“Dopo di Noi”: diamo colore e sostanza a quella “foto sbiadita”

Superando.it del 17-06-2016

“Dopo di Noi”: diamo colore e sostanza a quella “foto sbiadita”

di Sergio Silvestre*

Secondo Sergio Silvestre, presidente del CoorDown, «il testo approvato alla Camera della cosiddetta Legge sul “Dopo di Noi” porta con sé tante contraddizioni, caratterizzandosi come una “cornice di una foto sbiadita”». «Bisogna dunque – dichiara Silvestre – far sì che dai princìpi si passi all’attuazione concreta di modalità condivise e che queste diventino patrimonio di tutti, da chi ha il potere decisionale di allocare le risorse per favorire il cambio di passo, fino agli operatori che devono garantire il massimo della professionalità».

ROMA. Il testo approvato nei giorni scorsi alla Camera della cosiddetta Legge sul “Dopo di Noi” [“Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare”, N.d.R.] porta con sé tante contraddizioni, caratterizzandosi, a parere di chi scrive, come una “cornice di una foto sbiadita”. Se questo è infatti il risultato, dopo anni in cui si sono susseguite Proposte di Legge e innumerevoli sollecitazioni da parte delle associazioni dei familiari, non possiamo che esprimere tutta la nostra amarezza. Ci aspettavamo un po’ più di coraggio, da parte del Legislatore, e soprattutto risorse adeguate per cambiare la condizione in cui vivono ancora oggi moltissime persone con disabilità all’interno di strutture segreganti, come purtroppo testimoniano i tanti fatti di cronaca recente.

La contraddizione più evidente è il riferimento, presentato come un’importante novità, al progetto di vita individualizzato, come base di attuazione della nuova norma, in ossequio al diritto all’autodeterminazione sancito dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, principio, però, già previsto e poco attuato da una Legge promulgata oltre sedici anni fa, la Legge 328/00.
Per quanto poi riguarda i circa 180 milioni assegnati al Fondo per i prossimi tre anni, essi sono solo una goccia in un mare di risorse che attualmente vengono già spese per l’assistenza a persone con disabilità grave, per di più senza un minimo di progettualità.

Altro punto: quasi tutte le esperienze innovative di residenzialità diffuse sul territorio nazionale – che rappresentano una visione alternativa all’istituzionalizzazione – sono state promosse, realizzate e gestite in maniera prevalente da soggetti del Terzo Settore e soltanto in rari casi con il coinvolgimento diretto degli Enti Pubblici, mediante accordi di co-progettazione.
Questo la dice lunga sulle reali possibilità prospettate dalla nuova norma di invertire la tendenza: infatti, senza la spinta propulsiva delle famiglie e delle associazioni che le rappresentano – che in questi anni si sono rimboccate le maniche e affrontato grandi difficoltà quasi in solitudine – non si va da nessuna parte.

E concludo lanciando una sfida a quanti oggi plaudono alla promulgazione di questa Legge come a una reale svolta. Abbiamo appena concluso, all’interno dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità*, un lungo lavoro durato quasi tre anni per la redazione delle linee guida relative all’attuazione dell’articolo 19 della Convenzione ONU [“Vita indipendente ed inclusione nella società”, N.d.R.], affrontando nel dettaglio il tema del “Dopo di Noi” e degli strumenti necessari per rendere possibile una reale vita indipendente. Un documento molto preciso e dettagliato, ma sopratutto condiviso da tutti i componenti dell’Osservatorio, rappresentanti delle Istituzioni e delle Associazioni maggiormente rappresentative del mondo della disabilità.
E dunque – in attesa anche che le Regioni si dotino in tempi brevi di piani attuativi in grado di interpretare fino in fondo lo spirito della Legge – facciamo sì che dai princìpi si passi all’attuazione concreta di modalità condivise e che queste diventino patrimonio di tutti, da chi ha il potere decisionale di allocare le risorse per favorire il cambio di passo, fino agli operatori che devono garantire il massimo della professionalità, perchè non abbiamo più bisogno di assistenzialismo fine a se stesso, ma di investire con coraggio nel futuro, quel futuro possibile che ci chiedono continuamente i nostri figli.

*L’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità è l’organismo previsto dalla Legge 18/09 di ratifica della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, della quale tutela, monitora e promuove i princìpi.

(*) Presidente del CoorDown (Coordinamento Nazionale Associazioni delle Persone con Sindrome di Down).

BONUS MERITO, RICORSO DELLA FGU AL TAR LAZIO

BONUS MERITO, RICORSO DELLA FGU AL TAR LAZIO

Prosegue senza sosta la battaglia della Gilda degli Insegnanti contro la Buona Scuola. Questa mattina l’avvocato Tommaso De Grandis, responsabile dell’ufficio legale della Federazione Gilda-Unams, ha notificato al Tar del Lazio un ricorso relativo alla ripartizione del fondo per la valorizzazione del merito del personale docente.

“Abbiamo impugnato le circolari attuative della riforma che, disponendo di considerare nella distribuzione del bonus soltanto gli insegnanti di ruolo, – spiega De Grandis – contravvengono al comma 126 della legge 107/2015 secondo cui le risorse devono essere distribuite in base alla dotazione organica delle scuole, senza dunque distinguere tra docenti assunti a tempo indeterminato e supplenti”.

“Contestualmente – prosegue il responsabile legale della Fgu – abbiamo sollevato una pregiudiziale di incostituzionalità riguardante il comma 128 della legge 107/2015 che impone ai dirigenti scolastici di ripartire i fondi del bonus soltanto tra i docenti di ruolo. A nostro avviso, si tratta di una disposizione che vìola gli articoli 3, 51 e 97 della Costituzione, nonché la clausola 4 dell’Accordo Quadro allegata alla Direttiva europea 1999/70 che stabilisce la tutela del principio di non discriminazione tra gli insegnanti a tempo determinato e quelli a tempo indeterminato”.

Programma Trasparenza, ora arriva anche l’interrogazione parlamentare

Programma Trasparenza, ora arriva anche l’interrogazione parlamentare

di Agata Scarafilo

da Scuola e Amministrazione, n. 6, Giugno 2016

 

Non più di un mese fa, mentre tutte le scuole erano in procinto di adottare il Programma triennale per la trasparenza e l’integrità (PTTI), ci eravamo lasciati con un contributo che, preannunciando la pubblicazione di un nuovo Decreto Legislativo (il FOIA), ci spingeva a chiederci:  Questo PTTI s’ha da fare o non s’ha da fare?

Infatti, alla data in cui si scriveva, 23 maggio 2016, si prendeva atto di un obbligo al 30 maggio 2016 di adozione del PTTI, derivato dalla Delibera ANAC n. 430 del 13/04/2016, e delle due possibilità che si sarebbero potute verificare se il Decreto FOIA (approvato il 16 maggio scorso dal Consiglio dei Ministri) fosse stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale prima del 30 maggio 2016 o, al contrario, non fosse stato pubblicato entro tale data.

Le valutazioni che feci in quel contributo  tennero ovviamente conto di quelle che erano e sono le basilari norme di diritto in Italia oltre ai tempi di adeguamento alla nuova norma che lo stesso Decreto FOIA prevedeva nelle disposizioni transitorie di cui all’art. 42 (i famosi 6 mesi). Così, si ebbe ad affermare che:1)  se i Decreto fosse stato pubblicato in G.U. entro il 30 maggio e, per espressa previsione del testo normativo, l’effetto fosse stato immediato, le Scuole non avrebbero avuto l’obbligo di adottare il PTTI (si disse in questo caso: PTTI non s’ha da fare);  2) se al contrario tutto ciò fosse stato traslato oltre quella stessa data, prescritta dall’intervento regolatorio dell’ANAC, le scuole avrebbero avuto l’obbligo di adottare il Programma sulla trasparenza (si disse in questo caso: PTTI s’ha da fare) pur nella consapevolezza che gli effetti non potevano più essere validi per il triennio, ma fino al periodo in cui continuava a produrre i suoi effetti  l’articolo 10 del D.Lgs n. 33/2013.

Questo a mio avviso era l’unico modo di ragionare in termini giuridici, ancor più perché il 30 maggio segnava anche la data entro cui, sempre in base alle stesse linee Guida ANAC, gli USR dovevano predisporre ed adottare il PTPC (Piano anticorruzione). Infatti, le medesime Linee Guida ANAC spostavano di qualche mese, al 1° di settembre 2016, solo il termine per l’attuazione delle misure previste nei PTPC e nei PTTI , quindi non dell’adozione.

Premetto che il frutto del ragionamento esulava da ogni considerazione personale sull’opportunità che le scuole, ancora una volta, fossero coinvolte in un lavoro che poteva essere demolito il giorno dopo (per effetto ancor più di una norma che stava nascendo prima ancora della pubblicazione della Delibera ANAC già citata), in quanto non era quella la sede per discuterne.

Anche oggi si rimanda alle sedi opportune ogni discussione derivante da ovvie criticità sull’argomento continuando, invece, a dare voce ai fatti.

Fatti che mettono in evidenza un modus operandi dal quale ne è scaturito un’interrogazione parlamentare (n. 4/134058). Un’interrogazione a risposta scritta che pone in essere non poche perplessità e richieste di chiarimento al MIUR per aver, con  lettera n. 1708 del 27 maggio 2016, comunicato la sospensione dell’adozione del PTTI da parte delle istituzioni scolastiche ed invitato gli Uffici Scolastici Regionali (USR) a darne comunicazione alle stesse.

L’interrogazione è a firma degli onorevoli Nicola Ciracì (primo firmatario), Roberto Marti, Gianfranco Giovanni Chiarelli, Cosimo Latronico, Antonio Distaso, Rocco Palese, Trifone Altieri e Francesco Benedetto Fucci, tutti del gruppo Misto Conservatori e Riformisti.

Nella seduta dell’8 giugno scorso (n. 634) i citati onorevoli, dopo una lunga premessa che riassume la norma, hanno chiesto al MIUR di chiarire in base a quali presupposti normativi, prima ancora che un Decreto Legislativo produca i suoi effetti, i capi del Dipartimento abbiano potuto comunicare alle scuole la sospensione del PTTI.

Altro ancora nell’interrogazione, che si allega, viene chiesto al MIUR, ma il nodo della questione, ad oggi, rimane ancora da sciogliere (il MIUR non ha ancor risposto).

Intanto, sappiamo che, dopo la sospensione, gli USR hanno fissato un nuova scadenza (30 giugno 2016) e, ad eccezion fatta di alcune regioni (ad esempio USR della Sardegna- vedasi nota prot. N.AOODRSA 9805  del  14 giugno 2016), molti uffici scolastici regionali hanno invitato le scuola, attraverso puntuali circolari, ad adottare un “Programma della Trasparenza Baby” (semestrale), cioè che tiene conto del periodo dilatatorio previsto dall’articolo 42 del Decreto legislativo, 25/05/2016 n° 97 (G.U. 08/06/2016) e che entrerà di fatto in vigore il 23 giugno 2016.

Si tratta, lo ribadiamo, di un Decreto Legislativo che introduce il meccanismo dell’accesso civico sullo stampo del “Freedom of Information Act” (FOIA).

Concludo questo intervento rispondiamo a chi aveva buttato ai 4 venti che il Programma sulla Trasparenza non si doveva fare, che invece, come avevo giustamente prospettato, in questo periodo transitorio, baby o non baby, s’ha da fare e a mio avviso, visto come sono andate le cose, continuo a sostenere che si doveva fare entro il 30 maggio 2016, anche se l’ANAC, alla fine, rispondendo al miur MIUR con una nota del 01/06/2016 prot. n. 87268, condividendo il differimento del PTCP al 30 giugno 2016, ha condiviso anche il differimento al 30 giugno 2016 del PTTI.

È bene chiarire, ancora, che del Programma Trasparenza semestrale (battezzato baby) e che molte scuole sono in procinto di adottare entro il 30 giugno 2016, nel nuovo Decreto Legislativo 97/2016 non vi è traccia, quindi, ancora una volta: siamo sicuri che, secondo il dettame legislativo attualmente in vigore, stiamo percorrendo la giusta strada?

Concludo dicendo che con il nuovo Decreto Lgs 97/2016 viene confermato che le due figure del Responsabile Anticorruzione e del Responsabile Trasparenza collimeranno nell’unica persona responsabile di ambedue gli ambiti, di conseguenza le due funzioni verranno attribuite all’unico dirigete dell’Ufficio Scolastico Regionale di pertinenza.

Da Elsa Morante ai «goal» del San Lorenzo, prova nazionale Invalsi superata per oltre 500mila studenti

da Il Sole 24 Ore 

Da Elsa Morante ai «goal» del San Lorenzo, prova nazionale Invalsi superata per oltre 500mila studenti

di Cl. T.

Un brano di Elsa Morante per la comprensione del testo, domande sulle conseguenze dell’aumento della popolazione, ma anche un grafico con il numero di goal a partita realizzati dalla squadra di calcio del San Lorenzo durante l’ultimo campionato e il calcolo della percentuale di frutta in un vasetto di yogurt.

La prova nazionale
Ieri per oltre mezzo milione di 14enni è stato il giorno del test Invalsi nell’ambito dell’esame di terza media. Sui Social, prima e dopo la prova, i ragazzi hanno espresso ansia e timori; ma per il Miur è stato «tutto regolare».

I test di italiano e matematica
Prima gli studenti hanno affrontato il test di italiano, da svolgere in 75 minuti, diviso in due parti con domande a risposta multipla e a risposta aperta: la prima (per sondare la comprensione del testo) consisteva in due brevi testi, uno di carattere narrativo l’altro espositivo, seguiti da alcune domande su relazioni causali, temporali, confronto tra contenuti, lessico etc (18 domande per ciascun brano); la seconda parte prevedeva 10 domande di riflessione sulla lingua per verificare la conoscenza delle strutture grammaticali. Dopo una pausa di un quarto d’ora i ragazzi sono passati al fascicolo di matematica, ritenuto da molti il più ostico. Anche in questo caso quesiti a risposta multipla e aperta (per spiegare il procedimento seguito per arrivare alla soluzione) e 75 minuti a disposizione. Trenta in tutto le domande (alcune costituite da più di un item). Ammessi righello graduato, squadra, compasso e goniometro ma non la calcolatrice.

La votazione ottenuta alla prova Invalsi fa media con quelle di tutti gli altri scritti, con l’orale e con il voto di ammissione. L’Istituto di valutazione ha fornito, insieme alla griglia per la correzione delle risposte degli studenti in Italiano e Matematica, i criteri per l’attribuzione di un punteggio unitario in centesimi e per la sua conversione in un voto unico espresso in decimi.

Firmato il protocollo per l’attuazione del Piano scuola digitale in Emilia Romagna

da Il Sole 24 Ore 

Firmato il protocollo per l’attuazione del Piano scuola digitale in Emilia Romagna

di C. Sorr.

Sviluppo delle competenze digitali di docenti, studenti e cittadini in laboratori per l’innovazione. Diffusione di nuovi ambienti per la didattica. Progetti per sensibilizzare genitori, docenti e ragazzi all’uso corretto di Internet. Percorsi di orientamento per eliminare pregiudizi e paure che tengono le ragazze lontane dalle facoltà a carattere tecnico e scientifico (discipline Stem). Sono i principali obiettivi contenuti nel Protocollo d’intesa firmato ieri dal titolare del Miur, Stefania Giannini, e dal presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, per l’attuazione del Piano nazionale della scuola digitale in Emilia Romagna.

Accordo strategico
«Oggi chiudiamo un accordo strategico con una delle Regioni più dinamiche e produttive, una Regione trainante nell’agenda digitale. Lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese passa anche dall’investimento sull’educazione digitale. È questa la convinzione che sta alla base del Protocollo – ha dichiarato il Ministro Stefania Giannini -. Attraverso il Piano nazionale scuola digitale il Miur ha già investito più di 18 milioni di euro in Emilia Romagna, per portare nuovi ambienti digitali in circa 300 scuole, per aprire 120 atelier creativi e 4 laboratori territoriali per l’occupabilità dei giovani, palestre per l’innovazione dove si faranno alternanza scuola lavoro e formazione in ambienti altamente innovativi. A questi interventi va aggiunta la costruzione di 5 scuole innovative che finanzieremo con altri 20 milioni di euro del capitolo edilizia. La sinergia e l’alleanza con le Regioni rappresenta un fattore essenziale per vincere questa sfida e oggi con l’Emilia-Romagna assumiamo impegni precisi di cui vedremo molto presto i risultati», ha aggiunto il ministro.

Innovazione accelerata
«Dopo essere entrati nel gruppo delle prime sei Regioni dove partiranno gli interventi per la realizzazione della banda ultra larga, 334 Comuni dell’Emilia Romagna interessati grazie a un investimento pubblico di 255 milioni, 180 milioni messi dal governo i restanti da fondi regionali, questo Protocollo rappresenta un altro impegno concreto sul fronte delle competenze digitali, in un settore fondamentale come la scuola – ha commentato il presidente Bonaccini -. Integrando azioni nazionali e interventi locali vogliamo offrire le migliori opportunità agli studenti delle nostre scuole, ai docenti e in generale alle comunità emiliano-romagnole, vedendo nelle tecnologie anche strumenti per ridurre le distanze e i disagi per studenti e famiglie che risiedono in aree isolate. Il nostro obiettivo, fissato nella nuova Agenda digitale, è di collegare, entro i prossimi quattro anni, tutte le scuole dell’Emilia-Romagna in banda ultra larga, un’opportunità che vogliamo garantire anche nelle aree montane. Per noi sviluppo e occupazione sono priorità assolute e continueremo per questo a investire su formazione, innovazione e nuove competenze, le infrastrutture cognitive su cui basare le opportunità di crescita sociale ed economica della nostra regione», ha sottolineato il presidente.

Dieci laboratori
Il Protocollo prevede anche la progettazione e realizzazione, entro il 2017, grazie ad uno stanziamento di 30 milioni di euro da parte della Regione, di dieci laboratori per l’innovazione, che nasceranno in altrettante città dell’Emilia Romagna. Spazi in cui sarà possibile sperimentare, apprendere, entrare in contatto con tecnologie e competenze diverse, punti di incontro tra ragazzi, makers, giovani imprenditori, cittadinanza attiva e pubblica amministrazione per trasferire competenze e trasformare digitalmente le città. Sul fronte formazione, infine, sono stati stanziati dal Miur circa 1,5 milioni di euro per 16 snodi e almeno 400 percorsi formativi nei quali saranno coinvolti circa 540 animatori digitali, docenti referenti per l’attuazione del Piano digitale sul territorio, e circa 1.500 docenti del Team per l’innovazione.

Prove di collaborazione con le imprese nell’84% delle scuole

da Il Sole 24 Ore 

Prove di collaborazione con le imprese nell’84% delle scuole

La collaborazione con le aziende passo dopo passo sta diventando una realtà nella scuola, tanto che l’84% degli istituti ha qualche forma di partnership con le imprese. È quanto emerge dalla ricerca condotta da Fondazione Sodalitas e La Fabbrica intervistando dirigenti e staff di 2.400 scuole in tutta Italia.

Le partnership
Le scuole ricevono materiali didattici ed educativi gratuiti (39%), partecipano a concorsi (30%), incontrano ambassador d’impresa (14%). Le scuole superiori partecipano a stage e, negli ultimi tre anni del ciclo di studi, ad attività di alternanza scuola lavoro (30%) secondo quanto previsto dalla legge 107/2015 sulla Buona scuola. Questi i numeri che si leggono nella ricerca «Il rapporto tra scuola e aziende: una consolidata partnership strategica» che, realizzata a inizio 2016 e presentata ieri a Milano, è stata condotta da Fondazione Sodalitas e La Fabbrica intervistando dirigenti e staff di 2.400 scuole rappresentative del sistema scolastico nazionale per distribuzione geografica e per livello di istruzione (1.056 primarie, 694 secondarie di primo grado, 650 secondarie di secondo grado) e con un approfondimento qualitativo sui responsabili sostenibilità 27 imprese all’avanguardia per impegno a rafforzare l’occupabilità attraverso iniziative rivolte agli studenti prossimi a completare il secondo ciclo di studi superiori e l’università.

Gli interventi
Le imprese sono ampiamente attive nell’offerta di contributi educativi e formativi di vario tipo proposti a tutti i gradi scolastici e le scuole sono ben felici di approfittare di questa disponibilità (il 90% circa valuta utile o molto utile la collaborazione con le aziende), giudicando la collaborazione tra scuola e impresa un asset importante per incrementare in modo trasversale la cultura e le life skill degli studenti. Gli interventi sono riconducibili a tematiche importanti per il progresso del Paese: le discipline stem (science, technology, engineering & mathematics) (40%), che rappresentano un preciso obiettivo per il sistema scuola e per le imprese; la cittadinanza (25%), un secondo obiettivo socialmente indifferibile; i contenuti degli ambiti antropologico (11%) e artistico-musicale (11%). L’interesse ad acquisire esperienze dal mondo del lavoro è comprensibilmente espresso in modo più forte dalle scuole del secondo ciclo (24%), ma è un ambito di arricchimento culturale anche per gli studenti delle scuole secondarie di primo grado (12%) e dei più piccoli delle scuole primarie (6%). Il valore del rapporto con la scuola è confermato dalle imprese, che dicono di considerare la partnership con le scuole un elemento qualificante e centrale della più ampia strategia di sostenibilità. Anche dal loro punto di vista, le competenze stem tecnico-scientifiche rappresentano il contenuto caratterizzante della collaborazione con le scuole, che coinvolge prevalentemente i livelli superiori di istruzione, ed è orientata al rafforzamento delle prospettive di occupabilità degli studenti.

Buona scuola, sì agli scambi di cattedre

da la Repubblica

Buona scuola, sì agli scambi di cattedre

Il regolamento. Via libera del ministero per venire incontro alle esigenze di chi è stato assunto lontano da casa.

Corrado Zunino

ROMA. Il ministero dell’Istruzione vara nuove regole per gestire il contro-esodo dei docenti da Nord a Sud, atteso per il prossimo anno scolastico. Nel 2015 la migrazione degli insegnanti verso il settentrione fu l’aspetto più criticato della Buona scuola, la famosa “deportazione”. Ieri, tecnici del Miur e sindacati hanno firmato la parte del contratto sulle cosiddette “assegnazioni provvisorie” che, entro il 15 agosto, formalizzeranno gli spostamenti per chi ha già una cattedra.

Le domande per rientrare nella provincia di residenza ad oggi sono 110 mila, gran parte sottoscritte da chi vuole tornare in una delle sette regioni del Sud. Trentamila richieste saranno accolte.

Il rientro, essenzialmente, è giustificato da quattro motivi: figli piccoli lontani, riavvicinamento del docente al coniuge, un parente disabile o non autonomo (la cosiddetta Legge 104), terapie da realizzare vicino a casa.

Nel nuovo contratto sono tre le novità di rilievo. La prima viene definita “lo scambio solidale”. Fino a ieri, soltanto marito e moglie potevano accordarsi per scambiare la sede di insegnamento. Questa possibilità ora è aperta a tutti i docenti. S’ipotizza che avverrà tra persone che conoscono le reciproche storie e provenienze, ma per evitare la creazione di un catalogo di domanda e offerta per lo scambio cattedra il Miur ha deciso di scrivere le modalità con particolare attenzione. Il nuovo contratto offre – seconda opportunità – la possibilità di ottenere il posto in una classe di concorso diversa da quella per cui si è avuto il primo impiego: basta essere abilitati alla nuova disciplina da insegnare. Un docente che nell’anno appena chiuso ha insegnato storia in una media di Pordenone è legittimato a insegnare italiano in un liceo di Ragusa.

Dopo le troppe polemiche sui trasferimenti coatti, a questo giro il ministero dell’Istruzione – terza novità – ha alzato le tutele nei confronti delle madri. I punteggi più alti, finora, erano dati alle mamme con figli fino a tre anni, oggi il livello di tutela primaria s’innalza fino a sei anni e, in subordine, a dodici. Il trasferimento sarà possibile anche per i neoassunti della Buona scuola.

Le assegnazioni saranno sull’organico di fatto e su tutti gli ambiti della provincia scelta. Il ministro Stefania Giannini, martedì scorso, ha varato anche il nuovo regolamento per assumere mille nuovi dirigenti scolastici nel settembre 2017. Il concorso si farà entro il prossimo dicembre. Per la prima volta sarà a livello nazionale e sarà composto da un test preselettivo (50 domande a risposta chiusa), uno scritto (5 domande aperte, una in lingua straniera) e un orale. A seguire, corso di quattro mesi e tirocinio di altri quattro. Per riempire i vuoti, quest’anno saranno assunti 200 presidi scorrendo le graduatorie del concorso 2011.

Maturità 2016, ai diplomati un «passaporto» per l’Europa

da Corriere della sera

Maturità 2016, ai diplomati un «passaporto» per l’Europa

È la novità dell’esame di Stato: insieme al diploma verrà consegnato ai ragazzi il documento che indica competenze acquisite e lavori a cui possono accedere

Antonella De Gregorio

Un’ansia antica, un rito che si ripete uguale a stesso e, a giochi fatti, una novità: si chiama «Supplemento Europass al Certificato» ed è il nuovo «passaporto» che accompagnerà i maturi 2016 nel loro cammino da cittadini comunitari. Un documento di tre pagine – che verrà rilasciato ai neodiplomati insieme al certificato di fine anno con i voti e i crediti maturati e al diploma di maturità – in cui saranno descritte le loro competenze scolastiche e gli ambiti professionali a cui possono accedere. Voluto dal Consiglio d’Europa per facilitare e incentivare la mobilità dei giovani per motivi di studio o di lavoro il documento conterrà una descrizione completa del percorso di studi: quale tipo di certificato è stato conseguito (con denominazione tradotta anche in altre lingue); durata degli studi; monte ore; il livello di istruzione successivo (ITS, Università, Accademie militari, Afam); le competenze acquisite.

Lavoro

I certificati, che hanno anche l’obiettivo di una più efficace attività di orientamento, grazie alla riflessione sulle aree occupazionali proprie di ciascun indirizzo, indicano il tipo e l’ambito di lavoro cui il diplomato potrebbe accedere: da un Classico, per esempio, si può essere inseriti come «collaboratori di livello intermedio» in istituzioni in cui sono richieste strategie comunicative, o attività di ricerca, oppure in studi professionali, redazioni di giornali, uffici di relazioni con il pubblico. Dallo Scientifico gli sbocchi sono istituti di ricerca, studi tecnici, studi medici, uffici di gestione Sistema Qualità. Da un tecnico con indirizzo economico ci si può orientare verso attività professionali autonome (agente di commercio, consulente finanziario, amministratore di condomini), o essere impiegati in amministrazioni ed enti pubblici, aziende private del settore commerciale/industriale con ruoli quali contabile, segretario tecnico, e così via.

Passaporto

Si tratta di un documento standard, diffuso e riconosciuto nell’Unione Europea che «integra il diploma, ma non rappresenta una certificazione delle competenze acquisite dai singoli diplomati», ricorda Paolo Corbucci, dirigente scolastico presso la direzione degli ordinamenti scolastici del ministero dell’Istruzione. Si aggiunge agli altri documenti del portafoglio Europass (Curriculum Vitae, Europass Mobilità, Passaporto delle lingue, Supplemento al diploma) previsti dall’Unione Europea.

Tutti gli indirizzi

I Supplementi, distinti per istruzione liceale, tecnica e professionale sono in visione alle scuole nella sezione dedicata agli Esami di Stato del sito del Miur (http://www.istruzione.it/esame_di_stato/index.html ). Eccone qualche esempio: Liceo Classico Liceo ScientificoLiceo Scienze UmaneLiceo MusicaleLiceo ArtisticoIstituto AlberghieroIstituto Tecnico indirizzo EconomicoIstituto Tecnico indirizzo Informatica. «A partire dal 20 luglio – spiega Corbucci -, le scuole potranno usare le funzioni SIDI (Gestione Alunni – Esami di Stato – Adempimenti Finali) per la consegna del supplemento agli studenti, insieme al diploma e al certificato conclusivo. Le scuole non dovranno modificarlo, in quanto sarà già compilato e associato al nome dell’Istituto e a quello dello studente, ma solo stamparlo e consegnarlo ai diplomati». Potranno però inserire in un apposito campo i dati relativi alle attività di alternanza scuola lavoro svolte dallo studente

I documenti europei

Il Supplemento Europass al Certificato («con l’avvertenza – spiega l’esperto – che certificato corrisponde, nella terminologia condivisa dai Paesi Europei, al diploma italiano di scuola secondaria di secondo grado») si va ad aggiungere agli altri documenti del portafoglio Europass (Curriculum Vitae, Europass Mobilità, Passaporto delle lingue, Supplemento al Diploma) previsti dall’Unione Europea. In Italia è stato elaborato dal MIUR e dal Centro Nazionale Europass presso l’Isfol.

Scuola digitale: entro il 17 giugno le iscrizioni a DigitalSummer@MIUR

da La Tecnica della Scuola

Scuola digitale: entro il 17 giugno le iscrizioni a DigitalSummer@MIUR

Agli animatori digitali e ai docenti del Team per l’innovazione saranno dedicati momenti di approfondimento e di sperimentazione innovativa nei diversi ambiti del Piano nazionale per la scuola digitale, che si svolgeranno iniziando già dalle sessione Summer per proseguire durante il prossimo anno scolastico.

Gli incontri con esperti di livello internazionale nell’ambito dell’innovazione digitale e i workshop si terranno presso la sede centrale del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.

La partecipazione è consentita sia in presenza, previa iscrizione online fino a esaurimento dei posti disponibili, sia a distanza in livestreaming collegandosi al sito istituzionale www.istruzione.it.

I momenti di approfondimento inizieranno con il DigitalSummer@Miur, che il 20 e il 21 giugno 2016 presso il Miur vedranno coinvolte in una serie di attività le istituzioni scolastiche del primo ciclo di istruzione.

Per partecipare alle attività in presenza è necessario iscriversi, entro le ore 12.00 del 17 giugno 2016, attraverso la piattaforma appositamente dedicata accessibile mediante il link inviato all’indirizzo e-mail istituzionale della scuola.

Per ogni istituzione scolastica è consentita la partecipazione massima di 1 docente per ciascuna giornata ed evento formativo.

In particolare sono ammessi a partecipare in presenza n. 60 docenti, individuati secondo l’ordine cronologico di iscrizione, per ciascuna delle giornate del 20 e del 21 giugno.

Reti scolastiche: il termine del 30 giugno non è perentorio

da La Tecnica della Scuola

Reti scolastiche: il termine del 30 giugno non è perentorio

Il termine del 30 giugno, riportato nella nota nota del 7 giugno 2016 prot. n. 2151, relativa alla costituzione delle reti scolastiche, deve intendersi come termine ordinatorio.

Lo ha precisato il Miur, con la nota prot. n. 2177 del 15 giugno, in risposta alle numerose osservazioni e quesiti pervenuti da parte degli Uffici Scolastici Regionali e Istituzioni Scolastiche.

Il termine – scrive il Ministero – intende semplicemente “ordinare” un’attività amministrativa, indirizzando la verso procedure ed esiti cosi come indicati e configurati dalla norma sopra riportata”, cioè la Legge 107/2015.

Intanto, i Sindacati Scuola sono stati convocati per il 21 giugno 2016 alle 15.30 presso il Capo Dipartimento dell’Istruzione, Dott.ssa Rosa De Pasquale, per un confronto di merito sulla costituzione delle reti di scuole.

La convocazione segue una richiesta formale inviata da FLC Cgil, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS martedì 14 giugno in cui si sottolineavano i tempi impossibili concessi alle scuole per la costituzione delle reti (30 giugno 2016) come anche i compiti impropri di carattere amministrativo che si pensa di riversare sulle segreterie scolastiche.

Le indicazioni ministeriali, peraltro, – scrive la Flc Cgil – danno per scontata l’adesione alle reti, in particolare alle reti di Ambito, considerando la delibera dei Consigli di Istituto come una mera formalità. E certamente la costituzione delle reti non può essere considerato un passaggio di ordinaria amministrazione”.

Mobilltà, Turi: la contrattazione è la scelta più moderna

da La Tecnica della Scuola

Mobilltà, Turi: la contrattazione è la scelta più moderna

Ancora una volta è la contrattazione a trovare le risposte per tutelare le persone e far funzionare le scuole – commenta Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola, dopo la firma di questa mattina del contratto sulle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie.

E’ il negoziato la scelta più moderna e flessibile. Il contratto integrativo sottoscritto oggi  consentirà soluzioni più aderenti alle aspettative delle persone coinvolte nei trasferimenti.

Un modo di procedere, quello negoziale, che ha convinto anche il ministero, che ha accantonato le iniziali posizioni rigide.

Chi è coinvolto direttamente nelle misure concordate ne coglie appieno la portata.
Non siamo interessati a scontri ideologici che conducono, da ambo le parti,  solo a posizioni di arretramento.
Siamo interessati ed aperti ad un negoziato serio sulla sequenza contrattuale, con lo stesso approccio e metodo.

Su quella valuteremo la reale capacità del Governo di dare risposte adeguate a problemi complessi del mondo della scuola. Gli editti sono sempre controproducenti.

“I test Invalsi non servono a censurare scuole e prof, alle medie prove regolari”

da La Tecnica della Scuola

“I test Invalsi non servono a censurare scuole e prof, alle medie prove regolari”

“Non ho ancora visto la prova: mi posso basare sulla regolarità, è un dato molto positivo, e sulla qualità del lavoro di queste prove che progressivamente cresce nel tempo”.

A dirlo è stato il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, parlando a margine di un incontro al Miur, riferendosi alla prova Invalsi sostenuta la mattina del 16 giugno dagli studenti di terza media nell’ambito degli esami di fine corso.

Quest’anno, ha concluso, “i dati sono stati ottimi, non solo per questa prova di esame ma anche in quelle precedenti”, ha spiegato il responsabile del Miur riferendosi all’esito delle verifiche standardizzate predisposte dall’istituto nazionale di valutazione.

“Credo – ha continuato il ministro dell’Istruzione – che l’Invalsi possa e debba specializzarsi sempre di più come un ente che valuta e certifica i percorsi di apprendimento e le competenze che si acquisiscono via via nella carriera dello studente. Se potenziato in questa funzione, nel tempo sarà un elemento di grande qualificazione; già lo è e sempre più potrà diventarlo. Non è un ente che vigila e censura la scuola e gli studenti”.

“Di fronte ad un esame – ha concluso Giannini, riferendosi allo sconforto e alle paure che gli studenti stanno sfogando sui social media – mi sembra del tutto normale, che ci sia qualche timore sull’esito da parte degli studenti”.

Giovedì 16 giugno sono stati 570.912 gli studenti, suddivisi su 27.264 classi, a svolgere nella Penisola i due test: uno di italiano e uno di matematica. Gli studenti hanno avuto a disposizione 2 ore e 30 minuti: 75 minuti per completare la prova di italiano, e altrettanti per quella di matematica. Tra le due sessioni sono stati concessi 15 minuti di pausa.

Prova nazionale Invalsi: disponibili le griglie di correzione e le soluzioni

da La Tecnica della Scuola

Prova nazionale Invalsi: disponibili le griglie di correzione e le soluzioni

L’Invalsi ha pubblicato sul proprio sito le griglie di correzione della prova nazionale che si è svolta oggi nell’ambito degli esami di Stato di terza media.

E’ possibile scaricare le griglie, con i risultati ai quesiti, sia dal sito dell’Invalsi, sia dai siti dei singoli Uffici scolastici regionali e Ambiti territoriali.

Prova Invalsi avviata senza problemi

da tuttoscuola.com

Prova Invalsi avviata senza problemi

Stamani si è svolta la prova Invalsi per 570.912 studenti di terza media: sono 27.264 le classi coinvolte che hanno affrontato in tutte le scuole d’Italia un test di italiano e uno di matematica. Per svolgerli a disposizione degli studenti ci sono state 2 ore e 30 minuti: 75 minuti per completare la prova di italiano, e 75 per quella di matematica. Stamattina il Miur, Ministero dell’Istruzione, ha scritto su twitter “Prova #Invalsi avviata senza problemi. A più tardi con gli aggiornamenti”.

Reti di ambito e di scopo: si estende la protesta per i tempi stretti

da tuttoscuola.com

Decisa presa di posizione dell’ANDIS
Reti di ambito e di scopo: si estende la protesta per i tempi stretti
Al centro della protesta la scadenza del 30 giugno per la costruzione di reti

Una nota dell’ANDIS, rivolta al Al Capo Dipartimento per il Sistema educativo di istruzione e di formazione, si aggiunge alle proteste per i tempi troppo serrati stabiliti dal Miur per la costituzione delle reti di ambito e di scopo previste dalle legge 107. Nei giorni scorsi avevano preso posizione 131 dirigenti scolastici della Lombardia (http://tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=38750), la segretaria della Cisl scuola Gissi (http://tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=38725), la Flc Cgil e l’ANP.

Ecco la nota dell’Andis, che fa riferimento alla nota MIUR AOODPIT0002151 del 7 giugno 2016.

“Con riferimento alla nota indicata a margine, con la quale viene posta alle istituzioni scolastiche la data del 30 giugno quale termine ultimo per la costituzione delle reti di ambito e di scopo previste dal comma 70 della Legge 107/2015, l’ANDIS rappresenta alla S.V. il vivo disappunto dei Dirigenti scolastici chiamati ad assolvere ad una funzione oggettivamente importante e delicata in un così breve lasso di tempo ed in un periodo già sovraccarico per i molteplici adempimenti di fine anno (scrutini finali, esami di Stato, valutazione dei docenti in anno di prova, procedure per la valorizzazione del merito, verifica dell’attuazione del Programma annuale, ecc.). L’ANDIS è favorevole alla costituzione delle reti, perchè determineranno un nuovo assetto organizzativo sul territorio e una nuova gestione delle risorse attorno a progetti condivisi. Ma non si può chiedere ai dirigenti scolastici di promuovere l’aggregazione delle istituzioni scolastiche in rete nel giro di pochi giorni (si pensi che il DG USR Campania ha fissato la scadenza per la sottoscrizione degli accordi al 17 giugno! Come se gli accordi fossero già tutti pronti nel cassetto). Per realizzare una rete, che sia davvero strumento di cooperazione fra istituzioni scolastiche autonome, occorre che sia stato attivato un lungo e faticoso processo organizzativo, fatto di confronto e di condivisione, come viene affermato anche nelle Indicazioni allegate alla nota in oggetto, “non può fare a meno di un partecipe e attivo coinvolgimento di tutti” attraverso la “valorizzazione della scuola autonoma, capace di scegliere e di dialogare con tutti gli attori del proprio territorio, dalle famiglie agli Enti locali, dalle realtà della cultura e della ricerca alle imprese”. E’ fin troppo evidente che sulle reti l’Amministrazione è in forte ritardo. Ma le conseguenze non possono ricadere sui dirigenti scolastici. Si dia tempo alle istituzioni scolastiche di confrontarsi sulle possibili aggregazioni e di deliberare convintamente ed in tempi congrui, in ogni caso compatibili con gli impegni e gli adempimenti di ufficio a cui sono chiamati in questo periodo i dirigenti scolastici. Un differimento dei termini sarebbe un importante segnale di attenzione alla dirigenza scolastica, fin troppo gravata quest’anno da continui e a volte “fastidiosi” adempimenti burocratici.”