Esami di Stato 2016: tutti contenti

Esami di Stato 2016: tutti contenti

di Beatrice Mezzina

 

Solita solfa. Ogni anno sono tutti contenti delle tracce degli Esami di Stato: l’ineffabile Ministra dice che il verde è il colore che le caratterizza ( il paesaggio forse e un po’ Eco semanticamente inseribile), la stampa è buonista; insomma i ragazzi possono trovare la traccia vicina alla propria sensibilità, nel supermarket delle proposte, e possono scrivere. Basta questo.

Come scrivano, cosa scrivano, se argomentino bene non è dato sapere. Ci ha provato l’Accademia della Crusca qualche anno fa, con una meritoria indagine sui temi svolti agli esami. Tra i difetti rilevati più comuni negli scritti, spiccano la povertà lessicale e soprattutto le difficoltà argomentative – l’organizzazione degli argomenti intorno a un’idea di fondo – segno che nella scuola c’è da lavorare tanto sulla scrittura e sull’articolazione del pensiero e non solo da parte degli insegnanti di Italiano. Molte le proposte anche di mutamento delle prove.

Altro che il bla bla sul fatto che i ragazzi possono scrivere e su tracce vicine alla sensibilità degli stessi con buonismi d’accatto. C’è da lavorare seriamente.

Quandoque bonus dormitat Homerus, anche il buon Omero ogni tanto si appisola, dormicchia, dicevano i romani. Il Ministero dormitat sempre quando si tratta di ricerche serie.

Allora va bene il tototema.

Il voto alle donne del ’46 era ben prevedibile e in molte scuole se ne è parlato. Anche il CIDI, meritoriamente, ha svolto una ricerca nazionale sulle donne della Costituente e su RAI Storia sono state diffuse bellissime interviste a donne ormai ultranovantenni che all’epoca avevano votato.

Con un po’ di esperienza di scrittura e di informazione ne può derivare un buon testo.

I rischi sono sempre quelli dell’appiattimento e di una certa visione oleografica dell’avvenimento.

Se lo potessi svolgere ironicamente, direi che mio padre, pur antifascista, socialista e padre di ben cinque figlie, a cui insegnava il valore dell’indipendenza economica e della presenza politica, blaterava e inveiva contro le donne al voto: le beghine della famiglia votarono tutte per la monarchia e poi D.C.

Tristissima, inquietante la traccia sul Rapporto padre figlio. E le figlie le escludiamo? Edipo sì ed Elettra no, con un ricordo freudiano? Un ragazzo che pure abbia notizia e condivida il fatto che metaforicamente “l’uccisione” del padre è una tappa per l’affermazione del sé, che fa?, lo dice, lo commenta, lo svela?

E poi mi sembra che ora i paradigmi sono mutati, i padri dei nostri diciottenni sono diversissimi, amiconi, vogliono diventare amici di facebook con i propri figli, sono in crisi di identità genitoriale, sono figli dei sessantottini ora nonni, altro dai padri di Kafka e Tozzi. Quel genio di Saba poi dà del padre una visione psicanaliticamente tremenda, per Saba stesso e per chi lo legge e richiederebbe rischiosissime interpretazioni.

Anche Umberto Eco era dato al 90% nel tototema. Ma quale argomento del poliedrico scrittore non era facile prevedere. Il testo proposto richiede difficilissime riflessioni: la funzione della letteratura, il rapporto tra lingua e letteratura, tra letteratura e lingua dei media, tra letteratura e identità nazionale (chi studia ancora Francesco De Sanctis?), pone i temi dell’interpretazione e dell’ermeneutica e così via. Insomma qualche ragionamento su Eco e dintorni bisognava averlo fatto e anche masticato. Il tema sulla questione della lingua in Manzoni, la lingua piana in Svevo e Moravia con buona pace di Eco diversissime, fanno tremare le vene e i polsi.

Traccia esclusa dallo svolgimento nella maggior parte dei casi.

Tutti allora sulle altre tematiche, il paesaggio, con il FAI in bella vista tra Settis e Sgarbi, l’avventura nello spazio. Qui si può scrivere, il bla bla generale, la noia delle revisioni e delle valutazioni.

Un’ultima nota: il tema di argomento generale propone un testo sul rapporto tra Confine e Frontiera con belle accezioni soprattutto di quest’ultimo termine che occupa molto più spazio delle prime due righe dedicate al confine nella traccia. Le domande sono solo su quest’ultimo termine. Mistero.

   Ma siamo tutti contenti; dormitant anche gli estensori delle tracce.

PERSONALE ATA ESCLUSO DAL FONDO PER LA VALORIZZAZIONE DEL MERITO

Ai Colleghi ATA
Loro Sedi

IL PERSONALE ATA ANCORA UNA VOLTA ESCLUSO DAL FONDO PER LA VALORIZZAZIONE DEL MERITO !

I FONDI EROGATI

SOLTANTO PER I DOCENTI !

Carissimi Colleghi,

sapete che la Legge 107/2015, all’articolo 1 comma 126, introduce un fondo per la valorizzazione del merito del personale docente lasciando piena autonomia alle Scuole per la sua utilizzazione, spetterà in particolare al Comitato di valutazione e al Dirigente Scolastico, definire le scelte per la valorizzazione della professionalità docente attraverso il fondo per il merito.
Pertanto a decorrere dall’anno 2016 viene costituito presso il M.I.U.R un apposito fondo del valore di 200 milioni di euro rinnovato di anno in anno e un decreto specifico del Ministro ripartirà il fondo a livello territoriale e tra le istituzioni scolastiche in base alla dotazione organica dei docenti, alla complessità delle istituzioni scolastiche e alle aree soggette a maggiore rischio educativo. Comunque ogni Scuola sta ricevendo un budget minimo di 24.000,00 euro.
Inoltre sempre la legge 107/2015 non indica procedure e modalità per la scelta dei componenti il Comitato di valutazione proprio per favorire l’autonomia delle Scuole pertanto ogni Istituto può definire in modo autonomo come “scegliersi” i docenti e il Collegio può autonomamente definire le modalità di scelta con la votazione a scrutinio segreto !.

Leggi da non commentare in uno Stato di democrazia (trasformato forse, in Repubblica delle banane)… e applicate in un ambiente educativo come la Scuola !
Cari Colleghi questo è un altro “bellissimo e graditissimo regalo” del M.I.U.R ai docenti, in aggiunta ai precedenti (bonus, immissioni in ruolo, organico potenziato) … e per noi ATA ?
I Governi precedenti qualche briciola, seppur minima, la concedevano al personale ATA, adesso c’è la totale esclusione da ogni forma di riconoscimento economico e non se ne capiscono le ragioni.
Inoltre tutti tacciono continuando ad ignorare questa “lenta morte” del popolo ATA.
Questi nuovi criteri di assegnazione delle risorse economiche che ci escludono con criteri ingiusti e discriminatori e per di più non gestiti con trasparenza, creano tra il personale ATA condizioni di frustrazione e malcontento.
Inoltre escludono la valorizzazione complessiva delle risorse umane presenti nella Scuola dove il personale ATA è da sempre parte necessaria ed integrante di tutto il modello organizzativo, si va contro la cultura della promozione e del coinvolgimento di tutto il Personale scolastico nella gestione dell’intero sistema dell’Istruzione, in una visuale giusta ed ottimale dell’Autonomia e della responsabilità di tutti nei confronti della comunità scolastica.
La Feder.ATA denuncia da sempre le peggiorate condizioni lavorative di tutto il personale ATA ormai in via di estinzione ma adesso con l’esclusione totale di tutta la categoria dal fondo per la valorizzazione del merito si è toccato il fondo e tutti gli ATA gridano a gran voce che occorre assolutamente ripensare subito tutto il sistema di ripartizione delle risorse che coinvolga tutti, personale ATA compreso !.
Evitiamo inutili e dannose divisioni tra il personale della Scuola che potrebbero scatenare delle “vere e proprie discordie e lotte intestine”, difficilissime da gestire ma soprattutto dannose per tutti.
Ci auguriamo che il nostro appello venga ascoltato da tutte le forze politiche “pulite e oneste” di questa nostra bella Italia alle quali sta ancora a cuore la Scuola Italiana pubblica fatta di qualità, unita al vero merito e alla professionalità di tutti, COMPRESI NOI ATA e non dei soliti pochi eletti !
Auguriamo buon lavoro a tutti.

Cordiali saluti.

Direzione Nazionale Feder.ATA

INSERIMENTO IN GAE

Stavolta ad essere impugnato entro il prossimo 8 luglio sarà il D.M. 22 giugno 2016 n. 495 che nel disporre le operazioni annuali di integrazione delle GaE esclude ancora una volta diplomati magistrale, abilitati PAS, TFA e SFP e docenti cancellati per mancato aggiornamento che intendono inserirsi o reinserirsi in graduatoria. Il sindacato ha predisposto un modello cartaceo di compilare e inviare entro l’8 luglio. Entro lo stesso termine è necessario aderire al ricorso di proprio interesse sul portale Anief e inviare la documentazione.

Rinnovo dei contratti pubblici

Rinnovo dei contratti pubblici: positiva la convocazione per i primi luglio. Negativa l’assenza di un impegno sulle risorse

Le dichiarazioni del Ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, in materia di rinnovo dei Contratti dei settori pubblici, rilasciate nel corso del Forum nazionale della CGIL sulla Riforma della Pubblica Amministrazione che si sta svolgendo oggi a Roma, sono positive per l’annunciata convocazione dei Sindacati per i primi di luglio, ma nei contenuti non possono essere considerate un buon punto di avvio per i Contratti del Pubblico Impiego, ormai bloccati da sette anni.
Infatti, non può che essere salutato positivamente l’annuncio di convocazione dei Sindacati, benché vada ricordato che essa giunge con un gravissimo ritardo, anche rispetto alle sentenze del 2015 sia della Corte costituzionale sia del Giudice del lavoro di Roma adito dalla FLC CGIL, che si sono pronunciate contro l’atteggiamento assenteista e dilatorio del Governo in materia di rinnovi contrattuali.
E tuttavia risultano regressivi e invasivi delle prerogative del tavolo contrattuale i contenuti di indirizzo politico che, senza nulla dire sulle risorse necessarie a recuperare il perduto potere d’acquisto, in media 200 euro mensili per i lavoratori del comparto Istruzione e Ricerca, stabiliscono criteri di utilizzo delle stesse che devono essere invece riservate alla libera scelta dei tavoli contrattuali. E’ il caso degli incrementi retributivi per i livelli più bassi, misura contenuta anche nelle nostre piattaforme contrattuali, ma che sembrano escludere incrementi per gli altri livelli. Inaccettabile!
La FLC CGIL ha pronte da tempo le proprie proposte che unitariamente elaborate in piattaforme con gli altri Sindacati di Scuola Università Ricerca e AFAM costituirano la base del confronto con la controparte a recupero del potere d’acquisto e a tutela e valorizzazione delle diverse professionalità da finalizzare al miglioramento dei servizi per i cittadini.
Auspichiamo il rispetto dei tempi annunciati e la rapidità dell’avvio di un confronto che, mancando da troppo tempo, ha privato finora i lavoratori dell’Istruzione e Ricerca del diritto al Contratto. Che è diritto costituzionalmente tutelato.

‘Senza’ rete

Lettera aperta

 

‘Senza’ rete

 

Addio all’autonomia delle scuole: con l’applicazione del comma 70 della L.107/2015, infatti, le scuole hanno l’obbligo di costituirsi in Reti coincidenti con tutti gli istituti presenti nell’ambito territoriale di appartenenza. Una evidente forzatura che coglie ancora una volta in contropiede i dirigenti scolastici in un momento tra i più intensi ed affollati di procedure ed adempimenti di tutto l’anno scolastico.

Al di là della legittima protesta da più parti sollevata – che ha fatto scrivere in una nota al MIUR che la scadenza del 30 giugno per la costituzione delle reti di ambito non è ‘perentoria, ma ordinatoria’ – occorre avere chiaro che cosa sta accadendo di grave. E cioè che dietro un apparente invito a ‘mettersi insieme’ per migliorare i servizi è palese una sfiducia, di fatto, nei confronti della libera aggregazione tra scuole per dar vita con la costituzione delle reti ad un decentramento amministrativo di servizi – a diretta dipendenza, tra l’altro, dei direttori degli Uffici scolastici regionali – che, come in tutti gli altri comparti della pubblica amministrazione, dovrebbero ragionevolmente essere assegnati ad organi amministrativi preposti e specializzati.

L’autonomia delle scuole anziché essere riconosciuta e sostenuta viene ulteriormente snaturata e ridotta.

Se è dalla bontà della radice che si vedono i frutti, il comma 70 della Legge sulla Buona scuola è uno tra quelli che ne svela l’impianto ispirato ad un’idea funzionale dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e la matrice verticistica che vede nel MIUR e negli Uffici regionali i punti di controllo preposti a gestire una nuova impalcatura che riduce gli spazi di reale autonomia delle singole scuole.

Un’altra legge – il Regolamento sull’autonomia del 1999 –, certamente più illuminata, lasciava, e per la prima volta, libere le scuole di realizzare, invece, reti di scopo, pensate proprio per dar forma, in modo anche giuridicamente sostenibile, ad accordi, convenzioni, intese tra autonomie con l’intento di dare dignità di presenza e forza di risultato a libere aggregazioni: un modello, realmente sostanziale all’autonomia, utile a raggiungere, insieme, scopi didattici, formativi, culturali, di ricerca. Un modello che in questi trent’anni ha consentito ai dirigenti scolastici di farsi promotori, molte volte anche sulla base di amicizie professionali o sensibilità comuni nate tra docenti delle rispettive scuole, di progetti, esperienze, scambi di buone pratiche, azioni didattiche nell’ottica della creazione di comunità di apprendimento territoriali e/o locali.

La nuova Legge, mentre da un lato crea gli ambiti territoriali funzionali ai trasferimenti ed alle chiamate dirette dei docenti, dall’altra contemporaneamente impegna le scuole a sobbarcarsi di incombenze, pratiche e procedure condivise, oltretutto senza previsione di personale aggiuntivo da assegnare ai nuovi ‘poli’.

 

E’ questa l’idea di scuola che si vuole sostenere? Scuole snaturate dal loro compito formativo e culturale originale e trasformate in centri erogatori?

 

Un nuovo centralismo burocratico, così come sembra profilarsi, non può che portare, prima o poi, ad una implosione del sistema organizzativo e gestionale interno alle istituzioni scolastiche, in barba ai proclami di buona scuola.

Per non dir dei prèsidi il cui profilo professionale – lontano ormai dalle suggestive immagini del manager o del leader educativo – va oramai parificandosi con quello di un tuttofare e tuttologo al servizio non si sa più bene neanche più di quale padrone, se non di una burocrazia veramente fine a sé stessa.

 

Saprà il governo o l’amministrazione scolastica centrale, per sussulto di consapevolezza e di considerazione di cosa è il bene della scuola, prendersi il tempo di una riflessione per interpretare al meglio il famigerato comma ripensandone tempi, modi e contenuti?

Tra i salti mortali e i volteggi alle corde di cui, in questi mesi di Buona scuola, i prèsidi sono diventati oramai specialisti e campioni, certamente non dispiacerebbe loro, infatti, concludere lo spettacolo acrobatico dell’a.s. 2015/16 anche senza rete.

 

Mentre, tuttavia, ci accingiamo entro la scadenza prevista a chiedere ai consigli di istituto l’autorizzazione (non automatica né scontata, peraltro!) ad aderire alle reti di ambito, attendiamo con fiducia indomita nuove disposizioni in merito che auspichiamo realistiche ed illuminate.

 

DiSAL è disponibile, in tal senso, a collaborare a momenti di confronto per individuare proposte ragionevoli e valorizzatrici.

 

La Direzione nazionale DiSAL

L’importanza del metalinguaggio in educazione

L’importanza del metalinguaggio in educazione

di Giuseppe Guastini

“n è un numero naturale. Considera l’affermazione: “Se n è pari allora n+1 è un numero primo”. L’affermazione è vera o falsa?” Quesito tratto dal questionario INVALSI di matematica per l’esame di stato del 1° ciclo, edizione 2016.

In un mio recente scritto ho parlato dell’apprendimento per imitazione, una fisiologia neurale (ossia una funzione espressa da una particolare rete di neuroni: https://it.wikipedia.org/wiki/Rete_neurale), di straordinaria importanza nell’apprendimento umano. Per collocare meglio tale linea di insegnamento-apprendimento può risultare di grande utilità approfondire una funzione molto importante nella mediazione didattica: il metalinguaggio. In senso molto generale un metalinguaggio è una lingua che parla di un’altra lingua (“linguaggio-oggetto”) e l’esempio che solitamente viene impiegato per chiarirne il significato è quello dell’insegnante di lingua straniera che, specialmente all’inizio del corso, utilizza la lingua madre per illustrare le caratteristiche della nuova lingua ai suoi allievi. La funzione metalinguistica viene studiata in linguistica e in Logica matematica, dove questo argomento gode di grande considerazione.

“Non ho niente da dire e lo sto dicendo” John Cage; musicista

Nelle lingue naturali linguaggio e metalinguaggio coincidono (per parlare dell’Italiano usiamo l’Italiano); sfortunatamente questa sovrapposizione è alla base di molti paradossi logici quali la frase di John Cage o quello, molto più famoso, detto “del mentitore” di Epimenide cretese il quale, a tutti gli stranieri in arrivo a Creta diceva: “Tutti i Cretesi sono bugiardi”. Se cercate di rispondere alla domanda: “costui è sincero o bugiardo ?” vi rendete facilmente conto come non vi sia modo di dare una risposta non contraddittoria: se dice la verità, allora, essendo egli cretese, è bugiardo; se invece è bugiardo, i Cretesi, lui compreso, sono sinceri). Immaginate cosa potrebbe accadere in discipline quali Matematica, Fisica etc se i linguaggi impiegati avessero questo tipo di défaillance; si deve agli studi del logico-matematico A. Tarski il chiarimento di questo tipo di paradossi logici mediante la distinzione fra linguaggio-oggetto e metalinguaggio. Questa distinzione si vede meglio se considerate la seguente variante del paradosso di Epimenide cretese: “Questa frase è falsa”. In realtà l’intera frase mescola due livelli: linguaggio e metalinguaggio; in effetti potete facilmente notare che si tratta di una frase che parla di se stessa. Chi ha studiato la “logica matematica” avrà notato sicuramente che linguaggio e metalinguaggio sono rigorosamenti distinti; in tali discipline si dice, ad esempio: “la proposizione P è vera”, dove solo P è una frase del linguaggio mentre l’intera frase appartiene al metalinguaggio.

C’è un’importanza della funzione metalingustica al di fuori di ambiti di ricerca specialistica, in particolare nella didattica? E’ un fatto notorio che il linguaggio è una funzione comune a molte specie viventi: api, farfalle, mammiferi etc dispongono di svariati codici di comunicazione vocalici, olfattivi, posturali, cinesici etc che impiegano per comunicare un’ampia varietà di informazioni soggettive, collettive o territoriali. La differenza fondamentale sta nel fatto che gli animali non parlano dei loro codici; gli uomini non soltanto comunicano ma “parlano” e soprattutto intervengono sul codice innescando un processo evolutivo rapido e continuo. Parole quali informatica, smog, elettrosmog sono alcuni dei più recenti esempi di innovazione linguistica prodotta per effetto della riflessione metalinguistica. In realtà, come aveva osservato il linguista Noam Chomsky, l’intero sistema lingua è predisposto in funzione della creatività metalinguistica: la parola prepensionamento, ad esempio, è stata costruita trasformando pensione in pensionare e successivamente integrando gli elementi pre- e –amento (una costruzione molto simile si può fare a partire dalla parola condizione).

La scelta di Dante, Petrarca e Boccaccio di scrivere in volgare – più esattamente, nel Fiorentino del trecento – resta probabilmente il più importante gesto metalinguistico nella storia dell’Italiano.

Diversamente da quelli verbali, in continuo sviluppo, il codice mimico- facciale e posturale che, in comune con molti animali, impieghiamo per comunicare intenzioni, bisogni, accoglienza, emozioni, minacce etc, scarsamente sottoposto agli influenzamenti del metalinguaggio, si è modificato quasi esclusivamente per effetto della selezione evolutiva e non è molto cambiato rispetto a quello utilizzato dai nostri antenati molte migliaia di anni fa.

Detto questo, cosa c’entra il metalinguaggio con l’educazione? Dobbiamo considerare che l’apprendimento insegnato presenta diversi punti in comune col fenomeno della comunicazione; nella comunicazione apprenditiva l’insegnante si comporta in effetti come un emittente ed il soggetto che apprende mantiene il ruolo di ricevente. La differenza sostanziale sta nel fatto che mentre nella comunicazione ordinaria emittente e ricevente condividono il codice, nella situazione di apprendimento delle discipline che fanno uso di linguaggi formalizzati, il ricevente si trova quasi sempre a dover imparare anche il codice.

I linguaggi formalizzati sono delle restrizioni introdotte nel linguaggio naturale per effetto di convenzioni semantiche che stabiliscono in modo univoco e rigoroso il rapporto parola-significato. Considerate la frase seguente: “Il lavoro meccanico é uguale al prodotto scalare della forza per lo spostamento”. Si tratta di una frase tipica tratta dalla “lingua” (o, se preferite, dal “dialetto”) dei fisici; l’intellegibilità di questa definizione è: – indipendente dal particolare ambiente o sfondo linguistico d’impiego (fisici europei, cinesi, indiani etc sono perfettamente in grado di comprenderla); – dipendente unicamente dalla rete di significati condivisi e definiti in modo rigoroso nella comunità degli utenti della fisica. Le discipline che fanno uso dei linguaggi formalizzati sono principalmente quelle a contenuto scientifico: Fisica, Chimica, Biologia etc.

Dal momento che un linguaggio formalizzato è in realtà un dialetto parlato all’interno di una comunità piuttosto ristretta e chiusa, il metalinguaggio gioca un ruolo fondamentale per spiegare le caratteristiche di tale dialetto (riconsiderate il dialetto in cui è stato scritto il quesito INVALSI riportato sopra). In altri termini l’insegnante dovrà utilizzare la lingua madre per parlare e “spiegare” il codice, ossia il sistema dei segni e delle regole di combinazione proprio della disciplina che deve essere studiata.


Se considerate l’insegnamento-apprendimento scolastico potete facilmente riscontrare come gli insegnanti impieghino correntemente l’Italiano naturale per parlare della lingua straniera, per “spiegare” i segni della Matematica, della Fisica etc e persino dell’Italiano stesso (come noto uno dei problemi dei cicli di base è che gli allievi si trovano a dover apprendere un linguaggio mentre stanno ancora imparando il metalinguaggio). Come si vede il metalinguaggio è un mediatore d’apprendimento fondamentale ed una risorsa importantissima se si vuole che lo studente arrivi a comprendere e padroneggiare gli asserti disciplinari. Il docente – e gli autori dei libri di testo – dovrebbero avere maggiore consapevolezza della funzione metalinguistica e dedicare un’attenzione speciale alle caratteristiche linguistiche della disciplina insegnata. Si può persino generalizzare questa constatazione affermando che la didattica, come scienza dell’insegnamento, concide in gran parte con il metalinguaggio. Didattica e metalinguaggio sono in grado di arricchire l’insegnamento-apprendimento basale “per imitazione” trasformandolo da strumento solista in una polifonia perfettamente accordata.

IL PADRE SCOMPARSO RIAPPARE ALLA MATURITA’

Dipartimento Lombardia Scuola Educazione
Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale

IL PADRE SCOMPARSO RIAPPARE ALLA MATURITA’

Chissà quale specie di interesse per una figura in via estinzione ha spinto gli esperti del Ministero a proporre ai maturandi (una volta si chiamavano così) questa semplice traccia: “Il rapporto padre-figlio nelle arti e nella letteratura del Novecento”. Tra i diversi omaggi al politicamente corretto – l’indubitato inchino al presunto maestro Umberto Eco, la strizzatina d’occhio al movimento femminista adombrata nel tema sul primo voto delle donne, l’invito implicito a violare tutti i confini e fare delle nazioni altrettante marmellate etniche contenuto nel “tema di ordine generale” – ecco spuntare come un fiore tra le rocce questa traccia inattuale.

E lo stupito lettore si chiede se un/una giovane di questo tempo possa davvero affrontarlo, considerato che probabilmente è cresciuto/a senza conoscere affatto il proprio padre, o avendo con questo sporadici imbarazzati rapporti, a volte inquinati da interessate calunnie.

Il padre assente inaccettabile, come lo definiva Claudio Risè, scomparso dalla vita, resuscita nel tema d’esame, ma resuscita attraverso una serie di testi di riferimento in cui – guarda il caso – egli è sempre causa di rapporti problematici. Rapporti in cui il figlio scopre in se stesso l’impronta paterna come una maledizione (Saba) o il padre è produttore di traumi (Kafka) o infine disprezza il proprio ragazzo piccolo e gracile in una logica di crudele darwinismo sociale (Tozzi).

Ma gli esperti del Ministero hanno dimenticato il testo letterario più bello del ‘900 sul rapporto padre – figlio, quello di Camillo Sbarbaro che così finisce: Padre, se anche tu non fossi il mio/Padre, se anche fossi a me un estraneo,/ fra tutti quanti gli uomini già tanto/pel tuo cuor fanciullo ti amerei.
Se ne sono dimenticati o piuttosto l’hanno omesso per un tipico lapsus, conseguenza di questo nostro tempo in cui il padre è assente o, se c’è, è ridotto a una pallida larva.

23 giugno Giornata della Trasparenza

La Giornata della Trasparenza 2016, il 23 giugno, sarà celebrata al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca a partire dalle 10.00 presso la Sala della Comunicazione con l’evento Porte aperte al MIUR. Sarà un momento di incontro e dialogo con tutti i soggetti interessati al tema della trasparenza nella Pubblica Amministrazione nel corso del quale saranno presentati tramite contenuti multimediali, l’attività svolta in materia di trasparenza, prevenzione della corruzione e servizi all’utenza.
L’iniziativa è volta a diffondere, promuovere e far conoscere le attività e le iniziative promosse dal Miur nell’ambito dei propri fini istituzionali.
La giornata sarà articolata in diverse sessioni:

“Trasparenza: il MIUR c’è” – presso il Salone dei Ministri: un momento di incontro, dialogo ed ascolto con gli Stakeholder, un’occasionevoltaa presentare non solo le iniziative e le attività promosse in materia di trasparenza e prevenzione della corruzione, ma anche quelle dirette ad una più piena soddisfazione dei bisogni dei portatori di interesse. I Dipartimenti, l’OIV e, quest’anno, per la prima volta anche gli Uffici scolastici regionali, presenteranno in modalità interattiva, alcuni progetti innovativi che il MIUR ha posto in essere e ed intende implementare per la soddisfazione dell’utenza, per realizzare una partecipazione sempre più consapevole, accrescere il coinvolgimento e migliorare la qualità dei servizi offerti.

“Trasparenza: il MIUR c’è” – Conferenza Istituzionale – Salone della Comunicazione – in cui gli organi di vertice amministrativo nonché il Presidente dell’OIV affronteranno i temi della Performance, Prevenzione della Corruzione e Trasparenza all’interno del MIUR.

“Trasparenza: il MIUR c’è” – Focus Group – incontri di approfondimento e confronto organizzati su tematiche specifiche, presentati e coordinati dai dirigenti dei settori di riferimento, nei quali i partecipanti potranno analizzare, confrontandosi, prospettive e soluzioni innovative.

Il link per iscriversi all’evento:
http://www.istruzione.it/giornata_della_trasparenza_2016/index.shtml

23 giugno Seconda prova scritta Esame II Ciclo

Si svolge il 23 giugno la seconda prova scritta dell’Esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di Istruzione.

Seconde prove scritte Esami 2015-2016

I testi delle prove dal 1997 al 2015 sono disponibili nella rubrica Esami.


Maturità, pubblicate le tracce della seconda prova

Al Liceo classico è Isocrate l’autore scelto per la versione di Greco. Due i problemi assegnati allo Scientifico, con un approccio operativo nella prima traccia: si parte dal caso di un condominio che deve installare un nuovo serbatoio per il gasolio. L’importanza della scuola e dell’Istruzione nella nostra Costituzione è al centro della seconda prova del liceo delle Scienze Umane ad indirizzo Economico e Sociale. Un’analisi di mercato per il tema di Economia Aziendale. Lo sviluppo di un progetto per un’azienda viticola o olivicola per l’indirizzo Professionale per l’agricoltura e lo sviluppo rurale.

Sono alcune delle tracce proposte per la seconda prova della Maturità. Stamattina alle 8.30 le scuole hanno ricevuto la chiave per aprire il plico digitale del secondo scritto. “Anche oggi abbiamo fornito spunti di riflessione interessanti ai nostri ragazzi rifacendoci sempre al filone dei valori o assegnando, nel caso di prove più tecniche, temi molto vicini alla realtà quotidiana, con un approccio operativo che aiuta gli studenti a capire il valore pratico di ciò che studiano, la centralità che potranno avere le competenze acquisite a scuola anche nella loro professione o vita futura”, commenta il Ministro Stefania Giannini. Il terzo scritto si svolgerà lunedì 27, alle 8.30, e sarà predisposto dalle singole commissioni.


Diario d’Esame A.S. 2015-2016
Una guida, passo per passo, al lavoro delle Commissioni
a cura di Dario Cillo

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