Amianto nelle scuole, servono interventi di bonifica al più presto

Amianto nelle scuole, servono interventi di bonifica al più presto Intervista al segretario generale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo.

Sono più di 2000 gli edifici scolastici con presenza di amianto e circa 400mila tra studenti, docenti e personale della scuola rischiano la propria salute ogni giorno.

Ben 2.400 edifici scolastici con amianto e 350mila studenti e 50mila persone tra docenti e personale Ata rischiano la salute. Sono i dati diffusi dall’Osservatorio nazionale Ona Onius che il quotidiano Italia Oggi riporta in un articolo dedicato al problema dell’amianto nelle scuole. Stime che risalgono al 2012 ma sono state poi confermate dal Censis nel 2014 che conta 2.000 edifici con 342mila alunni. Si tratta della fotografia di una scuola, quella italiana, drammaticamente carente in materia di sicurezza. La Meta Sociale ne parla con il segretario generale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo. Qual è lo stato reale, a livello di sicurezza, in cui si trovano le scuole italiane e cosa è stato fatto? Purtroppo, il problema della sicurezza nelle scuole è ben lontano da una soluzione definitiva ed è davvero preoccupante. Nonostante le risorse economiche che sono state stanziate dai vari governi, queste sono state sempre insufficienti per il numero elevato di istituti sul territorio nazionale: basti pensare che le sedi principali superano le diecimila, cifra che aumenta esponenzialmente se teniamo conto anche delle sezioni distaccate. La presenza di amianto nelle scuole, però, è un dato che fa davvero rabbrividire … E’ un fatto drammatico che dimostra ancora di più lo stato in cui si trova la scuola italiana, abbandonata a se stessa. Prima di tutto c’è bisogno di una mappatura precisa degli istituti a rischio per poter cominciare al più presto interventi di bonifica e, quindi, un celere adeguamento al vigente dettato normativo. Si tratta di misure che andavano prese molto tempo fa purtroppo, però, anche se parliamo di salvaguardare l’incolumità fisica e la salute di alunni e famiglie così come dei lavoratori della scuola, a tutt’oggi la questione è rimasta irrisolta. La situazione assume entità diverse in base al collocamento geografico dell’istituto: sono spesso molto più a rischio le strutture che si trovano nel Meridione di quelle nelle regioni del Nord. Cosa dovrebbe fare il Governo per rendere più sicura la scuola italiana? Aumentare le risorse economiche da destinare all’agibilità e messa in sicurezza degli istituti è fondamentale, come più volte abbiamo ribadito. Allo stesso tempo, però, è necessario individuare le responsabilità, snellendo la burocrazia e rendendo, in questo modo, anche più tempestivi gli interventi: troppo spesso, infatti, abbiamo assistito ad un vero e proprio scaricabarile tra l’ente locale, proprietario dell’immobile, e il dirigente scolastico che invece ne fruisce, determinando un forte allungamento dei tempi per lavori di manutenzione che, invece, potrebbero essere fatti celermente.

Diritto allo studio per gli alunni con disabilità

Vita.it del 07-06-2016

Diritto allo studio per gli alunni con disabilita’: 100 milioni stanziati, zero euro arrivati

I 30 milioni stanziati nel luglio scorso? Il riparto c’è ma ancora non sono arrivati. I 70 milioni per il 2016? Arriveranno ad anno scolastico iniziato. Intanto c’è ancora incertezza e rimpallo di responsabilità su chi debba attivare e garantire i servizi di assistenza e trasporto per gli alunni con disabilità, prima in capo alle province. Ledha rilancia la campagna “Vogliamo andare a scuola”.

MILANO. Le vacanze scolastiche stanno per iniziare, ma i tre mesi che ci separano all’inizio dell’anno scolastico 2016-2017 sono un soffio dal punto di vista dell’organizzazione dei servizi. Invece anche quest’anno gli alunni con disabilità e le loro famiglie si ritrovano invischiati nell’incertezza, nella confusione e nel rimpallo di responsabilità. Anche quest’anno non si sa con certezza se e quando gli alunni con disabilità avranno quei servizi di assistenza alla comunicazione, assistenza ad personam e trasporto che realizzano il loro pieno diritto allo studio. Si tratta di servizi storicamente in capo alle provincie, che nei cambiamenti messi in atto dalla legge Delrio, quella che ha “chiuso” le Province, sono stati “dimenticati” per strada: poiché la legge non dice a chi toccano quelle “funzioni non fondamentali” che le province svolgevano, nessuno se ne assume l’onere. Come preannunciato dalle famiglie e dalle associazioni di disabili, Ledha in primis, a settembre 2015 l’avvio della scuola fu un percorso ad ostacoli, tra rimpalli di responsabilità e diffide.

In questi mesi Governo e Parlamento hanno cercato di mettere una toppa al problema con 30 milioni di euro per l’anno 2015 stanziati a luglio 2015 e altri 70 milioni per il 2016 stanziati in legge di stabilità, andando a definire una volta per tutte che le funzioni relative all’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con disabilità fisiche o sensoriali sono attribuite alle Regioni a decorrere dal 1 gennaio 2016, fatte salve le disposizioni legislative regionali che alla predetta data già prevedono l’attribuzione delle predette funzioni alle province, alle città metropolitane o ai comuni, anche in forma associata: nonostante questo, siamo ancora nell’incertezza.

La Città Metropolitana di Milano, ad esempio, non ha ancora dato avvio alla richiesta di attivazione dei servizi educativi e di trasporto per gli alunni con disabilità. Lo scorso 25 maggio ha annunciato di voler censire il fabbisogno degli studenti con disabilità del territorio chiedendo alle famiglie di consegnare “in tempi brevi” alla scuola frequentata dai figli la stessa documentazione che viene presentata per la richiesta dell’insegnante di sostegno (ovvero verbale di individuazione di alunno in situazione di disabilità e Diagnosi funzionale). «Dal documento emerge ancora una volta il rimpallo di responsabilità in merito all’individuazione dell’ente che deve fornire servizi di assistenza alla comunicazione, assistenza ad personam e trasporto per gli alunni con disabilità», spiega Ledha.
Città Metropolitana infatti scrive che la rilevazione sul fabbisogno viene effettuata «in attesa della compiuta individuazione da parte di Regione Lombardia dell’Ente al quale competono le funzioni in materia di inclusione scolastica e al conseguente trasferimento delle risorse economiche necessarie alla copertura dei costi», ma in realtà «tale individuazione è già stata fatta», afferma Laura Abet, avvocato del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi. «Regione Lombardia ha confermato con due proprie leggi (L.R. 19/2015 e 32/2015) agli Enti di area vasta (ex Province e Città Metropolitana di Milano) le competenze in merito ai servizi di assistenza e trasporto per alunni e studenti con disabilità, quindi non si comprende come si possa fare una simile affermazione. Dietro un presunto problema di competenze, si nasconde il problema delle risorse».

Ecco, i fondi. I finanziamenti regionali erano stati erogati in via “straordinaria” solo per il 2015, mentre quelli statali non sono ancora pervenuti. I 30 milioni di euro per il 2015 (il riparto è stato pubblicato in GU il 16 febbraio) sono stati stanziati ma non ancora incassati, mentre i 70 milioni di euro per il 2016 verosimilmente arriveranno ad anno scolastico 2016-2017 già iniziato. «Occorre un’azione di protesta decisa che coinvolga il maggior numero di famiglie possibile. Solo questo può smuovere l’inerzia delle istituzioni tutte – Stato, Regione, Province e Città Metropolitana – e indurle a interrompere il ping pong delle responsabilità, per prendere decisioni concertate, stabili e durature, che rispettino il pieno diritto delle persone con disabilità all’istruzione», afferma Donatella Morra, referente di LEDHA Scuola. Proprio nei giorni scorsi infatti Ledha ha rilanciato la campagna “Vogliamo andare a scuola!”, già promossa lo scorso anno scolastico, invitando le famiglie a inviare lettere/diffida alla Città Metropolitana per chiedere l’attivazione dei servizi di assistenza e trasporto: l’anno scorso in conseguenza di quella campagna, fra l’altro, la Provincia di Pavia pagò per intero il costo per i servizi di assistenza ad personam a due ragazzi con gravi disabilità che, grazie e con il supporto di Ledha avevano presentato ricorso in tribunale.

«Nuovamente le famiglie di studenti e ragazzi con disabilità si ritrovano nella situazione di non sapere se e in quali modalità verranno attivati i servizi di assistenza e trasporto a cui hanno diritto per poter andare a scuola al pari dei loro compagni di classe», commenta Alberto Fontana, presidente di Ledha: «Questa situazione è inaccettabile, la normativa parla chiaro: quei servizi sono essenziali per garantire il diritto allo studio ad alunni e studenti con disabilità. Tocca alle istituzioni risolvere il problema, stanziando alle Province e alla Città Metropolitana le risorse necessarie».

di Sara De Carli

Disabilità, arriva la stretta su chi abusa dei permessi per assistere i familiari

da Redattore sociale

Disabilità, arriva la stretta su chi abusa dei permessi per assistere i familiari

Il ministero dell’Istruzione intensifica le verifiche su chi beneficia della legge 104 e mette mano a un piano di contrasto ai “furbetti”. E’ la Sardegna a detenere il primato (sospetto) degli insegnanti che la utilizzano. Intanto il ministero del Lavoro rispondendo a un quesito della Cgil precisa che la “104 non va in ferie”

Dovrebbe essere un diritto, un beneficio riconosciuto dalla legge per sostenere chi si prende cura di un familiare disabile: di fatto, troppo spesso viene utilizzata come un “privilegio”, dando luogo a una sacca di “abusi” e, di conseguenza, alla “caccia ai furbetti”. Parliamo della legge 104/1992: in particolare, del diritto al congedo lavorativo, ma anche all’avvicinamento della sede di lavoro, che questa riconosce a chi concilia lavoro e assistenza. In altre parole, ai lavoratori che sono anche caregiver. O ai caregiver che sono anche lavoratori.

Dei “furbetti della 104” si parla ormai tanto quanto dei “falsi invalidi”: c’è il lavoratore che, in congedo per assistenza, viene sorpreso a zappare la terra, o addirittura a svolgere un altro lavoro. Tanto che non sono poche le aziende che fanno addirittura pedinare da un detective il lavoratore “in 104”, per far eventualmente valere il diritto al licenziamento per giusta causa, nel momento in cui l’abuso venisse alla luce.

Ora ci pensa anche il ministero dell’Istruzione, a mettere a punto l’annunciato sistema di controllo, al fine di combattere un fenomeno che, all’interno delle scuole, pare particolarmente diffuso. Anche perché qui l’incidenza della 104 è molto forte anche rispetto ai trasferimenti e alla scelta di sede, su cui ha avuto finora una corsia preferenziale chi avesse i benefici della 104. Stando infatti agli ultimi dati pubblicati dal Miur, ormai più di un anno fa, docente e personale Ata ricorrerebbero ai benefici della 104 in proporzioni che niente hanno a che vedere con i dipendenti delle altre aziende. Solo qualche dato: la Sardegna detiene il primato degli insegnati “con la 104”, con una percentuale del 18,27%. Seguono Umbria (17,17%) e Sicilia (16,75%). Ancor più “sospetti” sono i dati relativi al personale Ata: in questo caso, il primato spetta all’Umbria, dove addirittura il 26,27% del personale amministrativo, tecnico e ausiliario usufruisce della 104 e dei congedi e benefici da questa assicurati. Seguono Lazio (24,78%) e Sardegna (23,30%). Vale la pena di ricordare che, nelle aziende private, queste percentuali difficilmente superano l’1.5%.

E’ evidentemente impossibile stabilire dove finisca il bisogno reale e dove inizino abuso e furbizia. Sta di fatto che i numeri destano sospetti e producono, ora, le contromisure del ministero dell’Istruzione, annunciate già due anni fa dal caso-simbolo di una scuola di Menfi, in provincia di Agrigento, dove 70 insegnanti su 170 beneficiavano della 104. E’ da lì che iniziò quindi un lavoro di verifiche e controlli da parte dello stesso ministero dell’Istruzione, di concerto con l’Inps. E ora, fa sapere il sottosegretario al Miur Davide Faraone, questo sistema di controllo sarà esteso e intensificato, sia tramite convocazioni a visita da parte della commissione dell’Inps, sia tramite la verifica di come effettivamente i permessi e i benefici vengano utilizzati. Inoltre, il Miur ha messo mano alle norme sulla mobilità degli insegnanti: la precedenza sarà data ai genitori di bambini con disabilità. Questo, al fine di ridurre il “vantaggio” che gli insegnanti con la 104 hanno nei confronti dei colleghi, in sede di richiesta di trasferimento. E di ridistribuire più equamente questo diritto e questa possibilità.

Sempre in tema di 104, meno strettamente legata alla scuola ma probabilmente molto significativo soprattutto in questo settore, è il recente parere espresso dal ministero del Lavoro in materia di “ferie”. Rispondendo a un quesito della Cgil che domandava se “il datore di lavoro possa negare l’utilizzo dei suddetti permessi nel periodo di ferie programmate anche nel caso di chiusura di stabilimento”, il ministero ha riposto, in sintesi, che “la 104 non va in ferie”. Letteralmente, “tenuto conto delle diverse finalità cui sono preordinati i due istituti (permessi per assistenza e ferie, ndr), qualora la necessità di assistenza al disabile si verifichi durante il periodo di ferie programmate o del fermo produttivo, la fruizione del relativo permesso sospende il godimento delle ferie”. Per essere ancora più chiaro, il ministero precisa che “ciò comporterà, in virtù del principio di effettività delle ferie ed in analogia all’ipotesi di sopravvenuta malattia del lavoratore, la necessità di collocare le ferie non godute in un diverso periodo, previo accordo con il datore di lavoro”.

Per rispondere al quesito dell’organizzazione sindacale, quindi, il ministero fa valere “il principio della prevalenza delle improcrastinabili esigenze di assistenza e di tutela del diritto del disabile sulle esigenze aziendali”. Il che significa che “il datore di lavoro non possa negare la fruizione dei permessi di cui all’art. 33, L. n. 104/1992 durante il periodo di ferie già programmate”. D’altro canto, tuttavia, il ministero ribadisce “la possibilità di verificare l’effettiva indifferibilità della assistenza”, nonché di “richiedere una programmazione dei permessi, verosimilmente a cadenza settimanale o mensile, laddove il lavoratore che assiste il disabile sia in grado di individuare preventivamente le giornate di assenza”. Tutto questo però nel rispetto del “diritto del disabile ad una effettiva assistenza”

Sla, mille ore di assistenza ai malati grazie a iniziativa benefica

da Redattore sociale

Sla, mille ore di assistenza ai malati grazie a iniziativa benefica

L’impegno è stato portato avanti dai 16 Rotary di Firenze, supportati dalla Regione Toscana. I fondi raccolti andranno all’associazione Pallium onlus

FIRENZE – L’impegno era raccogliere fondi sufficienti a garantire mille ore di assistenza domiciliare ai malati di Sla (sclerosi laterale amiotrofica). Così 16 Rotary Club dell’area fiorentina nei mesi scorsi si sono dati da fare per organizzare iniziative e manifestazioni di beneficenza. L’obiettivo è stato raggiunto, e lunedì prossimo, 13 giugno, i Rotary Club, nel corso di una cerimonia ufficiale che si terrà alle 18.30 nell’Auditorium Al Duomo, consegneranno la cifra a Pallium onlus, che erogherà 1.000 ore di assistenza ai malati di Sla dell’area fiorentina. La cifra servirà per assistere 13 pazienti in un anno.

L’iniziativa “Mille ore per la Sla: conoscere, capire, aiutare” è stata presentata stamani dall’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi, assieme a Riccardo Gionata Gheri, presidente del Rotary Club Amerigo Vespucci, capofila del gruppo di 16 Rotary Club che hanno dato vita all’iniziativa. Erano presenti alla conferenza stampa i presidenti dei Rotary Club dell’area fiorentina; la presidente e il direttore sanitario di Pallium onlus, Cristina Ciulli-Tronfi e Valeria Cavallini; e il presidente di Aisla (Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica) Valdemaro Morandi.
“Ringrazio i Rotary Club che si sono impegnati in questo service, che consente di assistere a domicilio i malati di Sla – ha detto l’assessore Saccardi – La Regione è impegnata da tempo con interventi tesi a garantire assistenza e dignità di cura alle persone affette da Sla, sia in ospedale che a casa. Abbiamo approvato una serie di delibere che consentono di assistere i malati nel proprio domicilio. Riconosciamo un assegno di cura mensile per l’assistenza a domicilio e stiamo lavorando alla formazione dei care-giver. L’iniziativa sostenuta dai Rotary, che sarà poi messa in atto da Pallium onlus, che pure ringrazio, consente di affiancare e integrare l’assistenza offerta dal sistema sanitario regionale”.

#DiarioDigitale


Festa di fine anno all’insegna del #coding e della sicurezza in Rete

A Roma evento di chiusura dei progetti ‘Generazioni Connesse’ e ‘Programma il Futuro’

Giannini: “Pensiero computazionale fra i banchi per 1 milione di studenti, obiettivo raggiunto.

8.654.100 le Ore del Codice svolte, con una media di 8,48 ore ad alunno”

Il Sottosegretario Gabriele Toccafondi premia i vincitori del concorso Codi-Amo

L’anno scolastico 2015/2016 si è chiuso oggi all’insegna del digitale con un evento a Roma, all’Aranciera di San Sisto, per fare il punto su Generazioni Connesse, il progetto finanziato dalla Commissione europea e guidato dal Miur per educare i ragazzi alla navigazione sicura in Rete, e su Programma il Futuro, l’iniziativa realizzata dal Ministero dell’Istruzione in collaborazione con il Cini (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica) per portare fra i banchi della scuola il pensiero computazionale e la programmazione informatica.
Un pomeriggio speciale, con gli “arrivederci 2.0” del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, e del Sottosegretario al Miur, Gabriele Toccafondi che ha premiato le 34 scuole vincitrici del concorso Codi-Amo. Ai ragazzi è stato chiesto di realizzare storie, giochi e grafica con la programmazione. Hanno partecipato 790 scuole producendo oltre 1.800 elaborati (964 dalla scuola primaria, 714 dalla secondaria di I grado, 150 dalla secondaria di II grado).
“Con il Piano Nazionale Scuola Digitale abbiamo avviato un cambiamento culturale importante nella nostra scuola. Il digitale non è più solo lavagne interattive e apparecchi tecnologici, ma uno strumento per rinnovare profondamente la didattica e renderla più attrattiva per i ragazzi usando metodi e linguaggi vicini alle loro sensibilità. Abbiamo lanciato il piano ad ottobre, oltre il 65% delle azioni previste sono già partite insieme a 350 milioni di finanziamenti. Siamo molto soddisfatti così come siamo felici del fatto che in due anni di sperimentazione oltre 1 milione di studenti in tutta Italia è stato coinvolto in attività di programmazione informatica. L’obiettivo che ci eravamo prefissati a settembre è stato raggiunto. In totale sono state 8.654.100 le Ore del Codice svolte, con una media di 8,48 ore ad alunno. Prima d’ora non era mai stato portato il pensiero computazionale nelle nostre aule. Il successo dell’iniziativa ci spinge ad andare avanti e a prevedere un sempre maggior coinvolgimento di docenti e studenti, con particolare riferimento alle ragazze: il pensiero computazionale può essere una straordinaria forma di avvicinamento alle materie scientifiche da cui spesso le nostre studentesse restano lontane. Importanti sono anche i risultati dell’attività di Generazioni Connesse, progetto attraverso il quale il Ministero e i partner che lavorano con noi raggiungono ogni anno migliaia di ragazzi e genitori aiutandoli a comprendere meglio i rischi che si corrono in Rete e guidandoli all’uso consapevole delle nuove tecnologie. L’evento di oggi è una chiusura d’anno all’insegna dell’innovazione e dell’attenzione ai nuovi linguaggi, è un segnale di attenzione forte nei confronti delle nuove generazioni che sono le assolute protagoniste della nostra Buona Scuola”, ha dichiarato il Ministro Stefania Giannini in occasione dell’evento #DiarioDigitale.
Generazioni Connesse

A Roma oggi si sono riuniti tutti i protagonisti del SIC, il Safer Internet Centre italiano, progetto cofinanziato dalla Commissione Europea e coordinato dal Miur in partenariato con la Polizia Postale e delle Comunicazioni, l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, l’Università degli Studi di Firenze, l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Save the Children Italia Onlus, SOS Il Telefono Azzurro Onlus, Cooperativa E.D.I., Movimento Difesa del Cittadino e Skuola.net, giunto alla sua seconda edizione.
Grazie alle attività di Generazioni Connesse migliaia di ragazze e ragazzi hanno avuto la possibilità di riflettere sull’uso consapevole dei nuovi media. Da settembre 2015 a giugno 2016, sulla pagina ufficiale di Facebook, le attività del SIC 2 hanno ottenuto 8 milioni di visitatori, 950.000 visualizzazioni video, per oltre 4 milioni di persone raggiunte.
Numeri resi possibili anche dal successo della campagna di comunicazione dal titolo “Super Errori” in cui sette personaggi, uno per ogni rischio sulla Rete, hanno accompagnato i ragazzi lungo la loro esperienza digitale e di approccio alle nuove tecnologie e alle piattaforme social. Chat Woman, l’Incredibile Url, l’Uomo Taggo, la Ragazza Visibile, Silver Selfie, Tempestata e Il Postatore Nero, questi i Super Errori protagonisti della campagna che hanno tenuto banco anche lo scorso 9 febbraio a Roma in occasione del SID 2016, il Safer Internet Day, giornata nazionale di riflessione sui rischi della Rete. Nelle Capitale il confronto è avvenuto alla presenza di oltre 400 studenti che hanno interagito con i partner dell’Advisory Board del Safer Internet Centre.
Fra questi la Polizia Postale, che con il truck multimediale della campagna educativa itinerante di Una Vita da Social, ha raggiunto centinaia di studenti in 40 tappe nelle piazze di tutto il territorio nazionale, per momenti di confronto e formazione sui rischi e i pericoli della Rete. La compagnia teatrale Ilteatroinmovimento e Una Vita Da Social hanno poi unito le forze portando nelle scuole lo spettacolo teatrale “Condividi?”, che racconta la storia vera di Paolo e Francesca, due ragazzi bullizzati che si interrogano sulle proprie paure e speranze.
Le attività del SIC hanno coinvolto insegnanti e famiglie, formandoli e invitandoli a dialogare con i propri studenti e figli. Sono 79.284 i giovanissimi raggiunti attraverso le diverse attività di sensibilizzazione e prevenzione, a cui si aggiungono 3.132 docenti, 2.375 genitori, 3.070 scuole e 1.432 operatori professionisti. I bandi di “Scelgo Io”, a cura di Cuore e Parole Onlus e promossi da Generazioni Connesse, hanno coinvolto migliaia di studenti, che hanno inviato i propri elaborati multimediali (video, poesie, brani musicali, sketch, disegni, cartoon) sulla sicurezza online e i rischi del cyberbullismo.
Con Generazioni Connesse, poi, anche gli adulti vanno a “scuola di cyberbullismo”! È accaduto con i seminari dedicati ai professionisti dell’infanzia, organizzati a Roma e Milano in primavera da Save The Children e Telefono Azzurro. Le stesse associazioni sono inoltre impegnate con l’Helpline di S.O.S. Il Telefono Azzurro (1.96.96) e della ch@t, a sostegno del Progetto, servizi in grado di fornire supporto, in particolare a bambini, adolescenti e genitori in merito a esperienze negative e/o problematiche inerenti l’utilizzo dei nuovi media. La linea di ascolto e la chat permettono di contattare professionisti qualificati per porre domande o esporre problemi legati all’uso delle nuove tecnologie digitali e alla sicurezza online o denunciare situazioni di disagio. A queste attività si aggiunge il rafforzamento di due Hotline, http://www.azzurro.it/it/clicca-e-segnala di S.O.S. Il Telefono Azzurro e www.stop-it.it di Save the Children Italia Onlus, riservate agli utenti della Rete per segnalare la presenza online di materiale pedopornografico e ogni genere di contenuto illegale o potenzialmente dannoso sul web. Nel corso dell’evento #DiarioDigitale sono stati premiati i ragazzi vincitori del concorso “Il Regista sei tu”, promosso da “IoStudio – la Carta dello Studente” in collaborazione con Canon Italia.
La comunicazione 2.0 pervade sempre più l’attività scolastica dei ragazzi, tanto che ormai quasi tutte le classi hanno un gruppo Whatsapp sul quale comunicano 24 ore su 24 per scambiarsi informazioni e materiale scolastico. Meno popolare, ma pur sempre utilizzato, è il Social per antonomasia: su Facebook si trova il gruppo classe di uno studente su 2. E’ quanto emerge dall’indagine condotta da Skuola.net su impulso di Generazioni Connesse. Il 75% dei teenager si definisce multitasking, il 90% non riesce a stare un giorno senza connessione. Circa 1 su 3 usa i social mentre è sui mezzi pubblici, altrettanti prima di andare a dormire e qualcuno si sveglia persino la notte per controllare le notifiche (4%). Non sono pochi, inoltre, i ragazzi che sostengono di non riuscire a distogliere l’attenzione dai loro profili neppure quando sono di fronte al professore che spiega la lezione (11%) o mentre fanno i compiti a casa (17%). Un comportamento comune quest’ultimo, tanto che 1 ragazzo su 3 di chi afferma di dare un occhio ai libri e uno ai social durante lo studio, lo fa più di qualche volta, il 46% addirittura spesso o molto spesso.
Programma il Futuro

Si tratta del progetto lanciato a settembre 2014 e realizzato grazie alla collaborazione tra il MIUR e il CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica) per introdurre tra i banchi di scuola i primi rudimenti della cultura informatica in maniera semplice, divertente e accessibile. Oltre 1.000.000 di studenti hanno svolto attività di #coding, esercitandosi nel pensiero computazionale, facendo registrare un incremento del 235% rispetto al primo anno di progetto a riprova del grande interesse di insegnanti e studenti per gli aspetti culturali della programmazione informatica. Sono stati coinvolti 13.998 insegnanti, 4.448 scuole, 54.010 classi. In totale sono 8.654.100 le Ore del Codice svolte, con una media di 8,48 ore ad alunno. In soli due anni il progetto, la cui adesione è lasciata alla libera scelta delle scuole, si è diffuso nel 15% del sistema scolastico italiano ed attira in ugual misura ragazze e ragazzi.
Quest’anno grande interesse ha suscitato anche il concorso Codi-Amo, che il MIUR ha proposto alle scuole con l’obiettivo di sensibilizzare gli studenti alla riflessione sullo sviluppo del pensiero computazionale, fornendo loro l’opportunità di cimentarsi con forme di espressione originali e stimolanti, e mettendoli in condizione di esprimere le proprie peculiarità e le proprie visioni. 34 le scuole premiate con le risorse (sistemi per la didattica, dispositivi digitali, libri) messe a disposizione dai partner che sostengono il progetto a più livelli: TIM, Samsung Italia; Engineering, Microsoft Italia; Cisco, De Agostini Scuola, Hewlett-Packard Enterprise, Intel. Oltre 300 le menzioni speciali assegnate a classi, docenti, scuole che si sono particolarmente distinti per qualità ed impegno. Il progetto si avvale anche del sostegno di CA Technologies e del supporto di Andinf, ANP, Facebook, SeeWeb e del patrocinio di associazioni nazionali di categoria, quali Confindustria Digitale e IAB Italia.
L’evento #DiarioDigitale è stato, infine, l’occasione per richiamare tutti gli stakeholder per una “call to action” in vista dell’approvazione della terza edizione del SIC da parte della Commissione Europea. Tutta la grande famiglia di Generazioni Connesse è pronta per i compiti delle vacanze!

Protocollo Miur-RaiTeche


Scuola, siglato il nuovo Protocollo Miur-RaiTeche presto a disposizione di studenti e insegnanti

Nuovi strumenti per la didattica digitale

La promozione delle eccellenze della scuola, dell’università, della ricerca, la possibilità per le istituzioni scolastiche di utilizzare l’immenso patrimonio audiovisivo della Rai come strumento per la didattica. L’ideazione di progetti per la diffusione della cultura digitale. Sono i punti chiave del nuovo Protocollo Miur-Rai siglato questa mattina dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini e dal Direttore Generale della Rai Antonio Campo Dall’Orto.
“Quella che sigliamo oggi – ha detto il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini – è una vera e propria alleanza educativa, un cambio di paradigma culturale. I nostri giovani tornano al centro della narrazione e dell’interesse del servizio pubblico radio televisivo. La promozione del digitale e dell’uso delle tecnologie come strumento di supporto alla didattica, la diffusione della cultura scientifica e dei nuovi modelli di collaborazione fra scuola e lavoro rappresentano i capisaldi di un accordo che offre ai nostri studenti ulteriori, preziosi strumenti con cui affrontare in maniera più consapevole il futuro”.
“Con questo Protocollo – ha sottolineato il Direttore Generale della Rai Antonio Campo Dall’Orto – cambia il rapporto tra la Rai e il Miur nell’ottica di una collaborazione fattiva che consentirà di valorizzare l’immenso patrimonio rappresentato dalle nostre teche come strumento per la didattica e la ricerca. È molto importante che attraverso un accordo ufficiale il servizio pubblico radio televisivo si impegni a far emergere le storie positive e le eccellenze che caratterizzano i settori della formazione, dalla scuola all’università, senza dimenticare i Conservatori e le Accademie e senza tralasciare la prevenzione e il contrasto di fenomeni come il bullismo. Sono tutti temi su cui da oggi la Rai rinnova la sua alleanza con il Ministero per scommettere sulle nuove generazioni”.
Tra le azioni al centro del Protocollo, ne spiccano tre. La prima: sviluppare una strategia comune sui contenuti per la cultura scientifica, le competenze digitali e l’educazione ai media, sperimentando generi, formati e linguaggi comunicativi innovativi. Questo comporterà anche che il patrimonio audiovisivo dell’azienda, con particolare riferimento alle divisioni Teche, Cultura, News, sarà messo a disposizione delle scuole affinché possa essere fruito e rielaborato, senza oneri, dalla comunità scolastica, dell’università e della ricerca. La seconda: promuovere il ruolo sociale della Scuola, dell’Università e della Ricerca e dell’Alta Formazione, raccontandone i risultati, potenziare la loro applicazione e il loro contributo allo sviluppo sociale, culturale ed economico del paese e per ispirare le giovani generazioni e per il racconto e la collocazione di progresso e innovazione nella società italiana, sia nell’ambito dei palinsesti già programmati e autonomamente realizzati dal Servizio Pubblico Radiotelevisivo, sia attraverso nuovi formati e soluzioni multipiattaforma pensati ad hoc per l’attuazione del presente accordo. La terza: promuovere modelli positivi di cittadinanza attiva, dei valori del multiculturalismo, dell’accoglienza, del dialogo e collaborare ad attività per la prevenzione del disagio e del bullismo. Il Protocollo d’Intesa ha la validità di tre anni dalla data di sottoscrizione e potrà essere rinnovato sulla base di successive intese scritte.

A Livorno confronto con il segretario generale

Scuola, a Livorno confronto con il segretario generale Giuseppe Mascolo
“Futuro sempre più incerto per i supplenti, il governo faccia chiarezza”

La mancanza di certezze per i supplenti e la necessità di una maggiore trasparenza nella gestione delle istituzioni scolastiche sono stati i principali argomenti di confronto nel corso dell’incontro organizzato dall’Ugl Scuola di Livorno, al quale sono intervenuti il segretario generale di categoria, Giuseppe Mascolo, il segretario dell’Ugl di Livorno, Narciso Belfiore, ed il segretario provinciale dell’Ugl Scuola di Livorno, Alessandra Casaltoli.
“Le criticità del sistema scolastico, più volte messe in evidenza dall’Ugl Scuola – ha dichiarato Mascolo –, stanno creando notevoli problemi poiché un settore complesso e delicato come quello dell’istruzione deve essere necessariamente gestito con ‘regole certe’ e non con soluzioni tampone ed approssimative come quelle che da troppo tempo vengono prospettate”.
“Come se non bastasse – ha continuato il sindacalista -, a queste problematiche si aggiunge la necessità di arginare il dilagare dei ricorsi, poiché i lavoratori sono costretti a far fronte a spese ingiuste ed inopportune che però oramai diventano necessarie a causa del farraginoso dettato normativo. Infine, non meno gravi sono le conseguenze del mancato rinnovo del ccnl di categoria, oramai scaduto da anni, e per il quale il governo Renzi vorrebbe offrire solo briciole”.
“L’Ugl Scuola – conclude Mascolo – reputa il modus operandi dell’attuale governo a dir poco lesivo ed indecoroso nei confronti dei lavoratori di un comparto importante come quello dell’istruzione: la scuola pubblica deve essere valorizzata affinché possa essere competitiva in Europa ed offrire ad alunni e famiglie un servizio di qualità”.

LA BUONA SCUOLA, AVANTI TUTTA CON RACCOLTA FIRME PER REFERENDUM

LA BUONA SCUOLA, AVANTI TUTTA CON RACCOLTA FIRME PER REFERENDUM

“Il bilancio finora è molto positivo e ci fa ben sperare di raggiungere le 500mila firme necessarie per presentare il referendum. Adesso serve un colpo di reni per la volata finale e invitiamo tutte le cittadine e tutti i cittadini a recarsi nelle piazze e nelle strade principali d’Italia dove sono allestiti i banchetti e sottoscrivere i quesiti referendari contro la legge 107/2015”. A lanciare l’appello è la Gilda degli Insegnanti.

“La riforma della cosiddetta ‘Buona Scuola’ affida poteri quasi assoluti ai dirigenti scolastici relegando gli organi collegiali di governo della scuola, dove sono presenti insegnanti, genitori e studenti, a semplici momenti di ratifica di decisioni già prese. Le scelte operate nella scuola – dichiara il sindacato – sono simili a quelle che si vogliono portare avanti con la riforma costituzionale e la riforma elettorale, dove il Parlamento perde la sua centralità a favore del Governo e si elegge una maggioranza parlamentare espressione di un solo partito, il partito di governo”.

Per la Gilda, quindi, “firmare per l’abrogazione degli aspetti più controversi della legge 107/2015 significa dare un chiaro segnale di critica nei confronti delle politiche adottate dal governo Renzi e restituire le scelte fondamentali della democrazia ai cittadini e al loro voto”.

SULL’ATTRIBUIBILITA’ DEL BONUS PREMIALE AI DOCENTI IN ANNO DI FORMAZIONE E PROVA

SULL’ATTRIBUIBILITA’ DEL BONUS PREMIALE AI DOCENTI IN ANNO DI FORMAZIONE E PROVA. E QUALCOSA D’ALTRO

 

Più di un collega continua a chiederci se il Bonus premiale possa essere corrisposto o meno ai docenti in anno di formazione e prova, benché ci dia conferma di aver letto tutti i nostri comunicati sull’argomento.

Insistiamo: SI’. Ma, evidentemente, per riuscire persuasivi, ci tocca l’onere di un più disteso ragionamento, che deve necessariamente muovere dalle disposizioni figuranti nella legge 107/15, articolo 1, commi 126-130; e domandarci poi se esse costituiscono, oppure no, la disciplina organica e compiuta dell’istituto giuridico bonus premiale, che è così articolata:

per la valorizzazione del merito del personale docente è istituito annualmente presso il MIUR un apposito fondo, per essere poi distribuito alle singole istituzioni scolastiche;

-il dirigente scolastico, sulla base dei criteri individuati dal Comitato di valutazione dei docenti, assegna annualmente al personale docente una somma del fondo sulla base di motivata valutazione;

-tale somma, definita bonus, è destinata a valorizzare il merito del personale docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado;

-i criteri per la valorizzazione dei docenti devono riguardare la qualità dell’insegnamento, i risultati ottenuti, le responsabilità assunte, per come esplicitati nel comma 129, punto 3, lettere a)-c);

-in esito ai criteri adottati, e partecipati, dalle singole istituzioni scolastiche nel corso di un triennio, il MIUR predisporrà le linee guida per la valutazione del merito dei docenti a livello nazionale.

Ora, affinché l’interprete – nel caso di specie il Comitato di valutazione e il dirigente scolastico, per quanto di rispettiva competenza – possa conferire il corretto significato alle disposizioni appena sunteggiate per enuclearvi la norma (vale a dire, la regolazione della materia per come voluta dal legislatore) deve ricorrere al criterio ermeneutico del primo comma dell’articolo 12 delle disposizioni preliminari al codice civile (c.d. preleggi), al di cui tenore nell’applicare la legge non si può ad essa attribuire altro senso che quello fatto palese dal significato proprio dalle sue parole secondo la connessione di esse e della intenzione del legislatore.

Trattasi della codificazione del brocardo In claris non fit interpretatio, secondo cui – per pacifica giurisprudenza ( Cassazione, n. 836 del 3 maggio 1967 e n. 2533 del 3 dicembre 1970; Cons. St., VI, n. 1277 del 6 marzo 2003) – la ricerca dell’effettiva mens legis, ovvero dell’intenzione del legislatore, deve avvenire solo nel caso in cui la lettera della norma da interpretare (operazione intellettiva volta a ricavarne l’autentico contenuto) sia stimata non chiara o equivocabile. Solo in tale ultima evenienza subentra de residuo il secondo comma, a mente del quale se una controversia non può essere decisa con una precisa disposizione, si ha riguardo alle disposizioni che regolano casi simili o materie analoghe; se il caso rimane ancora dubbio, si decide secondo i principi generali dell’ordinamento giuridico dello Stato.

Nel caso che qui ne occupa non vi è da colmare qualsivoglia lacuna né di risolvere aporie, essendo di letterale evidenza che i destinatari della norma sono i docenti di ruolo, cioè facenti parte dell’organico dell’Amministrazione, esclusi i soli supplenti o assunti a tempo determinato, che nell’anno scolastico di riferimento risultano in servizio nell’istituzione scolastica.

Senonché, c’è chi oppone il disposto del comma 115 della legge 107, per così dire fuori testo, siccome palesemente riferito a una diversa fattispecie, e ciò nonostante richiamato per escludere dalla platea dei docenti che possono accedere al bonus i sottoposti al periodo di formazione e prova, che solo se superato ne comporterebbe l’effettiva immissione in ruolo.

Ma è agevole controdedurre che se il legislatore avesse voluto decretarne l’esclusione lo avrebbe espressamente scritto nella sedes materiae (commi 126-130). Non avendolo fatto appare scorretta qualsivoglia interpretazione tendente a restringere sfere giuridiche altrui, perché collidente con il canone della ragionevolezza e con il principio di conservazione dell’ordinamento giuridico.

Non è, pertanto, meno agevole convenire, alla stregua del generale ordinamento di settore, che nel cennato comma 115 il legislatore abbia usato termini imprecisi ( effettiva immissione in ruolo anziché conferma in ruolo) e atecnici, qui l’espressione corretta essendo docenti con rapporto di lavoro a tempo indeterminato, sia pure sottoposto a condizione risolutiva nel caso di non superamento del prescritto periodo di formazione e prova. Diversamente opinando si introdurrebbe, abusivamente, in via interpretativa un indecifrabile tertium genus tra rapporto di lavoro a tempo indeterminato (già di ruolo) e rapporto di lavoro a tempo determinato ( già non di ruolo).

Dunque, se al termine dell’anno scolastico e soddisfatte le condizioni imposte dalla norma i docenti neoimmessi in ruolo risulteranno aver superato il periodo di formazione e prova, per aver corrisposto agli obblighi della prima e per aver reso la propria prestazione in conformità alla regolazione contrattuale, potranno concorrere al bonus, alla pari dei colleghi ordinari, qualora abbiano realizzato performance eccellenti, non richiedendo la legge (e quindi non potendoli introdurre in chiave escludente) anzianità di servizio, né – crediamo – particolari titoli di studio e/o accademici e/o corsi di aggiornamento-formazione eventualmente svolti: proprio perché rileva quel che si è prodotto nel corso dell’anno scolastico in uno o più ambiti, o macrosettori, elencati dalla legge e poi declinati dal Comitato di valutazione (ante).

Aggiungere gratuite restrizioni significa complicarsi volutamente la vita ed esporsi a possibili contenziosi.

E, nella circostanza, vorremmo rendere parimenti avvertiti i colleghi del rischio di porre in essere comportamenti inopportuni, se non palesemente illegittimi, sempre a voler iperregolare la materia. Pensiamo – sconsigliandoli – a ultronei passaggi in Collegio dei docenti e/o in Consiglio d’istituto, in nome di una più larga e democratica condivisione, o addirittura alla sua remissione alla contrattazione d’istituto, espressamente vietata dalla legge (comma 196), ancorché pretesa con sempre più pervicace arroganza dai sindacati di comparto, che da ultimo, come strumento di pressione contro i dirigenti scolastici e supportati dalla stampa pseudo libera e pseudo specializzata, hanno evocato, a sproposito, la sede penale coniando una nuova fattispecie dell’abuso d’ufficio, per semplice e generica violazione della legge (e sempre ammesso che poi risulti violata): rischio inesistente quando la materia (del bonus) fosse regolata dal contratto (sic!). Inutile ricordare che l’articolo 323 del codice penale (rubricato Abuso d’ufficio) punisce con la reclusione da uno a quattro anni il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, intenzionalmente (= con dolo) procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto.

Comprendiamo la preoccupazione di colleghi che, puntati come ventre molle del sistema e perciò, con sprezzante spregiudicatezza, messi sotto pressione da chi, spudoratamente, dice di rappresentarli, provano a coprirsi il più possibile, sino a dismettere le loro doverose prerogative.

E li capiamo pure quando ipotizzano implausibili algoritmi, fatti di punteggi, frequenze, tabelle, in definitiva di graduatorie, sulla cui base attribuire il bonus, secondo dispositivi automatici o – si dice – in maniera oggettiva: sempre per allontanare il rischio di dover decidere, e di assumersi la responsabilità di dover decidere, come la norma prescrive (cfr. art. 17 del D. Lgs. 165/01 e art. 1, comma 127 della legge 107/15).

E’ ben vero che la lettera della legge non li vieta, almeno nel corso del triennio sperimentale. Ma non è chi non veda come gli stessi siano incompatibili con la richiesta motivata valutazione che deve fondare la scelta di chi premiare. E la valutazione – nel senso di apprezzamento, attribuzione di valore, espressione di un giudizio – è strutturalmente intrisa di ineliminabile soggettività; per contro potendo, e dovendo, essere resa esplicita, attraverso l’esposizione logica delle ragioni, di fatto e di diritto, che abbiano condotto a una determinata decisione: in ciò, per l’appunto, l’obbligata motivazione.

Conclusivamente, scelgano i colleghi come determinarsi. E tengano conto che tra gli elementi considerati nella – imminente – valutazione del dirigente scolastico vi è la dimostrata-documentata sua capacità di valutazione, selettiva, dell’impegno e dei meriti professionali del personale, sia sotto il profilo individuale che negli ambiti collegiali (comma 93, lett. b, L. 107/15).

La scuola ci ripensa: lo smartphone tornerà tra i banchi

da La Stampa

La scuola ci ripensa: lo smartphone tornerà tra i banchi

Il governo toglierà il divieto del 2007. “Aiuta la didattica e combatte i cyberbulli”
flavia amabile

roma

Ricordate il divieto di portare e – ancora di più – di usare i telefonini a scuola? Era previsto da una direttiva del ministero dell’Istruzione del 2007 ma presto scomparirà. Lo annuncia il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone sapendo bene che non tutti saranno d’accordo sulla novità in arrivo ma sottolineando che si tratta di una scelta mirata, che porterà notevoli vantaggi sia da un punto di vista didattico che nella lotta al cyber-bullismo e nell’inclusione dei giovani con disabilità. In realtà, sottolinea Faraone, «la scelta fa parte di un disegno molto più ampio, il governo sta investendo in modo consistente per arrivare ad una digitalizzazione sempre più diffusa nelle scuole. Suona quasi una contraddizione vietare l’uso di qualsiasi dispositivo in classe, durante le lezioni».

Il Piano Nazionale prevede un investimento di oltre un miliardo di euro per portare la fibra e la banda ultra-larga fino all’ingresso di ogni scuola, il cablaggio degli spazi interni, le risorse per pagare il canone di connettività, un responsabile per il digitale per ogni istituto, formazione in servizio per tutto il personale, una strategia nazionale per l’apprendimento pratico e laboratori. Inoltre dal prossimo anno quasi 8 scuole su 10 avranno una connessione Wifi grazie ai finanziamenti europei Pin di cui hanno fatto richiesta.

Di fronte alla mole di investimenti del governo, il divieto di uso dei cellulari durante le attività didattiche previsto dalla direttiva del Miur del 2007 rappresenta non solo un controsenso ma anche una limitazione secondo Faraone.«Basta con il luddismo. «Stiamo costruendo la scuola del futuro che non potrà non avere anche smartphone e tablet in classe», spiega.

Saranno proprio i telefonini dei ragazzi i protagonisti di questa rivoluzione che dovrebbe gradualmente sostituire i libri e altri materiali didattici tradizionali. «Immagino un uso virtuoso di smartphone e tablet da parte degli studenti nella lettura dei testi in classe o per svolgere i compiti a casa. E per i prof significa arricchire moltissimo le possibilità della didattica oggi limitate. Vorrei un uso orizzontale dei dispositivi, spalmato su tutte le materie con la collaborazione dei docenti».

In realtà rimuovere il divieto di usare i cellulari in classe può avere anche altri aspetti positivi, avverte Faraone. «Per tutti i giovani con disabilità sarebbe il modo più immediato per eliminare alcune barriere e migliorare le loro capacità di apprendimento. Me ne sono reso conto io stesso con mia figlia Sara, autistica. I soggetti autistici non amano il telefono, per la loro particolare sensibilità uditiva: da quando mia figlia ha imparato a usare whatsapp mi è molto più facile comunicare con lei. Lo stesso accadrebbe in classe se potesse avere un telefonino a disposizione. E accadrebbe a tutti quelli che hanno difficoltà di apprendimento». E poi c’è la lotta alle numerose forme di aggressione e prepotenze che avvengono attraverso i social e le chat: «Per proteggere ragazze e ragazzi dal cyber-bullismo abbiamo due possibilità: si può avere un atteggiamento luddista e vietare in modo assoluto l’uso dei cellulari nelle scuole, oppure autorizzarli ma con professori in grado di insegnarne un uso consapevole».

Via libera ai telefonini, insomma, assicura il sottosegretario all’Istruzione ma con due limiti: «L’uso deve essere regolamentato, non vogliamo creare il Far West. E ai docenti deve essere lasciata la massima autonomia nelle loro scelte didattiche, vogliamo solo che gli insegnanti che vorrebbero utilizzarlo possano essere liberi al contrario di quello che accade oggi».

Faraone insiste: basta vietare smartphone, sono utili alla didattica. Il prof esperto: proposta impossibile!

da La Tecnica della Scuola

Faraone insiste: basta vietare smartphone, sono utili alla didattica. Il prof esperto: proposta impossibile!

Il sottosegretario Davide Faraone rilancia l’idea espressa nel corso di un’intervista alla Stampa, sull’utilizzo a scuola degli smartphone.

Nella stessa giornata in cui è apparsa l’intervista sulla carta stampata, il “renziano” ha ribadito il concetto nel corso della trasmissione “Melog”, su Radio 24: “si tratta solo di prendere atto della realtà e trasformare uno strumento concepito solo come qualcosa da proibire in uno strumento utile per la didattica. Molto presto quasi tutte le scuole italiane saranno cablate e se saranno cablate dovremo dotare gli studenti di strumenti che probabilmente già hanno, per poter sviluppare una didattica orizzontale nell’utilizzo del digitale”, ha spiegato Faraone.

Per poi aggiungere che “il tema non è l’ora di informatica: il tema è prevedere un uso del digitale nella didattica abbastanza normale, come già accade nella vita quotidiana di ragazzi e ragazze. Il divieto assoluto dell’uso dello smartphone in classe in vigore dal 2007, come ogni atteggiamento luddista, è oggi fuori dal tempo. Ovviamente l’utilizzo dello smartphone non vuol dire stare al telefono o mandare messaggini”.

Ma proprio siccome l’utilizzo principale dello smartphone non è quello di comunicare con queste modalità, allora non sarebbe meglio utilizzare a scuola degli strumenti diversi? Di questo avviso è Gianluigi Dotti, insegnante in un istituto superiore a Brescia e responsabile centro studi della Gilda. Che bolla l’idea di Faraone come “una proposta estemporanea”.

“Dallo scorso novembre – dice il docente all’Ansa – nella mia scuola abbiamo deciso di far consegnare i cellulari dai ragazzi quando entrano, perchè altrimenti è impossibile lavorare. Altra cosa è usare i pc, o le lavagne multimediali, o i laboratori informatici. Gli smartphone no, perchè gli studenti lo usano per tutt’altro che non un utilizzo corretto”.

“D’altronde – conclude Dotti – le ultime indagini Ocse smentiscono la tesi che l’uso della tecnologia sia direttamente proporzionale all’acquisizione delle competenze da parte degli studenti. E anzi invitano a tornare a integrare le tecnologie con il libro e gli altri strumenti ‘antichi'”.

Il dibattito rimane quindi aperto. Soprattutto perché tanti anche altri docenti la pensano come il professor Dotti.

Domande mobilità Fase B, C e D: impossibile seguire il loro cammino

da La Tecnica della Scuola

Domande mobilità Fase B, C e D: impossibile seguire il loro cammino

Mentre per la mobilità della fase A è stato possibile seguire l’istanza prodotta, attraverso il servizio finalizzato al monitoraggio dello stato della domanda, attivato attraverso il sistema delle istanze on line, in modo da consentire agli interessati di vedere i suoi contenuti, compresi tutti gli allegati inoltrati e di seguire lo stesso iter della domanda sino all’ esito delle operazioni di mobilità, la stessa cosa, purtroppo, non sarà possibile per le altre fasi della mobilità.

Infatti nella fase A per la mobilità esiste uno specifico servizio, chiamato di WORKFLOW, selezionabile accanto ad ogni domanda di mobilità che sia stata inviata dal docente in modalità web, che consente di vedere a che punto è l’iter della domanda. Tale servizio si trova nell’area istanze on line, alla sezione “Altri Servizi” e in particolare al punto “Accedi”.

Da tale punto si accede al servizio della mobilità in organico di diritto, riferita al personale docente. Per la fase A della mobilità si entra in una pagina dove è possibile visualizzare tutti i dati della domanda, in tale pagina si può utilizzare il tasto “Visualizza Dettagli” o conoscere la situazione della domanda con il tasto “Workflow“.

Per la fase B, C e D della mobilità il Miur ha comunicato che lo stato delle domande di trasferimento interprovinciale non è consultabile dal sistema informativo. Infatti per queste domande non è previsto un workflow analogo a quello delle domande della mobilità della fase A.

Il 9 giugno, è stato anche comunicato ufficialmente dal Miur, saranno aperte le funzioni di convalida delle domande di mobilità delle fasi B, C e D agli uffici scolastici provinciali preposti. I docenti interessati nei giorni successivi e secondo i termini previsti nell’OM 241/2016 riceveranno la mail con la lettera di notifica. Tale notifica verrà anche inserita in archivio delle istanze on line. Resta una riflessione da fare: “Perché per le fasi B, C e D della mobilità, non è stata attuata la stessa trasparenza utilizzata per la fase A?”.

Lo smartphone torna in classe. Faraone: uso virtuoso

da La Tecnica della Scuola

Lo smartphone torna in classe. Faraone: uso virtuoso

Il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, annuncia che l’uso dello smartphone, quello così tanto odiato e vituperato dai docenti, perché può disturbare,  squillando, le lezioni e perché  si può pure usare per riprendere gli stessi insegnanti, sarà consentito. Il sottosegretario ha però sottolineato che si tratta di una scelta mirata, che porterà notevoli vantaggi sia da un punto di vista didattico che nella lotta al cyber-bullismo e nell’inclusione dei giovani con disabilità.

La notizia è sul quotidiano La Stampa, secondo il quale per Faraone, «la scelta fa parte di un disegno molto più ampio, il governo sta investendo in modo consistente per arrivare ad una digitalizzazione sempre più diffusa nelle scuole. Suona quasi una contraddizione vietare l’uso di qualsiasi dispositivo in classe, durante le lezioni».

Il Piano Nazionale prevede un investimento di oltre un miliardo di euro per portare la fibra e la banda ultra-larga fino all’ingresso di ogni scuola, il cablaggio degli spazi interni, le risorse per pagare il canone di connettività, un responsabile per il digitale per ogni istituto, formazione in servizio per tutto il personale, una strategia nazionale per l’apprendimento pratico e laboratori. Inoltre dal prossimo anno quasi 8 scuole su 10 avranno una connessione Wifi grazie ai finanziamenti europei Pin di cui hanno fatto richiesta.

E di fronte a tale mole di investimenti non ci sono divieti che tengono: «Basta con il luddismo. Stiamo costruendo la scuola del futuro che non potrà non avere anche smartphone e tablet in classe».

«Immagino un uso virtuoso di smartphone e tablet da parte degli studenti nella lettura dei testi in classe o per svolgere i compiti a casa. E per i prof significa arricchire moltissimo le possibilità della didattica oggi limitate. Vorrei un uso orizzontale dei dispositivi, spalmato su tutte le materie con la collaborazione dei docenti».

Inoltre, avverte Faraone: «Per tutti i giovani con disabilità sarebbe il modo più immediato per eliminare alcune barriere e migliorare le loro capacità di apprendimento. Me ne sono reso conto io stesso con mia figlia Sara, autistica. I soggetti autistici non amano il telefono, per la loro particolare sensibilità uditiva: da quando mia figlia ha imparato a usare whatsapp mi è molto più facile comunicare con lei. Lo stesso accadrebbe in classe se potesse avere un telefonino a disposizione. E accadrebbe a tutti quelli che hanno difficoltà di apprendimento». E poi, precisa ancora: «Per proteggere ragazze e ragazzi dal cyber-bullismo abbiamo due possibilità: si può avere un atteggiamento luddista e vietare in modo assoluto l’uso dei cellulari nelle scuole, oppure autorizzarli ma con professori in grado di insegnarne un uso consapevole».

Tuttavia, il sottosegretario all’Istruzione assicura due limiti: «L’uso deve essere regolamentato, non vogliamo creare il Far West. E ai docenti deve essere lasciata la massima autonomia nelle loro scelte didattiche, vogliamo solo che gli insegnanti che vorrebbero utilizzarlo possano essere liberi al contrario di quello che accade oggi».

Concorso docenti 2016: il punto dagli USR

da La Tecnica della Scuola

Concorso docenti 2016: il punto dagli USR

Dopo la conclusione delle prove scritte (il 31 maggio scorso), il concorso docente procede verso le prove orali.

Riportiamo di seguito gli ultimi aggiornamenti sui siti deli Uffici scolastici regionali, riguardanti in particolare prove pratiche, griglie di valutazione ed estrazione delle lettere per le prove orali.

 

Abruzzo

Tutte le comunicazioni (aggiornamento 31 maggio)

Basilicata

Tutte le comunicazioni (aggiornamento 31 maggio)

Calabria

Tutte le comunicazioni (aggiornamento 31 maggio)

Campania

Estrazioni delle lettere per le prove orali

Emilia Romagna

Tutte le comunicazione (aggiornamento 3 giugno)

Friuli Venezia Giulia

Prove pratiche

Estrazioni delle lettere per le prove orali (aggiornamento 31 maggio)

Lazio

Estrazioni lettere per lo svolgimento della prova orale

Altre comunicazioni (aggiornamento 1° giugno)

Liguria

Estrazioni delle lettere per le prove orali

Griglie di valutazione

Altre comunicazioni (aggiornamento 31 maggio)

Lombardia

Tutte le comunicazioni (aggiornamento 5 giugno)

Marche

Tutte le comunicazioni

Molise

Tutte le comunicazioni

Piemonte

prove pratiche di laboratorio (aggiornamento 1° giugno)

griglie di valutazione (aggiornamento 1° giugno)

estrazioni delle lettere per le prove orali (aggiornamento 31 maggio)

Puglia

Tutte le comunicazioni (aggiornamento 31 maggio)

Sardegna

Tutte le comunicazioni (aggiornamento 6 giugno)

Sicilia

Prove pratiche

Estrazioni delle lettere per le prove orali

Altre comunicazioni

Toscana

Tutte le comunicazioni

Trento

Tutte le comunicazioni (aggiornamento 3 giugno)

Valle d’Aosta

Tutte le comunicazioni

Umbria

Griglia di valutazione

Altre comunicazioni (aggiornamento 31 maggio)

Veneto

Tutte le comunicazioni (aggiornamento 6 giugno)

Camusso (Cgil), alternanza scuola-lavoro mal concepita

da tuttoscuola.com

Camusso (Cgil), alternanza scuola-lavoro mal concepita

L’alternanza scuola-lavoro è importante, ma nella legge del Governo è stata concepita male. Si tende a ridurre il tempo dell’istruzione e anticipare l’ingresso nel mondo del lavoro. Così si indeboliscono le persone, perchè le imprese stanno trasferendo sul l’istruzione ciò che una volta toccava a loro“. Lo ha affermato Susanna Camusso, a Vercelli per le celebrazioni del 110° anniversario della conquista delle otto ore lavorative.

L’istruzione ha il compito di formare cittadini consapevoli, mentre ormai pensiamo che lo studente deve arrivare in azienda che sa già tutto. L’alternanza scuola-lavoro va fatta, ma non solo in azienda: anche in un museo o in una biblioteca, perchè l’Italia ha una grande ricchezza culturale a disposizione. Bisogna aumentare il programma d’istruzione, non brindare alla diminuzione delle iscrizioni all’università.”