60 anni dei Trattati di Roma

60 anni dei Trattati di Roma
il Ministro Giannini e il Sottosegretario Gozi
presentano il logo per Roma2017
L’autrice è Norma Caldieri, studentessa vincitrice del concorso dedicato

Sessant’anni di storia europea celebrati dalla creatività degli studenti e sintetizzati nel logo ufficiale di Roma 2017. In Campidoglio, luogo della storica firma dei Trattati di Roma del 1957, si è tenuta martedì 31 maggio, presso la Pinacoteca “Pietro da Cortona”, la presentazione e premiazione del logo scelto per le iniziative di celebrazione della ricorrenza.

Autrice dell’opera intitolataNoi’ e vincitrice del concorso “Dal mercato comune all’Europa dei cittadini” è Norma Caldieri, studentessa del terzo anno (sezione grafica) del Liceo artistico G. Giovagnoli di San Sepolcro (AR). Menzione speciale alla quinta GB del Liceo Artistico Francesco Orioli di Viterbo, classe che più si è distinta per impegno e passione nella partecipazione al concorso.

A consegnare i riconoscimenti agli studenti il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini e il Sottosegretario alle Politiche Europee, Sandro Gozi. La cerimonia è stata moderata dal giornalista Roberto Vicaretti. Bandito dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il concorso rientra fra le iniziative promosse in occasione del 60mo anniversario dei Trattati di Roma dal Dipartimento Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado è stato chiesto di realizzare un marchio/logotipo per la promozione e la celebrazione dell’anniversario. Gli elaborati presentati sono stati 100.

“Con quest’iniziativa si apre ufficialmente l’anno dell’Europa nelle scuole. Durante il prossimo anno scolastico, infatti, i nostri ragazzi, attraverso attività didattiche e iniziative organizzate dal Miur, contribuiranno al dibattito sul futuro dell’Unione e rafforzeranno la conoscenza del processo di integrazione, sviluppando competenze di cittadinanza europea”. Così il Ministro Stefania Giannini. “Si tratta di un investimento educativo e formativo per far crescere nuove generazioni di europei, non solo di italiani, e far maturare la consapevolezza di un’identità europea molto più ricca della somma dei singoli Stati nazionali”.

“L’Europa e la scuola insieme. Perché Roma2017 – ha dichiarato Sandro Gozi, Sottosegretario di Stato per le Politiche Europee – è un’occasione per celebrare il passato, ma soprattutto per costruire l’Europa che vogliamo. Perché Europa e scuola significano innanzitutto nuove opportunità, creatività e innovazione. Perché la principale scommessa vinta dall’Europa si chiama Erasmus che ha creato e continuerà a creare generazioni di giovani europei consapevoli perché hanno vissuto una formidabile esperienza come studenti e come cittadini. Perché il logo di Roma2017 è rivolto al futuro, incarna un modello di società, parla alle generazioni presenti, ma anche a quelle che verranno, rimanda a qualcosa di più grande, una forte spinta progettuale, un vero impegno civico per vivere meglio insieme”.

Avvio delle prove riservate ai docenti ricorrenti di ruolo e ITP non abilitati

SCUOLA – Concorso a cattedra, Anief invia al Miur formale richiesta per urgente avvio delle prove riservate ai docenti ricorrenti di ruolo e ITP non abilitati

Nella lettera – inviata al capo di gabinetto del Miur, dottor Alessandro Fusacchia, e al direttore generale per il personale scolastico del Miur, la dottoressa Maria Maddalena Novelli – il giovane sindacato chiede di avviare agli Usr di competenza “urgenti indicazioni in ordine alle modalità e alla tempistica con cui intende far svolgere ai ricorrenti beneficiari delle ordinanze sopra indicate le prove suppletive scritte e, ove previste, per quelle pratiche e di laboratorio”. Inoltre, Anief chiede un incontro dei dirigenti Miur con una propria delegazione. Oltre alle ordinanze favorevoli delle scorse settimane, il sindacato ricorda all’amministrazione che c’è anche l’ordinanza TAR Lazio n. 3360/2013 del 29.08.2013, che ha valutato un caso simile, la quale ha espressamente previsto che l’Amministrazione provvedesse a predisporre delle selezioni d’esame riservate.

Indennita’ disabili fuori dall’Iseee fondi alle paritarie per il sostegno

da Il Corriere della Sera del 31-05-2016

Indennita’ disabili fuori dall’Iseee fondi alle paritarie per il sostegno

Le indennità percepite dalle persone disabili non faranno reddito; stanziati dodicimilioni di euro per gli insegnanti degli alunni disabili nelle scuole private.

ROMA. Finanziamenti per il sostegno alle paritarie, mentre le indennità percepite dalle persone disabili non entrano più nel calcolo dell’Isee. Dopo l’ok del Senato c’è anche quello della Camera. Il Parlamento ha convertito in legge (la n. 89/2016) il decreto sulla funzionalità della scuola, inserendo anche due articoli inerenti la disabilità. Si tratta dell’articolo 1 quinquies, secondo cui a partire dal 2017 alle scuole paritarie sarà corrisposto un contributo proporzionale al numero di alunni con disabilità frequentanti e nel limite di spesa di 12,2 milioni di euro annui. A questa cifra, il Miur provvederà attraverso la riduzione del “Fondo ‘La Buona Scuola’ per il miglioramento e la valor izzazione dell’istruzione scolastica” istituito l’anno scorso.

Isee: tutto come prima (o quasi).
L’articolo 2 sexies, invece, mette la parola fine alla lunga battaglia sull’Isee sollevata dalle associazioni di persone disabili in seguito alla modifica legislativa apportata dal governo Letta (su indicazione del precedente esecutivo), secondo cui nel calcolo dell’Indicatore della situazione economica equivalente andavano inserite anche le indennità di disabilità. Dopo il parere contrario del Tar del Lazio e recentemente anche del Consiglio di Stato, che più volte avevano dato ragione al collettivo “Stop al nuovo Isee”, ora è intervenuto il Parlamento. Pertanto si torna al vecchio indicatore o quasi: sono esclusi dal reddito disponibile i trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari, comprese le carte di debito, percepiti in ragione della condizione di disabilità, laddove non rientranti nel reddito complessivo ai fini dell’Irpef, ed è applicata la maggiorazione dello 0,5 al parametro della scala di equivalenza per ogni componente con disabilità media, grave o non autosufficiente. Al maggior costo derivante dall’attuazione di questa norma, lo Stato provvede riducendo il Fondo nazionale per le politiche sociali di un milione di euro l’anno.

Ma sarà un vero vantaggio?
Secondo Carlo Giacobini, direttore di Handylex.org, «per alcuni l’Isee finale sarà più basso rispetto a quello derivato dal Dpcm 159/2013, per altri non cambierà nulla, mentre per altri ancora potrebbe essere meno vantaggioso – scrive sul sito della testata di proprietà della Uildm (Unione italiana lotta alla distrofia muscolare) -. Rispetto poi all’ipotetica estensiva applicazione delle sentenze del Consiglio di Stato, i vantaggi saranno più sperequati di quanto si potesse sperare». Perplessa anche la Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap). «Se da un lato le nuove norme vietano il computo delle provvidenze assistenziali per la disabilità, dall’altro eliminano le franchigie e la possibilità di detrarre le spese per l’assistenza effettivamente sostenute dalle famiglie – ha dichiarato il presidente Vincenzo Falabella -. Quello che ci restituisce questa legge è uno strumento che crea ancora forti disparità di trattamento e non riconosce appieno il costo della disabilità».

In attesa di una revisione…
«L’unico segnale parzialmente positivo deriva dalla contestuale approvazione di un ordine del giorno, presentato dall’onorevole Margherita Miotto, che impegna il governo a indicare tempi certi e tempestivi per la revisione complessiva del regolamento Isee, tenendo conto delle spese di assistenza, della presenza di pluriminorazioni, differenziando l’indicatore a seconda della gravità della disabilità e valorizzando in modo più conveniente i patrimoni accantonati per il ‘dopo di noi’ – continua Falabella -. Duole invece che non siano recepite le indicazioni in favore dei minori con disabilità (esclusi dalla possibilità di redigere un Isee ridotto) e per la valorizzazione del lavoro dei caregiver familiari».

di Michela Trigari

100 piazze per quattro firme

100 piazze per quattro firme. 2 GIUGNO 2016, settantesimo della Repubblica. FLC: 100 piazze e quattro firme per restituire alla scuola repubblicana dignità, laicità, democrazia

In occasione delle celebrazioni per il settantesimo anniversario della Repubblica, la FLC, Federazione dei lavoratori della conoscenza, della CGIL, ha promosso l’iniziativa: 100 piazze per quattro firme.

Si tratta della raccolta delle firme per chiedere un referendum abrogativo contro quattro punti chiave della legge 107/2015, quella che molto pomposamente, e propagandisticamente, si continua a chiamare “la buona scuola”. La FLC CGIL chiede ai cittadini italiani di firmare proprio in occasione del giorno in cui si celebra il settantesimo anniversario del referendum che ha dato vita alla nostra Repubblica e a quell’Assemblea Costituente che costruì le basi costituzionali per una scuola pubblica laica e plurale, per l’accesso all’ istruzione e al sapere come diritto umano universale, per garantire rispetto e dignità, per chiunque lavori nella e per la scuola.

I quattro quesiti dei quali la FLC chiede l’abrogazione sono relativi al potere discrezionale dei dirigenti scolastici per la chiamata diretta e per l’attribuzione unilaterale di quote di salario ai docenti, al cosiddetto bonus scuola per le private (in palese contraddizione con quanto recita proprio la Costituzione) e all’obbligatorietà delle ore minime di alternanza scuola-lavoro. Sono quattro tra i punti sostanziali e centrali della legge 107 di riforma della scuola, che abbiamo denunciato come decisamente appiattita su un’ideologia del comando e della subalternità della scuola alle logiche economiche, mentre ha sacrificato ruolo, funzione e missione della scuola pubblica.

La FLC, insieme alle diverse associazioni e sindacati promotori dei referendum, sarà dunque presente in 100 piazze italiane, tra le quali Roma, Milano, Torino, Venezia, Bologna, Ravenna, Firenze, Ancona, Terni, Napoli, Bari, Olbia, Cosenza, Reggio Calabria e Catania. In alcune città, la raccolta delle firme per i quattro referendum coincide con le elezioni amministrative. Quale migliore occasione per i candidati sindaco per venire ai nostri tavoli a firmare per i nostri referendum?

Qui di seguito i titoli dei quattro quesiti così come sono riportati dai fogli di raccolta firme:
Abrogazione di norme sul potere discrezionale del dirigente scolastico di scegliere e di confermare i docenti nella sede.
Abrogazione di norme sull’obbligo di almeno 400-200 ore di alternanza scuola-lavoro
Abrogazione di norme sul potere del dirigente di scegliere i docenti da premiare economicamente e sul comitato di valutazione
Abrogazione di norme sui finanziamenti privati a singole scuole pubbliche o private.

LA BATTAGLIA CONTRO ICI E IMU

L’ASSOCIAZIONE GENITORI CATTOLICI A.GE.S.C. A FIANCO DEGLI ARCIVESCOVI DI
FERRARA E TRENTO NELLA BATTAGLIA CONTRO ICI E IMU
A rischio la sopravvivenza di 25 istituti con 1640 bambini solo a Ferrara

“Agesc  è vicina ai vescovi  e alle scuole esprimendo con forza il disappunto
per la disparità ancora imperante tra scuola di stato e scuola paritaria,
nonostante entrambe siano pubbliche” . Così stigmatizza il presidente Roberto
Gontero su quanto sta accadendo in Emilia Romagna e in Trentino.  Intimato dal
Comune di Ferrara a saldare un arretrato di 100 mila euro di ICI del 2010,
l’arcivescovo Luigi Negri non solo da detto ‘no’ ma ha preso carta e penna ed ha
scritto una lettera al premier Matteo Renzi,  che non ha risposto.  L’ICI
sarebbe dovuta dalle parrocchie le cui scuole ospitano oltre 1600 bambini, 25
istituti in tutto, a rischio chiusura se davvero vincessero ‘le sentenze
creative della Cassazione’ come le ha definite, con ragione,  l’arcivescovo
Negri.  Dal comune di Rovereto invece, l’arcidiocesi di Trento rivuole indietro
70.000 euro di IMU non dovuta per il Liceo Internazionale Arcivescovile. Le
rette sono inferiori ai 6 mila euro e quindi, per un regolamento ministeriale
del 2012, viene trattenuto illegalmente dal comune un gruzzolo non proprio
esiguo.  Per ogni scuola paritaria  che chiude a causa di problemi economici, lo
Stato dovrà pagare per ogni alunno trasferito alla scuola statale 7.366 euro
l’anno, contro i 787 che paga ora per la frequenza alle paritarie.  Hanno chiuso
in due anni oltre 400  scuole cattoliche dell’infanzia, oggi a quota 9.650, le
uniche peraltro a reggere l’urto dell’assenza statale di servizi alle famiglie.
Di fatto il problema è uno solo: la libertà di scelta educativa è ancora un
miraggio nel nostro Paese.  Speriamo che l’Europa richiami il Governo a un
maggior rispetto della libertà e pluralismo educativo. Invece di aprire al
pluralismo scolastico e rilanciare positivamente la scuola nazionale, si
schiaccia l’offerta formativa paritaria con tasse non dovute.  Alla miopia
statalista, che ignora e penalizza le scuole paritarie,  va chiesto con quali
risorse pubbliche, in un Paese indebitato e asfittico come il nostro, pensa che
un comune possa farsi carico di 1.600 bambini rimasti senza scuola. “Anche lo
school bonus – incalza Gontero –  creato per dare un po’ di ossigeno alle
strutture scolastiche e ad interventi che migliorino l’occupazione dei
diplomati, mostra vistosamente il fianco in materia di parità tra scuola statale
e paritaria. Checché se ne dica, la mano del legislatore italiano non manca mai
di alzarsi per schiaffeggiare la libertà di scelta educativa. Non a caso siamo
solo al 47° posto nel mondo per pluralismo educativo.”

Giusi Vianello

Iscrizioni A.S. 2016-2017

L’Ufficio Statistica del MIUR rende noti i dati su “Le iscrizioni al primo anno delle scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado del sistema educativo di istruzione e formazione” – Anno Scolastico 2016-2017


Sono state 1.576.722 le domande di iscrizione alle classi prime di scuola primaria e secondaria di I e II grado presentate online per l’anno scolastico 2016/2017, il 97,1% delle quali indirizzate alle scuole statali. La procedura si era aperta il 22 gennaio scorso e si è chiusa un mese dopo, il 22 febbraio. L’adesione delle scuole paritarie alla procedura di iscrizione online è rimasta facoltativa anche per il prossimo anno scolastico, mentre sono state aperte anche per i percorsi di istruzione e formazione professionale presso i Centri di formazione professionale (CFP) accreditati dalla Regione che hanno sottoscritto con il Miur un’apposita convenzione.

Tanto per le scuola primaria che per la secondaria di primo grado, la preferenza da parte delle famiglie riguardo al tempo scuola è per il tempo ordinario: il 61% delle famiglie che ha iscritto i proprio figli in prima elementare ha scelto il tempo ordinario, soprattutto le 27 ore settimanali. Una percentuale che sale all’85,7% nel caso del tempo ordinario a 30 ore nella scuola secondaria di primo grado.
Complessivamente sono 549mila ragazzi che dopo la terza media hanno deciso di continuare gli studi, il 94,5%dei quali ha scelto una scuola secondaria superiore. Il restante 5,5% (pari a 30.319 ragazzi) ha optato per percorsi di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) svolti presso strutture formative accreditate dalle Regioni.


I licei si confermano la tipologia di scuola superiore più gettonata (52%), in particolare dalle ragazze (60,7%). Gli istituti tecnici accolgono il 30,5% dei ragazzi, confermando il dato del precedente anno scolastico. In diminuzione dell’1,1%, invece, le preferenze per gli istituti professionali (17,5%). A livello geografico, i licei registrano il gradimento maggiore nel centro Italia (57,8%), gli istituti tecnici nel nord-est (36,2%), gli istituti professionali, infine, evidenziano le migliori performance nel sud e nelle isole (rispettivamente 19,5%).

Rispetto allo scorso anno scolastico, cresce il gradimento delle famiglie per il servizio di iscrizioni online. Il 64,4% degli utenti ritiene efficiente il funzionamento del servizio (era il 59,7% nel 2015/2016). Il 54,9% considera semplice l’utilizzo del sistema contro il 49,9% dello scorso anno. Il 70,2% considera la procedura vantaggiosa in termini di risparmio di tempo (la considerava tale il 66,3% nel precedente anno scolastico). Per agevolare gli utenti il Ministero ha creato una pagina web ad hoc completamente rinnovata e semplificata. E ha messo a disposizione una App (MyIOL) scaricata da oltre 10.000 utenti.

PREMIARNE UNO PER EDUCARNE 800 MILA

PREMIARNE UNO PER EDUCARNE 800 MILA

La coppa del nonno, famoso gelato, è entrata nel gergo sportivo, specialmente calcistico, ad indicare la vittoria in un trofeo di poco valore. Questo abbiamo pensato alla notizia che il primo teacher prize italiano (ed europeo) della storia inizia ufficialmente il suo cammino. La ministra annuncia in pompa magna, nella presentazione al liceo classico Visconti di Roma, che da luglio sarà aperta la piattaforma dove candidare la professoressa o il professore, la maestra o il maestro più bravi d’Italia. Genitori presidi e colleghi sono chiamati a partecipare all’iniziativa emblematica del nuovo corso meritocratico della scuola nazionale. Tre mesi per candidarsi o candidare, poi il televoto, le raccolte punti della conad e della coop, l’ordalia, la prova invalsi e infine la gran finale il 6 gennaio. Per chi vincerà – oltre allo scudetto e alla coppa di insegnante più bravo o brava della nazione – ci saranno 50mila euro, da portarsi dietro come gruzzoletto personale “anche se ci si dovesse trasferire”, precisa la Ministra. Così l’insegnante più brav* d’Italia potrà dare corso al suo talento e trasmettere ai suoi fortunati allievi il nettare della cultura.

Dai nostri informatori, a diretto contatto con le giurie popolari (altrimenti dette Comitati di valutazione) siamo riusciti a conoscere in anticipo alcuni elementi che non potranno mancare nel profilo del re o della regina dei docenti. Ve li anticipiamo in esclusiva, sapendo di rischiare molto, ma proprio non ce la sentiamo di non dire la nostra in questo momento cruciale di svolta della storia patria dell’educazione. Ecco l’identikit:

1) profondo sentimento di armonia con colleghi, dirigente, studenti e genitori

2) incapacità di percepire anche solo lessicalmente il conflitto (con reazioni allergiche palpabili se esposti a termini come “contrastivo”, “rivendicazione”, “salario”, …)

3) Un profondo senso della gerarchia combinato con la consapevolezza di ricoprire un ruolo subordinato ed esecutivo.

4) Un realistico senso dell’obbedienza ai superiori (versus: orgoglio di poter comandare gli inferiori)

5) Buona capacità di public relations con studenti e genitori

6) Non è sottovalutata la disponibilità a fare ore aggiuntive, meglio se non pagate, per coprire supplenze

7) Buona salute (che permetta di non fare assenze, gravando in tal modo sia sui bilanci dello Stato sia sulla propria immagine pubblica)

 

La genialità del ministro Giannini questa volta ha superato il livello di guardia. Con questa riproposizione in chiave postmoderna delle vecchie segnalazioni e premiazioni dei docenti meritevoli lancia sui mass media la versione fumettistica del docente meritevole. Con soli 50mila euro si assicura uno spot di sei mesi sul suo progetto di innestare la concorrenza nel corpo vivo della scuola italiana. Dopo il taglio degli scatti di anzianità degli stipendi e le briciole dei premi, ora anche il grande concorso per mister o miss teacher. Retribuire decentemente chi insegna costerebbe troppo. Meglio uno spot.

Vota il tuo prof, un bando del Miur per ridare un ruolo a un mestiere in crisi

da La Stampa

Vota il tuo prof, un bando del Miur per ridare un ruolo a un mestiere in crisi

Iniziativa del ministero gemellata con il Nobel dei docenti
flavia amabile

roma

Anche l’Italia avrà un Premio Nazionale Insegnanti e sarà il primo in Europa. Le candidature si apriranno ufficialmente venerdì 1 luglio e l’iniziativa sarà gemellata con il Global Teacher Prize, il Nobel dei docenti.

E’ un momento difficile per gli insegnanti italiani, forse il peggiore nella storia della categoria. Un tempo professori e maestri erano il sogno di una discreta parte dei giovani. Oggi, secondo l’ultimo rapporto Pisa dell’Ocse, l’Italia è uno dei Paesi dove insegnare è una delle professioni meno desiderate, un solo studente di quindici anni su 100 si è dichiarato disposto a svolgere questo lavoro da grande. Molto meno di quanto non sia nel resto dell’Ocse dove comunque la situazione non è molto più incoraggiante: 5 studenti su 100 si immaginano in cattedra da adulti. Risultati molto simili emergono da un sondaggio condotto dai professori di Avezzano in Abruzzo con la collaborazione di Irene Tinagli su 400 studenti delle classi 3, 4 e 5 delle scuole superiori della cittadina. Solo il 3.5% si è mostrato interessato alla professione di insegnante.

L’Italia ha un problema e anche per ridare valore a questa professione ieri al Liceo Visconti di Roma è stato presentato il bando del Premio per il migliore prof. “Il Global Teacher Prize – ha spiegato la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini – ha il merito di valorizzare il ruolo strategico che i docenti rivestono nella vita dei nostri figli. Raccontando le storie di insegnanti speciali, il Premio internazionale porta all’attenzione di un vasto pubblico la possibilità e la capacità che i docenti hanno di incidere sul percorso dei nostri giovani, cittadini del futuro”.

E forse si potrà riuscire anche a ritrovare il ruolo dei prof. Hanan al Hroubi, vincitrice del Nobel dei prof per il 2016: “Non è più come nel Novecento quando il nostro compito era di insegnare a leggere e scrivere. Ora bisogna aiutare i giovani nelle decisioni della vita, ispirarli e aiutarli. Resta il fatto però che è difficile che riescano a creare la giusta atmosfera per la formazione degli studenti se ai prof non viene fornito il sostegno necessario. Daniela Boscolo, finalista dell’Edizione 2015, insegnante di sostegno a Porto Viro, sul delta del Po: “Negli ultimi tempi gli insegnati hanno perso l’autorevolezza che avevano in passato, la società dà preminenza a valori diversa dall’insegnamento, dalla formazione dei giovani, i prof hanno finito per sentirsi isolati, a volte anche senza aiuto. Spero che partendo dal ministero e da chi sta in alto arrivi un messaggio di consapevolezza del loro valore perché insegnare è il mestiere più bello che ci sia, non esiste maggiore soddisfazione di quella di creare le conoscenze, di formare le menti dei nostri futuri cittadini”.

Barbara Riccardi è stata la finalista italiana dell’edizione 2016 per il sorriso con cui affronta il lavoro di ogni giorno e per aver creato una rivista online, un tg della scuola e un orto scolastico, sempre coinvolgendo i bambini. “Troppi doveri stanno facendo perdere agli insegnanti la capacità di trasmettere la loro passione, l’entusiasmo. Un peccato: io con i miei ragazzi devo innanzitutto divertirmi, se mi diverto io si divertono anche loro”. Insomma si tratta di dare valore a chi viene troppo spesso messo da parte. Secondo , l’ideatore del Global Teacher Prize Sunny Varkey,con il riconoscimento mondiale si è voluto “creare un movimento che portasse alla luce le migliaia di storie di eroi che hanno trasformato le vite di tanti giovani. Volevamo mettere sotto i riflettori il lavoro incredibile che gli insegnanti fanno in tutto il mondo ogni giorno”

LA PROCEDURA

Il premio è destinato a docenti attualmente in servizio presso le scuole di ogni ordine e grado. I tempi di svolgimento saranno coordinati con quelli del Premio Internazionale. Dal prossimo 1 luglio sarà possibile candidarsi ed essere candidati esclusivamente on line attraverso il sito www.italianteacherprize.it.

La procedura rimarrà aperta fino all’1 ottobre 2016. Chi vorrà candidare un insegnante dovrà indicarne nome, cognome, istituzione scolastica di appartenenza e allegare una breve motivazione. A quel punto il docente sarà informato via e-mail della candidatura e gli verrà chiesta conferma dell’interesse a partecipare al Premio. Gli insegnanti che aderiranno, a seguito di candidatura da parte di terzi o autocandidatura, dovranno compilare una scheda con dati relativi, fra l’altro, alla loro attività educativa (anni di insegnamento, tipologia di scuola), al contesto in cui operano (ad esempio aree a rischio o aree interne), ai modelli didattici utilizzati, agli eventuali progetti di internazionalizzazione o inclusione messi in atto, alle eventuali attività di volontariato effettuate, alla partecipazione a convegni o eventi sull’istruzione, alle pubblicazioni legate alla propria professione, alle modalità di utilizzo del premio finale. La scheda di adesione è composta da una serie di domande a risposta chiusa (sì/no) e da alcune domande a risposta aperta.

Una prima scrematura dei profili avverrà sulla base di questi dati e porterà ad una lista di 50 finalisti, a cui sarà chiesto di fornire ulteriori informazioni per comprendere più a fondo l’attività che svolgono nella loro scuola. Una Giuria Nazionale, composta da personalità di spicco provenienti da mondi rappresentativi della società italiana, provvederà a individuare i 5 finalisti. Al primo di loro andrà un premio pari a 50.000 euro, gli altri quattro riceveranno 30.000 euro ciascuno. Il premio in denaro verrà assegnato alle scuole dei docenti vincitori per la realizzazione di attività e progetti promossi e coordinati dagli insegnanti premiati. Il vincitore del Premio Nazionale Insegnanti sarà valutato dal comitato del Global Teacher Prize al fine del possibile inserimento fra i primi 50 finalisti mondiali. Tutti i docenti italiani potranno comunque partecipare direttamente all’Edizione Mondiale anche se non hanno aderito al Premio Nazionale.

Si apriranno ufficialmente venerdì 1 luglio 2016 le candidature alla prima edizione italiana del Premio Nazionale Insegnanti, gemellato con il Global Teacher Prize, meglio conosciuto come il Nobel dei docenti. Obiettivo del Premio italiano, valorizzare il ruolo degli insegnanti nella società, portando all’attenzione di tutti le esperienze di quei docenti che sono riusciti ad ispirare in modo particolare i propri studenti, favorendone la crescita come cittadini attivi, e che hanno prodotto un cambiamento rilevante nella comunità scolastica di appartenenza.

Terza media, le elezioni costringono il Miur ad anticipare di un giorno la prova Invalsi

da Il Sole 24 Ore

Terza media, le elezioni costringono il Miur ad anticipare di un giorno la prova Invalsi

di Alessia Tripodi

Quest’anno a causa delle elezioni la prova Invalsi di terza media si svolgerà un giorno prima del previsto, il 16 giugno anziché il 17. Lo ha deciso il ministero dell’Istruzione con un’ordinanza appena pubblicata.

La decisione del Miur
Nell’ordinanza il ministero spiega che la giornata dedicata alla correzione delle prove scritte potrebbe coincidere con quella di preparazione dei seggi per l’eventuale turno di ballottaggio delle amministrative, previsto per domenica 19 giugno. E per evitare questo rischio, la prova scritta si svolgerà un giorno prima su tutto il territorio nazionale, con inizio alle ore 8.30.

E intanto il lungo stop alle lezioni per il primo turno di elezioni scatena la rivolta dei presidi: nelle 1.351 città dove si celebrano le amministrative, infatti, le scuole saranno chiuse dal 2 giugno, giorno della Festa della Repubblica, fino al 7 giugno, giorno che segue lo scrutinio elettorale. Un «maxiponte» che – dopo le vacanze invernali e quelle di Pasqua, lo stop per il referendum, lo sciopero di maggio e le gite in programma in questo periodo – sottrae tempo prezioso ai ragazzi che cercano un recupero in extremis, dicono i presidi. E alcuni – docenti di Milano in primis – si chiedono se abbia ancora un senso votare nelle scuole.

Scuola, lo scandalo 104 ecco il piano anti-furbetti

da Il Messaggero

Scuola, lo scandalo 104 ecco il piano anti-furbetti

la denuncia arriva direttamente da viale Trastevere dove il ministero dell’Istruzione sta stilando un piano specifico per mettere fine a un fenomeno ormai fuori controllo

L’offensiva è partita, la scuola boccia i furbetti della legge 104 e mette a punto un piano per evitare abusi. È un caso tutto scolastico quello che riguarda l’uso smodato della 104 tra gli insegnanti e il personale ausiliario e la denuncia arriva direttamente da viale Trastevere dove il ministero dell’Istruzione sta stilando un piano specifico per mettere fine a un fenomeno ormai fuori controllo. La legge del 92 permette, a chi è affetto da disabilità o ha parenti disabili, di assentarsi dal lavoro, per un massimo di tre giorni al mese, per effettuare visite di controllo o cure senza perdere la retribuzione. Una norma importante, che va a sostegno di chi ne ha davvero bisogno, ma c’è chi ne abusa. I dati del Miur parlano chiaro: il 13% dei docenti di ruolo della scuola pubblica beneficia della 104 contro una media dell’1,5% dei dipendenti delle aziende private. Una percentuale di quasi 9 volte superiore. Decisamente troppo per non destare sospetti. A metà tra i due estremi si collocano i docenti precari: i supplenti che usufruiscono dei permessi sono il 5% del totale, quindi molto meno dei loro colleghi a tempo indeterminato ma comunque più dei lavoratori del privato. Ancora più clamoroso il ricorso ai permessi da parte del personale tecnico amministrativo (gli Ata), tra i quali ad usufruire dei benefici della legge è addirittura il 17%.

IL CASO DI MENFI Nel 2014 ci fu un caso eclatante che scosse il Miur. Emersero i dati relativi a una scuola di Menfi, in provincia di Agrigento: l’Istituto Santi Bivona nell’organico, aveva ben 70 insegnanti beneficiari della legge 104 su un totale di 170. Quasi il 42% di persone affette da disabilità o con parenti disabili: il Miur ha istituito un tavolo con l’Ufficio scolastico regionale e con l’Inps e così i docenti che avevano usufruito in passato della 104 sono stati sottoposti ad approfonditi controlli e in molti casi sono stati revocati i permessi e annullati diversi trasferimenti. Una procedura che d’ora in poi verrà adottata in ogni provincia che presenti dati sproporzionati. «Quella di Menfi spiega il sottosegretario Davide Faraone – rappresenta una cattiva prassi che ha prodotto scenari allarmanti e ingiusti. Siamo partiti da una condizione di far west. Ma adesso, passo dopo passo, stiamo agendo per ripristinare una condizione di legalità».Il Miur ha messo mano anche alle regole sui trasferimenti, ovvero su quali insegnanti debbano avere la precedenza nelle richieste di mobilità. «Abbiamo previsto – spiega Faraone – una norma che dia la precedenza ai genitori di bambini disabili. Una scelta che ci sembra doverosa. Terminati i trasferimenti, saremo in grado di verificare eventuali anomalie, come nel caso della provincia di Agrigento, e intervenire per correggere storture. Al termine della mobilità di quest’anno, in tutti i casi in cui l’incidenza della 104 assume valori sproporzionati procederemo così come è stato fatto nei mesi scorsi ad Agrigento. Solo così possiamo ripristinare il valore fondamentale di una legge di civiltà. Una legge pensata per andare incontro alle esigenze di docenti e delle famiglie di disabili che hanno bisogno di supporto».

LE REGIONI I dati del monitoraggio del Miur disegnano una mappa piuttosto chiara: se si va a guardare le differenze tra regione e regione, emergono risultati notevolmente diversi, dove le quote più alte si registrano nelle province del Centro, del Sud e nelle isole. Il maggior numero di docenti con disabilità o impegnato ad assistere un parente disabile è di ruolo in una scuola della Sardegna dove usufruisce della 104 addirittura il 18,27% degli insegnanti, vale a dire quasi uno su 5. Seguono l’Umbria dove al percentuale è del 17,17, la Sicilia con il 16,75% e il Lazio con il 16,36%. In Puglia la presenza dei beneficiari della 104 è del 15,95% e in Campania è del 15,77%. Tra le regioni in cui si registra una minor presenza di docenti con disabilità o con parenti disabili spicca, primo fra tutti, il Piemonte dove la percentuale di beneficiari della 104/92 si abbassa all’8,96%. Restano sotto la soglia del 10% anche il Veneto con il 9,71% di permessi e la Toscana con il 9,84%. Per quanto riguarda invece gli Ata, Ci sono regioni in cui oltre un lavoratore su 4, tra il personale amministrativo, tecnico o addetto alla sorveglianza, è beneficiario della 104. In Umbria si tratta addirittura del 26,27%, nel Lazio del 24,78% e in Sardegna del 23,33%. Seguono la Puglia e la Sicilia con una percentuale di poco al di sotto del 19% Anche in questo caso il Piemonte conferma la percentuale più bassa con solo l’11,87% dei beneficiari, a cui seguono il Veneto, la Toscana e la Lombardia con il 14% o poco più.

Lorena Loiacono

Il “decreto scuola” è la legge n. 89

da La Tecnica della Scuola

Il “decreto scuola” è la legge n. 89

Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il testo definitivo della legge di conversione del “decreto scuola”.

Il “decreto scuola” sulla funzionalità del sistema scolastico è legge dello Stato ed è in vigore da domenica 29 maggio.
Il provvedimento è stato infatti pubblicato nella Gazzetta Ufficiale di sabato 28 come legge numero 89.
Alcune disposizioni per diventare operative avranno bisogno di un decreto ministeriale, come ad esempio quella relativa alla assunzione dei docenti di scuola dell’infanzia che avevano superato il concorso del 2012 e che non erano rientrati nel piano straordinario previsto dalla legge 107. In questo caso il Ministero avrà 30 giorni di tempo, mentre entro 60 giorni la Presidenza del Consiglio dovrà emanare un apposito decreto per garantire il pagamento tempestivo delle supplenze.
E anche per definire i nuovi compensi spettanti ai commissari dei concorsi a cattedre ci vorrà un decreto ministeriale da emanarsi entro 30 giorni.

Bonus aggiornamento, attenzione a spendere tutti i 500 euro: solo 90 giorni di tempo

da La Tecnica della Scuola

Bonus aggiornamento, attenzione a spendere tutti i 500 euro: solo 90 giorni di tempo

Mancano pochissimi giorni al termine delle attività didattiche, ma tanti docenti non hanno ancora speso i 500 euro dell’aggiornamento introdotti dalla Legge 107/15.

Si tratta, in particolare, di quegli insegnanti di ruolo che non hanno interesse o motivo di acquistare computer o tablet, come hanno invece fatto un alto numero di colleghi. Per gli insegnanti contrari all’acquisto di dispositivi elettronici, oppure che già ne sono in possesso, non è stato agevole riuscire ad esaurire la somma di rimborso prevista: i corsi di aggiornamento, in particolare quelli on line, non sono infatti molto costosi. E in tanti si ritrovano ancora con il bonus, accreditato dal Miur da diversi mesi, utilizzato solo in parte.

Intendiamoci, non è un grosso problema. Perché hanno ancora tre mesi di tempo per farlo (sino al prossimo 31 agosto ed entro tale data debbono anche presentare la relativa documentazione nella propria segreteria scolastica). Dopo quella data, l’ultimo giorno di agosto, però, non ci sarà più tempo per “validare” i fondi annuali assegnati per la loro formazione continua e per valorizzarne le competenze professionali.

La data off limits (è bene che il docente che consegna i documenti ne prenda nota, assieme al numero di protocollo assegnato ai documenti dalla segreteria scolastica) è prevista dal Decreto del presidente del consiglio dei ministri del 23 settembre scorso – che ha introdotto le “Modalità di assegnazione e di utilizzo della Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado” ( pubblicato in GU Serie Generale n.243 del 19-10-2015) -, nel quale (all’articolo 7, comma 2), viene specificato che “nel caso in cui la  predetta  documentazione  risulti non  conforme  alle  finalita’  di  cui all’art.  4,  incompleta  o presentata oltre il termine previsto ovvero non presentata, la  somma non rendicontata e’ recuperata a  valere  sulle  risorse  disponibili sulla  Carta  e,  ove  non  sufficienti,  con  l’erogazione  riferita all’anno scolastico successivo”.

Questo significa, dunque, che se quest’anno un docente spenderà solo 200 euro, per aggiornarsi o acquistare dispositivi utili alla sua attività formativa, l’anno prossimo il Miur non gli assegnerà l’intera somma di 500 euro, come accaduto in questo primo anno, ma gli “caricherà” la card professionale (altra novità in arrivo) con soli 300 euro.

Qualora, invece, l’insegnante dovesse spendere una cifra superiore ai 500 euro con un solo acquisito (ad esempio comprando un computer portatile da 700 euro), la fattura di pagamento sarà valida e si vedrà esaurito il suo bonus annuale in un “colpo” solo.

Si ricorda che i docenti possono anche accedere, grazie al fondo ministeriale, alla visione di rappresentazioni cinematografiche, all’ingresso ai musei, alle mostre ed eventi culturali e spettacoli dal vivo (non necessariamente attinenti alla disciplina insegnata). Come anche iscriversi e frequantare corsi post-laurea.

Su come si può utilizzare la carta di aggiornamento annuale dei docenti, rimandiamo alle FAQ emesse dal ministero dell’Istruzione.

Un’ultima annotazione: i docenti facciano estrema attenzione alle certificazioni e ai documenti che consegneranno alle segreterie scolastiche di appartenenze. Da settembre, infatti, verranno messi a disposizione dei revisori dei conti assegnati alle “istituzioni scolastiche per il riscontro di regolarità amministrativo-contabile” (comma 3, articolo 7 del Decreto del presidente del consiglio dei ministri del 23/9/2013).

È indispensabile, infatti, che le fatture siano tutte nominative. Come è imprescindibile che sulle ricevute dei corsi di aggiornamento sia indicato che la struttura formativa sia compresa nell’elenco definitivo del MIUR comprendente gli Enti accreditati per l’aggiornamento e la formazione del personale della scuola.

 

A tal proposito, riportiamo una delle delucidazioni ministeriali che più hanno fatto discutere tra il corpo docente (per via dell’esclusione di strumenti che i docenti utilizzano abitualmente per le loro attività didattiche e di aggiornamento professionale, come le pen drive, le stampanti e i videoproiettori):

FAQ:

La Carta del Docente consente “l’acquisto di hardware”: vi rientrano anche smartphone, tablet, stampanti, toner, cartucce e pennette USB?

RISPOSTA DEL MIUR:

La Carta del Docente permette “di sostenere la formazione continua dei docenti e di valorizzarne le competenze professionali” (art. 1, comma 121, legge 107/2015). Di conseguenza, personal computer, computer portatili o notebook, computer palmari, e-book reader, tablet rientrano nella categoria degli strumenti informatici che sostengono la formazione continua dei docenti. Altri dispositivi elettronici che hanno come principale finalità le comunicazioni elettroniche, come ad esempio gli smartphone, non sono da considerarsi prevalentemente funzionali ai fini promossi dalla Carta del Docente, come non vi rientrano le componenti parziali dei dispositivi elettronici, come toner cartucce, stampanti, pennette USB, videocamere, fotocamere e videoproiettori.

 

Riportiamo, per completezza, anche il comma 121 della Legge 107/2015, che ha introdotto – per tutti i docenti di ruolo – la possibilità di fruire il bonus annuale di aggiornamento.

121. Al fine di sostenere la formazione continua dei docenti e di valorizzarne le competenze professionali, è istituita, nel rispetto del limite di spesa di cui al comma 123, la Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado.

La Carta, dell’importo nominale di euro 500 annui per ciascun anno scolastico, può essere utilizzata per l’acquisto di libri e di testi, anche in formato digitale, di pubblicazioni e di riviste comunque utili all’aggiornamento professionale, per l’acquisto dihardware e software, per l’iscrizione a corsi per attività di aggiornamento e di qualificazione delle competenze professionali, svolti da enti accreditati presso il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, a corsi di laurea, di laurea magistrale, specialistica o a ciclo unico, inerenti al profilo professionale, ovvero a corsi post lauream o a masteruniversitari inerenti al profilo professionale, per rappresentazioni teatrali e cinematografiche, per l’ingresso a musei, mostre ed eventi culturali e spettacoli dal vivo, nonché per iniziative coerenti con le attività individuate nell’ambito del piano dell’offerta formativa delle scuole e del Piano nazionale di formazione di cui al comma 124.

La somma di cui alla Carta non costituisce retribuzione accessoria né reddito imponibile.

‘You Safe’: la prevenzione si impara a scuola

da La Tecnica della Scuola

‘You Safe’: la prevenzione si impara a scuola

‘You Safe-La sicurezza sul lavoro parla ai giovani’ è una iniziativa realizzata dall’Associazione Piccole e medie imprese dell’Umbria in collaborazione con Cna e Confcommercio Umbria e con il contributo della Camera di commercio di Perugia, che ha inteso promuovere la cultura della salute e della sicurezza sul lavoro fra i più giovani.

Un progetto  per mettere in campo una serie di iniziative atte a instillare nei giovani studenti la cultura della prevenzione dei rischi già a partire da un’età precoce, con l’obiettivo di aiutarli ad evitare i pericoli per tutto il corso della loro vita lavorativa.

“Per fare questo è stato individuato nella scuole superiori -ha detto Mauro Orsini, presidente di Apmi Umbria- un luogo privilegiato di confronto con i più giovani in cui strutturare, articolare e approfondire la cultura e la pratica della sicurezza, affinché nelle nuove generazioni questo concetto venga radicato e diventi stile di vita, a vantaggio dei soggetti direttamente coinvolti, a partire dalle imprese che li ospiteranno in futuro per arrivare poi all’intera società civile”.

Il progetto, scrive l’agenzia Adnkronos, ha visto realizzare in modo concreto ed efficace una serie di iniziative volte in un primo momento a mappare la percezione del rischio e dei pericoli fra i ragazzi dai 15 ai 20 anni e poi promuovere con azioni mirate, il concetto di sicurezza come modo di vivere nei diversi contesti di vita e soprattutto rendere gli allievi che sono stati coinvolti, immediatamente pronti all’ingresso nel mondo del lavoro, fornendo ai ragazzi un orientamento iniziale in materia di sicurezza così come individuato dalla normativa in vigore.

Sia la fase di mappatura che il percorso formativo, sono stati curati da esperti del settore della sicurezza, oltre che da figure professionali come psicologi del lavoro e dell’età evolutiva. Il tutto con il fine di rendere l’attività didattica legata a un argomento di per se poco attrattivo e spesso sottovalutato specialmente fra i ragazzi in età scolare, più fruibile e vicino al linguaggio dei giovani.

Sotto i mille euro il 18% degli assegni ai dipendenti pubblici

da La Tecnica della Scuola

Sotto i mille euro il 18% degli assegni ai dipendenti pubblici

Le pensioni della Gestione Dipendenti Pubblici in vigore al primo gennaio di quest’anno sono 2.841.815 per un importo complessivo annuo di 66.309 milioni di euro e un importo medio mensile pari a 1.795 euro.

Lo rende noto l’Inps, precisando che, rispetto all’anno precedente, si registra un incremento dello 0,8% nel numero delle pensioni (erano 2.818.300) e degli importi annui in pagamento ad inizio anno, cresciuti del 2,1% rispetto ai 64.955 milioni del 2015.

La distribuzione delle pensioni degli ex dipendenti pubblici per categoria e classi di importo mensile mette in evidenza che circa

il 18,2% delle pensioni pubbliche ha un importo mensile inferiore ai 1.000 euro,

il 51,3% tra 1.000 e 1.999,99 euro

e il 22,8% di importo tra 2.000 e 2.999,99;

infine, il 7,8% ha un importo dai 3.000 euro mensili lordi in su.

L’Inps aggiunge che la classe modale del totale dei trattamenti è quella compresa tra 1.250 ed 1.499,99 euro, con il 13,9% di essi. Guardando all’area geografica, circa il 38,8% della spesa pensionistica complessiva della Gestione Dipendenti Pubblici viene erogata nell’Italia settentrionale, contro il 36,3% dell’Italia meridionale ed isole ed il 24,8% dell’Italia centrale; solo lo 0,1% delle pensioni è erogata all’estero. Il 58,6% del totale dei trattamenti pensionistici, conclude l’Inps, è erogato alle femmine, contro il 41,4% erogato ai maschi.

Superiori, il futuro dell’alternanza scuola-lavoro? Stipulare accordi con enti e aziende

da La Tecnica della Scuola

Superiori, il futuro dell’alternanza scuola-lavoro? Stipulare accordi con enti e aziende

Le esperienze obbligatorie di alternanza scuola-lavoro passano sempre più spesso per l’attivazione di accordi con enti, istituzioni e mondo aziendale.

Tra le tante “alleanze” che si stanno realizzando, segnaliamo quella avviata il 3° maggio a Torino, dove è stato creato un pool composto da Camera di Commercio, Ufficio Scolastico Regionale e associazioni di categoria mirato a facilitare gli iter per avviare i percorsi di ‘alternanza scuola-lavoro’ obbligatori da quest’anno, in base alla legge della buona scuola.

Presso la Camera di Commercio è stato quindi sottoscritto un protocollo d’intesa con 15 associazioni datoriali tra cui Api, Cna, Ascom, Colidretti, Confagricoltura, Confartigianato. Protocollo che amplia un precedente accordo firmato in novembre tra Camera di Commercio, Ufficio Regionale Scolastico, Inail e Inps.

“E’ in gioco il futuro dell’Italia – ha detto Fabrizio Manca, direttore dell’Ufficio Scolastico – occorre fare incrociare il mondo della scuola e delle imprese, creando un sistema unico e virtuoso”. Vincenzo Ilotte, presidente Camera di Commercio Torino ha sottolineato come Unioncamere abbia creato una piattaforma web nazionale per aiutare le aziende coprendo anche i costi di iscrizione al registro necessario.

Questo genere di piattaforme, fruibili on line, stanno diventando sempre più prezioso per le scuole superiori – licei compresi –, visto che sono contemplate dalla stessa riforma e gli allievi comprendono da vicino meccanismi e vicende lavorative altrimenti non facilmente riscontrabili nelle modalità previste attraverso gli stage formativi tradizionali.