Decreti finanziamento AFAM

Afam, firmato pacchetto decreti per finanziamento settore

Giannini: “Al lavoro per far ripartire i concorsi”

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini ha firmato i decreti per il finanziamento del comparto Afam. I decreti riguardano le spese di funzionamento delle Istituzioni dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica e gli investimenti per l’edilizia.
“Come già accaduto per l’Università, anche per l’Afam stiamo anticipando i tempi di distribuzione delle risorse”, sottolinea il Ministro Stefania Giannini. “Dopo aver condotto un lungo e intenso lavoro di interlocuzione con le Istituzioni di settore, stiamo cercando di ridare ossigeno all’Afam, dal punto di vista del finanziamento, e di rimettere ordine in un comparto che contribuisce a tenere alta nel mondo l’immagine di un’Italia della cultura e della conoscenza. Fra le azioni che stiamo chiudendo, dopo anni di attesa, c’è anche la revisione del sistema di assunzioni: da troppo tempo manca un modello, dobbiamo far ripartire i concorsi. Stiamo lavorando per questo al nuovo Regolamento per il reclutamento del personale”. Nel frattempo, per garantire il buon funzionamento del sistema il prossimo anno, il Miur ha chiesto l’autorizzazione ad assumere 160 docenti.

I decreti

Per il 2016 sono 12,45 i milioni a disposizione per il funzionamento delle Istituzioni Afam. Il decreto firmato dal Ministro prevede l’introduzione di un nuovo indicatore per la distribuzione delle risorse basato sulla dimensione degli spazi utilizzati da ciascuna Istituzione. Un parametro che consente di tenere conto maggiormente delle spese di manutenzione e gestione degli immobili. Al contempo, visti anche i nuovi parametri di distribuzione, sono state introdotte ‘clausole’ di salvaguardia, come già accaduto per l’Università, affinché nessuna istituzione possa subire una diminuzione del finanziamento, rispetto al 2015, superiore al 5% del budget di un anno fa. Per gli istituti musicali pareggiati vengono stanziati 10 milioni, erano 7,9 nel 2015. L’incremento di risorse è stato previsto attraverso la legge Buona Scuola e l’ultima legge di Stabilità. Sono invece quadruplicate le risorse (da 1 a 4 milioni euro) per le Accademie non statali ‘storiche’, anche con lo scopo di avviare appositi accordi di programma per una loro statalizzazione. Un tema di cui si parla da anni, finalmente si prospetta una soluzione. I fondi a disposizione per l’edilizia sono oltre 4 milioni, per la maggior parte destinati a sostenere opere di ristrutturazione attraverso lo strumento dei mutui agevolati, le cui regole di assegnazione saranno definite con un successivo decreto interministeriale MIUR – MEF che è in fase di predisposizione.

SERVIZIO CIVILE VOLONTARIO PRESSO LA SEZIONE PROVINCIALE UIC DI ROMA

SERVIZIO CIVILE NAZIONALE

I GIOVANI CHE NON HANNO ANCORA COMPIUTO 29 ANNI POSSONO SVOLGERE UN ANNO DI SERVIZIO CIVILE VOLONTARIO PRESSO LA SEZIONE PROVINCIALE DI ROMA DELL’UNIONE ITALIANA CIECHI E IPOVEDENTI.

Il compenso mensile netto è di euro 433.80

IL SERVIZIO CIVILE E’ RICONOSCIUTO COME CREDITO FORMATIVO

La domanda va presentata in Via Mentana 2B 00185 Roma
(metro B castro pretorio) entro le ore 14,00 del 30/06/2016

Documenti necessari da allegare alla domanda scaricabile dal nostro sito internet o presente nei locali della sezione:

. carta di identita’ o passaporto
. patente di guida
. codice fiscale o tessera sanitaria
. diploma di scuola media superiore
. curriculum vitae

Per informazioni rivolgersi al numero verde 800 701 701
oppure al n. 06/4469321 06/4940544

e mail:   uicroma@uiciechi.it
sito internet: www.uicroma.it

Tablet a Scuola

TABLET A SCUOLA

di Lucia Ruocco (*)

 

Il TABLET -che in italiano significa tavoletta- è un prezioso strumento che contribuisce a migliorare molto la mia attività didattica e l’attività di apprendimento dei miei alunni.

Fino a qualche anno fa, per gli approfondimenti didattici o per eventuali dubbi che si presentavano relativamente a un vocabolo, a un argomento o ad altro, utilizzavo il vocabolario e il dizionario enciclopedico che tenevo disponibili sulla mia cattedra.

Tuttavia, da quando ho cominciato ad utilizzare ed a fare utilizzare il tablet dai singoli alunni, ho potuto constatare che il tablet ha una notevole ricaduta sulla didattica e sulla qualità dell’ insegnamento.

Faccio alcuni esempi.

Per far vedere agli alunni in tempo reale un fiore citato nei libri di testo, io ed i miei alunni, singolarmente o in gruppi, apriamo il tablet e ricerchiamo insieme la voce di botanica da una fonte attendibile come Wikipedia e, meraviglia delle meraviglie, davanti ai nostri occhi, si squaderna l’immagine del fiore.

Peraltro, possiamo visualizzare anche le immagini di tutte le sue varietà.

Al riguardo, troviamo scritti spiegazioni e riferimenti per gli opportuni approfondimenti: il genere, la classificazione scientifica, la descrizione, le specie, l’ uso (spesso anche in cucina!), le proprietà medicinali se è una pianta officinale, i metodi di coltivazione, le relative curiosità, come, ad esempio, che cosa significa nel linguaggio dei fiori regalare un determinato numero e colore di rose.

Ma non finisce qui.

Troviamo citate poesie e canzoni dedicate ai fiori, coi relativi link.

Ad esempio, per il fiore di ginestra, la poesia LA GINESTRA di Giacomo Leopardi.

Inoltre, possiamo visualizzare i video e ascoltare le poesie recitate dalla voce di un grande dicitore!

Al riguardo, constatiamo che il fiore più cantato in assoluto è la rosa.

La regina dei fiori -così è definita- ha un ampio significato simbolico di cui il primo lo si ritrova nell’amore, sacro e profano, nella passione, nella grazia, nella bellezza.

Ed ecco, ancora, disponibili anche alcune canzoni che vedono protagonista la rosa.

Ad esempio, la canzone portata al successo da Nilla Pizzi al Festival di Sanremo nel 1951, classificandosi al primo posto, dal titolo “Grazie dei fior” :

Rose… rose…

Ma le più belle le hai mandate tu.

Grazie dei fior

fra tutti gli altri li ho riconosciuti.

Parole che si commentano da sole, e che evidenziano come alle donne ricevere un mazzo di fiori faccia comunque piacere.

Altra famosa canzone relativa ai fiori è la canzone dei Giganti dal titolo: PROPOSTA.

Questa canzone la presentarono al Festival nel 1967 e si classificò terza.

Le parole del ritornello dicevano:

Mettete dei fiori nei vostri cannoni

Perché non vogliamo mai nel cielo molecole malate, ma note musicali…

La canzone era un invito alla Pace.

Sostituire i proiettili con i fiori, che sono simbolo di bellezza, di gioia, di serenità, è senz’altro un valido modo per educare i giovani alla pace!

E, ancora, per l’educazione artistica, gli alunni possono ammirare i fiori rappresentati nelle opere d’arte come “I girasoli” di Van Gogh!

Quante discipline tutte insieme!

Questo stupendo strumento si rende utilissimo in tutte le discipline di studio: Italiano, Scienze, Arte, Musica …

Con esso le conoscenze si approfondiscono ed è garantita l’unitarietà dell’ insegnamento.

È davvero incomprensibile leggere che le tecnologie non sono utili, perché esse sono ricche di nuove opportunità educative, capaci di regalare nuovi importanti possibilità di miglioramento della didattica e dell’apprendimento.

Ovviamente, come per tutti gli strumenti -compresa la voce del docente- tutto dipende da come le tecnologie vengono utilizzate.

Spetta ai docenti educare gli alunni a usarle in modo appropriato.

E questo lo si può fare, non bandendole ma utilizzandole e facendole utilizzare dagli alunni.

Evidentemente, l’utilizzo dei tablet offre altre notevoli opportunità di utilizzo in tutte le fasi delle attività di insegnamento e di apprendimento, soprattutto nei processi di apprendimento secondo la metodologia del Problem solving.

Oggigiorno, sul tablet si possono avere a disposizione sia rappresentazioni iconiche bidimensionali che rappresentazioni simboliche.

Ma, fra non molto, avremo anche la realtà virtuale tridimensionale.

Allora la carenza di materiali concreti potrà essere compensata dalla illimitata disponibilità di materiali virtuali tridimensionali.

Intanto, diamo il benvenuto anche nella scuola ai tablet, che i giovani utilizzano sin dai primi anni di vita.

Sarebbe veramente assurdo che la scuola ignorasse quanto fa parte della vita dei giovani fuori della scuola.

La scuola per la vita attraverso la vita, diceva Ovide Decroly!

La scuola non può ignorare quanto avviene fuori di essa.

Anzi deve educare a vivere meglio nella società.

In particolare, la scuola deve educare ad utilizzare nel modo migliore dei modi il tablet anche fuori della scuola.

È questo che io sto facendo, con la piena collaborazione dei genitori.

Genitori che alla scuola sono grati per quanto in essa si fa per l’educazione dei loro figli anche all’uso del tablet.

 

(*) Insegnante di scuola primaria presso l’Istituto Comprensivo Statale “Gerardo Sasso” di Amalfi.

Tempo di esami di maturità: il 22 sui banchi quasi mezzo milione di studenti

da La Stampa

Tempo di esami di maturità: il 22 sui banchi quasi mezzo milione di studenti

Conto alla rovescia ormai agli sgoccioli. Mercoledì, con la prima prova scritta, quella di italiano, prende ufficialmente il via la Maturità edizione 2016. Sui banchi quasi mezzo milione di studenti, che martedì sera vivranno la fatidica «notte prima degli esami», con le relative frenetiche indiscrezioni del «tototema»:.

La prima prova avrà inizio alle 8:30 del 22 giugno e avrà una durata complessiva di sei ore. Lo svolgimento della prima prova scritta prevede diverse opzioni tra cui il candidato potrà scegliere. La prova è rivolta ad «accertare la padronanza della lingua nella quale si svolge l’insegnamento» quindi l’italiano e consentirà all’allievo di scegliere tra diverse opzioni. Accanto al «classico» tema «su argomento di ordine generale» o a carattere storico o letterario, si potrà optare per l’analisi e il commento di un testo letterario o non, in prosa o in poesia, per la produzione di un articolo di giornale o saggio breve. Quattro tipologie di tracce tra cui gli studenti potranno scegliere: l’analisi di un testo letterario, il saggio breve o articolo di giornale, il tema storico e il tema di attualità.

La seconda prova è in calendario giovedì 23 sempre alle 8.30. La durata è per tutti di 6 ore, tranne che per alcuni indirizzi come il Liceo musicale, coreutico, artistico, dove la prova si svolge in due o più giorni.

La terza prova, diversa per ciascuna scuola, ci sarà lunedì 27 giugno sempre alle 8.30. A differenza delle prime due prove, la materia per l’ultima prova scritta della maturità sarà scelta dalle commissioni, e non dal Miur, le quali sceglieranno anche la tipologia, i quesiti e il tempo a disposizione per lo svolgimento.

L’esame orale, ultima prova di maturità, consiste in un interrogazione incrociata su più materie davanti a tutta la commissione. Solitamente si parte dalla presentazione della tesina, ovvero un elaborato che propone un argomento centrale e lo collega a varie materie, oppure in alternativa si procede alla presentazione di una mappa concettuale delle varie materie, si procede con le domande da parte dei commissari per finire con la correzione delle prove scritte. In questo caso la commissione potrà assegnare fino ad un massimo di 30 punti. Anche quest’anno la commissione sarà mista, ovvero composta da alcuni professori interni e da alcuni professori provenienti da altre scuole.

Pubblicati i calendari per il nuovo anno, i primi a tornare in classe a Bolzano il 5 settembre

da Il Sole 24 Ore

Pubblicati i calendari per il nuovo anno, i primi a tornare in classe a Bolzano il 5 settembre

di Francesca Malandrucco

L’anno scolastico è appena finito ma c’è chi guarda già al prossimo settembre. Le regioni hanno appena approvato il calendario per il 2016-2017. I primi ad entrare in classe saranno gli alunni della provincia autonoma di Bolzano. Per loro la campanella suonerà già a partire dal 5 settembre. Seguiranno poi tutti gli altri. Tre le date da ricordare: il 12, il 14 e il 15 settembre. La maggior parte delle regioni del nord Italia come il Friuli Venezia Giulia, la Lombardia, il Piemonte, la Valle d’Aosta, il Veneto e la provincia autonoma di Trento, ha scelto di dare il via al nuovo anno scolastico il 12 settembre. Tra queste ci sono anche l’Abruzzo, il Molise e l’Umbria. Per la Basilicata, la Liguria, la Sardegna, la Sicilia e la Calabria, invece, la campanella squillerà il 14 settembre. Mentre per tutte le altre, a partire dalla Campania, l’Emilia, il Lazio, le Marche, la Puglia e la Toscana, il primo giorno di scuola è fissato per il 15 settembre.

I calendari
Le date stabilite dalle regioni sono comunque indicative. Le singole istituzioni scolastiche, nella propria autonomia, potranno decidere di apportare delle modifiche ai calendari, a patto però che sia garantito l’inizio delle lezioni entro la data fissata dalle delibere di giunta e che le eventuali variazioni al calendario siano comunicate entro il prossimo 15 luglio.
Anche sulla data di chiusura delle scuole le amministrazioni regionali si sono mosse in ordine sparso. Le lezioni in Emilia Romagna e Abruzzo finiranno per prime il 7 giugno del prossimo anno, mentre gli alunni del Friuli Venezia Giulia saranno gli ultimi a lasciare i banchi di scuola, il 14 giugno. Nel mezzo tutte le altre. Le scuole dovranno garantire comunque un numero minimo di giorni di lezione che va dai 204 ai 206, escluse le feste nazionali, le vacanze di Natale, che nella maggior parte dei casi dovrebbero iniziare il 24 dicembre e finire il 7 gennaio, e quelle di Pasqua (in questo caso tutte le scuole rimarranno chiuse dal 13 al 18 aprile).

La fine delle lezioni
Andando in ordine alfabetico, in Abruzzo le scuole termineranno il 7 giugno, in Basilicata e in Calabria il 10, in Campania il 9. Qui sono già stati inseriti in calendario i ponti di Ognisanti tra il 31 ottobre e il 2 novembre, e le celebrazioni del 27 gennaio per la Giornata della Memoria, del 10 febbraio in occasione della ricorrenza del massacro delle Foibe e del 19 marzo per la festa della legalità. In Emilia Romagna, dove la chiusura delle lezioni è stata anticipata al 7 giugno, le scuole oltre al periodo di Natale e di Pasqua, resteranno chiuse anche il 2 novembre e il giorno del santo patrono. Nel Friuli Venezia Giulia, dove le lezioni terminano il 14 giugno, saranno rispettate le chiusure del 9 e del 10 dicembre, per la festa dell’Immacolata, e del 3 giugno in occasione della festa della Repubblica.
Più asciutto, invece, il calendario del Lazio che ha scelto di chiudere le scuole l’8 giugno, riconoscendo accanto alle festività tradizionali del Natale e della Pasqua, solo quella del santo patrono. In Liguria, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto e nella provincia autonoma di Bolzano l’ultimo giorno di scuola, poi, è fissato per il 10 giugno. Nella provincia di Trento, insieme a Sicilia e Molise, invece, il 9 giugno, mentre in Lombardia e nelle Marche le scuole chiuderanno ufficialmente l’8 giugno.

Studio Ocse sulla matematica: gli alunni italiani conoscono l’algebra ma fanno fatica ad applicarla alla realtà quotidiana

da Il Sole 24 Ore

Studio Ocse sulla matematica: gli alunni italiani conoscono l’algebra ma fanno fatica ad applicarla alla realtà quotidiana

di Flavia Foradini

Il titolo del nuovo studio Ocse, dedicato ai quindicenni dei Paesi industrializzati alle prese con la matematica, è programmatico: “Equations and Inequalities: making Mathematics accessible to All” (Equazioni e ineguaglianze: rendere la matematica accessibile a tutti”).
L’acquisizione di un’adeguata competenza numerica dipende infatti ancora troppo spesso dal profilo socio-economico di partenza degli adolescenti. Chi ha alle spalle una famiglia con discrete e buone capacità di censo e buon grado d’istruzione, tende ad avere risultati migliori, così come chi ha genitori che amano la matematica è più incline a non perdersi d’animo di fronte a difficoltà nel risolvere un problema.
È dunque l’eliminazione delle diseguaglianze dovute all’estrazione sociale uno dei punti focali sui quali l’Ocse esorta tutti i Paesi membri a lavorare più a fondo: con curricula più efficaci, che applichino le conoscenze matematiche a reali problemi della vita quotidiana e sviluppino pensiero e ragionamento; con più aiuti individuali agli studenti in difficoltà, e con maggiore sostegno ai docenti attivi in gruppi classe caratterizzati da vistose differenze nelle abilità.
Ma vi sono altri aspetti che preoccupano gli analisti, perché in un mondo del lavoro che chiede sempre più solide competenze numeriche, il quadro globale lato scuola, indica criticità.

Il quadro disegnato dall’Ocse
Nella maggior parte dei Paesi studiati, a fronte di un aumento delle ore scolastiche di matematica dal 2003 (3 ore e 19 minuti) al 2012 (3 ore e 32 minuti; in Italia 3 ore e 52), meno del 30% dei quindicenni riesce a raggiungere approfondite conoscenze matematiche e addirittura meno del 50% ha idea di cosa sia un poligono.
Il 31% degli studenti Ocse non ha familiarità con il concetto di media aritmetica, e solo il 21% viene guidato alla comprensione di reali problemi che richiedano ragionamento, come l’analisi di un grafico o dei dati di una tabella.
Rispetto alle conoscenze di algebra, l’Italia risulta leggermente sopra la media Ocse in fatto di familiarità con concetti di geometria e algebra, attestandosi attorno al livello 2 su 4. Ma i nostri ragazzi hanno difficoltà ad applicare alla realtà che li circonda quanto hanno appreso, per esempio desumendo i tempi di percorrenza di un treno da un orario ferroviario. Positivi dunque, dicono gli analisti, gli sforzi italiani nell’àmbito della matematica pura, ma la matematica applicata deve essere un necessario complemento.
A livello Ocse, gli studenti che si confrontano più frequentemente con le equazioni, nei test Pisa registrano fino a 73 punti in più di coloro che sono digiuni dell’argomento: l’equivalente di due interi anni di scuola. E nelle equazioni, i ragazzi più avvantaggiati socio-economicamente tendono a esiti superiori di oltre 20 punti rispetto ai loro compagni con situazioni famigliari disagiate, la qual cosa si traduce per chi è in difficoltà anche in mancanza di fiducia nelle proprie possibilità di riuscita (nel 50% dei casi) e nel conseguente (auto)-declassamento all’apprendimento di soli contenuti di base e più mnemonici.
Il problema risulta particolarmente acuto in Italia e Spagna, sostiene l’Ocse, se si considera il rapporto tra la popolazione immigrata o nata all’estero, e la popolazione autoctona.

Il circolo vizioso
L’Ocse chiede di spezzarlo da un lato con un approccio curriculare mirato anche alla risoluzione di problemi e dall’altro con il potenziamento della capacità delle scuole di includere studenti provenienti da altre aeree culturali. Una necessità questa che per l’Italia era già stata indicata nel rapporto Talis del 2013, secondo il quale il 27% dei nostri docenti (contro una media Ocse del 12%) chiedeva una maggiore formazione alle esigenze derivanti dall’evoluzione multietnica della società.
Un ulteriore dato di diseguaglianza viene segnalato dall’Ocse per il nostro Paese: chi frequenta una scuola tecnico-professionale ha una probabilità due volte maggiore rispetto ai liceali, di avere esigua familiarità con la matematica. Una situazione pregna di conseguenze per il futuro lavorativo degli adolescenti, perché, avverte l’Ocse, nonostante la crisi economica globale, nel 2013 la richiesta in àmbito Ue di lavoratori versati nelle materie Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) è stata superiore del 12% a quella dell’anno 2000: gli adulti che nei test numerici superano di 50 punti la media OCSE, hanno il 27% di probabilità in più di ottenere un lavoro e il 55% in più di migliori salari, rispetto a chi ha esiti nella media.
Un dato globale che emerge dalle 222 pagine del Rapporto, e che dovrebbe far riflettere, e mettere in moto un ripensamento di curricula e libri di testo, è il generale aumento in area Ocse della disaffezione degli studenti per la matematica tra il 2003 e il 2012, Italia compresa.

Quasi 800 autobus controllati nell’ambito di «gite in sicurezza»

da Il Sole 24 Ore

Quasi 800 autobus controllati nell’ambito di «gite in sicurezza»

Quasi 800 autobus scolastici controllati dalla polizia stradale, 629 pattuglie impiegate e 180 veicoli con irregolarità. Sono questi i numeri dopo quattro mesi di inizio di “Gite scolastiche in sicurezza”, il progetto ideato da Miur (il ministero dell’Istruzione) e Polizia di stato con l’obiettivo di rendere più sicuro il trasposto scolastico.

Il vademecum
Si tratta in pratica di un vademecum spedito a tutte le scuole con informazioni sulla scelta e la regolarità delle imprese di trasporto, sull’idoneità del conducente e sulle condizioni generali dei veicoli che si andranno ad utilizzare. È accompagnato da un modulo di comunicazione che i dirigenti scolastici inviano alla sezione della Polizia stradale del capoluogo di provincia della località di inizio del viaggio, alcuni giorni prima, per eventuali servizi di controllo a campione. Il vademecum non attribuisce nuove responsabilità ai docenti e ai dirigenti scolastici e pone particolare attenzione sulla condotta del conducente, che deve mantenere, per tutta la durata del viaggio, un comportamento rispettoso delle norme e che non esponga a rischi le persone trasportate. La verifica dell’idoneità alla guida ricade sulla società dei trasporti per la quale presta servizio. Il vademecum contiene un puntuale riepilogo degli obblighi previsti dalle norme di condotta, e invita gli insegnanti a segnalare alla polizia eventuali comportamenti scorretti del conducente (come ad esempio parlare al cellulare, ascoltare musica con auricolari, bere alcolici ecc.).

Le violazioni
I controlli hanno fatto scoprire 42 violazioni per dispositivi di equipaggiamento alterati o non funzionanti (pneumatici lisci, cinture di sicurezza non funzionanti, fari guasti, specchi retrovisori danneggiati, estintori inefficienti, uscite di sicurezza non agibili ecc.), due violazioni per omessa revisione, un’irregolarità del servizio di noleggio con conducente, sei violazioni per eccesso di velocità e 99 per mancato rispetto dei tempi di guida e di riposo. Due le patenti di guida e tre le carte di circolazione ritirate.

Mobilità 2016/17: scadenze, consigli ed eventuali ricorsi

da La Tecnica della Scuola

Mobilità 2016/17: scadenze, consigli ed eventuali ricorsi

La mobilità 2016-2017 è una macchina pantagruelica che si sta snodando tra varie fasi, tra chi si trasferisce su scuola e chi invece su ambito.

Una mobilità fatta in più fasi ma anche in più tempi, i cui esiti stanno arrivando anche in tempi differenti. Siamo ancora agli esiti della fase A, sono già usciti i trasferimenti e passaggi della scuola d’infanzia, primaria e della scuola secondaria di primo grado.

Adesso si attendono, per il 1° luglio 2016, i risultati della mobilità 2016-2017 riferiti alla fase A della scuola secondaria di II grado. In seguito a questo importante appuntamento, sarà possibile fare una proiezione, per provincia e per classi di concorso dei posti disponibili per la mobilità interprovinciale delle fasi B, C e D.

Per queste ultime fasi, gli esiti sono previsti in tempi differenti a seconda dell’ordine o grado d’istruzione. Infatti gli esiti della fase B, C e D per la scuola dell’Infanzia e Primaria è fissata il 23 luglio, per la scuola secondaria di I grado il 2 agosto e per la scuola secondaria di II grado il 13 agosto.

Ovviamente, stiamo parlando degli esiti della mobilità territoriale, detta anche trasferimento, e della mobilità professionale, detta anche passaggio di ruolo o di cattedra.

Nel frattempo, nell’archivio di istanze on line, stanno arrivando le notifiche della convalida dei punteggi delle domande prodotte in Fase B, C e D della mobilità.

Infatti, è utile sapere che tali convalide arriveranno entroil prossimo 30 giugno per primaria e infanzia ed entro il 15 luglio per la scuola secondaria di primo e secondo grado. È anche utile dire che è possibile produrre ricorso avverso al calcolo del punteggio convalidato, entro e non oltre il decimo giorno dalla data di notifica.

Mentre i docenti attendono la notifica della convalida della domanda di mobilità, si è anche trovato l’accordo sulle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie.

Ma quando si potranno presentare le domande di utilizzazione e assegnazione provvisoria? Anche in questo caso ci sarà una mobilità annuale fatta in più tempi a seconda dell’appartenenza della fase di mobilità e del ruolo di appartenenza.

La domanda di utilizzazione e assegnazione provvisoria avverrà comunque dopo l’approvazione dell’organico di fatto, per la fine del mese di luglio si prevede quella della fase provinciale di ogni ordine e grado, mentre per quella interprovinciale si andrà a finire per dopo ferragosto.

È molto probabile che si arriverà, come accadrà per i nuovi assunti dal concorso 2016, a fare le assegnazioni provvisorie nella prima decade di settembre. In questa macchina della mobilità, resta ancora un nodo importantissimo da sciogliere: “Chiamata diretta a discrezione dei Presidi o criteri oggettivi che vincolano i dirigenti scolastici?”.

Dopo il contraccolpo elettorale, che ha visto il PD perdere in città come Roma, Torino e Napoli, anche a causa della Buona Scuola e con i referendum di ottobre sullo sfondo, forse la Chiamata diretta potrà attendere tempi migliori.

Concorso docenti, severità nei giudizi delle prove. Tempi lunghi per gli orali

da La Tecnica della Scuola

Concorso docenti, severità nei giudizi delle prove. Tempi lunghi per gli orali

Lo scorso 31 maggio si sono concluse le prove scritte del concorso per l’assegnazione di circa 64 mila cattedre.

Come annunciato dallo stesso Ministero dell’Istruzione, le correzioni delle prove scritte sono iniziate e già dallo scorso 19 maggio era disponibile la piattaforma per la valutazione dei compiti. La pubblicazione dei risultati sarà determinante per quanti non riceveranno la mail dall’USR della propria regione. Infatti, solo agli ammessi alla prova orale sarà inviata una comunicazione contenente la data del colloquio orale, il voto conseguito alla prova scritta e la sede assegnata.

Come previsto dal bando, la data della pubblicazione degli esiti delle prove scritte del concorso docenti deve avvenire almeno venti giorni prima della prova orale. Filtrano le prime indiscrezioni di una certa severità nei giudizi da parte della commissione. Inoltre ancora una piccolissima parte delle commissioni ha decretato le date degli esami. I tempi si allungheranno sicuramente. Si andrà oltre luglio.

Con la nota 15975 del 10 giugno 2016 il Miur ha fornito indicazioni agli Uffici scolastici regionali in merito allo svolgimento delle prove orali e all’approvazione delle graduatorie di merito del concorso.

Coloro che hanno superato la prova scritta, e nei casi previsti anche la prova pratica di laboratorio, riceveranno una comunicazione via mail, all’indirizzo indicato dal candidato nella domanda di partecipazione al concorso, almeno 20 giorni prima dello svolgimento della prova orale. La mail riporterà anche il voto conseguito.

Il calendario delle prove orali e l’elenco degli ammessi (senza il punteggio conseguito), potranno essere pubblicati anche sui siti degli Uffici scolastici. È bene precisare che la pubblicazione non ha alcun valore di notifica, in quanto la notifica al singolo candidato deve avvenire tramite posta elettronica con la comunicazione con il voto riportato nelle prove svolte.

24 ore prima della prova ciascun candidato dovrà estrarre la propria, tra quelle predisposte dalla commissione (il cui numero totale è fissato in 3 volte il numero dei candidati ammessi).

In merito allo svolgimento delle prove, il Miur ricorda che i candidati avranno 45 minuti di tempo, dei quali:

  • massimo 35 minuti: lezione simulata preceduta da un’illustrazione delle scelte contenutistiche, didattiche e metodo logiche compiute;
  • massimo 10 minuti: interlocuzioni con il candidato, da parte della commissione, sui contenuti della lezione e anche ai fini dell’accertamento della conoscenza della lingua straniera.

La prova orale per i posti comuni, distinta per ciascuna classe di concorso o aggregazione delle stesse in ambiti disciplinari, ha per oggetto le discipline di insegnamento e valuta la padronanza delle discipline stesse, nonché la relativa capacità di trasmissione e di progettazione didattica, anche con riferimento alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

Per i posti di sostegno, la prova orale valuta la competenza del candidato nelle attività di sostegno all’alunno con disabilità volte all’apprendimento della lezione curricolare, nonché la relativa capacità di trasmissione e di progettazione didattica con riferimento alle diverse tipologie di disabilità, anche mediante l’impiego delle tecnologie normalmente in uso presso le istituzioni scolastiche.

Per la scuola primaria, la lingua straniera è obbligatoriamente la lingua inglese, ferma restando lanvalutazione almeno al livello B2 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue, nonché della specifica capacità didattica del candidato in relazione alla fascia di età dei discenti.

Per le classi di concorso di lingua straniera la prova orale si svolge interamente nella lingua stessa, inclusa l’illustrazione delle scelte contenutistiche, didattiche e metodo logiche compiute, nonché la fase di interlocuzione con la commissione.

La prova orale si intende superata conseguendo un punteggio di almeno 28/40.

Successivamente allo svolgimento degli orali, si procederà alla verifica dei titoli valutabili ai fini dell’approvazione delle graduatorie di merito.

I titoli valutabili sono quelli previsti dal decreto ministeriale n. 94 del 23 febbraio 2016 ed esclusivamente quelli dichiarati nella domanda di partecipazione al concorso conseguiti entro il termine di scadenza per la presentazione della domanda. Quindi, i candidati che abbiano ricevuto dall’Ufficio Scolastico Regionale competente la comunicazione del superamento della prova orale, dovranno presentare i titoli dichiarati nella domanda di partecipazione, entro e non oltre il termine di 15 giorni dalla comunicazione.

Valutate le prove e i titoli presentati dai candidati, le commissioni procederanno alla compilazione della graduatoria di merito, inserendo i candidati nel limite massimo dei posti messi a bando per ciascuna procedura concorsuale maggiorati del 10%.

Dirigenti scolastici all’estero, domande entro il 30 giugno

da La Tecnica della Scuola

Dirigenti scolastici all’estero, domande entro il 30 giugno

Il Ministero Affari Esteri ha comunicato che, per l’a.s. 2016/2017, sono disponibili 9 posti riservati a Dirigenti scolastici per lo svolgimento all’estero delle funzioni previste dall’art. 45 del CCNL/2006 dell’area V della dirigenza scolastica.

I Dirigenti scolasti interessati dovranno presentare una domanda di partecipazione alla procedura di selezione, compilando l’apposito modulo con l’indicazione della lingua (o delle lingue) straniera/e prescelta/e in funzione delle sedi di destinazione appartenenti alle aree linguistiche francese, inglese, tedesca e spagnola.

I Dirigenti scolastici potranno indifferentemente essere destinati a qualsiasi settore formativo.

Possono presentare domanda i Dirigenti scolastici in possesso dei seguenti requisiti:

  • possibilità di garantire un effettivo servizio all’estero di 4 anni;
  • effettivo servizio di almeno 6 anni, compreso l’anno di prova prestato nel ruolo di appartenenza, come Dirigente scolastico. È conteggiabile l’anno in corso.

La durata del primo incarico per l’espletamento delle funzioni dirigenziali all’estero è di quattro anni. È facoltà dell’ Amministrazione conferire successivi incarichi non oltre un periodo complessivo di nove anni (art. 49 C.C.N.L./2006).

La domanda, corredata del curriculum vitae (obbligatorio l’utilizzo del curriculum vitae “Europass”), sarà presa in esame solo se redatte utilizzando l’apposito schema e dovrà pervenire all’Ufficio V della DGSP del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per posta certificata all’indirizzo dgsp.05@cert.esteri.it improrogabilmente entro il 30 giugno 2016. Al curriculum dovrà essere allegata anche una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà di cui al link http://www.esteri.itINRlrdonlyres/51D383DE-832F -46DF -950D-FE25D 1 EED3FE/360 121 Alleg2CarichiPendenti.pdf

Concorso per il sostegno. Piove sul bagnato

da tuttoscuola.com

Concorso per il sostegno. Piove sul bagnato

Come documentato a suo tempo da Tuttoscuola, nei concorsi a posti di sostegno (esclusa la scuola dell’infanzia) rimarranno certamente scoperti almeno 1.155 posti, a causa dello squilibrio di scelta territoriale da parte dei candidati. In diverse regioni del Nord, infatti, il numero delle domande presentate è inferiore ai posti messi a concorso, mentre nelle altre regioni vi è una notevole eccedenza di candidati rispetto ai posti.

Quell’almeno voleva sottintendere: “fatta salva eventuale selezione di candidati alle prove scritte e orali”. Purtroppo l’almeno si è già verificato.

Tra le prove regionali che si avviano all’orale, colpisce la selezione registrata nel concorso per posti di sostegno di scuola secondaria di II grado nel Lazio, dove sono stati ammessi soltanto 70 dei 158 candidati che avevano presentato domanda per partecipare.

I posti a concorso sono 149 e tutto faceva pensare che i candidati avrebbero centrato il bersaglio finale. Non è stato così e, addirittura, risulteranno vacanti altri 79 posti.

Ora ai 140 posti previsti vacanti in partenza a livello nazionale, vanno ad aggiungersi (almeno) quei 79 del Lazio che rimarranno scoperti.

Poiché i quesiti della prova scritta su cui è caduto più del 50% dei candidati laziali sono gli stessi affrontati nelle regioni dagli altri 1.550 candidati per il sostegno nella secondaria di II grado, c’è il fondato timore che la prova risulti ovunque fortemente selettiva, determinando un effetto ulteriore di posti non coperti.

La considerazione vale anche per l’unica situazione di passaggio alla prova orale per il sostegno nella scuola primaria, in Umbria, dove ha superato lo scritto il 61% dei candidati che avevano presentato domanda. Per il momento il numero di 59 candidati ammessi consente la copertura dei 33 posti a concorso, ma potrebbe essere la spia di una criticità diffusa che potrebbe nascondere spiacevoli sorprese in un settore, quello del sostegno, dove c’è bisogno, quanto mai, di stabilizzazione e qualità professionale.

Concorso: il lavoro sommerso dei commissari, in attesa del decreto sui compensi

da tuttoscuola.com

Concorso: il lavoro sommerso dei commissari, in attesa del decreto sui compensi
Un lavoro molto più complesso e faticoso di quanto si pensi

Sta ormai per scadere il mese di tempo previsto dalla recente legge 89/2016 per definire con apposito decreto interministeriale i compensi per le commissioni di concorso, senza che vi siano segnali indicativi di quanto verrà assegnato ai commissari per il loro lavoro che, a ben guardare, è molto più complesso e faticoso di quanto si pensi.

In attesa di quel decreto, comunque le commissioni e le sottocommissioni di concorso, faticosamente costituite (per i concorsi di scuola dell’infanzia e di scuola primaria pochi giorni fa si era ancora in fase di completamento in alcune regioni) stanno operando a pieno regime su sollecitazione dell’Amministrazione e anche grazie al fatto che per molti commissari non vi è più l’impedimento degli obblighi di servizio.

Ma l’attività delle commissioni – come si potrebbe pensare – non è soltanto limitata alla correzione degli scritti (che, comunque, non è cosa da poco) e alla prova orale dei candidati. In mezzo c’è una fase preparatoria che richiede un lavoro supplementare oneroso e di responsabilità (il compenso finale ne terrà conto?).

Tra lo scritto e l’orale, infatti, le commissioni hanno l’obbligo di predisporre criteri valutativi da rendere pubblici (“pertinenza”, “correttezza linguistica”, “completezza” e “originalità”) per la correzione degli scritti. Inoltre, per le commissioni delle 56 classi di concorso che prevedono la prova pratica hanno anche l’obbligo di predisporre autonomamente le prove.

Per la prova orale, infine, tutte le commissioni devono predisporre un numero di tracce pari a tre volte il numero dei candidati da esaminare.

Nell’insieme si tratta di un lavoro quasi sommerso, ma prezioso per la riuscita del concorso. Un lavoro sempre esposto, comunque, al rischio di ricorsi da parte di candidati delusi.

Anche per questo il decreto sui compensi deve dimostrare, nella prontezza dell’emanazione e nella razionalità delle misure disposte, una doverosa attenzione al lavoro responsabile dei commissari. Ne daremo tempestivamente conto. Seguite www.tuttoscuola.com .

Sicurezza a scuola: dirigenti scolastici senza scudo

da tuttoscuola.com

Sicurezza a scuola: dirigenti scolastici senza scudo

Non è trascorso molto tempo da quando il preside Livio Bearzi è stato scarcerato. Il 23 dicembre 2015 il Presidente della Repubblica Mattarella, sollecitato anche da numerose petizioni promosse tra gli altri dal III istituto comprensivo di Udine e da organismi rappresentativi del sistema educativo, disponeva  gli arresti domiciliari e l’affidamento in prova ai servizi sociali dell’unico condannato per la tragica morte di tre giovani studenti e per il ferimento di altri due, drammi causati dal crollo del Convitto Nazionale Domenico Cotugno de L’Aquila nel corso del terremoto del 6 aprile 2009.  Ricordiamo: la condanna emessa dalla Cassazione con sentenza definitiva è stata di quattro anni di reclusione per omicidio colposo e di cinque anni di interdizione dai pubblici uffìci; sono stati contestati al preside la non adeguatezza sotto il profilo della sicurezza del vecchio edificio del Convitto e, soprattutto, l’ assenza di un piano di sicurezza che avrebbe prev isto l’evacuaz ione in caso di necessità.

Drammatiche vicende come questa generano timori e preoccupazioni che mettono a dura prova la capacità del dirigente scolastico di assumere la responsabilità di tutore della sicurezza in ambito scolastico.

Tuttoscuola da molto tempo, ultimi gli interventi nel numero della rivista di Aprile/n. 561, Maggio/n. 562 e Giugno 563, oltre che nel TuttoscuolaFOCUS n. 611/762, sottolinea la forte preoccupazione che vivono i dirigenti scolastici che sono chiamati  ad occuparsi di sicurezza nei diversi segmenti della realtà scolastica.

21 giugno Ministro in 7a Senato

Il 30 marzo ed il 21 giugno si svolge nella 7a Commissione del Senato l’audizione del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca sulla situazione dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM) e sulle misure a favore della ricerca

(7a Senato, 30.3.16) Il PRESIDENTE introduce l’audizione del Ministro, ringraziandola per la disponibilità a confrontarsi nuovamente con la Commissione.

Ha quindi la parola il ministro Stefania GIANNINI, la quale fornisce un quadro generale del comparto della cultura del nostro Paese che assicura circa il 5 per cento del prodotto interno lordo e occupazione per 1,5 milioni di persone.

Prende poi in esame la situazione specifica della formazione musicale, sottolineando le criticità della legge n. 508 del 1999, la quale non riesce ad assicurare risorse economiche e tecniche adeguate alle finalità che intende proporsi.

Il progetto del Governo è quindi quello di porre in essere una riorganizzazione complessiva dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM) a partire dai cosiddetti “cantieri” che finora hanno fornito un quadro dei problemi esistenti. Afferma dunque che i settori di intervento sono rappresentanti dall’articolazione territoriale del sistema, dalle forme di autonomia e di governo degli istituti e dalle modalità di reclutamento del personale.

Con riferimento alla distribuzione territoriale del comparto, porta ad esempio il modello organizzativo francese, articolato su più livelli territoriali a partire da quello municipale, che consente agli studenti più meritevoli e interessati di accedere, a seguito del superamento di un concorso nazionale, ai gradi più alti della formazione rappresentanti dai conservatori nazionali. Tale sistema prevede borse di studio proporzionate al reddito e possibilità di accesso gratuito ai livelli più alti dell’istruzione.

Ricorda poi che in Italia sono presenti 138 istituzioni AFAM, di cui 73 sono istituti superiori di studi musicali, la maggior parte dei quali collocati nelle regioni del Centro-Nord. La prima proposta di lavoro è volta ad armonizzare, sul piano giuridico, amministrativo e finanziario, la situazione degli istituti statali con quella degli ex istituti pareggiati al fine di superare differenziazioni oggi presenti sullo stesso territorio. Per conseguire tale obiettivo, prosegue il Ministro, è necessario un investimento di circa 35 milioni di euro che si impegna ad assicurare, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, purché ciò rappresenti il primo passo di un’operazione complessiva di riordino. Si rende opportuno inoltre differenziare il momento della formazione pre-accademica da quello della formazione accademica vera e propria, sul modello di quanto fatto in Francia, prevedendo un sistema integrato che coinvolga le scuole primarie e secondarie, rapportandole al mondo degli istituti musicali, anche attraverso le deleghe previste nella legge n. 107 del 2015.

Tale soluzione consentirebbe a suo avviso di contrastare il grave analfabetismo musicale e i limiti incontrati nella sperimentazione dell’esercizio pratico degli strumenti musicali nella scuola secondaria di primo grado. Scorporando il livello accademico da quello pre-accademico della formazione musicale, si renderebbe possibile pertanto la diffusione di competenze musicali in età scolare o addirittura pre-scolare, consentendo comunque percorsi di specializzazione per gli studenti che mostrassero particolari talenti e interessi. La formazione superiore dovrà essere rappresentata ad livello territoriale più elevato da corsi di laurea magistrale e da dottorati di ricerca in materia artistica e musicale, oggi molto richiesti dagli studenti e non attivati.

E’ al contrario, prosegue il Ministro, poco funzionale procedere ad un accorpamento di istituti ed accademie per conseguire meri obiettivi di razionalizzazione organizzativa e di risparmio che non soddisfano le esigenze di crescita culturale dei giovani.

Fornisce indi alla Commissione informazioni sullo stato degli istituti AFAM che attualmente coinvolgono 87.000 studenti, registrando negli ultimi anni un lieve incremento di iscrizioni. Rileva di particolare che il 70 per cento degli studenti è iscritto a corsi accademici di primo e secondo livello, mentre il restante 30 per cento è impegnato negli studi della fase pre-accademica; il 12 per cento degli studenti è costituito da giovani stranieri, la metà dei quali proviene dalla Cina. Nel sottolineare positivamente che si tratta di una percentuale molto più alta di quella riscontrata nelle università italiane, comunica che le istituzioni più attrattive sono in Lombardia, Piemonte e nelle regioni del Centro-Nord. Nel 2014 dei 13.000 diplomati il 49 per cento proveniva dalle accademie di belle arti, mentre il 40 per cento dagli istituti superiori di studi musicali. Sostiene pertanto che il sistema degli istituti AFAM non solo è in forte crescita, ma presenta elevati potenziali di attrazione internazionale.

Con riguardo alle forme di autonomia e di governo degli istituti, rimarca poi una serie di problematiche. In particolare, viene denunciata la diarchia fra presidenti e direttori degli istituti, che genera un vero e proprio blocco nei processi decisionali. Una riforma organizzativa adeguata deve ispirarsi a suo giudizio al modello dell’università, che prevede maggiore autonomia e responsabilità degli organi di governo degli atenei, come del resto previsto dalla legge n. 508 e finora non attuato. Sarebbe quindi opportuno che il presidente degli istituti fosse eletto dal corpo accademico con un mandato quinquennale e avesse la rappresentanza legale dell’ente, il compito di presiedere il consiglio di amministrazione e poteri disciplinari nei confronti del personale. Al consiglio di amministrazione, a sua volta, dovrebbero essere attribuiti poteri di indirizzo strategico e di programmazione degli istituti, mentre il direttore generale da designarsi ad opera del consiglio di amministrazione dovrebbe essere una figura esecutiva che non intralcia funzioni e poteri degli altri organi di governo.

Con riguardo alle modalità di reclutamento del personale, rammenta che le graduatorie ad esaurimento del personale raccolgono solo poche centinaia di aspiranti docenti. Bisogna ripensare però le procedure di selezione al fine di acquisire il personale più qualificato e motivato. In particolare, ritiene necessario riattivare procedure di accesso alla docenza per titoli ed esami che garantiscono di valutare con attenzione le conoscenze dei candidati. Ricorda peraltro che nell’anno accademico in corso sono in organico più di 6.000 docenti e poco meno di 2.000 unità di personale non docente, grazie anche alle importanti assunzioni degli ultimi anni.

Ritiene pertanto che la legge n. 508, se da un lato ha ampliato l’offerta formativa, incrementando le iscrizioni e creando le condizioni per un sistema dinamico, dall’altro non è intervenuta sul reclutamento, non consentendo così il ringiovanimento del sistema dei docenti. Avanza quindi un’ipotesi di decentramento nel reclutamento sul modello universitario, prevedendo concorsi nazionali e poi assunzioni nelle singole istituzioni; in tal modo, può essere superata la logica dell’organico per promuovere un sistema basato sulla spesa complessiva per il personale con dei tetti massimi. Oltre a ciò, ribadisce l’esigenza di ripartire con il secondo canale, ossia il concorso per titoli ed esami.

Quanto al rifinanziamento del settore AFAM, mette in risalto l’incremento di circa 20 milioni di euro dal 2015 al 2016, per un totale complessivo di 45,5 milioni di euro, di cui 15 milioni destinati all’acquisto di strumenti musicali da parte degli studenti. Comunica poi che è stata avviata la revisione dei criteri di finanziamento prevedendo che una quota delle risorse fosse ripartita sulla base di criteri premiali ed indicatori di risultato. Rende altresì noto che per il 2016 sono state incrementate anche le risorse in favore degli ex istituti musicali pareggiati, passate da 7,9 a 10 milioni di euro, e delle accademie non statali di belle arti, aumentate da 1 a 4 milioni di euro.

Riferisce inoltre che, in virtù della legge n. 107 del 2015, il Fondo di funzionamento delle istituzioni AFAM statali è stato incrementato nel 2015 del 41 per cento rispetto al 2014 e tale importo sarà confermato anche per l’anno in corso. Tiene peraltro a precisare che una parte di tali fondi sono destinati a quegli enti con sofferenza di bilancio, mentre un’altra parte è stata ripartita sulla base di indicatori qualitativi e quantitativi di risultato. Comunica altresì che per gli istituti superiori per le industrie artistiche (ISIA) e per le accademie nazionali di danza, le relative risorse sono state attribuite in proporzione all’assegnazione ricevuta nel 2014.

Si rammarica tuttavia per il fatto che permane uno stato di sofferenza sull’edilizia, per superare il quale è in corso di elaborazione un decreto interministeriale con cui saranno definite le modalità attuative dell’articolo 1, comma 173, della legge n. 107 in base al quale sono stanziati 4 milioni di euro per il rimborso delle rate di ammortamento di mutui per interventi in edilizia.

Con riferimento agli ex istituti musicali pareggiati, manifesta disponibilità a intervenire con un provvedimento governativo o con le iniziative legislative già all’esame del Parlamento. Ricorda peraltro che, sul piano della didattica, una delle deleghe della predetta legge n. 107 rappresenta un’utile occasione per realizzare alcune misure immediate.

Passando al tema della ricerca, rende noto che è stato approvato il nuovo piano nazionale della ricerca (PNR), per un ammontare di quasi 2,5 miliardi di euro nel triennio, che includono 500 milioni aggiuntivi destinati alla ricerca di base. Illustra quindi le innovazioni del PNR, articolato in programmi e azioni, che mira a divenire un programma strategico e non un mero esercizio amministrativo, tanto più che il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca ha un ruolo di coordinamento. In particolare, sottolinea che le azioni si ispirano a criteri di coerenza, programmazione e selettività, mentre le aree di intervento corrispondono alle 12 priorità di Horizon 2020, allo scopo di creare un effetto moltiplicatore tra i fondi nazionali e quelli europei.

Dà indi conto dei 6 programmi di intervento, cui vengono dedicate risorse specifiche: l’internazionalizzazione, il coordinamento e l’integrazione delle iniziative nazionali con quelle sovranazionali; l’investimento nel capitale umano; il sostegno selettivo alle infrastrutture di ricerca sulla base delle indicazioni dello European strategy forum on research infrastructures (
ESFRI); l’incentivo al partenariato pubblico-privato; il piano per il Mezzogiorno; la messa a sistema di un modello di efficientamento e qualità della spesa. Puntualizza comunque che dette misure si coordinano con l’avvio del progetto Human Technopole, che mira a diventare un punto di riferimento infrastrutturale nell’area dell’Expo, con un investimento decennale pari a 1,5 miliardi di euro. Dopo aver comunicato che in tale contesto è stata avviata la valutazione che avverrà tramite referaggio anonimo, si sofferma sullo stato giuridico dei ricercatori degli enti pubblici di ricerca, in merito al quale è in corso un approfondimento con il Dipartimento della funzione pubblica al fine di scorporare detti soggetti dal comparto della pubblica Amministrazione. Tale passaggio risulta propedeutico per il riordino complessivo degli enti pubblici di ricerca, ancora privi della necessaria flessibilità ed autonomia.

Dopo aver ricordato che gli enti pubblici di ricerca sono 22, di cui 14 vigilati dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (compresi gli enti che lavorano nella ricerca scolastica) segnala come in tale comparto lavorino circa 16.000 ricercatori e tecnologi, di cui 6.113 proprio negli enti di riferimento del Dicastero. Nel rilevare che gli enti pubblici di ricerca nel 2016 mobilitano 2,9 miliardi di euro sui capitoli della spesa pubblica, il grosso dei quali a carico del Ministero, illustra alcune linee di intervento, tra cui: l’attuazione piena della Carta europea dei ricercatori; un nuovo ordinamento degli enti pubblici di ricerca che riduca i controlli preventivi e realizzi l’autonomia; l’istituzione dei ruoli unici di ricercatori e tecnologi, con conseguente soppressione della terza fascia; il reclutamento per concorso pubblico; maggiore autonomia nel reclutamento, vincolato a limiti finanziari e non a restrizioni della pianta organica; l’incentivo alla mobilità dei ricercatori specialmente da e verso le università; la semplificazione del rimborso delle spese di missione e di acquisto di beni e di servizi per la ricerca.

Dopo aver brevemente accennato alle ulteriori misure realizzate nei primi mesi del 2016 per le università e la ricerca, pone infine l’accento sulla necessità di dare dinamicità al sistema incrementandone l’attrattività nei confronti dei ricercatori. In tale contesto riferisce che è previsto un finanziamento aggiuntivo a favore di vincitori di bandi ERC che sceglieranno l’Italia quale sede di ricerca.

Il PRESIDENTE ringrazia il Ministro per l’articolata relazione. Nel constatare che residua un margine di tempo per iniziare il dibattito, ma non per concluderlo e per consentire la replica al Ministro, propone di svolgere interventi già nella giornata odierna per un massimo di cinque minuti, ferma restando la possibilità di proseguire la discussione in un’altra seduta da concordare con il Ministro. Sulla base di un metodo già sperimentato in una pregressa audizione del Ministro inerente l’attuazione delle misure della cosiddetta “Buona scuola”, prospetta comunque la possibilità di far pervenire quesiti scritti onde favorire la replica da parte del Ministro.

Conviene la Commissione.

Seguono quesiti da parte dei senatori.

Il senatore MARTINI (PD) giudica stimolanti i temi affrontati dal Ministro, che richiederebbero interventi assai ampi, per cui si riserva di dettagliare meglio per iscritto i propri quesiti. Nel domandare pertanto la disponibilità del Ministro a fornire un testo scritto sugli argomenti esposti, pone il problema dei tempi e dei modi del riordino dell’AFAM, ritenendo che alcune questioni vadano affrontate con urgenza. Tra queste, cita la situazione degli ex istituti pareggiati ed invita il Ministro a chiarire se intende procedere attraverso iniziative legislative parlamentari o governative.

Reputa altresì necessario comprendere come saranno realizzati gli accorpamenti tra le diverse istituzioni che si collocano in una via intermedia tra il livello comunale e quello regionale, secondo l’esempio francese illustrato dal Ministro. Occorre peraltro a suo avviso potenziare le connessioni con i licei musicali e la formazione pre-accademica.

Pur consapevole dell’esigenza di razionalizzazione e di semplificazione, sottolinea l’importanza di riordinare anche gli insegnamenti, mediante il supporto della struttura ministeriale. In ultima analisi, rileva con preoccupazione che tutti i concorsi internazionali di strumenti vengono vinti da cinesi e coreani, a dimostrazione di un elevato analfabetismo musicale in Italia.

Il presidente CONTE (AP (NCD-UDC)) chiede chiarimenti al Ministro sulla connessione tra le azioni del suo Dicastero e le disponibilità finanziarie del Ministero dell’economia e delle finanze per quanto attiene al comparto dell’AFAM.

Il senatore TOCCI (PD), riservandosi di intervenire in una prossima seduta, domanda se la somma aggiuntiva, pari a 500 milioni di euro, stanziata sul PNR sia già disponibile nel bilancio vigente, tenuto conto che non gli risulta presente. Si interroga quindi sulle modalità con cui viene realizzato tale impegno finanziario.

La senatrice PUGLISI (PD) manifesta a sua volta un ringraziamento al Ministro per l’apertura dimostrata in Commissione sulle possibili iniziative da intraprendere. Nel riservarsi di esporre per iscritto alcuni quesiti, concorda con la separazione tra i diversi livelli di formazione nel segmento di alta formazione soprattutto per diffondere la pratica della musica, purché ciò avvenga in un’ottica organica.

In merito alla governance, chiede di fare il punto anche sul riconoscimento dei bienni di specializzazione, sottolineando altresì che l’AFAM dovrebbe passare al sistema di contrattazione pubblicistica, come peraltro prospettato anche nell’ambito dell’audizione del ministro Marianna Madia.

Quanto alla ricerca, coglie l’occasione per ricordare che è all’esame della Commissione il disegno di legge n. 1873 che mira ad immettere nel sistema universitario risorse giovani. Occorre infatti semplificare le figure pre-ruolo, su cui la Commissione è pronta ad agire.

Il ministro Stefania GIANNINI, riservandosi di replicare compiutamente in una prossima seduta, chiarisce che le disponibilità economiche, quantificate in circa 35 milioni di euro, coprono solo la statizzazione degli ex istituti pareggiati. Ciò deve tuttavia essere inquadrato in un disegno più ampio di riordino, per il quale occorrono ulteriori stanziamenti.

Quanto all’incremento dei fondi sul PNR, fa presente che si tratta di uno stralcio di risorse dal Fondo di coesione che integra il budget disponibile e dovrà pertanto essere registrato nel bilancio.

Il PRESIDENTE propone di fissare a metà della settimana prossima il termine per l’invio di eventuali quesiti scritti, fermo restando che sarà concordata con il Ministro una nuova data per il seguito dell’audizione.

La senatrice PETRAGLIA (Misto-SEL) domanda a sua volta se è possibile acquisire un testo scritto dell’intervento del Ministro.

Il seguito della procedura informativa è dunque rinviato.