triennio d’incarico dirigenziale, in relazione alle esigenze emergenti dal Piano dell’offerta formativa di ciascuna istituzione scolastica.

Analogamente, la Corte dei conti nazionale, Sezioni riunite di controllo, nelle adunanze del 07.04.06 e del 14.07.10, per la certificazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro del 2002-2005 e del 2006-2010, ha ricordato il – disatteso – obbligo del datore di lavoro di rendere in concreto esigibile la retribuzione del risultato della prestazione sulla base dell’effettivo conseguimento degli obiettivi e delle capacità dimostrate nella gestione degli obiettivi concordati.

Ma il giudice contabile romano va oltre. Riprendendo una pronuncia del Consiglio di Stato (Comm. Spec. P I, n. 529 del 16.06.03), di essere quella scolastica a tutti gli effetti una dirigenza statale, parimenti regolata dal comune D. Lgs. 165/01, già nel certificare il CCNL 2002-2005, ne sollecita una retribuzione adeguata alla complessità dei compiti affidati ed, in ogni caso, non inferiore, come invece risulta attualmente, alla misura riconosciuta alle qualifiche dirigenziali statali appartenenti ad altre aree di contrattazione.

In sede di esame del contratto successivo, l’esigita equiparazione è un po’ sfumata in tendenziale, forse nella consapevolezza della difficile congiuntura economica. E tuttavia, nel reiterarsi l’invito al riallineamento delle retribuzioni del personale dell’area V con quelle del restante personale dirigenziale, si accentua soprattutto la non più eludibile necessità di un corretto e agibile dispositivo di valutazione per acquisire quella parte – tuttora mancante e decorsi infruttuosamente tre lustri – che è elemento essenziale del contratto e non rinunciabile. Non rinunciabile perché, senza valutazione, non c’è dirigenza!

Rapporto Anvur: ripresa immatricolazioni

Rapporto Anvur, Giannini:
“Bene ripresa immatricolazioni,
su fondi abbiamo cominciato ad invertire la rotta”

“Il nuovo Rapporto dell’Anvur (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca) sullo stato dell’Università e della Ricerca fa una analisi molto precisa dei punti di forza e di debolezza del sistema e individua con chiarezza le sfide che ci aspettano nei prossimi mesi”. Così il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini.

“Colpiscono positivamente – prosegue il Ministro – la ripresa delle immatricolazioni, che avevamo anticipato con dati Miur negli scorsi mesi, l’incremento dei laureati regolari e la diminuzione degli abbandoni fra il primo e il secondo anno. Significativi e incoraggianti i dati sulla qualità della produzione scientifica dei nostri ricercatori. Ora dobbiamo lavorare per una maggiore internazionalizzazione dei percorsi di studio e per un collegamento più forte con il mondo del lavoro. Lo faremo – spiega Stefania Giannini – potendo contare su un quadro nuovo: con l’ultima legge di Stabilità abbiamo cominciato ad invertire la rotta sulle risorse. Ma non solo, dopo un periodo di blocco stiamo facendo ripartire le abilitazioni alla docenza universitaria con regole più semplici e tempi più certi per l’espletamento delle procedure. Con il Programma Nazionale per la Ricerca vogliamo fare del capitolo Ricerca e Sviluppo uno degli elementi chiave del rilancio economico del Paese, investendo, per la prima volta in modo massiccio, soprattutto sul capitale umano. La cura per diradare le ombre del sistema individuate dal Rapporto, e per rafforzare ancor di più le luci, è già cominciata”.

La bicicletta verde, di Haifaa Al Mansour

La bicicletta verde, un film scritto e diretto da Haifaa Al Mansour

di Mario Coviello

biciclettaNel giorno in cui “ l’Austria verde – come titola il quotidiano la Repubblica-sceglie l’Europa “ e l’ultradestra è battuta, IRIS, il canale Mediaset che trasmette solo film, ha presentato in prima serata “ La bicicletta verde”, che vi consiglio assolutamente di vedere.

Sono convinto che possiamo sconfiggere “la stagione della collera” che attraversa il mondo, una stagione che vede Donald Trump candidato alla presidenza degli Stati Uniti e in Italia Salvini con la sua autobiografia ai primi posti nella classifica dei libri più venduti.

Nella giornata in cui in Italia si ricorda la strage di Capaci e il sacrificio di GiovanniFalcone, della moglie, il magistrato Morvillo, e degli uomini della scorta ai giovani che a Palermo e in tante piazza d’Italia celebrano la “Giornata della legalità” bisogna far vedere “ La bicicletta verde” di Haifaa Al-Mansour, primo film girato da una donna in Arabia Saudita.

“La bicicletta verde” racconta la determinazione caparbia di Wadjda, una ragazzina di dodici anni che vuole a tutti i costi una bicicletta per gareggiare con il suo amico Abdullah, che l’aiuta e la sostiene . Ma non può farlo perché siamo in Arabia Saudita e alle donne è proibito andare in bicicletta e guidare l’automobile.

È femmina e il padre va solo ogni tanto a trovarla. Wadjda lo aspetta con la madre amica. Per raccogliere i tanti soldi che ci vogliono per comprare la bicicletta la ragazzina decide di partecipare alla gara annuale di Corano della scuola e si sforza di nascondere sotto la lunga veste nera sdrucite scarpette di jeans, si copre la testa, nasconde il volto, come la religione impone .

E’ spoglia, triste la scuola di Wadjda e quelle figurine nere che sfilano in silenzio sono costrette a nascondere la voglia di vivere, ribellarsi, crescere in libertà, anche perché una direttrice arcigna le sorveglia e volentieri le punisce.

Il mondo de “ La bicicletta verde” è un mondo di donne nel quale ciascuna ha ruolo significativo: l’autorità istituzionale cui è demandata la prima formazione religiosa (la direttrice scolastica inflessibile, che cammina su due visibili tacchi di ipocrisia), l’autorità familiare (la madre che si dibatte tra imposizione teologica ed amore materno), l’umanità che trasgredisce in nome di diritti elementari negati (la giovinetta della bicicletta), la platea delle donne toccate dalla tentazione (le compagne della scuola coranica), ma che non trovano il coraggio di lottare apertamente.

Sul terrazzo la mamma che fuma di nascosto rivela alla figlia che il padre sta per prendere una seconda moglie perché lei non riesce a dargli un maschio e mentre si abbracciano le mostra la bicicletta verde che le ha comprato.

E Wadjda sfreccia libera per le strade città, vola verso il mare, mostrando le esili gambe e il suo jeans.

Haifaa Al-Mansour è la prima vera regista di un paese che non ha sale cinematografiche e in cui il cinema si fruisce solo in casa. E’ dunque in sè una figura rivoluzionaria che si oppone ai ruoli cui le donne sono relegate e tale posizione è evidente nella maniera in cui scrive i suoi personaggi. Non solo la protagonista Wadjda ma anche le compagne più adolescenti e più irrequiete, sono accarezzate con tono lieve dalla macchina da presa, scrutate nell’innocenza di gesti minuscoli che portano a condanne spropositate.
Il pregio maggiore di La bicicletta verde è il saper guardare la realtà e metterla in scena trovando in ogni dettaglio un elemento di oppressione o di ipocrita incongruenza, come i tacchi della maestra.

Per Wadjda e le giovani generazioni del mondo non permettiamo che la paura prevalga e continuiamo la nostra pacifica battaglia per la libertà e il progresso di tutti e di ciascuno.

Scuola: due rapide riflessioni

Scuola: due rapide riflessioni sullo sciopero e sulla “fiducia” da ritrovare

di Domenico Sarracino

 

1)Qualche giorno fa lo sciopero delle scuole non è andato affatto bene. Anche se me l’aspettavo, me ne dolgo. E non solo perché vedo ancora più indebolito il ruolo dei sindacati per una loro intrinseca difficoltà (le loro forme di lotta appaiono sempre più stanche e da ripensare, e la capacità di orientarsi, orientare e di elaborare scontano incertezze e disorientamento); ma soprattutto perché vedo ulteriormente indebolirsi la presenza complessiva dei presidi della democrazia e perché questo non esprime niente di buono, neppure per la controparte ministeriale-governativa. Significando tristemente che lo scontento e la sfiducia non sono scomparsi né scompariranno, ma che non hanno un canale per esprimersi ed in qualche modo organizzarsi e proporsi positivamente.

Resteranno lì, ad accumularsi ed irrancidire.

Non farà bene a nessuno avere una categoria di lavoratori così vasta e significativa sempre più atomizzata, illividita, “liquida”, che è e si sente sempre più trascurata ed inascoltata. Sento sempre più dire da parte di tanti, forse i migliori, i più impegnati, “mi chiuderò in classe e cercherò di fare quello che posso nelle quattro mura dell’aula e vaffà…ai progetti, ai colleghi, alla collegialità, ai Ds, alle “riforme”, ai sindacati, al Rav, al Ptof, al Pdm…”, etcc. Temo molto che i tempi che verranno saranno caratterizzati dall’essere in balia di una bonaccia lunga e piatta, che giorno dopo giorno prosciughi ulteriormente forze e buona volontà, assottigliando speranza e fiducia.

Forse la nave galleggerà ancora a lungo, ma temo fortemente che continuerà ad essere sospinta ora di qua ora di là; quest’anno dietro il bonus premiale dei docenti, l’anno scorso dietro la questione dei Bes, il prossimo anno dietro la “chiamata diretta” dei docenti da parte dei Ds, spinta ad inseguire ora questo miraggio ora quell’altro, in una peregrinazione inconcludente che si trascina da anni.

Eppure tutti (tutti?) vorremmo vederla solcare le acque alacremente seguendo una rotta nuova ma precisa, avendo chiari davanti a sè il percorso e le insidie; e che , non occultandoseli, puntasse a far leva sull’equipaggio e a risuscitare energie e motivazione.

 

2)In tanti ci si chiede “Come uscirne”. Me lo domando anch’io, e da tempo. Bisognerebbe guardare in faccia la realtà della situazione e metterla al centro dell’attenzione: le sofferenze, l’acqua alla gola, la difficile “sopravvivenza” quotidiana; e partire da qui, consentendo alle scuole di prendere fiato, di avere quel minimo di serenità e di condizioni che permetterebbe di alzare lo sguardo dalle mille contingenze che ti inseguono e ti schiacciano, e di pensare e riflettere, e di disegnare prospettive e miglioramenti. Non riesco a vedere un nuovo e diverso cammino, se prima non si mette un po’ d’ordine in questa situazione, su cui pesano e sono incombenti altri oscuri e minacciosi nembi, che si aggiungono a quelli del bonus premiale, e che riguardano, tra i vari,  l’imminente fase della “chiamata diretta” dei docenti, che si annuncia come la prossima bufera.

E’ banale, ma se voglio ristrutturare o rivedere un fabbricato – che è vecchio, cadente, trascurato, poco funzionale – e renderlo più moderno, più efficiente, più gradevole ed efficace, più adeguato ai nuovi bisogni, devo innanzitutto assicurarmi che la sua struttura reggerà e, nel contempo, creare i presupposti per poter apportare le migliorie e i cambiamenti che mi interessano.

E dunque la domanda “come uscirne” si trasforma in questa: qual è la manutenzione basilare che prima di ogni altra cosa, occorre? E quali caratteristiche questa deve avere affinchè su di essa si possano inserire i miglioramenti, gli sviluppi, il futuro che vogliamo?

Alle forze ed ai soggetti – associazioni professionali, singole personalità, riviste scolastiche, siti web – che si interessano di scuola, avendone a cuore le sue buone sorti, chiamati[1] recentemente a scendere in campo, io mi permetterei di segnalare queste domande.

[1] Cfr. A. Valentino, “Una questione sottovalutata e una domanda retorica”, in http:// www.ScuolaOggi.com

Maturità, per il 65% degli studenti è ancora un incubo

prima pagina Guida alla maturità 2016Maturità, per il 65% degli studenti è ancora un incubo

Lo studio sarà presentato mercoledì 25 maggio durante la conferenza stampa in diretta streaming de La Guida alla Maturità, realizzata dalla Fondazione Italia Orienta e in collaborazione con Corriereuniv.it

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Terrorizzati dall’esame di maturità. Il 65% degli studenti del quinto anno delle diverse scuole italiane vive così il vicino esame. Più sereno, invece, il 35% dei ragazzi che, pur non sentendosi “pronti”, dichiarano di vivere con tranquillità l’appuntamento. Lo rivela un’indagine pubblicata sulla Guida alla Maturità che sarà presentata mercoledì 25 maggio, alle ore 15.30, in diretta sul canale Facebook de Il Corriere dell’Università.

L’indagine, realizzata dalla Fondazione Italia Orienta su un campione di circa 500 maturandi, rivela anche che la prova che preoccupa di più è quella orale, con oltre il 37% dei ragazzi che teme la scena muta di fronte alla commissione d’esame. Spaventa di meno, invece, la sindrome da “foglio bianco”, con circa il 30% in ansia soprattutto per la terza prova, seguito da un 20% che continua a pensare alla seconda prova come uno scoglio difficile da superare. Matematica, fisica, latino e greco sono le materie che la rendono particolarmente ostica. La prova preferita rimane la prima, sia per la varietà dei possibili argomenti sia per la convinzione – da sempre diffusa – che “qualcosa si riuscirà a scrivere”.

Nella Guida alla Maturità, giunta alla ventunesima edizione e distribuita gratuitamente nelle scuole italiane, anche molti consigli su come affrontare le diverse prove, interviste a medici e psicologi per cercare di combattere l’ansia e una sezione dedicata al post diploma: dal viaggio formativo ai lavori estivi, senza dimenticare il colloquio di lavoro e i primi stage. A incoraggiare i ragazzi anche gli interventi del cantante Rocco Hunt, della tuffatrice Tania Cagnotto e della presentatrice Lodovica Comello che raccontano la loro maturità.

“Ero tesissima al mio esame, più che alle Olimpiadi”, rivela scherzando, ma non troppo, la campionessa altoatesina reduce da tre ori e 1 argento agli Europei di Londra. Il consiglio di Rocco Hunt è invece “di concentrarsi sulle proprie passioni e di spostarsi, viaggiare, muoversi”. Il protagonista del tormentone di Sanremo “Wake Up” è anche sulla prima pagina della Guida con il suo mantra che per l’occasione diventa “Wake Up Maturità”.

“Siamo stati i primi a inventarci uno strumento di questo tipo per gli studenti e dopo 21 anni siamo ancora qui, con 48 pagine di contenuti aggiornati e al passo con le esigenze dei ragazzi di oggi. La conferenza stampa in diretta streaming va proprio in questa direzione” spiega Mariano Berriola, presidente della Fondazione Italia Orienta ed editore della Guida alla Maturità.

Scuole e trasparenza? Poche idee, ma confuse…

Scuole e trasparenza? Poche idee, ma confuse…

Qualche giorno addietro – il 16 maggio per la precisione – il Consiglio dei Ministri ha approvato, in seconda lettura, il testo di un decreto legislativo recante “revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza correttivo della legge 6 novembre 2012, n. 190 e del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, ai sensi dell’articolo 7 della legge 7 agosto 2015, n. 124 in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”.

L’articolo 10, comma 1, lettera c) di tale emanando provvedimento abroga il comma 2 dell’articolo 10 del d.lgs. 33/2013 che, a sua volta, prevede l’obbligo di formulazione e pubblicazione del Programma triennale per la trasparenza e l’integrità (PTTI).

Misura in sé ottima, dato che elimina dall’ordinamento uno dei numerosi documenti di poca o nulla utilità e che, in fondo, accoglie la nostra censura risalente, addirittura, al 20 dicembre 2013.

Non possiamo, però, ignorare il fatto che l’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), in data 13 aprile, aveva approvato le “Linee guida sull’applicazione alle istituzioni scolastiche delle disposizioni di cui alla legge 6 novembre 2012, n. 190 e al decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33” con le quali rivolgeva a tutti i dirigenti scolastici un fermo invito ad adottare e pubblicare il PTTI entro il 30 maggio, facendo seccamente presente che “L’attività di vigilanza dell’ANAC, anche al fine dell’esercizio dei poteri sanzionatori, verrà avviata dal 1° settembre 2016, in coerenza con i termini sopra indicati.”

Alla fine di questo sintetico resoconto, sorge spontanea una domanda: come è possibile mobilitare le migliori energie del Paese – anche per contrastare la corruzione – se i nostri più alti rappresentanti e le nostre massime autorità danno una tale prova di carenza di coordinamento?

Educare alla fragilità

Educare alla fragilità

SECONDA AREA TEMATICA
Le fragilità nella privazione della libertà: un nuovo approccio assistenziale

A giorni si svolgerà nella nostra città, un convegno sul tema dell’educare alla fragilità nella privazione della libertà.
Parteciperanno molti esperti e specialisti della sanità, della giustizia, dell’Amministrazione Penitenziaria.
Si tratterà di delineare nuove assi di coordinamento sociale finalmente condivise e partecipate, affinché si possa parlare del carcere e della pena non più solamente con grammatiche emergenziali sgrammaticate, ma con un progetto che metta in condizione di esser riconosciuti nei propri ruoli e come persone: gli operatori ed i detenuti.
Sarà questo un momento importante di riflessione, per fare tesoro delle intuizioni e creatività di ognuno e di ciascuno, potrà concretizzarsi una possibilità per accorciare le distanze dalla reale sostanza delle cose, infatti il carcere non è assolutamente quello dei films.
Occorre prendere coscienza che c’è da fare i conti con la persona/e, con i suoi errori, con la giusta punizione, ma anche con una carcerazione che mantenga inalterati gli scopi costituzionali e la propria utilità sociale, affinché chi privato della libertà dentro una cella, possa uscire al termine della propria condanna, quanto meno un po’ migliore.
“Il percorso che verrà tracciato in questo consesso, mira a stimolare la riflessione sulle diverse e differenti condizioni umane, che spesso si presentano con un unico volto, il volto del disagio, fuori e dentro le realtà ospedaliere. Contesti che comportano incontri e confronti, fra persone con culture, storie e vissuti molto differenti fra loro, le cui risposte, necessitano di una cultura dell’accoglienza e della solidarietà.
Ri-progettare anche l’assistenza sanitaria-infermieristica dando particolare rilievo alla componente educativa, può favorire e accelerare il processo di cambiamento in atto oltre che dare un spinta propulsiva e innovativa in termini di concretezza, all’interno del più ampio contesto delle politiche di welfare.
Sensibilizzare i professionisti a conoscere i bisogni di salute delle persone con maggior disagio biopsicosociale, acquisire e/o affinare le competenze di processo in materia di aspetti relazionali (la comunicazione interna, esterna, con paziente) e umanizzazione delle cure per accogliere il paziente straniero e la sua famiglia, affermare la cultura dell’inclusione e garantire il rispetto dei principi di uguaglianza e universalità delle cure”.
Ma non solo, infatti come accade in una comunità di servizio e terapeutica come la Casa del Giovane, dove da molti sono impegnato come operatore, sarà necessario investire sulle professionalità e conoscenze umane, non soltanto sul cartaceo delle disposizioni ed i regolamenti interni di un penitenziario, occorrerà adoperarsi non a mantenere un istituto come un lazzaretto, ma favorendone la propria autorevolezza ri-educativa.
Soprattutto diverrà stringente il disporsi ad aiutare chi è detenuto, non per una pseudo solidarietà accudente e buonista, ma con l’obiettivo di recuperare strumenti e occasioni per ritornare in possesso di un equilibrio, soprattutto per ri-conquistare la propria dignità personale, perché checchè qualcuno si ostini a ripeterci che veniamo al mondo con la nostra dose di dignità ben allacciata in vita, lì rimarra’ per sempre, qualunque cosa accada, ebbene, non c’è panzana più grossa e deleteria.
La dignità la si può perdere e come, in maniera devastante, tragica, poi ritornarne in possesso diventa davvero difficile, e non sarà sufficiente la nostra buona volontà, né mettercela tutta per riuscire a ben camminare: nessuno si salva da solo, nessuno ha ragione da solo, dovremo esser capaci di chiedere aiuto, perchè chi chiede aiuto non è persona debole, o uno sfigato, ma una persona con la propria fortezza interiore. Dovremo creare le basi per accedere a un’opportunità di incontro con qualcuno che ci viene incontro, stende il suo braccio, stringe forte la nostra mano, sradicandoci letteralmente dal buco nero profondo in cui siamo caduti.
Educare alla fragilità della privazione della liberta’, accompagna chi sta dentro una cella verso la consapevolezza che occorre davvero la forza del coraggio per cambiare: per prendere convinzione interiore di un progetto, di vista prospettica, di un percorso, una strada nuova in cui camminare non più rasenti ai muri, con le spalle al muro, ma passo dopo passo al centro del sentiero, da cui abbandonare i carichi inutili, le zavorre che ci fanno camminare sulle ginocchia e neppure ce ne accorgiamo: i deliri di onnipotenza, di commiserazione : pensare che siamo i più furbi, che attraverso le nostre pratiche violente o truffaldine, raggiungiamo ogni traguardo, infischiandocene di chi davanti a noi arranca, inciampa, cade, no, noi non ci fermiamo a soccorrerlo, ci passiamo sopra, per arrivare alla meta.
E così facendo non soltanto si perde contatto con la realtà, con la sostanza delle cose, peggio, molto peggio, la stessa vita umana perde il suo valore.
Deliri di commiserazione per cui tutto ciò che succede, tutto ciò che accade, tutto ciò che mi piega di lato, non è mai per colpa mia, è tutta colpa di qualcuno altro, è colpa degli altri, mai colpa mia, eppure, forse, più semplicemente l’unico vero problema siamo noi.
La solidarietà non è manna che cade dal cielo, non è prodotto che si compra al supermercato, ma strumento vitale che lega insieme un dopo auspicabile attraverso un durante solidale costruttivo, ecco dunque la radice profonda su cui poggia l’umanità, su cui dovrebbe poggiare il carcere, la pena, la riparazione.
Parlare di carcere è tema aspro, ostico, spesso confinato alla pancia, invece è auspicabile valorizzarne la speranza, perché soltanto chi è disperato n’è privo.
La speranza è dentro la fatica del passaggio, del tragitto, del confluire dentro la consapevolezza che occorre ri-partire dal riconoscimento dell’esigenza di giustizia che sale alta della sofferenza delle vittime, dei parenti della vittime, degli innocenti, di quelli che spesso sempre più spesso rimangono privati di una giustizia giusta.
Con l’esperienza ho compreso che soltanto da questo riconoscimento possono nascere e svilupparsi nuove opportunità di riscatto e riconciliazione da parte di chi il male l’ha commesso, unicamente da questo riconoscimento potrà nascere una possibilità di riparare al male fatto, in ogni conversione c’è necessità di riparazione, di sollievo e conforto e giustizia per chi ingiustamente ha ricevuto il dolore della sofferenza e della tragedia.

Vincenzo Andraous

Scuola, hackerano il registro elettronico. A Gorizia tutti promossi, per un giorno

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, hackerano il registro elettronico. A Gorizia tutti promossi, per un giorno

Gli allievi del liceo scientifico “Duca degli Abruzzi” e dell’Itas “D’Annunzio” si sono svegliati trovando su tablet e telefonini la piacevole sorpresa: la sufficienza per tutti e l’azzeramento delle assenze. Le scuole corrono ai ripari con i vecchi registri cartacei e avvisano le autorità. L’autore dello scherzetto rischia fino a tre anni

La ricetta dell’Ocse per recuperare i voti bassi in matematica: più didattica laboratoriale

da Il Sole 24 Ore

La ricetta dell’Ocse per recuperare i voti bassi in matematica: più didattica laboratoriale

di Alessia Tripodi

Corsi e attività extracurricolari a scuola per aiutare i ragazzi che hanno voti bassi in matematica a recuperare terreno e, soprattutto, fiducia in sé stessi. È la proposta avanzata dall’Ocse in un focus appena pubblicato, che indaga i motivi delle scarse performance dei 15enni, scoprendo che il problema non riguarda solamente le competenze, ma anche le attitudini dei ragazzi. Chi ha difficoltà, infatti, mostra anche minore perseveranza e si scoraggia più facilmente di fronte agli ostacoli, convinto che un maggiore impegno nello studio sia improduttivo. E in tal senso le attività al di fuori dell’orario scolastico possono aiutare molto gli studenti a recuperare l’interesse nella materia: un fronte sul quale, però, secondo l’Ocse l’Italia deve ancora lavorare.

I numeri
Il focus prende in considerazione i dati Pisa 2012 contenuti nel rapporto sui «Low performers» pubblicato a gennaio dall’Ocse , secondo il quale a livello mondiale più di un 15enne su 4 (il 28%) ha carenze in almeno una delle competenze scolastiche di base, matematica in primis (23%). Con l’Italia che, nonostante un miglioramento rispetto alle precedenti edizioni del test, registra ancora scarse performance per il 25% dei giovani, soprattutto a causa delle troppe assenze e dello scarso impegno nei compiti a casa .
«I ragazzi vanno male in matematica perchè sono lasciati soli e si scoraggiano – dice Mario Piacentini, analista Ocse – e anche perchè sono influenzati da una percezione sociale generale secondo la quale la matematica è riservata ai pochi che la sanno fare e chi non è capace non può recuperare». Secondo Piacentini «è essenziale dare a questi ragazzi più possibilità, usando il tempo extra scolastico per attività didattiche e laboratori organizzati dalle scuole che possono aiutare a recuperare interesse e fiducia, a patto, però, che non si tratti di corsi “di recupero” rivolti esclusivamente ai ragazzi con voti bassi, perchè possono apparire punitivi». In tal senso, le differenze tra i vari paesi presi in considerazione dal focus Pisa Ocse sono sensibili: la classifica dei paesi dove le attività extracurricolari di matematica contribuiscono ad aumentare l’interesse degli studenti è dominata da Cina, Australia e Corea, mentre l’Italia precipita nella parte bassa della lista, ben al di sotto della media Ocse. Segnale che, con tutta probabilità, il nostro Paese deve ancora trovare la formula giusta per rendere i corsi più funzionali al recupero delle lacune.

Istruzione per ragazzi e adulti in carcere, con l’intesa Miur-Giustizia in arrivo anche il libretto formativo

da Il Sole 24 Ore

Istruzione per ragazzi e adulti in carcere, con l’intesa Miur-Giustizia in arrivo anche il libretto formativo

di Alessia Tripodi

In carcere e nei servizi minorili in arrivo percorsi personalizzati per conseguire diplomi e qualifiche, ma anche formazione in apprendistato, tirocini e libretto formativo per rendere più facile l’ingresso nel mondo del lavoro. Lo prevede un protocollo d’intesa firmato ieri a Palermo dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, e da quello della Giustizia, Andrea Orlando, in occasione del 24esimo anniversario della strage di Capaci, celebrato con l’evento #PalermochiamaItalia, che ha virtualmente unito 50mila studenti da tutta Italia in un coro contro la mafia. Nel corso dell’evento è stata siglata anche un’intesa Crui – Fondazione Falcone per la la legalità negli atenei.

Scuola in carcere
L’intesa Miur-Giustizia, spiega Viale Trastevere in una nota, prevede un programma speciale di istruzione e formazione per gli adulti detenuti e i minori sottoposti a provvedimenti non detentivi, che sarà realizzato con il coinvolgimento di enti pubblici, fondazioni, associazioni di volontariato, imprese.
Fra le azioni previste c’è la definizione di Patto formativo individuale nelle attività di accoglienza e orientamento, l’integrazione dell’istruzione con la formazione professionale (in collaborazione con le Regioni), la creazione di un libretto formativo con le competenze acquisite, ma anche laboratori didattici e tecnici e formazione anche per il personale, i volontari e gli operatori degli istituti.

Legalità negli atenei
Promuovere la cultura della memoria, dell’impegno e della legalità nel mondo accademico attraverso un Piano triennale di attività comuni di sensibilizzazione e formazione secondo i valori della Costituzione italiana: questo l’obiettivo del protocollo firmato ieri a Palermo dal ministro Giannini, dal rappresentante Crui Fabrizio Micari e da Maria Falcone, presidente della Fondazione Falcone, in collaborazione con il Cnsu (Consiglio nazionale degli studenti universitari). Il Miur, anche in collaborazione con il Cnsu, garantirà le azioni di educazione e formazione alla legalità negli atenei, e i rettori, anche con il sostegno della Fondazione Crui, sosterrà le azioni di sensibilizzazione, coinvolgendo anche Accademie e conservatori (Afam). La Fondazione Falcone, dal canto suo, metterà a disposizione strutture, materiali e conoscenze per la messa a punto delle iniziative.

Mobilità 2016: nuove faq su educatori e preferenze fase C

da La Tecnica della Scuola

Mobilità 2016: nuove faq su educatori e preferenze fase C

L.L.

Continua la pubblicazione di faq da parte del Miur sulle operazioni di mobilità.

Alle domande e risposte già pubblicate, si aggiungono infatti la 5 e la 6, che riportiamo di seguito:

Continua la pubblicazione di faq da parte del Miur sulle operazioni di mobilità.

Alle domande e risposte già pubblicate, si aggiungono infatti la 5 e la 6, che riportiamo di seguito:

5. D. Sono un educatore in possesso dei titoli previsti dal CCNI per la mobilità professionale interprovinciale, come posso presentare la mia domanda?
R. Si deve utilizzare il modello cartaceo presente come fac simile nella sezione modulistica del settore Mobilità 2016/17 del portale Miur, allegando l’elenco degli ambiti prescelti e di tutte le istituzioni scolastiche del primo ambito esprimibili in ordine di preferenza, il modello andrà inviato al competente ufficio scolastico provinciale che provvederà ad inserirlo a sistema. In caso di mancato inserimento di tutte le sedi l’ufficio competente provvederà al completamento d’ufficio della domanda seguendo l’ordine alfabetico dei codici meccanografici delle scuole.

6. D. Se nella domanda di trasferimento della Fase C non indico tutti i 100 ambiti e tutte le rimanenti province in che ordine verranno considerate le mie preferenze?
R. In caso di domanda incompleta, dopo che la medesima verrà completata automaticamente con le province mancanti, verranno prima considerati gli ambiti indicati nell’ordine indicato e poi le province nell’ordine indicato e solo in ultimo le province inserite in automatico con i criteri di seguito:
– se sono state espresse preferenze solo di ambiti territoriali, il sistema considera la catena di vicinanza a partire dal primo ambito indicato;
– se sono state espresse preferenze sia di ambiti territoriali sia di province, il sistema considera la catena di vicinanza sempre a partire dal primo ambito territoriale indicato;
– se sono state espresse solo preferenze di province, il sistema considera la catena di vicinanza a partire dalla prima provincia indicata (considerando la catena di vicinanza degli ambiti all’interno di ciascuna provincia a partire dall’ambito indicato dall’aspirante nella domanda).

Per completezza di informazione, riportiamo anche le precedenti faq:

1. D. Per i docenti di Religione Cattolica qual è il corretto punteggio relativo alla continuità nella scuola di attuale titolarità oltre il quinquennio?
R. In ottemperanza alle note 5 e 5 bis (vedi art.1, comma 7 dell’OM 244/2016), la valutazione della continuità per la compilazione della graduatoria regionale dei docenti di religione deve essere così calcolata: “per il servizio di ruolo prestato senza soluzione di continuità nella scuola di attuale titolarità (5) in aggiunta a quello previsto dalle lettere a),a1),b) e b2)entro il quinquennio punti 2 oltre il quinquennio (lett. c) punti 3 per ogni anno”.

2. D. Come mai tra le domande disponibili è presente anche la domanda per la mobilità interprovinciale, inoltre perché l’accesso all’istanza provinciale è consentito anche ai neo immessi in ruolo delle fasi “b” e “c” del piano di assunzioni 2015/16.
R. Come previsto dall’art.2 comma 5 dell’ordinanza ministeriale n.241, “I docenti che intendano avvalersi della prima precedenza prevista dall’art. 13 del CCNI presentano la propria domanda di trasferimento nei termini e con la modulistica della fase A indipendentemente dalla fase di partecipazione al movimento”. 
Pertanto tutti i docenti, compresi i neo immessi in ruolo di tutte le fasi del piano di assunzioni per il 2015/16, che intendono avvalersi di tale precedenza possono compilare ed inoltrare la domanda. Inoltre è possibile utilizzare l’istanza interprovinciale per presentare la domanda verso le province autonome di Trento e Bolzano. 

3. D. Per la prima fase dei movimenti è ancora obbligatorio, per chi intende avvalersi delle precedenze previste dall’art 13 del CCNI punto V per l’assistenza ai figli e ai familiari, indicare come prima destinazione il comune dove si presta assistenza
R. Sì, sotto questo aspetto nulla è cambiato rispetto agli anni precedenti: come prima preferenza va indicato il predetto comune o distretto sub comunale in caso di distretti con più comuni. La precedenza si applica anche se, prima del predetto comune o distretto sub comunale si sono indicate una o più istituzioni scolastiche comprese in essi. Va precisato infine, che in caso di mancata indicazione del Comune di assistenza come prima preferenza la domanda non sarà respinta, ma non verrà presa in considerazione la precedenza richiesta.

4. D. Per ottenere il passaggio di ruolo o di cattedra nella scuola secondaria è necessario essere in possesso dell’abilitazione per la classe di concorso specifica o sono sufficienti i titoli di accesso previsti dal DM 39/98 o dal DPR 19/16?
R. Il passaggio di ruolo o di cattedra per le classi di concorso di cui alla tabella A del DM 39/98 può essere richiesto solo dal personale abilitato, per i passaggi di cattedra o di ruolo relativi alle classi di concorso di cui alla tabella C del DM 39/98 è richiesto il possesso del titolo di studio di accesso. 

Decreto Scuola, la Camera avvia la discussione del testo “blindato”

da La Tecnica della Scuola

Decreto Scuola, la Camera avvia la discussione del testo “blindato”

È entrata nel vivo anche nell’Aula della Camera, dopo quella del Senato, la discussione generale sul decreto legge scuola.

Ma non è ancora chiaro se il governo blinderà con la fiducia il testo, per il quale c’è tempo sino a venerdì 27 maggio per l’approvazione definitiva.

Premesso che il decreto è di fatto “blindato”, quindi immodificabile, sembra che la maggioranza stia valutando se il centinaio di emendamenti presentati a Montecitorio (in prevalenza del Movimento 5 Stelle), in assenza di ostruzionismo, possano essere esaminati direttamente dall’Aula. In modo da giungere al voto finale entro mercoledì 25 maggio.

Secondo Elena Centemero, intervenuta il 23 maggio in Aula alla Camera, non è però una cattiva notizia, perché il testo “mira a risolvere alcune criticità create dalla ‘Buona scuola’”.

Per la forzista, infatti, nel testo “ci sono alcune previsioni condivisibili, come l’intervento a favore dei docenti delle graduatorie di merito per le scuole dell’infanzia, oggetto di una grave disparità trattamento nella legge 107. Bene anche il contributo alle scuole paritarie per i ragazzi disabili e le assegnazioni provvisorie interprovinciali”.

Ma cosa contiene il decreto? Tra i provvedimenti più importanti, sono previsti la proroga del progetto “Scuole belle”, la stabilizzazione della Scuola sperimentale Gran Sasso, lo stanziamento di 12 milioni di euro per il sostegno agli alunni disabili nelle scuole paritarie, l’estensione del bonus di 500 euro ai giovani immigrati con permesso di soggiorno, l’assunzione di un certo numero di docenti di scuola dell’infanzia, la possibilità per i docenti neo-assunti di accedere alle operazioni di assegnazione provvisoria in deroga al blocco triennale.

Centemero (FI), in decreto legge misure per sanare errori “Buona Scuola”

da La Tecnica della Scuola

Centemero (FI), in decreto legge misure per sanare errori “Buona Scuola”

“Il dl scuola, che è arrivato alla Camera ‘blindato’, e quindi immodificabile, mira a risolvere alcune criticità create dalla ‘Buona scuola’. Perciò, se la legge 107 fosse stata affrontata in modo più riflessivo, non ne avremmo avuto bisogno”. Così, intervenendo in Aula, la deputata e responsabile scuola e università di Forza Italia, Elena Centemero. “Nel testo ci sono alcune previsioni condivisibili, come l’intervento a favore dei docenti delle graduatorie di merito per le scuole dell’infanzia, oggetto di una grave disparità trattamento nella legge 107. Bene anche il contributo alle scuole paritarie per i ragazzi disabili e le assegnazioni provvisorie interprovinciali. Riteniamo invece contraddittoria la scelta di ridurre i crediti formativi riconosciuti nel passaggio tra ITS e atenei, penalizzando quei percorsi formativi che si svolgono in stretto contatto col mondo dell’impresa, e la decisione di innalzare dal diploma alla laurea il livello di formazione necessario per l’accesso all’ordinamento professionale dei periti industriali. Mi chiedo, infine, a che punto siano le deleghe della Buona scuola, come quelle sulla formazione iniziale e il sistema integrato 0-6 anni”, ha concluso.

Giannini: più istruzione contro la mafia

da tuttoscuola.com 

Giannini: più istruzione contro la mafia
Le otto piazze, da Milano a Barile, che hanno collegano fisicamente una comunità di 50mila ragazzi e dei loro insegnanti, rappresentano tutta la scuola italiana

I tempi sono maturi per immaginare che la storia della mafia e della lotta alla mafia diventino oggetto di studio nelle scuole superiori e nelle università“. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini nell’aula bunker del carcere Ucciardone a Palermo, in occasione delle commemorazioni per il 24/esimo anniversario della strage di Capaci.

È importante far capire ai ragazzi che c’è un nemico fondamentale, l’ignoranza, che genera paura e noi rispondiamo con questa iniziativa“, ha detto il ministro intervenendo alla manifestazione di commemorazione della strage di Capaci, all’ ingresso dell’aula bunker di Palermo. “L’istruzione è lo strumento più forte e potente che abbiamo per combattere la criminalità e le mafie e per costruire la cultura della legalità – ha proseguito il ministro – Si vedono gli effetti dei percorsi di legalità nella sensibilità dei nostri giovani, abbiamo siglato accordi importanti con l’associazione nazionale magistrati, il Csm, con la direzione nazionale antimafia, tutto questo porta le persone che sul campo combattono il crimine organizzato a parlare con i ragazzi, posso assicurarvi che l’interesse è straordinario e fa capire loro che il confine tra il bene e male è sottile. La scuola è il luogo in cui questa educazione complessiva si può fare“.

Quest’anno la novità importante è data dalle otto piazze, da Milano a Barile, in provincia di Potenza, che collegano fisicamente – ha concluso Giannini – una comunità di 50mila ragazzi e dei loro insegnanti e che rappresentano tutta la comunità della scuola italiana“.