Con il corso “Multimediatecario” formazione gratuita per ragazzi con autismo

da Redattore sociale del 01-06-2016

Con il corso “Multimediatecario” formazione gratuita per ragazzi con autismo

Finanziato dalla Regione Lombardia, riguarda la conoscenza di strumenti digitali e sarà attivato a settembre. Dal 6 giugno al via il percorso di orientamento. Obiettivo, sperimentare attività autonome e coerenti con le proprie risorse, con la possibilità di utilizzare tecniche professionali.

Parte il 6 giugno il progetto “Digital humanities: conoscenza ed uso di strumenti digitali nella formazione al lavoro di persone con disturbi dello spettro autistico”, finanziato dalla Regione Lombardia nell’ambito di “Lombardia Plus”, bando a sostegno dello sviluppo delle politiche integrate di istruzione, formazione e lavoro. Il progetto, presentato dall’Associazione La Nostra Famiglia di Bosisio Parini, si è piazzato al 3° posto tra i 145 presentati, 29 dei quali saranno finanziati. Si tratta di un’attività formativa rivolta a soggetti inoccupati o disoccupati che abbiano compiuto 16 anni, residenti o domiciliati in Lombardia e in possesso di una certificazione di invalidità. Il corso, denominato “Multimediatecario”, sarà avviato dal 5 settembre e si concluderà entro il mese di dicembre 2016. Prevede un’attività di formazione permanente, costituita da moduli individuali di orientamento (20 ore) e da un corso di 400 ore per 10 persone.

Il percorso è basato su un approccio formativo flessibile attento all’identificazione delle risorse individuali, alla motivazione al lavoro e alla partecipazione attiva al progetto formativo, grazie ad un contesto altamente stimolante e adeguato al particolare profilo di funzionamento della persona con disturbo dello spettro autistico. Gli ambiti di tirocinio e di futura occupazione ipotizzati hanno la caratteristica di non porre eccessive richieste di relazioni sociali e di valorizzare le competenze acquisite durante il percorso.

Le attività previste saranno suddivise tra moduli teorico-pratici (Principi di archivistica editoriale, 30 ore; Archivistica digitale, 40 ore; Biblioteconomia, 30 ore; Tecnologie multimediali, 40 ore; Competenze di base, 40 ore; Competenze trasversali, 10 ore) e laboratori tecnici (Informatica di base, 30 ore; Informatica applicata ai servizi bibliotecari, 40 ore; Editoria, Grafica e stampa elettronica, 50 ore; Videoanimazione e storytelling, 40 ore) e 50 ore saranno riservate al tirocinio.

Obiettivo principale della programmazione didattica, realizzata attraverso laboratori interattivi, è permettere al corsista di sperimentare attività autonome e coerenti con le proprie risorse, con la possibilità di utilizzare tecniche professionali, che riguardano la figura del bibliotecario, dell’archivista digitale e la produzione multimediale, con modalità originali e personalizzate in ambiente facilitante e guidato.

Dal 6 giugno verranno attivati percorsi individualizzati di orientamento di 20 ore, denominati “Orientare al futuro”. Si tratta di moduli formativi brevi, proposti singolarmente con lo scopo di far emergere gli interessi e le potenzialità del singolo corsista, attraverso compiti che prevedono aiuti e facilitazioni. Il percorso di orientamento sarà sviluppato all’interno di un laboratorio multimediale, sarà orientato alla valutazione delle performance e alla conoscenza della persona; verranno anche utilizzati protocolli per l’assessment funzionale. Le competenze da verificare riguardano l’abilità nell’utilizzo di strumenti tecnologici e informatici per la gestione dei dati e la competenza a svolgere operazioni su documenti e testi. Le attività dei moduli di orientamento avverranno su chiamata, fino ad esaurimento dei posti disponibili, secondo un criterio temporale. Per la frequenza al corso “Multimediatecario” verrà considerato titolo preferenziale l’adeguata acquisizione delle competenze previste nella fase di orientamento.

#iMiei10Libri

#iMiei10Libri, i ragazzi portano i contemporanei in classe

Voto on line fino al 1° dicembre

Giannini: “I titoli più gettonati saranno dati in dotazione a tutte le biblioteche scolastiche”

Al via da oggi le votazioni on line per portare in classe i titoli contemporanei più amati dai ragazzi. Con la pubblicazione del bando e l’apertura della piattaforma on line per esprimere il proprio voto entra nel vivo il concorso #iMiei10Libri, lanciato dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini in occasione del Salone del Libro di Torino. Obiettivo dell’iniziativa, consentire agli studenti, dalla primaria alle superiori, di portare nelle biblioteche scolastiche autori italiani degli anni 2000 e, per i più piccoli, favole e testi italiani ed europei per bambini.
Nei giorni della fiera circa 2.500 ragazzi hanno già partecipato al voto tramite la postazione informatica allestita presso lo stand Miur. Fra gli autori più gettonati al Salone, Niccolò Ammaniti, Alessandro Baricco, Alessandro D’Avenia, Andrea Camilleri, Umberto Eco, Fabio Geda, Massimo Gramellini, Roberto Saviano, Fabio Volo. L’iniziativa si inserisce nell’ambito delle azioni del Ministero per la promozione della lettura come indispensabile pratica educativa e formativa. Il concorso punta poi a rafforzare e rinnovare il ruolo e la visibilità delle biblioteche scolastiche che, anche attraverso un apposito bando per la loro digitalizzazione, il Ministero sta cercando di trasformare in laboratori e ambienti innovativi in cui coltivare e sviluppare conoscenze e abilità trasversali.
“I 10 titoli più votati saranno dati in dotazione dal Miur a tutte le biblioteche scolastiche anche in formato digitale in modo che siano accessibili a tutti gli studenti – sottolinea il Ministro Giannini –. Con questa iniziativa non stiamo chiedendo ai ragazzi di votare chiusi nelle loro stanze, davanti ad un computer, ma di votare per classi. Desideriamo infatti che ci sia un dibattito fra studenti e con gli insegnanti per incentivare la passione per la lettura anche attraverso i titoli e gli autori che i giovani sentono più vicini a loro. Anche per questo lanciamo il bando in questi giorni che precedono le vacanze: il concorso può incoraggiare il confronto sulle letture da fare durante la pausa estiva. Sarebbe bello se anche i libri suggeriti dai ragazzi potessero diventare parte di quei compiti che si faranno nei prossimi mesi”.
Due le sezioni del concorso previste dal bando. Generazione 2000. I contemporanei in classe è quella riservata agli alunni delle scuole secondarie di I e II grado che potranno indicare i 10 titoli di autori italiani pubblicati dal 2000 ad oggi. La sezione #iMiei10Libri è per gli alunni della primaria che potranno fare la loro scelta tra 10 volumi della letteratura per l’infanzia e per i ragazzi appartenenti alla cultura italiana o europea. I libri votati potranno essere un classico, una sua rivisitazione contemporanea o un testo recente legato alla produzione di qualità nell’ambito dell’editoria per l’infanzia e per i ragazzi della cultura italiana ed europea. Il voto potrà essere espresso da ciascuna classe italiana tramite una piattaforma informatica appositamente realizzata dal Miur. Le preferenze dovranno essere espresse in ordine decrescente e a ciascuna sarà attribuito un peso ponderale decrescente da 10 a 1. Il bando del concorso sarà disponibile on line sul sito del Miur dal pomeriggio di oggi. Si potrà votare fino al prossimo 1 dicembre.

Sistema Nazionale di Valutazione e monitoraggio fondo per il merito

Sistema Nazionale di Valutazione e monitoraggio fondo per il merito. Incontro al MIUR

Si è tenuto ieri al MIUR un incontro di informativa relativo al Sistema Nazionale di valutazione e al monitoraggio sul fondo per il merito dei docenti. All’incontro erano presenti anche la dott.ssa Ajello e il dott. Mazzoli, presidente e direttore dell’Invalsi.

L’Amministrazione ha ribadito l’intenzione del Ministro di intervenire sulla direttiva 11 per riallineare il processo di valutazione alle novità introdotte dalla Legge 107/2015, sia dal punto di vista della scansione temporale, sia per quanto riguarda alcuni indicatori. L’Invalsi ha comunicato di essere impegnato in un’analisi qualitativa dei RAV prodotti; ha inoltre segnalato come i nuclei esterni di valutazione, che hanno fin qui visitato circa 180 istituzioni scolastiche, abbiano incontrato un’accoglienza molto positiva da parte delle scuole. Le restanti 210 scuole delle 390 previste saranno visitate nei primi mesi del prossimo anno scolastico.

È stato comunicato che alcuni tavoli tecnici stanno lavorando alla predisposizione di un RAV per i CPIA e per la Formazione Professionale, mentre l’Invalsi sta testando, in un campione di Istituti, prove standardizzate nazionali specifiche per la Formazione professionale. Se per i CPIA e per IeFP i lavori sono ancora ad una fase iniziale, dal prossimo anno partirà in via sperimentale il RAV per l’Infanzia.

L’Amministrazione ha anticipato i primi risultati del monitoraggio relativo alla valorizzazione del merito dei docenti. Si tratta di dati ancora parziali  (hanno risposto circa il 39% delle scuole alla scheda  n.1  e il 24% alla scheda n.2) e provvisori,  dei quali, comunque, forniamo qualche anticipazione.

Ad oggi, tra le scuole che hanno risposto, quasi il 100% ha nominato il comitato di valutazione e lo ha fatto con tutte le componenti. In merito ai criteri scelti dai Comitati, la rilevazione indica che la quasi totalità delle scuole li ha elaborati in relazione a tutte le aree indicate dalla legge; sono pochissime, nell’ordine di qualche unità, le scuole che hanno lavorato privilegiando solo una o due aree. Altro dato interessante riguarda le modalità con le quali sono state adottate le decisioni dei comitati: quasi il 95% dei comitati ha assunto le proprie decisioni con consenso unanime.

Alla chiusura del monitoraggio, prevista per fine agosto, l’Amministrazione renderà noti i risultati complessivi.

1° GIUGNO 2016 – GIORNATA MONDIALE DEI GENITORI

1° GIUGNO 2016  – GIORNATA MONDIALE DEI  GENITORI
“Una sfida di grande portata”. Così l’ONU ha definito la celebrazione della
GIORNATA MONDIALE DEI GENITORI, giunta al quarto appuntamento. E tale riteniamo
che sia, come Genitori di Scuola Cattolica, impegnati quotidianamente per la
libertà di scelta educativa e il pluralismo della scuola in Italia. E’ di vitale
importanza aiutare i genitori di oggi, onorare quelli di ieri che ci hanno
aiutato e formato, trasmettendo  ai giovani la meravigliosa esperienza
dell’essere educatori. Esperienza insidiata da tanti problemi della nostra
società che condizionano sempre più spesso la scelta di diventare padri e madri
consapevoli. A tutti i genitori, ed a coloro che credono che questa sfida sia
giusta e promuova la crescita e lo sviluppo della persona, regaliamo la parola
di papa Francesco all’udienza riservata all’A.Ge.S.C. lo scorso 5 dicembre:
“Come genitori, siete depositari del dovere e del diritto primario e
irrinunciabile di educare i figli, aiutando in tal senso in maniera positiva e
costante il compito della scuola. Spetta a voi il diritto di richiedere
un’educazione conveniente per i vostri figli, un’educazione integrale e aperta
ai più autentici valori umani e cristiani … Non vi sfugga mai l’esigenza di
costruire una comunità educante in cui, insieme ai docenti, ai vari operatori e
agli studenti, voi genitori possiate essere protagonisti del processo educativo.
Non siate fuori dal mondo, ma vivi, come il lievito nella pasta. L’invito che vi
rivolgo è semplice ma audace: sappiate fare la differenza con la qualità
formativa.” In questo giorno particolarmente importante per noi vogliamo
abbracciare tutti i genitori che nel mondo vivono in situazioni di guerra,
lutto, separazione, indigenza, malattia e che, nonostante questo, trovano la
forza per continuare ad educare, provvedere, salvare e condividere, riscoprendo
e diffondendo ogni giorno il valore della vita.

Giusi Vianello

LO STRANO CASO DELLA RENDICONTAZIONE DELLA CARTA 500 €

LO STRANO CASO DELLA  RENDICONTAZIONE DELLA CARTA 500 €
LE REGOLE VANNO DICHIARATE  PRIMA

di Giuseppe Guastini

Premesso che il MIUR, diversamente da quanto annunciato, non ha emanato l’attesa disposizione in materia di rendicontazione delle somme utilizzate dai docenti per acquisti effettuate tramite la carta del docente (commi 121 e 122 della L. 107/2015), alcune scuole hanno inteso introdurre, di propria iniziativa, alcune importanti restrizioni sulle modalità di rendicontazione. La maggior parte di tali restrizioni riguardano la nominatività degli acquisti e accade che diverse segreterie chiedono fatturazione nominativa e rifiutano gli scontrini fiscali perché non riportano il nome di chi ha effettuato l’acquisto, ancorché accompagnate da autocertificazione.

A mio parere tali comportamenti individuali sono sbagliati e illegittimi per almeno tre ordini di motivi:

1) perchè eventuali restrizioni sull’ammissibilità delle rendicontazioni introdotte motu proprio andavano dichiarate prima e con circolare interna regolarmente pubblicata, nella fase in cui la somma veniva accreditata;
2) perché introducono un modello di “sfiducia preventiva” nelle relazioni interprofessionali e in controtendenza rispetto alla semplificazione dei rapporti amministrazione-cittadino;
3) perché i soli casi di esclusione previsti (Art. 7, comma 2 del DPCM 32313 del 23/9/2015) sono:
a) la documentazione di rendicontazione della spesa non è conforme alle finalità della carta;
b) la documentazione è incompleta;
c) la documentazione non è presentata o presentata oltre i termini previsti.
Riguardo al punto “b” (completezza), le norme non prescrivono in alcun modo una particolare modalità documentale (fattura o scontrino) e ove il docente produca lo scontrino fiscale recante data, prodotto acquistato, importo etc accompagnandolo con una autocertificazione dalla quale risulti il proprio nominativo quale titolare dell’acquisto, tale documentazione non può assolutamente essere considerata “incompleta”.

NORME DI RIFERIMENTO

1) Commi 121 e 122 della L. 107/2015
(Ricordo che la legge 107 è formata di un solo articolo a sua volta suddiviso in 212 commi)

2) DPCM 32313 del 23/9/2015

3) Nota MIUR 15219 del 15/10/2015

La morte e l’indifferenza

La morte e l’indifferenza

di Vincenzo Andraous

La testa mi scalcia alla base del collo, un fastidio persistente, una sofferenza scomposta, una ferita che non rimargina, sanguina e non consente alcuna consolazione.

Da ore si susseguono le cataste di parole imbarazzanti, gestualità rubamazzetti dagli aggettivi altisonanti, recitazioni di urla e grida di indignazione.

Da giorni il corteo dei commiati alla vita rubata fanno ingresso nelle case di ogni cittadino, certamente anche di quelli che hanno visto passando oltre.

La ragazza è incollata al catrame dell’asfalto, bruciata viva, carbonizzata come la coscienza di chi ha voltato le spalle, di coloro che incredibilmente hanno fatto spallucce.

Quella ragazza risulta semplicemente un altro numero da aggiungere alle colonne colorate delle statistiche, delle percentuali, dei dati esponenziali che dilatano a dismisura i tunnel senza via di emergenza, la pratica del sopruso, della prepotenza, dell’omicidio del più debole, del più fragile, dell’innocente di turno.

Per infervorare il nostro sdegno, la nostra compassione inferocita, potremmo sempre fare una fiaccolata, riempire una piazza, brandire-sbandierare al vento gli slogans.

Sì, potremmo davvero farlo per calarli con forza sulle teste di chi era presente , di chi c’era, di chi ha visto, di chi è rimasto fermo e di chi se l’è data a gambe levate, di quanti non hanno mosso minimante un dito.

Il boia di questo terzo millennio è l’indifferenza, l’ho detto, ripetuto fino alla noia, non è soltanto paura, viltà, vigliaccheria, che ci fanno indietreggiare di fronte a tanta miserabilità dis-umana, che rendono il nostro cuore una pietra, la nostra dignità un albero senza radici. La paura alberga in ogni uomo, scava dove la somma non ha mai sapore di giustizia, occorre fare leva su tutte le nostre energie interiori per ritrovare coraggio, quello spazio di terra e di sangue che ci fa schierare, senza se e senza ma, dalla parte chi vede rapinati, umiliati, annientati i propri diritti fondamentali. Ora più che mai c’è necessità di non confondere il coraggio che scaturisce dal rispetto per se stessi e gli altri, con l’irresponsabilità di chi non agisce, di chi non si mette in mezzo, di chi non fa un passo avanti, di chi non intercede umanamente, dove l’inaccettabile vorrebbe dettare legge.

Quanto accaduto a quella ragazza, non è qualcosa che non ci riguarda, perché dopotutto non sappiamo che fare, come re-agire, adagiati nei nostri comodi rifugi.

Tanta inaudita ferocia, altrettanta colpevole indifferenza, ci impongono di indagare non soltanto su chi commette infamie di questa portata, è fuor di dubbio la responsabilità e il castigo che dovrà seguire, ma anche e soprattutto su quella responsabilità collettiva che costituzionalmente non è penalmente perseguibile, ma ha residenza prettamente morale, legame parentale con la nostra origine ontologica, dello stare insieme, dentro quella solidarietà costruttiva che ci deve aiutare a uscire dall’angolo della nostra stessa dis-umanità e purtroppo indifferenza.

La morte di quella ragazza, le morti degli innocenti, di chi spesso, sempre più spesso, rimane senza giustizia, non possono non riguardarci da vicino, la tragicità di questo evento non può indurci a guardare da un’altra parte, a sentirci autorizzati a non farci i conti, perché se è vero che non saremo mai complici di tanta efferatezza, è anche più vero che non dovremmo risultare mai anche solo lontanamente corresponsabili di un atto tanto indegno.

Assegnazioni e chiamate unite

da ItaliaOggi

Assegnazioni e chiamate unite

Alessandra Ricciardi

L’ipotesi è sul tavolo del confronto sindacati-ministero, fare un unico contratto sulle assegnazioni provvisorie e chiamata diretta dei docenti. Un contratto che disciplinerebbe senza soluzione di continuità i passaggi più delicati delle due operazioni che contrassegneranno la vigilia dell’avvio del nuovo anno scolastico. Oggi ci sarà a viale Trastevere il nuovo round del confronto sulle assegnazioni ed è dato per probabile un rinvio a dopo le elezioni amministrative del 5 giugno (si vedano le anticipazioni di ItaliaOggi di martedì scorso) quando dovrebbe essere convocato un tavolo politico, così come chiesto unitariamente da Cgil, Cisl, Uil e Snals la scorsa settimana al gabinetto del ministro Stefania Giannini. A quel punto potrebbe essere formalizzata l’ipotesi di trovare una soluzione unica ai problemi delle assegnazioni e della chiamata diretta. I sindacati predicano prudenza, così come l’amministrazione trasteverina.

Al Miur da un lato c’è la consapevolezza che annullare, o comunque ridurre, il ricorso alla chiamata diretta dei docenti per il prossimo anno scolastico, la richiesta delle sigle sindacali, è sic et sempliciter impensabile: il premier Matteo Renzi ne ha fatto uno dei capisaldi della riforma della Buona scuola, a colpi di maggiore autonomia e responsabilità delle singole scuole e dei dirigenti scolastici. Dall’altro però c’è anche l’evidenza che gestire tutti passaggi di avvio del nuovo anno questa volta è assai complesso se non rischioso.

Il timing delle operazioni che sta emergendo,prevede la chiusura entro il 10 di agosto dei trasferimenti. Pausa ferragostana e poi si parte con i bandi per la chiamata diretta: orientativamente, dal 22 agosto. Ci sarebbe poi una settimana per lo svolgimento di eventuali colloqui ai candidati. Poi la chiamata del docente alla scuola. Dal 7 al 15 settembre scatterebbero invece le assegnazioni d’ufficio di chi non è stato scelto da parte dei direttori scolastici regionali. Nell’arco di un mese di operazioni ad incastro vanno collocate le assegnazioni provvisorie: le richieste di quanti, docenti di ruolo di nuova assunzione, puntano ad essere avvicinati a casa per un anno.

L’orientamento a viale Trastevere è di far assegnare i docenti prima che scattino le chiamate dirette, così da evitare ai dirigenti e agli stessi insegnanti la fatica di una selezione che potrebbe verificarsi vana. Circa 100 mila i potenziali interessati alle assegnazioni provvisorie. Per le sigle sindacali, essendo questa un’operazione di avvicinamento a casa di un solo anno, non dovrebbe scattare p la chiamata diretta e neanche l’assegnazione all’ambito. Di opposto avviso al Miur, che vedrebbe altrimenti ridotta a una minima parte del contingente la chiamata diretta. Ed è questo descritto solo uno degli intrecci tra assegnazioni e chiamata diretta che giustificherebbero una soluzione organica. Un’ipotesi che però a viale Trastevere non sono disposti a percorrere se questo significa depotenziare la chiamata diretta. E il gioco ricomincia.

Assegnazioni, è giallo ambiti

da ItaliaOggi

Assegnazioni, è giallo ambiti

Carlo Forte

I docenti neoimmessi in ruolo potranno richiedere l’assegnazione provvisoria interprovinciale: per quest’anno l’obbligo di permanenza triennale nella provincia di assunzione non sarà applicato. Lo prevede il decreto legge 42/2016, convertito in legge definitivamente dalla camera il 25 maggio scorso. L’approvazione fa tirare un sospiro di sollievo agli oltre 50mila docenti che dovranno essere assegnati agli ambiti in via definitiva nel mese di agosto. Perché, se dovessero ottenere una sede molto lontana da casa, potranno sempre sperare in una seconda possibilità con la mobilità annuale. Ma la strada è tutta in salita. L’amministrazione, infatti, è incline a ritenere che anche per le assegnazioni provvisorie i movimenti dovranno fare i conti con gli ambiti. Anche se ciò renderà la vita difficile non solo ai docenti, ma anche ai dirigenti scolastici. Che dovranno preoccuparsi di trovare i docenti non solo per i posti vacanti in organico di diritto, ma anche su quelli che spunteranno fuori nell’organico di fatto. E cioè proprio su questi posti che vengono utilizzati per la mobilità annuale.

Dunque, c’è rischio di ritardi nell’assegnazione dei docenti alle classi. Tant’è che anche il legislatore ha ritenuto di far slittare al 15 settembre il termine ultimo per le operazioni. Ma è probabile che anche così non si faccia in tempo. La legge 107, infatti, ha reso le operazioni di avvio scolastico ancora più complicate. Dopo gli esiti dei trasferimenti e dei passaggi, per i 50mila docenti assegnati agli ambiti, la palla passerà ai dirigenti scolastici. Che dovranno preoccuparsi di inviare proposte ai docenti inclusi in tali ambiti al fine di coprire i posti vuoti. Se il docente interessato riceverà una sola proposta, nulla quaestio. Perché se la proposta è unica si trasforma automaticamente in una sorta di provvedimento autoritativo. Se invece le proposte saranno più di una, il docente avrà la possibilità di scegliere quale accettare. E ciò costringerà i dirigenti delle scuole rifiutate di formulare nuove proposte. Fino a quando non riusciranno a trovare un docente che accetterà la proposta oppure che sia tenuto ad accettarla. Le operazioni post-mobilità ordinaria, dunque, potrebbero richiedere anche diversi giorni. E dopo la mobilità ordinaria, bisognerà ripetere tutto da capo sui posti dell’organico di fatto. In tutto questo c’è anche il problema delle procedure e delle regole da seguire per la cosiddetta chiamata diretta. Le trattative, dunque, sono lontane dall’accordo. E questa volta, l’ipotesi che il ministero faccia tutto da solo, tramite lo strumento dell’ordinanza, prende piede ogni giorno di più, sia per la chiamata diretta che per la mobilità annuale. Fermo restando, però, che un provvedimento autoritativo offrirebbe ai sindacati l’occasione per un ricorso d’urgenza davanti al Tar. I presupposti di merito non mancherebbero.

Secondo alcuni sindacati, il punto debole della riforma Renzi sarebbe individuabile proprio nelle disposizioni che assoggettando i docenti alla chiamata diretta. Che potrebbero essere incostituzionali. E dunque, talune organizzazioni sindacali starebbero attendendo proprio l’occasione buona per procedere in giudizio, sollevando una questione di costituzionalità su questo aspetto della riforma. Poi, per quanto riguarda la mobilità annuale, essendo regolata da norme speciali, gli stessi docenti potrebbero avere gioco facile ad adire il giudice, chiedendo la disapplicazione di clausole o disposizioni difformi da tali norme.

Insomma, gli spunti per l’ennesimo contenzioso seriale sembrerebbero esserci tutti. In più c’è la questione ancora irrisolta della mobilità nei licei musicali. Sebbene sia stato approvato il regolamento sulle classi di concorso, che attribuisce, in via transitoria, l’abilitazione ad insegnare nei licei musicali anche ai docenti provvisti delle vecchie abilitazioni, a questi docenti è stata preclusa la facoltà di accedere alla mobilità professionale verso i licei. Dunque, almeno per quest’anno, non resta che l’utilizzazione. Ma le regole sono tutte da scrivere.

Concorso docenti, il 19% non ha svolto gli scritti: 130mila sperano negli orali dai tempi diversi

da La Tecnica della Scuola

Concorso docenti, il 19% non ha svolto gli scritti: 130mila sperano negli orali dai tempi diversi

È terminata da poche ore la lunga tornata di scritti del concorso per docenti 2016, che nelle intenzioni del Miur dovrebbe portare in cattedra i primi vincitori a settembre.

L’impressione, però, è che la strada che porta alla conclusione del concorso è molto lunga. Sia per la “mina vagante” dei tanti ricorsi dei candidati esclusi, ora di nuovo al vaglio del Consiglio di Stato, il cui parere è atteso a giugno, sia perché per diverse discipline e classi di concorso il numero di partecipanti da esaminare rimane davvero alto.

Basta leggere i numeri degli ultimi due giorni per rendersene conto. Il 30 maggio, per diventare maestro della scuola primaria erano quasi 75mila i candidati (per 17.299 posti comuni e 3.799 posti per il sostegno), collocati in oltre 4mila aule informatiche, ad essersi regolarmente iscritti.

Stesso copione il giorno dopo, il 31 maggio, quando un numero analogo di candidati (in diversi casi però gli stessi di ventiquattrore prima), si è presentato per fare “da grande” il docente della scuola dell’infanzia: per costoro, però, il Miur ha riservato solo 6.933 posti comuni e 304 per il sostegno.

Secondo le agenzie di stampa, alla prova della scuola primaria di non si sarebbe però presentato a sostenerla il 30% circa dei candidati; per quella della scuola dell’infanzia, le assenze pare siano state maggiori, intorno al 40%.

In generale, considerando tutte le prove, si registra una percentuale di partecipazione media dell’81%: il dato sembra alto. Ma rimane alto anche il numero di partecipanti, che sono stati almeno 130mila. Quindi, in linea generale, siamo ancora al doppio dei candidati rispetto alle cattedre messe in palio.

E ora? Ora viene il bello, è il caso di dire. Perché le commissioni sono chiamate, nei prossimi giorni alla correzione delle prove, sulla base delle indicazioni, di massima, fornite di recente dal Miur.

Se è vero che alcune commissioni delle classi di concorso, quelle che hanno svolto la prova nella prima decade di maggio, hanno già predisposto le griglie di valutazione e iniziato a valutare gli elaborati, è altrettanto vero che per le prove con più candidati (in particolare quelle svolte negli ultimi giorni) si prevedono diverse settimane di attesa.

Con il risultato che per alcune classi di concorso prenderanno il via gli orali, mentre per altre cominceranno le verifiche pratiche. E altre ancora, invece, rimarranno in attesa degli esiti delle commissioni.

Un po’ ottimisticamente, sempre l’Ansa, sostiene che “entro il mese di luglio dovrebbe svolgersi per tutti gli ammessi la prova orale”.

Ora, ammesso che vada così, i risultati delle verifiche delle prove arriveranno in modo tutt’altro che uniforme: interrogare – per 35 minuti su una lezione simulata e altri 10 minuti sul programma – centinaia di candidati non è la stessa cosa che verificare, sempre con il colloquio, la preparazione di alcune decine. Il risultato è che mentre qualcuno potrebbe vincere il concorso ed entrare in ruolo a settembre, come promesso dal Miur, altri (riteniamo la maggior parte) dovranno armarsi di pazienza e puntare dritto ad un altro anno di supplenze.

Personale ATA, prorogati i contratti di supplenza fino al 31 agosto

da La Tecnica della Scuola

Personale ATA, prorogati i contratti di supplenza fino al 31 agosto

Il MIUR con nota 15307 del 31 maggio 2016 ha dato le direttive agli USR di procedere con le proroghe fino al 31 agosto dei contratti di supplenza del personale ATA conferiti su posti in organico di diritto, dal momento che il Dipartimento della Funzione Pubblica ha comunicato che non vi sono elementi ostativi connessi con le procedure di mobilità intercompartimentale. Gli USR dovranno fornire le indicazioni ai Dirigenti Scolastici per proseguire con le proroghe automatiche sui posti in organico di diritto, nel rispetto della posizione e del punteggio occupati nella graduatoria dalla quale sono stati assunti i supplenti stessi. La nota MIUR precisa, inoltre, che per quanto riguarda le supplenze sui posti non vacanti, ma disponibili, i contratti potranno essere prorogati a norma del Regolamento delle supplenze DM 430/2000, confermando le stesse modalità dei precedenti anni scolastici.

Gli organici fatti con le vecchie classi di concorso vengono contestati

da La Tecnica della Scuola

Gli organici fatti con le vecchie classi di concorso vengono contestati

Gli uffici scolastici provinciali stanno lavorando senza sosta, e su più fronti, per garantire il regolare avvio del prossimo anno scolastico. Infatti i funzionari di tali uffici, in questi giorni, stanno notificando ai docenti delle scuole secondarie di secondo grado che hanno fatto domanda di trasferimento nella fase A della mobilità, la validazione dei punteggi relativi a tali domande. Inoltre gli uffici scolastici provinciali si stanno interessando di restituire alle scuole gli organici rivisitati e corretti.

In buona sostanza, entro i primi 10 giorni di giugno, gli uffici scolastici dovranno avere ufficializzato l’organico dell’autonomia di ogni provincia e dovranno gestire, conseguentemente alla mappa organica, tutti i soprannumeri ed eventualmente gli esuberi. A quanto è dato sapere, almeno in alcuni ATP, gli organici sono stati fatti al fine di garantire la titolarità a qualche docente di qualche disciplina, piuttosto che a sostenere il piano triennale dell’offerta formativa.

Ma quali classi di concorso verranno usate per fare l’organico dell’autonomia? Nonostante sia stato approvato il nuovo regolamento delle classi di concorso e quindi sia in vigore il DPR n.19 del 14 febbraio 2016 , appare ormai chiaro a tutti, anche se nessuno lo dice apertamente e con trasparenza, che l’organico dell’autonomia sta per vedere la sua nascita con l’utilizzo delle vecchie classi di concorso e addirittura le vecchie tabelle di confluenza.

Molti si domandano se sia legittimo transigere, con norme vecchie e ormai abrogate, quando è ormai in vigore una nuova norma. A domandarselo, in modo particolare, sono i prossimi probabili soprannumerari, che, se gli organici fossero stati fatti con le nuove classi di concorso, non sarebbero stati sicuramente perdenti posto.

Per esempio ci sono i docenti di matematica e fisica (A049) che con le nuove classi di concorso salvaguarderebbero meglio la loro titolarità rispetto ai docenti di matematica (A047). Invece con le vecchie classi di concorso la A047 è più tutelata rispetto la A049. Stesso problema c’è tra i docenti della A060 e A039, dove i primi sarebbero più tutelati dalle nuove classi di concorso, mentre i secondi dalle vecchie. Stesso problema tra i docenti della A019 e A017, con i primi più tutelati dal nuovo regolamento e i secondi dalle vecchie tabelle di confluenza.

Questo problema riguarda anche altre classi di concorso della Tabella A e della Tabella B del nuovo regolamento, che con le vecchie regole potrebbero andare in soprannumero e perdere la titolarità e magari in futuro finire titolari su ambito territoriale. Quindi non è scontato che i prossimi soprannumerari possano fare ricorso contro una norma transitoria, applicata nonostante il nuovo regolamento delle classi di concorso sia legittimamente in vigore.

Concorso docenti 2016, finiti gli scritti: è andato tutto bene, respinta l’ondata dei ricorsi

da La Tecnica della Scuola

Concorso docenti 2016, finiti gli scritti: è andato tutto bene, respinta l’ondata dei ricorsi

“I candidati sono stati tanti, ma, tocco legno, tutto è andato bene”. A dirlo, nel giorno degli ultimi scritti del concorso docenti 2016, è stato il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.

Interpellato dai giornalisti a margine di un evento, il responsabile del Miur ha colto l’occasione per realizzare un primo bilancio del concorso per insegnanti nell’ultimo giorno di prove scritte.

“Non ci sono state complessità segnalate e quindi questo vuol dire che la macchina organizzativa anche quest’anno, per il secondo anno, sarà in moto perenne fino all’inizio dell’anno scolastico 2016-2017 per mettere in cattedra i vincitori di questo concorso e per dare alla scuola una generazione di insegnanti giovani”.

“L’ingresso di questi 63.000 nuovi docenti consentirà di abbattere di circa 10 anni, anche un po’ di più forse, l’età media del corpo insegnante. E’ un’operazione di straordinaria normalità ed è proprio quello che volevamo ottenere”, ha aggiunto Giannini.

A proposito dei ricorsi, il ministro ha confermato che i candidati ammessi con riserva alle prove dai giudici sono una cinquantina. “La paventata, non da noi, ondata di presunti ricorrenti non c’è stata e anche questo è un altro sintomo di straordinaria normalità della scuola italiana. Questo è il primo grande concorso che si fa dopo tanti anni e auspico, anzi credo si possa avere la certezza, che questo sarà il meccanismo con cui si selezionerà la classe insegnante d’ora in avanti”.

La tranquilità del ministro, tuttavia, potrebbe ancora essere scalfita: i ricorsi di alcune decine di migliaia di docenti privi di abilitazione sono tornati al vaglio del Consiglio di Stato, che porterebbe decidere di imporre le prove suppletive in piena estate.

Le chiamano Stem e sono le materie scientifiche del futuro

da La Tecnica della Scuola

Le chiamano Stem e sono le materie scientifiche del futuro

“Stemette” (da Stem che è  l’acronimo di “science, technology, engineering e mathematics”)  in nghilterra sono le ragazze appassionate di  settori nei quali la presenza femminile è ancora scarsa, e siccome nel 2020 in Europa ci saranno circa 900 mila posti solo nel settore computer science, escludere le donne o inibirne lo studio non è del tutto edificante. Per questo occorre  smontare gli stereotipi che le portano spesso a stare in difesa, a non mettersi in gioco.

Donna Modrena lancia allora una sorta di campagna per aiutare le donne a superare i luoghi comuni e colmare il gap, segnalando le principali occasioni per donne, di oggi e di domani, che vogliono studiare le Stem e sognano un futuro tecnologico e un contratto sicuro.

Da 6 a 12 anni

1. Alla Scuola di robotica di Genova è nato il Movimento MakHer che propone metodologie didattiche particolari  e mirate per avvicinare le ragazze alle scienze. Le alunne muovono i primi passi nel settore durante la Summer School in tema al Villaggio del ragazzo di Cogorno, dal 12 al 14 luglio (scuoladirobotica.it).

2. Girls code it better è un club (in Lombardia, Emilia Romagna e Toscana) dove al pomeriggio le alunne delle medie imparano a progettare siti, app e games e a stampare in 3D. Quest’anno hanno partecipato 760 ragazze e presto partiranno nuove selezioni (girlscodeitbetter.it).

3. I Coderdojo sono club, diffusi ormai in tutto il Paese, dove i piccoli imparano a programmare un computer o realizzare un videogame. I prossimi eventi in calendario sono il 4 giugno a Bracciano (Roma) e il 10 a Policoro (Matera). Clicca su coderdojoitalia.org.

Da 13 a 18 anni

1. Ragazze digitali è un summer camp, rosa e gratuito, organizzato dall’Università di Modena e Reggio Emilia per incentivare le iscrizioni femminili al dipartimento di ingegneria. Si impara a realizzare un videogame, giocando con grafica, audio e video per scoprire il bello della programmazione informatica (ragazzedigitali.it).

2. Chi pensa che la matematica sia ostica può scaricare Redooc, un’app che fa cambiare idea grazie a test divertenti, spiegazioni-video facili e possibilità di sfidare gli amici. Per le iscritte alle scuole secondarie che si registrano entro il 31 maggio l’app è gratis per tre mesi (redooc.com/it/mese-stem).

3. Mai pensato di studiare ingegneria aerospaziale? L’Orientation Summer School dell’Università Luiss è un banco di prova del mondo universitario. Oltre alle classiche

lezioni di economia e giurisprudenza quest’anno le ragazze sono invitate a mettersi alla prova in ingegneria e informatica, in collaborazione con l’Università La Sapienza (a Roma, da giugno a settembre, www.luiss.it/summer-school).

Da 19 a 25 anni

1. Nuvola rosa organizza tour nelle principali città italiane, con eventi e servizi per studentesse e laureate. Si seguono corsi di formazione gratuiti sulle tecnologie digitali e si incontrano importanti aziende del settore Stem, per candidarsi e svolgere colloqui (tieni d’occhio le prossime date al link nuvolarosa.eu).

2. Su leragazzepossono.org trovi l’elenco di workshop, organizzati dal Politecnico di Milano, per le giovani che vogliono lavorare in ambito Stem, con testimonianze di manager e ricercatrici. A giugno si tiene “Imprenditoria femminile: come diventare startupper” e a settembre “Architettura e stampa 3D: come crearsi le competenze”.

3. Chi, dopo l’università, vuole specializzarsi nelle materie scientifiche può fare il punto su science-girl-thing.eu, il portale della Commissione europea dedicato a donne e scienza. Ci sono il quiz per scoprire la propria vocazione scientifica, i video racconti delle donne che ce l’hanno fatta e un elenco di associazioni ed eventi in tutta Europa.

Supplenti: finita la scuola, è tempo di richiedere l’indennità di disoccupazione

da La Tecnica della Scuola

Supplenti: finita la scuola, è tempo di richiedere l’indennità di disoccupazione

Dall’anno scorso l’indennità di disoccupazione si chiama NASpI, acronimo che significa Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego.

Allo scadere dei contratti a tempo determinato, il personale supplente della scuola può richiedere questa prestazione economica, se sussistono i requisiti che vedremo più avanti.

La NASpI infatti spetta ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che abbiano perduto involontariamente l’occupazione, compresi, tra gli altri, i dipendenti a tempo determinato delle Pubbliche Amministrazioni (quindi anche i supplenti della Scuola). Sono invece esclusi i dipendenti a tempo indeterminato delle Pubbliche Amministrazioni.

La NASpI è corrisposta mensilmente per un numero di settimane pari alla metà delle settimane di contribuzione degli ultimi quattro anni.

Requisiti

L’indennità compete in presenza dei seguenti requisiti:

  1. siano in stato di disoccupazione involontario. Sono disoccupati i lavoratori privi di impiego, che dichiarano al Centro per l’Impiego la propria immediata disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa ed alla partecipazione alle misure di politica attiva del lavoro;
  2. possano far valere, nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione, almeno tredici settimane di contribuzione contro la disoccupazione;
  3. possano far valere trenta giornate di lavoro effettivo, a prescindere dal minimale contributivo, nei dodici mesi che precedono l’inizio del periodo di disoccupazione.

Con riferimento al primo punto, l’indennità non spetta se il rapporto di lavoro è cessato per dimissioni o risoluzione consensuale. Ci sono però delle eccezioni, come:

  1. dimissioni: il lavoratore ha diritto all’indennità nelle ipotesi di dimissioni durante il periodo tutelato di maternità – da 300 giorni prima della data presunta del parto fino al compimento del primo anno di vita del figlio; e anche nel caso di dimissioni per giusta causa, cioè quando le dimissioni non sono riconducibili alla libera scelta del lavoratore, ma sono indotte da comportamenti altrui, idonei ad integrare la condizione di improseguibilità del rapporto di lavoro. Alcuni esempi: mancato pagamento della retribuzione, aver subito molestie sessuali nei luoghi di lavoro, modificazioni peggiorative delle mansioni lavorative, mobbing, comportamento ingiurioso posto in essere dal superiore gerarchico nei confronti del dipendente.
  2. risoluzione consensuale: non impedisce il riconoscimento della prestazione:
  • se intervenuta nell’ambito della procedura conciliativa presso la Direzione Territoriale del Lavoro;
  • nell’ipotesi di licenziamento con accettazione dell’offerta di conciliazione, proposta dal datore di lavoro entro i termini di impugnazione stragiudiziale del licenziamento (sessanta giorni dalla comunicazione in forma scritta del licenziamento);
  • qualora intervenga a seguito del rifiuto del lavoratore al proprio trasferimento ad altra sede della stessa azienda distante oltre 50 km dalla residenza del lavoratore e/o mediamente raggiungibile in 80 minuti o oltre con i mezzi di trasporto pubblici.

 

Presentazione della domanda

La domanda per il riconoscimento dell’indennità di disoccupazione NASpI deve essere presentata all’INPS, esclusivamente in via telematica, attraverso il sito INPS, il Contact Center integrato INPS – INAIL o gli Enti di Patronato: attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi.

La domanda deve essere presentata entro il termine di decadenza di sessantotto giorni, che decorre:

  • dalla data di cessazione dell’ultimo rapporto di lavoro;
  • dalla data di cessazione del periodo di maternità indennizzato, quando questo sia insorto nel corso del rapporto di lavoro successivamente cessato;
  • dalla data di cessazione del periodo di malattia indennizzato o di infortunio/malattia professionale, quando questi siano insorti nel corso del rapporto di lavoro successivamente cessato;
  • dalla data di definizione della vertenza sindacale o dalla data di notifica della sentenza giudiziaria;
  • dalla data di fine del periodo corrispondente all’indennità di mancato preavviso ragguagliato a giornate;
  • dal trentesimo giorno successivo alla data di cessazione per licenziamento per giusta causa.

 

Decorrenza

In merito alla decorrenza, la NASpI spetta:

  • dall’ottavo giorno successivo alla data di cessazione del rapporto di lavoro, se la domanda viene presentata entro l’ottavo giorno;
  • dal giorno successivo a quello di presentazione della domanda, nel caso in cui questa sia presentata dopo l’ottavo giorno;
  • dall’ottavo giorno successivo al termine del periodo di maternità, malattia, infortunio sul lavoro/malattia professionale o preavviso, qualora la domanda sia presentata entro l’ottavo giorno; dal giorno successivo alla presentazione della domanda qualora sia presentata successivamente all’ottavo giorno ma comunque nei termini di legge;
  • dall’ottavo giorno successivo al licenziamento per giusta causa, qualora la domanda sia presentata entro l’ottavo giorno; dal giorno successivo a quello di presentazione della domanda, qualora sia presentata oltre l’ottavo giorno successivo al licenziamento.

Pensioni, il part-time agevolato non riguarda il personale scolastico

da La Tecnica della Scuola

Pensioni, il part-time agevolato non riguarda il personale scolastico

La Legge di stabilità 2016 ha introdotto un “part-time agevolato” per i lavoratori dipendenti che raggiungano il requisito anagrafico per il diritto al trattamento pensionistico di vecchiaia entro il 31 dicembre 2018, con la condizione che abbiano già maturato i requisiti minimi contributivi per il diritto al predetto trattamento.

In pratica il dipendente potrà concordare con il datore di lavoro la riduzione dell’orario del rapporto di lavoro in misura compresa tra il 40 ed il 60 per cento per un periodo non superiore a quello intercorrente tra la data di accesso al beneficio e la data di maturazione, da parte del lavoratore, del requisito anagrafico per il diritto alla pensione di vecchiaia.

La disciplina dettata dal legislatore prevede che l’accesso al beneficio comporti, per il lavoratore, il riconoscimento della contribuzione figurativa previdenziale commisurata alla retribuzione corrispondente alla prestazione lavorativa non effettuata e la corresponsione al dipendente di una somma pari alla contribuzione previdenziale ai fini pensionistici a carico del datore di lavoro, sempre relativamente alla prestazione lavorativa non effettuata.

C’è da precisare che questa misura riguarda esclusivamente i dipendenti del settore privato, iscritti all’assicurazione generale obbligatoria o alle forme sostitutive o esclusive.

Quindi, il personale della scuola – come tutto il pubblico impiego – è escluso da questa opportunità, permanendo invece la possibilità di richiedere il part-time (normalmente la scadenza è il 15 marzo di ogni anno) oppure la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a part-time, per coloro che non ha raggiunto il limite di età o di servizio, con contestuale accesso al trattamento di pensione (la scadenza è quella fissata ogni anno per la presentazione delle domande di cessazione, normalmente fine gennaio/primi di febbraio).