Nota MIUR AOODPIT0002151 del 7 giugno 2016 – Reti scolastiche

Al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Viale Trastevere, 76/A
00153 ROMA

Oggetto: nota MIUR AOODPIT0002151 del 7 giugno 2016

Onorevole Ministro,
con la nota in oggetto il Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione ha fornito, a tutte le articolazioni territoriali del Ministero, indicazioni circa la costituzione delle reti scolastiche previste dal comma 70 dell’articolo unico della legge 107/2015. In particolare, richiamando quanto previsto dalla lettera di tale disposizione legislativa, ha fissato la data del 30 giugno 2016 quale termine ultimo per la conclusione del processo organizzativo di costituzione delle reti.
Pur comprendendo che l’organizzazione per reti è finalizzata a migliorare la funzionalità degli ambiti territoriali, soprattutto quale strumento per la semplificazione amministrativa di cui al comma 72 dell’articolo unico della legge 107, non possiamo tuttavia fare a meno di evidenziare quanto segue.
In primo luogo, in questo particolare momento dell’anno, le istituzioni scolastiche sono sommerse da una gran numero di impegni delicati e gravosi (scrutini di fine anno, esami conclusivi del primo e del secondo ciclo, verifica di attuazione del Programma annuale ecc.) e la scadenza del 30 giugno – scadenza di natura, peraltro, solo ordinatoria e non perentoria – appare impraticabile sul piano concreto.
In secondo – e determinante – luogo, la costituzione delle reti scolastiche è un’operazione di alto valore culturale e metodologico, necessariamente rimessa alla libera determinazione delle istituzioni scolastiche autonome e, di conseguenza, non può certo essere ridotta ad un mero “adempimento burocratico”. Su questo specifico punto, infatti, è bene ricordare che le istituzioni scolastiche non possono essere coartate per via amministrativa ad aderire ad un accordo di rete in quanto l’adesione deve essere preceduta da una libera decisione del Consiglio d’istituto, nella sua veste di organo di indirizzo. Nelle stesse linee guida allegate alla nota in oggetto, tra l’altro, le reti sono definite come “forme di aggregazioni attorno ad un progetto condiviso” ed è evidente che la condivisione non possa essere ottenuta con l’imposizione.
Pertanto, Le rappresentiamo il convincimento che sia impossibile procedere ad una costituzione coatta delle reti scolastiche, in quanto ciò pregiudicherebbe l’autonomia istituzionale – costituzionalmente tutelata – delle scuole.
Da ciò discende, come logica conseguenza, che il termine del 30 giugno non possa costituire oggetto di richiesta nei confronti delle istituzioni scolastiche.
L’occasione è gradita per porgere distinti saluti.

Il Presidente nazionale
Giorgio Rembado

Illegittima reiterazione ed abuso di contratti a termine su posti vacanti

L’Anief ottiene una nuova condanna a carico del Ministero dell’Istruzione per illegittima reiterazione ed abuso di contratti a termine su posti vacanti. Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Denis Rosa ottengono ragione in tribunale in favore di un nostro iscritto e il riconoscimento della violazione, da parte della Pubblica Amministrazione, di norme imperative, dettate dall’Unione Europea, riguardanti il divieto di impiego di lavoratori a tempo determinato oltre il limite consentito e per sopperire a carenze di organico stabili e non transitorie. Riconosciuto, anche, il diritto del lavoratore precario a percepire gli scatti di anzianità nella medesima misura attribuita ai lavoratori a tempo indeterminato.

Con il «Foia» le famiglie avranno meno vincoli per ottenere i documenti scolastici

da Il Sole 24 Ore

Con il «Foia» le famiglie avranno meno vincoli per ottenere i documenti scolastici

di Laura Virli

Il «Freedom of Information Acts» (Foia), a livello internazionale, è l’insieme di norme che regola il diritto di accesso all’informazione. In base a queste disposizioni i cittadini hanno diritto a chiedere ogni tipo di informazione prodotta e posseduta dalle amministrazioni che non contrasti con la sicurezza nazionale o la privacy. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha riconosciuto «l’accesso alle informazioni detenute dai governi» come diritto e oggi almeno novanta paesi democratici si sono dotati di un Foia.

La situazione in Italia
L’Italia ha avuto difficoltà a emanare uno strumento comparabile a un Foia. Il Dlgs 33 del 2013 ha apportato delle modifiche alla legge 241 del 1990, considerata tra le più restrittive d’Europa, ma non ha ridotto i limiti entro i quali un cittadino può chiedere informazioni alla pubblica amministrazione e non ha previsto sanzioni per le amministrazioni non trasparenti. Il Dlgs. 117, approvato il 16 maggio dal consiglio dei Ministri, rappresenta il primo tentativo in Italia di dotarsi di Foia. Trattasi di grande passo avanti rispetto al concetto di “trasparenza dell’azione amministrativa” che stravolge nella sostanza il concetto di “interesse” del privato cittadino ad acquisire dati e documenti dagli enti pubblici. Sono eliminate le restrizioni previste dalla legge 241/1990. Il diritto di accesso sarà previsto per chiunque, senza obbligo di motivazione; sarà necessario dimostrare un interesse superiore alla conoscenza delle informazioni. Per il cittadino sembrerebbe prospettarsi, quindi, un accesso a 360° gradi, salvo intervengano specifiche necessità di riservatezza dello Stato (per esigenze di sicurezza pubblica o interessi pubblici inerenti la politica e la stabilità economica e finanziaria dello Stato) o di privati (dati personali o interessi economici e commerciali).

Le regole per l’accesso ai documenti
L’accesso ai documenti informatici sarà gratuito, non saranno dovuti nemmeno i costi di riproduzione. Nel caso di atti e documenti analogici, può essere richiesto solo il costo effettivo di riproduzione e di eventuale spedizione. Viene eliminato il “silenzio-diniego”, che sollevava le amministrazioni dall’obbligo di motivare il rifiuto all’accesso. È stato previsto un indennizzo di 30 euro per ogni giorno di ritardo consecutivo al trentesimo. Si prevedono sanzioni in caso di accesso illegittimamente negato. I tempi stragiudiziali per i casi di mancata o negativa risposta saranno veloci in quanto seguiranno la procedura semplificata. Nel caso di ritardo o rifiuto da parte della P.A. all’istanza di accesso può essere repentinamente informata l’Autorità anticorruzione (Anac) con la possibilità di proporre ricorso al giudice amministrativo (Tar) entro 30 giorni dietro un contributo unificato di 300 euro.

L’impatto nelle scuole
Cosa cambierà nelle scuole? Se è vero che il diritto di accesso è importante per contrastare corruzione e criminalità organizzata, e alle base della libertà di espressione e il presupposto per una piena partecipazione come cittadini alla vita democratica, tali norme applicate nelle scuole potrebbero mandare in tilt il lavoro delle segreterie, già ridotte nel numero di addetti e oberate della mole di procedure derivanti dal decentramento amministrativo del Miur alle scuole. I vari Regolamenti deliberati dai Consigli di Istituto per l’accesso agli atti da parte delle famiglie o di altri interessati perdono significato e dovranno essere totalmente rivisti. Se un’informazione sarà oggetto di almeno tre distinte richieste di accesso, la scuola dovrà pubblicare l’informazione nella sezione “Amministrazione Trasparente”. Non ci saranno motivi ostativi a consegnare ai genitori documenti di qualunque genere e, prima di essere consegnati o posti in visione, dovranno essere cancellati i dati personali e sensibili.
Sono previste linee guida Anac che orienteranno le amministrazioni in un’omogenea e rigorosa applicazione delle nuove norme. Siamo fiduciosi che, anche grazie a queste linee operative, nei prossimi sei mesi (e cioè prima della piena operatività della norma), queste situazioni potranno essere affrontate e risolte.

Dalle borse, al rimborso dei libri di testo: così le Regioni «spingono» il diritto allo studio

da Il Sole 24 Ore

Dalle borse, al rimborso dei libri di testo: così le Regioni «spingono» il diritto allo studio

di Francesca Malandrucco

Sui “pacchetti scuola” per garantire il diritto allo studio agli studenti della scuola dell’obbligo che hanno alle spalle famiglie con un reddito basso, dalle borse di studio al rimborso per le spese dei libri, le regioni si muovono in ordine sparso. E se c’è chi, come nel caso della Toscana, dell’Emilia Romagna o della Lombardia, si è mosso in anticipo, velocizzando le procedure per permettere alle famiglie di accedere ai finanziamenti per l’anno scolastico 2016-2017, altre regioni stanno ancora chiudendo i conti per l’anno scolastico 2015-2016.

Il sistema degli incentivi
La Toscana, con una delibera di giunta approvata nell’aprile scorso, ha rivisto il sistema di erogazione degli incentivi economici agli studenti con un reddito Isee inferiore ai 15mila euro l’anno, anticipando i tempi. Le domande per accedere agli incentivi del “pacchetto scuola” per il prossimo anno scolastico, potranno essere presentate subito a partire da questo mese direttamente ai comuni incaricati di adottare l’avviso pubblico per l’erogazione dei fondi secondo lo schema di bando unificato regionale. Gli esiti delle graduatorie si conosceranno già a fine ottobre, affinchè le famiglie destinatarie degli incentivi ricevano i fondi entro l’anno. Le risorse complessive destinate dalla Toscana al diritto allo studio per il prossimo anno scolastico ammontano a 2,5 milioni di euro. I requisiti per accedere al pacchetto scuola vanno dal reddito Isee, non superiore ai 15.000 euro (che salgono a 20.000 euro nel caso degli studenti delle scuole secondarie superiori residenti nelle isole minori), a quelli anagrafici o di merito. In Lombardia, poi, i termini per richiedere la dote scuola 2016-2017, che prevede contributi per l’acquisto di libri di testo e il buono scuola, scadranno il 30 giugno. Anche in Emilia Romagna, per accelerare i tempi di erogazione delle risorse pubbliche destinate al diritto di studio, le domande per ricevere il contributo per i libri di testo delle scuole secondarie di I e di II grado per l’anno scolastico 2016-2017 dovranno essere presentate dal 1 al 30 settembre, ma esclusivamente on line. Le modalità saranno diffuse nelle prossime settimane dall’Usr, dai comuni e dalle scuole stesse. La soglia Isee richiesta, in questo caso, non deve superare i 10.632,94 euro.

Il rimborso dei libri di testo
Spostandoci al sud, stessa soglia Isee anche per le famiglie che hanno diritto al rimborso dei libri di testo per il prossimo anno scolastico in Puglia. In questo caso l’amministrazione regionale ha previsto che le domande vengano presentate entro il 27 agosto alle scuole che, a loro volta, avranno poi tempo fino al 10 settembre per inoltrarle ai comuni di residenza degli alunni. In Veneto, invece, la scadenza da ricordare per le famiglie è quella del 30 settembre. In questo caso, però, le domande per i rimborsi si riferiscono al “buono scuola” per l’anno scolastico appena concluso, il 2015-2016 (2,5 milioni di euro di contributi pubblici). Per il buono libri 2016-2017 bisognerà aspettare il secondo semestre dell’anno scolastico. Nell’anno scolastico 2015-2016 la regione Veneto ha complessivamente erogato 3,5 milioni di euro per il rimborso libri a 20106 famiglie.

Il coinvolgimento degli enti locali
In Friuli Venezia Giulia per richiedere i contributi per il diritto allo studio del prossimo anno scolastico bisognerà aspettare gennaio 2017, quando verranno pubblicati i bandi sia per il trasporto scolastico e l’acquisto dei libri di testo, sia per gli assegni destinati agli studenti a basso reddito. Infine nel Lazio, la giunta regionale sta per approvare il piano annuale per il diritto allo studio scolastico 2016-2017. Una parte delle risorse saranno trasferite ai comuni e serviranno, ad esempio, a coprire le spese per la fornitura di libri di testo e di materiale didattico agli studenti del primo ciclo di istruzione, per interventi a favore delle fasce sociali più disagiate o per gli assegni di studio riservati agli alunni delle scuole secondarie superiori. La rimanente parte, invece, verrà gestita direttamente dalla regione per finanziare progetti ad hoc.

“Crescono sani e imparano di più”: ecco perché il nido fa bene ai nostri figli

da Repubblica.it

“Crescono sani e imparano di più”: ecco perché il nido fa bene ai nostri figli

Presentato lo studio della Fondazione Debenedetti. Ma in Italia solo il 13% dei piccoli trova posto nelle strutture per l’infanzia

dal nostro inviato ANTONIO FRASCHILLA

Siracusa. L’asilo nido come leva fondamentale per migliorare le capacità cognitive dei bambini, soprattutto per chi nasce in famiglie disagiate. Il nido come aiuto alle donne per rimanere nel mercato del lavoro. Ma, purtroppo, in Italia in media solo il 13 per cento dei bambini fino a due anni trova accoglienza in una struttura per l’infanzia e in alcune regioni, in particolare al Sud, questa percentuale diminuisce ancora. Una grande occasione mancata di sviluppo ed eguaglianza sociale. È questo il cuore degli studi presentati a Siracusa nella diciottesima conferenza europea della Fondazione Rodolfo Debenedetti, quest’anno dedicata alle politiche di assistenza all’infanzia, alla quale hanno partecipato diversi docenti e professionisti italiani e stranieri.

“Devono esserci delle politiche che sviluppino degli asili nido di alta qualità”, dice Daniela Del Boca, docente dell’Università di Torino e coordinatrice del gruppo di lavoro che ha presentato lo studio sulle politiche dell’infanzia negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Italia.

Una ricerca dalla quale emerge con chiarezza come “le diverse modalità di accudimento dei bambini in età pre-scolare abbiano un effetto sulle loro capacità cognitive”. Lo studio dimostra che “esiste un legame positivo tra frequenza al nido e sviluppo cognitivo del bambino, soprattutto per le famiglie dal background svantaggiato”.

Per valutare lo sviluppo cognitivo sono stati utilizzati i risultati dei test Invalsi dei bambini iscritti al secondo e quarto anno della scuola primaria e al primo anno della scuola secondaria inferiore. Ed è emerso che “una maggiore disponibilità di posti nido a livello provinciale è associata a migliori risultati nei test che valutano le capacità linguistiche”. Nel Regno Unito, invece, si è notato che “i bambini curati dai genitori e dai nonni sono più abili nell’imparare il nome degli oggetti, ma hanno peggiori risultati in test che valutano il grado di sviluppo di concetti base e la capacità di risolvere problemi”. In ogni caso “le disuguaglianze nello sviluppo cognitivo dei bambini tendono a ridursi con l’ampliarsi del numero di bambini frequentanti il nido”.

Ma anche la qualità degli asili nido ha un ruolo importante. Il secondo studio presentato nell’ambito della conferenza, coordinato da Andrea Ichino, docente della European University Institute, ha valutato “gli effetti dell’asilo nido sulle capacità cognitive e non dei bambini”. La ricerca dimostra che la frequenza del nido “ha effetti negativi sul quoziente intellettivo dei bambini nel medio termine e il risultato è più forte per le bambine, soprattutto per le famiglie benestanti”. “Una possibile interpretazione è che i bambini che frequentano il nido beneficiano di minori interazioni uno a uno con adulti – spiega la ricerca – interazioni che sono particolarmente rilevanti per lo sviluppo cognitivo nei primi anni di vita”. Quindi asili nido con un rapporto minore tra bambini e adulti consentono un migliore sviluppo cognitivo. Dallo studio emerge anche che “la frequenza al nido genera vantaggi in termini di salute, riducendo la probabilità di essere sovrappeso tra gli 8 e i 14 anni”.

A fronte di queste ricerche che sottolineano l’importanza per un Paese di avere nidi di qualità, la situazione in Italia è pessima. “La Fondazione Debenedetti ha sempre cercato, nei suoi 18 anni di attività, di concentrare l’attenzione del dibattito pubblico e accademico su temi rilevanti dal punto di vista sociale ed economico – ha detto il presidente della Fondazione, Carlo De Benedetti, introducendo i lavori – mai come quest’anno il tema scelto è adatto a guardare il futuro. Si dice che l’Italia non sia un paese per giovani. I dati sulla disponibilità di posti nido sembrano confermare in pieno questa percezione e il ritardo italiano in questo campo nuoce alle famiglie e nuoce all’offerta di lavoro femminile”.

Non a caso le mamme di almeno un bambino tra 0 e 14 anni che lavorano sono oltre l’80 per cento in Danimarca e poco più del 50 per cento in Italia.

Bande e cori musicali a rischio estinzione, una legge e la scuola possono salvarli

da La Tecnica della Scuola

Bande e cori musicali a rischio estinzione, una legge e la scuola possono salvarli

Salvare dall’estinzione le bande musicali, i cori e i gruppi folclorici, simbolo della tradizione italiana, con una legge che ne favorisca l’unione con la scuola.

Il testo depositato dalla senatrice PD, Maria Spilabotte, si presenta come una sorta di ‘legge-quadro’ che oltre a stabilire un collegamento con l’insegnamento scolastico, prevede anche una sinergia con il ministero degli Esteri, attraverso le reti diplomatiche e degli istituti di cultura, per esportare il ‘prodotto’.

“Bande, cori e gruppi folclorici – scrive Spilabotte nella relazione alla proposta sottoscritta anche diversi senatori Pd, Ala, Ap, Svp e gruppo Misto – rappresentano un valore molto importante e genuino della tradizione culturale musicale italiana” e sono anche uno “strumento di aggregazione, comunicazione e socializzazione, contribuendo al rafforzamento del legame con il territorio”.

In un periodo storico durante il quale prevale la musica digitale, da smartphone in grado di caricare e scaricare un numero pressoché illimitato di generi e autori, le bande contribuiscono “alla diffusione della conoscenza e della pratica musicale tradizionale. Le formazioni musicali popolari e amatoriali – osserva ancora la senatrice del Pd – sono, però, abbastanza trascurate, non sono adeguatamente valorizzate e promosse e il più delle volte sopravvivono solo grazie alla generosità e alla spontaneità di coloro che ne apprezzano il valore culturale e sociale”.

La proposta di legge presentata a palazzo Madama, “riconosce, valorizza e tutela la funzione educativa e sociale della musica popolare e amatoriale bandistica, corale non professionistica e folclorica”.

Il Mibac, insieme al ministero degli Esteri e all’International Council of Organizations of Folklore Festivals and Folk Arts, sono chiamati a un impegno sinergico per la “diffusione della produzione musicale popolare nazionale all’estero”, favorendo programmi di scambi tra associazioni musicali popolari e amatoriali del nostro Paese e analoghe formazioni straniere.

Ma la musica popolare va adeguatamente celebrata, altrimenti la sua funzione rischia di perdersi. Per questo la legge propone che la terza domenica di maggio si festeggi la Giornata nazionale della musica popolare e amatoriale. Nel provvedimento sono inoltre previste delle agevolazioni economiche e un finanziamento.

Le associazioni musicali popolari e amatoriali potranno beneficiare di un contributo annuo massimo di 3.000 euro; di agevolazioni tariffarie fino al 50% per i trasporti ferroviari, aerei e marittimi; dell’Iva agevolata al 4% per l’acquisto di attrezzature, materiali e strumenti.

Il ddl prevede infine un Fondo con una dotazione di 150 mln di euro annui, alimentato dal programma ‘Fondi di riserva e speciali’ del Ministero dell’Economia.

Ma quante bande musicali esistono oggi in Italia? Il sito specializzato Bandamusicale.it, ne ha registrate 2.244 su tutta la Penisola: in Lombardia ce ne sono 372, in Sicilia 292 e nel Lazio 220.

Per considerare un’associazione “musicale, popolare e amatoriale”, vi sono dei requisiti minimi: almeno venti elementi in uniforme o costume tradizionale, associazioni senza fini di lucro, programma annuale con un numero-base di sei esibizioni, disponibilità di una sede idonea per le attività di insegnamento e di esercitazione, direzione artistica affidata a un professore di musica diplomato al Conservatorio o a un Istituto superiore di studi musicali e coreutici e il riconoscimento quale ‘formazione di interesse locale’ conferito dal consiglio comunale.

Chiamata diretta e incarichi triennali, il Miur non cede: margini solo sulle utilizzazioni

da La Tecnica della Scuola

Chiamata diretta e incarichi triennali, il Miur non cede: margini solo sulle utilizzazioni

La metà di giugno potrebbe rivelarsi determinante ai fini di una parte consistente della mobilità del prossimo anno scolastico.

Sulla sequenza contrattuale si vive ormai da oltre due mesi una situazione di stallo: Miur e Governo rimangono fermi ad applicare i commi 79 e a seguire della Legge 107/15, con il dirigente scolastico che dovrebbe conferire gliincarichi triennali ai docenti per farli titolari a seguito delle operazioni di trasferimento che li hanno “incasellati” sugli ambiti territoriali.

Per sbrogliare la situazione, stavolta non è servito nemmeno l’invocato intervento politico del sottosegretario Davide Faraone. Il Governo non ha nessuna intenzione, infatti, di rinviare la chiamata diretta, come chiedono in blocco i cinque sindacati rappresentativi. I quali, hanno più volte spiegato che l’accordo sottoscritto sulla mobilità, frutto della pre-intesa del 10 febbraio scorso, non ha mai riguardato questo aspetto della mobilità.

“Nell’ultimo incontro “politico” – ha scritto la Flc-Cgil – abbiamo registrato che non c’è stato alcun passo in avanti nella sequenza contrattuale sull’assegnazione dei docenti dagli ambiti territoriali alle scuole. Da parte del Ministero non ci sono aperture concrete per superare il vincolo imposto dalla legge 107/15 che prevede i poteri discrezionali del dirigente nella chiamata dei docenti dagli ambiti”.

Dei margini di trattativa vi sono, invece, peril rinnovo del contratto annuale sulle utilizzazioni ed assegnazioni provvisorie di tutto il personale docente, educativo ed Ata della scuola per il 2016/2017. Operazioni che anche quest’anno coinvolgeranno migliaia di sovrannumerari. L’obiettivo dei sindacati è quello “di confermare le stesse regole dello scorso anno consentendo al personale che chiede l’assegnazione provvisoria o l’utilizzazione di ottenere una sede scolastica. L’obiettivo che ci si è dati – spiega ancora il sindacato guidato da Mimmo Pantaleo – è di pervenire, per le utilizzazioni ed assegnazioni provvisorie, ad una ipotesi di pre-intesa da sottoscrivere entro il prossimo martedì 14 giugno. Entro tale data, quindi, si dovrà verificare se ci sono le condizioni per una possibile intesa sugli incarichi triennali – ben distinta e separata dall’attuale trattativa sulle utilizzazioni/assegnazioni provvisorie – oppure se sarà rottura definitiva”.

Per le utilizzazioni del personale, sinora durante il confronto a Viale Trastevere sono stati presi in esame i primi sei articoli del personale docente, compreso il 6 bis relativo al personale dei licei musicali, più gli articoli relativi al personale Ata.

“Resta da definire ulteriormente l’art. 7 relativo alle assegnazioni provvisorie del personale docente”, ricorda la Uil Scuola. L’articolato ricalca sostanzialmente quello dello scorso anno, con alcuni aggiustamenti. Per i Licei musicali viene meglio definito il comma 11 relativo alle conferme”.

La Uil Scuola ha proposto che le assegnazioni provvisorie debbano essere effettuate su scuola e non su ambito territoriale, richiamando il Miur ad onorare l’impegno preso al momento della sottoscrizione del contratto sulla mobilità prevedendo:

a) La tutela del personale docente nominato in ruolo nella fase B da concorso, ampliando la possibilità di scelta con la possibilità per detto personale di richiedere l’assegnazione provvisoria su tutta la regione nella quale ha espletato le procedure concorsuali.

b) In virtù del piano straordinario di mobilità previsto dalla Legge 107/15, ha chiesto, inoltre, di prevedere una deroga per consentire al personale docente di sostegno di partecipare alle procedure di mobilità annuale interprovinciale senza alcun vincolo.

Il confronto potrebbe concludersi già martedì 14 giugno, con la firma del contratto definitivo, che dovrebbe salvare dagli ambiti territoriali i partecipanti alle operazioni di utilizzazioni e assegnazioni provvisorie. In caso contrario, la sequenza contrattuale prevista dal contratto nazionale sulla mobilità 2016 da un punto di vista sindacale si potrà considerare una piccola Caporetto.

FESR – PON “Per la scuola – manuale per la gestione informatizzata dei progetti presentati dai CPIA

Oggetto: FESR – PON “Per la scuola – Competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020 – Pubblicato in “Disposizioni attuative” il manuale per la gestione informatizzata dei progetti presentati dai CPIA (Avviso prot. AOODGEFID/398 del 5 gennaio 2016)

Nota prot. 8452 del 13 giugno 2016 e Manuale CPIA

Nota 13 giugno 2016, Prot.n.8658

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per la Programmazione e la Gestione delle Risorse Umane, Finanziarie e Strumentali
Direzione Generale per le risorse umane e finanziarie – ufficio IX

Al Dirigente dell’Istituzione Scolastica **********
e p.c. ai Revisori del conti – per il tramite della scuola
All’U.S.R. competente per territorio
LORO SEDI

Oggetto: Fondo per la valorizzazione del merito del personale docente – art. 1, commi 126, 127 e 128 della legge 13 luglio 2015, n. 107 – della risorsa finanziaria e chiarimenti.

Facendo seguito alla nota prot. n. 8546 del 9 giugno 2016 con la quale questa Direzione Generale ha comunicato a codesta istituzione scolastica la risorsa finalizzata alla valorizzazione del merito del personale docente per l’anno scolastico 2015/2016, si precisa che la risorsa in parola deve intendersi Lordo Stato.

IL DIRETTORE GENERALE
Jacopo Greco

Nota 13 giugno 2016, AOODGCASIS 1813

Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca
Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali
Direzione Generale per i contratti, gli acquisti e per i sistemi informativi e la statistica

Ai Dirigenti scolastici delle scuole statali
Ai Coordinatori delle scuole paritarie
e, p.c. Al Direttore Generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione
Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
Ai Dirigenti degli Uffici scolastici Territoriali
Al Sovrintendente Scolastico per la Regione Valle d’Aosta
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Trento
Al Sovrintendente Scolastico per la scuola in lingua italiana di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la scuola delle località ladine di Bolzano

Nota 13 giugno 2016, AOODGCASIS 1813

Oggetto: Esami di Stato secondo ciclo a.s. 2015/2016 – Comunicazione dei dati